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Full text of “Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino La critica scientifica ed il sovrannaturale”

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CRITICA SCIENTIFICA 

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• 80 VRyNAT|]RUE 


GIUSEPPE GHIRINGHELLO 





1866-80 



LA 


CRITICA SCIENTIFICA 

ID IL 

SOVRANNATURALE 


GIUSEPPE GHIRINGHELLO 





TORINO 

STAMPERIA REALE 
1866 . 


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Mtmori* dilla Htalt Accademia dilli Scinui Jt Tarimi 
Suie IL Tom. XXII • XXIV. 


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LA 


CRITICA SCIENTIFICA 


ED IL 


SOVRANNATURALE 


Cc n'r/i fa* d'ut* raùmntmtml | mau d« <quì 
CtntmhU de* teienee» moderne* f«« *ort tei immeni* 
résuìUttf i7 n’y a fa* de nrnatvrtl. 

ReiVAiVy éhUe* fkittoir* rttigieut*^ p»g. t 06 . 


PARTE PRIMA 


I. 


Codesto epifonema mi parve la più acconcia epigrafe che io potessi 
premettere al mio discorso, siccome quella che vuoi nel concetto, vuoi 
nella forma chiarisce l’indole ed il valore di una cotal critica detta per 
catacresi scientifica , la quale , presupponendo l’impossibilità del sovran- 
naturale , epperò la di lui incompatibilità colla verità storica , viene 
considerata dai suoi cultori qual vanto e privilegio di chi ripudia la fede 
cristiana. E per verità , tolto il sovrannaturale dal cristianesimo , non 
rimane di questo che un vuoto nome. Ma io non so nemmeno come, 
ripudiata la fede cristiana, si possa tuttavia professare da questi novelli 
critici , non dirò un’altra fede religiosa , ma una qualunque credenza ; 
imperocché giusta un altro aforismo dello stesso scrittore , quegli solo 
trovisi in grado di fare la storia (Tana religione , il gitale , avendola 


n dUt’redrrt! iwm 9 
roodùioTve nrmwiii, 
D« Tmore U ri* più 
•p^dlU 9 Alcun. (hh 1« 
UMfluire li cCTlo «1 U 
▼9TO, 


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iJk CIUnCA SCIENTIFICA ED IL SOVEANNATtlKALE 


NiUim de) prodisio 
e au* putaibile dijDo- 
alradonc. 


4 

prima pix^essata , pili non ci creda v*] ^ laonde non si potrà mai essere 
certi della verità di niuna credenza , essendo il discrederla condizione 
necessaria a portarne giudizio impaniale; nè tampoco si potrà dimostrare 
la falsità della credenza ripudiata, richiedendosi per l’imparzialità di questo 
nuovo giudicato la stessa condizione di una susseguente palinodia, e così 
indeQnitamcnte ; locchè ci conduce al pretto Pirronismo od al dialettico 
processo con clic il Dio degli Hegeliani sempre diventa e non è mai. 
Persuaso non essere rerrorc nè l'unica, nè la più spedita via per giungere 
difilato alla verità; U fede e la scienza non essere rivali, bensì amiche, 
anzi sorelle che possono e debbono l’una aU’altra giovare ; ho divisato 
di spendere alcune parole per oppoiTni a quel fatale divomo, cui sotto 
molteplici forme si tenta introdurre fra la cristiana e la civile società, 
fra la religione e la coltura, fra la scienza e la fede, restringendomi 
però all esame di quella sentenza con che a nome della scienza si nega 
U possibilità e realtà del sovrannaturale; imperocché posta questa in sodo, 
è vinta la causa del cristianesimo. 


II. 


E prendendo le mosse dalle scienze Gsiche , queste a mio avviso 
non possono negare altrimenti il sovrannaturale-*', se non col dimostrare 
che i fenomeni a cui si attribuisce una tale origine, non eccedono le 
forze consuete e costanti della natura ; ovvero col presupporre non es- 
servi altra forza capace di produrli e quindi slabilinie a priori Timpossi- 
bilità. Ora, quanto al primo partito, se non può negarsi che il progredire 
delle scienze fisiche abbia ristretto d'asfai il campo del maravìglioso 


(1) P*mr f»rt Vhitfirt «fiow rtUgim it fami m fi** y rrairw , mais H /Orai y <w*ir eru. R«Ma , 
op. eli-, Ltt rrligi«ns éandlt; pag. 6, 7. 

(S) PreodUmo qa«sU parola d«I largo aigoi6ealo, in che è iBleaa dagli avrerMri, celendeodola 
• qnaiUo eoeede aotlo qualaivoglia rùpelto le fome deUe aalure , e eoai ai renoaeai prodigio^, 
i qaali, ea rivelMO aa'urigiae e quiadi od» Maaa eaperiore «Ha Mlnra, non aacko parò in m 
tirali e Bella loro dorala aorranoaturalì ; onde il pane prodigioeamenle moltiplicalo ebbe nn’origÌBc, 
non gib noe aoalaoxa, pretematnrale ^ nò la laoUi ridonala e la vita rcalìluila fo di altra nalara 
o caraltare da qaelk dall’ialianao t ritorto goduta prìmachò ai amaw latte o veniate a matto (T. la 
nota seguente). Laddove i teologi cbiamaoo protcnalorali eioili fenoiBeni, e •oTimonaUiraJe qtianlo 
è tale, non aolo origiaariainenle, ma in ae ateuo, e fa parte di qnell’ordine al tolto lotraonalarale 
a citi per gntoito divino favore venne romanità da Dio toblinata, tale a rao’ d*aaempio la graiia 
uatlfieanle e l'aUmna lacraiBeatate. 


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FRA CltJSKPFC CniAIKGBELLO 5 

icoprcndo l'ignoU causa di molti fenomeni ; tuttovia y quanto ai prodigi 
su cui posa la vcrllli del cristianesimo, ninno per quanto siavisi adopeandgt; 
rato potò mai ridurli a proponionc di fenomeni naturali senza alterarne 
le istoriche circostanze, nciracccrtamento delle quali il volgo non è meno 
competente del dotto. Come sarebbe , per esempio , l’attestare In ceciU 
e la vista , la morte e la vita di un cotale ; al che in certi casi , quali 
appunto gli evangelici, non è per nulla necessaria la testimonianza d’un 
Escnlapio o d’un Ippocratc , d'un Celso o d’un (ìalcno. (0 Di qui scor- 
gesi quanto sia frivola l’obbiczionc di coloro ebe con magistrale sicuranza 
afTcrmnno n^n essere m.-ìi avvenuto olcun prodigio la dove poteva essere 
oggetto di accui'ata osservazione e disaminai*;; impcrocebe, lasciando 
stare che ve nc sono buondato anche recenti , ai quali non manca il 
suffragio della scienza la pili autorevole c parlando dei soli miracoli 
biblici , segnatamente di quelli che accompagnarono rorigloe del cristìa* 
nesimo, questi non vogliono essere ragguagliati alla stregua di fenomeni 
curiosi da soUopoi'si all’esame di una Commissione accademica laddove 
lo scopo loro richiedeva che risplcndesscro di quella stessa luce che «c* 
compagnava la dottrina, di cui erano ad un tempo c simbolo e prova; 
a quel modo clic ognuno può c deve riconoscere nclfaspetlo del creato 
fimpronta di quel Dio , di cui porla scolpita fimmaginc nel onoro. La 
quale mutua luce che riverbera dal fatto nella dottrina, e da questa in 
quello, c serve a distinguere il vero miracolo dal mero fenomeno ma- 
raviglioso o d;d prestìgio , quanto rifulga nei miracoli biblici niuno è 
che noi vegga; essendo i soli fra quanti ne raccontano le istorie, i quali, 


(I) Il proifigio npPa oalara dei due «tali «acceaaiTÌ dì malaUìu e di R^eangiotie , 

dì norie o di tila , na nel loro nefio , cioi nel passarlo dtll’nao all'altro ; aicebè i! prodi^ 
b no rapporto dua lenniai die non molano pertiò la loro ivalora, e tì poeaono tpptmrs 
iatoricumcolo e flcienlificamente al pari di qoatsìvoglia altro alato e eoodiiìone oalortle} e eoul 
il corpo di taizamp fallo cadarerr e poi redivìro, presentò gli ileeii caratlcri e le t(e«e qsaltli 
di qaalaoque aliro corpo eaanime e rivelile; di die eonaegne le teslioioniaBzo Taleroli pei faUà 
Mlnrsli esserlo rgiialmeote pei prodigiosi, ed esicre faleo ebe dì questi sia misteriosa non meno 
It realtà die la natura. Ivi, pa;*. 136 , 137. 

(9) Quft^ue nandlt;htrek 0 ait finte, j/nnaii un mintele nt $'ett jn-oittii là, oÌi petirait Sire ithterré 

€l eenstaté. lÀ'Ajà , firéfnee ée la 9.* Atiiion àe la f'ie de Je'tut par Straust. Cf. Aosoaio Franchi, 
It raitonaiame drl popola. Ginevra ISSO, pg. 109. 

(3) Cf. De.oeuidHa XIV. De eahcnìfalìane taiuierum. 

(4) Tedine il programma puLblIcatuae poscia dal Renan nella sua f'ie de ///va, pag. U, Lit, e 
la eonfaUiìone da me fallane : La vita di Gttk, romanzo di Emetta Rtaam, prete ad crome da 
Oinsepp Gbiriogltello. Torino, tipografia pomtifiandamp;la di Pietro di 0. HarìelU, 1864, pag. 415 e s^. 

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LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRÀNNATUHALR 


per lo scopo morale cui mirano, siano degni della divinità, e, considerati 
nel complesso delle circostanze che li aci'onipngnarono , non possano in 
veinm modo attrìbuirsi alle sole forze della natura Anzi si fu appunto 
rimpossibilità di ridurli a questa stregua che indusse non pochi a neandgt; 
game la possibilità e quindi la verità stonca appigliandosi alfaltro 
degli accennati parliti , cioè di non riconoscere alli-e forze da quelle 
della natura. 


(I) QqmIo doppio csratiere, cho contraddulin^'ae i miracoii bìbUci, porge trgomoDlo a chi 
beo lo pooderi da dimoilraroo noa che la poMibiliià, la realtà loro; impcrocebè, qualora 
qaoli foHcro moro SoaioDÌ coma quella goocralmcota del geDlilesimo» ood al roda ragione perebà 
aolt gli Ebrei fra lulle la naaioai ai rraocattrro dal tributo da quelle pagato aU'igooranxa ed alla 
auperstiiinne ; aicebe i prodigi narrati dagli agiografi col volgerà dei lacolt a col progredire della 
acìcDzo conserrBMero aempra la •lena digniU ed aiiezza di acopo^ nè poteaaero come i piò degli 
allri ebiarirai meri fenomeai natanli. Ter la qual cosa invece di tacciarli di faUilà, perchè Calti 
dimoBlranii quelli Tantali dalle altro niiioni , debbesi al eoolrario dalla profonda differenza che 
paiaa tra gli uni a gli altri inferire , aa qoeati non furono che opra di finzione a d'inganno , a 
quelli compclcre la atorica verità  ned altra estere alala pretto ì gentili la causa e l’occaaiono del- 
l'inganno, tranne la Talea applicazione d'un vero principio, a quel modo che ogni errore è un 
oacoramenlo di verità. Di falli la finzione e Tinganno non creano, nè inventano, ma preaappoo* 
gooo l'idea del prodigio; e la maraviglia non è madre del miracolo, allrimeoli lutli i fenomeni 
nalarali earebbrro riusciti prodigiosi ai nostri progenitori, laddove per luogo tempo lutto dnvelle 
parer loro maraviglioto beoti, non già prodigiuso; tiitlo nuovo, ma neo istrano, nè insolito, 
perchè ancor cui nuovissimi; ■ bisognava conoscere la regola prima di poter eospellare, o pre* 
anmere l'eccezione. 

(9j È veramente curioso, ma nulla affatto eorprendeote, il processo dialettico di parecchi critici 
razionalisti, i quali negano a priurì la prodigiosità di qualsivoglia fatto, siccome quella che sd 
essere dimoslrata richiederebbe la cognizione iutiera ed aasolola delle leggi che governano la na* 
tara (// raziomalismo del popolo ^ pig. tC7); ma per altra parie negano pure a priori la realtà 
dei prodigi biblici, perthi non ctutformi alle leggi eotlauti té cttenùali della matura (Ivi, pag. 149 
coll. 934), le quali per conseguenza sono abbastanza note per negare la realtà del prodigio, non 
perè abbastanza per ammelleroe le possibilità. « È pttiibiit o no un fatto, tttoadoeki il suo coitetUo 

• è eonseiitaneo o contrario alle leggi della nututa. Ptrlaato non sarebbe ptù un fatto nè reale, nè 

• pOiiiàt7e, ma un moro nulla, se non ci presentasse nè eonfurmità, ni coHfroriWà alle leggi naturali 
» dc/rion't'rrze. ■ (Ivi). Or vedi contraddizione: nel primo inciso un fallo non è possibile se non 
è conformo alle leggi della natura, e nel secondo è del pari possibile sia che preseulisi contrario 
o conforme alle medesime 1 Più ancora, avvenendo il raso (accennalo più sotto, ivi, pag. t79) 
«he un fallo nuovo, straordinario, inesplicato ai offra alla scienza, questa (che non ammette più 
miracoli' si farà tosto ad indagamo la causa nelle leggi note, o si sforzerà di scoprire nna nuova 
legge alla a renderne ragione, mentre giusta quel ano cannno scientifico ella non può considerare 
un tal fatto non por corno realo, ma nemmeno come posaibile, non essendone tuttavia il concetto 
cMiCRLmro alle leggi deirunirerso I Allri dirà questo no paralogismo, io però, dail'uao frequente 
che vedo fame, lo credo non pure un raoonc (V, Strauss, op. cil. $ XV, A. I.), ma il cardine 
di quella critiea scientifica che sola vantasi spregiudicata. Ed una nuova conferma di questa im* 
parrialità ce l’ciffrono quanti di questa falla critici si moslraon predivi e dlspoelìssimi ad am- 
metlere fatti , visi'isii , rivelazioni naluralmcnlc inesplicabili , purché raotore non sia già nn 


PER r.ITJSePPR GBIRtNGHELLO 


7 


III. 

Ai quali dovendo ora rispondere^ gioverà osservare clie^ intendendo 
sotto il nome dì mlura il complesso delle forze e leggi cosmiche , le 
seconde ci rivelano bensì Toperarc delle prime , non però Tintiina toro 
natura ed origine , manifestandocene l’atto continuo , non già la radice 
da cui rampolla ; oiid’ è che queste leggi presuppongono un fallo pri- 
mitivo, di cui non bastono a dar ragione, perchè nc dipendono; fatto, 
non già transitorio, ma perenne, che in se racchiude la i*agione d'ogni 
forza e del suo operare ; nè meno necessario al primo suo esistere che 
al successivo suo durare , ripugnando clic diventi necessario ciò che in 
orìgine fu contingente. £ da questa contingenza mi e avviso doversi ri- 
petere quel velo impenetrabile che avvolge rintima essenza d’ogni creala 
cosa e per cui Tuomo riesce a se stesso un mistero ; im|tcrocchc l’essere 
ed il vero compenctrandosi , solo dove sta la primarìa cagione deH’uno 
può trovarsi la pct'fcUa ragione dell’altro. Di che consegue la profonda e 
compiala scienza di tutte cose competere unicamente al Creatore che ne 
c ad un tempo causa e ragione , nc la chiara conoscenza di essa e di 
noi potersi altrimenti ottenere, fuorché specchiandoci e quasi immedesì- 
maiidoci in quella idea, che ha in se stessa la ragione di sè e delTuni- 
verso. Se questo dunque per sussistere c perdurare abbisogna d’uii alto 
continuo ed immanente del Creatore, rimane perciò sciolta la difficoltà 
mossa contro la possibilità d'un latto sovrannaturale cosi da coloro che 
vorrebbero ristratto l’intervento immediato della divinità al solo istante 
della creazione, come da coloro che riconoscendolo necessario alla con- 
servazione dell’ordine universale, lo ammettono diretto ed immediato sul 
tutto c sohanto mediato sulle singole parti ; quasiché l’ordine utiivcr- 
sale non risultasse datfazione reciproca delle singole cause seconde attuate 


Uomalorgo, oa lanlo od na profoU, na ao m»i;a«lìnalo « magnelìtiatore{ o gii oali carioii «4 
iavUibiiì p eho fanno girar le Uvole cd i crrTclli , e icrÌTooo colte oeggiote i loro mpooti , noa 
chiaminti già dcraoDÌ , ma ipiriti , ombre o mani. Vedi mo fortuna dtlle faroit , o come ben ai 
appongano qnanti collocano nella credenza al proteroalarile il carallcre, che disliogne l'anlica 
oolinra dalla moderna cifiUà (V. Liltré, pref. eil. e Slraaaa , op. cil. ^ XIV; li ratiojui^iiio itt 
fùpolùp pag. IBS) ! 

(t) V. l'appeBdiee A. 

V. Strautt op. cìl. e gli aulorì ivi allegati. 


Le forre t le )e«gl della 
natura iandgt;no eoo» attri- 
mcoli fpipgabUl rliacOl- 
l'imauoeiiiadrlJ'ariiiia 


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Lià CRITICA scicitTiricA ED n. soTiumiÀ'nnULE 


fomr U iart«U « inol* 
tiplirjtà d(l maio non 
eootraidlc» alla aeii^U' 
dti detrailo erealivo; 
ra«l li Mire mi To e lem* 
poranco non «la all'a- 
tcmlLà detrailo divtao. 
— NeceaalU ddi’alto 
waii»o pandlt;f roriglD» 
della riU « dcUa ape* 
ettlea varirlà oceanica 
eoa ebe ti Banjlata. 


dalla prima, la quale, operando immediatamente sovra di esse col man- 
tenerle continuamente altuosc , opera quindi mediatamente, cioè colla 
loro Bttuosità i loro eirctti , uè polrebbcli produrre immediatamente 
senza escludere il concorso delle cause seconde. 


IV, 


E parimenti, se l'azione continua ed immanente della diviniti pah 
ncirordino di natura riuseirc al molteplice ed al successivo senza cessare 
di essere semplicissima ed eterna, non vedo ragione pcrcliè non debba 
conservare gli stessi caratteri estrinsecandosi in modo singolare e tem- 
poraneo nell ordine sovrannalui'nle, come pure obbieltauo i contradditori. 
Anzi, questa carattere di teinporaneiti venne pure riconosciuto nell’or- 
dine stesso di natura da non poclii c valenti geologi, i quali persuasi della 
necessiti dell’alto creativo per rorigìiic delia materia sì organica, sì anor- 
ganica , non solo frapposero fra la creazione di questa e di quella uu 
lungo intervallo , ma ravvisando nelle varie flore c faune caratterizzanti 
i vari strati fossiliferi una varicli ]irogressiva non però continua , ma 
discreta di tipi, ne asscgnai’ono l'origiue ad altrettante distinte e succes- 
sive creazioni. (I) La quale inferenza, comcccbè problematica del pori 
ebe la presunta , anzicliè dimostrata secpicnza di tipi organici , non gii 
simultanei, ma succedeutìsi a lunghissimi intervalli, se non può aversi in 
conto di accertata (*), non involge però alcuna contraddizione , c mentre 
per una parte giova a mostrare la vanità del soCsma di chi, coniòndendo 
le condizioni di contingenza e Unitezza comuni a tutte cose create colle 
varie loro proprietà, ed attribuendo così a quelle come a queste la stessa 
necessità c denominazione di leggi naturali col togliere la possibilità 


(I). Vedi ad esempio t Willìaio Ducklaad, La CioltujU «t Ia Afiii^yalogit dan* leun rìjiporti «rw 
la théàliandgt;gi€ naturttU^ traJuit is ranglai/. Partt, tS38, Iod. I, pa;^. Dandgt;10, t4andgt;f5. — Jobn Pie Smìtli, 
The reialion beixtiten (he hofif ecriptures ani yeo(ogit:el Science, tUlim, Loaien^ ISM, pag. 0tf*C7. 
— Uugli Miller, The lettimùny ef (he rtehs; tir Gciandgt;iegg im ite bearings on thè ftr^ t’ti-«iegiee aataral 
ami rma/ei. Ldiuburgk^ !b6i, pag. 196*1S7; eoli. Foctpriate ef thè Crmter. Edinburgh, SA49, 
PM- *«! o lo tloMo Ljell, prima rho si faceste ■ pairocioaso la teoria DarwutiaAai V. Pfimipke 
of Gesio^y, tdUùnt, Ltmion, 18j3, cA, mandgt;i la xu ùtc/iuiVr. . 

V, V. Tappeadice C. 

(3) Le fati e*t anu'mgtnif fini, Haiurel en ee tate; ii a eout re rapport ite cm t i il i ùn e 
auàii néeettairee gui ceUet ie Dieu tnfme^ et tee condt’(i 0 ni i^exieUnee soni prccùÙBtHt ce gm'am 
pelle Ite hit luilurei/es. l.saioooaia, Dhtutsitmi critiguee et pensées iieereet ettr la rehgém et Ai pin- 
laeophie f psg. G3. Cf. Etguitee d'ime philoiophìe, tirai. Il, pag. 81. 


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PU GIUSEPPE CnmiNCREl.Uandgt; 


9 

del miracolo, esclade pur quella dì qualsivoglia altro ordine diverso dal- 
Tattnalc ; per altra parte riesce come ineluttabile a chi , persuaso dì 
qnesta successiva vicenda di sempre nuove organizzazioni, voglia anteporro 
rincomprensìbìle all’assurdo; loniandogli di certo piìi logico e ragìonovolo 
l’attribuire ad un nuovo atto creativo un novcli’ ordine di esscii, anziché, 
consideratolo quale nn necessario c regolare svolgimeuto dì leggi immu- 
tabili (*), riconcrc airindìmostrabilc generazione spontanea P), od all'in- 
sensibile successivo trapasso d’una iu altra specie, d'uno in altro genere, 
per cui un’oca potrebbe diventare un cigno, c più tordi un Omero od 
un PlaloucW. Che se l'origine della vita c di qualsivoglia primordiale 
organismo richiede l'iutcrvento del Creatore, risalendo per la non infinila 
serie di esseri organici , si devo pure riuscire ad un progenitore , non 
genea'ato, nè svolto da un germe, ma ei-calo adulto, in condizione cioè 
di non abbisognare dì nn impossibile allevaii'ento ; il qual modo pi-imi- 


(I) Dicati lo slitte d’on aimilc paralogitmo eoa cui il Ilcnaa adopera il rocabolo wolurii in icoso 
aoÌTOco dì ettere: La tntturt^ *i Fon eoatrrvo à ee mox toute ri^ra^u* tfé sa sìtfnìficnlion , 
fms FtnsemhU dtt phcnonlutt rt dei étres? Lts rapporti fai txistcnt tntrs cts phinnmkms tl téè 
tire» y ou Ut tois fui lei fotti d^penin Ut tmt det aulrts , furmint et ; a’on appelU Funiti dt la 
mature , tt justifUnt parfailement U terme colUelify teus Ujuet iU soni eomprit. Il est dotte l'mpcttillt 
dà eemprendre que qvtlqve ehose esiste m drhon cu au detsvs des loh de la nalttre ( i'.tuàes Ì‘kùt. 
reiig.y pag. 19a. V. la noia Mgoante). Di aero, riducaado tulli gli csteti ad aoa sola rategoria, 
non pure k lolla la poesiiiililà del preloroalursle , ma vten tceuo in pari tempo <^ni di.clinsioae 
di Quilo e d'iuCnito, di ncceitario e di contiageate; ed allora tanto varrebbe pr^Tesiare ichirlla» 
niente il poalfitoio e l'otritcno, come non si perita di fnre il pteadonimo autore del Razietialisatm 
ded pcpoloy il quale rtpelrodo la alaaat parole del Renan, accagiona i teologi « di far dei Uro Jha 

• qualche fata di eitericre • supervrre a tutte le serie fenomeniche dtlFunircnCy ponendolo al di fuori 
s « sopra c^ui etriint di rote, e Uglitndcgli cori ogni specie di realtà y di sassUteuta propria ed tf- 
o fetUoa , no» ettendm me edtra per noi che guella da mi eemoteibih o roitoeriafo, ni questo esten- 

• demdcti ol di là dei fenomeni fistiti y eoatistgemti e relativi , noi del mando di om avi «miM ih» 
> elemento, » (lei, pag. U) a 59'. Ladtloee noi abbiamo dinoslnito (V. la citala appendice A) 
ebe l’ideale a reale necessario, aiao'.ulo, iolloito i la condiiìooo necesiraria perebè eia pcestbile e 
•oncepibile U contingento, rrlatìTo e finito f o ben Inogi che il prime sia cslerioro al Mtando, 
D« b ansi l'immancale principio ; e cgias tornerebbe meno improprio il dire che il corpo b nel* 
raaima anziché ranimi nel corpo, aìccomo quolìa che lo ioTesto, lo penetra, i'inrorna, rarrira; 
eoel runirerso deve dirat pìnttoeto in Dio, il limitato neU'iminenso, resiatonU nefleale, giusta 
il plncUo deirintìca Cloaofia ooaaecivto da Paulo nallMfeopage: #s mim atemmi, et moetutur, 
et ruotar. Act. XVII, 38. 

(9) Depvii fitti g a de Fitréy toni ee qui s'est patti dant le monde det phénomhnes e hi le dire- 
loppement rigulìer det loit de Fitrcy tois qui ne costituent fu’wn teul or Ire de gourernement, la nature 
rasi physique, eait morate. Qui dii au dettus ou tn dehort dtt loit de la nature dant FórJn det fatte y 
dii uste eoiuradietioa , coaune qui dirait anadivin dmiu Fordrt det tuhetestcu. Renan, op. eit, pag. 90d. 

(3) V. Tappendico B, 

(4) V. l’appendice C. 



IO LA CRITICA SCIESTiriCA ED IL SOVIUNRATtlIlALE 

tÌTo di produzione troppo si disforma dal tenore naturale della susse- 
guente propagazione, perchè si possa esso pure denominar naturale. Resta 
dunque dimostrato che i caratteri deU'azione divina nella produzione di 
un fenomeno preternaturale, di estrinsecarsi cioè ad intervalli ed in modo 
diverso dall'ordine attuale di natura, si può riscontrare eziandio nell’atto 
creativo da cui sarebbero originate le varie successive organizzazioni cui 
parve alla scienza moderna di dover riconoscere c dichiarare. 


V. 


n fmoiuDo prò JtcioM 
«1 eooMrlà coU'ordioe 
Ctlro in modo analogo 
a qtwUo con cui Tarlane 
libera dell'uoioo dii pone 
delle fonecioebe e bUli 
4UUa ulura. 


Ma sia pure contingente., mi si dirò, l’ordine attuale di natura, 
tuttavia, finché perdura, ripugna che vi si produca un fenomeno, il quale 
non appai'tenendo a quella contìnua c collcgata serie di cause c di clfetti, 
onde risulta quest’ordine , non può con esso convenire , anzi contrasta 
colle leggi da un Dio sapientissimo stabilitevi , le quali veiTcbbero 
per tal modo violate o sosjKSC. Chi cos'i la discorre , non pon mente 
alla natura dell'ordine universale , il quale non è che il complesso dei 
vari ordini particolari , gli uni agli altri subordinati , cioè la gerarchia 
degli esseri e delle forze cospiranti al concento universale ; cosi , per 
esempio, le forze fisico-chimiche sono temperale dal princìpio vitale, le 
cieche e fatali dalle intelligenti e libere , la natura doU’arte. E per toc- 
carne alcun che di volo , chi mi sa dire quanto sull'ordine fisico abbia 
potuto ed ogni dì più possa l’umana intelligenza e liberti (0 ? Se meno 
subitanea e violenta dei vulcani e dei terremoti , degli uragani e delle 
tempeste ; se meno lenta e continuata che le dune c le alluvioni ; meno 
regolare e costante delle correnti telluriche od atmosferiche e dell’awi- 
cendarsi delle stagioni; non però meno possente palesasi l'azione dell’uomo 
sul suolo della regale sua dimora; foreste divelto e monti imboschiti, 
terreni dissodati, paludi e maremme fognate, rinsanìte, fiumi inalveati, 
canali aperti , costrutte cittù , deserti messi a coltura e popolali , dome 
le fiere , migliorate , variate , accresciute le domestiche razze degli ani- 
mali, traforali i monti, congiunti ì mari, tentate le materne viscere della 


(I) V. Ilugh Millet, op. ciU, pag. 199 , e Georg* P. Manb : JUan ond Aafurr, or Phyticol 

Ctngrofihy ai modffitd tty human ocliott. London, 1BC4, 1 voi ÌQ'8.* 


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PEK GIUSEPPE GHIRIMCHELLO I I 

terra per istrapparoc ì più riposti tesori ed i sepolti musei delle pri- 
mordiali estinte organizzazioni , percorsa la terra e l’oceano sulle ali 
del vento , varcata a volo la rcgion delle nubi , c ( mirabile a dirsi I ) 
il baleno fatto ministro dell'umano pensiero e messaggero deH’umana 
parola. 11 qual trionfo dell’arte umana sulle forze cieche della natura 
resa ancella e ministra dei bisogni e del volere dell’uomo , che gli ù 
altro mai fiiorcliè il predominio del pensiero sulla materia, dell’ordiuc 
libero sul necessario? Gli è dunque falso che un libero elfetto non possa 
annestarsi alla .serie alci necessari senza lesione dcU’ordine a cui questi 
appartengono. E chi non diri l’un ordine dall'altro distinto e quello a 
questo sovreminente e supcriore ? Forsccliè l'azione della volonti sul- 
l’organismo c l’azione di questa sulle forze della natura sono identiche? 
Moto galvanico e volontario , spirito e materia son forse sinonimi , e 
la forza cieca , fatale , necessaria non punto diversa dalla spontanea , 
ragionevole c libera ? Che se l'uomo non può agire direttamente sulle 
forze della natura se non mediante il proiirio organi.sino, tale necessil;'i 
derivante dall’iiitima unione di questo col principio spirituale che l'in- 
forma, non altera la natura e l’attinenza dell'azione del principio anima- 
tore, che è pur quella d’uno spirito operante direttamente sulla materia. 
Rimanendo dunque distinti i due ordini, avvcgnacchè neirnoroo non se- 
parati , e l'uno operando nell’altro senza romperne , promovendonc anzi 
l'armoniu , colalchè una causa spirituale può produrre un elfetto fisico 
e tale cui niuna forza fisica di per sè sola potrebbe , quali sono i 
trovati dell'arte umana ; inoltre l’elfctlo di una causa libera , non che 
contraddire, incastrandosi acconciamente colla serie dei necessari, ne 
consegue doversi ammettere l’esistenza di vari ordini gli uni agli altri 
subordinati ; quindi la possibilità che una causa d’ordine superiore in- 
fluisca sull’inferiore conservandone e promovendonc , anziché sturbarne 
l’euritmia j e conseguentemente la possibilità del fatto prodigioso , cioè 
d’un elTelto prodotto nell’ordiue di natura da una causa al medesimo 
superiore , detta perciò sovrannaturale. 


¥ 1 . 


Diressi che la libera volontà dell’uomo non perturba l’ordine fisico, 
perchè può bens'i temperarne le forze combinandole o contrastandole, 
non però mai prescinderne , e tanto meno sospenderne od alterarne 


fi prandgt;dtgiu Dot) oliera, 
D» ftiMpettilt k leggi 
delU Miurm. 


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13 Ui CKITICA (CIBHTIFICA ED II. «OVaARKATORAU! 

l’azione, siccome aTTerrebbe nel fallo prodigioso. Mu chi cosi obiella, 
esagera il divai'io che corre fra il fallo arlislico ed il prodigioso, e ne 
prclermclle al lullo l'analogia. Egli è verissimo che l'uomo non può 
agire senza il concorso delle forze flsiclie , ben lungi dal polerle creare 
o dislniggere , o per lo meno affoi-zame o sminuirne , sospenderne od 
immularne il conalo ; ma gli è vero allresl che nel molo volontario e 
libciv) interviene una forza , la c|uale siccome intelligente c libera non 
può essere annoverala hu le forze Gsiebe della natura -, nè solamente 
Tatto della volontà è di ben altra natura del moto jlsico in cui lei-mina; 
ma Tcflcito prodotto dalla forza fìsica attuata dalTartc si disforma nella 
sua modalitì da qualsivoglia produzione della natura. V’ ha dunque 
nelTartificio umano una forza operatrice ed una modalità sujieriore alla 
forza fìsica ed alla produzione naturale, come nel fatto prodigioso opera 
una forza e viea prodotto un cfl'etlo superiore alTellicacia della virlò 
creata ; divario immenso se si paragonano fra loro le due cause ed i 
relativi clTctll ; non così però se si riguardano nelle loro attinenze 
all'm-dine fìsico , la cui armonia , se non viene allenita dall’alluazione 
di nuovi artistici modi , non lo può essere dalla creazione di nuove 
sostanze, nè Talluazione dì nuove forze gli è meno conforme di quello 
che Tarlistico eoutcmperaraenlo delle consuete e costanti in modo al- 
l’ordine fisico non connaturale. Che se il concorso di questa è richiesto 
nelle operazioni deli’arlc umana , non è nece.isariamente escluso dall'o- 
perazione prodigiosa , ben lungi che questa ne debba sospendere od 
immutare il conato ; non giò che io creda ciò potersi dimosU-are im- 
possibile (0, ma perchè uon veggo ragione di supiporlo necessario. Di 
vero se un botanico può far si che una pianta esotica cresca rigogliosa 
e fiorisca in un clima dove non potrebbe attecchire naturalmente , se 
egli può costringere la natura a variare i suoi prodotti ed avacciare il 
processo di loro germinazione, non potrò Tarteficc divino attemperando 
variamente le stesse forze di natura, od altre a noi ignote adoperando, 
ottenere piò maravigliosi e pronti , anzi islanlanei risnllamenli , tali 
insomma cui niun’ arte umana mai potrebbe eguagliare ? Or chi direbbe 
in questo caso violale o sospese le leggi , o non piuttosto prodigio- 
samente applicate le forze stesse della natura 7 Quanti morbi alla cui 


(1) Calza qat opportano it dello d'Aripor Ctìui, fsi tn ithort dt» pura pro«oi»c« 

U tmt iapoMìbW, aitmque d» prudtaci uella dell'uman genere , e si dovranno rìeonoscerc t'una e l'altra so* 
vranuatui'ali. 

Dal sin qui detto è ovvio l'inferire che , sebbene la causa del prò* 
digio trascenda ogni virtù creata, non contraddice però nè alle forze, 
nè alle leggi della natura fisica , le quali durano costanti ed immutato 
sìa che concorrano colla virtù divina alla produzione del fatto prodigioso, 
sia che questo avvenga senza loro cooperazionc ; giacché in ogni caso, 
o si ottenga un effetto eccedente in tutto od in parte la loro cOicacia, 
0 s'impedisca il risultaraento del loro conato, qiiesto non è mai nè 
alterato , nè sospeso ; ma , qualora se nc prescinda , lo si asseconda o 
vi si contrasta in modo analogo a quello con mi sogliono contrapporsi, 
equilibrarsi od elidei'sì le varie e contrarie forze della fìsica natura. 


VII. 


Dimostrata la possibilità deU’azione sovrannaturale nell'ordine fisico, 
se ne argomenta logicamente la possibilità neU'ordine morale , attesa la 
connessione dei due ordini , l'unilà dì legge che li governa e l'armonia 
che ne rìsulta Dell'umana personalità , vero microcosmo e simbolo del* 
l'armonia universale. E di fatto non potrebbero i due ordini rappresentali 
nel corpo e nell’anima essere congiunti in un principio sostanziale, se 
non corresse fra di loro analogia; nè questa aver luogo, se non derìvas* 
sero da una medesima primaria origine e non convergessero ad un 
medesimo finale scopo , sotto l’impero d’una stessa legge , espressione 
del comune loro principio, indirizzo e termine; ond’ è che l'analogìa è 

3 


CooneHloiM deJI'or- 
dioe ft»lco coiroTxUne 
moralr. — L’ unwiui 
penonallU rero mtenv 
cosmo e simbolo del- 
r«rmonl« wl««rMle. 


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l4 CRITICA SCieNTiriCA ED II. SOVRARXATURACE 

coodlzione e fondamcnlo d'ogni armonia , e Tuna e Taltra supponendosi 
a vicenda sono inseparabili dal concetto di creazione e di universo. E 
Taglia il vero : rinfìnito uno e semplicissimo , non potendo estrinsecare 
riofinita sua viiiu se non col vario e col molteplice , questo deve 
essei'e riducibile alTuno da cui deriva, per cui sussiste ed a cui tende, 
e da questa comune origine e tendenza di tutti gli esseri creali nasce 
appunto la loro analogia, non potendo avci'e un*attinenza comune senza 
che sorga in pari tempo tra essi correlazione  e poiché come effetti 
d*una stessa causa portano tutti impressa l'orma divina , e come parlo 
d'una stessa mente ed espressione d'un sol pensiero rappresentano sotto 
diversi aspetti l’istessa idea; consentendo tutti con questa, debbono pure 
singolarmente gli uni cogli altri convenire. Anzi, la varietà che li distingue, 
condizione necessaria della loro armonia, non è meno richiesta alla pos- 
sibile integrità del concetto divino, il quale, se come semplicissimo vuol 
essere simboleggiato dalfuno, come induito non lo pub essere che inde- 
fmitameDlc dal vario o molteplice. Ma per lo contrario Taccordo dei due 
aspetti neU'unità del cosmo non sarebbe possibile qualora non s'iniziasse 
nei singoli esseri che lo compongono ; ciascuno dei quali esprimendo 
l'idea divina sotto un dato aspetto particolare , gli altri , che , attesa la 
di lei semplicità , ne sono inseparabili , restano solamente adombrali ; 
indi non pure la possibilità , ma la necessità logica di oUenere il totale 
lumeggiamento mediante il conserto cogli altri esseri in ragione della 
rispclliva loro attitudine a concorrere aU’intcgrazionc del concetto divino, 
giusta una formola di cui potrebbe scorgersi un qualche analogo riscontro 
nella legge che governa le affinità chimiche , le correnti elettro-magne- 
tiche , le simpatie fisiologiche e morali. 


Vili. 


Il linATIAlUiO UBUBVt 
■itnbolesKÌB il eoimuMo 
dcn*ln(«IU^MI« « del 
sfOriMle, dello iplii- 
tnak e de] corporeo. 
— KecevilA del diabolo 
per riolcgruloiie uà- 
loffick del rofvrelio di* 
Ti»o 


La quale analogia dei vari esseri ed ordini tra loro , dimostrabile 
a priori y è confermata a posteriori coli'analisi del composto e segnala- 
mente del linguaggio umano , che ne è ad un tempo il simbolo e l’e- 
spressione ; imperocché vuoi come verbo intcriore (cioè nel concetto), 
vuoi com' esteriore (cioè nella voce articolala), che altro egli è mai 
fuorché il connubio deirintelligibile e del sensibile, dello spirituale e 
del corporeo ? Anzi , quando mai splende egli di maggior evidenza , è 



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?ER GIUSEPPE GHIRINCHEL1.0 


l5 


più vivo I scolpito f eflìcace , se non quando ricco di tropi e di figure 
interprete della mente c del cuore , simboleggia in una sintesi tutto il 
crealo? Onde, ben lungi che Pespressionc figurata e simbolica del pari 
che le cosi dette categorie dcIPumano intendimento nocciano alla purezza 
del nostro concetto^ sono una necessaria condizione alPintegrazione inde- 
finita del concetto infinito , e ci clnariscono per tal modo non solo la 
radice da cui rampolla necessariamente il mistero, ma la necessità altresì 
di una formola simbolica che lo adombri 

Perocché, se la connessione dei vari ordini è la fonte d’ogni mistero, 
non vi è altra formola più acconcia ad esprimerlo che la simbolica ; e 
quella sola sarà possibilmente adequala , la quale manterrà il più posandgt; 
sibile coDgìimli e distinti ì vari ordini ; nel ebe sta pure il criterio della 
verità , come dalla loro confusione o negazione germina ogni errore. 
Laonde sgarra egualmente chi spiritualizza la materia, e cbi materializza 
lo spirito ; chi riduce le sensazioni a meri fenomeni suggettivi , c chi 
attribuisce ai corpi , come loro proprietà , le qualità sensibili ; cbi ti'aS' 
mula il finito e Pinfinito nelPindcfinito , c, sostituendo all'essere il di- 
ventare, fu immutabile il contingente, eterno il successivo; nega Pumana 
e la divina personalità o le confonde in una sola ; e mentre la primaria 
orìgine c la finale destinazione d’ogni cibata cosa trascende Perdine 
presente , nè puossi colle attuali leggi dclenuinarc , nega la possibilità 
e realtà del sovrannaturale, che solo può dar ragione del principio e del 
termine delPattuale procedimento. 


(1) La Bccessità di qactU fornola Berve di canone per impedirne l'aboso, il quale procede 
daU‘adoperarU ove non è riebietUf o dBll'omeUerla od allcrarla dov’ è ncccBuaria , aoelituoodo 
ridcnlilb ail’aoalogia, alterando cioè a qaindì dislroggendo il concetto che »i voleva adombrare ; 
imperocché l'analogia, importando oaa BomigUanza aollo un aoto aspetto, Incbiode perciò en'ar- 
r»rmaaione e negaiione^ alTermaiiooo del positivo e negatione del modo e limite che lo circoaerive, 
aiocome incompatibile colla natura dcironto, a eni la proprietà in discorso ai pnò e ai vuole at- 
tribuire. Ma la negazione del limite modifica necessariamento l'alTcrmaiione , non polendo il po- 
ailivo finito, per esempio, casero identico airioGnilo ; epperò Ira l'ooo e l’altro vi correrà solo 
proporzione ed analogia. Parimenti, quando chiamiamo anima o zpi'rìre il principio aenziente ed 
iuleUigeete, quelle voci non sono proprie, ma figurale e aimbolicbo, giacebè giusta retimologia 
eaprimcrebbero beasi la forza e l’invìaibilità di quel princìpio, ma escluderebbero, non che 
aignificarne, rincorporeìlà , la acmplKÌlà, la seasìbiiilà , rintelligenza. Cosi pure altribnendo a 
Dio l'etcruità, riofinilà, rimmenaità, la aoitanzialilà e simili, non baila escludere ogai limile, 
ma vuoisi del pari astrarre da ogni concetto di eontinsilà, di grandezza, di numero, di acciden- 
iaiità, ed io pari tempo non cadere ael vago, neli'iedclenniDBto oaaia indefinito, e va dicendo. 



i6 


LA CKITICA saUmnCA ed il SOVAAlIRATCIlALe 


IX. 


l» origini M creolo 
nca d pommo cfalailro 
colle leggi che m go- 
venuBO lotToigfiDciito. 
~ L'uaano stipile he 
dotnlo e eeer e crceto 
edujto nel pieno svi- 
luppo delle sue heotlà 
fisiologlcbe e colle eoa- 
piuU eUueeiooe dello 
eoe pctenie inlelktUvp, 
voIìUto, noreli • reli- 
giose. 


Di fatti in quella guisa che le leggi, le quali goTemano la genera* 
zione dei corpi vìventi, giusta quanto abbiamo prestabilito, non valgono 
a dichiarare la primitiva loro origine; per simile maniera non ci è dato 
chiarire quella del pensiero, del linguaggio e del consorzio umano colla 
scorta delle leggi che ne regolano lo svolgimento. Nc ]>er fermo miglior 
prova fecero sìnora vuoi le fiabe del natio stato ferino e del contratto so* 
ciale , vuoi quelle della generazione spontanea degli animali c della 
trasformazione successiva delle specie. Laonde come i naturali sono 
condotti a presupporre una coppia creata adulta col pieno sviluppo delle 
sue facoltà fisiologiche, cosi dovrebbero pure i razionalisti riconoscere la 
necessità che  nostri progenitori sicno stati sin dal primo loro istante 
dotati del pensiero e della parola , e slrelli da quel vincolo che è la 
base ed il fondamento d'ogiii civile e |>olitica società. 

Che pili? Ove pure fosse psicologicamente possibile e verosimile ciò 
che è assurdo fisiologicamente, e taluno riuscisse a dimostrare in qual 
modo fumana coppia progenitrice adulta di forme e bambina di mente 
sarebbe potato giungere gradatamente olla coscienza di sè e del mondo 
seoz" altro insegnamento che fasjielto della moria natura e d'un altro 
essere a sè consimile , ma non ancora compagno ; c come a lungo 
andare il pensiero avrebbe potuto crear la parola od essere da questa 
ostetricato, e le due anime crescere adulte nè più spropoi'zionalt ai corpi 
loro, c capaci di dare alla prole quelf insegnamento di cui difettarono; 
e come poi pel terrore del fulmine sorgesse fidca della divinità (0, e 
la vaga venere si componesse in certe c stabilì nozze (*■, e cosi dagli 
antri c dalle spelonche esordisse la religione e la civiltà ; non sarebbe 
però meno assurda una consimile ipotesi. Imperocché , lasciando stare 
che il nesso deH'organìsmo corporeo collo spirito che l’avviva cd informa, 
richiede un sincrono ed armonico , od almeno esclude un prcpostero 
STolgimcnio , come scottesi nelle .abitndini e neH’istinto degli animali, 
la supposta sproporzione fra lo sviluppo delle facoltà fìsiche e quello 


(1) Pnmvj im «ròt Drtn ficit Umiandgt;r. Statioi, Ili, 6A1. Cf. Vico, Pnmtipit di ptitntm mmom, 

«ol. 3.*, {Mg. 30. Mituo Iandamp;3I. 

(8) Vico » Wi. 


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rEK GIUSEPPE CnmiRCHELLO 


>7 

delle intellettuali i morali, oltre ad essere proprie del solo stipite (locrhi 
non rende l’ipotesi nè più verosimile , nè meno strana), sarebbe al tutto 
mostruosa ; giacché le facoltà organiche essendo nell’uomo subordinate 
alle intellettuali e morali (loi-go compenso della perfezione dell'istinto ili 
cui son dotati gli animali), il pieno sviluppo delle prime avrebbe nociuto 
anziebè giovato all'esplicamento e predominio delle seconde ; e mentre 
gli animali raggiungono infallantemente il Gnc loro, l’uomo all’incerto e 
vacillante bagliore del suo intelletto non avrebbe potuto camminar libero 
c spedito la via segnalagli dal suo destino, c sarebbe stato da meno del 
bruto clii fu predestinalo a re della terra e sacerdote della natura. Oiid’c 
che sebbene la perfettibilità sia condizione necessaria ed inseparabile del- 
l’umana esistenza nel tempo e nello spazio, tuttavia ({ueslo possibile 
progredire indefinito suppone un perfetto iniziamento analogo alle con- 
dizioni di tutti gli esseri usciti originariamente perfetti dalla mano del 
Creatore (*) ; c mal aaprebbesi figurare un quadro più disarmonico , a 


(1) Convìca diUiDgi»r« il cumpÌRKDto eneniikle dì on essere dalle sue perteltibslilè , rsltoile 
«ompreaiiooe dei cuoi elemenli coatilulÌTÌ dall'efléosiooe dclU loro applietbilìli, • dille noll^ptici 
«occeuÌTe attincDzr, non poieoda dini p«rreUibìIe ciò che non ò pcraoco piciuincolo compiulo 
• fazionilo; rpporò lo tTcil(].i(a«nto dviromana perfcUìViiiti preiuppODe un iolc^o iDÌziimcoto. 
cioh riniziilo compiuta atluazionr dei prìocipii componenti romanità } a liecone questa per tol- 
garo di irooli • di viceodo «sienziataenlo non mula, essa ha prrfiò doTuUandgt; cisere tdeolica nello 
•tipiUiy il quale, erralo adallo, n«l primo istante dri Tirar »uo dorrttr avere le «oc potcnic inlcU 
ieUive, «oliUre, morali e relì^jioie aUuale in modo compiaUmonle umano (aatrazion falla da 
ogni dono iOvrannaturaU in senso stretto e rigoroso, di che fu soprabboDdantcmeolr e gratui- 
tamente fornito), chò allrimrnti nomo non sarebbe stalo e, non essendolo ancora, noi sarebbe 
mi dtvenolo; perocché questi paò bensì imbarbarire, a per poco non dissi imbesliare, ma U 
adrealra a ferino per natura o per imbastardimcnlo non mai di per aò (ccl dice Ja ragione e re 
lo ceofaraa la storia) iagenltiisce a si nmaaa. Ma ona tale corapinla allnazione delle umane fa- 
callà anppoaa la coscienza di sè c dcH’esMr ano, poiché senza di lei l*uoaandgt;o sarebbe un cbÙBÌco 
aggregalo di molecole, vegeUrrebba come le piante, sentirebbe coma gli animali, sarebbe cioè 
a TÌvrebba, ma non a'tprcbbe né dì eiaera, né di vivere, a non sarebbe nè ruiooale, ne libero- 
Ora aiecome rewenaa di ogni essere finito sì è di essere parte di un totto, rlTeUo di nna eaasa, 
o mazzo d'ano scopo , queste refezioni insepambitì dal concetto di Ini lo sono pare dalla coscienza 
della propria realtà; colalcbè egli non può avere la piana consapevolezza di sè e non essere conscio 
In pari tempo di qucala eoa orìgine, di pernio vinoelo e di questo scopo, onde sdentemenle e 
liberumeole cospirarvi, il che imporla in lui aoeìabtiilà e religione. Perocché quel nesso, che, 
ooHegando gii ino^nici ed trtaaonsb par cbimica nCnità, o cieco ed irreiUlibilo impnfeo^ • 
facendoli inacientemcnle e necctsarUBCole cospirare ad uno scopo oomsse , eoandlt;tfe»sce loro la 
rispottiva prestanza , negli eascri raiìonali si é il vero amore, par cui rieonoaceodo ciascuno aè 
od i suoi simili come rivoli d'ena elcasa fouto, avvisti allo steseo mare, e confondendosi insiccae 
od immedcsùnnndoei in ragione di qaeela cornane origine e deatinaiiono « della cispaUiva atlkuandgt;- 
dÌM a consegoTrla congiuntamente, l'amore slromento della recìproca loro ìntagrazinne e perfcl- 
tibìlìU lo divenU por anco della finale loro congiunzione eoi principio n col tarmuM di loro 



l8 LA CRITICA SCIEHTiriCA ED IL SOVRARNATURALK 

tinte più crude e stonanti , di quello rlie sarebbe stato Taspettu del 
creato, allora quando temi c cielo, piante cd animali, prorompendo 
dal caos e nella muta loro loquela inneggiando al Signore, quegli solo, 
il quale avrebbe potuto intendere e interpretare quel linguaggio , par- 
goleggiasse adulto o svagolasse ferino e silvestre , ateo sacerdote e re 
senza scettro. 


X. 


NecfMiU d'uD lnl«< 
riOf« « «mv«BÌenM 
C un ntcriore diTtao 
taandgt;TKnu»fcilo , U cui 
trallà i prosati dal 
«ooHDao unlvpnaie 


Che se questo re c sacei*dote sin dal suo primo comparire sulla terra 
ebbe aperti ad un tempo gli occhi del corpo e quei della mente, e lesse 
nel creato i caratteri dì quel Dìo , di cui portava in fronte e nel cuore 
scolpita rimmagine , e col pnino suo sospiro l invocò non è a credere 
che Fazione divina, la quale sfolgoreggio nella dì lui mente, ne inOammò 
il cuore c ne snodò la lingua al primo inno di lode c di grazie , fosse 
ristretta nei penetrali del di lui animo , sebbene ciò pur basterebbe a 
stabilire su salda base non che la possibilità, la realtà, anzi la ueoessiUi 
del sovrannaturale ; chi però consulti ianalogia e la condizione del primo 
genitore e la tradizione universale , non si periterà ad ammettere che 
Fazione del Creatore coslitucnle il rapo delFuman genere , c con esso i 
primordi della religione e della civiltà, siasi estrinsecala sensibilmente 
conforme alla natura del composto umano e della sua socievolezza, alla 


pM-fnione ed tmore. Di ch^ la aociabiiilfe e la reUgioailà aono inaeparabilt dalla ragioBeTolena , 
• Don aoDo che tre aspetti di doo aletao coocelto, cioè proprietà coftitatìTe dell'Bmsna natm 
e conditioni ìndispeesabili di eoa perfettibilità , esseodo la ragioneroleixa e la sociabilità coodi- 
sioBÌ reciproche perebà queata ai attui e quella ai srolga, oà acora la base, il cemeolo a l'i»di- 
riuo della religiose polcado avere ioixio, incremento e petfeiìone la aocietà. Se non che coovìett 
pnre distinguere la pcrfeUibililà dell'iDdlvidao da quella del genere, « neii'iodtvtduo ateneo In 
perfezione morale, cioè il retto indirino del libero volere dalla perfettibilità delle altre facoltà 
intelletlnali od organiche; perocché la perfeiione d’nna polenta iodefiBilamenle esplicabile, quale 
ti è quella del liWro volere, consistendo nella perfeiione deirattitudine, anziché io alcooa delle 
indefinitamente varie e molteplici sue altuazioni, la maggiore o minore perfetiooc delle condinooi 
in cni qnella venga o possa venìro attuata, se indipendente daU’arhitrio dell'individuo, potrà dirti 
perfezioBc di saa indìvidnale natura o della aociclà, io cui gli è toccalo di vìvere, ina nun proprio 
c personale perfoionamenlo ; il qnale, te è slroDieolo principale del progreato tociale e eivila, 
e ne pub alla sua volta ottenere efficacia d'ainto, non gli è laltavia ti atrcllamentn legato eba 
non poeta etterne ìodipcodenle. non eaaeodovi conditiono di vita iodividoale o sociale nel luogo 
volgere dei secoli, io coi non siati potuto e non ti possa ottenere un grado aUiatimo di perfetiono 
morale ed aecottarii aU’idcale d^l'nmaniià, il cui pregio e valore non già relativo, ma aseolsto, 
•ta ripoato nella perfaUa virtù. 


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PER GIUSEPPE CDUUrfGREU.O 


*9 

abitudine ossia disposizione quasi infantile del protopurentc, al modo con 
che questi avrebbe dovuto avvivare di poi nella sua progenie la celeste 
favilla in lui accesa divinamente ^ ed airunntiime consentimento di tutta 
ranticliit^ y la quale legò la terra al ciclo con visibile catena c salutò il 
sommo Iddio col nome di padre Il qual nome , se suona cosi dolce 
e spontaneo sulle labbra dell’uomo y e trova nel suo cuore un’ero si 
profonda ( perchè in Dio solo può quietate dii fu cixìato a di lui im« 
maginet^)), non è però a dire che prima di profTenrlo non abbisognasse 
l’uomo di esservi come provocato dal paterno divin sorrìso ; onde rotto 
ogni filo di tradizione^ non so se sarebbe mai sorta spontanea nell’animo 
di un mortale l'idea della patemUà divina^ anche ristrcUa nei tei'mini 
della pretta natura , cioè di quel nesso che coogiungc il fattore coirin- 
tclligcnle y aircttuosa e libera sua fatlui*a  certa cosa essendo che lo 
scoprire il vero spazia meno largamente che il riconoscerlo, ed il sapersi 
dar ragione di un vero insegnato non è prova bastante per provare che 
uno l’avrcbbc di per se scoperto c conseguito. Per simil modo, sebbene 
nessun prescritto della perfetta morale evangelica trascenda l’umana ra* 
gìone, c venga perciò dai razionalisti considerata quale patrimODÌo affatto 
naturale , niuno però , che non abbia indirettamente almeno attinto 
all’evangelica fonte , giunse mai a professarla , non che praticarla , nella 
sua interezza. 


XI 


Posta quindi la necessità d’un interiore e la convenienza d’un este- 
riore insegnamento (^), perchè nell’uomo appena creato fosse compiuta- 


(!) JmpiitT , Jont fattr. yip iCfih , ipims ( Jovii ) enìm ei jewi nmut. Aralm 

•p. PtnloiB^ Mt. ivn, tt eolt. Arali Pkamom. ap Fabriciam BUlióth. in, SSO. V. pia sodo, 
pag. 990, DoU 1. 

(1) Fceùti ttt ad te et irrtfuittum tJt cor M^rraoi, dtmac fuìtecat in te. S- Agoaiioo, Confeet. I, |, 

(3) Dìmì jiatermità, aoD già eautafità e eoeremidi chi qatali coocetU non rfiaÌTalgono al prioM. 

(4) Falla aatraiioaa dillo italo lovraanalurale, a rai Dio «loto lia dii prino UUola renaatlà, 
a dall’idotioo* a figli di Dio mcdiiole riooarDiiiooa del Verbo, eoa eoi aBiieali e fitti partecipi 
delta divina natura ci à dato ealrare ia eomanione eoi Padre e col S. Spirito, e vÌTcre la loro 
viU fraendo la loro gloria. M. i, 11, iii, ii, lO-lO, e I M m, 1; I Car. m, I5j tpk. in, 
17, T, aOj II Car. in, la 

(5) Il negare ebe Dio poaaa iaergnere all'ooino nrcsooi verità le non per neno d«i •»•!, oé 
poaea agire an di eMÌ aeaxa eieere egli pure eensato c wniifero M aolico , ioliU t4 «Mere liloleggitli v«ccbi rimbambiti e relrìvt barbogi  c non ai dovewr 
perciò affarmara, che la memoria di quella rugaciasima primortliaie lieateiia che sorriae e apari . 
qoaii UQ aogno gioTaoile , ratToraata dat «acceilalo coniraelo e Ha ana cooaolalricc prometM acut 
vieppiù il deaìderio • la aperania di na ptngrcaaÌTO r relaliTo* quaggiù, e di un aaaolulu « eompiutu, 
però oltremoodano , migiiorameotu. 

(1) Ho dello ÌM parte otiota td a quel modo che lomerrbbe oxìoea eo»a cd iQlotobilr 

il definire accuraUmente quanto Bella moderna cÌtìIIÙ aia pero avolgimento deiramaoa ragione, 
e quanto aia un portato del crntianeaimo ; evirro quanta parte della propria coltera debbotì 
attribuire alle Torxe del proprio ingegno, e quanta eiravuk» ÌDaegnaiuenlo ed a tolti i materiali e 
iBorali ansaidi foniili dalla locietà. Le qaìitiooo però ronierva tutta la sua importania qualora, 
leicìala ia dìiparle la primaria origiue delie cori dette verilù di religione naturale, trattili aollantu 
di defiaire ae, dircouto patrìnooio comaoo, più o meno lincaremcate ronserTsto, deH'QinaBiià, 
poMaoo e cfai le «coooeca od impugni reoir dimoilrete col roIo diacono dell'uinana regione aeura 
ricorrere airautorité della dottrina rivelate; locchè venne negalo da alcuni tradirionalisli trascinali 
da aelo toverebio ed imprudente. Perocché non evvertirono che verità raxionalmenle non dimo* 
atrabili eoo ai |>otrebberu più chiamar ratitmali , e die , tallo ogni ronJamenlo msioDale , la fede 
aovraanalarale non farebbe più un ragionevole osandlt;icqQÌo. Che ae dalla poaìtiva rìvelarione e dal- 
l'attlorilà del tradiiionale divin magulcro ai deve riconoecere il beneficio di renderle tutte da tulli 
facilracnle Della loro integrità e purexra cooaegoibili ; ciò non toglie che non ai posaaoo col aoiu 
lune della ragione aoctelnenlc avolu ed educala vuoi aiogolarmente, vnoi anche più o meao 
coBpleaaivamenle con maggior a minor agevolezra, aiocerità e aicnreria appurare. In modo non 
ideatico certamente, ma lullavìa analogo, rautorità del teoao comune porge uo mlTroalo ed una 
norma per la dirittura dei giodtxi e delle opinioni iodivìdoali; giacche mollo essendo e latte vette 
le cause ed occasioni deirorrorc. ae il consenso qnaai univerMle non poti a meno di essere cri* 
torio di verità, perché ìDcardinalo nella cornane natura e non neiraecidentale e molteplice varietà 
individuale, il disaenlire dì taluno sarà per ciò stesso fondete presuntione di falailù; epperciò ehi 
conforma la ma opinione alla stregua del aaoso cornane, non ai governa propriamente aecoado una 
umana autorità, ma giusta i dettami stessi della ragione, che brilla più pura e più sicura nella 
specie che non in questo o qoeirindtvtdoo. Dicasi il tooiigliaole della testimonianza invocata dagli 
altrui sensi onde aceerlare il rifullamenio dei propri, ovvero l'applìcaroe parecchi a chiarire le 
natura d’un qualche fenomeno, nei quali letti casi metlendosi a prova la dirillon del gindixio, 
non se ne altera la natura. Se non che quanto aono acconci qucsli prcsidii, ed a mano di cliiunqae 
voglia prevenire rerrore od emendarlo, altrettanto vengono negletti c trascurali quando, occupato 
l'animo dal predominio di qualche afelio, non ai cerea il vero impanialmeote, ma quale l'uom se 
lo finge o lo vorrebbe trovare, creendandlt;MÌ uo'apperente di vero ed un'artificiosa evidenza col con* 
centrare in un dato aspetto ed in un sol punto il lume dell'intelletto, e cosi mentre sì lusingn 
di essere e vantasi sincero amatore della sola pnrissina verità, novello rigmalione inaamotaii di 
un idolo da sè plasmalo. 



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3 3 LA CRITICA SCIERTIFICA ED IL SOVRANITATURALE 

se col nome di rivelazione s’intenda Tatto sovrannaturale creatore cd edu- 
catore, per cui, iniziato nel protoparente il verbo interiore ed esteriore, 
la di lui mente venne fornita di quel tesoro di verìlA che doveva essere 
necessario corredo delTuomo primitivo , perchè la perfeziuue delTanimo 
rispondesse a quella del corpo ; tale patrimonio non fu e non può con- 
siderarsi come naturale prodotto della ragione di lui , quasierhè egli di 
|)cr se Tavesse da un primo vero, innato ed immanente con più o men 
luogo , sicuro e diritto discorso raziocinando dedotto ; laddove sin dal 
primo istante del viver suo ei se Tebbc per sovrannaturale esteriore 
insegnamento. Oudechè , come ora la natia luce dell’inteUelto non si fa 
intensiva e fiammante se non al riverbero di simil face , nè Tuoino di- 
venta fante se non col ripetere una parola udita ; cosi al suono del 
divin verbo, in cui era come incarnato il divin pensiero, pronta s’accese 
la mortai facella, e la divina parola provocò fumana, e Tuomo ebbe ad 
un tratto la coscienza di sè e del mondo , della sua origiue c destina- 
zione , e riconoscendosi suddito e figlio del suo fattore Iddio e sovrano 
della propria dimora , si trovò in pari tempo conscio dei suoi doveri e 
capace di compierli. £ siccome questo divino insegnamento tradizional- 
mente trasmesso, venne pure svolto, confermato ed arricchito da sus- 
seguenti rivelazioni^ torna ora doppiamente difficile, per non dir impos- 
sibile, lo sceverare nel patrimonio delle verità morali, quale sia la parte 
che sì debba dire pretto c puro acquisto e portato spontaneo della 
ragione umana , vuoi individuale , vuoi collettiva. 


XII. 

La pr^fiurrA ttip- Sc dunque il processo intellettivo e morale è analogo al fisiologico, 

«M t'Adonr sovnwi' ■? i. . • • ■ i . > 

c 1 uno e 1 altro suppongono un origine sovrannaturale; se, come abbiamo 
pur dimos(rato , l’azione divina sovrannaturale non vuol essere limitala 
alla sola origine del creato ed alla sua conservazione, ma può aver un 
termine successivo e temporaneo c dar luogo al fenomeno prodigioso 
neU’ordine fisico; Io stesso dovrà dirsi per analogia dcU’ordinc morale, 
anzi piò ancora, essendo il prodigio fisico subordinato all ordine morale 
e religioso ,- di cui è una pruova ed un documento ; laddove l'azione 

^t) V. Top. cit. f'tid a G«th^ pa| 418 c tg)(. 


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PRft GIUSEPPE GHIIUtfGHKU.O 2$ 

sovrannaturale neirordine morale non ha col fisico una necessaria alandgt; 
tinenza. 

Ma, selandgt;asta l’analogia per argomentare la possibilità del sovrannaturale; 
<|uesta è posta fuor d’ogni dubbio dal fatto costante ed univci*sale della 
preghiera, questo sfogo naturale e spontaneo, talora in'csislibile, per cui 
l'uomo neU'èmpilo del dolore o neU'estasi della gioia esala in un sospiro 
straziante od afietluoso la piena del cuor suo, come fiore che dischiude il 
suo calice ad abbeverarsi di celeste rugiada, od imbalsamar l'aere dei suoi 
profumi. Si, la preghiera, questo slancio deiranima naturalmente cristiana, 
perchè figlia di Dio e del suo Verbo, questo sublime istinto delfuomo, 
emblema di sua origine ed ari*n di sua destinazione, questo prepotente 
bisogno, eflctlo di perfetlibililà e causa di perfezione, il quale tanto 
più s’ingagliardisce ed atìbrza , quanto più Fuomo s'immcglia, come 
grave che tanto più preme c precipita veloce, quanto più s’avvicina al 
centro che n sè l’attrae; non è essa la prova più evidente di quel com- 
mercio perenne, individuale fra Fuomo ed il suo fattore, fra Ìl figlio ter- 
reno ed il padre celeste, per cui quegli c islinlivamcnlc, l'azionalmentc 
e ti*adizionalmentc persuaso che Questi tutto sa, tutto può e tutto vuote 
quanto possa giovare al libero perfezionainenlo della sua creata immagine? 
Ho detto perfezionamento f perchè questa vuol essere la condizione della 
preghiera, siccome n’è la ragione delFesaudimento. ^la dissi pur Ubero, 
perchè non havvi morale perfezionamento senza libertà ; epperò il con- 
corso divino necessario a tale scopo deve essere riconosciuto cd implorato, 
ond’abbia nclluomo ragione di merito la perfezione necessariamente 
consegu'ila dalle creature irrazionali. Kd ecco il perchè Fiioino deve chie- 
dere a Dio quanto gli occorre alFadempiincnlo dei suoi doveri ed a correre 
spedito il cammino della virtù, superando quanti ostacoli vuoi fisici, vuoi 
spirituali , glielo attraversano. Non già perchè Dio abbisogni di siffatta 
indicazione , bensì perchè Fuoino deve anzitutto conoscere se stesso e la 
propria infermità, e conscio di questa confessarla umilmente dinanzi ni 
Creatore, onde ottenere da lui quel vigore che in sè non trova, evitando 
del pari c l’ignoranza dei suoi difetti e Forgogliosa presunzione di esser 
fabbro della propria virtù. La preghiera adunque è una solenne ed uni- 
versale protestazione che Fìnlerveuto divino particolare ed' immediato 
nell’ordine fisico c morale non pure è possibile assolutamente , ina può 
essere condizionato dalla libera volontà delFuomo, senza che nc avvenga 
nei due ordini veruna perturbazione^ come ninna ne sorge per la libera 



a4 LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOTRANNATt’ItUX 

azione dell’uomo suiranimo dei suoi sìmili ^ e sulle cieche forze della 
natura. Non già che la preghiera importi sempre e necessanamente 
zìone diretta cd immediata della divinità; giacché nel contemperare 
l'ordine fisico al morale ue furono prevenlivamenle armonizzali i naturali 
intrecriamcnli i*' ; ma essa involge però sempre la persuasione che Dio 
provvede non meno ai singoli che a tutto insieme f universo; che Tordinc 
fisico è al morale subordinalo; che la potenza divina è tanto illimitata 
quanto la sua sapienza ed il suo amore; e che tutto può sperare chi in 
Colui s*afiìda , che è prima causa ed ultimo premio d*ogni vera virtù. La 
quale persuasione costante ed universale, o si consideri nel suo elemento 
istintivo, o razionale, ovvero tradizionale, non suppone soltanto la possi- 
bilità, ma la realtà dcirintervcnto divino, non essendovi bisogno conna- 
turato airumanità , cui non corrisponda il suo obbictlo propumonalo, 
come il termine alla relazione ; nè ragione o concetto meramente 


(1} V. Pappcodicc D. 

(S) li coDcbiudate da «D'allìtadiae , da qd bitojirno ali’ctUleoxa drirobbifUo proponiooaio , e 
▼ic«nd«votmeR(e, è ud proceasu indaUivo» landlt;‘giUìno e acieBlìBco, m Iralliai per eaespio di xoologia 
od analoDia conparala; ma» alPadire lalani» cetM di esserlo qaalora Irallisi di Icoloxia» la ai 
cbiami oaloralc o rivelata; qoi la teoria delle cause Saali dod ha più Inogo; qai il dcjtdrrio drf/<t 
finale beaiiiuJint, che sì dice « seatimcolo cosi istiatÌTo come quello della causa prima, ao bisogeo, 
•• «■ ìdIqìIo, oo'aspiraziooe iiatarale cd immortale dell'umaDilà, la quale animata dal tenlimenio 
» del vero e del bene, che ai traduce io una sete iosaxiabile di sciruia e di felicità, e consape- 
« vele dell'ioaofBcicnxa di tutti i veri e di tutti i beni che quaggiù le sia dato d'acquistare e 
» godere, anela irresistibilmente a qualche cosa che le rappresenti un più alto grado di perfexione, 
* il grado supremo a coi po«sa levarsi la sua mente ed il suo cuore • ; tale desiderio che et dice 
essere « il carattere più nobile e sublime dell’uomo, che ne costituisce la vera grandcsia e dignità, 

■ giacché se gli togliete raspiraxioae'aU’infinilo, voi lo degradate e distruggete l'uomo |>er fame 

■ un bruto » ; ebbeee questo Jeeiderio innato di felìcitè li ammelU come un fatto natvraU , ma 
ineoneludeale; imperocché ai dovrebbe altrimeali « conchiudere ad una felicità e perfexione senxa 

■ limili, assolala, infinita, quaPà veramente la mela cui aspira l'umanità; mentre untale stalrt 
» ripugna esseuxialmeale ad un essere liteitato e Coito <l’ogDÌ parte come Puomo; bisogna dunque 
iandgt; o supporre che Puomo reui d'eseer nomo e divenga Dio , od ammettere che il suo desiderio 
m non potrà mai essere pienamente sazialo » (Jtazionaliimo, pag. €5, 13S, 199-130 ), Ed ecco un 
bel saggio di quella critica scientifica, che rinnega per amor di sistema quegli stessi canoni die 
furoao nel giro delie sciente fiiicbe con tinto loro incremento osservali! l'na teodeoia senza seopo 
si pnò ella concepire e non sono l uea • l'altro correlativi? E non si fa qucvlo perpetuo riscontro 
di corrispandeoti atlitndini ebe condusse l'immortale Cuvier a reintegrare con pochi e menomi 
avanti le sconoscinte moli di parecchie estinte specie di animali? Or bene ciò che negli irrixandgt;oandgt; 
naii sarebbe una mostmotilà, avrà a dirsi lo stato normale delPaomo; e quel desiderio eteroaraeote 
frustrato, che pur si confessa schiettamenU « parerò per sé stesso no disordine ed an tormento » 
(ivi, pag- tV9), si vorrà stabilire, come la eondittone definitiva, assoluta, immutabile deirumaoilà 
dannato alla beatilndine dei TauUit, dei Sisifi e delle Danaidi? Ah! clic i più ardenti e vanilcMi 
patrocinatori della ragione e dei coneuteati diritti delPumanità non potevano recarle maggior onte 


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rcx GiDSEPra ciniui(Gaci.LO 


35 


subbieltivo , ac placito tradizionale che non abbia per fondamento un 
Tero od un fatto incontrastabile ; e tale si è appunto la necessiti ed 
eflScacia della preghiera, dato di ragione e di esperienza che suppongonsi 
a vicenda , nè si possono l’una dall'altra disparare. 

XIII. 

Ma chi non vede che preghiera c religione sono due aspetti d'una 
stessa idea, non essendovi l'eligione senza culto, nè culto senza preghiera, 
e consistendo in essa propriamente il vincolo che rannoda l'uomo alla 
diviniti, col riconoscere che egli fa teoricamente c praticamente l'origine 
ila cui deriva cd il line cui debbe tendere liberamente ; quindi l'ipote- 
ticamente ncecssaria , ma assolutamente libera scelta dei mezzi che vi 
conducono, i quali, per l'identità del principio e del termine, non pos- 
sono che procedere dal primo onde raggiungere il secondo? Epperciò 
religione e preghiera convertendosi , il sovrannaturale (*) , a cui accenna 
la preghiera, è pure inseparabile dalla religione ; e come non v’ebbe mai 
popolo senza religione c senza preghiera , così alcuno non v’ ebbe mai , 


e p«ggior danno faorcliè coadannando l'oaa a dimoatrara la raalli ed olilita d’nna perpelna aien- 
xogna, e l'alin a aabire rinelnllabile neceasilà d’nn perpetao inganno. Qoaato ai tovranoaluraliali. 
peniMUÌ con* cui lono ebe ì pia loriooai rigiramenli d’aa gambo di fiora o del fuito d'ano piaala 
onda baarai di luce o di iole, e le oacillazioni dcH’ago vano il polo magnelico non aono renomeni 
meno certi, nè allrioicnli apicgabili che l'aspirare deli’oomo al aolo di Terilà o rirrestslibilc 
desiderio di struggersi pcrennemeole nel più poro amore} invece dì doni a credere che la aobilUi 
e grandeizB dcli aomo Cunaista nello sforzo dì raggiongero aoa nata fiUizia ed ano aeopo impos- 
sibile, ai possa essere pieaamcole felice ae aon col cetsare d'eeser nomo e disealar Dio} tono 
cui nella ferma e razionalo credenza che, avendo ricevalo dairiofiaìlo il loro esure finito e con 
esso l'insaziabile desiderio d'una compiata perenne felicità, qnel Dio, ebe fa causa deU'ooo, 
debbi pur euerc l'obbiello dell'allra ; ned essere a temoro ebe cbi basta a se sleaao , aon poasa 
saziare compiulararotc e perranemeate nn ìadefiaitameDle sazievole ed imperituro ma pur fiaitn 
deaiderio, aicebò questo sia sempre saziato e o»n mai utio . ma perfellaiBcDle e pcrrnncmenle 
Ideato d’un picnìMimo e peronoe saiiamealo. 

(1} ^oi la parola tovranmaturaU couliana ad euera adoperata io senso improprio e larghisaimo, 
eaprìmeote un commercio diretto ed immediato della creatura e dd Creatore, considerato anche 
solo come autore della natura , e fatta astrazione datrordiue eovranoataralc a cui Tuomo fu fin 
dal primo iatanle sollevato, c per eui la religione aalurale b aa mero eoneeUo, laddove ana sola 
fa sin da principio e durerà sempre la religione, e qaesla eovraniutaraJe in senso streltiseimo, 
ansi cristiana. Cf. neh. ziii, 8 coll. Augaaliuos, Rrtract., lib. 1, c. sin, a. 3: /pia ìgiiur res, faaa 
niiac chrùfittna rtligi» mmevpatyr ^ trai al apud otUifuas, tue diftài ab óiilio gentrii huautni, f ueusfMa 
tp$t rArtilui rm/rri in rame, onde erra reiigia, guat jam eroi, corpii appeliari ckrutiinia. 


It sopranuaturale e 

Il fondamento delia re- 

llgloDr. 


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La terìU pmvd« 4 (« 
BccfMoriaoMota I' «randgt; 
nr« ; tl politrUmo oandlt; 
KQfò e guHtò , ma iwm 

pel* gtBtf Om il BMHM- 


36 LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL .SOVRANNAIURALE 

presso cui l'una e l’altra non involgesse la credenza di un commercio 
iliretto, |>erenne, sovrannaturale colla divinità. Onde il vanto d’Israele 
non esservi altra nazione sì grande , a cui fosse presente e propizio il 
Nume, pronto largitore d'implorato soccoisoC), se gli è proprio esclusiva- 
mente quanto ai singolari favori, di che fu que.<ta sopra tutte le antiche 
genti privilegiata , siccome custode dei veri rivelali ; non segue che tale 
commercio non fosse primitivamente comune a lutto il genere umano , 
c continuasse ad aver luogo pei veri e sinceri cultori, come ne fan fede 
Abele , Enoch , Noè , Melchisedecco , Giobbe , e degenerando il cullo , 
se ne alterasse bensì l’idea , ma se ne serbasse tuttavia la ricordanza, 
fondamento dei miti onde sono avvolte le origini di tutte false ed 
umane religioni. 


XIV. 

Imperocché erra grandemente chi considera le favole mitologiche 
siccome un prodotto originario e spontaneo , anzi fatalmente necessario 
della fantasia giovanile della primitiva umanità , sentenziata dai raziona- 
listi a dover percorrere uu'indefinita serie di errori prima di poter per- 
venire al possesso del vero ; quasicchè l’indeGnito potesse aver un termine, 
e fosse per tal modo |)ossibile il conseguimento della verità ; laddove 
questa non è conseguibile senza l’iniziamento e la scorta del vero ; anzi 
non è nemmeno possibile fenorc, se non è preceduto ed .accompagnato 
da un vero, di cui non è che un parziale adombramento; epperò, 
qualora la mente dell’uomo non fosse stala iniziata ad un primo vero, 
non già in modo parziale e relativo , ma intiera ed .assoluto , non solo 
non avrebbe mai potuto per difetto di fondamento e di norma raggiun- 
gere alcuna verità, ma non sarebbe nemmeno caduta in errore, perchè 
non sarebbe stata razionale. Che se l'iniziamento ad un primo vero 
è apoditticamente necessario perchè sia attuata nell’uomo la razionale 
facoltà , nè questa può svolgersi senza la scorta di principii veri ed 
immutabili che governano logicamente la serie stessa degli errori; e per 
altra parte lo smarrire od alterare un vero conosciuto è troppo più 
facile ( e lo prova l’esperienza ) che non sia lo scoprirlo ignoto o con- 
servarlo nella sua purezza ; l’assoluta priorità dell’errore è un postulato 


(1) DcuUr. , tv, 


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PBB GIUSEPPE GRIEINCBEIXO 


^7 

raEionalUllco illogico, preso nella sua generalità, cd al tutto gratuito, 
senza alcun conforto d’intrinseca evidenza o di estrinseca testimonianza, 
qualora si voglia ristretto al concetto- della divinità. 

Perocché, chi si faccia ad analizzare gli clementi delle antiche volgari 
superstizioni, del feticismo, vo’dire, del sabeismo e del politeismo, rosi 
separatamente, come in questa non provata, ma supposta loro successione, 
non vi scorgerà il germe involto, ma come dii*e la sfioritura del vero; 
non il sorgere dì sua luce , ma il crepuscolo del suo tramonto ; cioè 
incorporato lo spirito, anziché sublimata e come spiritualizzata la materia ; 
non il molteplice unizzato, ma Tunilà spezzata c disgregala; non Tinfi^ 
nilo dedotto dairindefinito o con esso adombrato , ma ad esso ridotto 
e limitato; insomma non lo spontaneo ed istintivo connubio del concetto 
colla forma analogica del simbolo , ma la loro confusione (0. Così nel 
feticismo, non già primo, ma ultimo stadio del naturalismo, Tuomo non 
riconosce la divinità siccome congenita al simbolo e connatui'ale , ma 
incorporatavi liberamente o per forza d*invocazione e d'incantesimo; 
epperò il concetto é indipendente dalla forma assunta e la precede. 
Parimenti nel sabeismo, il culto prestato agli astri, cioè ad una sola, 
sebbene la più splendida parte della natura, fa chiaro segno che il con- 
cetto della divinità non era con essi immedesimato , ma che si conside- 
ravano quaì simboli della di lei sede e visibilità , od al più come vivi 
cd animati stromenti c ministri del sovrano invisibile autore dell’universo. 
Imperocché il loro numero e Parmonioso conserto, del pari ebe la mol- 
teplicità e gerarchia dei numi nel politeismo , colle loro simpatie eandlt;{ 
antipatie, escludendone rindipendenza e la sovranità, involgevano ncce.s- 
sariamente il concetto d'un supremo moderatore , originatore del cielo 
e della terra e dei loro abitatori , primaria sorgente d’ogni successiva 
emanazione, generazione o produzione, ad esse non meno cronologica- 
mente che logicamente anteriore, dimostrando così che il molteplice era 
stato dedotto dall’uno, non già questo da quello per induzione argomen- 
talo. Locebé sarebbe contrario alla ragione non meno che alla storia ; 
non potendosi il molteplice ridurre all’uno , se non nc deriva , epperò 
lo presuppone necessariamente. Né trovasi nulla di più ovvio e comune 
presso gli antichi cultori del politeismo che l’adorare bensì più numi 
sotto varie forme e denominazioni ; ma nelle subitanee esclamazioni e 


(1) V. r«ppe«4M« B. 


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LA CIUTICÀ SaE«TmCA ED IL SOVItARnATDHALE 


3S 

nei giuramenti un solo invocarne senz’altra indicazione che (juella d'iddio 

aiitonomasticamenle, siccome l’unico vero, padre degli uomini e degli dei, 

autore e signore dciruniverso Dal che si pare il vero concetto della 

(livinitò, non possibile a dedursi dal politeismo, averlo preceduto e non i 

esserne stato mai del lutto oblilerulo , sebbene oscurato e sbiadito siasi i 

riinaso crome inoperoso nei penetrali dell'animo e nei ricordi della Iradi- i 

/ione , pronto però a vigorire e prorompere al vivo balenar deU’inluito 

nel volgo , od alla spassionata riflessione del saggio ; nè l'uno , nè l'altro 

scoprendolo ignoto, ma ravvisandolo presente nella coscienza individuale 

e sociale , inseparabili 1 una dallaltia. Ben lungi pertanto che un tal 

concetto sia imo spontaneo c tai'do frutto dell'umanità , o per lo meno 

siasi col tempo progressivamente esplicalo e chiarito , fu comune jandgt;er- 

suasionc dei più sapienti legislatori c fdosufi , cosi dell'Oriente ’*', come 


(I) TerldlliiDUt » Dt animae , 9. Vedi parecebie lealitnooiante diagli autori profiDi 

af. Ventura, Conftrtntt$ ^ lom. I, pag. 85 - 89 , cd. Milana Laraenoaia , Euai nr Cinéi/fèrtHet ta 
matièn de re/igtm , tom. li, eh. xivi. 

(9) Si paragoni Ìl ricordo deU'anlirb'tiima Iradisiona ingiunto coma per leManeoto da Mone 
al ano popolo (Deuter.f xxxii, 7 coli, tv, 39) eoi acguenli detti di Cunfuclo, Chonling. part. ni, 
eh. 'iili, acci. 3, a. 3 ed. FauUiier: L'homme, ^ui vrut savoir beaueeup e4 entrtprmdre des ihwt 
tcn$idér*blu , doit ex*mimtr Cmtiifuité ( Ott^-à-dirt Ui en$eigH«memt dr$ prtmiert $mmU , ou tagti 
parfaiu^ dii Tsaif-chim, et dtj aneitne sage* prinett, G. P . }. Ib., part. iv, eh. XX, n. 13: Toui hvmme, 
giti est en rAor^, doit ftre imlruìt de l'anliguitd (Puìtfue Tching-vang i«ul gue les affìciert sachtmt 
rantiguité, au Umps de c* prince i{ y arait donc dtt livre» gui apprtitaitnt tette ontiguìti). Ib., eh. XXiv. 
0. li coll. XXV, 7: 5i dont Ut inifrvcttom , fu'oit doan» aaa amirts, on fi« ehercke pat let tgempUt 
et Ut prdtrptet de Vautiguitiy gite peut-on Uur mteìgaer ? Lun*yii, ou Eatretieiu pkilctnphigutt , 
liv. I, eh. VI, I: Le phiUtophe dit : Je tommenìe ^ j itledreit (tei aacient ouvragetj, mais je a'ea 
tompote pai de nouoeaux. Poi fot daat let antient , et je Ut aime, Ib., 19: Le philaiophe dit: je nt 
naguit poènt domé de la icienet. Je tmii un bomme, gui a aimé Ut ancitut et gui a fait Umt tee efforts 
pour aeguirir teurt nunaittemeet. E lineato baiti per riguardo ai Cbineii. Paiuodo agli Indiani, 
mi contenterò del tegnente brano tolto daU'£jMÌ tur la langut ri la pkileiiphie dtt tndient por 
Prddérie Schiégel, Paria, 1837, pag. 106-110: Si Fon écarle Ut fetiont cotmogoaiguet. Ut grottiert 
dgoremtnt doni lo dottrini de /ViNoiialioii a pu itre surrhorgée f ti Fon fait la part dei oliératient 
de la docfrùie introdaitti par une luperitition tinttire^ rffrayante ^ profanaat ^ tneenimamt 

toul , gai fot trop prompte à te à iraetrt touU la ptntie , toute Cexittentt de te ptupU , nout 

m pouvont pot re/iuer aiu ontirat habitam de l'inde la connainonet du rroi Dieu. I,euri phu antient 
monumtnt éerih toni pleini de lentencei et d'esprettiout dignet , elaint ^ dlerdet , gui ctmliennent un 
ttTu austi profond, autii diilinti et ttgnificatif, gut tout et gve la hngue hvmaine a pu Iroupcr jamau 
de plui txprtitif relalivtmimt d la dieimtd. Eh un mol , ti Fon tontidhrt U tytteme indien de l'dmo- 
natiom contata un déttloppemenl nalurtl de Petprit, il ut obiolament ioexplicable f ti au eomfraire 
OH Fenoitage eomme une rMlaiion alidree eu mal eomprite, tout alori t'Maircit , te tyitime dmient 
trii-fatile à expliguer. L'^anation tit U prrmirr tytteme gui ait tuceédd à la vdrité prÌMOrdtd/r; 
il eomtitnt de lauvagti fietioni^ dei errturi grottUrtt ^ maii ;* 0 r/oul dei trotti éeìdenUi de la v/rité 
diwme tt de etUt triUeiie profonde , gui dùt lire le pmwtrr réiuUat de la càute de Fàomme. Ciò • 


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PU GIUSEPPE CTIiaiIsr.nELLO 


ay 

delia GrcciaCO e dui Lazio le nozioni delia divioità, a volerle pure e 
sincere, doTei*sì attignere alla rimota sorgente della prisca aiiticliità, cioè, 
a detta loro, dalla tradizione dei primi padri, i <^%xìX , fatUu'a c progenie 
di Dio^)f dovettero essere nelle divine cose meglio che non i degeneri 
e Uìrdi nipoti addottrinati. La «piale loro persuasione confermata dai 
viaggi clic parecchi di essi, come ad esempio Licurgo, Talctc, Solone, 
Pitagora, Platone, impresero presso le nazioni riputate depositarie fedeli 
deirantìeo sapere , è chiara prova noti a er essi creduto che la doUrinu 
della divinità fosse una congettura od una speculazione deli' umana ragione; 
ma essere stata primieramente una rivelazione divina , con che Tuomo 
ebbe la piena coscienza di sè c del suo còmpito , scorgendo la celeste 
sua origine e destinazione. Rivelazione che non brillo a lungo pura e 
sincera, perchè annebbiata dalle passioni, fu oscui*ata c guasta in prima 
dal senso e dalla fantasia materializzanti il sovrasensibile c rintclligibile, 


pare confrrmalo dal Crmicr ( Htìigiant dt Fantì^nìté^ liv. cii. i, p*g. t39*MS; Btligirtn ét 
t'Indt, trad. do il «fualo fa oMcrtara, gioata i« iradisiooi degli Indiani, eu«re alali 

gli uomini ai tempi di Draboia, ciò» della prima inoaraaiìona , pii, «empiici « aehirUi, «ìccoon» 
«empiici del pari ad ineruenli i lorn Mcrtiixi; e««rr« poi radali nel matcnaliimo all’rpnea dcli'in' 
caniaxione di $ira , a romballerR i cni ptrakioft rfleUi ed intlaarare il prÌMilivo «pirilealismo 
eaaero alalo ritoUe le cara o lo rìfandlt;mD« aucceanre di V'koà, di Criaaa, e di Bodda. Dicali lo 
dei Periiaoi, itccondo i ffnali durante il rc^no patriarcato di Mahakad, aotora del gooor* 
ornano, ai adorò un aolo Iddio eoa iocraonli aArriflti «il ionocanli coilumi. V«di lo itraao Creum 
(op. eit., liv. Il, cb. X, pag. 3U9-310. RHigion$ de h Berte). 

(I) Oda«ì Platano: al xfuhreHi xa iy/vri^ btmv eaulvTiiit raanm pn^ii^v 

«rspdatfftv. Prità nsòw jertetUtHiìoret , dtit^ue ftropiit^uiom keer ut oramia fi'ndiVaranf (Pbileb., Vi,. 
Calia qui pnro opportnnamenlo M rimprovrrn fallo a Solnno da un recchio egìvio «arerdota, di 
eiMrc eioò i Greci tulli sempre mai giovani di senno per difetto di anlicbiMiniB o Tcneranda 

tradixioae: Si).ùrf, SéAoir, cdTf, yi^cai «vx Ì9xp» A'^ei ieri 

rò^ nirrty oi^tfua» ykp év óxoiry xaXaixv fxà^/jM 

e^Jiév. Snlon, Soltm, Grorci tem^tr putrì tttit, nt^ fuiufumn Gratromm *mes rei ... ■ 
JuttHti tsti$ omAtir onvnrr ; wu/Zosi enim reputitam in eh habtitt rx antica truditipite vetìufum 
epinionem , nrfur canam temporum Moliliofii (Id. in Tìm. , Si). 

(9) Coai Cicerone : Anliifnitas ^ua propiut nherat niandgt; orm et diWne proftme, hot mtliut ra fprtaue 
flMD eroNf ir«r« eemebat (Tuteul., I, 19). Et prpfcetò fio rii, u( id /taiendum mt antì^uiitimum rt 
Pe* proximum fuod epliimini ( Ife Itj., n, xi ). lam ritut famitiae potrum^ut trrvttrt^ id ett (^uommm 
antijuilat pmxime m-enfii ad Peot ) a diit traditam rtUgiontm rum' (/ò. , il). E Seneca: A'om 

idowA negavtrim fuhee ^rnmor Ao*nìmi*x «iti spiritut virae , et ut ila dìetm^ a Jandgt;iù rtttnte»} ntefue 
emm duòiimt est, tfuin mtUara mundiu nimdu/n rffoeius ediiirit (^Kp. ic ). Quanto alla maggior pa- 
rerla dalla Toligiona primitiva preandlt;ao i Greci cd i Romani, ef. Ilerodot., Il, 50andgt;&3; Pau«an., Artad . 
vili, 9; Dion^ra. Halieam., Antii/. /font., ii. 16-19^ Plolarth., AVma, e. 8; Clcm. Alex., Siren , 
1 , 15 coll. Eofcb. , Pretrp. Ep.^ rt , 6; Terlnllìan., De idaioiat., 1,3; Aaguatin. , De rie. D., iv, 31; 
Creuxrr, Brief am Hermann, S. 96; Muller, 5lortci delia letteratura greca, Ixmonnier, 18S8. i. 9 
(3) y. le noie precedeoli 1 a 9 e «opra pag. 987, noia I. 



3o 


LA CRITICA SCIENTIFICA FD IL SOVRAFfNATl'RALE 


confoiulciKto it simlandgt;olo col siinboÌeg(^tnto ; poscia dalle lusinghiere o ter^ 
ribiii fole dei poeti umanizzanti la dixinilà, o più propnanicnte diviniz' 
zanti le umane cupidigie; (|iiimli dalle astruserie di orgogliosi filosofi, 
i quali, smarrito od alterato il concetto rivelalo della creazione e con 


(I) ToìIa ii eoDcrllo di maiìonn, ti apre il varco « quella Itinga mie di errori cUe faliaroao 
IO rigai Umpo il concetto dell'aniverM e dì Dio, inpcrocctiè o lo »i fa autor dcirauivereo quanto 
alla forma folUuto , aiunictteDdo eterna ed indipendcBle la materia prima, e ai rieice ad no 
««presso o tacito dualismo; ovvero si mantiene Dio originatore di lutto soaUozialinente, e ai carie 
noU'emaDatUmo e nel polileiamo ; oppure ti confondono e ■’immcdesimsoo i due Icrmini , « ne 
nasce il naturalismo cd il panletamo; processo analogo a qnello con cut il maleriaiismo e l’idea- 
lismo si argotnenlaJio di ridnrre ad noa sola la «pirituale e la materiale sostanu , le quali, non 
solo dUlinle, ma irredutlibili Tona airallra, però ànìle, trovano l'adequala loro ragione ncll’rsMre 
infinito che le trascende, nè le produsse di sua aostaosa, si le creò con sua virtù. Dal ebe ai scorge 
a quali volgari fantasmagorie e fasilaslicag,;iai chiuda l'adito il donima rivelalo di crcaaione, c 
come tulle rampoHìno da nn'illosione di fantasia, per cui, non polendo questa né mantenere 
lodipendenti i due termini di spirilo e di materia , di finito e d'iofioilo , nè derivarli prcssimaandgt; 
mente Tooo dairattro , è traila ad immaginare che, mediante nna serie inJtfinUa di gradazioni , 
possa rorm dall’altro procedere , od in esso commutarsi e ridursi ad aoilà ; quando per lo con- 
trario rindefinito ne rende impandlt;»ssibile ed assurda la finale conversione ed identità per ciò stesso che 
esclude necessariamente un Umile; ed importando pure in pari tempo un princìpio, non può dar 
ragione della diversità iniaiale. Quindi è che. sebbene il divino Piatone faccaie Dio autor dell'u- 
niverso, l'anima più antica del corpo ti9landgt;97) e netl'inlelicUo dell'uomo, cioè neiranima 

inUllcUiva , sgombra e pura da ogni affetto corporeo, ed aoelaote alla coolemplariooc del veto, 
trovasse la radice e la condiiìone d'nna beata ìmmortalilà {Phaed., *79, r, 8tandgt;, u); tuttavia, privo 
qual si era del concetto di crcaiìone, non seppe chiarire nè della materia, nè dello spirilo l'ori- 
gine 0 la natura. Impcntcchè, non solo pose coeleroa a Dio e da Ini indipendenle U materia 
prima (lo spazio, il loogo ludelerminato , TÓrrandlt;v, %<ùpa, ixitfw), ma la seconda aliresi , non 
polendosi separare il contenente dal conleoolo, cioè il generarli il continuo prodntsi 

e riprodersi dei quattro corpi elementari commisti fra di loro ed iodistinli senza nè ragion, nè 
misura ( xai àpÌTfO^], come appunto doveva avvenire per rassenza di Dio <ixà$ 

S.T.O.V ira» óxp Tnò^ 7andlt;'m., 30, a, &3}; il qnale intervenendo non attuò una 

materia inerte, o le infuse novella virtù, ù solo corresse, lcm|verò, padroneggiò quella coeterna 
forza animatrice alla màlrria connaiorala {l^ùfi^vroi int^vfua. Poiitic, , 973-993) e falaimeate 
necessaria (aadyecN. Tim., 30, 4fi, a, Cfi, e, G9, fi; Leg. 097); la quale disordiualarecale alluosa 
•e disgiiinla dairintelletio divino, vinta da questo e cedente al sapiente di lui indirizzo, non 
cooperò meno come concausa alla generazioac del mondo, risultante dalla commiiliooe deli'mtel- 
ielto colla necessità (Ib ), e coopera tuttavia alla di lui durazione. E come non evitò alTallo il dua- 
liSBiu, cosi neppure ÌKansò del latto nè il paoteUmo ideale, nè il materialismo o lo spiritualismu; 
imperocché, distiogiiendn bensì l'anima dal corpo (dicendo quella invisibile « questo visibile, e 
Tona all'altro aoleriore), ma nem già dalia materia; cui egli non sa altrimenti concepire ohe 
auimata, non riconoicendo altra forza fuorché quella deiraoima; ond'egli fa animale non par le 
piante, ma i corpi inorganici, la terra, gli astri , e del mondo sleuo fa un animale ^rim.,30, à, c . 
anzi un Din (Ib., 31. &) beato (t'JictifiOYa, Ib. , e) e perfelliMÌmo (rfX^mrarav, Ib., 68, d), 
perciò se per una parte apirilualizsa la materia, per TaUra materializza lo spirito, U quale, 
diNgiunio da! priacìpio divino, cioè dall'inldletlo , è inseparabile dal corpo « eoo esao mortale. K 
cosi delle tre specie onde risalta l'anima umana, l'intellettiva o ragionevute (Xo)-idrosév . 


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PER UIL'SF.PPE OHIHIIIGBELLO 3 | 

esso quello della materia e del mondo , furono condotti od a negare la 
divinitè , od a guastarne il concetto confondendola eolfunirerso , o di- 
stinguendola bensì, ma senza riconoscerne l’indipendenza, siccome causa 
suprema , assoluta c sorrana. 


XV. 


Laonde se il fatto d'una primitiv.a rivelazione, ed il successivo oscu- 
rarsi anziché chiarirsi il concetto della divinità c della divina origine 
di tutte cose, nou fosse stato espressamente riconosciuto e dichiarato per 
bocca dei filosofi stessi, cioè di coloro che erano i migliori 'giudici , se 
altri mai , competenti del valore dell'umana ragione , lo avrebbero essi 
stessi tacitamente dimostro colle proprie speculazioni. Imperocché, se 
alcuni di loro , ed i migliori per fermo , valsero talora a snebbiale , 
abbcnclié con sovcichia cautela e pratica incocrenza , le menti dei loro 
coetanei e connazionali dalle favole turpi o feroci inventate c credule 
a suggestione delle passioni, per cui crasi oltreinodo guasta ed adulterata 
la credenza cd il culto della divinità; richiamandoli a quel primitivo, 
comune cd universale concetto rimasto , quantunque oscurato , tuttavia 
sujierstite nel caos di tante e sì strane superstizioni iti; ciò non pertanto, 
<|uando mal paghi di quel semplice tradizionale concetto , che sì bene 
risponde alla mente ed al more , ma chiude , anziché aprire , il varco 
alla sbrigliata fantasia cd alle vane sottigliezze d’una presuntuosa curiosità, 
vollero fantasticare c speculare a posta loro , caddero in tali contraddi- 
zioni c stranezze da lasciare in ilubbio se non fossero da preferirsi le 


l'irucibite ( ) , e U eoncnpiscibile ( iirvàvjUrroùv. Stpuil., IV. 435-441. rs. 5SO-5SI 
coll. &88-51K); PAocc/r., 9i0andgt;947), le dne aUime cb« fomiHOo la specio norUle &y i B7Ó»). 

TiflB. , G9, d), qualora prinirg^ioo, Iraggooo leco la prima io uoa conlioua viceoda di corporee 
iraoDigraziooi (Ib., 49, e, d; PAticd., 81, A, 89, a, B3, d, e). Che se la specie sortale venga 
signoreggiata dal principio imsorlale deiraoisa (òf^ ód^óyarc^, Tim., G9, c), questa 

scaTn d'ogoi corporeo * basao afl«Uo voleri sobliso a bearsi ( avrebbe dovalo dire eonroaderaì 
nella divinità {Phaed., 81, a), dì coi rinlellelto omano è un elemeolo (ri 7is. , 69, d 

coll. 90, I, e, d), un seme (Ib., 41, d), an' emaoaxiooo (Ib., 35, n'; pogoiamo che viemeno 
scUielta e sincera di qacila onde veono primilivamcnlo inrormaU raoima del sondo (Ib-, 4l,d', 
e si ebo no tale deteiioraracnlo non è meno iroplicinte ebe la stessa emanasione. Cf. II. Marlia. 
Éttidté tur U Ttm/e de Platon, los. 1, note 99, ii , noUt LSI, LXiv. 

(I) Cr riaUrrb., Sympat. , viti, I. 


La flloiofia c U stima 
antica ]Hrovtiiio del pari 
che U soooleinno non 
« un mero arquUto del* 
I unnna ra^onr. 


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3a lA CRITICA SCIEKTIFHA ED IL SOTRiRNATURALE 

volgari credenze alle filosofiche opinioni , e du essere indolii i più savi 
di lot'o a desiderare , come intorno alfimmorlaiilà delPanima espressa^- 
meniti desiò Plalonc;0, una più cciTa e sicura guida clic non sia fumana 
ragione, vale a dire la scorta di quel lume divino che aveva rischiarato 
i primordi dtdrumanilà C*'. 

Ne gli è a slupire che si mala ]>rova facessero teologizzando i filosofi 
dolfanlìchita , cjuaudo non la fecero punto miglioi'c in si gran luce di 
rristiancsiino quanti, impugnandone o trascurandone i dettali qual vischio 
impanianle il libero volo della ragione, vollero tratteggiare una sintesi 
deiruniverso, e non riuscirono che a rinfrescare e rinfronzire gli anliclii 
errori, spiritualizzando la materia, o inalerializzando lo spirito, confon- 
dendo il finito c finfinito neirindefinilo ; unizzando nell’assolato il me, 
funiverso e Dio; immcdesiuiando non pure i contrari, ma i contraddiUorii, 
col fare il niente autore del lutto , Dio un’uslraltezza, un non so che di 
roUcUivo , di generico, d’ indeterminato , d’indefinito, che non c, ma 
diventa , e spoglio di peraonalitò riveste fumana , acquistando coscienza 
di se in quella dei singoli individui delf umanità l Nuovo genere di na- 
turalismo , di panteismo , dì politeismo , che poco o nulla si disforma 
dal vaneggiar delle etniche scuole o del credulo volgo dclfatilico o mo- 
derno paganesimo. Ondcchè ci e lecito inferire non essere feiTore un 
distintivo dell'ignoranza, c molto meno un triste appannaggio delf umanità 
priiuiliva, ma fruito altresì (firn presuntuoso sapere c perpetuo prodotto 
dell'abuso dei sensi , della funlasia e della ragione , comune a tutti i 
tempi ed a tulle le età; cd il vera concetto della divinità, da niim 
filosofo mai come proprio placito c particolare opinione promulgato, 


fi ) PkMcloB , RS , c , : Jth ykft M/rk h yiu reÙTejv , A fiaéfìv Swn ixn* 

fi iùp*!*, a, ii Txi/T'óìùyxror, rcr ycùv Biknffrov roh' ecrandamp;ffwr/Kc» XttScyrx xai 

yjyxrirxfft ixì rttvr»v «wr xn^iyiiovix SioJtXritfa/ r«> Bivi^ <1 fxn 

ris tinrxn^ xaì ht BeStuoripov )ky9v ^tcp Ttròf furrepK- 

^*04. OfutfM etiiiH efrfa Aa^r, unum gnUan ptitt perfictrt , ami Jìtetrt aut itmtttre ^rnunimoilun 
*r habeant , aut, fi hatf fieri nt^taut , (rptimum humanaram raùonum eligtrf et firmi$nmam, ri in 
ea tamriuaM ratt rthtntem ita prueeiU* kuiut vitat tramire, ti ^uit nr^ur^l firmiari (guadami rtkirufo 
rei immet aH^uo verbo, tutiat ae minori rum pericvh tramare. Cf. Rpinomit , 9S9, «/. 09 1, e. 

(I) TuU« le tBsiìmoniaDze »opra allagale 90(t, cola ìnlomo alla parcita ilei cniio prt- 
wilivo. Ite ponj^ono il fondnatenlo odia divina origina; ro«I «ognalamenle quelle di Cicerone c 
di Seneca. Ai qnal propesilo il Crrnzer {Relìyìons ée F amti^uit^ «Se., latroduct., p. Il ) non dohìla 
di alTercnare ; AÌandgt;ji teuiemeni ekez Ut Grert , mah ekti la plupart tles peuplts Je la haute amltjHìte 
U grand /ire lui-mime, auguet dmrtmt s'adreuer let prihret, apparatt romme le premier inetìtutettr de 
tet prikret. V. infra , pag. 305 , noie 1 c 9 » e pag. 30G , noie 1 e 9. 


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PEa GIUSEPPE CHintNGHELLO 


33 


bensì come perenne ricordo di antica U'admone (sebbene per ignavia 
0 malizia pid o meno negletto od oscurato)^ non essere perno un tardo 
acquisto della ragione, ma esserne stato riniziamenlo ; non essersi svolto 
duirerrore , ma averlo anteceduto, fornendo il concetto del mondo, 
anziché esserne un'induzione ; che l'unita del creato non fu primitiva* 
mente intuita e dimostrala, ma dedotta da quella del Creatore i cui 
attributi vennero anzi dipoi ridotti alle finite proporzioni della natura, 
ben lungi che da questa con piii o meno tarda inferenza si argomentasse 
per la prima fiata la di lui onnipotenza ed immensità ^ e per tal modo 
col naturalizzaiT la divinità si divinizzò la natura. 

Insomma non potendosi mantener puro e schietto il concetto di Dio 
come distinto dalla natura, senza die l'uomo stesso sollevi la mente ed 
il cuore oltre il creato, ed essendo plumbei i piedi con che egli preme 
la terra , c coite le alt per poggiare al ciclo ; gli è alì'allo natui-ale che 
sia avvenuto sin da principio ciò che sempre intervenne nel lungo corso 
dei secoli, e sì rinnova tuttavia nel nostro, che vantasi sovra ogni altro 
illuminato , vale a dire che siasi scambiata rìtmuanenza della natura 
nella divinità colfìmmancnza della divinità nella natura e conseguen- 
temente siansi dì questa divinizzati i fenomeni ; ovvero mantenendo pur 


(1) Co»ì il RoDaD comparé dtt taii^es stmitìjtiet , Ut. t, eb. n, $ iv) coDBid«ni il 

«ioDioa (ioiruDÌlìi deil» «|>ecie amsut qanlo ana couirtiaania STccisaria' dal monoteÌMBo , coim 
te 1’MBÌIà di Dio ìnTolgeste quella dello alipite umano; Del che egli erra dcippiamenle, tia perché 
tal domina non ba per roadamenlo oD’indaiiooo » ma no fatto atorìco e IradiiioDBle; eia perché 
l'aDilà del Creatore dimanda an'DOÌtb di scopo ed bd' armonia di mezzi, né l’ana ai l'altra 
incompoMibili colla piuraiilb del ceppo amano, fatta atlrazìooe dalla colpa originale e dalla 
rfdeoxione, che prcsnppotigano l’anità dell'umaB genere. 

( 9 ) Nè l’ana, bò l'altra foroola etpriroo adcqoaiamenlo il coDccUo che ai rnol tìgoiftoare, 
gìacatiè la proportioDe che corre fra l'ano, il templice, l'infioito, ed il Bailo, eompoato, molte* 
plice, non è quella del conleneole coi contenuto; però, sieeoue ìboI dirti l'alto catere coDlenaln 
implieilSDoenle nella polenta e rcITollo nella cauta, e la TÌrlà divina non è allrimenli tUneta 
nella coatervaziune degli esteri, che nella toro creazione (ai perchè questa e qnella tono dae 
BipcUi detto «letto aUo, di cui una esprime l’iniaio, e l’altza la dorala; ai perché le cote creale 
tono beoti ditllnle dalla nalara divina, ma non eaeonn dall'amhilo infinito eJ immentu della di 
lei TÌrlà), paro poterti dira che la Datura aia come infortnaU e cireotcrilU dalla virlù diiiaa. 
non gtb che qnetU aia ìoToUn in quella e con atta immedesimala. Dìmì immtdrsimata , porchò 
haTTÌ chi crede impossìbile lo irantare il panteismo od il dnaiismo, se non ti ammette che Die, 
seMseno aibia tatti rito /o/to prtfpria e tia d/stioto da/fswieer/o e m^riort d fiuinio muto, lia 
nondimeno tutta la realtà c la totalilà univertale ; giacché u il mondo mw ^osis Dio , samMe 
nn'eatiid a sé, e Dio im trrrràèe òimVdto, nen potendo entri M/Cnito, m shhi è tutto ciò càe é; quindi 
la creaxiooo estere un atto ad intra, non ed rxfr«. né Dio mere vn puro spirilo, né eoi» oteteria, 
ma l’uno e rdltrn in unii nnmirrd lutla propria, una ed indìritibiU (Interno ai pn'ncipi'o, atPoggett» 



3 j LA CRITICA SCIEUTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 

ilistÌDto da questa il coneelto della divinili, ma seguendo più la fantasia 
clic la ragione, più la cupidigia che il puro aHetlo, abusando il domma 
rivelato della divina origine di tutte cose, della mssomiglianza deiruomo 
alla divinitìk, e della di lui cogna^.ione colle celesti gerarchie (iiiislica 
scala e catena , che rannoda all'Uno le molteplici sue fatture ) , siansi 
per una parte identificati in una sola natura indefinitamente degradanlesi 
Dio ed un'inGnilù di esseri ail'uoiiio su|>crion , quelli fra essi onorando 
di più devoto e sollecito culto che fossero creduti aver sulla natura potere 
più prossimo e più immediato. E per altra parte, anelando Tuomo al 
consorzio colla divinità , sua orìgine e destinazione ; ma tornandogli più 
agevole i) coonestare le rìgogliosc passioni che non purificare c sublimare 
i suoi affetti, anzi provandolo tanto meno possibile, quanto più il senso 
fatto tiranno prevaleva suirallievolita ragione j invece di accostai'si alla 
divinità trasumanandosi, siasi argomentato di avvicinarsele colfiimanarla, 


td <U fin* dilla filoiofia miVf, Disconi di G. Gialìaoi. Napoli, ISTandgt;9, pag. GS,?S). Cbi cosi discorre, 
adopera apponlo quei drenti vìtioti e qaei giuoehelù di parole, di cui accagiooa gli ontologi pari 
ed ì teologi I imporocebè, oon osando attribuirò a Dio la nateriaiità in senso alrrtto, glierassegoa 

10 una maltiera tutta propria e partieolare , coi non chiarisco, ma che, per non essere assurda, non 
|Kandgt;lrebb'essere alita da qoelia dai teologi delta eminente, per cni Teffetto 6 compreso nella vir* 
lualiU della cauH. E cosi pure nttribueodo a Dìo una i(a tutta propria e distinta da quella 
deU'ontferso, ammette implicitamente che questo sire altresì nna vita propria e distinta da quella 
di Dio, senta esserne perciò indipendente, od essere un timile alia divina immcosilà. altro 
per fermo si è il senso di quella locoiiono scolastica ad taira , con cui oon si ioteso mai di 
signiOrare che il mondo fosse oltre il perìmetro dcll'aiione divina, fuori del quale non 'ha che 

11 nulla i ma bensì di notare la distiniioor reale c sosUnaiaie deH'cffetto dalla sua causa, senza 
ihe pareió ne resti questa limitata e quello ìndipondeDle. Cbe se, nel giro delle fioile cose, IVlTcllo 
viva sovente una vita indi(wndente da quella delia causa, ciò avviene perche le cause seconde 
tono slmmeoli della prima virtù, che tutto muove, nè creano la vita, ma, trasmellendola, comu- 
oicano in pari tempo la slcssissiuia loro dipcndcnia da una csnsa prima e aovraoa. Quanto poi 
sta aMordo il darsi a credere ette, qualora rinfiutlo non sia pure il finito, no riesca perciò limi- 
talo , ai farà manifesto a chi consideri cbe , se per una parte il concetto di cnuaa involge necei- 
sariiioente la distinzione daU’cSetto, esclude per altra parte che questo come tale possa limitarla, 
quando iovece riceve da lei l’essere e con esso la limiUaionc inseparabile da ogni essere lìuilo e 
derivato. Onde l'effetto i bensì il termino, ma non il limite delia causa; come l'allu è il lermiae, 
Bon già il limito delta potenza , la quale , se limitata , lo è intrinsecamente per ragione di sua 
finitezza, non già per proprio volere od altrui contrasto; cbè questo potrà sì stremare od impedire 
reaertisio e Teflìcacia, cioà ratto secondo della potenza, non già l'atto primo cbe si è la radice 
da cui rampolla il secondo, trovandoù quello airinfuori ed al sicuro d’ognì eatrinsecn limile e 
contrasLanza ; a quel modo cbe un vero o legittimo diritto, se per altrui prqioteDza od insupe- 
rabile ostacolo o difetto di condizioae non possa venir attuato, nulla perde di sua intrinseca forra 
ed inleretij. Ora, ae Teffelto finito non può easere limile della causa finita, il fiaìio e creato 
siaìverso potrebbe mai esser# limite deh'infinilu ('.realorc ? 


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Tandgt;ER GIUSEPPE GRIRINGHELLO 


35 


anzi disumanarla y lordandola colle proprie brutture giusliiìcatc , perché 
volute credere una neccssilà(0; e per tal forma siasi spianata la via non 
pure ad intrinsecarsi colla divinità) ma ad una facile apoteosi) governando 
la terra e Toliinpo un supremo , irresistibile , inesorabile fato. 

]£.d ecco per quali e quanti modi dalla contraiTatta ed alterala verità 
nacque c pullulò ogni generazione di errori. Le quali inferenze dedotte 
così dalla stessa natura c condizione degli errori , come dairuniversale 
tradizione c dalia testimonianza dei più chiari c celebrati filosofi , sono 
pure avvalonite dairistorìa antica, la quale, ben lontana dal riconoscere 
questo sognato, spontaneo, universale, continuo e pi*ogrcssivo svolgimento 
delle verità religiose e morali per mezzo di una serie pure successiva e 
Ifllalc di errori attenuantisi graduaimenlc , non cc nc jandgt;orge un solo 
esempio; bensì dimostra a chi rinlerroghi spassionalainentc essersi quelle 
col volger dei secoli tro[>po più guaste ed oscurate di quello che svolte 
e chiarite; ed invabo che fu l’erroi-e , essci-si tal fiata ristorata od in- 
trodotta la verità nelle menti allucinate , non però mai per ispontaneo 
lento lavorìo, ma per bando di chi, serbatala per nazionale od appresala 
per estranea tradizione, ne rinfrescò la memoria agli obblìosi, e oc am- 
maestrò gii ignari. £ come la civiltà non e uno spontaneo e nativo 


(j) Colt le chiBBu Arìslufinc: 

ivTli^ty if òjtirfxati ■ 

fiyiAfUi , ri 

Trensta nuttc ad natarat ntrutitatti : 

Ptf fatti , aniatti , ttuprunt fediti ^tlpìam. 

Nob. , 1058- 10S9. 

io ft«a«o «aetogo Soido illi voce dvoyxxioy. neeeuarinm , chiamorii coti il ertso ?iriie, 

fWdJt ^uod tit nccetiilaiU euìtudam sì^num. E lite chiosi trovi ■! ino riiconlru io un «erto di ao 
comico ( Aropliif. ap. Athea-, DcìpM9».y li, 69), il quilc ron pari melooimia lo cliiimi dvoyxota 
tori meeenaria, voce idopenli di Sofoclo (/(/iw, 485) ntl ligeiScilo di condisiiwif rfi itbiava, 
«rmiìi, ippoDlo come Omero chiamò n/juip giorno MreeMorio qoello della pretori e cil- 

livilè (//., //, 8.16;. nicorre lotto il penttero la (ctvilci ricordali da l’iato io quella • leggi chi 
» nelle noilrc menthri combatto contro alla leggo della mente, o trae io cattirili aotto illi legge 
» del peccalo, dalla qoale però egli rende grazio a Dio dì estero italo francato in Cesò Cristo, 
■ il quale ha condanaalo {eoggìogato ^ vinto) nella carne il peccalo, acciocché la gìuatiiia della 
• leggo l'adempia in noi, i quali non camminiiaio tecondo la carne, ma iccoado lo spirito 
> (JtoM., VII, 93 • vtii, 4). » Umili ad on tempo e mhlimi parole, le quali eaprimooo al vivo 
l’abiiio murale, in cui era l'uomo caduto, abisso Unto più profondo quanto meno avvertito, e 
pongono in evidenza la necessitò tcurelica e pratica d'un divino ecemplare, in cni trovasie lume 
e legge l'onenebrala mente, forza e vigore l'sIGevolìla libertà; quindi la necessità del •uvrauna- 
turale anche per la sola resUurazione tldi'umioe natura 



LA CMTICà dCnirTlFfCA ED IL SOVRilfVATURALK 


Lft natura st««M de] 
(Ulto prenipfiODft il ìaIIo 
della ri^elùiope. 


36 

germoglio , ma un innesto , nè ha prova o ricordo di famiglia o di 
iribìl^ che^ sequestrata dalle altre ed imbarbarita, siasi di per se e 
senz’altro a breve o lungo andare dirozzata ed ingentiliu (^) ; per siroil 
maniera la verilA religiosa e morale , lume dt civiltà , spirto ed aura 
vitale delTumano consorzio , è una face che si trasmette , una vita che 
si trasfondevi'', ma, spenta che sia od illanguidita, non si riaccende, nè 
si ridesta spontaneamente  laonde ad averne la primissima ragione gli 
è d’uopo risalire a quei primordi , in cui ogni vita , vuoi hsica , vuoi 
spirituale, vuoi sociale, vuoi religiosa, fu, non per isponlanea, ina per 
divina virtù , nè già rozzamente , ma perfettamente iniziala. 

xu 

£ ciù pure si conferma dalla natura stessa del culto involgente mai 
sempre l’oblazione ed il sagrifteio, i quali, persuasibili aU’amana ra- 
gione, ne vincono però rinveutiva. Di vero l’oblazione presuppone il 
concetto di Dio come distinto dalla naturo (non oircrendosi al tutto una 
sua parte), anzi come di lei signoreggintoiv (che altrimenti non sarebbe 
im’oflorla, ma una largizione); cd essendo perciò una tacita rirognizìoiie 
del di lui dominio e suiroilèrta c suU'oblatore , ne consegue nulla a 
lui potersi ollèrirc che non nc derivi, e la ragione dcU’oircrirgliene pre- 
supporre la condizione che ci per nulla nc abbisogni. Oi* chi non vede 
che , posto Tuomo fra il dovere ed il bisogno di esprimero la propria 
gratitudine e rimpossibililà di nulla oircrire che non gli sia stato largito 
da quello stesso , cui lo vorrebbe presentare , non avrebbe mai fatto 
oblazione di sorta, non avendo speranza che potesse essere gradila, 
qualora Dìo stesso con un espresso comando , porgendogli i’iiispcralo 
modo di significargli il suo grato animo , non gli avesse attuata ad un 
tempo la eoseteuza del dovere e fattogli provar la gioia del soddisfirvi; 


(t) Lo coar«Mandgt; il Rodio: On n'a jms faillrvn tm ttvì rxfm/ttt funt ptvpUJt fvi t* 

foit tìet'ét li Lt ei*ilùoticit. Il faul dotte mpportr pie tei races eieiliséti n'mtt pai traverté Fétat lav- 
eag » , ti oat portd e» eUes-mémei , dit te commencement , U germe dei progr^i future. Op. cit., pag. 46S- 
(V) « Lt foaii eitrtorei vilai tumpuda traduat. • 

Lue., Il, 17. 

c £a vie ne imIi gue de tu vie. Tent ttre vivant vient tPun parmt. • 

Floarcoi, De la trmgériti AwvMirrr, 4.*édit. Paria, lSC1,pag. 15(<. 


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TE» GIUSEPPE CHIEISCBELI.0 37 

e cui distruggere , come è a credere , per fuoco la Toloulcrosa otlèrlu , 
non lo avesse praticamente ammaestrato tutta la prcgiabilìt3 del dono 
consistere nell’animo dcll’olTcrcnlc , essere a Dio accettevole il dono, sol 
perchè simbolo dì puro alfetto; simbolo inutile a lui, che legge nel cuore 
c scruta le reni , ma necessario all’uomo , perchè sia messa a prova la 
sua virtù, e reso consapevole e donno dei suoi affetti. Son queste, dirà 
taluno , biblici concetti e scritturali imagini , ma non cessano perciò di 
e.ssere tradizionali, nè a spiegare le prime origini del culto se ne trove- 
ranno altre, non che più vere, nè manco più verisimili. 

XVll. 

Ma a stringere sempre più rargomenlo gli è a vedere ragione del 
sacrifizio cruento universalmente c costantemente adoperato qual mezzo 
di espiazione, si perchè questa non può esser presunta dal reo conscio 
bensì della colpa , non perù di poter distruggere al tutto ed emendare 
il mal latto, nè del perchè alla giustizia debba prevalere la clemenza e 
la grazia (t), ai perchè presumendola egli sarebbe tuttavia ignaro del come 
proporzionare la soddisfazione alla colpa. Ma ciò che è strano a pensare, 
non che a fingere, si è che vittima dell’espiazione non era altrimenti il 
reo, bensì l'incolpevole, e tanto più rìputavasi eIBcace e salutare l’espia- 
zione , quanto più pura si fosse la vittima ed innocente , crescendo il 
valor purgativo della pena in ragione del non meritarla. Che se meno 
ingiusto e barbaro costume potè parere il sostituire all’ostia umana un 
mansueto agnello, come poi lusingarsi che la vilità della vittima bastasse 
a pareggiare l’offesa , e nel sangue di un bruto stesse riposta uu’espia- 
trice morale virtù 1 Kd eccoci perciò di nuovo alla necessità di rav- 
visare nel sacrifizio non un trovato umano , ma divino , cioè un mero 


(1) Ood'è vba Adamo e Caioo (« ohi vuol crederli ia mito naIU approda, cbè U eoncelto lal 
i|uanUandgt; il (silo ) dopo il realo oon si rìprosifero il perdono ; ras Teoo lo coomkbì ioaipeitaU- 
meote , Pallro dirperù di oUeoerlo coai dagli nomini, come da Dio. 

(3) CerlamenU le ecaloubi non potersao avero nna rirtù eapiatrice gran fiiUo migliore di qui*Us 
che rtcoDobtho Ondio nell’acqua Intlralei 


Ah ! mmium faciUs ftri triftta crimna caedìt 
Fluminta t«tU potst puUtii ofiw. 

Fasi., Il, 45. 


6 


.Ned i sUrìiueiiU $pk-- 
^Ue del u* 

rrifi/lo mwolo cf-BiC 
riin (TeapiArioni 


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38 


LA CRITICA SCIENTIFICA EH IL SOVRANNATURALE 


simbolo esprimente la pena dovuta alla colpa, l'una c Polirà irremissibili 
al reo , a meno che Pinnocentc ne tenga le veci , e confusi entrambi 
per amore in una sola morale persona , Puno assuma volonterosamente 
il carico dell altrui iniquità, l'altro si ammanti e sMnformi delta costui 
giuslieia. Sublime concetto che ben poto essere dall'uomo alteralo e 
pervertilo , non però mai originariamente ideato ! 


XVIll. 


Lo tletfo 9 a direi 
'Irtla unlrrnàlc upei- 
iaelonf d' un comune 
Rcilcrtore, prwtippo- 
nenie uo'orl«inarì« rn* 
dall orijiliULle tUlo 
iJ'iniMx-Mua e sanULi-, 
noQ che dell’unKerMU) 
rredeoM all' Imnnrtu- 
la» ed ai premi oil alle 
pene delh *IU futura 


Quindi il simile vuol esser detto cosi delPaspettazionc d’un comune 
Riparatore inchìusa nel concetto stesso di sacrifizio e presupponente il 
fatto d’una originaria innocenza e santità, susseguita da una caduta puiT 
originaria , come altresì della credenza ad una vita futura ed immortali; 
in cui si rimeriti la vissuta quaggiù; dommi del pari primitivi, |>erennì, 
univei'Sali (*), dei quali ben si possono notare le accidentali varianze, 
non già negare il sostanziale accordo e la primordiale orìgine , la quale 
perciò non può essere che sovrumana e sovrannaturale, a delta eziandio 
dei razionalisti, i quali, non potendoli dimostrare opinioni o credenze 
dalla ragione consecutivamente creale, digrossate e chiarite, mentre non 
ne furono che successivamente più guaste e pervertite ; molto meno 
dirittamente potrebbero riputarli siccome uno spontaneo e primitivo di 
lei concetto, assegnandole per tal modo sin dal primo inizio una virtù, 
la quale, non che crescere col tempo in gagliaiNlia, si sarebbe più e più 
stremala e smarrita, conlrarìamcntc al favorito lor placito di un con* 
tinuo gredunto, non pur civile e politico, ma religioso e morale miglio- 
ramento f*). 


(t) V'. Aoot de Maizières, Cerir «ocre, ou Eipote ampansif de teutee Us de Li Urrt. 

Pariti 1835. Joieph Schmitl» CruadiiUe dei Afyt/me, odtr Spvrtn der góiUkhem geeffinbarUn Lehrt 
l'OR der ff-’titerliifumg ir Sagtn und Vrkundtn der àUttitn f'tìlkvr. Ein f'ertìuh dm Mgthus und dir 
Mgtterien der Heiitm auf etite Vroffètdmrung iuriukiufithrm. Hit eimtm Beylage fon der tieferm 
Bedevtung der heidnitchm Opfer. Frankfurt 'am Main^ 1696- Lameonail, F.$$ai «itr t'indiffertnce , 
tnm. IH e IV. De MaLstre, Èclairtiuement sttr Iti lacn/ieei. Nicolaa, Ètudei tur U CLriitianiimt , 
li». Il , eh. JT. H. LàVeo , die Traditionen dei MeHieÀengftchlefJtU , oder die L'rt^enèarvng Gollri 
anter den Htiien. J/uiuler, 18SG, B. S8, IT. F Sliefelbagen, Theatagie de* Htidenthum*. Htgtnthurg. 
1SS8, a. 500, 0. 

(9) OaietTa opporlQQamenle Giovanni Von Muller {/dUgemeint IFtìtgeiehiehie ^ l) l'ho le dae 
apparentemente cnolraric preaappoaizionì d'uoa primordiale innocrota e fdirìUi suisef^oila da nn» 


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PKR GIUSEPPE CUIRINGHELLO 


39 


XIX. 


Kil appunto questo divorzio della costumatezza e della religiosità 
dalla civiltà e dalla coltura, per cui il progredire di queste segnò quasi 
sempre in antico , c troppo sovente anche di poi , il decadimento e la 
ruina di quelle  sicché il rozzo e semplit» agricola fu d’ordinario più 
pio ed onesto che non il fabbro industre, rartcfice ingegnoso e Topulento 
tralTicatorc, ed il contado più costumato che non la città, e più la plebe 
ignorante che non la dotta scuola (0, c nazioni fiorentissime per lettere 


N« e purv uiu riprova 
il freandlt;)tii!Qt(! dlvonio 
iJcfla ciiMutnandamp;lfUA c 
(iella rFlislmiUi «itila 
dvàllà e dall.i raltnra. 


caduta e da un succcmìto pcggtoramcRtu , e d'una prioatUva roxzcua ebe aodù via via digrut* 
iiudoti ed iogeolilendoti , oon li eictudooo , ma li cooaerlano. « Ella i ilrana coia, dice egli» 
m DB iodobitaU , ebe la più aaliclie nazioni, per <|uan(o rozze ii fonerò in opere d'arte o dì 

• trovati, frullo di più recente età, ebbero IntUTìa di Dio, del mondo e dolI'immorUliU gioati 
» coeceUi e chiare cognizioni; aicchè delle cole sublimi e«i allissimo peniarono e aenlironn diri!* 
•• tameala , in ogni altra cosa poco men che faacialli. E non si avrà egli a dire pertanto che 

> quali iicntoni arano all’uoDo indispensabili, cui egli p«MÒ di per sù non avria (at IobIo o forse 
u non mai pienamente ) raggiunto , aiengli itale da sovrannatoralo magistero fornite , lasciando 

> alla fona delViogegno nalìo rcsercìlarsi nel provvedere alle necessità della vila? Cosi avvenne 
w che quii sublimi conccUÌ a lungo andare si oscurarono e corruppero, ed in quella vece il biandgt; 
» Sogno e la cupidigia agiuxarono sempre più l'iogegnu e riavcniiva a procacciare non che il 

• bisognevole, ogni maniera d'agi c di comodità. » Aggiungasi la brevità dì qual primo periodo 
«rinoocenle bralesia, 0 lo stato non già originale, ma conaecutivo di selvatichezza, in coi alcune 
fra le disperao genti vennero per vari cali ridotte, c sarà affatto rimossa ogni apparenza di con* 
iraddiziono. V. sopra, pag- 30*31. 

(I) Questo divorzio della civiltà dalla coslumalezia e religiosità viene nou solsroeole ricotto- 
scioto, ma esagerato dal Henan, il quale attribuisce il difetto di ideo morali e la grouolanità 
ed oscenità del cullo appresso i Cosciti ed i Canili alla vita cittadincaca , xba monarooo fin 
da'primiasimi tempi; nb solo fa precorrere la civiltà ntcriort, quella cioà che raggoarda agii agi 
ed ai piaceri della vita materiale (arti, industrie, commercio), per cui si distinsero i Casciti, i 
temili ed 1 Chinasi, airót/rriorr , cioè alla coltora politica, poetica e razionale che vuol propria 
degli Ariani; ma scompagnandolo amendue dalla religiosità, di coi cooceda il vanto ed II primato 
ai Semiti, questi dichiara poco men che inetti ad ogni maniera di civiltà. E consimile sproporzione, 
come già nell’Europa del medio evo in cuafrooto deH'Orienle , cosi pure oggigioroo ravvisa egli 

nel Bretone e nel l*olacco : Quant aux Cousfbitet tl aux C'Aamitrj il faut dir$ fue Icar 

titan^uc triJéti moralu , Uur euilandlt; gr«tiier «t eàrcène Unaitn.1 à ia vi* citddiNe fu' i/i nrenuienf de 
(rri-froHM Arare. - Preim'ert* race» eiVifìi^a; CAmoù AiJu !! Asie oritHtaUi Gmstbitee ri CAaimlM dant 
t'Aiie occìdettiaU «t rAfri^ue. Prtmiìre* cinÙMitioiu emprtinU* d'un eea’aelère matfrialii{* : inUÌNtts 
nligìeux et poélijutt peu dèvtUipp^t. - Apparidon de* grandet races nvblet , Arieiu et SèMÌle* ...... 

Trtt-infèrteur* i'abvrd aux Cvutehius et aux Chamilt* paur la avUitatiQU raf/rienre , tet tra/aHx 
maténeh *t la teitnee d'vrganUation fui fail t«4 grande empire*, eilcs femportent tmfinime/tf sur emx 
pour U ftgueur , U eourag* , le géaie poéti^ue et rv/i^'e«zr. Le* Aritn* cux-mime* rriJ^rlwl tout 
d'abord tur la par l'etprit poHligu* et mililaire, et phu fard par VinieUigence et FaptUude 

aux tpeculatient rativmutliei } mah Ut Sèmifet CMtervent hngitmp» uue grande tupériarilé reUgieuse. - 


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4o LA CRITICA scientìfica ED IL SOVRANNATl AALR 

ed arti , iudustria c commercio , quanto a valore non pur Qsico , ma 
altresì e soprattutto morale^ furon da meno dei barbari; questo divorzio 
è una chiara nprova non essere la religione fnitto di civiltà , la quale, 


L'absente dt culturt phittnefhi^ìu ti cAtt /ts Sdmiies tieni am maufue d’etpnt ana/jfttfue 

fm' Us diiiùtgttt, - La roc« n'a jemaii tamprit la ùvitisa^on dans f* Jt«i fiM iteit.t Aonnùns 

A et mol. /<ei Simttt n« t'adonnìreat au etmmertt fue lard. et quand iU ctirenl ddjà yerdu mtf 

parlie de leur nobltist et de Itìtr tttrtit. - CeUe duprofKriien entre le dùttoppememi inteUeciuel, le dttt- 
iof^ement Marat tt la eirilitaUon ejlérieure tabierve encart de nas joien, par txemple ehtt te payean 
hrelon et U pa^ean pohnaie , unittant une moralitd trh-dtlieale et un imfimfnl retiqtevx Irh-pttr 
à un extrfme Adotieint et à wu vie en appùrenet pnt diffirente de ceUe du iaurs^r. CV«I atfuremtvt 
UH dtrange tptttacU que de wir t Europe ehrititHne du Ptoyen 4ge , ti tupèrieurt A /'Ortent pavr le$ 
tdéet poriiqutt, morales et religinuet ^ rtduile A rmpntnter la plupart de set iuduttries de hixe et dt 
tet tHrentiant Mèfaaiquei A la CAinf , par l’ÌHUrme'diairt dte Tartarei et det JUuiulmaru (Op. cil., 
p9g. 4^3^75 , 8 ^ 13 , 479 ). Il più cario4o però di <|eefU erilic* ■nariii lì ^ ebe dopo di aver 
disgionta il norsliU « la religiosiU dalla civìlià e dalla coltura , dfcbiartodo quelle da qurale 
BOfi pure fuDlalmeQlc dÌTÌae, ma preasochè incoftcilmbiii, mantiene IstUna le due prime congiunte 
con amiclicvole nodo, prorerendonc ad eaetnpiu il rontadino breiooe a polacco, i quali roni, 
egli dice, poco meno e eilvestri quanto lo abbia potuto easere l’antico beota, o le aiano tuttora 
alcuni Uolaui della rolinceia, eccoppìano ciò non oalanle al più paro aentiDcnle religioeo la mo- 
rale più dclicala. E per lo cootrane altroro, non pur diatinguo qtteali dee elementi, ma te |i 
nppreaeoU come al tutto indipendenti ed origìoariaiDentc iocompatibili , aieehò appropriando 
all’ariano polileiita la morale profonda, accoppia col monoteismo cemitico Tegoismo pKi afòrraato, 
siccome il principele, ae non runico, dovere della meraUlù del Semita afFalto dalla noetra dssforme, 
non arendo la di lui credeiua che una TÌmota attineiRa colle elioni quotidiane di eoa vita : La 
grande rapèrioritè de la rate arienne ritidait ..... daiu ta profonde fnondifr. - La nortdité ..... fut 
taujourt enttndue par etite rate ( dei Sdmitet) (T uaa nuinirra fori differente de la nAtre. Le Sdnifr ne 
rmmaU guère de deroirs qu'enetri lui-mime. L'ne lendattee è faira prédomtuer let coneiddratiam dt 
rimtérit égoUte sur la muralitd , mie retigion simple et pure, tei est Fesprit du dututr. - La rtLgicn 
pour U Sdmife n'a qu'un tien fori Haignè aree la morale de tou» Ut jeurs ( Op. cil., peg. IS, 47U, 
471 ). Per il che, il tnoooteiimo essendo aflatlo indifferente, se non pregiudiciale , alla moralitii, 
rimarrebbe e vedere come il Renan possa recare a gloria e vanto dei Semiti l'essere stati i primi 
professori e persuadevoli banditori della |mù pura CTedenra Tciìgiosa, «ai nò l'Iodiano, nò il Greco 
non arrebbero mai di per M potuto raggiungerò : A la race lémitifue appartiennent eet intaittamt 

fetmes et tdrei qui atteignirtnl la forme rtligieuse la plus pure que FantiquUe' ait ronnur. - Crii 

In glotre de la race trmitique d’morr aJCrint dìt ut prtmitrt jourt la notion de la «ùViMile, que tosti 
let autret peuptes devaiemt adopter A eon txemple ei tur la fai de ta prddication. L'fnde, qui a penti 
aree lani d'origiaatité et de profotuUur, n'g est par rneert «rTnandlt;^ dt mos jtntrt (au mtmothéume)f 
tonto la force de V esprit gite n'edt pat tuffi pour y ramerer tAumanite tant la eooprratìon det Semitet 
{Op cit. , pig. 3, 5). Or bene, a die monta questo senrigio reto airumaoità, e qual vanto ne 
possono menare i Semiti, se di questo loro monoleisiEio nessun profitto morale, se non forse no- 
cumenlo aocora, ebbero a ritrame gli iniiiiti del pari che gli iaixialeri I Ma vurrebbe un treppo 
lungo discorso, nè farebbe al propotito il notare dÌTÌsalamcnt« quanto vi ha di fabo e di esa» 
pereto in tali pronuniiali , noe mirando noi a combattere i singoli errt^ri del Peosn, ai solo ad 
'Oppugnare il tuo aistoata ed il metodo da lui dello scientifico e, giovnndeci delie atesai- sue dot- 
trine mostrarne l'inoocreoTC e le contrarietà  riserbandoci però di toccare a sao Inogo quanto 
ragguarda alla morale semitica, aU'unità d’origìue della varie oimane rane, mi alla falsiti delle 
vane prerogative intdletiiiali e anorali, con ebe il Itetiao, ed altri della stessa scuota, si pìacqneru 


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PF.R OltSEPrE GIIIMNCRCLLO 


-i' 

se coU'ingenlilirsi del costume cbbela talvolta dirozzala ed addolcita, 
forbendola da quella scoria per cui eransi le natie e scliiette sue fattezrc 
deturpate , mal saprei dire se maggiore per avventura non sia stato il 
danno che il guadagno. Imperocché, a guisa di lima che corrodendo 
srugginisce ed affina , col non cessar nuii dal geniale lavoro , tanto le 
ebbe aggiunto di forbitezza e di lustrare , quanto le tolse di saldezza 
e di forza , riducendola ad ima vana mostra c costringendola ad or[)cl- 
lare l'infamia. Novello argomento tale essere il fascino delle cose sensibili 
e degli agi e dei piaceri , onde può essere gioeondata ed abbellita questa 
breve vita mortale , che lo spirito aifatturato , dimentico di sua origine 
e destinazione, cede e vien meno, qualora non venga sorretto ed avva- 
lorato da sovrumana virtù. 


APPENDICE A. 

Delle attinenze del finito coll'infinito^ e dell'atto creativo. 

Ho dello riutÌDìa essenza delle cose ; perche una lai quale nozione 
e sufììcicnte a distinguere la varia loro natura c ad argomentarne la loro 
causa ed orìgiae, ci è fornita dalle loro proprietà. K ciò pure confessano, 
non senza contraddizione, coloro stessi, i quali vogliono che JelCessenza 
delle cose noi ne sappiamo tanto quanto della loro causa ed origine 
prima , cioè nulla affatto (0 ,• nè sì pos5a inferire V esistenza dell'ente 
assoluto e necessario da quella degli enti contingenti e relativi, se prima 
non si conosce il complesso o la sintesi totale delle cause e degli effetti 
onde si compone t universo, coordinando e comprendendo in un concetto 
distinto ed adequato tutte e singole le serie dei fenomeni, non solo reali, 
ma eziandio possibili , concetto che trascende evidentemente Tumano 
intelletto. Se non che, distinguendo essi il tnondo preso in se stesso dal 


fu*gu«iiir« <li prcfrrenxa ed on^iDeriameDle qiieeU o quella razza; iolorDn a ebe è a lagoni la 
dotta ed aa^eonala memoria del aig. Sudre: La dottrine des uk**. Sèanets et traraur de rjiiaddmie 
de» $t*ene«» morale$ et potitijues ^ lom- zuk, pag. I37«15t , lom. L', pag. S9*83, 199-3M. 

(t) Il r<iuoMlifmo del popòio , pag. 39. 

(«) tri , pag. 3V-38 


.ja «.A CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 

mondo da noi percepito , ed aniinetlendo che il primo non può essere 
infmito in atto e realtà , nè portar in sè un principio necessario ed 
assoluto di esistenza, onde per necessità dell'essere finito, ed esservi un 
principio della sua esistenza e di tutte le sue determinazioni; e ricono- 
scendo del pari che la natura del tutto non può essere dispersa da (ptella 
delle sue parli^^) , io non so cajnre perchè il mondo pi'eso in se stesso 
deggia essere distinto da quello per noi percepito, e quello dirsi fmito, 
« questo nè finito ^ nè infinito, ma indefinito ^). Perocché, il concetto 
del mondo in sè non potendo essere un concetto a priori , tanlu meno 
per chi non riconosce nulla di reale , tranne i fatti ed i fenomeni con- 
dizionali, contingenti e relativi, che cadono o possono cadere sotto la 
nostra esperienza ; tale concetto non può essere altro da quello del 
mondo da noi percepito. Inoltre, rindcfinito esclude bensì rinfinito, ma 
involge necessariamente il finito , nè con'e fra i due altra differenza , 
tranne che rindcCiiilo è possibile, ed il finito è reale e quindi necessa* 
riamente infinito o finito. Siccome però ogni limite attuale si concepisce 
come suscettivo sempre di aumento o diminuzione , questa ulteriore 
iirnìLazìonc sempre possibile , e come tale non mai reale , costituisce 
appunto f indefinito. Ma per aitila parte, rindcllnilameiilc limiUibile non 
potendo che riuscir sempre limitato, Timpossibilità in che siamo di 
concepire tutta la serie indefinita dei limiti possibili, anzi nemmen quella 
dei limili attuali dclfunivcrso , non fa che questi non siano realmente 
finiti, e finiti i singoli tci'mini iTogni serie di enti e di fenomeni che lo 
compongono , i quali , uon avendo in sè la ragione dclfesscre e del 
limite loro, suppongono necessariamente una causa ed un principio che 
abbia fissati i limiti, stabilite le leggi e costituita la natura del mondo; 
eppcrò il dire clic il mondo è ciò che è , ed è perchè o non signi- 
fica nulla, o non può significare altro, se non che egli ha in sè la ragione 
di se stesso; locchè essendo stalo sconfessato, testa che si debba cercar 
altrove la ragione e la causa della sua essenza ed esistenza. 

Ma sebbene si possa dimostrare la necessità d'una causa senza che 
se ne debba perciò definir la natura , siccome avviene che di alcuni 


(1) li raiionahunù M f>op»io , pag. 39, 40 
(S) In, p*g. 39. 

(3) Ki, p«g, SI. 

(4) Iti, pog. 39. 40 coll. 13» 


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PER GIUSEPPE CHIRINCHELLO 4^ 

fenomeni naliu'ali si cerchi tuttora la cagione , ammessa da tutti come 
necessaria , ma da ninno ancora accertala e dcfìnita j e sebbene sia as- 
surdo il pretendere che si chiarisca compiutamente la natura deirassoliito, 
quando non si può nemmeno penetrare intimamente quella del relativo; 
l’asserire tuttavia che fra il relativo e l'assoluto , il contingente ed il 
necessario intercede un abisso , che niun sillogismo può %<arcare , nè 
saltare in alcun modo , poiché a tal passaggio s'oppone la natura stessa 
della cognizione c dell'intelligenza umana ('), la è cpiesta una manifesta 
contraddizione, non potendosi ciò alfermare senza presupporre clic siano 
ben dcGnili i concetti dell'uno e dell'altro, non che i limiti della scienza 
e della ragione ; a quel modo che non si può negare la convenienza 
d’on fenomeno colle leggi della natura a meno che queste sieno cono- 
scibili c conosciute. Anzi, fra il concetto dell'assoluto e del relativo, 
del necessario e del contingente , invece d’un abisso , vi è un tal nesso 
da non potersi l’uno dall’altro disgiungere; e ben lungi che l’assoluto, 
il necessario , l'inGnito , l'immutabile , l’eterno sia una mera negazione 
del relativo, contingente, finito, mutabile, temporario 1*) , ne è al con- 
trario un presupposto logico; giacché quanto v'ha in questo di positivo, 
non avendo in sè la ragione dell’essere, accenna ad una causa che non 
sarebl>c nemmeno essa ragion sufficiente del relativo e contingente, 
qualora non involgesse la negazione assolata dei limiti onde questo è 
circoscritto; epperò non solo il finito può essere prodotto dalt infinito, 
il contingente dal necessario , il moltiplice dall' uno , il composto dal 
semplice, il mutabile dall' immutabile , il temporaneo daìFetemo, ma non 
può avere altra orig'me e ragion sufficiente. A quel modo che una causa 
libera è la cagione positiva deU’efretto da essa prodotto, ma è in pari 
tempo scevra dalla dipendenza inerente al suo elTetto ; non potendo essa 
nè da questo dipendere senza cessar di esser causa , ned essere deter- 
minata necessariamente da altra causa senza cessare di esser libera. 
L’assoluto dunque ed il necessario non è un’astrazione, una mera nega- 
zione, un bel nulla, ma si è la ragione e l'origine del positivo finito, 
contenendone in sè virtualmente le proprietà costitutive, non già la 
relatività c la contingenza^?) , e chi vuole inchiudervele virtualmente. 


(1) H raiionalumc tUl popolo, pag. 37. 
(8) Ivi, pag. 51. 

(3) Ivi , pag. 51>55. 


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44 >-A CKITICA SCIENTIFICA ED IL SOVISKNATCIIALE 

malgrado la logica c la proprietà del linguaggio , questi con egual ra- 
gione deve accomunare alla causa la dipendenza propria dell'eiretlo. 

Per simil maniera si confuta il contrario paralogismo, ]ier cui si vuol 
dimostrare assurdo il concetto di creazione , non potendo l’atto creativo 
essere essenziale a Dio senza che il creato partecipi degli stessi divini 
attributi, e così il mondo debba essere eterno, necessario , inbnito ; anzi 
la creazione non potersi nemmeno considerare come im atto , giacché 
i[uesto suppone sempre due termini (*). K di vero Tatto creativo appar- 
tiene bensì alTessenza di Dio, ma questi ira ì suoi attributi comprende 
altresì la libertà, in quella guisa che l’uomo, sebbene esista di necessità 
ipotetica (non potendo esistere e non esistere nello stesso tempo), tuttavia 
può agire o no , ed agire in questo od in quel modo. Epperò Tatto 
creativo non cessa di essere libero, perchè essenzialmente divino, com’è 
essenzialmente in sè infinito ed eterno, sebbene terminante nel finito e 
nel temporaneo; ripugnando del pari che Dio possa creare il necessario, 
l'infinito , cioè se stesso , ovvero che crei necessariamente ciò che non 
è necessario , ma contingente ; ovvero che il contingente , il finito , il 
temporaneo abbia in sè la ragione del suo essere e delle sue limitazioni, 
o la glossa altronde ripetere che dal necessario , infinito ed eterno. Nè 
gli è vero che Tatto creativo manchi dei due termini ; imperocché il 
termine estrinseco dell’atto creativo non è il nulla, ma il creato stesso, 
ed i due termini coesistono, senz’alcun intervallo frapposto, nella ris|iet- 
tiva loro proporzione e natura , cioè eterno l'intrinseco e temporaneo 
l’estrinseco. Nè la loro coesistenza ne pub alterare la natura ; imperocché 
Xtffeito non potendo esaurire la virtù della causa , chè ciò sarebbe un 
distruggerla, la temporaneità del creato, che è un mero limite, non in- 
volge necessariamente la temporaneità del creante , anzi Tesclude per 
quella stessa ragione, per cui al creato non può competere l’eternità, 
la quale , essendo per dir così la durata delTinfinito , ripugna al creato 
finito , il quale non potendo alla sua volta procedere originariamente 
che dall'infinito , tale lo presuppone , e quindi eterno. La creazione è 
dunque un vero atto , in cui concorrono due termini , Timo intrinseco 
ed eterno , l’altro estrinseco e temporaneo. 

Nè la preesistenza d'un soggetto su cui agire, condizione delTagente 
finito , è del pari richiesta per l'Infinito , la cui azione non può essere 


(1) H rationatitm» del /tegolo, pag. *6>P5. 


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PER GIUSEPPE GHIHINGHELLO 4^ 

iiiniuta da un soggetto a lui estrinseco e da lui indipendente , ma seb- 
bene sia egli stesso un atto purissimo e semplicissimo, ammettendo però 
la distinzione logicale di oggetto e soggetto > d’intelligente c d'intelligibile 
assoluto, in quella che intendendosi ed amandosi è e vive la sua vita, 
intende ed ama in se gli archetipi di tutte possibili cose, creandone 
(juante vuole lìberamente. Che se l'atto creativo sfuggo necessariamente 
alla virtù di nostra apprensione, ripugnando clic una mente finita possa 
avere un concetto adequato d’iin alto infinito ; nullaineno , oltre alla 
necessità di ammetterlo per dar ragione delTorigine del finito , ne ve- 
diamo adombrata analogicamente U possibilità neli'intendere, nel volere 
c noiroperarc deiruomo. Conciossiachò , se l'uomo può dare ai suoi 
concetti cd alle sue volizioni una veste , un coipo , unVstrinseca esi- 
stenza , non potrà Dio darla sostanziale agli archetipi di sua mente ? 
So fuomo , ente fmilt» e contingente , può produrre modi e dar loro 
una da lui indipendente e durntui'a sussistenza, come avviene iieiraiii- 
iizio umano , il quale come atto è un’altuazioiie di libera potenza die 
virtualmente il contenea , ma come produzione è un nuovo modo di 
essere , una nuova forma che s’ìmpriinc , si apprende ad un oggetto 
ptccsislenic bensì e capace di riceverlo ed informarsene , non però di 
produrla di per se , e tuttavia questa vi rimane e vi perdum indipen- 
dentemente dalla causa che la ideò e produsse ; e non potrà dunque 
TAssoluto, rinlìnilo creare sostanze., le quali, non potendo essere create 
che da Lui, solo per Lui possono esistere e perdurare ? Anzi, chi voglia 
analizzale per bene il concetto di causa e di efietlo, scorgerà di leggieri 
che il nome di causa non compete assolutamente che al Creatore, e 
quello di effetto al ci*ealo  una causa che non crea non polendosi dir 
causa assolutamente , ma solo concansa , coiicoi reiido alla di lei azione 
il soggetto , il quale pur col riceverla c patirla vi si associa necessa- 
riamente ; e parimente un elfelto prodotto , ma non croato , non è che 
un elìelto parziale , preesistcndo in parte implicitamente ncdia materia 
onde hi tratto ; quindi il eoiicelto di vera causa , involgendo Tassoluta 
iiulipendenza, esclude ogni limite, laddove quello di vero elìètlo, inchiu- 
demlo essenzialmente l'assoluta c totale sua dipendenza dalla vera musa, 
è inseparabile dal c'onceito di limitalo. LJ ecco in c|ual modo gli stessi 
limiti che circoscrivono 1 elfelto e come tale ce lo rappresentano, mentre 
ci sloi*zano a pensare alia di lui causa, ci costringono piu’c a rimuoverli 
da questa ; onde siamo ineluttabilmente condotti a riconoscere c la ne- 



4(> LA CRITICA ACIENTinCA ED IL SOVRANNATURALE 

cessiti che quanto liavvi di positivo nell'cflèUo trovisi virtualmente nellii 
di lui causa, e TimpossiLilità die vi si trovi nello stesso modo, con che 
è espresso c circoscritto rcflctto. Nò alla legittimità e verità dei due 
postulati osta Timpotenza in che siamo di avere il concetto puro di 
questa virtualità che forma il nesso delle due proposizioni; giacche, posti 
due tcimini relativi incontrovertibili , il nesso loro è necessariamente 
vero, sebbene nè evidente, nè dimostrabile. 

Egli è perciò assurdo ralTermare che i limiti appartengono altesseriz<i 
medesima delle perfezioni umane, onde abolirne i limiti sia distruggerle 
affatto , e così un' intelligenza che non ragioni , una volontà che non 
deliberi, cioè non atluantisi mediante una serie di operazioni complesse 
e successive , un soggetto xdvo , intelligente e voUtÌKO , scevro da ogni 
apparato organico e sensifero, una personalità senza limitazione, sieno 
lutti concetti contraddilloriK*); imperocché altro è dire che le perfezioni 
umane sieno necessariamente limitate , altro è dire che il limite appai ' 
tenga all'essenza medesima ddlc loro perfezioni, onde conseguii'cbbe che 
queste crescerebbero in ragione del limite; quindi un ente tanto sarebbe 
più perfetto, quanto più limitalo; laddove la perfezione cresce in ragione 
inversa del lìmite, e se questo non è mai del tutto separabile dalla 
natura del finito , è però suscettivo d im'indermila attenuazione corri- 
spondente alla perfezione indefinita, e così col rimuovere ogni limile 
si ha per analogìa adombrata rindefinita |>erfezione. K per verità, tanto 
è più perfetto rintendere , quanto è meno discorsivo, come avviene^ 
nell'intuito ove non ha luogo il discorso ; come non delibera la volontà 
ncirap|>etìrc il sommo bene, e tanto è più perfetta e Ubera, quanto 
meno esitante c deliberativa nciramore c nel proseguimento della virtù; 
epperciò , se rintellello nel cogliere d un tratto cd intuire il vero, la 
volontà neirappigliarsi senza esitanza al bene, toccano lapice dell’umana 
|>erfczìone, un'intelligenza, che in un atto solo e semplicissimo comprende 
tatto il vero assoliUamente , una 'lolonià , che del pari in un solo e 
semplicissimo atto faccia assolutamente tulio quanto intende di fare, non 
sono per noi parole vuote di senso , nè concetti privi cFogni realtà ^ , 
ma il concetto deli’ente perfettissimo , che è Dio. Parimente Torganisnio 
corporeo non è stromenlo ddlc operazioni deirintdiigenza, che allrìrnonti 


(1) Il ratìonalitmit lUI popeh , pag. 5<>'6i 
t») Ivi, p»g. 81. 


. — Digitized by Google 



PE* CIDSEPPE CniIUNCHELt,0 4; 

tornerebbero impossibili ed inconcepibili i concetti d’immaterialità , di 
uiiiTersaliti , di possibilità e simili, scepri d’ogni carattere di corporeità. 
Che se l'organismo fornisce i fantasmi sa cui opera l'intelletto , con ciò 
stesso lo presuppone esistente e distinto ; appunto come la coscienza 
presuppone la personalità , ben lungi dall’essere la funzione che costituisce 
l'uomo una persona (0 , ed il non-io rende bensì distinta la coscienza 
dell'io , ma la presuppone , come la sensazione particolare il senso fon- 
damentale corporeo , e la rìQessìone Tintnito. 

Gli è dunque a conchiudere che l'assoluto, il necessario, l’infinito, 
invece di essere una mera negazione , si è l’unica possibile causa e 
ragione del relativo , del contingente , del finito , appunto perchè scevra 
dei lìmiti , onde questo è circoscritto ; che perciò l'inferire da questo 
la realtà del primo non è uu mero arzigogolo , nè una metafisica e 
matematica sottigliezza ; come non può dirsi intrinsecamente vizioso, 
illegìttimo ed irrazionale il conchìudere dall'ideale al reale , e dal con- 
cetto che noi abbiamo dell’ assoluto e del necessario , alla reale sua 
esistenza ; giacché , non potendo questo concetto essere un prodotto od 
una forma subiettiva del relativo e del contingente ( chè in tal caso 
mancherebbe di causa e di ragione sufficiente ) , suppone un ideale 
oggettivo, il quale, non potendo esìstere di esistenza propria fuori del- 
l'intelligente , se è indipendente dall’intelligente relativo e contingente , 
involge l'esistenza deU’inteUìgente assoluto e necessario , che sìa ad un 
tempo l’assoluta intelligenza e l’assoluta intelligibilità, oggetto e soggetto 
ideale e reale , Iddio. 


APPENDICE B. 

Della ^eneraxione spontanea. 

Les générations sponUmées , dice il Floui*ens , ne soni quune vicUle 
ìiy pothèse , et de toutes les hypothèscs la plus gratuite, yi mestu'e qiie 
la Science fait un pas en avanti les partisans des générations spontanées 


(I) It rationalifwto tUl ji9f9lo , pig. 61. 
(3) Ui , pag. 37-38. 


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M>tcsi e sistemi su mere apparenze, nè apprezzare altrimenti i fenomeni 
della vita secondo che si compiono in un animale di stragrande o di 
picriolìasima mole^^). Ma non solo gli infusoni provengono da germi, 
ma questi sono prodotti , giusta gli esperimenti del Dalbianl , per 


(^1) FluureQA, De la longévìU httmainc , A* éd. r«ris, ISGO» pag. 163, 165. 

(S) Pdilrur n'<t pas àtulemrnt értairé la ^ìtestittn^ il Cm Htolut. Prmr aroir des antmaUutes ^ue 

fouUit II la grnrriilioa »p<iBlaDée réelle ? Jh T»r rt dtJ lifuettrs putrrsriUrs. Or, Af. Pasteur 
mrt rnsemiiU tU Coir et iti H^uturt putrtstibUs , et il M st jn'oiuit ntn. /.a gtnétaùan sp^tanée 
nest dtmr pus. n'ett pas cpm/irrffc/rr la gueslitm gut de douUr tneart Floureof , Etamrn du hvrt 
tir Sf. Darwin sur C arujint des tspms ; - Dr la ^é'n/r<t(joit i^»4Mfdnrr Ci>ntiWr>if« en sai ( Ejeperitnrr 
da M  Parts , IRI>4,pag. 169-110 Cf. Cumpias-mdus ite siantes de Pjdtademit, Ioni. L'ii. 

pag. 1?4. tluatirfagrs. l'/tiU dt Ctipère humainti - De fespite m gdne'ral , pag. .17-38, Pana, 1861. 
Ecmnr un Lraao . ;V. Pstleur a de'/iumtrr gu'ìl suffisait de domutr au hallm, fwi rrnfermt unr infusiav 
'juelf angue , vne firrmt Ielle gut les gtnms nt putsent pas nrrirrr jusgu'au tiguide, pi vr guc 
na présmtdt autvtee traee de maisisture alare mfme gu'il ètait en eemmumeation dtrrete aree Fair 
aidiuatrr. /.'existrnee des grrtnti. Ir ràle gu'ils jaaeat elaits les yiitendui phènammes de ginèration 
spantanée . rn( mii diali A«ri dt laute diitusnon pour gattengut *r ehenJte Iti rtmntliùns gue dam 
/■'oAffrvnlioi» et F 

(3) ■ ^«’d de plus aujc geiLt du pbiùtsapiie , dit a»v«: htaucaup dt ruuon .W«Minri<t>iiii , un éUpiant, 

* unt ialrinr , gue le plus petit assimaleule? L'un •/ Fautre est tieant , et e’esl le vieant gxsi èloenit 
« et gui rnnfaitd le pAiIrtopht ; Fun et F aulre est paur%-u de tùutes les parlies sidiJtt et de toutes les 
» Hgueurs tstttuairts A sa eansereatiom ^ à san aerraisseasent et à sa rrpraduetwni Pan et Fautrt a 

• msùutt, set imlinaliant , set mirurt : iLOst reta semble mfmt plus à Fatte dant Feliphant gue 
» dant la faunnt , dant la pelitene est urne mereeìlle de plus. ■> f/itloirt drt inseetes, ap, FioarrDi, 
De la tan^fViV Aimidiiir. pag. 161. 

(4) Mèmeire tur tee phènamrnet <rxi;r/i det infumiret , 186  


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PER GIUSEPPE GHlRl.NCnELLO 40 

accoppiamenli da due distìnti individui d'incompiuto ermafrodìsmo , riu- 
nendo gli infusorii come il polipo ì due modi di propagazione per uova 
o per scissione , equivalenti nel regno animale al riprodursi le piante 
per seme o pei' tallo nel regno vegetale CO; onde se gli esperimenti del 
Pasteur confermano il celebre assioma di Harvey, omne vÌK'um ex ovo, 
quelli del Balbiani comprovano con pari ragione Tequipollente , onwc 
ovum ex vale a dire che la vita si trasmette, ma non erompe, 

nè si svolge spontaneamente, e che la così delta natura è tanto incita 
a produrre di per sè un germe, quanto un vivente non generato; c chi 
alTerma il contrario, lo presuppone, ma non lo prova, nc riuscirà mai 
a provarlo , essendo una manifesta assurdità. £ tale si è ralfermare che 
« la vita , e.ssendo potenza atlim in se stessa , non può provenire ex 
vt abritpto per nessuna insuniazione o altra operazione qualunque di un 


(1) Le» imfuiùirtt ont Jone à In fati un organt màU et un ergane ftmelU. Bien plui , iU Mi des 
trite JùtimrU , e'eet-à-Jire periet <ur lUux inJtviJtu JifferrnU ; tnfin ita a' aceettflent , «I ila preduisent 
Jet auft. Ltnr génératim eet dune effttùee^ tempUte^ partitU à etile dea animaus Ita plua parfaila; 
rt il n'y A pomt de gJnératieu apomtatie’e. De toua Ut ph/nemèttea, gui a’obtervemt Jam ita eorpt riVcmO, 
nul ne ae pritente aree dea earaeàrea plua um/vrinea gue le pAenomène rtlatif à la propagation. Lts 
vègdtaux te rtproiUtiaeat comne lea ammaux. Vappareil reprodiuleur eat fait aur le mime modèir 
lùmi tea dttu regata. U y a dans lea vegétaux , eomme dona tea animaux , dea organea mJlea et det 

argama femeiiea il y a dea aexta, lant&t porte'a tur le mime indirtéu, tantit ;wrlei aur det indi- 

etdat aépartsi il y a det 9uft dona un ugna, commi dama Cautrti la groine du tdgt'tal rtpond toua 
tona lea rapporta à tauf de romimat. Ca n’ejf pat tout De mime gu’il y n potar le rigìtal drux ma- 
mtrta de te reprod»tt« , la graine et Ut bauture ; il y a auttà pour P animai , du moina pour rertainf 
ammaui , dtax fafont de te reproduir» ; Pauf et la aeittim. • /.'ÌBruioire a , camme le palype, let 
deuT madtt de reprtiduetùm : il te rtproduit par aritthm et par dea ttuft. Oh tavait depuia Umgumpt 
gue let infutairet at anuUiplient par division *>eoJice alla GaxxaUa di Torino^ 
n " 34G , eoL 6. 

« A che giova il divieto di peracmlare Ir origÌDÌ nella tirrnìià dtl pattato, di corcar d'anU- 
M vedere lo scopo sapremo oeirrl^tld tUi futuro, t^uando allo spirilo umano, in ogni punto 
» doll'jiiimnefo spirate lAe egli va itesvrwetido , eternamente si alTaccia questo doppio prohleraa ? 
« Questa costante aspìrtxtone airìDdoito non è forse la prova più evidente che appunto neirin- 

• finito è riposta l'iMtiiwe radie* delio spirito umano, il quale mediaule Mliehe efftarrsrvnie ti 

* ttpUna nei fimio? • (Ivi, col. 3). Curiosa davvero cotale duplico eternità che, falla a spicchi come 
oua melaraoeia, o partevolo come una pesca, non è però maggiore intiera che dimenata, onde 
ciascuna parte è eguale al lutto, non esseado meno elemn il passalo che ravvenire! Eternità 
risnlUnte da una contimia serie di momenti incommensurabile ed iolioila, perche scnx'uniU 
primordiale j però fioila , perche , sebbene aumentata sempre nell’ eternità passata , à tuttavia 
auinenUbile ancora oell'ctarsnrà futura f Cariosa del pari quella immensa spirate cui ra ducrirtrtdo 
Htraamente lo spirito umano, ignota ai malcmstici, ma inventata dai melafistci-naiaralisti , la quale 


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PF.n GU'SKrPC CmRlLNCflFU.O 


5 


generazione spontanea il passaggio diretto ed immediato dallo stato 
anorganico alCorganico , questo aprmdo uno sfogo più idoneo alla 
corrente della vita , quel passaggio immediato più non si osserva , 
il nisus formatieuSf proprielà essenziale ilella materia anche anorganica, 


priva «li un <iaU> puiilu «la coi ai av«>liuesIo si trova come implicato t rattrappito io quella 
immcHtifà-, ed abbisognando di un’aria piu aperta e sfogata per t»pUcarti ntlle tv« tidiehe cfPa- 
rtKcnzt, non la trova che nel /t««/«i; se non che sin dal suo primo, cioè eteruo, esplìcanisi aspira 
rofMntrjHcMfe «f/risr^MJto ; il quale non polendo essere quello in cni sta riposta l'intima radice 
dello spirilo umano, giacché ninno aspira a ciò che possiede; e non potendo csaero l'infinito in 
allo, che Vinfinita attuato implica tontratUtisionc (Id., Il mattriaUsmo niMfcnro, Gatzella di Torino, 
1865, n.o 3l , col. 5, ma soltanto un infinito pA/rjisi«ifr t/i« per divenire aòhisagna di un tempo 
infinito (Ivi, eoi. 6); ne consegue ebe lo spirito umsno arrebl>e l’inliova ra«ice neirinfinito che 
non è BDCora , ed aspirerebbe ad un ìnlioito che noi sarà mai, perché per divenire abbisogne- 
rebbe «l'un lem|Hi inSuito (locché iavolge vera coatradduione , p«‘rcliè rìnfiniU ed il tempo sono 
concetti conlraddittorii). Ora ripotesi delio spirilo ontano rbe, radicsio nell'iiifioito non peranco 
iliveButo, aspira cuslantemeate ad un iulioìlo che non puh dtteaire, e posl«y*fra uu principio ed 
un termine potenziale si esplica eternamente nel fiaito che non ha nè limile, né prtocipio. 
niedianlo una serie eterna ed ioSnila di cicliche cfliorcscenze ; non la dirò an'arrrazNNtr dt su 
errvello affuciuato, come chiama giustamente l'aalore la Mdlrn'a c/rrmi ed iir/!««'ta del Duchner (Ivi); 
ma la direi noa ociafisica efflaresrtnsa , di cui «lovrebbe vergognarsi no cx-goriila od eS'habbnìnci, 
bsNleiule ella sola ad abbattere cosi la leuria proposta dal o«>slro autore, come ripoicsi Darwi- 
itiana. Imperocché, lo sragionare essendo uo triste privil^io deirumaoilà nou comune agli antro- 
poidi , o rouviee dire ebe all'uomo solo com^wla l'oso della ragioue, di coi talvolta si ilranamenle 
abusa, e ciò conlraddìrebbe alla teoria del ooslro scrittore, il quale, non che allribuire la ragione 
ad ogni nrganisuKi, ad ogni forra, fa pure più o meno capace di coscienza, di tnorsliU c di meriln 
•Igni ordine e famiglia di animali (V. infra, pag. 61); ovvero riconoscere che questi ragiooano più 
dirittamente dcll'aorou, cd allora TÌeo meno il fondamento ed il cardine della teorìa di Oarnin. 
che è il continuo migliorativo trapasso d’una ìn altra specie o varietà. )la lasciando stare qnest«> 
argomento ir«f homtntm, o per dir meglio «zif simium-fiominem, il paralogismo del nostro natuniista 
nasce dallo scambiire l'infinito coirindefioìto , che or è rmnhra , u più relUmcnte il rapporto 
fra il rinito e Tinfinito , sicclii li presuppone entrambi. Ben lungi pertanto ebe rinfinito in allo 
(qualora non s'intenda l'iofinilo molliplice e eialeriair del Buebner . che è ona vera assurdità) 
tmplifhi eantradJizione , o sia uu concetto da relegarsi nelle rrgioni tiri trascfNdtNtalifmo t misti- 
tismo ptìi Rròit/«Jio (Ivi); tale si è per lo cnntiurio l’infinito potenziale, cioè l’indefinito, ove non 
abbia rioAotle in atl«i per condizioM e rondimento; giacebé nciralto primo sta la radice d’ognt 
potenza, e nell'atto uoo, semplic'ijaimo, necesaario ed assolato, elern«i ed immensa sla la ragione 
«d il priucipio d egni essere finito e «Iella sua indefinita durala e petcuzislìlà. Dissi infifiniUi , e 
uon infinita, perchè ciò che ebbe un principio e sarà senìpre limitalo, può bensì con aver fine, 
né limile ittiprelcribile , e dirsi ioiperìluro e«l illinilabde, n»o però mai nè tofinilo, né immenso, 
nè seirpileino, nè illimilata. E<| appunto perchè il foodammlo d'ogni cosa finita e deirindefinila 
sua pot.*nzi‘tl«là risiede nell'alto uno ed infinito, la ragione n«u può a meno «li vedere «|«irsUi 


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5a I.A CRITICA. SCIENTinCA ED IL SOVRAN.XATURALE 

o cessò di essei'C un conato, o riuscì e riesce sempre firustraneo! E uou 
c questo un confessare apertamente clic quel passaggio immediato non è 
un dato di usscrvazionc e di esperienza , ma un mero presupposto che 
uuii può aversi in conto di postulato, perchè gratuito cd assurdo? P^oii 
è egli assurdo il parlare di una corrente della vita , di cui si ammette 
essersi colla primordiale generazione spontanea esausta ed essiccata la 
fonte? Non è egli un contraddirsi il chiamare sfogo più idoneo il pas~ 
saggio mediato die t immediato , la generazione successiva c derivala 
più che la supposta primordiale e spontanea ? £ questa spontaneità 
precaria e laboriosa , come si accorda col vantato n doppio principio 
» niosofico delPazione costante e del minimum di azione CO? » Il vero 
si è che il passaggio immediato e spontaneo dallo stato anorganico 
all'organico non è giù uno sfogo meno idoneo , come loi*o malgrado 
dichiaimio i suoi fuuluri, della corrente della Wto,ma un*inipossibililu, 
perchè , reHelto non polendo essci'c maggiore della causa , la materia 
inorganica non può produrre Torganismo , e fra questo e cpiclla corre 
un abisso ; sicché fra la materia inorganica e la doppiamente ipotetica 
(cllula elementare il salto è ben più enorme, che non fra questa e 1 or- 
ganismo il più complicalo!^'; il momento della vita consistendo nella 


neceuariu rapporto fra s« e<l il suo principio , « dioioslnirnc la acc«««iU » K*oza che sia perciò 
Mcmsdrto iti (user* tila situa un iafinita aUtuiiv (Iti, Col. 6)i loi'cbè è doppìameate assurdo. ii 
perebb rififioito noa può dirsi dò aUaato, ao aUaabila, essendo na alto parisaimo e tciapilerno^ 
■i perchè cntne tale è incompatibile col processo discorsivo della ragiona- 
ti) V. la cilaU Appendice alla Ganetla dì Turino, 1SG4, a.** 34S , col. 8. 

(9) La via, l'orgaHÙatidit , fui est U résuUat ti non la eaust d* la vit, séparenl prafaudèmtnt le* élìtt 
vMunlj dtt earps bruts. Dts %iiu aiu autrt* 1 / y a un ahimè. Qualrcfigos, op. ciL, pag. 10. 

(3) « Sì respinge come un insuUo alla dignilè della nostra specie (doveva dire al bnon senso 
w ed alla ragione) Vingeymua teorica, che ci Ta derivare dalla ecimia, e duo si pensa airenormilà 
V del salto, che avrebbe dovuto Tare il primo uomo sbucciando faori belio e compiuto da un 
» mucchio di argilla, òoè dìretlameuio da quella mairria anorganica, a cui pure si iiiega l'alli- 
u Indine a produrre una raucedine nicmscopica , un vibriune, una semplice celiala eieracnlare' 
m Per quanto aoiiuiriamo la splendida meole ed il vasto sapere del Professore Tornali, non pos- 
» siamo in cuscienia seguirlo su questo terreno teologico, e prefcriaoio ancora avere qual prb« 
• genitrice la scimia perfezionata, che non Targilla (1.- snp. cil. , col. 5). > Ma se dalla scinia 
perfeiiunala ci fale risalire a mano a roano alla cellula cb'menlare . e da questa spiccare un salto 
veramente mariaU sino alla materia anorganica, che cosa ci avrebbe guadagnato il Tornali a segnirvi 
su questo vostro terreno sMdeyico-onoryunjce? Avrcblie scambiata Peryt.'/a colla materia iuorganira 
eoa nessun profitto; perchè la splendida sua mente ed il vasto »qo »a|icre non gli avrebbe |»»r> 
mesto di derivare il piò semplice organismo dalla materia inorganica seara ricorrere a quel fiat 
onnipossetilr ebe animò la nostra aiyilta. Ma fermando l'un piede sul rrrrnito, cui vi piace chiamar 
teolef ic« , non abbandonò coiraUro il fermio /ctesio'ySe» ; bensì fedele all'aTortsoio che eyni vive/tit 


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PEA GIUSEPPE OniB!?fGHEIXO 


53 


ftii'ondità del germe ^ anziché nel più o men lungo e graduato suo svol> 
pimento. Per la qua) cosa, se la natura fu da tanto da produrre di per 
sé quella prima cellula organica , che doveva riuscire alla spugna , al 
polipo y al mollusco y articolato y al pesce, aWl anfibio , dW uccello, al 
fìutntmifero, alfwmolO, e perché non avrà potuto generar questo nello 
sviluppo perfetto del suo organismo e delle sue facoltà, non richieden- 
dosi di certo minor nisus formativus nella produzione di un fungo che 
non di un albero d'alto fusto , in cpiella di un infusorio che non di un 
megatherium o di un elefante ? Che se ora torganismo complicatissimo 
non che dell'uomo , ma delVinfimo fra i mammiferi non può svilupparsi, 
se non preesiste un come non havvi germe che non presupponga 

un vivente, da cui sia derivato; ciò prova che Tosservazione e l’espc- 
i-ienza .ci dimostrano la trasmissione, non già rorìgine della vita, e che 
la natura é tanto impotente di per sé a produrre immediatamente un 
vivente, quanto a produrre un germe originariamente fecondo. Gli è 
quindi lo scienziato che è « incapace di rispondere alla ingenua que- 
» stionc che gli oppone facume sarcastico del popolo, se sia stato, ctat’, 
n prima l'uovo o la gallina n mostrando di non avere né dati, 
né ragioni per risolvere tale questione. Laddove questa perde tulio 
il suo sarcasmo , qualora fosse compatibile coW ingenuità , e non può 
nemmen più aver luogo , trattandosi di quella dottrina , che fa deri- 
vare ogni forma ( dite specie ) organata dall' azione plastica di una 
foì'za creatrice; perocché, secondo tale dottrina, la quale, avendo per 
base un dato rivelato se , giusta il citato zoologo , non deve dirsi una 
teorica, non è nè manco un'ipotesi, c molto meno gt'ossolana e speciosa, 
come con altro infelice connubio la si vorrebbe chiamare , Dio civ^ò 
bensì le piante fàcienti seme, non già i semi onde quelle germogliassero, 
e popolò la terra. Tarla e le acque di animali prolilici, non già di germi 


prv*itHt da u/i M««, beo <nd« che ta vil« nel looipo qwd può aver prÌDCipto che da Colui il qoalv 
vive iieUVlrroilà , autore d’ogDt etaere, foDle dì ^nì vita, e che perciò il dato rivelato e teolo- 
f(it‘o è «in postulato seientiheo; oientre l'ipolesi d*ana vita ints<ntt fffrniialmeate all* nuaeria iu»or- 
gnHÌrit e succcMiraraento actalta » manipstn duranU tttenità dal pa$saio h UD'iDOOgaita elevata al 
ptu alto grado di aMurdità. Noi prcrcriaroo il trrrmo Uoltfgieo ^ che non solo eì guarenlUce la 
urivinnria nottra dignità, ma ci salva dal farneticare od ioibeslialire. 

(t) V. la citata Appendice alla Ctmetta di Torino, 18&t, n.* !U9. col. t. 

(ì) Ivi, e n.* 346, col. S. 

(3) Ivi, n ** 34G, col. S, dove ti cita il Uefilippi. 

(4; Ivi 

8 


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lA CRITICA SOENTIFICA ED II. SOVRA^NATrRAl.E 


■'4 

fecondi , clic dovessero con lento e successivo e per alcuni impossibile 
proredimento svolgersi, crescere, maturare Grossoìana per lo contrario 
e niente speciosa ci pare cjueiripotesi con che uno si lusinga di sciogliere 
la diiTicoltà, allontanandola, c reputa tanto pià agevole a spiegarsi Tori- 
ginc d’ua organismo, quanto l una è più riinota e più semplice, c Taltro 
più recente c complicato; quindi tanto più credìbile la primitiva cellula 
elementare , quanto più varia , moltiplice , universale la virtualità , che 
le si attribuisce ; come tanto più spontaneo ( sebbene più inetio ) il 
detto trapasso dallo stato anorganico alVorganato , dalla vita latente ed 
occnUa alla manifesta ^ . E parimente , non per ciò solo bassi a din' 
scientifica , se non ortodossa , una teorica , j>ercliè professata da illustri 
scienziati , essendo pur tali non |>ochi dei suoi contraddittori prova 
questa che ingegno e dottrina non sono sulTicìcnle guarentìgia del vero. 
Quanto poi al contrapporre la scienza alfortodossia , la è , non so qual 
più , se uno sproposito od una bt^slemmia ; quasicchè la fede dt'bba oc- 
cupare quel campo che lascia libero alle umane dis((uisizionÌ ; ovvero 
la scienza abbia mai scoperto o possa scoprire un fatto che contraddica 
ad un vero rivelalo ; laddove chi volesse giudicare del valore scientifico 
di cotale teorica dnirortodossia razionalistica del uostit) lodatore, la non 
SI polirebbe nemmeno chiamare un'ipotesi , ma si dovrebbe riporre fra 
le più strane aberrazioni deirintelletto e della fantasia. 

Di vero, non so quanto sincero, ma certamente non molto sapieulc 
mi (tare quel zelo ortodosso , per cui a respingere « le strane ubbie 
n della scuola materialistica, che insedia sul trono di Dio un anarchico 
1) conglomerato di rigide molecole obbedienti soltanto a ciechi impulsi 
fortuiti, n cd n respingere c< del pari il «roncetto della scuola teologica, 
)) che considera luniverso nella sua totalità, cd ogni singolo tipo spc- 
» cifico in paiiìcolare come faUura esclusiva ed immediata di un arbi- 
» trario creatore , » ei non trova miglior espediente che « ammettere 


(I) Geo., t, Cr. AogOAlinDs, De Gtn. cui tHer.^ I. v, a. 9, cdL Paris, 1830. 

{9) V. sopri, pig. SO. 

{i) « Voi loorici, Il quile, per licere degli lUri, ebbe primi di Carlo Darvio a propogoalori 
■ Liioirck, Ga4i(Troy S«Ìol*Uiliire, Ensuo Darwin, GoeUtr ed il velerano della geologia M. J. 
» d'Omalius d'Ualloy, merìla certo il come di scieoliSca, se non di orlodosta. ■ Guielli citala, 
1^64, o.* 349, col. 10. 

1^4) Bastano i nomi di CoTier, BlaifiTÌHe , Elesry, Gordon , Quitrefage* c TobmII. Vedi uo sunlo 
della costo! Prolìuìone al corto d'aitatomia omano , Dell'Appendice alla Calzetta Medica Italiana, 
n.* SO, 13 dicembre 18G-1. 


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PER CIDSF.PPE CIlIRINOnEIXU 55 

» l'azione razionale di cause intelligenti dircllc daU influeiiza proNvideii- 
II zialc di nn onlinatore supremo. » Fra questa dottrina, dice egli, e 
le strane ubbìe della scuola materialistica , non che il concetto della 
scuola teologica , corre l'abisso che divide il miracolo dalla ragione. 
Noi , conchiude , non esitiamo nella scelta. Prescegliamo la ragione 
Ed ei per l’opposito l’Iia ripudiata j perocché fra tale dottrina e la 
ragione corre un abisso , non gii fra questa ed il miracolo , a cui è 
giuocoforza ricorrere , se si vuol dar ragione di un vero principio , di 
una primaria origine, cui devesi necessariamente ammettere, nè si può 
altrimenti spiegare ; e ben lungi che fni la dottrina di questo scrittore 
e Vipotesi materialistica corra im abisso , non vi si scorge nemmeno, 
sto per dire, una diversità specifica o di razza, tutt’al più un'indivi- 
duale varietà. Difatti, se fra lo spirilo attivo razionalmente e la materia 
assolutamente passiva non v’ha nulla d'intermedio', se una sola eil iilcn- 
tica forza organica attrasvrso una serie continua di evoluzioni progressive 
culmina nel tipo umano, sicché l'intelligenza dell' uomo preesisle nell' in- 
lìmo atomo chimico, e non pur l’intelligenza c la ragione, ma la coscienza 
e la responsabilità , la gradazione delle facoltà morali fra gli animati 
superiori e Fuomo essendo come impercettibile^'.-, se questa forza orga- 
nica intelligente e razionale , cosciente , morale c libera , è inerente 
essenzialmente alla materia del pari che la vita , di cui non è che una 
proprietà o funzione più o meno latente c manifesta , e <{uindi insepa- 
rabile ; posto che la vita sia incomunicabile e non possa pen-enire 


(I) Ivi, n.* 149, est IO. 

(S) Ivi , col. 7. 

(3) la uni poitpnorc tppcndic«. Lellufa pubiliea éi Madamigilltt Roytr sulla 
sitile tfetie, GaziolU dì Torino 1SG5, n.** 9-1 , col. IO, si rilriUn lo sletso (cma con quilcbe 
%>nuian«: ■ Hadimigclli Royer dicova lienìMÌmo ebe tatto lì ridocc alla fona ed allo auo Irasfur* 
» maiioDÌ i ODI quoita fona, porebè non i«vioisca in iUaaoria islrazioDo, dove essere bu dal 
• principio proprietà inalienabile di enti reali più o meno dotati d'intelligcnia e ragione, la quale 
» ancora latente nella inCme sfera vada gradatamente sviluppandosi e divenendo alfine conscia 
» di se medesima nell’ente che ^lun^e a eottrutrài In marangliota compagine del tfrtbvt umana, a 
Cariofo dervrro questo processo, con che il gorilla, creandoli iucaRiciafacole lo slromento della 
propria coscienza, diveuta nomo, senza che perciò le sne qualità morali acqoìslino un grado 
prrcetuMt di maggior perfezione (V. nota antec.). Curioio un ùlinte raùtm/tU che non ragiona 
(non polendosi ragionare leraa nileviione o coscienza), e coititmsce a» erganùma adeguata alC ulta 
ripicd, cA« mpira ad attuare ( Le eaiue fiuali rulla natura. Gazzetta di Torino |8Gó, u." 18, colonne 
'J • tO)! L'ente reale, la monade non costruisce cerio la celiala e Torganìsmo a modo d'arlefice 
esterno , che abbia coicienza del ano o|wralo , ma bensì attraendo nella propria sfera d'azione le 
circostaali entelechie a lui adeguate per pUitnarsenc un corpo conforme all'idea tipica , che 



56 LA CRITICA SCIE.NTIHCA El) IL SOVRANNATL'RALE 

alla materia da un essere estraneo ; che bisogno vi ha egli ancoi a di 
uninjluenza pro*ùdenziale e di un supremo ordinatore ? Forse per 
dirigere Ja manifestazione della vita ? Ma questa si manifesta mediante 
un intimo processo di ck^oIuzìoìic sua propria e come latto secondo 
è condizionato dairntto primo, una forza radicalmente ìndipendente non 
abbisogna deiraltnii indirizzo, e poiché si uolc essenzialmente inlelli’ 
gente, razionale c morale, è perno stesso autonoma, legge a se stessa, 
e si converte col diritto e quindi con Dio. K dopo tale teoretica ed 
oramai pratica apoteosi della forza , da cui si è svolto tutto questo 
universo , che ci ha egli a fare un ordinatore supremo ? Forse per 
armonizzare le varie forze , od i molliplici e successivi loro clTetti ? Ma 
se non havvene che una sola , come mai polrA venire in collisione cou 
se stessa o con altre ? £ runità iniziale c complessiva del germe non è 
una sufliicìcnte guarentigia deir armonico e costante contemperamento 
delle varie e successive evoluzioni, tutte partecij>anti alle proprietà essen> 
ziali della 'vita latente^ in cui erano radicalmente comprese c complicate? 
Insomma la vita manifesta non diflenscc essenzialmente dalla latentCy 
di cui non può essere che un modo, ed una esser deve la fonte e 
l’orìgine di entrambi ; se la prima non proviene da un essere estraneo^ 
Tallra non abbisogna di avì influenza pro<^ddenziaUt y di un supremo 
ordinatore , il quale non può dirsi tale, se non si distingue dalFuniverso; 
nè può distinguersene e non rimanervi estraneo y giacché si suppone 


ulintìtameulo aspita a coocrcUre (Iti, o." 5't, ct>l. lì) Ma «jumlo tipo , a cui la tuooade aspira, 
«Iste riiieilc "* Non io aè di cerio , poicliè ella aspira a concretarlo , e perchi* allriBienti oon po« 
IrehlH* coglierlo che tri l'ia , cioè un ritorno iovra *€ iUt*a (Ili). >oa nell* 

atire mnoadi, o aiogalanneoU, o coUetlirancotCi giacebè tulle ai trovano io aiutuca coodiiiooe. 
ed il colleltivo noa è specifirameute diecrio dai aingolart onda rirulla. Non nella ragione aitoltti/i ed 
immanente atte cose mttitiime gialla t'(/>a(exi panuùtica (Ivi, a.** 4d, coL 4), giacché I'bmoIuIo non 
può radere oioltaplice. Dunque non tì rimane ebe una poaaibUe aoluaioac . la quale perciò non deve 
dirai ipolelica, q’iella cioè di so creatore noDipolcata ed oDaiacicQU^ ed U rotere attribuire alle 
fone d«ico*>cbÌB)icbe o tìIuIì riotelligensa e la rtgioae . argoaicDlaodo dairarnonta e corriapon* 
'li'oia dei masi allo scopo , è un inailare il aciTsggio , il quale dali'opportuailà dei molu di un 
oriuolo reltanieate coochiede aircaialenaa d'un tuolore ÌBleUigrole . ma rimmedefiaia goflamrate 
«'olla laaccbintk stessa, o considera quel inalo come un prodoUo non già della mente dell'artefice, 
ma di colai, che carica forinolo, o conduce la locomotiva. S'i, • l'orgaoisnio è an'anBooia di fiiB' 
• rioni diTerse; ‘rga, è necesaaria usa (orza armoouialricc e direttrice (lù, n.* co). 3), > 
ma non segae ebe questa foras ioermle alforgeBismo debba eiscrc ella sicsaa inlelilgcnle ed il 
Isttn deirorganiea evolutifme del germe dimostra bensì una causa intelligccle, non giè un'intelti- 
uenaa co) gome inunede^imala. 

(n Iti, Curetta citata ISlìl , o.” col. 0. 


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PER Giuseppe chirinchello 5^ 

che l'universo ne sarebbe essenziiilmenle e fontahnenlc indipendente. 
Ancora, se la vita radicalmente indipendente, intelligente ed autonoma 
deil univcrso abbisogna luUavia d’un ordinatore supremo ^ che soprainlonda 
alle successive evoluzioni di essa j questa forza provvidenziale ed ordi- 
natrice, suprema quanto al governo della vita mondiale, non abbisognei'à 
essa pure alla sua volta di essere goveniata nel suo esercizio direllivo 
da un altro ordinatore supremo del pari ed indipendente? O dunque- 
questo ordinatore provvidenziale è egli solo veramente indipendente , c 
non sarà tale la vita , vuoi latente , vuoi manifesta , considerata cioè 
così nella primitiva sua origine , come nelle successive evoluzioni ; cd 
allora rordinalorc sarà pure autore dciruniverso , rimanendone distinto 
SI, ma sostanzialmente non estraneo, non potendolo essere la vera causa 
al suo ellètto ; ovvero si vuole che la vita, cioè la forza organica, sia 
essenzialmente e radicalmente indipendente ed autonoma , e questa si 
manterrà sempre tale in tutte le sue evoluzioni , nè abbisognerà mai di 
una estranea direzione , u così Xinjluenza provvidenziale ed il supremo 
ordinatore riuscirà una cliiniera, se non una maschera ed una menzogna. 
Aggiungi che , dove tutto è razionalmente attivo , tutto ha uno scopo 
inerente ed inseparabile dalle singole cose , quindi non già presumibile 
c dimostrabile, ma presupposto necessariamente, ed indipendente da un 
esterno ordinatore. Quanto poi ni coordinare i lini parziali in un piano 
universale , se per una parte Tesser questa una necessaria conseguenza 
per chi ammette una sola forza organica , cìte attraverso di una serie 
continuit di evoluzioni progressive culmina nel tipo umano^^YtTìàvvchht 
il còmpilo d*uii ordinatore supremo al tutto supeHluo ; per altra parte 
questo compito, giusta la teoria medica del nostro autore che confonde 
Tigiene colla terapeutica , involgerebbe Tassurdità delToUimìsmu asso- 
luto^*), quasiochc roltimo assoluto possa essere .altri che Dio, o l'armonia 


(1) Iti, n.* 3-iD, col 1. 

(2) * raricnilo tlail‘l«)ra clic tallo odia natura deva avere uoo Mopo, perchè vi netea dimu- 

> strarlu più o metio ieltcameole in alcuni ca»i , »i conchiude ad un'unica sienle creatrice , che 

> tulio pretUìbiiiice , ctH^rdinaodo i fini pariiali in un unico piano uoiveritlc, ttUìmo in ngni tUt~ 
• taglio {t^ canti finali ^ toc. cit, IHfiS. n.** 4S, col. 4 ). • No, il coordinare le varie parti m 
un latto non imporla l’oUimi*mo nè nelle parti, nc noi tullu. Nò j«r far lervire il male al 
Irinitro del keoo è oecciBarìo di ««sere cauaa del male, e prntabiiirta o écterminarla ^ taita 
prevederlo e coordinarlo. Nè il riporre odia creatura la causa prima dei male viola l'aivioma 
inconcusso di logica: 

Cow/A cautae ut cttam cauta tautati 


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58 LA CRITICA SClENTincA ED IL SOVRA>>ATriULE 

universale non sia compatibile con alcune particolari dissonanze, e sotto 
il governo d'un Dio sapiente, benigno e provvido non possa aver luogo 
nè il male, nè il riparo cd il rimedio. E siccome di molti disordini, 
malanni c calamita non vediamo nè Topporlunità , nè Io scopo, nè il 
bene clic se ne potrà deiivare , e molti sono i casi che alla nostra 
ignoranza sembrano fortuiti c capricciosi ; si vorrebbe che prendessimo 
la nostra ignoranza per criterio , ed anziché ai'gomentare dal nolo aU 
i’ignoto (tanto piu quando uno ed identico è il vero c sommo principio 
delTessere d'ogni iluita cosa), negare la realtà c possibilità d’uno scopo, 
ogniqualvolta o non è evidente, o il presunto da noi riuscì fallito. 
Laddove la severa logica non nconosce questi assunli od ipocriti tem- 
peramenti , e pone invece questo dilemma : o non si danno cause finali 
nella natura, o non vi ha forza ed allo ptivo di scopo; o non vi ha 
nulla di ordinalo, o lutto deve concorrere all'ordine universale. Laonde 
se il concetto di un’unica mente creatrice, che lutto dispone e coordina 
in un unico piano universale , è un’ipotesi arbitraria ; quello d’un ordi- 
natore supremo dell’azione razionale di cause materiali, ma intelligenti, 
autonome cd indipendenti è una balordaggine od un' ipocrisia. 

Nè solo ce lo consente c confessa imprudente e sbadato il nostro 
sci'iltoi'e , ma iic mena aiito per nobile fìerezza e squi.sito sentiniciUo 
di morale dignità , la quale verrebbe iiicuo qualora l'uomo potesse ri- 
conoscere da altri che da se solo la propria perfezione ; onde come la 
vita non può provenire tla nessuna operazione di un essere estranett , 
cosi la piè alla c sublime sua evoluzione non può essere che il risultato 
della propria attività: « Provenga pur Tuomo dalla scimia , egli non 
» cade per <|uesto dal trono, che occupa in oggi fra gli esseri viventi 
I» sul nostro pianeta ; ma anzi quel trono apparisce siccome il premio 
i> laboriosamente f'uada'f'nato dalla propria attività dell uomo nella libera 
» concorrenza della vita , anziché il dono gratuito di una estranea pò- 
)> tenzai II pronunziato è doininatico, ma è un solenne strafalcione; 
perocché da una gratuita c falsa premessa si dedusse non già la legittima 


Gi»cefa^, ve, iovcce di tradurlo letleraloDeoIr, cbi lo cilù Taveitie romprevo, arrebbe pure capito 
fbe la c«a«a di una causa Ubera b per ciò stesso eagiooo rtie la seconda non sia nci-ettariamente 
{ircdetcrrainata » e che corno Peasere e l'iDdivtdoaUtk d'ogni ente Unito , tranne la iìoiteua . ha 
il suo principio ncil'essere infinito, rimanondooe però individualrsente distinto, io stesso è a dirsi 
delle umane dcleroiiDaitiooi. 

(1) Iti, mi, n.« ai9, col. 8. 


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PKR GIUSEPPE CHIRINGHELLO 5^ 

ìnfereiua, bensì !a coiilraiia. Se fuomo pìrìvicnc dalia scimìa, egli non 
cade , no , per (fuesto (Ld trono , su cui sì trova oggidì insediato , ma 
non nc consegue che vi sia egli stesso salito ; anzi quel trono apparisce 
siccome il premio labonosamenle guadagnato dalla propria attività, non 
già delliiomo, che lo |jossiede per diritto di eredità e di nascita, bensì 
della scimia, che lo conquistò nella libera concorrenza della vita bestiale, 
ed umanandosi a poco a poco sempre piò si accosto a ({uel trono senzii 
inai possederlo , perchè , appena guadagnato , ella cesso c Tuomo vi si 
assise possesso!* fortunato. Che se questi non dovrebbe vergognarsi della 
sua origine bestiale , che avrebbe torto di reputare spregevole , mollo 
meno può darsi vanto della presente sua condizione; anzi, se tt solo al 
» vero mento compclc il primato , e solo il vero merito è capace di 
» conservarlo , perchè dovunque è aperta la via al progredire , vuole 
» giustizia che sia egualmente possibile il decadere (*) ; » come gli è 
eeiHo che ruomo non si sarebbe meritato un tale primato , cosi polrch- 
besi dubitare che sia ca|>ace di cbnscrvarsclo , a giudicarne dai novelli 
suoi amori, per cui dimostrasi piò inchinevole a rinvenire alla vagheg- 
giata sua orìgine, anziché progredire alla susseguente sua evoluzione 
trasumanandosi. Del resto , se quella scimiatica origine , assurda per 
ogni spregiudicato, non è che problematica per gli stessi di lei cnN 
deggiatori , il lucdesìino è a dirsi di questo fisiologico ti*asuinanare, 
ili cui non appare fìnora , nè si sa quando se ne [lotrà scoprire , un 
fpiah'he anche lievissimo indìzio. Perocché tepoca alluale di stabilità 
relativa abbracciando anche i tempi antestorici , e non essendosi mai 
scop<u‘ta nessuna traccia di questo impercettibile continuo svolgimento, 
chi mi sa dii*c quante centinaia di sccoU o piuttosto migliaia e migliaia 
di millennii si richiedano perchè tepoca ancor sì bambina delt umanità 
cosciente sx'd pervenuta al punto delPumanità sensibilmente trasumanata? 
E qualora vi giungesse, come potrà questa accertarsene? Non altrimenti, 
fuorché col confronto di un individuo in allora vivente o defunto , e di 
un altro vissuto in un* età sterminatamente rimola, perchè abbia potuto 
aver luogo una percettibile evoluzione e tuttavia sì perfettamente 
conservato da poter rendere sensibile quella diversità. Ma , data per 


 

Ridotta cosi la moralitA ed il merito ad una fisiologica funzione , di 
cui non si ha nemmeno la consapevolezza ; convertile le forze tutte in 
altrettante cause intelligenti , che agiscono razionalmente ; accomunata , 
anzi immedesimata colla materia l'intelligenza, la ragione, la coscienza, 
la moralità nella libera concorrenza della vita , ogni cosa partecipandovi 
in vario grado , perchè tutto è spirilo attivo razionalmente ('!, il sotto- 
mettere questo spirito alla direzione ed injltwnza provvidenziale di un 
ordinatore supremo non può provenire che da difetto di dialettica o di 
sinceriti ; ripugnando affatto che chi ha in se la ragione primaria ed 
assoluta di sua attiviti, possa dipendere da altri quanto al di lei indirizzo, 
e chi ne abbisogna, possa essere originariamente indi l‘s. Mxjii (Vulg. ixxii), 9. eoli ciLViii , S. 


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64 CKinrA SCIENTIFICA FJ) IL SOVRANNATURALE 

» in particoiurn come fattura esclusiva ed immediata di un arbitrario 
» Creatore iO, » non esclude il mistero, non è però contraddetto da 
nessun dato positivo ed incontroverlìLile dì osserva£Ìone c d'esperienza, 
c molto meno da assoluta impossibilità razionale y cui non so come 
|)Ossa sottrarsi il nostro natui'alista , il quale , ponendo come condizione 
indispensabile |>er la nascita d'un animale la preesistenza di un uteroiV, 
nè potendo schermirsi dalla neeessitè di risalire ad un animale primis 
tivo ( giacché non v' ha sene senza un principio ) , trovasi ridotto al 
bivio fatale o di pix:su])porre un utero primitivo preesistente al primi- 
tivo animale, viscero per se stesso sussistente e fecondo, non generato 
da altro animale , nè a lui appartenente ; ovvero di ammettere un pro- 
genitore crealo , non generato , e seguire perciò il Tornati su questo 
terreno teologico , preferendo l'argilla perfezionata alla scimia pt'Ogeni- 
trice , non si sa come essa stessa orìginarìamente progenerata ; ma a 
quest'ultimo partilo ripugnuudo la coscienza del nostro zoologo (^), pre- 
ferirà senz'altro l'assoluta impossibilità razionale. Ci par dunque poter 
conchiuderc che fra le strane ublAc della scuola materialistica , che 
insedia sul trono di Dio tm atuu'chico conglomer'ato di rigide molecole 
obbedienti soltanto a ciechi impulsi fortuiti, e la dottrina, che ammette 
l'azione razionale di cause ( inatei iali , ma ) intelligenti diretta dalCin’- 
fluenza prowulenziale di lui ordinatore supi'cmo, non corra alcun alÀsso, 
ma quella sola dincrenza che passa fra Tateismo ed il panteismo , che 
è uii’aUiismo mascherato. La prima ipotesi , non riconoscendo uell'uni- 
verso Timproutu dell' inlciligcuza c dell' ordine , nega Dio , che na è 
la prima ed iucsaui'ibilc fonie ; TalU'a , immedesimando colla materia 
rinlelligenza c la ragione , la cuscìetiza e la libertà , anzi divinizzando 
la materia coirattribuiiic Vaseità , la quale non può competere che al 
solo Idilio , lo rinuega di fallo , sebbene non osi escluderlo nominata- 
mente , ma ne faccia un ente ideale e fanlastico , anziché reale , nomi- 
nalmente un factotum, oHcUivamente un fannullone, assegnandogli, non 
so con quanta siucertlà e per (|uale sociale , politica o retorica conve* 
uienza , una sinecura. Fra queste due ipotesi ed il concetto teologico 


(t) V. lopra, pag. St. 

(S) V. aopra, p*g. 53. 

(3) V. aopra, pag. 5S, nota 3. 


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PER GIUSEPPE CHTlUNCntLT.O 


65 

di un Dio creatore corre veramente un abisso, (quello che separa il vero 
dai falso, il delirio dalla ragione. Noi, coiichiudcremo colle stesse parole 
del citato natui'alista , preferiamo la ragione 


APPENDICE C. 

Ilella trasformazione delle specie. 

La noi) nuova , ma ora più che mai rinfi'onzita e caldeggiata 
teoria della trasformazione delie specie è rorrclaliva alla pui* vieta , ma 
sempre ringiovunilu ipotesi della generazione spontanea y e contraddittorie 
entrambi nella stessa loro enunciazione , possono con cgaal diritto e 
logica inferenza servire Tuna all’altra di principio o dì conclusione. Dì 
vero, il chiamare generazione spontanea il primo inizio o momento delia 
vita è una coiitniddizione nei tenniui ; iinpci'occhò la generazione ( e la 
sponlanciUt non ne può alterare la natura) è Tatto d’uii vivente che 
trasmette la vita , epperò la pi'csupponc. Laonde tanto gli è assurdo 
che uno generi se stesso, quanto clic venga gcnei*ato da chi non è vivo. 
Di che consegue clic un generato non [>uò essere il primo vivente , ma 
qutisto ha ad essere un generatore non generato ; vale a dire che l’origine 
defila vita vuol essere assegnata all’alto creativo , non già al generativo. 
Nè adupra maggior proprietà di linguaggio chi parla di trasformazione 
delle specie , mentre nega assolutamente la loro esistenza riducendole a 


(,1) V. «upr * , p«g. Si. 

(i) Cbsrl<» DarKiB (Oh th« On^m of dj|>rae«. ihird td., Loodoa, ISOI, ptg. siii*iiv) ■Hrga come 
primi e principati faatori di qae>t’opiBÌnoc ì) Lamurrk e Gooilroj Saiul-HiiatrOi quegli però, oltre 
al A4>n starnvUcre ona TBràbiitU cubIìros ed iadclioiU , ooD ricooosee allni reu«t di Tericbililà, 
irenpe le TirkU del meno embìeDle , mcoire quote nella teoria di llenviD non è nemoieDO U 
più imporlaale e prinri{uiie (V. op. cìl. , pag. 3, 10-11 , 149-lSl , 533; Qualreragee , op. eil., 
peg, 4>1-S0 ) ; o per lo coolrarìo la epootanee geoeraiioDO propugnala dal Lamarck è ripodiala 
dal HamìD , almeao per qoaato riguarda il periodo attoalo:'/ ntei kardly tay ihnt Scienct in Arr 
pn*cnt itale doa noi countcnancr thè txUef that lm»g crtaturts are nov evtr produted /rojn ìnorgantr 
matitr. a Non reputo neceiaario ravverlire ebo nello alato alleale della acicuza, i’opioiono, la 
n quale ▼errebbe dm la roaterìa inorganica >ada latlaTÌa praducendo Cflseri vìTenfì, è prira di 
> foodananlo (Op. ciU, pag. 13S). • Col qual («mperaraenlo bob rolle pregiudicare le qseaUone 
sa la generaiioBo aponUnea abbia avQto luogo origìoariamenle , o poasa luUavia avario ìd bb 
più o meno loBtaoo aweBÌra. 



GG L CIUTTCA SCIENTIFICA F-D U. SOVRANNATTRALE 

semplici variela, senta chiarirci che cosa si debba intendere per varietà f 
quando non si riconosce un tipo costante e comune ; e mentre le sì 
attribuisce un principio imj>ossìbilc ( non potendo il fximo organismo 
essere consideralo quale una varietà ) , non le si vuole assegnare venm 
limite impreteribile ; sicché tolto ogni valoi'e y tranne che nominale , ai 
vocaboli di specie, di genere e di i*cgno, Tuoino e la spugna, Tanimale 
e la pianta , ci si danno come una vanctà di un piimitivo organismo 
svolgculcsi del continuo con un processo gradualo. Nè basta ancora; 
imperocché alla distinzione fra materia organica ed anoi^anica , fi'a le 
forze fisico-chimiche c le fisiologiche , non potendosi assegnaix miglior 
fondamento di quella che corre fra il vegctai'e cd il sentire , il sentire 
e l'intendere e ragionare ; per logica infcrcnz;i c per non cadci'e dal 
continuo nel discreto (locchè per gli schietti od infinti, od anche inconscii 
materialisti è un vero sotto mortale), uopo è considerare quel primitÌTO 
organismo , non già quale principio assoluto della vita , bensì come 
evoluzione ed estrinsecazione di una vitalità latente , di cui sia essen- 
zialmente c necessariamente informala la material*); la quale perciò 
non potrà mai chiamarsi anorganica , essendo essa stessa ed essa soia 
la primaria plasmati'ice d'ogui organismo. Per la qual cosa, combinazione 
chimica e simpatìa , irritazione e sentimento , elasticità cd arbitrio , po- 
larità cd amore, attrazione e coscienza, gravitazione c socievolezza, 
intelligenza cd clellricità , istinto c ragione , si avranno a riguardare 
siccome fenomeni , accidenti , alti , funzioni di una sola cd identica so- 
stanza , potenza, forza, virtù, la forza-materia, la materiata virtù y*. 


(I)  l'appendic« B, pag. S7 e seg. 

(9) H» d«Uo fi>rxa-matrrì« o m*ìienata virtù, immeJeitiBando, rppcrìi tlislruggeado l’ano e t’allro 
c>uQC«Uo { locchè, i« è tiuurdo, è però coerente ni si^lena dei raeterialitli , i tjanli non ponsoBo 
logieeoicnlc nè dìUicgacre , nè edopcraro, nè questo, sè quello, nè verna altro concetle, e de- 
Trebbero smettere ogni lingnefgio filosofico e, diciam pare, umano, aiccome per cmì affatto 
trascendentale. E ce io prora col suo rsonpio il Virehow, il quale, mentre ali'eima che • il fisico 
> oon conosce che corpi e proprietà di corpi, e quanto è al di là lo chiama trascendentale, e 
» la IrascendcnUlilà (cioè il sorrasvosibile) la riguarda come un truriameolo dello spirilo anaao 
» (éer tfaturkunJige kriitit nur Kùrpcr unti Eigtnicfiofitn étr A'Jrper; hhu dartibcr iti urnttl er 
H traturtndrtit uad die Transcfudtm (d. k. dai VrbersinnHrhe) trtrarhtet rr alt ritte f'erwirrvnf det 
m meiueklieken Ceìtlrt. yfrrAiV. /ìrr paibal. Sutdim i, S. 9J, > non s’avvede ebo la dislìnsione del 
corpo dalie sue proprietà non è nn dato dei sensi, ma della ragione; giacche, se è assurdo che 
il corpo considerato in sè corno il jularatum delle sensibili qualità sìa accessibile al senso che 
solo con queste può essere in diretta ed immediata rrlarione; è del pari assurdo che le percepisca 
come fualità tenta la correlativa notione del tuBtlratum , cui appartengoBo, e coi egli non può 


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J 


PER GIUSEPPE CniRIKfìHELLO 


67 

Gli è vero che non lutti i Darwiniani professano queste ultime condii* 
sioni , e lo stesso Dnrvvin dopo over detto u esser egli di credere che 
n gli animali siano derivati da soli quattro od al più cinque pi'ogenilori, 
» e le piante da un eguale od ancora minore numero di germi n sog* 
giunge che sebbene u Tanalogia potrebbe condurlo un passo più in là, 


arrivare; quìadi la diatiosiene del cerpo e delle aue prnprielà ed il relaliro conceUu non poò 
ei»er« un prodoUu dei sensi, ma pari all'ansleKo conretlo di causa e di elTetlo deve dirsi serra- 
sensibile e, cerne accouciamenlo direUie il Vircliow , Irascendenlnle , cioè netafisieo {furii rà 
^9kà). Ben lungi pertanto ebe « net sensibile si racchiuda tnUa reritè e t*Ua certezza, ogni 
M realtà e perfezione { ntrr ific Sìnatiefiàtii iU /f'ahrheit und Gtwisthtil - SinHlìckkeit iii ff'iràUchktit 
m - SÌHitlichktil iét f'viiinmmtnhni. Feuerbacli ap. Lnlharilt, jdpologtthche /'ortrùge ^ S. Ì44). » e 
che « il non sensibile sia un nonsenso ]‘'£'ir UKSìtiHiickej ff'tten iit tilt l'ntiitm, Molescbott, 

> iiologìr dfi Stfffirrrhtrh w PUuttrn uni/ TA/rrm, 1851, S. ■ il sensìbile conte tale nulla 

sa , nè può sapere , se non viene irraggialo di sovrasensibil luce , e per lui il grande speltacoio 
della natura è come no libro aperto dinanzi agli occhi di un illellcralo. Parìnenle , pretto non- 
seofo vuol essere cbiainain il materialismo, il quale non può dar un passo senta rinnegare il 
proprio lislcma, anzi lo stesso suo nomo, nè adoperare un concetto od nn vocabolo, di coi riesca 
a chiarirci cliimicamente o Ssiologicameate l'origine ed il valore , e , sfonuBdoti inutilmcole di 
materialiizare la scienza, che equivarrebbe allo spegnerla, riesce a quel mcdcsiino che un fisiologo, 
il quale vada siudiando e frugando la vila in un cadavere; o meglio ancora sì può piaragonarc 
ad un critico che, volendo apprezzare il valore scienlìfioo di no libro, no solloponczse alla chi* 
mica analisi la caria o l’inchiostro. Frocraso veramente bislacco, ma che non devo parer tale a 
chi come il Vogt è di creilcro che • come il conlrarsi è la funzione del muscolo, e rurìna ena 

> secreiiane delle reni, coti Ìl cervello produce pensieri, conati e sentimenti ^ao medie Funciion 

B dra Mutkrlt Contrattion itt, ao leie die Pìitrn» l'rin afraeau/lms, attf gUiche H'eùt eriaigt dot CeAin* 
là Cedanken, Rttlrekungcn , Gefiihle). * Ondo Lolzo celiando ebbe a dire « dubitar egli che a lutti 
M i pensieri di^li uomini si debba assegnare siBatla uropottictt orìgine , pero per un cotale cpifo' 
« Dcma potersi sospcUare che la sia cosa possibile ( ok aUt Cstdanken dtr Mtmchen ovf ditum 
* tavpoilitehtn ff-'eg* eiitatrAeM ao/fren , hetmi/lt tVA ; nur ditter Anttpruch trlbrr lónsite «tu^ die 
a Fermuthung bringen, et aey dock miiglich. iVediWniarAe /bycAofepie, S. 43^.» È vero che Buchner 
{Krafttittd Stoff, 184ì9, S. Ii0} giudicò msl scelto codesto paragone; ma la di lui schifiltà « fuor 
di proposito, perchè ronsìderando egli Fattività dtlFanima quale uno funtimt delie timania cerebrale 
fdie SéeUlhmigktit iti eine FunclioN dtr Cehirniubàtanz ^ ib., S. !3,’ty, e lo spìrito umano quale un 
prodotto deiravvieeodata materia (datt der AfenarAen^eùt eia Prodvil dts Stpfi^tttchseU ary, ib., 
S. il pensiero non può essere eba un molo materiato od una secrezione, una vibrazione 

od un trasudamento; epperò Buchner ci dà la premessa del corollario di Vogt. Bel trionfo prr 
il vero, quando gU erranti sono costretti ad avere o fingere schifo delle ultime toro illazioni, 
rd a velarle al proprio od all'nllrui sguardo! Bella viUoria per lo spiritualismo, quando il mate- 
rialista per teorirzare è costretto suo malgrado a servirai del sovraaensibìle cui vuol combaUcre, 
nè poò schermirsi da ciò che egli con doppia eoolcaddizioiie rhiama un errore dello spirilo umano! 
Imperocché un errore castaoU, universale ed ineluttahìlo ba tutti i caratteri della verità, e per 
altra parte . posto il sistema dei maletialhlì, è impossibile l’errore , non potendosi fuorviare quando 
una sola e fatale si è la via, ed, escluso ogni arbitrio, (ulto è retici da ferree leggi eutoiutameuu 
nerettarìe ed immviabili ( Moleicbolt , Prr lìmiti della nalura nmann , 9.* Protativae^ Torino, I8G4, 
epigrafe e pag. 8); onde l’errore dello apiivto umano si rifonderebbe nella natura ^ di cui Fin- 
tellette umane è un predella (Ivi, pag 4); ora questa non può bllira, perchè è la legge tupteuta, 


68 


LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 


» cioè ad ammettere che piante ed animali sienò tutti derivati da un 
» solo prototipo, egli se ne ristà tuttavia, perchè l’analogia pub nuscire 
» una guida fallace u Questo riserbo non è che un artifizio rettorico 
per darsi Tarla di assegnato e procacciar così maggior credito alla sua 
teoria ; e ben lo dimostra continuandosi con dire che u pur guardando 
]) alle due principali divisioni, cioè al l'egno animale ed al vegetale, 
0 alcune forme inferiori tramezzano siffattamente tra Tuno e l'altro 
» regno , che a quale si debbano riferire si venne in controversia fra 
» i naturalisti; c come avvertì il professore Asa Cray, le spore ed altri 
» corpi riproandlt;luttori di molte fra le alghe inferiori possono dirsi d'avere 
n dapprima i caratteri dcITcsistcuza animale, e di poi quelli non meno 
t) certi della vegetale. Posto quindi il principio dcirandlt;?^»2Ìone naturale 
)» con varietà di carattere , non deve parci'c incredibile che da alcune 
» di colali inferiori e mezzane forine siano originali così gli animali, 
n come le piante ; e , ciò presupposto , dobbiamo ammettere che tutti 
>i gli esseri organici che vissero su questa terra possano essere derivati 
» da una qualche forma primordiale v* . » Ora chi porta opinione che la 
pianta e Tanimalc possano svolgersi da ciò che non è propriamente nè 
Timo, nè Taltrn, ovvci'o che la pianta possa diventare animate c questo 
nuscir pianUi , quegli potrà bensì prestar quella fede alle metamorfosi 
d'Ovidìo che altri alte divine scritture, ma otterrà (liflficilmente credenza 
quando si mostra esitante a dedurre o professare schiettamente le ultime 


ijnmttliii-ife , ìmirertaU , VìndnUHohìU ntctniià, Eppore color» elio Ula In proilic«niandgt; , U faooo 
ctfoUtildiro ■ 80 stessa . «ia quaoiln ArcosftDO di orrore gli BpirUoaitsl» , sia quando, «LandìU 
daJI’oomo I* eolpstìlilà morato, si dichiara peccairtcc U natura; giaecbh, it peccate no» cantàu 
mica nella voleatà di far male, mo ntirinnaturaU ( !m Vimatùrticiun tirgt dia Siàade. ^ nicM im 
ff'tllen Bòicj su rAun, Zeltrr ap. Mnlescholl, Krritlauf de* Lebent , Maini, 1S63, S. 469), questo 
non polendo essere che un pmdoUo necessario deila natura, sarebbe un nataralinipto t necetsa» 
rittime ianaturaU , una preUs eontraddiziooe , ctoi l'assoluta rerilà giusU la dialelUca hegeliana. 

(1) / believe tkat animats bave detanded from al mesi enig ftmr er fiee progenitort, tmd plani» frem 
dii tqual or Iteser number. j-tnalogg wauld tead me otie titp /ìrrlArr, namtlg , io thè helief tkat alt 
animai» and plani» kart dttcrnded fnm nome enr pratotgpe. Bui analogy nag ba it drctitfitl guide. 
Op. cit., pag. 518. 

tf ve look lo thè tw main dirùioM»-itamety y lo ihe animai and rtgtlabU kingdom*-eerlaia lov 
formi are io far inlermediate im eharacter tkat naturalUU kart disputed te vkich itùi^den tkrg fhould 
he rtftrrtd , and y a» Profeiior Aia Cray ka» remarktd n thè iporei and otker randlt;/irodBeljr« Miei of 
m many of thè tover algae matj elaim (e have first a charaeleritlìcaUy animai, and tkm an unegui' 
• roeatly regetable rxùlmcf. • Tktrtfore , «Ji tke princìple of naturai ■icleetioa mth di%-ergence of 
eharacter, i| doti noi ktrm ineredible tkat, from some sueh lov and intermediate form, bolh animali 
and pianti may haee heen devetoped; and, if iM admir thii, ve muti admit tkat all tke organie bàngi 
wAìcA kaee eaer livod on tkii earth moy kart dacended from ionie ont ^n'inordùil form. Iti, pag 519, 


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PF.A Cn^SCPPE C.niMKOfTFXLO 69 

conseguenze del suo principio scienlifuM), (jussi le credesse meno certe, 
n fossero al postutto non Hlevaniiy laddove la somma loro rilevanza sta 
appunto neircsscrc logicali itifcrcnzc dello stesso principio, di cut colla 
loro enormtzza fanno presumere la falsità; e neiravcrc così queste, come 
le precedenti , non già per principale , ma per unico fondamento l’in- 
gannevole analogia sO , sicchò le si debbono tutte del pari complessiva-' 
mente ammettere o ripudiare. Difalli, se per una parte non c argomento 
di induzione rigorosa e scieiilHìca quel nicchiare c peritarsi a stabilire 
se quattro o cinque veramente siano i ceili o probabili progenitori del 
regno animale, e non osar definire se tre, o due, od un solo sia il pro- 
totipo del vegetale; per altra parte le leggi di omologia c di embriologia 
che condussero Darwin a derivare tutti i a^rtebrati, gli articolati^ ecc. 
da un solo progenitot'ey^^ non sono punto diverse da quelle, per cui il 
prelodato Asa Gray vuole che le spore di alcune alghe presentino dap- 
prima ì veri raraUeri detranimale , e quindi dciln vegetale vitalità. Che 
se la scienza et assicura che tulli i vertebrati provengono da un solo 
progenitoi'C , e cosi pure ciascuna delle tre branche degli invertebrati, 
cioè a dire dei molluschi, degli articolati e dei raggiati -^; come mai 
tutto ad un tratto riesce ella impotctitc a ridurre eziandio gli Inverte- 
brati ad un solo prototipo , anzi a quel medesimo che i vertebrali ? 
Sarà dunque certo scientificamente che un medesimo ti|>o progenerò la 
balena ed il colibrì , e poi si avrà a dubitare che fra questo c bordine 
dei dittcri cessi la continuità e vi si frapponga un abisso? !^'o, questa 
vera o simulata peritanza c quella certezza non sono ufiare di scienza, 
ma di arte o di fantasia ; e colui che, dopo aver percorso lunghissimo 
cammino colla sola scoria dell' analogia , esita di più oltre progredire, 


(t) But thit inferentt i« ekirPy gnumUd on analo^jf , and it i* immattrìal lefiether er net it ie 
eeeeftrd. « Ma qu«aU inrmiua è ruodata prÌBCipaìaieotc soli’ Boalogia , e non isnporla Dalla rW 
> sia o DO acretlala. « Ivi. 

(9) The eate it diffirtnt mitk thè memhtrt ef each grtal r/<u« , a» thè S'ertehrata ^ thè Articulata, 
tte^f far Arre, et hat jutt bten rrmarkrd ^ we bare in thè lawt ef homeìegy and emhryeiagif , *U., 
iittùut evidente thnt etl hoi't deteended pem a tingle parent. Ivi. Aoctio qui dopo tvrre allegali 
i vtrubraii a gli artìielaii ai kum con oo ecettUra dallo apccificarc il numero prccìao dello datai 
da auegnani ad bq distiolo progenitore, aìcebò ti riesca impofaibìlc dì cavare il orilo di sua 
esplicita credeon e del punto io die ai debba stabilire il limite ebe separa rinduiioae scieolifica 
dall'analogia, il certo ed il probabile dalla mera pnssibiliti. 

(3) Che sarebbero apponlt» le quattro classi dateci come il fnioisiMm di primitiva possibile di- 
alinrioee. V. la Dola preced- , e la nota 9 delti pa{*. prec. 

IO 


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i-A CRITICA sriEimncA r.D n. sovrakkatdralf. 


“O 

temendola mal sicura, quegli, se non s’inGnge, ha tutte le ragioni di 
dubitare di aver fuorviato, c di averla sgarrata da bel principio. 

E veramente la teoria di Darwin ha per fondamento un doppio 
en-orc, il confondere cioè faccidenle colla sostanza, ed il prender Tarto 
|)cr criterio della natura. Il primo errore è la base della filosoOa hege- 
liana , della quale Fipotcsi darwiniana è un’applicazione alia botanica 
ed alia zoologia. Non vi ha nulla di perenne e di stabile, niente è, tutto 
perpetuamente diventa, dice Hegel; non vi ha tipo costante nelTorga* 
nismo C*) , nessun limile assegnabile alla varietà (* , dice Darwin , porche 
l’assegnarlo costituirebbe la specie da lui negata. Ma dove tutto varia, 
varia tutto il soggetto, ed un soggetto tutto variabile riesce ad una vaandgt; 
nelà senza soggetto, ad una relazione di relazioni, ad una fuggevole o, 
per meglio diiv; , contraddittoria realtà, come quella degli Hegeliani, la 
quale consistendo nel simultaneo apparire e scomparire dcU eulc non 
ente che, nulla essendo, tutto diventa e viene aifermato e negalo nello 
stesso tempo , si è la contraddizione in persona Nè si dica che 


(I) Judijing frem thè jmuI , vre mtn/ taftlg tuftr that nandlt;ft tmt tmng ifttiti will tTaH$mit iu ynal- 
ttrtd lìktiteti lo a dìftaat fttturily. And of thè »jhcì«* fto«P Uving vtry few mtl trammil pregtny nf ttny 
kittd lo a far disteni futurity. • A (giudicare dal piuato doì pouiamo coti ccrtezaa inferire che 

• delle «Ksg. 49): « La 

» vita non è eoa perchè sia l'emanazioDe di no' unica forza -, è uno stato mobile, no flusso con 

• individuale persistenza di onde, che dipende da moltiuime qualità inseparabili dalla materia 

• fuori e dentro Fnrgaoiamn. È una, perchè non dipende da arbitraria spontaneità . ma obbedisce 

• alle assolute leggi delia necessità naturale ; ed à complessa in quanto - Io dirò eoo Goethe • 

. assomiglia 

• Un telaio, ove il piè muve assai fila. 

• Volan le spole , c in un batter di ciglia 

• S'intrccciann gli slami a tanti mila. » 

Fuuile, Tragedia di fclfango Goethe , tradux. di Ànttlmo Cuerrim, 
Milano . tSflS, pag. 77. 


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PER GIUSEPPE CHIRINGHELLO 


Dai*win amiiieUe soltanto una lenU e successiva trasrurmazioae , e ri- 
getta come improbabile i’opinioue ili coloro clic vorrebbero considerarla 
come mia contingenza inerente ed incondizionata di qualsivoglia erga* 


Or chi Bou Tede che uno Uaio mobiUf otiit ooi stabile mobikià non che uo flutto ili otuU uun 
/feid«, perchè iadiviilualmtntf ptrtiiUnii, qualora oon cì presenUaicro una palpabile eonlraddisiciite, 
ooD ci potrebbero mai dare che una Dominale od apparente unili, qnale ai è qaella d'ua fiume 
che col rinnovarli pwreanemeolc dell'oeda, e cangiando talora di letto c di sponde^ pur ritiene 
lempre lo aleuo Domo? Se tale è l’uoilà della vita, ben poniamo proclamare vivo ed immortale 
ii gran padre Eridano! Ho, la vita dod è an^rnuiinuione , perchè non è ona «oslaota , nè queita 
potrebbe emanar da neiiuna fona benti h ratluaiione di on’ unica forra, ai perché il moHiplice 
non può riuKire airooo , *e noa vi è da una ordinatrice anità coordinalo; aia perché U qualità 
inre^nraSt/i dalla materia fuori e dentro ror^ouùtwo aaoo coodiiione per le faaùooi delta vitalità, 
non già causa dell’attuosilà ed unità della fona vitale plaamatrìce ella stessa dell'organismo «la 
lei uaimto e vivificato, ansiebè ai debba da questo ripetere l’anilà della vita. Ma peggio assai si 
à il derivare qaesl’auità dall'obbedire allo assolate leggi della necessità naturale, e non dipendere 
da arbitraria spoulaneità; perchè, mentre per una parlo ai pretende che tutto, ma proprio lotto, 
nè aoco l'uomo ecceUualo, aia governato da una suprema iaelaltabile uecessità (V. sopra, e pag. 
(f7, nota), posta la quale, è incoucopibilo l'origiBo del moltiplico, quindi la aua riduzione atruoo; 
per altra parte ai aup|Handgt;ae iaconeiliabile l'uaìtà colla s|>oolaaeità e coirarbiltiu che non è tale 
se noo è unu. e si vuole elevala a dignità di assioma filosofico quella che il Moìescholt non 
dubtiereblie dì cbiaoiare una politica eresia, l'incompatibilità dell’unìlà colla libertà. Quindi fra 
molo iponianto cioè arbitrario (wiHàUhrliehe) e rraiair^o od tii wlrcl/o tento rifittto (tiòerfrageae. 
im atgeren Siane Refiexbewegung) egli cì vede questa differcnia che nel primo caso è più v meno 
avvertita, prima del moto, cioè eentila nel cervello, rimpretaiono drIi'imUziooe (dm FJiulrufk 
det lUitus) propagatavi dalle libre ceoairera che la trasmettono alle motrici (l’on drr empfùnlenden 
Fatem amf die bewegtndt fièer(ra^rari); laddove nel secondo caso rirriUtione prodotta nelle fibre 
seotifere è da queste comuoicala al oervello troppo debolmente o troppo lardi. E la cosa vien 
chiarita con un doppio esempio; sarà noto tpontaneo^ se, riconoscinto uu amico, ttisto il saluti; 
al eontrerìo, se, sopravvegneodo alcuno in una brigala, e da uno di essa salutato, lutti gli 
altri inavvertitamente a* inchinino, sarà questo moto tratmetto o rifltsso, o ciò ohe più volete, 
ma non ùpontanto (Molcscbott, Dtr KrtitUsttf det Lebent, 8. d'tfi-dfil ). Ora l'ao caso e i’aliru 
tornano aostaniialoente a quel nedeaino ; nel primo, la vista dell* amico, nell'altro, il molo 
vedalo o eentito del salnialore fu canea del singolare o comune aaiuto. £ ciò è ai vero che. tro- 
vandosi io quel crocchio uo villano acreanulo, od uno ignaro afbtto degli usi di nostra civiltà, 
farebbe rimaso immobile « stupito di quella per luì si strana simollaneilà, mero effetto di galateo, 
cioè abitudine divenuta natura. Del reato, quando il citalo fisiologo (Ib., S. 450) ci fa osservare 
che il aoltelico riesce lauto più efficace quanto più inaspettato, e che i fanciulli durante la veglia 
non sono si facili a sremptsciarsi come nel sonno, ci fornisce noa prova etidentissima che il volere 
beo lungi di etsere la sentatioNt, la eontapepoteua di im* irritasÙMe , la può anzi coolrnstare ed 
impedire. Egli è dunque il sommo della iocoereou e della ripognaoia il coufoodcrc i moti della 
malcrin colla sensazione, questa col senso intimo e colla coscieoia ; rnno e l'altra colla eaparita 
di zrjitire i rd^orri ebe lo cose hanno con noi. I rapporti oggetto di rruioZNMfe, la coscienza una 
capacità, un'abilità, un’ altitadinel SloffUcht Btuftgungtn, dì* in dtn fìerren ntit tlektritthen Sfròmen 
reròtmdrN find , mrdtn in dem Cthim alt EmpfinJung H'akrganmtnen, Vnd diete Fmp/indumj iti 
Selbttge/òM , Brtrujjf/em. Vat SclòtlbtuvttUtin iu nkht Ànderet, alt di* Fkkigkeit die ytrhàUtuu» 
der Dinge su unt su empfvtdtn ’^Op. cit., S- 443)! Con queaic assurdità va di pan pas*t) quella di 
dichiarare la vita una e complessa nello stesso tempo, una come uu fiume, e complessa come un. 


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-3 LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 

nismo '' ; alUiIchè coai egli , come non pochi tiei suoi seguaci , abbiano 
(li che meravigliat*st alTudirsi tacciali di hegelianisino , a cui forse non 
|M?nsaron mai. Imperocché ciò ollro non pianerebbe se non che o non 
conoscono a fondo il valore del loro principio , o non vi si ottengono 
rigorosamente; e come ueiruaalìsi si lasciano prendere alfapparcnza, 
cosi nella sintesi soggiacciono, seiiEa forse addarsene (*) , nllV/i/one del 
mezzo amòienie , cioè si lasciano goviu narc inconsapevohmmte da quel 
[»rinci(ùo sccllico-|>anlcislico che qual ruiiigine s'apprese oggimai ad ogni 
ramo di scienza; princìpio né scientifico, né blosoGco , né razionale, 


telaio ; rcaJeudoU nomiutlmeole una e realmente c aiaterialmenle complessa , coaroodendo eJ 
itumcdcsinando la aalura della forra e delCaiioDe col lerniDe coi ai riferiare. La quale fallacia, 
rito consiste nel conroodere ed immedesimare la causa o la condiziooo di un fcDomeeo eoi feoo- 
uieao sleMo, non k propria del MolesciioU, ma la è comoao a molti altri. Casi pel Wiener, U 
pensiero non i altro parìmeule clic un movimento, e precisamente di una chimica tcomposixioM 
di licttoa parte del cervello, come la fiainroa di «□ corpo ebo arde non i allru che la cUimica ana 
romposiiione eoU'ossigJuo dell'aria. Coet per iTluscLke che vide lo stesso rapporto fra il colore a 
le vibrazioni dcirelere, come fra il pensiero e le vibraituni rleltricha dei eersello (V. Fliigel, drr 
J#4it«rÌ4s/Mjniw, Leiptin;, 1SS5, S. 4-7). Ondeebè nel raso che le vibrazioni del filo telegrafico fosaare 
isocrona a quelle del cervello del telegrafista, la naccliina eil il niacclitoisla penserebbero lo stasse 
pensiero ; e siccome requìvalcnza del concetto importa quella del termine, chi identifica il pensiero 
col moto e la vibrazione col colore, dovrebbe riconoscere un celore piu o meno veloce, ed aa 
maio piò o meno chiaro od oscoro, rosso, verde o torchino (V. Schleidcn, sur Tktone dei Erktuntm 
éurth den GitiehttùHa ^ IStii , S. 14). Tale fallacia fu egregiamente svelala e combatUita da Jobe 
Sloart Uill nei tuo Syfttm «f logU .fiflh edilion, London, iS63, tom- II, pag. 338-31)6), e ne 
teca ad esempio la Ztxinonia di Erasmo llarnio, il quale adoperando U vocabolo ìdm per signi- 
ficare le nozioni degli oggetti esterni acquisiate per mezzo de' sensi ...... la definisce * una eon- 

• trazione, un movimento, o configurazione delle fibre che custiluiscob» l'organo irorurdiato dal 
> senso. ■ « Le nostre notìoni una configurazione delle filtro (escltma Itili)! Che razza di loioe 
•• Jsbbe mai essere colui che si pensa di poter definire un feuomrno idrulificandolo colla condì- 

• none da eni suppone che deggia di|iendere ? Conseguenlemcnte tosto soggiunge che « le nostre 

• idee sono moli aniuali degli ergani del senso. • Tht word idea m Arre ustd sis^y 

ft>r tkoit notioHi of fxtcrnaì ikitt^s sriirA ovr organi of zenir brÌKg tu ttgummUJ with orìginaUy 

and il dffinrd a eontrnetion, a mlims, a configuratien , of tk* fùrtt whick cMZZiVuir (Ac immtdtalt 
orgtn of • Our moiious^ a co«)E^ur<t(/on of lAe fibra ! H'hai kind of A>pict'en must b* ho mib» 

ihtnàt ikot a p/unoMtnon ir drpned io bt thè eandiiion <m wkich kc suppoia U lo deptndf Jdl^ord^n§bf 
kr toy$ toon afUr . m our idea* are «m'niel moftonz of ihr orgam of temo (Op. eil., pag. 333). ■ 
Ua ciò si vede che i matcrialisli di antico e di novello conio son tulli d’una buccia, ed in opera 
di logica non hanno fatto finora vcruo progresso ^ nò gli è a stupire, dappoiché non si può essere 
a un tempo loico e nutcrialisla. 

(I) /( ù nel probablt that variabUitg i$ un inhtrtn! and nttrfiary contingenry ^ under oH ttreum- 
iUituot, mik all organie bringt, at tomo autkon Aere lAowpAi. Op. eli., pag. 44 coll. 339-344. 

(3) Il Molescbotl, twegnaohi- (com'egli dice, V. fitiin de/la vita, pag. 3) da motti amii ptii noe 
sia docile parUgiono dtl Utgtl, ct ba dato per ora nn esempio del come ai possa essere Hegelisno 
scoia avvertirlo. V pag. 70. nula 3. 



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fr.tL GIUSEPPE GHIIUNGBELLO 


|>erchè rìduccndo alla slessa categoria il niente ed il tulio , l’eesere 
ed il noti essere, l'ap|>arente ed il reale, non dando che un aalor 
relativo a queslo ed al vei-o , e , ponendo il criterio della verili nella 
contraddizione, aiinienla d'un tratto la scienza, la fìlosolìa e la ragione, 
vero stillato dellorgoglio umano, il tjuale per ismania d’indipendenza 
si gilta alla disjMtrazione , piuttosto che accettare la luce divina spegne 
Tumaiia , e per egoismo si uccide. 

Uill’atli, il prestigio c la fortuna della teoria darwiniana non consiste 
gii nella pretesa probabilità o certezza di poter derivare da soli Ire o 
ijuatlro prototipi ciascuno dei due regni animale e vegetale , ma nella 
presunta e vagheggiata possibilità di originarli entrambi da una sola 
comune forma primordiale; c, mentre di quella mal definita e definibile 
pluralità nè il Darwin stesso può avete una ferma credenza , nè lusin- 
garsi d'ingcnerarla altrui ; la pià accennata e traveduta che dimostra 
unità primordiale si è la sola che renda tacitamente accettevole e per- 
suasibile rotale teoria. Perocché, se non rislrctla questa da alcun limite, 
ne è tuttavia assurdo il principio, ne sono però logiche le iuferenze; 
laddove, qualora si voglia limitata, non lo può essere che arbitraria- 
mente ed iliagicamcntc, e riesce perciò doppiamente assurda e contrad- 
dittoria. E qual maggiore assurilità che il considerare la variabilità come 
una contingenza nè incondizionata, nè comune (0 a qualsiasi organismo, 
c più o meno estensiva secondo i vari generi c le varie specie (*) , e 
tuttavia proclamarla illimitata i®! ? L'eccezione non è per se stessa un 
limite , come lo è del pari la contingibilità ? Di più , questa particolare 
c contingente variabilità o è sostanziale , ovvero accidentale. Se sostan- 
ziale , come si può chiamar varietà ciò che è soslantialrnente diverso ? 
E come spiegare l’origine e l’ereditaria trasmissione di silfatta ìmrietàì 
Il prototipo funtalc di ugni organismo , lo si supponga pure unico o 
moltiplice , come non ha potuto essere una varietà senza cessare di 


(1) Cr. fopra, pag. "9, Dola 1. ff'e kmt rtnjfn io ktlitft tfiat omiy a ftw spccitt of a fttr 

UHi/erfo cÀanye; iAt olAfr j/Kctcf ktcomittff «l/cr/y txlinct and Uai-ìny no modi/ffd prot^^ny. « Noi 
• abbiamo molivo «li credere tbe {H>c-be «pecie aollanlo di ciaacun {trarre toggìacciooo e cambia- 
> meati, le altre «pivnendoei al tulio scora lasciare rpruna discrndcDta (Op. ctL, pag. 139, 496j. » 
Gli è evidente ebo, quando il perenne variare è coodiiione dell'essere, la specie nou è altro ebe 
■na più o meno durevole varìeià ! Cf. ivi , pag. 603. 

(9) V. op. cit., ebap. li, se^oatameoto peg 43-49, 131-139, 111-170 , 503 , 593. 

(3) V. sopra , pag. 70. Dota 9. 


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*^•4 LA CRITICA SriEMTlPICA ED IL SOVRA5NATURAU5 

cssei*e prìmoixliale ^ cosi^ onginaadooe un aUro^ non potè che trasmet- 
tergli l’identica forma e sostanza , qualunque ne potesse essere l’acciden- 
tale varietà ; nè questa col propagarsi potè cangiar natura. Se poi la 
variabilità si vuol meramente accitìettiale , qual c T organismo che non 
ne sia più o meno suscettivo 7 Dobbiamo dunque couchiudere che la 
variabilità^ se accidentale^ è una contingenza ineivnte a qualunque or- 
ganismo f se sostanziale , non com])Clc a veruno. Ma rapiec della con- 
ti'addizione sta nel considerare come una contingenza quella )>erenne 
e costante variabilità , che durante rinescogilabilc periodo di miriadi| 
anzi di milioni di secoli con un progi'cssivo c graduato svolgimento, 
sebbene a più o mcn lunghi intcrA’alli stazionario e rattenuto avi'cbbc 
prodotto queirimmensa e tuttavia annonica divei^iU di tipi che ci pre- 
sentano le flore e le faune delle varie età e delle varie contrade ; diver- 
sità che sarebbero al tutto accidentali vuoi per origine, vuoi per natura; 
iiUalcliè , giusta ^analogia , l’elefante e la rosa , e secondo l imluzione 
darwiniana , la zucca c la vite , ovvero la balena cd il rospo sarebbero 
mere varietà derivate originariamente ilallo stesso prototipo K mentre 
non v’ha organismo che del primordiale suo prototipo abbia conservato, 
non dirò inalterata (f , ma solo riconoscibile la nativa imaginc, come 
non v’ ha organismo che sia per trasmettero fedelmente la propria ad 
un avvenire rcinotoC®); mentre non liavvi organismo che non debba alla 
vanabilità la sua origine, nc possa aitnmenli che tr.isfonnandosi perdu- 
rare tuttavia si pretende che la variabilità non sia inerente ad ogni 
organismo , e che possa diventaro d'uu Liallo invariabile ({uello che 


(1) V. op. eit., pag. 114, 130, 3i8, 333, 61S, SSl, tcgnalamcote eh. u, pag. 306-300. fh$ tÀ* 
lap$t of tim*. Baiti ijaesta sola aenlenza: Tht tapu of time Adi be«n to grtat ai I 0 uUer(y iuap- 
prteiabU Ay Auman inuUtandlt;t. m II lempo IraKurao h stalo ti laogo da TÌocere al tatto l'aiDaaa 
» appreattra. > Iti , pag. 407. 

(S) V. op. ciL, pag. 89, 136 , 496, SS3 

(3) V. aopra , pag. 68, cola 9, e pag. 69, ooU 1-3. 

( 4 ) V. sopra, pag. 70, nota |. 

(5) ì roMol dotiht tMal all tht Sihiriandlt;tn trihbita Aandlt;t«v daeettdrtt fra» $omt cnt erutUtetan , mhuA 
muti bave lévtd tony hffm thè SiltiriaM oge , attJ which frrandgt;bahfg UffrrtA grtattg ftom aoj koowo 
«Mnntfll. ■ Noa doluto paolo che i trilobiti del periodo Silanano bìbdo deriTatt da nn qualche eny 
a siaceo TÌssatu molto prima di qaelIVpoca, • probabiltnfBle mollo direrso da qualsiasi aoimala 
a a noi noto, a Op. eit. , pag. 339. 

(6) V. sopra , nota 4. 

(7) V. sopra, pag. 73, nota 1, ed op. eil. , pag. 146, 601 , 593 

(8) V. sopra, pag. 73, nota t. 


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4 



PER GIUSEPPE CRIRINCBELLO ^5 

variò sempre <ìa bel princìpio 0), c non può cessar di variare senza 
cessar di esistere, sia perchè in questo sistema la varietà si converte 
coll'essei'c , sia pci'clic la è necessaria ed assoluta condizione di pe- 
rennità . 


(i) Dirwio (Op. cìt., loc. cit., pag.prcc , noU 5), detto kppeoa che i IrilobUi dell’epoca Silamoa 
deriraroDo da un croflaceu d'aatichiuiiDa dala a di «Irsna eil igoota forma, toggionge loalo che 
alcaei dei più aotiebi animali Siiariani, come il naatilo, U lingula, ccc. . non difTcriscono gran 
fatto dalie specie viventi: tome of thè moti OHCteal Silunan animalt, at thè naulUuj^ lingula, eie., 
Jet fot difftr mueh from tiving epeeiet. Locehò è un ricunoaccre iacilamenlo che ranlicfaisiima data 
e l'ignota e strana forma del progenitore dei trilobiti è una vera chimera, aotichh un dato di 
iodozioDc o di analogia; cil «gli invece dal poco o nulla variare, couchinde che rialervallo tra- 
scorso dall'epoca Sduriaoa io poi ò eguale, o probabilmente molto più breve del prccedeole! 
CxmtegutHtlg f if my tkeory be Ime, il it imditpvtable ihal htfore tkt loufttl Silurian tlraluin wat 
JtfMKnted , long perioJ elapted, <u long as , or probabig far longer than, thè whole interval from thè 
Silurian agt lo Me prtirnt day; and Ihat, during thae tati, yit unknown periodi of lime, thè worid 
rwarmed wilk liring creatum. » Coiiaegueatemente, s« ù vera la mia teoria, gli ù ineonlestahilo che 
» lo apezi’i di tempo anteriore all'iafiaio tiralo Siluriano fu coti lungo, o probabilmente molto 
» più che i’inliero intervallo trascorso dall’epoca Siluriana e la nostra, e che, durante qnel 
a vasto ed ignoto periodo di tempo, il mondo era popolalo da uno sciame di eticri vivenli (Ivi, 
pag. 53i-333j. w Se i vera la leorùt; ottimamente. Ma come pnò eaier vera noa teoria che pre- 
suppone ciò che non ò e non può estere dimostrato, perchò i fatti la contraddicono, trovandoti 
nei più antichi strati fouiiifrri generi e specie timili elle aUaali (V. infra • pag. 77, nota 1)? Una 
teoria che , non revvitando la varietà , la preenppooe , per essere coerente all'adoUalo principio, 
e per metterai d'accordo coi fatti la rinnega, e se ne dichiara indipendente? On my theery thè 
prttemt esiittHce of loudy orgtmùrd produrtioni offerì no dìffìculty ; for naturai leUcùon tndudti ae 
nteriuiry and univtnal law of adfotteemeni or deotlopmmt > tl only takes ad^'antag* of tach esrta- 
tions a* arile and are bemfeial lo eaeh crrolurt under iti tompUx rtlatirmi of tifi. • If it mere w 
adrantoge, thtte formi would be Ufi by naturai telettion wnmprfotd or bui tiule improvtdj and mighi 
remain far xnAtfnite agii in ihdr primt liitfe ed*'omed condition. And gcology lelU ut ihat tome of 
ihe lonvit formi, at thè infutoria and rAiso^odt, Hata remained for m tnormout period in nearty 
their prtteni itale. «Secondo la mia teoria, l’attuale esistenza di organiemi inferiori non presenta 

• difficoltà, perchè la uelta maturale noo imporla necessariamente una legge univeraale di pro- 
li greaaivu sviluppo - t(>lam«uUandgt; ai approCUa delle varietà che naaconu e rieacono probttevuli 
a a ciascun indivìduo nello compiette relazioni di aua vita. • Se non è il caso di un profitto, 

• quelle forme non vengono ponto o ben poco miglioralo dalla tcilta naturale, e possono rima- 
a nere iodefìniUroente neU'altuale loro eoDdiiione. £ la geologia c’iuacgua che alcune delle infime, 
a come gli infatorìi ed i riiopodi , sono rìmaato durante un periodo eoorme a un dì presso nel 

• loro stato attuale (Op. cit, pag. 135). a Ma, ae alcuni organitmi , e aien puro inferiori, da 
tempo immcmoiabile riuiaaeru nella stessa couUizione e poseono rimanervi iodefinilaiBealc (Ivi, 
« peg. 171), • perchè questa non dovrà dirsi onginaria, stabile e permanente? £«i allora con 
ebe diritto ti può affermare che oiuna specie attuale ritenne la primitiva, e Irasmeltcìà airavvenire 
inalterata t'atloale sembianza ( V. sopra , pag. 70 , nula i ) ? Itunquo ia Ueria darwiniana non 
pnò esser vera cLe della verità hegeliana, qnella ebe coosiile nella conciliazione impoaaibilc dei 
cootraddiUorìi. 

(fi) V. sopra , pag. 70. 

(3, V. sopra, pag- 73, uota 7, 


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^0 LA CRITICA SCIEKTIPICA ED IL SOVftAKHATDRALE 

Codesta flagrante e perpetua contraddinione , la quale a molti parrii 
incredibile , è tuttavia inevitabile ; dappoiché i fatti sono inconciliabili 
colla teoria c la smentiscano coutimianiculc ; e questa non è dedotta 
dall'osservazione di fatti veri ed accertati , ina presunti c sup|)osti in 
virtù di un principia ipotetico ed indiiuostrabile , perchè assurdo. E 
vaglia il vero j se l'iininutubilità delle S|x;eie attuali , non solo dalla più 
remota antichità storica , ma per riguardo di alcuna di esse sin dall'e- 
poca dei primi strati fossiliferi, è incontestabile C*' e dagli avversari stessi 


(t) /« tati hitn fu’ii t'tH troavi dans ioat Ut tempi dei luturalitlet et dei éeritmintf fui ent teu’ 
lenu Ut eipktet ckangeaient. J/oii yurlqu'ui* d'entre eitx j/ìmiit ru une ttpict rhanfer.* 

drux OH iroiV mille ani y a dtt hommei fui oiiervent et f ui drrieetit , une ripkee fuel~ 

eomjìte , un* mule a-t-tlU eJtangi? l'ne eeule t'eit’^ll* tranifurmée en um aulfe ? Aaa tane dante. 
Omment datie ti Ut eipieei om une tendane* ^uelctmque à te Irantmuer, à te trantfarmtr , i patier 
de fune a Fautre , le tempt , jui cn eba^ue chete amine Unjojri l*mt cr jui prut éir » , pat 

firn par rMler , par trahir etti* léndant* , par l’atruier ? Nati le Umpt ^ me dira-t^tn peut-ttr* ^ le 
tempt a man^ué. il n'u paini mancai, f'aiti dtux mìlU ani ju'écrirmt ^drittate , et neai reienaaiittnu 
aujOìird’hui leu* lei anìmaus qu'it a décritii et noui let retannaiiiani aux earaeiìret yu'il Uur aiiiyne. 
M. Cueier a pu dcrirt eette phrate ti remarijuahle au paini de tate yui m'oerupe : • /c'Ai*toirt de 

■ m^hant eil pfui exaei* dam jlriiiate yue doni Buffon. • On noni a rapporti , on noni rapporti 
cA«fH« y«vr d'RgypIe lei rettei de» animaux fui riiroitmt il y a dmx et tnii mille ant. . . . Let haufi. 
Ut mandgt;roandlt;Ìf7f(, lei ibi» aeiutl* ne diff^rrat en rien de eeux lA. Noui aeant sout let yeus dti moraiei 
b«MÌBCt: le tgutUHe de t'komme eraujoBrif hui eit U mime, ahn^umrnl le mime fw le tguelelte de 
l’hùmm* de l’ontigue Bgypte. jiinn dona , depuù deux ou troie mille ant , depuit le» obierralioni 
d'/4riilol«, depais Iti ummioi eonierriei d'Eyypte, aveunt etpeo* n'a changé. Vne ejpe'ritnie qua dare 
dtpuit deus «H frotj mille am, n'eti più» une espérituet à faire, t'ett une expirùnee faètei !es tip^t 
ne changevt point. Let rérohttiont dn globo ont^ellet produit fvrffiHi effrt tur la filile drt tipiret f 
Bllet n'en ant produit aamn. Vn nombrt, hn grand nomire, un nomin mfint tTeipicai ont ditparu, 
aueme n’a diginandamp;i. On faiiait eette objeetfon à M. Cnriet, laeoir: • gue Ut tipècti aeiyellei poueaiant 

• bien n'étre gu'uni dei tipieri perduti, digéniration qui te lerait opirée petit h petit 

• ti par dei moandlt;)ificaliniM (rraduolle*. • • Mail, ripondait Cum'er. ti Ut etpèeet ont ehangi par 

■ deyrit, iandgt;n devrmi trouoer dei trof.ee de ree modì/uatione gruduelfrt : entri U p-^iacotlM^riani et Ut 

• eipbeei d*«v)«urd’hui on devrait dieonerir quelgufi forme» imtermidiaire» , et ^uifii’à priiiut cela n'ett 

» point arrit'é. Pourqitoi Ut mraiY/randlt; de la terre n'imt-eUe» point eeniervé lei monumtni d'une ginéa- 
m logie li euneuio, li t* n’eit parce que le» eipiee» d'anirefeii itaùnt aulii coiiitantt» que Ui ndtrei? • 
(IMieouri lur Ut r/fiandgt;/uf«on« d« la tìtrfaee du globe). Concluont dane que l-t espreei rtilmt nmitantei, 
qu’riUi toni firn , ft» Wrn no lei fait ehanger , et que In ratues TÌ»leDtM , Ut c«a;rs lirut^o* no 
penraat pai pini en e*la que le» caufcs len(M. .... S'it y atMil ria mf'nde uue turuie plautibl* du oAnn* 
fcmcnf dei tipiros , eeUt cause it (reviorait uni douU dam le mcVa/rj^c mime dn eipècei entre ette». 
Lorique deux eeptcei voùinei l'uninmt etttemble, 1 / réiuile de eette um-jm un animai mi^parti dei deux, 
Hn o»élii ou nuleL f'eiVà dont un eommeneeinent iTum eii-iee nounUe: otti , maii rette eipkee srli- 
ficitlln n’eit pai durabU. Ou In miti» ni» do Vuniarn de deux etpèen diitùtetei l'uniittul entre eux, 
et ih lofit biiHtói iiérilu; i»b Hi j'BnÌM««l d Fune drt deux tiget , et il» rreiennont bientét 

h etU» tigt; il» me donnent dant aurtm eoi, ce qnon pourrait appeler unt efpbct inlermddiaire durabl», 
5eil dono qui Fon contidire Ut eautet externet , la lueettsion dee tempt , dei «mniVo , dei , le» 

rdfolutionj du globe, au lei ratuei ìnlernei , i'tit-b-dìre le croisnnent df» cipkee» , Ut eipèct* nr e'aL 
tkratt ne ebangent ^oinl, ne paiienf point de Fune à l'autre f le» iipie*» ioni firn FUoreni, 

De la tongdvill humaine , png. 130-146. 


Digìtized 


PEH GIUSEPPE GRIRINGHELLO 


77 

riconosciuta ; della variabilitii delle altre non si è trovato sìnoi'a nè 
morto , nè vivo vcrun esempio. Perocché in quell’ immenso musco di 
S|>ente gcnci*aEÌoni che ci vengono presentate nei fossiliferi strati , irò* 
viamo specie gradatamente non già trasfonnatc , ma estinte ; locciiè è 
inesplicabile neH'ipotesi darwiniana, giusta la quale l’estinguersi d’una 
specie essendo il risultato dell'immutabilità dei molti e della variabilità 
di pochi privilegiati individui che quella specie compongono il venir 
meno degli uni e lo svolgersi degli altri essendo simultaneo , parallelo 
e proporzionale , si dovrebbero frammiste alle reliquie delle estinte specie 
rinvenir quello delle contemporaneamente trasformate ; a quel modo che 
di alcune specie della creduta estinta famiglia dei trìlobiti ci venne con* 
sellata perfettamente in tanti distìnti individui l'intiera serie del graduato 
loro svolgimento a cominciare quasi dall’erompere dall'uovo materno sino 
al totale pieno sviluppo di loro maturità , c con tanta precisione che 
la maggiore non si potrebbe ottenere dalle specie viventi. Or come mai 
conciliare tanta fedeltà e ricchezza nei ricordarci le fasi dello svolgimento 
individuale con tanta trascuranza c povertà da non fornirci nemmeno 
un saggio della trasformazione specifica di un’intiem famiglia durante il 
lunghissimo intervallo dalla prima sua comparita alla totale sua estinzione? 
Eppure , mentre intiere pagine dell' istoria geologica segnerebbero il 
principio e la fine, gli albori e gli ultimi crepuscoli delle specie estinte, 
non vi si riscontra una linea che accenni riniz’iata o compiuta loro Iras* 
formazione che rammenti le forme mezzane congiuogenti in una con- 
tinua serie genealogica le antiche specie colle attuali , e le spente colle 
succedanee Ondechè di questo geologico registro non è meno eloquente 


(I) V. UanrÌD , fMg. 34t , nota 9^ Ljoll, Tht gtdoykal tridtmcti «f thè Aitti^mtif »f mat witk 
rtmarh <m iktoriei of thè erigin of spectu by varintion , 9. cd. , London, 1SG3 , pag- 496, 
Uarbori Speocer, Esjayt, t.* ■«rie«, London, 1863 - lllogitai gtotogy, pag. 81. 

19) V. sopra, pag. 79, nota 1. 

(3) /f'/uH thè Ltmarekim afftrm$ thAt all «vr rtcem speette of ptmmtt nnrf onimalj tètre dètelopeti 
out of previouèly txittiHg pUnU nnd amimaU of tpecièè tntktfg Affrrtmt . ho adirmi whot , if tme . 
wonld bè eapabU of proofi and jo, if tl randlt;uandgt;»oi bo proted , it ù omly bteatue it ù not trtte. Thr 
trilobiUt hmvè bten tstinct tètr «ine* thè tipi*» of lAa Mounktin LimcMitè; and by àtrtn of 
ipèetnem» , thè inditìdiial dc^tlopmtmf of eertain specie» of thi» famHy • ntnsosl from thè tsinuttm of 
thè animai from thè rgg vntil thè atlamment of iti fuU ha» bem tatùfactorily tkotan. By »pè- 
cimen afUr tpetimen kas ci'try stage pf gromtk and èvery degrta ttf dttelopmmt bèta txrmphfitd; and 
thè Palanntotogisi ha» come tu thoroughly lo knote thè ereaturu, hi camrgittstee , under tktir wriaus 
eAan^ fram youth ia ag» , a» if tkey had been iU contempararie» , astd had grotvH mp under hi» eye. 
And had our ejtistìng spreitt , vt^tobie aaJ nRrniai , icm derivrd from ather tpteitt of thè eartìeT 
periodi , il laould havt been tgually pouibte, to demonstrate ^ by a serie» of tperimesu, ihvir relalioiuhtp. 


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-8 l-A CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 

il silenzio che la testìinonianza ; e mentre l'uno e l'altra confermano 
espressamente o tacitamente rimmulahilità delle specie, i fantori della 
trasformazione non solamente non sono in grado di produrre una con- 
traria testimonianza, ma nemmeno di schermirsi da rotai silenzio, alle- 
gando la scarsità dei frammenti di quel scpultuario , laddove sono 
essi alTuopo sovrabbondanti. Conciossiacosaché neinpotesi darwiniana 
la specie incipiente coesistendo colla cessante, e rìminutabilità degli 
individui clic si vanno spegnendo essendo parallela e simultanea, sebbene 
in senso inverso, colla variabilità dei trusfortnali che si perpetuano, le 
reliquie degli uni dovrebbero essci'C così frammiste a quelle degli altri 
da escludei*e la possibilità che , dove giacciono estinte tante specie , c 
talora famiglie limaste immutale durante lutto il periodo geologico di 
loro esistenza , non si trovi mai un indìzio della presunta simultanea 
variabilità, c, dove sono accatastale a miriadi le immutale generazioni, 
non si trovi pur uno scampolo della sognata graduale loi*o tiasformuzionc. 
Ma, e che ]MircÌò? Se tace la natura, parla la scienza pei darwiniani, 
ned essi abbisognano di andare in cerca di fatti, quando li possono, 
anzi li debbono scienliGcamcntc presumere. E questa presunzione é fon- 
data niente memandgt; che sopra Tassioma del minimo (fazione , il quale, 
applicato da Darwin all'origine della vita, importerebbe che questa non 
potè essere iniziata che nel minor numero possibile d'individui e nella 
più semplice forma che inni si possa iniaginare ; attalché ninna forse 
delle attuali si avrebbe a considerare come originaria c primordiale, si 
meraviglioso c stupendo rivelasi allo sguaitlo del settore natumlista 
rorgaiiisuio dei più inferìore nella scala dei viventi A me pare, non 


- All geohigie hùtvrtf i$ fuU »f tk* b*gÌHmitandgt;g$ anA tht tnéj of cf tkeir fini and thtir /«ut 

day$ i but tf tskibiU no gttualùgiti of lipfthpmrnt. Itagli Milier, The leetimoiry of thè Hodt, 
Rtliobur^h, IS69, pag. 1H9, Iandamp;3. 

(1) Ad indebolir* fargomcolo ebe ai paò ricavare da riacalo aiieBtio, (larwìa consacrò au iniiero 
capitolo, ciob il IX, dcU'opera sua ( pag. 303-333): On thè ìmperfrelion of tht geoU'gical rttorA. 
« Sulla tnjDcbevolctia del ricordo geologico )erenne fonte di ogni consecutiva atluosìtà; 
a quel modo che perfettissimo c potenzialmente congegnalissiiiio avi'cbbe 
dovuto essere quel primitivo organismo , da cui ogni altro posteriore 
sarebbesi originato 1 Però, oltreché gratuita del tutto e, non che con- 
fortata, smenlica, come vedremo, dai fatti, né tampoco teoricamente 
dimostrabile, si è una cotale originazionc c progresso dairindcfìuita- 
mcnte menoma airiudcfìnitamcnle massima composizione (che nessun 
corpo è semplice , e dairassolutamente tale al composto non vi ha un 
graduale trapasso); ove pure la si potesse dimostrare possibile^ ciò non 
basterebbe a farla presumere reale , se prima non fosse provalo che 
il progresso successivo è incompatibile col simultaneo; che tutte le linee 
vogliono essere generate da un medesimo punto ; che tutti i circoli 
deggiono essere concentrici; e che ogni concerto ed araionia vuol essere 
un risultato di note consecutive , tornando impossibile cominciare con 
un accordo I 

E qual si è mai la ragione metaGsica o matematica, fisica od estetica 
dimostrante queirimposslbilità e prescrivente che rinfinilo ed Immenso 
debba trarre dal nulla un atomo solo suscettivo di un^ indefinita virtù 
e lanciarlo neirimmensità dello spazio, peix'hé neirindefinita successione 
del tempo diventi gradatamente Puniverso ? K quest'atomo primordiale, 
fratello uterino dell'uovo di Brahma , tornerà caro anche a coloro , i 
quali non vogliono riconoscere alcun limite airuuiverso né nello spazio, 
né nel tempo , e non solamente gli concedono un' estensione cd una 
durala indefinitn , ma questa eterna e Tultra infinita! Checché sia di 
ciò, noi che non amiamo correr dietro ai sogni né deiranlico , nè del 
rinnovato panteismo ; noi che non vogliamo confuso l'Kterno ed Infinito 
col ftailo , che può csicmlcrsi solo indefinitamente nello spazio c nella 
successione del tempo ; noi , a cui riudefinìlamentc piccolo non riesce 



.So L4 CIUTUUk SCIENTIFICA ED IL SOTIUNNATUBALK 

meno meraviglioso deirindelìnitamente grande, persuasi 

Che non è impresa da pigliar a gabbo 

Descriver fondo a lutto Tuniverso (*) ; 

avvisiamo non essere nemmeno da tentare quella di spiegarne le origini, 
per la gran ragione che queste sono e deggiono essere inesplicabili, 
siccome quelle che si attengono all atto creativo, il quale, se, considerato 
in se, è necessariamente infinito e trascendente , considerato nel termine 
in cui s* appunta, non si dìGTerenzia dal generativo, essendo proprio 
della causa prima Tottonere autocraticamente ed istantaneamente quel 
medesimo che le seconde da lei attuate non possono che strumentai' 
mente e successivamente efTcUuat'c. Quindi è che un germe primitivo 
non sarebbe riuscito punto diverso da quello clic &i fosse dappoi in un 
successivo e maturo organismo elaborato. Clie se appunto l’attuale duplice 
necessiti^ d’un organismo , per cui si elabori il seme che deve poi svol- 
gersi successivamente , dimostra la ragionevolezza e conferma la verità 
del dato rivelalo, iniziante la vita non dall embnone , ma daU’adulto ; 
i caratteri fisiologici di questo non dovettero punto essere diversi , nè 
distinguibili da quelli di un individuo che fosse pervenuto alla perfetta 
maturità , percorrendo le singole fasi del suo svol^mento a cominciare 
dalla fecondazione del germe. Ma se la forma primordiale non è come 
tale riconoscibile, nè punto diversa dalla successiva; con eguale, se non 
più forte ragione, si deve ummellerc la possibilità di una perfetta rasso- 
miglianza fra molle forme tutte contemporanee e primordiali ; rassomi- 
glianza comprovante bensì runità di tipo , non già quella dello stipite, 
esseiulo l’una dull altra peiTettamentc distinta e separabile. K cosi , re- 
candone ad esempio la schiatta umana, se lunità sua specifica si può 
oggimai considerare come cosa, nell attuale stato della scienza C^, passata 
in giudicato (i più accaniti sin qi.i a combatterla vollaudosi ora per gli 


(I) Ilaote, lufermo, 7-S. 

(%) (ien., I, fl'H, aO-ii, Augmt. , Ih Gma. ad liUr.y 1. v, e. 4; cf. Sandlt;»rignet, La 

Co$malifgk de la Bi^e , P..rÌB , Gaume PrvrcB, 16G4, eli. Tiv, 5ur la cr/ation dee fjphee à tétai 
néuUe U eompltt, p«g. 330, sq. coll. 937, .TOO-.IIO. 

(3) V. Sorigaet, op. ciU, cb. ivu ; Qunlrer»ge«, l’mté de Vttfite Amiiinu; WaìU, Vtber die 
E^aheit dee SientekengeichUthlet uud ita NaiuruuUtnd dee Mentchen^ •«gDaUmeDle iv, Pmfimg tUr 
ftrstkietkHeH fiai^LjHsirhUH ùber die Biaheit dee lUeafchrngejcÀleeAie* ^ S. 919-957. La coalai leali' 
moniaau ha Uolo maggior pcao, qaaoto che, mootre difeade I'bdìU della apecie, moairaai fare* 
revoU alla ploraliU dcUo aiipiie. V. la ooU 1 della pag. arg 


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PBK GIUSEPPE GHIRINCHELLO 


8 


stessi molivi e per equipollenti ragioni alPestremo opposto di rappre- 
senlarla come una mera inirietà del tipo animule)j Tunità però di stipile, 
sebbene razionalmente presumibile (0^ non è tuttavia fisiologicamente dimo- 
strabile , e chi la impugna per basse mire ed infame cupidigia non 


(1) Il Wails ricoDOKC i’tiioIaU fMsibitità di d^rivant lutto il ^ctioro umano da una aola 
coppia, 0 coofeaia che non le ne può impu^^uare U rcditd con nessun argomento litico o Asiolo* 
gico; ma DO scorge noo togioo nei supporre ta natura cosi slraaamrnle e contro l'oiato improTTida. 
da far dipendere da un con debole 6lo, quale si è l'esisteoza di una vita (cioè di nna coppia) 
umana, rorìgioe e consenraiiono di tutta una specie. Ma la fuliiiU di questo argomento è da lui 
stesso eepressamenlc coorcssata, o poi lacìtamento rìconosciola, eoi ricordare come poche coppie, 
e talora una sola, di animali domestici trasportati in America vi moltiplicassero slenniDalamenle 
(Op. eil., pag. S30-397 coll. Gicbel, Tagttfrage avt dtr Naturgtichithft , I8S7, S. 65); laonde da 
una sola coppia progcailrice, supposta una moUiplicariune annuale del 3 p. quale si h quella 
che ora si osserva nel setteatrione deir America (compresavi rimmigraaiooe), nò date parere 
•cceaiiva nei tempi ben più favorevoli della primitiva umanilh, sarebbero potato derivare otto 
milioni e meato di individui in &00 anni, ed un bilione in tOOO anni, mentre l'atlual numero 
non eccedo no milione e t roccntomila individui. Cf. Pfaff, Sikiiffungsguchichtty S. 661, G65-6G6. 
Un esempio calzante deiriocremenlo , dì che in breve tempo ò suscettiva l'atnana razta, ce io 
presenta il Canada, do«e le 40 famiglie francesi, in complesso 400 persone, emigratevi nel 1671, 
sommano ora, malgrado i sanguinosi cooflillì avuti cogli Indiani . a 700.000 e più (Sebuiz, op. eit., 
S. 4t6 **). Un più recente oe lo somministra l'isola Pitcairo nella Polinesia, dove la colonia di 
30 parsone, formatavi nel 1790 dalI'ammntioaU ciurma del vascello la Boumty, nel I8i5 era di 70, 
e nel 18^6 dì 189 persone; e così nel primo periodo di 3S anni la popolazione raddoppi», co* 
mecbè io quetriotervallo , per disordini e stragi avvenute, gli adulti foaieru stati ridotti a 14; e 
nei seguente periodo di 31 anni fa triplicata (Qualrefages, op. cìt., pag 339^43). Ondcchù ben 
a ragione il Denìson, noo ostante le migliori condiiiooi in cni . a petto a questi profughi, Iro- 
vavansi i !tonchÌdi , risiretla al possibile Teccedenza dei nati sui morti uvanzantc dal diffalco 
prodotto di qualsivoglia temporaria e locale contrarietà, ai fece a dimostrare l'attuale popolazione 
del globo essere il nuVritRuoi possibile, presupposto il diinvio universale e la biblica cronologia 
che troverebbero in questo dato uuh novella conferma; laddove quanto più ai aumentano i milk* 
timi, di lauto diviene più sproponionato il onmero dell'attuale popolazione. Per lo che coloro, 
i quali, come Ìl nunsen, abbisognano di no SO.OOU anni per darsi ragione degli incrementi della 
antica civiltà, dovrebbero sopporre una sequenza di cataclismi ed universali dev^^stazioni, le quali 
mandando a male ogni (iinano e civile consorzio sarebbero stale cagione ebo il corso della civiltà 
si rassomiglisssu al lavoro di renelope. V. An ctutnjtt re apfroximate tv tkt anUguity vf man ày 
indurtion from uvll ttiabhsbrd fact$^ hy Sir William Denìson, K. C. B. Ciylvnti, Hoyal Engmttrs. 
Madras, J. /iigginkotham ^ Lsm Bookulltr and Ptddxthtr ^ 1865- 
(1) È strano veramente che, mentre non à giudicata nè improbabile, nè ignobile la consangui- 
neità di un scimmione, si reputi svilente ed impossibile quella deirafrìcano; c derivando sì quest» 
che l'europeo da un medesimo stipile babbuino, se oe inforsi l'urnsoa fraternità! Ha 

..... Quid non morUtUa fnclnra engis 

Aurt Mera famtt f 

Vifg. , Atn., m , 66-57. 

l/ipoleii di na'aseuluta ed originaria disliosiooe della razza affrìcaoa dall'europea à come un 
poelnlalo della ooicienza anglo-americana , e giova mirabilmente a soffocate il rimorso ed a pal- 
liare i mali tralLamaoli che ì cristiani civili e liberi fanno degli idolatri ed abbrutiti schiavi, ffon 


82 LA CIUTICA SClEKTiriCA ED IL SOVRANNATURALE 

può essere sfolgorato fuorcliè coi dati storico-tradizionali e quelli inconandgt; 
trovertibili della rivelazione. La medesimezza dunque di tipo e dì specie 
non importando necessariamente quella dello stipite, nò ripugnando che 
più individui contemporanci e primordiali si rassomiglino silFatlamente 
come i derivali da un comune progcnilorc , gli è al tutto illogica Fin- 
ferenza di Darwin, il quale si crede necessitato ad ammettere pochissime 
(cioè sole tre o quattro) forme primordiali, perchè scorge negli innu- 
merevoli esseri di ciascuna gnin classe prove così evidenti di essere tulli 
siogolavuietìle da un medesimo ceppo progenerati, che, qualora tale cre- 
denza fosse fallace , l inganno sarebbe irresistibile ed incompatibile col- 
l’idea della divinità No , non vi ha tale evidenza , c quindi non può 
aver lungo quel temuto inganno, nò il ridevole «lubbio se mai , nell ipolesi 
di un prototipo mammifero creato adulto, apparissero in esso i falsi 
segni del nutrimento ricevuto nell aivo materno questo dubbio puerile 
e quclFirresistìbile inganno sup il che toma a dire che ciò cUe ora ò innaturale, potè cMere 
naturale secondo altre leggi di nn' altra natura, giacché noi non conosciamo la natura che dalle 
sue leggi ! 

(9) Chaque ttf'ett a'-t-tUe fiè rrm multiple? Le* trrme» dandlt;mt tt *ert la Ceui»« pour exprimtr le» 
nmmaux et le» piante » , jont tmphyd» darti le »eni tìbsotu et ìnde'termm^ , et riett ne porle à croìre 
•jue ìturt etpHet aient éti produitt» par «n/yuc. Or le fuit de la erèation dt» piante» et de» 

untmaux en tasti yu'cj^'nt^ tei «ftine MaHiére gdniraie , tanl pour le nombre <TiiidiW«J de rhague 
cipree f He pour le» lieux , l'oecorde parfaiument aree le» fati» foumi» par Vliittotre naturelle. Le» 
itnimattx infèrieur», tei» fue tpongidtt, tkdtie» , polypiairt» , madrepore», ceraux, tn un mot lout le» 
re^piMra fui tvWnr dans te» eaux , et riermeNse majorité don» etile» de la mer , où il» toni piu» mi 
moiifs fise'» au »ol , à peu pri» romme lu vègéiaux , auraient promptement diiparu , é'iU aeaient éti 
trtès par eouple unifue et sur un »tul point. Il en faut dire autant dtt mo//HSfHej, de» ariieuitt, dtt 
reptile» dfuerifvei, toui anìmaux fiw' te déplacent peu, voyagent rarement au loin , ou toni Umile» 
à etetaine* r^^ioRt , le» un» aux rtcagri, d'autrei aux embouchurt», (Tautrei aux baie», tTautre» k la 
pieime mtr et à de grande» profondeurs. Ea eutre , et» ttpètt» et ceUet de la tUu»e de» peìtton* rimi 
le» uNfi de» aulret ; oh est dtme obligd d*adeierrre fH’r//r/ oMf crdée» abondantt» il sur leu» le» 
potHl» . oli elle» pfoiraitat te ddvetopper et se Taulliplier. Pormi le» otseaux et le» mammifere» , le» un/ 


PER GIUSEPPE GniRlKGHELLO 


8 - 

fossero i primìUvi organismi, ma dovevano csislcrc sin d’alloiai e nei 
luoghi ove s' incontrano attualmente , quei generi che non avrebbero 
mai potuto muoversi dal luogo natio , o solo diflìcilmcnle , come più o 


A«riù'orM , grcmiMrrt» oh frugivorn , <i lt$ autra tont tanwien. f^t earmusitr$ Htiniitait in 
herbir^ret pnur t'en rumrrìr f $i lei herhiforti n'ataieiit M rrpréjtnit't gut par un petit mmère 
Hieitliu Jaat ehagtit esptee , il$ auraitnt ilé campléirmtmt ti^irailt par les taruauicri , se seraieiit 
mtmt* d^wartii entre etsx, cornine cela arri»* eneore gvilqiirfuit , et ta perp^tuité d* la erdation ctH dii 
tmpastiltU. Pormi U» otstaas et U mammifert* eamatrierM , le* un* rìrent de px/itions, de tntandgt;Husijutt, 
Ut aulrtt (Tifiicclee, let autret de reptiles ^ Ut aafrci d'animavx de Uur clatte. La Ut harmoniandlt;iuandlt; 
fui vtaÌHtient rr'fuiii'Sre pormi tatù let ttret , vtmlait <fo«c eneore fue let etpècei de tonte* ett diffirentrs 
flautt fuitent erdée* ntnUiplet en individus (Sorignot, op. cil. , pag. t49-95i ; cf. pag. SC0*9randgt;i. 
:I66^7-Ì). Nello aleaao aenao aenveva il Maiipied nel aoo Court de ;»Ay/ifHe taerde et de eotmitgome 
motaigue prefetti à la Sorbonne de 1845 à 4848^ che porta anche il litolo di; Pini, rAonrmr ef te 
num^e, Paria, 1851, Naiaon McqoigBAn juDtor: Tobì / e« nmndu;r ó cofuif/ca, ioui Ut aoophyttt^ Ut 
palypiairet , en un mot tout let animattx fui produitent du caUaire ...... te dteorant muiurlUment 

let uns let autres ^ et tervant en outre sU nourriture aux poittont et mime aux animaux terrettrety 
ou aux oueaux, il fallaity pour tpt'iU rdtitlaittnl à foni de eautet de dettmetion^ let crètr nambreux 
et trit^ficondt. • La plupart det mèmet raùona toni appUcabUt aux poittant f iU dciaient maintemìr 
l'éifuilibre et cmp^cAer la multipUealion trop rcrptVe det animaux prdcédentt dont ilt te meurristent. Ka 
outre, dcifiWi dvx omcuiix , à certaau animaux ferretiret et à l'homme, ilt deeaitnt dire crédi en 
grande abomdance et trit-féconde , parce tpt'ilt te dénrent enirr eux , et fue <Ì0 lotti Ut animaux ilt 
toni Ut plut l'amerà; parte que Uurt maf*, abandonndt par leurt parente autsilil aprèt leur pra- 
duclion , ioni expoiét à nàllet eautet de dettruction ; a'»/ n’ij; imrii «u fu*un teul coaple de ertd dant 
fhaque etpècc , il est bien probable qu'il ne te /ili pat perpètui. Let mteaux , qui ioni eréét cn mime 
tempi , toni Hit à lout let animaux marint , doni m grand nembre te nourritsent , aux vere et aux 
intuiti de toutet torUt, qui fartnt crédi aree let oìteaux, aux t'^i^loujr, doni plutiettrt te nourritient, 
mali aufsi qu'iU protrgent cantre let rapogtt d'un grand nombre de peùtt animaux , de torte qut par 
eux IVfui'A'Ara ett maintenu entre foui cet étret. En outre, par la divertiié etorgatiitation et de nour~ 
riture r«^ai/iAr« ett dtabU entre le rrgne vdgétal et U tigne animai ^ et la rrdatiou maintrnve. Il fallait 
det ve'gdtaux parloul , car ...... leur action s*élend tur TalinoipA^c , et balanee celle det animaux; 

dffhri dee animaux «ni dà itre rrdtt en rapport arte let vdgttaux diverti t*Ìl y a det regdtaux dant 
l'rau, il y a auiti det rnoPuifuci et det poiiioiu AcrAiVorri ; il y a mime det nMmaii/ìrci equatiguff 
AcrAiWrei. Sur la terre ehaque piante, pour ainsi dire, a tm animai partieìiber a nourrrr ; par là 
ta turabondance nuiiiA/c det vdgétaux ett absorbit. Mait à còti det animaux ArrAiVorei , fHi auraient 
pu finir par dètmir* U règae vdgétal, et trouvent Ut animaux mnufiiandlt;?m, fvi te nourrùicnl de proirt 
tnivnnici; ii y *n n , eonanie du herbitore* , demt toutes let elattet et dant toui Ut mitieux , et on a 
mime pu étaiiir Ut rapporti remarquabltt , qui existent totu et potai de rue entre Ut grandi frotipci; 
ainti doHs Ut mammifrret U g a det omniTorra, fui evmprennent let iinget. Ut c.Wiro^lcrfi el Ut ourt; 
dant Ut oiteatLx e* yroi^M est reprétenU par Ut prdAeuteun oh perroquett , et par plutifurt autret 
genret ; i»i imtectieoret mammi/eret ont leurt analoguet dont Ut oiteaux iit/Mliroiri , contntc Ut grim^ 
peurt et ^Uiteuri etpècet do pattertaux. la* mammiferet camattieTt oni Uurt anahguts dant Ut 
oiteaux de prove; che* let uni rnmmr cArr let aHlrrr il y en o fui te tvntrritteal de prolet riranut, 
et ttaulret do eadavret. Let muMjni^ree AerfriVorer «onf reprètentét par let oiteaux qui te nourrun-nt 
do /rulli, de graint et iTArrAri ; ri e'il y a det oiteaux picheurt , il y <i uhì.«ì det mammifrret qui se 
nourritsent de poitton. Let mimet unaloyiri ee retrouvtnt dunt tonte IVimilur de ta téne aaiau:ti ; il 
y a det arlù nlit et det moUusquet eamioorei, cornine il y rn a d'herbirorei , et cela dant prctqu* luut 
Ut freu|>ri. .Unti ta créaUon virante et organitde <t dai* let loit mimet de ton organìttne Ut aiutet 


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S8 tJl OIITItA SCIENTIFICA ED IL SOTRANNATCnAI-E 

meno lutti i zooOti o radiarii , e quegli altri che , conhnati eiiUo certi 
limiti per ragione di nutrimento o di clima loro accomodato, non arreb- 
bero potato nè nascere altrore , nè iu altro luogo trasmigrare , come 
molli generi di piante e non pochi animali, vuoi acquatici, vuoi terrestri 
dei così detti inferiori 


ri Ui moytns de ia ptrpélìàUé. Tout dome a été di^-meaunt et pr(HfidetUielUp»eat calcuU don* l'ttuemkU, 
fomme dans Us detaiU, non teuUmcmt pour erèer , maù aerore peur ctnuerver et perpètuer reaivtt 
de la putjeaHce iafinie de Dieu qui a tout fait. Mais de c« grand fait d'dquilibre karmonìqué , qui se 
noHÌfeste entre toule la sèrie dee aninaus et celle des végèUtux , il ressort^ thực đơn sembla-t^il , tuie tjn« 
portante cMclusian: tous les animaiàX soni fonctim les urne des aturu { «r, notti le demandons aux 
esprils copabUs de pestr un principe , commrni , avec un fait harmcniqu* atusi imposant , peut^an 
admtUrt que les divers groupes de la sèrie aniatale avraient iti eriis à des tnirrm^ de millitrs de 
sièeles ^ ou néme (fannies^ tee um des autres f cela n'est pai ccacerable ^ à meias cTaccepter, u que 
eertaims esprils, que rien m'arrtUf ne craignent pas ^zu/jotrllri dans resuharras de teurs thiories, qut 
le Crr'dirur l'amuiail à faire des ibauckts^ comme paur appreudre à crder. Mais U n'est pas permis 
à une raiscm saùu et jouissami de touUs ses faeuliès de boesUetrier osasi les notione les plus capilates. 
S'il y a tant de rapporti inlintu entre Us groupes d'ammauXf il y en a de presque sussi euentiels 
eutre les véqitaui et Us ammaux ; ceux-ci soni la base tTexisteac* de ceux^là. Mais il y a piai} Us 
aitimaux fournissent aux vege'laux me grande panie de l'acide earòonique, qui fait leur vie j Us debris 
de rorganisaticH animale irrrrnl en outre de nourriture à un grand nambre de vègt'tasix. Oa peul dome 
dire -que ces deux règnes sont tniimrmrnl Uis , iU soni eriis l'un poter Vanire « iis sant fonction Vun 
de tautre ; ce grand fait empfrke dune tacere qut Von pssisse admeUre Us hypoiJièses orfrilratrci , ^tti 
prc'ieMi/rji( que Us re^^rmjr imi éid ere'is des d'anniet avant les animaux. Il est miine csrtasn 

qu'it esiste entre rUectricili atmaphiriqu * , VéUctriciti vigèlaU et VéUctriciti animtde des rapports 
nietteaires qui matniiatntnf tiquilibre dans tota les rignes. Op. ciL, lom. 1, pag. U6andgt;S58, 560. 

V. BDclic Ljall, Principes de Giologie, iv P., pag. 106, IM, iq. f66, dovo dioKMlra qtiaoU ata la 
iircesaiU degli ìdmUì e degli uccelli, si per feeoadare e propagare le pianle, traiportaodooe il 
potliQu ed il seme; sì per ralTreDaroe ed impediroe la troppo ripida e uocerole propagaxioar 
E qaBDto al rapporto della materia aoorgaoica coU’orgaoica, ouerve il Meosel, rbe la dimaoda *e 
il carbonio procedette o aosaegoi la vegetatiooo, eqairale al chiedere ae li fu dapprima Tuoro 
n Iu gallina. Ixandgt; ateuo doverli dire della calce, la quale ti ailiene cosi alrcUamente col proceseo 
formalivo del mondo animala, che è tuttora indeciao ae il guscio di nn testaceo siali formato 
rolla preesistente roccia calcare, ovvero ogni calce aia «a prodotto animale: Die froge, ob drr 
KokUnstoff thtr da wsr, oder die Pfìamen , iif tben so wenig co &ran/iMir(«n , me die Froge : die 

Henne eher da vor, oiier das Et? Dasseibe gUt (>efl« Kalkt. Er stheint so genau nul dem Btldungs- 
pm:ess der rAierwcft auKtmmeiuHAan^cn , dast die Frage , ob das Thiar aus porAandenrm AalÀgesUim 
snh einr Schale formu oder ab ailer Kalk ein 7*Aiandlt; r/rroduc/ wi, nocA mrAl emtscluedtH ist. Mcntel, 
dir AnfurAunde im christlichat Geiste aufgefaist, Stuttgart, 1656, B. t, S. 115-116. 

(I) V. Sorigoet, op. ciL, 1. cil. nella nota precedeut«j e Alaupied , op. ciL, I. cU., coolmua; 
/'»r auire eotisiqueftre dècouU tncore des mimes /mitrile et des mimes faits. Les tigétaux sont direri 
«UK'itfir Us cliatats , luivont Us firKjc , les circonstances du sol, suivant quiU soat Haas les plaine*, 
txr In cileaux , jur fee momtagaes e« data Us vallèes j il y a mime des especes qui ne vtrent et a* 
»• l'i/irodui/enf qut dami les climais et les cxposilions qui leur eonnannent. Il rn est ahsolumeni de 
aitme des nnimaux ; Us uni nVenT d«nie Us eaux , Us autres sur U hard des eaux , les autres don* 
If forfts i Us ani sous un elimat , Us autres lous un auire; tels animanx ae vieent que là eti iU 
trou^rnl Itìt vigétaux et Us cinaastances du sol qui Uur tvnvitatieuf. E coaì pure il Giehel fOp. cit-, 


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PEK GIUSEPPE CHIEIRGHELLO 


89 

Ora ciò appunto che la ragione e Tacpctlo attuali- e l'umTersalc 
intreccio e conscrtamento della Tira natura (*) ci farebbe presumere , la 
geologia ce lo dimostra realmente avvenuto. Imperoccbc , dii si faccia 
a rintracciare i primi vestigi della vita orgauica nei più antichi fossili- 
feri strati , trova contemporanee e commiste non pure le reliquie dei 
due regni (*) , ma delle varie loro classi , ordini e generi , sicché la vita 


S. 69) dinoflra con pirtcchi toempt che ona sola oop|ùa primiliv» non «irebbe iuta biiUnU, 
traUnedoii di iDÌaieli che, o Tirendo 1 ^ * «ciiDÌ (_/ffrrdai~uml SchitarmUiitrt) doTCTiao 

foniire eofficieale paitere ed litri, 0 neQ polCTino diffonderli lacceiiinmeete per tutto lo ipitìo 
ora da eui occupato, come generalmente la più parto dogli animali di acqna dolce. Qnindi la 
neoeiiiti per alcuni di aminettcre, almeno per alcune specie, rarii centri dì crcaxiooe ed orlgi» 
nana dìranaxioae ; e come già il Deemonlina (^Hirtotr* naturelU éts ratti AtmKnnrr, 1896), coti 
l’Agitiix (C'Anjfian b'jcamtVier, Boaton, July tB50; V. Waitx, op. eil., S. 916-919) ed altri furono 
condotti a spartire la terra in rario provtncii botaniche • xoologiehe, non thực đơn arliitrarìe ed ioslabili 
dei politici spartimenti, nè tntlaria valeroli a chiarirei la ragione di dÌTeriilà che non hanno per 
fondantOBto quella del cliiMi. Odisi per esempio 1' Humboldt nella aoa fitlatim historiym'. Chayu» 
kimufkhra ^trodnil dei fUmUa da différtMei erpèrei; et et n'ut fai par la dit-erettd dee cUmaU tfHt 
l'om petU titayer d*txplifuer pouryuai rAfriyve efiu'itoxiale ne pwìde paini de ìotirindet , et le Aott- 
iwan-dfoiida paini de hruyiret ,* pauryuoi Ut ca/cdo/nirei m m troueent fva dami /’AdjRÌj;)Aére Sud - 
r)n ranfoit yu'an petii namère de planiti, tetles yn» Ut muiaceet ti Ut palmitrs, ne petUteni vtvrr dama 
dea regioni trtffroide* , à eatue de leur jtructare intérifure et de randlt;’in;Nandgt;r(i3»ee de certaim de Itun 
aryantt ; mait on ne peni exptifuer paurquoi tf n*y a pai tute ttuU piante de la famiUe dea meUuta^ 
mèra yu» régilè au nord du trmitème deyré de latiiude ; ou pourfuoi uncwii roiier n^eat 4u*igiiMtre de 
rAfjfUipAére mdrìdiotml. Lea deux continenti offrtnt touetnt analogie de climata toni yu'tl y ait enfre 
tur identité de productioai. Lyali , »p. et I. oil. , pag. 133-134; cf. anche ib., pig. 119, iq. , e 
eh vii-viii. 

(I) « Egli è SMolutamente necettario per auoere «eri e legitlimi risaltamenli nelle indagini delle 
M actcnxe naiaralt il considerare la natura come un tatto intimamente e fisiologicamente coone«so. •• 
(Umì il Di Stefano Kulorga, Professore all* L'niveraiU Imperiale di Pietroborgo, nel seo discorso 
letto neU'adanansa dei ^atural^lti della Svixtera tenuta a Bonn nel 1839, e pubblicalo anche eoi 
titolo: Etniye H'orte gegat die' Theorie der Knlwtektlung dtr organitehen ff'eaen der Erde, 

B. ‘S : et ut unumgìingltch nótJtig, unt su u'oArra, riektigat nahrrgemditen Htiultaten tu gelangen, die 
gandgt;intr tatur ala *in innig rerkundeHei Gante pkyttohgiseh su èetratkltn. Cosi pure Msupied, op. cil., 
lom 1 , pag. &A9 : ^ùiii de trmtet parti , par tona lei faitt et par tatti let priacipes dei ihrncet pAy- 
ttgne» . oitronomigue* et naturtlUt , notti avana la demontlration gue taut Ut itrea sont fmiti let imi 
patir Ut autret, gue la enfahan ett une ttuU conaeption, doni taatea Ut porUVs se tienaient d'vne nu- 
mère a» tntime , guht eat impoitiUe ttarrepter gue cet partita aìent èli eriit pour rxitier xniépen- 
domntenì Ut vnrt dea autret. E Lj^ell: Ihnt leuits let eircrmrtanret et.arntiellea , le tauri de la nature, 
dant Ut tempi Ua plut anrimt , m'a M autrr gue celu* gui tuòaiate artueUemenf. Op. cil. , Il Pari . 
pav S79 , e i Pari. , cb. ix ; cf. Bosiiio , op. cìL , S. 9tandgt;8-969. 

(9) /< appaart that Ikr. mast ancient mtrrine animah oeenr in thè tome diertìm of thè lawetl tran- 
aitim tirala witA thè euriiest remmiu ei^rrdAtci ; so (Aat thè mdenee of organie remaint , aa far 
aa if gara , ahawa thè origin of pianta and ammala lo Aniv 6rm rofllenrporanroui ; if any rrtatim af 
vegettthltt prearded ihai af amimalt , ne m'rfrnre ef aueh an evmt kat ytt hetn diirovered Ay lAr rcis- 
«rrAci af geoletgy. Bridgewairr TWtrti'ir . Bucàlaod Gro/ngy, t, p. 18. - // est proutr gue tea jdut 
itneieut ammaux SMrmt te rrneantrent dant cet mimet diViV^t det couchet de tranuUon Ut plui in- 


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organica sin 


n CfUTICA SCIEKTmCA EU IL SOVRANNATURALE 

(lai primo suo apparire (0 ci si rivela varia c moltiplice, 


féritvrtt où Con rtHcontre Iti primieri rtiUt regéiaus, tToU cette cenclttito» irrétitlible yue en ammaux 
et Iti r^yétaux i«nl «Tcrr^iiw conlmporatnr; et si ftttique pari t« création des ré^élaax a prteddé celle 
dts animaux , c'tsl fait d«nt justfts'iei les reeherckei ^legìjuei H'etnl pu renccmtrer auntne trace, 
Back1aoandlt;i, La Gèfdtijie et fa AHaéraliy^ie eie., traduil par M. L. Doyèro, Paria, IS3B, pag- 1andamp;. 
Epparciò b«a lungi che fra la creaiiooo delle pilota o qoella degli aoimali, o delle Tane loro 
cIimì traacorreaaero miliooi o migliala di leeoli «joanli ne aogeù la ferrida fantaiia dei geologi, 
queati non possono neromeno frapporti anoi o meai, e non hanno nulla di provato e di certo da 
auetitnire alla narraxiooe mouica (cf. Manpied, op. et i. ciL, pag. SIU); Sorignet, op. cit., pag 
Il9»36i} Geohijy in iti rcfarion to rrrvdfed rtligìon hg D. C. Duhlin , pag. 9C6; Boairio, op. cìt., 
S. SG9), compreaavi raoteriorìtà delle piante riapetto al iole (Sorìgnet, op. cit., pag. 

Maupìod, op. et 1. cit., pag. 33C). 

(I) Ciò è in parte cnofoMalo dai più caldi promotori o favoreggiatori della teorìa di un graduale 
progreaaivo più e più perfetto avolgimenlo neU'orgaDiano vegetale ed animale  coil l*Agaiaii aRermò 
uoD ha guari in una solenBe adunansa dell' Accademia di Neufchatel , calere un errore il voler 
tuttavia mantrnere che il primo periodo paleozoico non prcaeoli che tipi d'inferiore organismo, 
laddove giù vi a' incontrano tutti e quattro i principali dei radiarli, dei mollnachi, degli articolati 
e dei vertebrati; e quanto ai tre primi non aver avato luogo nel decono del tempo verna perfe- 
zionamento, t coralli delle più antiche formazioni, come pure i mollnachi e gli articolali, easere 
simili agli attuali; solo esservi nn perfezionamento progressivo io alcune classi, cioè dei verte- 
hrati, e fra questi dei pesci (V. Naumaon, op. cit,, ii Th., 5. S3). Ma quale aia il valore di questo 
limito od eccezione, uiono meglio delio stesso Agasaiz co lo può dichiarare il quale, nella sua 
celebre opera sui pesci fidili, descrivendo la famiglia da esso lui chiamata zenroii^c, perchè nel- 
l'oeleoiogia rassomiglia sotto più aspetti agli schetelrì dei rettili ucriaoi, considerandola perù non 
già come mezzana fra pesci e rettiti * ma come famiglia di veri pesci , le riconosce un organismo 
indnbilatamenle malto zsprriere a quello dì qualunque peste vivènte (V. Whitraore, 7^ harmong of 
leienee and faith^ pag. liS-143). Lo stesso dice dei rettili e dei mammiferi Hermann von Mover, 
intperocchè allato a forme e tipi, che proverebbero un snecessivo progressivo svilnppo nei reliiiì, 
riconosce claui ed ordini in coi si ravviserebbe no regresso )i esciUemcnte , colla stessa abbondanza , varietà ed armonia 


e quei tipi di coalÌDuaU Iraniixiooe ole doo e’ iDconlraao io dcmud Iuouo , ma ebe paie >onn 
ricbieali «ialia teoria della inuitiibilfl IraafortiiazioDo ^ mculra al coolrario i faolori della progies* 
«ioDc aoccessira dando troppa importania alle oiaerTalo ìaetmt , cioè alla propria ìgooraiixa, 
ammettono nn progrea»o, ma inlermiltento e creativo, non già nalurate e cooliouato! Il die rnoi 
dire che un progrcftao univertalc, vuoi cootinoo, vuoi sncccuivo, non è ouerrato e dimoilro da 
nessuno; e cbe, te Lyoll e Darwin tono flupiti della fiducia patta dai protfrrtticnitti in pochi dati 
tHomcludrHii (are apt Co bt astounded at thè canfidenee plar-ed òy thè ^ro^mioitifCa tn data tehieh 
muti Ite defcctìvc in thè rxireme^, qoeali alla loro rolla dovranno Iraaecolare vedeiidoai tacciati di 
invercbia fiducia da coloro ebe roadano la loro teoria non già KO«m aleno dato di scienza , ma 
snirigooranio, nè già sulla possibilità, aia sulla certeiia che la serie degli esseri organici aia uno 
svolgiucolo progreasivo a continuo, malgrado tutte lo possibili ed oaserrabili lacone ^allirtalts ìh 
thè teriee vf orgaaie esitteuce. Ldl, op. cìt., pag. 40ó—ttJ6}! Che so ì progrestionitti malo argomentano 
i limiti del creato da quelli della propria scienza , ì darw inìBoi fanno peggio speculando sulla 
propria ùjaoranta e auppnocodo come realmcnlo eiasuti generi • specie di cui non si ba alcun 
vestigio, mculrc ubboodano quelli dei loro conlcmporaDei. Cosi gli ani, pui come gli altri provaim 
la Terilà di quanto arerà già da cinque lustri predetto il lodalo Kutorga (Op. cit . S. 6) e renne 
non Ila guari dimostralo da Otto Volger ( TkaUachtn sur &urfAci/uR^ àlUrer uni meuerer geofo- 
giitken AHtthauiujtweuen. Ackter Bcritkt dtr obtrkeuiecken Getellsckafì fUr Katur und Htiilundr. 
jt/oi, IBfiO, Cicjiéjt S- 18>31}: colalo teoria di una graduala successiva perfezione di tipi, ebe già 
parve a tnoHi non poro no sistema ben congegnato e persuadibile, ma di una incoutrailabile 
renià, essere oramai così teauinalOt zconyid<7Ùi<iro, ecompigtiafo , erombuualato , da far peto, corpo, 
tbooiolare, mioacciando tubila ratuti K>liltcbe già fecero della misera Polonia, e stanno mulinando 
per l'Impero Ottomano. A prevenire per<i, se non a preparare, tale sfacelo o sparlimento, ìnter* 
venne opporlnoissitao il diplomatico ripiego del Brano , il quale nella sua opera premiata dalla 
Accademia di Parigi ( Cntersuchungen iiber die Enlmckelumgtgetetie dtr organiscken /f 'elt utókread 
der HUdungtieit untertr Brd-Obtrfi,ickt , /'reiJzeAri/2. Stuttgart, Schwetzerbarl, Ì8ó6), faitoii corno 
paciere o mezzano fra gli aasoluii fautori ed impognstorì della teorìa della progressione successiva 
dal più semplice si più perfetto orgauismo, si destreggiò con sì lino accorgimento e latto polilico 
da lasciare ai primi rooore, ai secondi il bollino del campo. Imperucrbè egli ammise beoti quella 
idoleggiala leggo del progressivo sviluppo organico, però ori limiti di ciaienua classe, tenta 
trapasso dalTona alPaltra, come a dire dai filoioi ai radiarii, da questi ai molluscbi ..quindi 
agli articolali, dappoi ai rerlebrati ; e Ule limiUto sviluppo lo rollo altrcsi coordinalo al mori* 
mento tcrripela ( terni^luf Beutgung, cioè che, iniziato dagli organismi di allo mare, procedesse 
lo sviluppo ai lilorali , ai lerteslri, a quelli di acqua dolce ed ai continentali), • sorraltutto 
«ubordinato alle attineozu di ciascun organismo colle esterne condizioni cfae gli rendono possibile 
resistenza e la vita(drr Beitehungm dtr Orgamtmea tu ikreti àuetrm Kjrittent-uad I.ebenfBedim- 
gungtn), e, sebbene cosi ristrella e temperala, la riconobbe tuttavia soscellira di alcono eccezioni, 
e ben lungi dall’essere e«^i assoluta come quella di allraziono, di affinità e simili altre leggi 
della natura (Up cìt., S. 68-85, 46’l-469); loccliè rool dire che cessò di esser legge, od h divenuta 
di tale plasticità da acconciarti a luti* le esigenze dei snoi contradilillori. Niuno dìITaUi vorrà 
negare ebe ai osservi in più strati una sacccssiTa varietà di tipi di sempre più perfetto organisnu. 
leconducbè le estrinseche condizioni di esistenza e di vita, divenute fatali alle prime specie occu- 
panti quei Inogbi e dovuto perciò estìnguersi od emigrare , riuscivano al contrario favorevoli ad 
altre specie sopravvegnenlì ; ma che queste oon lossero cuolemporaoce allo prime, lieosi ne siano 
una Iraaforinazitme, od una saccessìva creazione, ciò non e provalo da nìun dato o vestigio, ma 


l 


g2 LA CRITICA SaENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 

ili organismi dal più semplice al più perfetto , forme e tipi parte 


• « TÌ«M taUod'i coDiindktoUo troT«ni Dello «Umo itrelo i tipi più direrti , i qoAli per ciò 
Mcmo fti dÌBOclr»flo ooa ^ia aacceasm , na coolaBpocaiiei -, quadi è che Dei coei delle periodo 
paleotoico, atteDendoci allo »tcaao I).r Bmao (Op. cit., (abella ii, e Breim'i und Uòmer^s /Wcx 
/taiaomt^toficui , LetMota gfn^metitea, IS36), si aanorcraDO 974 direrfo apecie di piaote ^ t &707 di 
aDÌiaali , a di i e come vi ha una gerarchia di spiriti ed una scala di snooi e di colori, cosi 
vi ha pure una graduaiiona di organismi originariamente distinti, ma coordinati, una serie aoo- 
logica progressiva, non però continua e luecessiva, ma discreta o simullanea, alla cui iolegrazionr 
le specie successivamente estinte, coti le più antiche, come le più recenti, non sono meno ne- 
oeaearie che le superstiti (Cf. Wagner, Cetehiehu dtr VmitU, Leipzig, 1845, S. 937-938} Sorigact, 
op. ciL, pag. 999-314 , 314*330 , 330-349 , 349-374} Maupied, op. cil., tom. i, Ie 9 oos xsi, xxi-ian ; 
tom. Ili, Icfont xxiii-xxiv), senza che si abbia tulUvia a diro necessaria la permanenza di quella 
seria In tutta la soa primordiale integrith ; imperocché restingoersi come il Iraimigrare di alcuni, 
richiesto e compensalo dalle moltipUcaiione e difTosioBe delle altre, non prodace che un cangia- 
mento di scena, e giova anziché nuocere allo svolgimento, all'equilibrìo , airarmonia universale; 
appunto come lo sparire di alcuoi personaggi d'in sulla scena, può tornare opportuno od ìndifTc* 
rcnto all’elione ed allo svolgimento del dramma- Per la qnal cosa, la lora o la fauna fossile si ha 
a considerare come sorella e già contemporanea della vivente; che se comparalivameole a questa 
ci sembra a prima giusta in alcuno toc forme siraua, gigautesca, mostruosa e colla nostra attuale 
incompatibile; ciò in parte deriva dai confondere la stranezza colla novità, in parte da un con- 
fronto non troppo esalto delle specie rslinle colle allnali, eisegnaodo talora ed un genere gli 
avanii fossili appartenenti ad un altro, e ciò per quel pregiudizio per coi la fantasia scoi presup- 
porre fuori dal comune e slnivaganfe quanto a'attiene alla più remota aatidùtà. Diratli, il gcneré 
dei limuli , il drago volante, ossia lucertola alala, il pipistrello, rornitorinco , l’armadillo , Pai, 
il lepidnsiren, la balena, non sono «eoo singolari, gli uni di forma, gli altri di mole, die i 
trilobili, gli iciiosatui , i plesiosauri, i nicgalosauri , i notosauri, i pterodattili, e simili; tue 
ullreccbé i trilobiti, antiebe affilio estinti, vivono lullora nelle marine del Perù, sulle coste della 
Patagonia, e nelle isole Falkland ( Leonhard , PopulUre yorlttungtn tò*r Gtologieoct., Stnltgart, 
183Ò, Il Bd., S- 960); il più groiiu pleredallilo (pUivdactyltu matroayj;), che ai volle della groe- 
sozza di un cocodrilio, non ha che dodici pollici di Inngbczza e trcntacinque fra l'uno e raltro 
sommoto delle ali, e non differenzia grandemente dal genere dei pipiairvìii , a cui venne appunto 
assimilalo dal Sòmering il ptfrodactglus langiraitrit dì Cuvier. il mtgalotaunu di UucVIand « 
l'iguanoiloH di Conjheare tono da Hermann on Mejcr (Op. cil., S. 10-90, 99) annoverati fra 
i mammiferi terrestri ed assimilali aH'ippopotamo , rinoceronte e simili, anziché annoverati fra i 
rettili ; ricAzA^oMuriu al contrario si dimostra più tnarino matumifero che terrestre od anfibio, 
e può prender posto fra i delfini e le balene. Acquatici del pari il plaiiuaamt, ed il w>tko*aurvj. 
vooi miralfilis, vuoi ^i^ojiZetui , i quali per la piccioleua del capo e U slrellezza del collo cìban- 
doaì di Boli piccioli animali riuacivano airuomo meno temibili cd rsiziali che i precedenti; né 
questi tullavia più di quello che lo siano presenlemcnle Ìl gigantesco alligater od il boa gigante, 
il crotalo, il vampiro, e simili. F quanto a mole, né quei fotaiii rettili o mammiferi credeli an- 
ticbiaiiini, né motto meno il mrgatheriun , ìl rNyfoifiHi, il mammuth (che già ai rinvengono frammisti 
agli avanzi delle specie viventi e ad ossa umano), possono competere coi più groiai atluali cetacei, 
anzi il più groaso dei ooatri elefanti può gareggiare col roasìle mammath, come gareggia romonituo 
albero della California ff'elti$igutnia Seeman) coile piante più gigantesche della fnsaile Ama 

(V. Boaixio, op. cit., jiamf.ik. x, l'tbtr Hit vtrmténtl/chtn L’ngthrtier Jer fwihn Thierwrlt, S. 4i0- 
16fi } Sorigoot, op. cìt-, pag. 19C-197; Wagner, op. ciL,S. 177). Del resto, molto dello S|iecii* 
della flora e della fauna fussile, già creduta retiate, non erano che ignorale, eJ or qua, or là si 

i3 


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gj 1.4 critica .«CIENTinM ED lE .«OVRASSATVRAI.E 

suolo , di clima , .succcssivamenle mutate , conscntirouo agli uni e non 
agli altri il perennare la vita ; scnzacliè per Testinzionc di alcuni generi 
e specie o venisse meno l'universale concerto , o fosse perciò necessaria 
la creazione dì altri tipi, bastando che agli antichi sottentrassero quegli 
fra i superstiti , clic erano alle nuove condizioni di suolo c di clima 
più accomodali , e compensassero , come succede tuttodì , col successivo 
loro aumento il vuoto lasciato dagli estinti od emigrati. Come dunque 
alle specie che durante l’epoca istorica già si cstinscro o si vanno spe- 
gnendo , sottcntrarono c succedono le superstiti , non poche delle quali 
si ranno altrove diifondendo o trasmigrando , c mentre le sopravvissute 
perennano identiche, nessuna fu visto erompere nuovissima o trasmu- 
tarsi ; cosi pure nei fossiliferi strati la necessità ed il fatto di un pro- 
gressivo sviluppamento vengono esclusi e contraddetti dalla simultaneità 
di tipi diversi continuantisi parallelamente alla loro permanenza nella 
stessa Stanza, od alla successiva loro dilfusionc, varia secondo le vicende 
del clima e delle varie località. 

Imperocché mal si appone e peggio argomenta chi si ripromette o 
vuol dar a credere di poter determinare quale si fosse la flora e la fauna 
mondiale duranti le varie supposte geologiche età, prendendo per norma 
c criterio i pochi avanzi che si rinvengono nei fossiliferi strati j sì perchè 
il poco , che se ne conosce , è ben pochissima cosa , come si confessa 
e pretende!'), in confronto di quanto resta ancora a scoprirsi e non si 
conoscerà mai ; sì perchè , qualora pure venisse dissotterrala tutta la 
fauna c la flora fossile d'ogni età c paese , questa non sarebbe che un 
menomo scampolo ed insignineantissimo di quella vissuta e non fossi- 
lizzala. Ma il peggio si è che , dato pure un valore a questi .scarsi 
avanzi, esso non può essere presupposto, ma vuol essere derivato dalla 
età geologica degli strali che li contengono , laddove questa suol anzi 
essere segnatamente , per non dire esclnsivamente , determinata dalla 
natura dei fo.'sili contenuti , cioè ilalla maggiore o minore zoologica 
progressione del loro organismo ', e per tal modo codesti geologi vanno 


rioTenaero e tnUo(]ì se n« rinteagooo ; < 1andgt;eiandgt; potcrtHio net priioUsiioi Itmpi , ia «lire coodiiiooi 
di iBolo r di dima, in rrgioai iaahitate dall' uomo ed iBibilabilt , crweere e proptagarsi specie 
di piante e di animali iacompatibili eoa altre coalemporaDeameate crescinle tolto diana piò lem* 
perato ed ia paese più ospitale ; dorè pare oon h a ilopirc che grandeggiassero altresi alcona 
specie di aaimali e di piaote, come ai gigaatepeiarooo per a tempo alcune stirpi iioiaBc. 

(1) V. aopra, pag. 7S, noia I * 


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PER GIUSEPPE CHIRINGHELLO 95 

perpetuamente aggirandosi in un circolo vizioso da cui non possono 
uscire, perchè noi vogliono rompere j classificando cioè cronologicamente 
gli strati giusta Tordinc zoologicamente progtx^ssivo dei fossili che vi sì 
rinvengono, e pi'ovando quindi la realtà di questo zoologico progressivo 
svolgimento siccome corri$[>ondente perfettamente alla successione degli 
strati con tal ordine e norma classificati Non par vero , epputv la 
è cosi. K chi badi alla tirannia di un pregiudìzio ed alle esigenze di un 
preconcetto e prediletto sistema , non ne farà le meraviglie y tanto più 
che tale petizione di principio potè per alcun tempo essere mascherata 
<ia un apparente parallelismo dei due oi'dini. Imperocché non è già a 
negarsi un certo qual ordine di progressivo organismo nella sovrappo- 
sizione dei fossiliferi strati ; ma perchè si abbia a considerare quale 
ordine formativo e non meramente diifusivo, dovrebbe essere assoluto, 
universale e costante, laddove tale non si mostra mai nè quanto alla 
anteriorità, nè quanto al predominio, nò quanto olla perfezione dei 
sìngoli generi di organismi , trovandosi non solo sempre cutitemporanci 
gii avanzi dei due regni , ma sovente contemporanei o trasposti quanto 
alfordine i vari organismi , e così , a mo’ d'esempio , più animali che 
piante nel perìo<1o paleozoico , e le teri'estri posteriori agli animali 
acquatici, e contemporanei polipi, echinitì, crinoidi molluschi, 


(1) Hecbiamooa od solo «Miapio fri i molti adaotU dal Bornio (Op. eil. , tmilfìtr Brief, und 
Arnmerk. S. S9B-S40, 3T5-45S): « La loccessioae di die itnti di divena foroiaiìoDO cor- 

» risponde siffalUmente ad ona serio di dislìali tipi or^aniet, che la diversiU e rrlatira elà di 
» line strali, U eoi formatione vuol essere assegnata a periodi diversi , sebbene presentino gli 
M stessi caratleri peLrografici, si può con tutta facilità e sicurexaa dolenninare, purché contengano 
« un corto nnnero di organici avanzi chiaramente riconoacibili. La cronologia, cioè la relativa 
• elà di questi strati, trova per lo piò un appoggio sicuro noi rischìuii organici avanzi, i quali 
» aono come le lettere più o meno leggibili, con cui è scritto Tatto di nascila delle roccie de- 
» posilatovi dalla Natura; allalcbè, quando quelli aono riconoscibili, noi possiamo di questa 
» leggere riipeUivamenta il nome e l'età, ed a cìb basta alle volte una lettera sola- » Di* Beik* 
dtr txrichiedtntn Cciirgsformatiomat correzpofidirf einer Rti/i* i‘(m be.ftìmmttn OrganitalipHJtyprti , uni/ 
tt gtht dir$u sottfd$f tlass di* CttUrschcidung und rtlativt AlUrsbtilimmung lutitr wdhrtttd venehuéenrtt 
PeriùJtn gtlnlditen GtbiryuckielUen, weleke vUlUg d<uttlbe Gultin ketitten, und aUo ffftregrapkùck nickl 
JM unttrscheiJen riiuf, leiclit und sìclier tu kfwtrkstrlligen ùt , ioiaid ite nur eìnt gtviut Antnhl 
t'un dtutlick trktnnhartn nrganiichtn L'ekrrrtslen tmthalttn. Die Ckranùlogit der GtbirgtfarmtUiontit, 
dm ktittt die relative Alter sbeHimmung derttlien, finJet alto mtiniUnthrilt tin tkkertt Ankaiien in 
ihren ori 7 afttic&cM L'eberretttn , miche gleiclisara die Bocbslaben dea Gebortsscheines ^Idtn, den di* 
Ao/ctr mi( mcAr oder mnigtr dtuUùhen Zùgen in den Gebirgstckiihlen niedergtkgt hot. Sind dure 
Buchitaben noch trktnnòar, io ki/naen »ir aut iknen den Nomeo, dos Alter der betreffrnden Gc- 
birgsKhiclit herautUten I ja kitwtìlrn ùt a« diettr Bestimmung ein cinziger ttdchtr Buthttahm A>m- 
rcicAcnd. Naumann, np. eil., i Tb., S. 777-77S (Bosìtio, op. cit., pag. 3l3>31i). 


^ LA f RITrcA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 

anellali, croslacei e pesci, anteriori pci-ò agli spongiarii che li dovrebbero 
aver precedali perchè di organismo più semplice, c rinvenuti negli strati 
superiori fossili creduti proprii esclusivamente del periodo pàleozoico, 
ed al contrario negli strati di questa formazione , anzi persino in quelli 
creduti azoici , dissotterrati organismi caraUcinslici di postcrior forma* 
zionc. Ora se pochissimi, cd anche un solo di questi fossili (0, bastano 
per classificare Io strato che li contiene, dargli il vero nome cd asse- 
gnatali l’età ; quando nel medesimo od in altro simile si rinvengono 
dap]>oi altri pochi od anirhe un fossile solo di maggiore o minore perfe- 
zione di organismo, ciò dovrebbe pur bastare od annullare in precedenti 
od anche a cessare da ogni ulteriore consimile classificazione , giacché 
a tale stregua non vi ha oggimai fossilifero strato che abbia mantenuto 
o sìa pandlt;T mantenere ìntuUu cd identico Fordinc ed il valore paleonto- 
logicamente assegnatogli. Di che si vede quanto appropriatamente 
l'Humboldt dichiarasse che a questo argomentare relà delle roccie dagli 
a avanzi vegetali od animali che in sè rinserrano, questa cronometria 
n delia corteccia terrestre, già presentila dal grande ingegno dellHocke, 
» raralterizzare una delio più splendide epoche della moderna geognosia, 
n sottratta finalmente , almeno sul continente , ai semitici influssi (^ . n 
Al contrario questo faro non dà che sprazzi di fioca, dubbia ed incerta 
luce ; questo filo d'Ariuniia ad ogni tratto si rompe e ci fa ricalcare le 
già impresse vesligia , e, se non lia nociuto, non bn punto giovato alhi 


V. U Boia precadenle. 

(f) PU /4nu-<HJung drr b^antuhrn uttd tooiogistktn Ktnmrichtm auf dit Btttlmmung iti Alters 
itr Ftlimatitn^ Ut Chratmmtliik der Erdrìiidt, U'ttfhe f/ùcle'i grositr Geist schon ahntle, kettiekiitt 
tint der glUnundtlta Epcchem dtr ntvrm , drn teflaitiKbcn EinnàtsoB vtmgtteti» auf icm C 0 Arm(N(< 
tndUch eoUog«ne Geogootie. I«o!>inos , I Ud., S. 9S3. Il Iraiiullore fraDceso, con troppo •«rviir, 
ftp non anxt no po’ troppo librro, Ita velata la frase, ma ha coothìnto il periodo con nn' iocon- 
Iraiabile veril). L'apjtUcation dtt moj/mj iTr^irai** hotanigut* tt itt^logigutt à la i/(’l(rMÌaflri'n«i ir 
Cdgt dei Tothtt , «t tìgitati Vere la plm hriUaule de la gt^gaatie mvdrrne. Saat rinfiutme rìpìfum* 
dei riudrs pal/tntolagìguet , la lAmrie de* farmaiìvni idlidfi de t dcerce du gioie s'tit mf» *ltandgt;gagèt, 
nu mvi'iw tur le eontiaenl, de se* entraret ongioollea, paur revftir un earaethrt tcul nouiYau de proandgt; 
f'jodeor et de variété (dob di riniciro Unto più twno c dtvena, «{iianlo più profonda). Coamof, 
Iraduil par II. Favo, P. . Milao , 1916, pag. 99). Questo lemitismo per una imta, coinè dire 
cooiortcria . dì ecieoiiati ebe non riconoaeono allra acienja che la propria , è la toro lirfana , alUlclic 
per mi Oggimai il più sirnro criterio di acieali6ca verità coosiite nella reale od opinala oppoci- 
none alla acfDÌItca, cioè bibliea credenta; e non perlanlu non sono ainora rioii-iti a alabilire un 
alcun che di vero che aia acienliandamp;camonlo patsalo in giudicato ed apertamente contrario aMa rive- 
lata verilà. E poi ri vantano ipregiudiiatl I 


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PER GIUSEPPE ('.niRIEGHEU.0 


97 

grogaosia lO ; pei'cliè , non avendo il ci'ilcrio paleontologico altro valore 
che ipotetico, non potè comunicarlo reale al criterio petrograCco o lito- 
logico che si voglia dire, nè questo, già di per se stesso incerto ed 
insulCcientc , confermare il paleontologico , nel di cui confronto venne 
stremato d'ogni proprio suo valore. 

Diirutli, le roccie stratiformi, uè per la loro natura, nè pel giacimento 
loro ci possono ollrire caratteri certi e costanti, onde distinguere la 
successiva formazione dei singoli strati. Imperocché , ben lungi che la 
loro serie sia universale e costante, e si trovino sempre e dovunque gli 
uni agli altri ordinatamente sovrapposti come le laide il'una cipolla, non 
ve ne ha alcuno in tutta la serie il quale, per le varie lacune nelle varie 
località , non^i|)osi e non venga a sovrapporsi immediatamente sul suolo 
prìinitivo, o su ipicsto o su quell’altro strato, da cui trovasi altrove da 
altri intermedii distinto e separato ; o sprolungandosi non si sollevi sino 
alla superGcie del suolo attuale-^. Onde consegne che le più diverse 
stratilicazioni possono essere contemporanee, e che la loro diversità vuol 
essere attribuita a varietà di circostanze locali , come lo presuppone il 
fatto, stesso di un sedimento da cui originarono , e lo conferma la varia 


(I) si «rrebbe aozi a dire (iro^coUi elio geognozia; imperocché quella che gtoila il Togl 

{Lehrbvth dtr Ctotoqit uni PtirtftÈeten , S* IO) % aoa icienza prclUmenle enpiricat inoiaBO dai 
rimproTeri che logtioao lottare alla geologia, noa cerca, noo ialuUia che i falli, lo alalo allualr 
deiia terra, qaale il loogo, la giacitura e la aalura degli ilrali, e quali • quaoli i foiiiU aviDti 
coDleantifi, senza cercare di questi falli ni» il perche, nè il cocne^ il che spetta propriamcnle 
alla geogenia ehe è la parte apeculaliva della geologia, e ai propone dallo alato altnale della cor- 
teccia terreslre argomenlaro quale ai fuNO raoteriore, anzi rotìgioaie e primitiTo e aoccessìTo 
STolgiiuento di tulio quanto il nuatro pianeta. E quanto ciò aia malagevole, per non dire impoa- 
sibila , ben sei sanno i geologi steesi , i quali come THolger ( Hit Gnlo^it t'iandgt;m phiiMphÌMehta 
Stanipuakt , Wicn . 18M). ap. naumaDo, op. cit, i, S. 5; Boflitio , op. eit., S. 79), 

paragonandosi n chi, venuto io teatro dopo calalo il sipario, dai scenari, da alcono gocrntzioni, 
armi ed altrczzì rimasli sul palco, ai facesse ad indovinare non pur la rtatara , ma lulla la tela 
del dramma rappretienlato, sono di credere che, non azreccandola perfeltaiaeDle. sia condnnabilr 
il loro errore. L-vtldeve ad ogni uom sensato devo semhran* un'imperJMuhile lemrriià il voler ciò 
tentare con tì searoi deli, non etaenOu da essi esplorala, né invesligabile , fuorclié una menoio.v 
parte di quel gran Icjtro, so cui ben altre rivoluzioni e calaslrolì si aviicendarono, da poterti 
ripromellcre di ritrovarne iotallc, impermisle, pulitamente e lime asseaiele come in un cassettone 
o canteraon lo icarse «erniebe masseilzic, cioè i pochi foseili avanzi d'iotinilo gecerazioot. Di 
questi, quanti più le ne seoprìrano» . di tanto le ne avvaiilnggeià la geegnosiai ma qaanlo più 
ricca di fatti, Unto sarà più cauta e pcrilvandlt;a nel Irapavso prematuro ed intempestivo al teorizzare 
delta geogenia. 

(9) V. .Suri};nel, op. cit., pag. (38andgt;l4i, 3IC-2I7^ Maupied, <qandgt;. cil., ili, pag. 50«&l, 

Bernhard von Colta, svm Sfuiiaun étr Geo^uoiir uwd Geologie, Dreaden 

nod faeipzìg . 12 , S. litO ; Voaizìo , np. cit. , S. 81 >$6 ; Spencer, op. eit. , pag. 63. sq. 


(jS Ui CRITICA SCIENTIFICA ED II. SOVRANNATURALE 

natura de’ depositi fluviali^ palustri, marini che per consimili cause si 
vanno UiUodì formando per le divci'sità di suolo, di clima, di produzioni 
inerente alla condgui'azìone e positura di questo globo teirucquco (C. Che 
se quando il giacimento delle i^occic è concordante c la composizione 
( onformc, toma impossibile il distinguerne i successivi strati; non si riesce 
meglio colla giacitura discordante , sia |>ciThe la si trova anche fìu strati 
di una medesima formazione, sin perchè la corteccia terrestre andò sog- 
getta a tante e tali perturbazioni, da non potersi quasi mai definii'e con 
rettezza quale ne sìa roriginarìn disposizione ; quando poi al contrario 
In natura è diversa, c la composizione disfonne , non candlt;;ssa fandgt;crciò Tin- 
ccrtezza, nè si scema gran fatto la difTicoltà. E ciò per più ragioni; sia 
pcrcliè la materia, di che sono composte le l'occie, non pi'csenlando una 
molto considerevole vanelò, molti strati non si possono mineralogicamenle 
gli uni dagli altri distinguere sia perchè gli stessi strati , se cariano 
sovente di composizione persino in una stessa contrada, riescono in altre 
di tale divci'silà da ntcncrc appena una qualche lontana lussomiglìanza , 
onde sogliono chiamarsi formazioni parallele od equivalenti, cioè presunte 
tali; anzi, trattandosi di strati, di cui non si può osservare, nè provare le 
cuiitiouitè, come per esempio degli europei cogli americani, in tal msn 
non si richiede nemmeno l'equivalenza , basta una semplice reinolissimu 
c debolissima analogia, non ricercandosi a quale stalo europeo l'assomigli 
ori equivalga lamerìcano, o viceversa; ma a quale si possa assimiiare 
Ma se i carattcrì mineralogici sono sovente incerti e malsicuri, dato pure 
che valgano a dimostrare ìnconteslabilmeiitc rideniìcu o divci-sa natura 
dì due strati , non se ne potrà tuttavia nulla inferire inlorao alla risjandgt;ct- 
livH età , trovandosi diversità di natura in due stilati contemporanei , ed 
identica in quelli di diversa ctà(^X Anzi, a capovolgei'c Targomento che si 
volesse trarre dairidentira o diversa com|Kandgt;sizione delle roccic, basta pei 
nostri geologi la presenza di un qualche fossile c Uilora dì un solo , 
ci'cduto caratteristico di una certa età , diversa da quella che i caratteri 
pctrologici poti'cbbero suggerire ; che in tal caso questi perdono ogni 
valore, e le roccie più diverse diventano contemporanee, e le identiche 


(t) V. Sori^ort, op. cil., pajf. ISO; MaapiciJ, op. tl I. eìL. lecun ii. pag- le^on un, 

pag. 5S6andgt;59d} Sp«occr, op. cìt, pag. 66-67. 

(3) Bernhard von Cotta, op. ei I. cil. ■ 

1,3) Ibid., e Spencer, op. cil., pag. 74. 

(4) Spencer, op cit., pag 63-SOj Boiiiio, np cil., S. 404-106 j t.)oU, op, eit., i P., pag. 4^9-431 


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PER GIUSEPPE CHIRIKGHELLO 


99 

si debbono usscgnarc ud una diversa età Ci). Siccome [>erù i carallcri pa* 
leontologici non sono meno ambigui eil incerti, e con essi non si riusci 
sinora che ad amalgamare il discreto, o separare il continuo C*', trovan- 
dosi fossili avanzi negli stinti dicliiai'uli azoici, e vari in un medesimo 
strato, giusUi le vane località, fossili cai'alteristici di ima formazione in 
istrati più aiiltchi di tjucsla o più recenti , specie identiche separate <ia 
stiati di venti c più mila piedi P); insorama tutti i limili sinora segnati 
ed i canoni stabiliti nel classificare palconlologicamcntc gli strali essendosi 
iioviiti a inano a mano rinnovare o sovvertire , forza è conchiuderc che 
il crilerio pctrologico c paloontologico, nè separatamente, oè complessi- 
vamente, ci somministrano dati sufficienti, non diro per una teoria geo- 
gcuica , clic sarà sciupi'c un’ utopìa , ina nemmeno per rintracciare e 
stabilire cronologicamente la prima comparita simultanea e la successiva 
dìsiribiiziunc, diffusione, estinzione o perennità delle varie specie della flora 
e della fauna universale. Conciossiucchè , se gran parte delle superstiti 
generazioni ci è tuttavia ignota, come ci potranno essci'c conte compiu- 
tamente le estinte, i di cui fossili avanzi troppo scarsi, c spesso poco 
riconoscibiii, non ne rappresenteranno mai che una mcnomissiina parte? 
Aggiungi clic le formazioni e le specie più diverse trovandosi spesso con- 
temporanee , manca ogni argomento per inferirne una diversa età, 
tanto più che i fossiliferi strati furono spesso sconvolti, scombussolati; nè 
il luogo del tumulo fu sempre quello deUabilazìone o domicilio, nè questo 


(1) Il Bosixìo (Op. cil., S. 318-3it] ne arreca parecchi earropi Iratli dalle opere citale del 
Nauioaiio e del Dman, e quello recentiaaimo del ron Haucr, per cai ooo tiralo, credulo sioora 
apparleueolf alla grauwacke jiVvrjitaa, fu ringiovaoilo di tanto da far parie del Hat^ t ciò unica, 
mente perchè vi ai rtlrovò un bifrtm$. Cf. aopra, pag. 05, nota. 

(9) L'iosuQlcieDza e la faDacia del criterio palcoutologico rieace tanto più elidente, quanto più 
M no fa uoa rigoroaa e logica applicasìone j tale ai è quella fallane dal D'Orbignj, il ijuale. 
alleuendoai alreltameute ai cauono, gìuala coi specie identiche, almeno le credute caralteriatichr. 
non a'incoalrano in ialrati di formaiiont diverse 'che allrìmenti queste riuicirebbero ìndiatinguìbtli), 
nè, per analoga ragioac , apccie diverae negli atrali di uoa medesima fonnaiione, fu perciò con- 
dotto a suddividere la furmasiooc cretacea mano a nano che, scanJagliandooc la prorundilà, scor- 
geva venir meno alcune specie, ed altre comparire, onde ne risultarono sette od otto suddivisioni ; 
le quali, se furono giudicate arbitrarie cd insccetUbili dal Rrono (/.ciA. gtegnott.^ r, S. 11, vi, 
•S. 93-97} e da allrl geologi, con sono perù meno logiche applicationi di qoel ranooe paleontologico, 
il quale, se nun giova nemmeno a coulraddislinguere neltamenle una funnazìoue dall'altra, non 
è a stupire che rieiea eie meuo acconcio a sceveranie le singole parti. V. Bosifio, op. cil. , S. 
436-139, 450- i51, e generalmente l’irrtrr uod fónfier Britf, uud Jumerk. iv-viii, S. 59-100, 37Ó-451. 
(3) Sprnrer, np. cil., pag. 79. 

( i) V. if.pra , pag 90 , oola 1, c pag. prcce«l,, nota 4. 


]00 


LA CmnCÀ SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 


il luogo ili nascila ; onde la successione , poniam pui'e onliiiaU e proandgt; 
gressiva degli organici avanzi ^ prova al pià il primo locale cotnparii'e 
c successivo difTondersi o scomparire di questa o quella specie^ non già 
la primissima sua origineandgt; o Testinzione compiuta ed universale. Di >eixandgt;, 
chi ponga mente da quali piante cd oiiiinali cominci e venga successi- 
N aulente rivestita un’isola recentemente cmei-sa, od una spiaggia dal mare 
abbandonala, vi scorgerà un processo analogo a quello che generalmente 
pi'csenUno i fossiliferi strati C^), c che dal Broun venne chiamato movi- 
mento terripetai^). Ed acconciamente, se con ciò si vuole signilicaix^ che 
un suolo marino o lacustre solo gradaUimentc può ricevere una Hora efl 
una fiiuna terrestre; ma falsa e contraddittoria riesce quella denominazione, 
se questo processo continuativo e particolare ( che già su])|)one distinto 
dalla terra il mare) lo si faccia universale c primitivo, iniziando la >ila 
in seno alle acque, anzi ncirulto mare, quando, non essendo quelle per 
anco inalveate, questo non poteva aver nè luogo, nè uoinc; laddove raeandgt; 
colte appena e cìiTOScrille le ncque, tutta d'erbe e di Cori, di piante 
e di frulli si ammantò la temi, cd a brcissimo intervallo do|xandgt; che 
Tacqua c Tarla , essa pure d’ogni generazione di animali si po|>olò 
pronti ad occuparne quella qualunque jiarte che, emersa successivamente 
da quel gran maro, porgesse loro slanz;i opportuna ed accomodata, (^hè 
un solo c vastissimo si fu dapprima il inare il quale dnp|>oi ora |>ci' 


(1) V. Spcnccr, op. cit, 9C-I0ti Sorigocl, op. cil., eli. ii, pag. S74-9T9, nota 1S3-405; 
Maupied , op. cU. , Ul, pig. 687-59S 

(9) V. fopra , pag. 9( , Dola. 

(3) O'ff»., I, 9-H, 80-S5. 

(4) L'ciitlenza di «o solo miro antcdiluvisoo o posdiluxianu od il succeMìvu tuo mlria^cm io 

piè angoilì confini, elio trova un acconao sol dato biblico della prìnitiva distiniiona della terra 
dal maro o della )Kandgt;iditiniana s|»arliziooe o dilTusioDe del genere umano i, 9*10, s, S) ed 

ona coorerma odio tradiaiooi e negli aanali di lutti i popoli, i quali ci rapprescnlaBo il corso di 
toro migrazioni daU’Asia cenlrule al ieUeotnoae cd all’austro della medesima, ed in Europa dai* 
l’oriento TCrsn l'occidente, ed i primi nnigranlì scorrere cd abitare dapprioio gli alti pianori c 
le montaote regioni occupati nella caccia o nella pesca, e scesi al piano, ora come te primo tribù 
egizie alleodere a conquistare il terrcoo sul golfo del Nilo, ora a dissoccare le palndi come ì 
Cbioesi ai tempi di Jao , o decimati dalle iooodazioni come ì primi Elleoi disseminarsi sulle gio* 
gaie dei monti aUoraisIi dalle paludi tessaliclie) si Iroi-a poro io perfetto accordo coi dati geo- 
logici 0 paleontologici esaminati spassionatamente senza praconcotlo sistema, o preso partito di 
BoUrarsi ad ogni costo allo wflittHtt, o pio voramenle di contraddire alle credenze, ttmiliche. V. 
Sorigoet, op. et 1. ciL, et ebap. XIX, pag. 415-499; Maapird, op. ciL, iti. le^on XStx, pag. 719-733; 
Uosizio, op. ciL, S. C5. V. anche Lyell , Principti Gdo/o^/e, 3.* part, eh. v-ix coli. 1.* pari.. 
psg. 4C, e Schleidca, op. cìt , S. 10, !9, 16, *0. 



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PER GIUSEPPE GIIIRIRGHEU.O 


■ III 


lento , ora per subito parziale abbassamento o spostamento di letto , od 
cleTainento di suolo, cinchischialo, frastagliato, temiandgt;estato di arcipelaghi 
e di isole, lasciò pure gran parte di sè in meditcri-anei mari, laghi c paduli 
più o meno estasi, e successivamimte rotte o soverchiate le naturali bar- 
riere, qua divise continenti, là ne staccò isole o ve le congiunse, onde, 
lasciati a secco vastissimi tratti di paese , altri vennero sommersi od 
allagati Alle quali tutte cause , in ogni U'mpo più o meno attnose , ma 
nei piimissimi, per le più frequenti e gagliarde vulcaniche eruzioni atti- 
vissime: se si aggiiigne la diluviana catastrofe, si avi-à qnanto basUi per 
dar ragione dell'ordine e del disonline che si ravvisa negli strati della 
corteccia terresti^ , indizio ed argomento delle viccmlc di cni fu succes- 
sivamente il teatro , e ne è tuttora un documento (•) , senza che |K‘r 
chiarirle faccia imstieri di ricorrere all' ipotesi di successive graduali 
trasformazioni s'i diuturne ed impercettibili , che di quella gradazione 
non si è sinora sco(ierto nessun sensibile vestigio, e dei favolosi inillenii 
<li quella diuturnità non si è potuto siiiora sommare che i soli zeri 


(1) V. Sorìgoet, op. et 1. cit-i SUupici), op. eil., hi, Ic^ant xxvqandgt;ii^iiì, pag. 471*5’75, 

6?t«718; &OSÌZÌO, op. cit. , S. lì. j Gcvlogy im it$ rr/ofion mUi rtvfalti religton , eh. Vttll, 
pag. Smith, Emrt of m^dtrn scitnee and thrologif^ pig. 136-147. 

(9) QomIì calcolatori dod loao mai d’accordo tra di loro , « laiora oemmeuo seco ileui ; cosi 
per «aempio il D.** B. Oowler allrìbuisco cìofjuaatstnila «qbì di aotichilà sd ano scheletro amano 
trovato nel delta del Sliuissippi alla proroadilà di sedici piedi dalla luperficie dell’alveo, e lut» 
Uria egli col Lyell doo do aaaegna che ceolomtU ali’iBliero MJimeoIo alto più cenlioaia di piedi; 
pooiamoDo ccnloacManla : a questa proponioDc i sedici piedi, che ne sono la decima parte, non 
monterebbero che a diecimila anni; laddove Elio de DeaomoDt non ne sas^na eha cioqoemila 
per l'intiero depoaitv, onde la profondità di sedici piedi non importerebbe che no cinqMceat'anni. 
V. Wbilmore, op. cit., pag. 913-914; ef. G3-6f, 93-91. Quanto a cotali computi congeltorali e«l 
esagerali intorno all’età del delta del Miasusippi o dal della caieala del .Piagare, della for- 

inaiione di roccia e simili cronomalri, vedi, oltre i citali Sorignet, op. ciL, pag. 146-199, e Manpied, 
op- cit.. Ili, kfon Wt, pag. 636-671, Desdouils, Sairdes de i/onUhèsy , Tarìs , 1636, ciaqniènte 
soirée; Smilb, op. cit., pag. 196-909; Prati, Jtrr^lurr and tcìenee mai at verianety London, 1861. 
pag. 87-90; Yonng, Madera SceptìcUm, vievtd in rtiatian to modem mence - more ejjerctaUy in referente 
to thè dottrinee of CofciMO, //nx/ey, Lyell and Darwin , rie., London, 1863, pag. 174-183; Brodie, 
RemarUs m thè anùqtdly and nature of miin, in rrp/y lo fAe rerenl irorà af Sir Charlet Lyeti, Edinburgh. 
1861, pag. 1-63; Reuseb, BiM uuU JVatur, Freiburg im Breiagau, 1869, S. 341-343, 434-439; 
Bosirìo, op. cit, jiam. si, Kinige ii(3erlrrandgt;bn?e ZeilberefUnungen, nnd Attm. SII, Daitbrtt’i geolofiecàe 
Entdetkungen su HonkUrti. Imperocché l'arte a la uatura Ct mostrano che questa può disporre di 
mtzii di si pronta ed anche istantanea efficacia da sconcertare tulli i nostri calceli, corno oc sono 
prova il vapore, il telegrafo elettrico e la fotogrida; e aì Tnoa che l’altra amenltsconn i computi 
«Mgerali dei geologi per le mineralugichc formaxioni , come ne fanno fede le scoperto geologiche 
del Uaubrée o le prove riferite da C. F. Pelerà nel suo //gdrojdutonùnnu (Ors/erTrirAiJc/ie // Wn- 
ichrifi fir ff'iisttuehafì, Kuu*t tmd hffatiliekes JLrArn, roai SS Augutt tSS2^ e dal Bosiaio (I. cit.). 


ron 


I A rniTKlA SCIENTIFICA PD IL SOVRANNÀTUnAI.E 


Se pertanto , come abbiamo dimostrato , un contìnuo successivo ed 
universale trapasso , sandgt;olgìmcuto o irasforinaiioiie , che si voglia dire, 
d’uno in un nitro organismo dal più semplice ni più perfetto, è un mero 
presupposto, una congettura od induzione non avente jier fondannento 
nessun dato di ossci^vazionc , siccome quella che riuscirà sempre impos- 
sibile airuomo, a cui In brevità delia viUi non cunsenlini mai di scorgere 
nelle specie attuali nemmeno un indizio deirincipientc loro metaraorfosi, 
mentre di quella compiutasi uclle specie estinte durante la ricliiesta e 
sup^K)sU indeiìiiiui serie di secoli , sia necessità o lib«u'a scelta della 
Natura (rmtwal selection), questa non ce nc lascio vestigio nlciino, di- 
siruggeudo od occuitaudo inesorabilmente tutte le forme transitorie, onde 
le varie fossili specie sarebbero state, vivendo, le une colle altre, quasi 
semplici varietà, collegate; l'està a vedere con quale altro argomento si 
voglia provare questa continua metamorfosi non mai osservala, nè osser- 
vabile. £ la ragione che iic adduce Darwin si è anzitutto l' impossibilità 
di assegnare un limite alla variabilità, c di slabilii'e quale sìa T ultima 
possìbile varietà di una specie , per cui questa da ogni altra congenere, 
non già per gradi , ma recisamente e per salto si diilercnzii ; indi la 
difììcoltà sovente di defmire se im dato organismo appartenga a questa 
nd a quella specie , nc sia una mera varietà , o costituisca una specie 
diversa ; quindi il divario dei naturalisti così nel Uennirc la specie, 
come neir assegnarne le note carutterislichc 10 , onde raltribuirle alcuni 


t;iuiU l« quali i muriccl, i maUbni . i (obi scashtiulì nelle lerme di CIumLìéree ai trovarone 
incrotUli rd inUraiali di concreiivoi ffiincrali , quali vccorruoo nello roeeie rolcaniclio , c qua 
e là ani filoni , fra le roeeie di eruiiune c gli alrati da euo altraphần trămeraali ^ e aiccome por qnrllo 
eoQcrciioni no» fu necesaarii nè una amodaU prcaatooe , oà un*cccrsiÌTa Icmperatura , nè eoo 
amisuraio apaaio di tempo, cioè circa un milleooio; coaì per queale famaiìooi non ai doTellern 
ticbiedere nè ralltMÌaia tnnperalora , uè l'enortue pressione, nò t faroloaì periodi di lompo dat 
pSeologì esagerali; anzi rioacì al Daubree con una moderala preasiooc e temperatara di riprodurrò 
in poca umpo e per no umitla non pocliì dri più comuai minerali delie aniiebe eoal delle p/a/o* 
wcM romuaiooi. Cf. la ciUU Ccvlo^y in iu rcloticn tte., pag. 153andgt;I54. 

'1 / bttievc a weU^markt^ enriely may bc ralicd an meipient speriu .... / look al thè Irrm tptne*. 
es OM orbitrarity given far ih* ante of coHvtnicnct lo a $t! o( indicidunl* clote!y rtàtnMiny eack 
otker , and that il doet noi ettentiaUy difftr from thè ttrm varitty^ which ìm yi-ten lo tns dittitu t 
and Mure fiuetaatiag formi. Th* Urm variety^ again , in compariion vith mere individuai diffèrentn^ 
it alto appìitd arbitrarily, and far mere tonveniene^t toh. « lo mi pento ebe una nolabile rarielà 
» ai (>oua cbiamare una specie ineipienle . lo eonaidero il Irraiine specie come dato arbitra' 
« nameele ad noa serie d'indÌTÌdaÌ alreliamenle aimili , nè dilTerenle ctsenzìalmeDle dal tennine 

• varietà, tl quale non meno arbilrariameote è applicalo a forme meno diatinte o più Bullnanli 

• per cnntrassego-irl* da mere tndividnaii dlTersilà. * Op. rii. , pag. 54'5S 


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PKH GIUSEPPE GIIIRINOHEU.O 


I o3 

un valore assoluto y ed altri mcrameiile relativo , nel qual caso lusingasi 
Darwin di poter meglio chiarire le rassomiglianze, le dilFerenze, le auo- 
malìe che s* incontrano fra le varietà e le specie ora di uno stesso , ora 
di un diverso genei'C. Tutte considerazioni, le quali, mentre cortfennano 
non essere la teoria darwiniana che una mera ipotesi non appoggiata su 
verun positivo fondamento, non bastano a pezza a dimosli-aiaie , non 
dirò la realtà , ma la possibilità e la verisimiglianza  poiché al dllTirilc 
sosliluUcoQo rimpossibile , Tassurdo al misterioso. Di vero , anche nmandgt; 
messa una silTatta illimitata variabilità e la possibilità di derivare suc- 
cessivamente le diverse Sjandgt;ecie Tuna dulF altra, non saitìbbc con ciò 
dimostrata nè la necessità, nè la realtà di cotale metamorfosi ; dappoiché 
(piella speciUca diversità che si voirebbe considerare come successiva- 
mente ottenuta e derivata , ha pur potato , anzi dovuto essere primitivo 
e simultanea; non essendo meno necessaria all armonia ed alla vita uni- 
versale la coesistenza dei vari tipi organici correlativi, di quello che alla 
>ilalità di un dato organismo la simultaneità delle parti che lo compon- 
gono. La quale simultaneità dovendosi accettare come un fatto, si perchè 
assolutamente richiesta daireconomia vitale vuoi collettiva , vuoi indivi- 
duale (0, si perchè i darwiniani suppongono vigenti sin da bel principio 
(ab eterno, dicono altri di loro) quelle stesse leggi die governano ntlual- 
menle la vita mondiale ; ne segue che non fece e non fan mai bisogno 
di nessuna spccifìca trasformazione , trovandosi necessariamente distinte 
sin dal primo iniziamento della vita universale le singole specie colle 
loro i*elative più o meno numerose individuali varietà, comparativamente 
al maggior o minor numero d'individui richiesti , perchè |H)tesse aver 
principio universalmente quella che si suol chiamare lotta o concorrenza! 
della vita', in cui alla volta alla volta il vincitore è vinto, e mangiato 

il mangiatore. Se non che coloro, i quali pretendono inimitabile la suc- 

cessiva vanabilili , sono i pnmi a limitarla nel tempo c nello spazio, 
iniziandola sempre in un qualche individuo di una data specie cd in 
alcune particolaii circostanze e continuandola per un periodo di tempo 
dolciminuto , durante il quale la varietà divcul:i specie ; perchè la lotta 
fra reiezione naturale da una banda, e la tendenza al rìnveiliie e la 

ariabilità essendo nel decorso di quel tempo venuta mono, alla vana- 


(J) V, «opra, pag. 8G-BS. 

(i) V «opra, pag. 09, aola ì, 7i, aula 1 , e 73, nota 1. 


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|o4 LA riUTICA .SCIENTIFICA Blandgt; IL SOVandamp;AN.VATl RACE 

bilit» pi'ogressiTa succede la sLubilità e ci^tanza della novella specie 
c ciò per un lasso di tempo talvolta immenso ma non indefinito ?'), 
sebtxMic sempre più lungo <U quello durato nella variabilità On, come 
mai si può negare un limile a quella variabilità che lo iuconlra sempre 
in ogni tempo e |>er ogni dove , non essendo propria nè di ciascun 
individuo^ nè di ciascuna specie ?), nè comune ad alcuna in egual grado, 
nè continuata in nessuna specie ? K mentre di alcune si riconosce che 
durarono immutabili sin dai primo a noi noto albore della vila'^-^ per 
«|ual nigione , per non dire coiilraddiEione , si vuol suppoire che siano 
pur esse il portato d’una precedente metamorfosi , o siano per incon- 
trarla tuttavia le attuali ^ le di cut antecedenti trasfot*mazioni non sono 
meglio conte e dimoslrale clic le future? No, una variabilità nè uni- 
versale, nè costante, ma precaria, inlermiltcnte , interpolata per quegli 
stessi organismi clic ne sarebbero privilegiati , è per ciò stesso limita- 
tissima 'f e qualora non fosse congcttui'ale ed assurda siOatta specifica 
variabilità, non sai'cbhe mai i’espressione di una legge, un fatto regolare 
e normale, ma uireccczione, una mostruosità, uu* anomalia. Al contrario 


(I) Tftat thè struggU telivetH naturai selectìtai or lAe one hand, and thè Undatty ta revcreion and 
variabUily or thè mker hand, wiU in thè tovrtt of time ctatei ortàtkat thè mon alnormaUy devthptd 
argans mny be marie etmuant, / can tee ao rrandlt;ooR to déubt. m Che U lolla fra la loella aatarala da 
■ lina parte f la IcodcDia al rioTrrlire e la Tariabililà dall'altra, in dccono del tempo venga a 
w rrsiare^ e che organi, i «inali ai tvoUero nel modo il pìn anormale, peasano percQOare »»(an' 
» tcDirolo, ooD ho ragione vcruoa per dohitarne. • Op ctL, pag. t^l. 

(i) /ItHce tehen an ergatt, hoarerer ahaanmal it may Ar, has beai tranimilled tn ojrprtKximately th* 
tante rnndjftoa ta many miulified drteendontt , at ia thè case of thè triny of thè hot, it mu/( kart 
tjciiftd^ acterdiny to tny tkrory ^ far an immtnte pertod in niariy thè tante tinte, and thut it carnet 
ttt be no more variablo than any otber ttmeture. ■ Qniodi, <)aalura sa organo per qnaolo li Teglia 
» anormale sia stale trasmesao quasi nella sleasa condizione a molli diieendcnli sionemenle woandgt; 
n Hificati, come nel caso deil*ala del pipieirello , ei debhe, giusta la mia Icona, arer duralo on 
• periodo immenso a un dì presto nello stesso stalo, e cosi riuset a non essere più variabile di 
> altra qualsiasi slrnllura. ■ Op. cil., pag. 171andgt;17S. 

(.1) Thaugh yature yrantt rati prrtadt of lime far thè teark iandgt;f naturai ttleclion, thè doet not grani 
tudefinitr periodi. « Sebbene ia Natura conceda aH’eleziooe naturale luoghUsimo tratto di tempo, 
» noi concede perù tadefinìlo. • Op. eìt, pag. 107. 

(4) Thtrt it reaton to belùvt thal thè estiucliom of thè tpeciet of a gruup it generalty a 

proceri than (Aere pr«c/uii« 0 R. • Vi è motivo a credere che resliozione totale delle specie di 

» un grappo sia un processo geoeralmentc più lento di quello della loro produzione. Op. rii . 
pag, 3-M. 

(5) V. aopra, pag 7i, noia I, 73, nota 1, ed op cit , pag. S5-Gi. 

F6) Some graypt ( af spcciea). haeing eudurrd from thè earliett Ajimtr daten of lift lo thè 

vreient day. « Alcuni gruppi di specie perdurano sia dal prìaiissiiau . a noi noto, albeggiar delle 
» vila » Op cU . pag. 344. 



PtK GIVSEPPE CniRlNGHEU.O 


io5 

Ib riconosciuta incontestabile stabililù di un organo litnasto , durante un 
penodo immenso , a un di jiresso nel medesimo stato (*) ; anzi , di 
])arecchie specie , c fosse pure di una sola , perseyerante identica du- 
l'antc la supposta enorme ed inescogitabile serie dei periodi geologici 
a cui risalirebbero i primi indizi della vita animale ; tale stabiliti, 
mentre involge la possibilità di una contemporanea origine e stabilità di 
tutte le specie attualmente sujandgt;crsliti ( possibilità ebe equivale al fatto, 
non essendo da dati od argomenti contran impugnata o sgagllarditn), 
dimostra ad un tempo che non sono ne al lutto incerti , nè indefiniti 
i caratteri della specie ed i limili che ne circoscrivono la variabilità , e 
che non si può chiamare relativa uua stabilità che non si può provare 
nè cessante , nè incipiente ; come non so perchè chiamino relativa la 
distiuzionc fra specie e varietà coloro che f adoperano colla stessa sicu- 
rezza e disinvoltura, con che è usata da coloro che la stimano assoluta. 
Ond' è che il dissenso è prettamente teorico, giacche la stabilita, che si 
vuol soltanto relativa , non presenlet'eblie altri caratteri qualora fosse 
assoluta , e quelle che sì cliiamaiio specie incipienti sono varietà pei’ 
nulla distinguibili dalle altre, mancando airosscrvnlorc il tempo ed i dati 
per osservai'c eii accertare quell* iniziale o graduato trapasso da una 
relativa Imsformaziunc ad una relativa slabilità C^) ; epperò i Seguaci 
delle due opposte scuole , mentre dissentono nella teoria , consentono 
generalmente nella pratica applicazione Come dunrpie non consentono 


(1) V prec., Dola 3. 

(i) V. pag. prcc , noU 6. 

(3) La «tabirilì della specie con voo! caserc dcleriuÌBiIa dalla ma|rgiore o oiioore per so iade- 

iioibile, comecchb non indefioila variabilità, nè dalla permanenza dei caraUeri morfologici camuni 
allo aiogoio varietà j imperocebè, oltre al non cescrr tempre evidente, nò cgnalmente eilcra 
viDalta comnnanza, pnù avvenire, giatta il noto m acetittfrium Mequitur naturam frineipatityt, 

che i carallerì di una particolare varietà partecipino la tlabililà della apcciej beoti la contìnua 
fecondità coranoe indistiolameuto a tnlle e singole le virielà ed a quante ne siano per derivare 
dal promitcao loro accoppiaraeoto, et porge la nota caratleriillca della specie e della aaa atabilllà; 
giacebè il limite della fecondità è quello sleuo della variabilità, e, iimiUla la varietà, rimane 
definita la tperio, la qnalc tanto ai ealcnde nello spazio c nel tempo, quanto ò largo Tambito e 
Inngo il torso di saa fecondità. 

(4) Eeco a questo rìgnanlo la teglimonianza aotorerolìssiBa di Isidoro GeolTroy; Ttlle tst i'etpref 

et telU ett la rute; tt«n-ieuUmeni your unt dei émltt enlrt Itt^uellet se partagmt iet Ndrtrro/M/ci, mandlt;ftandlt; 
/tour (ohIm, car la gravili de leurs distemtimmU sur rori^tife et Us jthatet onteVrctfrri de resUteKte 
dei ts^ees ut les emphht jms de prwéJrr loules de ratine i la diftiartìon et à la drlermiiutioit de 
trspeee et de la rare. Tant jn'il s’agit seulement de Filai acluet det étres arganitit (aetord iTautant 
plus digne d'flie remarfWi^ gu'il n'eriste gnète tpus Iti Haivralisiei prntent de mfmt, on du 



J.k CRITICA SCIESTIPICA Elandgt; It SOVRANNATtTIAL!: 


i «->6 

nella tleGnizionc della specie , e laìvolla nemmeno nella tassonomìa ? Per 
la stessa l'agione , per cui a tal riguardo dissentono non di rado fra di 
loro i seguaci dì una medesima scuola; occorrendo del pari il cdei'e 
talvolta discordi nella pratica coloro che prafessano una medesima teoria, 
come abbiamo veduto convenir nella pnma quei che dissentono nella 
seconda. Nè gli è a farne caso , comuido grandissima dìflerenxa fra 
riconoscere teoricamente la iieccssltii c resistenza di un dato lìmite , ed 
il poterlo sempre praticamente riconoscere c stabilire 'd'; fra il distinguere 
air in <li grosso Taccidente <lalla sostanza ed il farne una compiuta e 
minuta analisi ed un’ assoluta separazione ; e defìnii'c , per esempio , in 
che consista queiridentilà di animo c di coi'|>o, dì cui siamo conscii nel- 
r intimo sentimento di nostra personalità, malgrado di quel continuo 
aviccndarsi delle particelle che compongono il nostra corpo, c di pen- 
sieri ed alfelti , omV è lejttro l animo nostro. Siccome pera rimpossibilila 
in che siamo di distinguere nettamente e compiutamente in noi stessi il 
punto , in cui l'accidente si connette colia sostanza , il successivo c mu- 
fecole col continuo e permanente, non toglie nè la raallà, nè la ccrtczz;i 
di nostra identica |>ermniien/.a e della conelativu e roesistenU* successiva 
vanabilitè ; cosi lo stesso è a dirsi dell’ assoluta sUibililè c permanenza 
delie specie , non ostante la relativa piti o meno liiniubile , ina sempre 
limitata loro varietà. Giaceliè la permanenza spccifìca è come un pro- 
lungumcnlo cd una continuazione dcirindividualc ; eppcrciò , se ridcnlìtà 
del nostro organismo dura costante , tpialunquc sia la durata della sua 
vita e ràinbilo dì sua variabilità ; deve pura rimaner inalterata l’identità 
speciGca , cjualuiiquc esser possa il numero delle generazioni e delle va- 
rielà correlative. Non può dunque impiignara rassoliila .stabiiità sjx^-ifica 


M«iM agifumt tommt $'U jteHMÌtnt it mtmr U n'g a Ame 4e Cavitr à Lamarck 

fH'wNr tfule mtmurx ér tmttrvoir FtSfAct au point dt l'iif taxonemigur. Ap, !>• Qaalrera^rf , op. cit., 
pag. 303-304, 

(f) Qual è l'eslromo limilr a cui possa pervenire l'umana alatort e loagCTilà? Ninno lo potrà 
mai definire, ma non per questo ti dovrà dire die un tiflallo limite non esìste; fotti anzi sono 
persuasi di un dato limile, a cui ni* l'ana, nè l'altn può arrivare; poteodoai estere ad un tempo 
ignari deiresiremn limite cui posuim, e cerlìssimi di quello eni non pandlt;usivio raggiungere; giacché, 
se quello non può essere da noi definibile, perché vario nei singoli iodisìdut , questo poù mere 
definito, perchè impossibiir a talli. Dicasi io itesio della maggiore o roioore varietà, impossibile 
a definirsi , di coi sono sasceltivi ì vari tipi specifici sempre costanti e riconoscibili a malgrado 
di quella indefiaibitc varietà ; locchè sarebbe impossibile, qoalora questa non fosse ristretta entro 
ferii ronfiai ; dati i quali, è per ciò solo costìtuìla e definita la specie, perchè limitala la varietà. 


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PER GIUSEPPE GU1R1NCBEU.0 


I 07 

clù auiinctlc l'indivUluaJc ; e per io conlrario chi creile alla trasformaziom* 
delle specie è logicamente condotto a mettere in dubbio la costante 
identità della persona. 

Clic se per ridenlità della specie o dcirallrui individuo manca la 
certezza che procede dalla testimonianza del senso intimo ; ipiindi la pos- 
sihiiilà delTcrrorc nel caso non ipotetico di due Menccini lro|)po i*asso- 
miglianti, pciTlic altri li possa distinguere coi soli connotati personali Ct'; 
o nel caso conlrario di troppa dissomiglianza , per cui ci riesce talora 
come impossibile il rafligurarc dal solo aspetto un uomo già attempato, 
non più visto da noi dopo la sua prima giovinezza ; la possibilità tuttavia 
di un silFatto errore nè universale, nò invincibile, non si oppone, anzi 
concorre airacccrlamenlo della verità , mostrandoci che l’identità indivi- 
duale, e ({uindi la specifica, non vuol essere determinala col solo criterio 
di un* apparente rassomiglianza o diversità. Imperocché , in quella guisa 
che due individui di diversa stirpe possono riuscire di tanta rassomi- 
glianza che non la inoggioie fra due gemelli , e per Io contrario diven- 
tare dissoinigliantissimo da se uno stesso individuo ruffiguralo in due 
diverse età * ; per simil manìci'ii due varietà di una medesima specie 
possono riuscire apparentemente più diverse fra loro clic non da questa 
o c|uella varietà di airuna specie afiine ; onde non è raro il raso di 


(I) La retsemhloHCt entre tes 4ius hommti (Martm Gvcrrt «t Anutud du TithJ t'tUndait jitt^u'n 
fa préttnee rArs (dh« drux dt dt cet xigiiet txtfptionHeh ftri »tmbUnl h nieux rarartériMr 

»Mf individuanti. Ptndanl f m Martin Gutrrt ttrmbaUait bravtmt-nt «n Esfagne , Amaud du Tilh sr 
priétata à In femme de *»a Sosit abieut ti fui atttptd par tìU *t par fa famiUe tnti'ert camme Vedi 
iti le tdritable Òlartin Guerr*. Ix rttour de cefui^ci pul ttul mtltre un terme à rette iira/t^ tromperie 
fue du Titk expia se'i/èremeul. Il fut penda em 1560. D« QuiircFaget, op. cìl., pBg. C*!, noia f. 

(3) E ne tono scgnalaltMÌnio eienpin le (re Tesi deiriosello che da bruco diveoU crinlidc o 
Dtofa, c poi fartalla; melamorfofi però oò sos(aosia 1 o, indefloita, perchè compiaU in nn ne- 
detìBo individuo e lieorrente ideolicacnenle e pcriodìcamenle la ate*»a in ogni sacccMtia cene- 
razione. Odali a (ale propoiilo il Flonreoi : Dtms pbu d'un eoe il noni ett éiffìcite de reetmmtUre 
rindividu , tt mime respeee. Il a falla toute la tagaeiti , la icgacili li exerrie de Cuvier, paar re- 
toanaitrt dam le jtune orang-oolaog ToraDg-oulang adulte, Viaorne pongo; on a fait jutgu'à eandlt;s 
derniert tempi dtttx etpiees du tnandrill et du cfaoras, c*ei(-it-i/rn! du jrune roandrtll ed du nandriii 
adulte i Buffon faitait trah «epìteti du pilhèqnc, du petit ctoocéphale et du migol; le pilhéque etl 
te jettne mago!, le petit C 50 océphale te mago! de mogen dge, et te mago! at le magot adulte, eie., 
rte. - O/t eounaft Ut mclamorpboics dri inieclea. (^i, ti le phènomène ne novi ilait autti familìer, 
fut rteannaUrnit la cnuache dttut le ver de la fitiude., et ce mime ver dans la cbrysalide? Ptrsonne 
nnurtmtnt. • Persanne ne dennerait , dit Irrs-lien Carier , t'ìl ne Favait clutrri ou apprii , juume 
• rAandlt; 3 rt 7 /c diìt deeenir un papiUoa (Bignè animai, T. i, pag. 38 » Ploorrna, op. ci(.. pag. 132-I33. 

(3) Il VVailz ne arreca in prova la (eitimoDiania di rrichar^c Caodollc roncorrenlì nella itevva 
opinione: et »irA( ititeli var d.t.tt :u'ci tnd/vìilu/n dit leìràtìeh tu dertelbcn Sptiirt gtbtirtn 



108 I.A f;RinCà SCIENTIFICA ED IL SOVSANNATDHAI.E 

Teder coiuiderate dagli uni come specie distinte quelle che per altri 
sono mere varietil, e Ticeversa. Ad evitare pertanto simile screzio e non 
prendere abbaglio a tale riguardo, uopo è valersi di un più sicuro cri- 
terio, quale si è quello della reciproca loro continua o limitala fecondità; 
imperocché , come l'individua è suscettivo di quella sola variabilità che 
è com[K)SSÌbilc colla continuità ed identità di sua vita individuale, così 
la specie, cioè l’individuo propagginato è suscettibile di tutte e sole 
<|uclle varietà che non alterano la radice permanente di Sua virtualità, 
la quale, non putendo essere continua se non è identica, si proa per 
ciù stesso identica se perennemente continuabile. Ma se il vario debbe 
essei'e assolutamente limitato per essere eoinpossibile coll'identico, questo 
|iure deve collegarsi col vario , se ha da vivere e perpetuarsi , essendo 
la vita un continuo e perenne svolgimento; eppcn') l’identico ed il vario 
.si suppongono c si limitano a vicenda , nè sono meno necessari l’uno 
alla stabilità della specie, l’altro alla sua perenne fecondità. Per la qual 
cosa, come dal giusto contemperamento dell'identico c del vario, per 
cui questo va perennemente oscillando e tanto s;mzìo prende , quanto 
glielo consente il centro che lo riduce ad unità , dipende la fecondità 
della specie; cosi in quest' essa fecondità, e nella legge che la governa, 
vuol essere collocata la nota caratteristica della stabilità della specie e 
di ogni specifica diversità. Imperocché , mentre nelle varietà di una 
medesima specie la fecondità possibile in tutte cresce fin le più distinte 
e scema fra le più simili , sicché può a lungo andare riuscire sterile 
laccoppiamento continuato inalterabilmente fra individui di una mede- 
sima linea; al contrario, l’accoppiamento fra individui di divci-sa specie, 
non possibile se non fra le più afiini , nè quasi mai spontaneo, sempre 
eccezionale, non è mai fecondo indefinitamente; ]>erchc l'ibrida progenie 
o divien tosto sterile , se gli individui s’ accoppiano fra di loro , od a 
breve andare riproduce quello dei due tipi primitivi, cogli individui del 


{U. k. dii vttmUth (jUtthrn AUitimmttng $md) ih ihrtm jiuueken $ick mckr «Htn tiiumiter tHffenttM 
mU aMdtrt vcH gam vertckirdfiur Spteit*. Op. candgt;l-, S. iJ-34. Coti paro il De-Filippi: « >od è cbi 
« noD conotea rorìgino di tante rane diverto dei noslri animali doraetlici da un nolco alipile. 
a Molto di qoeslo razzo ai ditliftgooao fra di loro per caratteri di importanza almeno sgoale, 
« aoveole maggiore, di quelli, ani quii tono fondale le diatioziooi dello ipocie. • L'atma < le 
Srum'c, Lezione di F. llo-’Fdippi, 3.* odia., Hilanandlt;i, G. Daelli e Comp., pag. 0- 

(1) Vite sttrec$tioit toHUMatUe trHrt$, taira nemhlailu emiri riur, a» tffit, fu’à texiiUnee 

ptrit^iuelU d'am ttul de ct$ lire» (Duffon ap. Ftonreoa, op. cit., pag. IGO). L'tsjtice mi rindicù/H 
rdprtè d.nw le temjn$ et iLint ttfjtaee Dlalnviite ap Ite ynalrcfaget, op. cit., pag. 14), 


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PER EICSEPPE CHIRINOBF.LLO 1 01) 

quale si sari successÌTamcntc accappiata ('). Non già dunque la maggioic 
o minore apparente rassomiglianza o dissomiglianza di organismo , ina 
la successione indefinita , cioè la continua promiscua fecondità di tutte 

10 varietà fra loro , è il vero carattere distintivo della specie '.’I ; perchè 

11 simile è compatibile col discreto, laddove il contìnuo suppone l’ìden- 
lico; epperò una fecondità perenne importa un’identica c stabile virtualità. 

E questo criterio è cosi valido c sicuro, che viene adoperato espres- 
samente od implìcitamente da coloro stessi che negano l’assoluta stabilità 
delle specie, e ne propugnano l'indefinita trasmutazione, come sarebbero 
Darwin e Dc-Filippi. Questi a provare la vm-inbiUlh indefinita dei 
tipi specifici, e t impossibilità in che si è mollo sovente di distinguere, 
nel caso pratico , ciò che è razza da ciò che è specie (*) , fra altri 
argomenti adduce il risultato ottenuto dallo studio affatto particolare 
che Darwin ha fatto delle varie razze di colombi, comprovante che 
la loro variabilità tocca veramente il maraviglioso. « Il becco (ci sog- 
li giunge ) , il colore e la qualità delie piume , il numero delle pciuic 
n timoniere , la proporzione delle remiganti , il numero delle vertebre, 
Il i caratteri delle gambe, dello sterno, i costumi stessi, tutto varia da 
» una razza all' altra. Non v' è più un carattere che tenga fermo fi a 
n quelli che sono di maggior valore come distintivi delle specie ornilu- 
>1 logiche. Eppure (conchiude) non possiamo a meno che riconoscere la 
Il derivazione di tutte queste razze da un’unica specie, che è il colombo 


(i) V. Flonreiu, op. cit., ptg. tl Examen du lifrt de M. Danvin Mtir rorigiae Jet eefittt, 

Pari», 1864, p«g 78-117; D« Qnilrcfaget, op. cit., eh. iii-iv, siv-xv, tvii ; L}e11, hiHcijttt de 
GMogit^ IV P., eh. iv. 

(9} Il y a deux eerUs de fkonditè: tmt fecoodité coolioao; e'eet U caraciir» de Vtfjtèet - et U y 
a iu*e fecondile boraée; e'est te csM'aciére du genre. Om cherchait le earocièfe dm genrei aù le imttvr/ 
Il ut dami lei deus fècaudìtù diUimetet. La ficoadité conlione donne Ceipite j la feconditi boruér 
donne le gittre. Buffon aeait dome bien raieom guand il ditait i « dei animaus é'tiprce difftì 

» rtnte ut le temi moyen de réconnaitre leur parente. ■ (FloareoB, Esmmen cto., pag. 113-IlS). On 
défitùttoit Fttpte* : une eolUetìon J'iadìeidtu pimi ou moùii ttmblablet enin tus et loui vemu Ut utu 
du aìdru ou de parenti wnmumi. J'ai fait voir gut la reurmllance n'ett fu'une cendition j«ro«i/aiandgt;e; 
la condMon utentieUe ut la dtteendancti et nut pai la reuembUnee ^ e'eil U euccejsioo dei tudi- 
eidui gui fati l'etpcee (Floureoe, D* la longMte' ite., peg. MS'. Quello peto vuol eiiere ioleio di 
UDO comune pouìbite , ooa già di uoa reale darìvanioDO ; giacché per •pparlcoorc ad una mede* 
«ima specie non è anaoliitainenle itcccisaria oua reale pareulcla, e che tutti gli indìTidut della 
mcdosiina deriviao origioarlimeute da uua sola coppia prtmiltva ; rSModo uon tolo possibile, ma 
probabile la coutemporaneilà di più cuppio priisilive per questa o quelle ijietie, lauto simili te 
Ulte alle altre, quanto ciaacuDa ai rispettivi oati, e questi tra loro vìccmlcvoliueDte. 

(3) Op cit., pjg 7, 13. 

i5 


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no ’ l-A CRITlCà SCIENTIFICA CD IL SOVEANNAITRALE 

n torraiuolo (cotumha livia). Cercale di frir accetUire questa conclusione 
» ad un semplice amatore di piccioni , vi rispomlcni con una ripulsa 
yandgt; noti meno energica di quella , rtie ci possiamo aspettare da un natu- 
)) i*nlisia della veccliiu scuola^ davanti all’idea logica e conscgucnlo di 
» derivare alla loro volta da un unico e solo pià lontano stipite comune 
n tulle le specie dei colombi d). » Noi non siamo nè sernfandgt;Iici amatori 
colombi j nè naluvalisti deltantica o della nwcUa scitcda; ma guidali 
dal solo buon senso non avremmo diflicoltà ad ammettere che tutte le 
specie dei colombi non sono che altrettante razze derivate da una specie 
sola, qualora ci si dimostrasse la possibilità di tale derivazione cogli 
Stessi argomenti , con cui Hamin diinostrù che dal colombo lorraiuolo 
poterono deiivaits tutte le più vane c strane razze dei domestici piccioni. 
K quali sono questi argomenti? Appunto la promiscua ed illimitata fe« 
ironditi» dì tulle cjueste l'azze fra di loro .*), e la possibilità di riprodurre 
nella meticcia discendenza dì due genitori pur essi meticci ^ provenienti 
daU'accoppiamento di due individui di razza distintissima^ il colore del 
presunto stipite primitivo, cioè il bell* azzurro del terraiuolo, coloif: di 
cui non era nemmeno sprizzato veruno degli incrociali genitori Prova 
evidentissima che la contìnua promiscua fecondità è il vincolo che nu- 
niscc le varie razze in una sola specie , ed il limite , da cui questa è 
circoscritta, quindi il cnterio, per cui l’una specie dalfallra si contrada 
distingue ; e che la vìrlualità dello stipilé dura la stessa in tutta la sua 
disrcnflenza , che è quanto dire nella specie, le cui varie razze possono 


r Iti, nag. II. 

(S The hybriis pr mottgrth /ìem» bttvetH all thè ipmtitit hrttdt »/ pigttms «re prrftcily firtiU. 
I mn finte ihh from my <mn etreervalìom , purpesely mnJc , p» thè mnjt dìttipci irtrtfr Aotr, il ù 
iiiffiey/l, perhpp/ imposiiile, fp hriny fiiruandgt;an/ ette rate of tke Ayèncf tandgt;fftprÌHg of two animnh clearl} 
ihftlìnct teiny ihemsetrts perfetl/y ftrtife. - 7b tvppott Mandlt;r( tpecitt, itbtmyimaUy at dittinti p$ carritrs, 
tandgt;anhtert, pouteT* ^ and fcmlath now are , tkmtld yield efftpring perfeetìy ftrtUe ìpter ic, ttemt to urr 
tftfh ia thè estreme. •> Gli ibrìdi o neticcì dentali de qaalsÌToglia r»n« di piccioni domeitiri sodo 
n Ira di loro perfeUsmeate fecondi, lo io posso accertare per ossertaiiotii da me falle io proposili) 
X «otte raite te più diverse. Ora gli è dilEcilo, forse impoMtbile, il produrre no aol caso d’ibrida 
n progeaie di due aoimali jchteltamenU dittinii e perfetlaaienle fecooda. - Il supporre rtie specie 
H oriuioarianacnle così dtilinle, come sono ora il piccione mettayyero, il rapìiombalatart, il peiiprutn 
m ed il cadirentaglio , possano generare prole perfetlainenle fra ti feconda, mi senihra una soama 
» avveolalaggine (Op. cil. , pag. 17'. ■ 

•1/ Ivi, pag. 95andgt;S^. Quindi onn eiilercmuio Demneno a ridurre, non ebe atto stesso genere, 
alla sU-ssa specie l'oca comune e la chinesc [/ffuer rygfipidet), qualora i loro ibridi, accoppiandosi 
(rn toro succMStvameDle . fossero sempre e perennemenle fecondi, rome Uarvrin suppone 'Ivi, 
p.ag ITjolTC , ma non può per propria osvervaiione arcerlare. 


f 

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PEK GIUSEPPE GflUUNGRELLO 


1 1 1 


riprodurre le primitive di lui fattezze e lo smarrito colore. Novello ar- 
gomento comprovante che nel vario persevera ridcntico y essendo rimo 
all'aUro reciproco limite , varcato il quale , cessano entrambi , pcrclu; 
si spengono nella sterilità , il limite del vario essendo quello stesso del 
fecondo ; e che quindi dalla varietà è inseparabile la specie , perché 
(|uestn è costituita dal limite assegnato ed insormontabile a tutte vurieli'i. 

Ora aiuno più che il Oc-Filippi dovrebbe menar buono questo cri- 
terio della specifica differenza e stabilità , dappoiché vuole che ia vir- 
iualità decida sola sul posto di tm essere vivente nella natura, e (]uelh» 
deU’uomo vi sia deteì'muuito non da quel piii o da quel meno di carat- 
teri morfologici soggetti a variare negli stessi angusti confini della 
specie , ma dal conf'onto della viHualità propria deWuomo con quella 
degli animali ; e su questo fondamento appunto di una virtualità o 
/jotetizialità propria vuol mantenuta la distinzione dei due regni animale 
e vegetale Vero è che, mentre lì vuole mantenuti distinti, credesi 
obbligato dalla logica a/l assegnar loro tuC orìgine comune y anzi atl 
ammettere due potenze virtuali affatto distinte in due semplicissimi 
organismi affatto simili ; ma per essere fedele alla logica e coerente a 
se stesso , ci pare che avrebbe dovuto argomentare c conchiudet'e con- 
trariamente. Perocché, se della natura di questi organismi non possiamo 
capire nulla y finché la xìit'iualUh o potenzialità propria di ciascuno non 
sia tradotta in azione , ciò vuol dire che una divci'sa azione imporla 
logicamente una diversa virtualità ; ma fa mestieri non arrestarsi a 
mezzo , si conchìudcrc da questa alla divci'sa natura dell’organismo , in 
cui risiede cotale diversa virtualità ; correndo la stessa relazione fra il 
soggetto c la virluaUlà , che fra questa e fazione che ne é il termine. 
Ondechè , qualora due organismi affatto simili e solo numericamente 
distinti fossero suscettivi ciascuno di una virtualità affatto distinta da 
quella deifaltro, si dovrebbe egualmente supporre che due azioni affatto 
diverse possano derivare da virtualità affatto simili e solo numericamente 
distinte ; ed allora cessa affatto ogni distinzione , non pur reale , ma 
eziandio nominale, e non ci resta che la numerica. Chi dunque ammette 
una funzione divet'sa, debbe pure ammettere un’uguale diversità nell’or- 
gnnismo che la produce, od una ragione del perchè quei due organismi 
affatto simili non possano o non vogliano mai operare similmente, e 


<J) Op cil.. 4G, M, 51. 


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I la 


LA OUTICA scientifica FJ) IL SOVIUSNATDRAI.E 


debba essere divìsa fra due quella doppia e distinta virtualità, e questa 
toccare all'imo c quella all'altro; mentre logicamente tanto sarebbero 
ainenduc suscettivi di ciascuna in particolare , quanto di tutte e due 
complessivamente. Il nostro autore inciampò nella stessa fallacia da lui 
accennata precedentemente, e si lasciò abbagliare dall'apparenza; perchè, 
siccome i caratteri morfologici, se diversi, non sono sempre sicuro cri- 
terio della diversità specifica , essendo soggetti a variare negli stessi 
angusti confini della specie; cosi, ancorcliè in apparenza simili affollo, 
non possono essere per ogni caso bastevole argomento di assoluta rasso- 
miglianza od identità ; potendo talora la diversità essere tanto piò pro- 
fonda, quanto meno ap|)arente, nè altrimenti osservabile che nella diversa 
virtualità, che ne è indizio iniallibile c sempre sicuro. Laonde, sia pure 
difficile , ed anzi praticamente in alcuni casi impossibile , separare con 
un taglio netto organismi inferiori dei due regni, e sul loro preciso 
limite disputino ora più che mai i naturalisti; fossero pure spariti i 
caratteri differenziali che sembravano per lo addietro così netti e precisi, 
fra animali e piante, ed il naturalista trovi sovente, sotto il microscopio, 
minuti e semplicissimi esseri viventi, cui non sappia nè come distinguere, 
nè come qiudiftcare ; non ne segue perciò che fia i due regni non esista 
un limile preciso, e che le due serie dei rispettivi organismi convergano 
al punto d’ immedesimarsi i*’. 


(1) Ecco rinticro braao io discordi « Come la TÌrlaalitè decida sola aal posto di on essere 

• sivcolo nella nalora, lo lo poaao diSKislrare cogli sUssi procedimeali iocoolrasiatì della lUosofia 
» naturate. 1 due regni Trgetala ed animale romano , parlcadu ciascuno per sé dalla forme snpe- 
» riori e piò complicate alle inferiori e più semplici , doe serie convergenti e cosi immedesimate, 
» che i naturalisti disputano ora più che mai sol loro preciso limile. Anche qni i caratteri difle- 
m reniiali che sembravano par lo addietro cost netti c precisi fra animali e pianta, coi progressi 
> della scieora vennero Tun dopo ratiro a sparire, precisamente come fra gli animali e l'uome. 
» li naturalista trova rovente, sotto il microscopio, minati e semplicissimi esseri vigenti, ai quali 
•> non sa qnal natura atlrìbuire. Colla medesima precisa compoaisiona , coi roedesimi precisi mo- 

• vioicnli, l'oRO assorbe acqua, acido carbonico ed ammoniaca, prodotti della deoompoaiaione 
» continua di sostarne organiche, e sarà un vegetalo^ TaUro invece introduco nel suo corpìtioo 

• lostaoie organile indecomposle , insomma mangia, e sarà per qneslo solo un enimale. Kecn 
B due pottfoxe virtuali alhtlo distinte in duo seaplicUaini organiami afbtto ainilt. Della natura 

■ di questi organismi non possiamo capirò nulla, finché la virtualità o polcnxialità propria di 

• ciascuno ooo sia tradotta io acione. La fona della logica ci obbliga a continuare le cooseguenxr 
» del princìpio di Darwin fino ad nn' orìgine comune agli animali ed alle piante; eppure la di- 

• sliniioBO dei due regni aaimale e vegetale è roanUoola. A neaanoe « mai venuto in pensiern 
a di toglierla, per ciò solo che é ddicile, ed ami praticamente io alconì casi impossibile, separare 

■ con no taglio netto orgaoitai inferiori del due regni. » Op. cil. , pag. 50-51. • Ua dal non 
poterli separare all' iffimcdetimarli e confonderli ci corre troppo. L’apparente raasomiglianta non 


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PER Cll'SF.PPE CHIAINGHELLO 


1 l3 

Si avrà Uuncjue a dire reaImcDte indistinto quanto ci riesce indisliti' 
guibilc? Che dove comincia la nosti'a ignoranza, ivi cessi lu realtà? Che 
il limite del microscopio sia quello della natura, mentre il microscopio, 
del pari che il telescopio , anziché segnarci un limile , ci scorgono al 
limitai'c di altri mondi, al cui aspetto ammutolisce la scienza c si smar- 
risce riinmagìnazione ? £ la chimica non ci mostra riuniti gli stessi 
elemcuti , cioè Tidrogeno col carbonio e coH'azolo , e sempre in eguali 
quantità cosi nella stricnina, come nella chinina e nella CBlfeìna, mentre 
la prima è un veleno, la seconda un farmaco, la terza un alimento Cf? 
Si diranno perciò identici questi composti, e così tutti i corpi isomeri? 
Mainò, giacche questa diversa virtualità, se non imporla necessariamente 
una divei'sa qualità c quantità di elementi , ne suppone almeno una 
diversa combinazione ed è una pruova che la chimica analisi non si 
estende quanto la sintesi della natura; il cui principio sintetico, aggre- 
gativo, nrganiz7.atore , sfugge necessariamente alfocchio del chimico del 
pari che a quello deiranatomisia ; per la gran ragione che cessa la 


ft'iDiContfa •«Itanlo dcUc forine, ma rataaiJio Bct inoYÌiii«oli ^ ed il micrMcopio, ctie giovi a dii- 
viparo molle illesìonì, dob le caclade luUe, perchè doq nnuovc il velo deH'appareDxa dalla rcalU. 
Laonde, come un raociullo potrebbe icambiare un autuoa per no paoloceiaio j coti avveooo che 
ti attribuì oe moto tpunlaueo ed iitintivo $.ÌV oxath tetuUtva ed alla mimojo pudita, perché al 
più leggier tocco, nati qieiC ultima al solo tremoha cagionato dallo zampar di uo caialio, (osto 
raccostano le loro fogiiuuc pcnaule, qoisi le fouero, boo cl»e schive dall’ rsier tocche, ma por 
deH'csaer vedute vergcgnoselte c spaariie. £ dappoiché per consimile irritabilità di fibre la di'oneru 
tttuuiptiUì si rinchinde appena tocca da un ionello che vi rimane, noo che eatlivo, sepolto, perché 
sa, quietando egli, aprircbbeiegli di per sé U carcere, col brolicirvi, fioch’è vivo, vieppin il rin- 
serrai per caso vel trovò iocadaverilo e gaasto, giudicò che la villima di una trappola fosso 
stala preda e cibo di una Irappolslrice. Così pare TalUlenare doll’Ardyjarum garanti U dirompersi 
e suddividerli delle Seri/htn'e, i biziarri ghirigori e le geometriche figure in che si avvolgono ed 
intrecciano le aTiiifomee, hanno potuto indurre ad awimìlarle agli animali; come già, perché t germi 
di aicnne alghe inferiori appena aprìgìonalì nuotano Dell’acqua in ogni direiiooe per nn paio d'ore, 
poi t'arreslano, si condensano e gitlano nna radicetta, furono creduti percorrere eflceesaimmenle 
le fasi di pianta, aniioalo c pianta definitÌTamente (V. sopra, pag. 08}; ma come il moto può 
parere e non essere spontaneo, così la mobilità pnò competere ad naa pianta, come l’immobilità 
ed DD animale, e rimanervi nn inaeparabile limile fra te cosi dette piante-aoimali (filoioi) e gli 
animati*pianle (zoofiti). V. Wolfgang Menzcl, op. cit., B. it, S. 79, 115-118, 141, 979, 315. V. 
anche Isidoro Geoffro^ Saint-Uilaìre, I/isuìre iMtiir«//e générale dt$ r't^nei orgttnigttu ^ Paris, 1658, 
lom. 9, part. 3.*, eh. vi, pag. 117 suìv. ; Siebold, Dt fbtibus mier rtgnum nnimalt et vtgtUiiitt 
comtitwndiV , Erlangen , 1644; ed altri citati dal Vrntnroli , Dtl PaMtUm^ e Ilfaterialitmo nrtfr 
Sandlt;intxe maturaii f Bologna, 1885 , pag. 03-78. 

(f) y. Wolfgang Hcniel, op. cit., B. I , S. 190. 

( 9 ) V. Secchi, i/unità delle /erse fìsiche, Saggia di fiUuofia naturale, Roma, 1684, pag. 113. 

(3) Sarebbe qui applicabile per analogia il detto dcll’.ngelo alte pie donno: « A che cercare 
k il vivo fra ì morti ì • Lnc. , iiiv , 5. 



il4 I«A CRITICA SCIENTIFICA ED 11. SOVRANIVATORALE 

sintesi , quando comincia ranalist , ed il principio sintetico y uniBcatoiv, 
non sarebbe tale, $e potesse essere analizzato, non analizzandosi che il 
composto , il quale ó effeilo , ma non può essere principio di unità. 
(Quindi il chimico ci saprà bensì dire quali sono i componenti deH uoqua 
cd in qual proporzione combinati, non già la ragione ed il modo di 
tale combinazione tanto trovabili colPalambicco , quanto il principio 
vitale col coltello anatomico. I^o, come la materia non ci è nota che pei 
le sue proprietà, e non è meno assurdo il concepire la materia esistente 
ed indeterminata, che il concepirla determinata in un modo, e tuttavia 
principio essa stessa e sola delle più diverse ed opposte determinazioni 
(che tanto ridcntico, come tale, può generare il diverso, quanto il milla 
esser principio dell* essere); rosi non è concepibile un organismo, se 
non come strumento di una virtualità che si rivela nelle sue operazioni; 
ijuindi, se dalla diversità di queste si argomenta logicamente quella della 
virtualità , se ne debbe pure inferii'e la diversità deU’organismo che è 
indivisibile cd inseparabile dalla virtualità, per cui vive e sussìste, come 
da ipiesta è inseparabile Tazioue che ne è il teiminc Non possiamo 
pertanto menar buono al De-Filippi il suo dilemma : o di considerare 
cioè soliamo la parte materiale deltuomo (la quale, in sentenza del 
nostro autore, sarebbe indiflcrcnte c non correlativa airumana virtualità); 
ed allora in buona zoologia separarlo dalle scimie per (juella {listatiza 
appena cìic separa un genere dalCaltro in un ordine zoologico , che 
sarebbe quello dei primati y essendovi troppa rassomiglianza fra tuomo 
e la scimia per concedergli un ordine distinto nella classe dei mamnialii 


^1) « Come, ad eaempio , dalla combituiiooo dell’ idrogeno e dell' osaigeno producali l'acijua 
» Sinora almeno non aeppero chiarirci i natorali il modo corno ciò arveoga , o come , cc»aata ad 
*> un tratto la proprieU dei gai di reipingerai a vicenda, aoUentri Toppoala dcll'aUraiiooe e della 
» coeaioaa, o ciò mediante l'aiione del calore che snole ippanto dilatare i corpi, aUopUDandon^* 
» gli atomi gli ani dagli altri. • E* ttjf x. B. untrkUirluh , iric aut Jlydrogen ani Oxt/gen tt'antr 
ttferden kìinm». Bts jtlit wtnigitrits hahe UHt dìe /faturwiurn*cJtaft necA nieki tinmal etite f'ortteHiiHg 

•idwN tu gebtm gemmi vìe re mùglich tei , deut eia fltilxluh die Eìgtnnhaft dtr Coer, eìcA 

•jegeHSeitig aisusHnten, verlitren und dafiir die tnlgegenttltle Eigfmchafì der jditractùm uad Cokatien 
cimrAmrn, and «ne dìeeee grrade durcA ytrmiluUutg dtr //'firme gttthtkm kiiime , da die ff’ttnuf 
t*mtt ùbrraU die Kiirper ausdtbtie, d. A. lAra yttame l•ofl riKUNdrr eutferue. Ulrici, CoK , und die Ifotut, 
l.eipxig, 180S , S. S13. Movella prova che l'igDoranxa dal modo non osta alla realtà del fatto, r 
che perciò la cerlezxa dell'aUo creativo ò compatibile colla ina incoraprcnfibitilà. V, l'Appacklicc A. 

(S) Onde anche qoi il dello simbolico di Cristo: « Voi gli riconoscerele dai rratli loro; colgonsi 
a uve dalle spine e Schi dai triboli? MaUli., vu , IG • è di tutta Tcrìlà , inteso leUeraImroto 
delle prodazioni naUrali. 


Diglllzed 



PER GIUSEPPE GHIRINGHF.U.O 


I J 5 

ovvero far entrare nel confi'onlo anche la vìrliudith , ed allora in mi^ 
gliore zoologia esscn'i troppa distanza per non riconoscergli il ilirilio 
all' imeslitura di nn vegno^^X Questa per noi è la buona zoologia ^ c non 
«lìciaino la ìnigliorCf perche non ve n*è altra; non mcrilandone il nome 
r|ucl!a clic non discorre della 2*ila , non guarda alla virtualità , bensì 
alla mera materialità dcirorganisino vìvente, e come suppone material- 
mente identici, (juunlo a composizione, od immedesimati, quanto aUoriginc, 
due organismi di cosi diverse virtualità da porle a fondamento di due 
distinti regni ; cosi fa dclTnomo anatomico un genere dell'ordine dei 
priinali , lasciando ad una zoologia migliore y in considerazione della dì 
lui virtualità, ossia intelligenza, rassegnargli un regno a parte, la cui 
costituzione però è giudicaUi da alcune grandi potenze scientifiche tanto 
problematica, quanto lo possa essere nel mondo politico quella àeW' Impero 
Germanico A quella pseudo-zoologia, tanto assurda nel voler derivare 
il diverso dall' identico , quanto illogica nel pretendere che basti una 
qualunque rassomiglianza |)cr inferirne la discendenza da uno stipite 
colmine, sostituendo l'unica vera che non toglie a discorrere d'un vivente 
facendo astrazione dal princìpio c dai fenomeni della vita e sua trasmis- 
siblUlà; nc prende a considerare soltanto la parte materiale di un orga- 
nismo separatamente dalla virtualità che, ìuformaiulola, la rende organica 
e ne à anche mentalmente inseparabile; al dilemma scoiiiuto del De-FiÌìppt 
contrapponiamo quest* altro: o la struttura d'un organismo è cori^lalivn 
alla di lui virtualità , ed alloi'a la diversità della seconda presuppone* 
una pixiporzionale diversità nella prima ; o non vi c fra di loro alcuna 
relazione c proporzionalità, non dirò di entità {entitatis), ma eli abito 
{habitudinis) , ed allora non si può dare alcuna ragione nè della loro 
coesistenza in un medesimo organismo cd in quanti ne possono derivare, 
nè della loro sovente osseivabilc proporzionalità. Ondcchè una medesima 
virtualità potrebbe essere compossibilc con qualsivoglia più diversa ma- 
icrialilà , quindi vegetare c sentire la selce, anzi ragionare, come, non 
dirò con maggiore , ma con eguale attitudine dovrebbe ])otcr fare il 
gorilla , se non fosse che non vorrà mctiere se stesso in questione e 
porsi in lotta co' suoi proprii sentimenti ; o fors’ anco non esporsi al 


(1) Op. cil., 49 coll. 4l. 

(9) V. copra, pag. 119, ooU. 

(3) Op. eil., p»g. 49-50 coll. 44. 

( 4 ) Op. eil., pag. so. 


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Uk CRITICA SCIERTII»ICA ED IL SOTRAJfXATURALE 


1 16 

itsico di fabbricare qualche strana teorìa per la Tanaglorìa di sublimai'C 
PadoUìva sua discendenza o parentela 


(I) « pireatoU oolit fciaiie è co«ì tuIU «Morbila in una partol^la piìt generale; e lungi 

• daircaserne umilialo, roomo si sublima, pensando a quanto si riaiBumc in lui, termine della 

• creaiionc. » Iti, pag. 44. • « Sarebbe per noi proroodamenU» umiliante, ae ad una acimia foaac 
» toccato Tonore della creaiionc diretta, ed a noi l'onta della deriTaaiooa; ma non « cosi. Disogoa 
« accetlaro la teoria di Danrìn in tutto il suo sriluppo, o respingerla per intiero; o non fsre il 

• primo passo, o faro anche tulli gli altri. In quesla, come in Unte Ticissitudini in cui h posto 

u ringeguo umano, il peggier tìsleraa è quello d« sistemi misti, di quelli ibridi itosofici ebe si 
■* mascherano troppo soTenle sotto la speciosa parola di eeoletismo. L’uomo è una derÌTasìone 
« dello scimie, e questo sono uua figliaiione del ramo dei lemuri, il quale alla sua volta a*imandgt; 
» pianta sul ramo delle falaogisle, che si collega ad altro slipile, e cosi via via ai discende per 
a l'Albero geoealogico degli animali fino al tronco, fino ad uno stipile unico per tutti. » Ivi, 
pag. 43. Ma con buona paco dell' itloslre zoologo , come t’allontanare una difiicotlà può riuscire 
ad illudere, ma non a scioglierla; cosi i'atloiiUnare dal nostro più pmuimo ttiftiie Fonare drtla 
treaaione Jintta non è oè un logico, oc un serio spcdicnte per togliere o scemare l'anta di nostra 
JtrÌrasiom giacché, se la craaiiom diretta à un onore per chi ae è il soggetto immediato, non 
può crescere o scemare Tonta dei discendenti in ragione delia più prossima o rimola loro dert'fà- 
zìome. Di che quel profondamenle vmitianit, se non i nna celia, non è meno una doppia incocrenza; 
si perche, so l’oomo lauto più ai sublima, quanto è più rimolo dal primo ed oaìco stipile di tutta 
la creazione organica, la creauone diretta non gli poteva tornar ad onere, ma Tavrebbe umi/io/o 
profondamente i et perchè, sa « Torigina detTuomo non farebbe meno divina, qualora la biblica 
a zolla diventi tulta la creazione organica (Ivi, pag. G8) ■, ciò importa ebe l'onore dello stipite 
si traina egualmente in tutta la sua diseeudenza , e non può riuscire nè ad onoro, uè ad unta 
od umiliaiiooa, una più o meno prossima o lontana derivazione. Quindi è che, fra il dcrivaro 
naturalmente da una icimia, o da una zolla, non et sappiamo vedere nc maggior onoro c snbli- 
mitù, nò onta od umiliazione più profonda; corno non cì reggiamo maggiore o minore possibilità. 
Che s« proviamo istintivamente una maggiore ripngnaota a rìconoteere e riverire nella acimia il 
nostro stipite, si è appunto perchè Tappareote rassomiglianza oontrasla colla prufonda diversitè, 
e vi scorgiamo lo scbiello tipo belluino sotto la maschera dell' umano. Ora le laavchere sono 
vempre odiose. Del resto, quanto a possìbile derivazione, non la crediamo più protsima ed agevole 
dalla acimia che dalla zolla; perocché di quesla, o più letteralmente di polvere, ma non da esaa 
fu formato l'unaBO slipito, coinè non fu U mare, nè la terra a generar di per ah nè gli animali, 
nè le piante, prodollt per virtù divina e perpetoabìll nelle loro varie specìfiche forme; c so fu 
necessaria la divina virtù perchè dall’ Aumui nascesse un così detto protocoeeve o pro/ozooK, ben 
}Kandgt;té bastare a creare direlUmento a simallaneauenie i'ultìmo termine delForganica erMsionc; anzi 
pare che il doveasa, per non lasciarla ed interrolta la ratmo r/rm crenli; laddove 

non è per nolla provato ebo Fultimo termine potesse o dovem’ essere conlenulo potenzialmente nel 
primo, per riuscire tanto più sublime, quanto gcncalogìcamcnle piò da quello lontano; nc ebe 
si posaci più o meno parlecipara di una comune natura •tlriraeoU che per generazione. « Quante 

> volte non ai è detto che l'uomo è II riatsunio di tutta la creazione organica, senza che gli spi- 

• riti più eccitabili, le coscienze più timorate, non ne rtaenlissero offesa! La nuova teoria nuu 

> fa ehe ridurre a forma più scientifica (?) questa frase astratta. Al dire ebe l’uomo è Totlimo 
» lermiue della catena di-;;li esseri creali ;«oè organiti) nessuno si commuove - quando ai eoo* 

• lano e si denominano gli anelli di questa catena, sorgono proteste da ogni parte. È uno strano 
0 moda questo di concepire la digatU umana (Ivi, pag. G7-68). a Strano davvero cha non st 
vogliano riconoscere allri esteri creali fuorché gli organici (e questi rìslretli al nostro pianeta); 


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PER GIUSEPPE OHIRINGRELLO 


V Basterà dunque a far riiotno prendere una scimia , allungarvi le 
n gambe , ollundei'vl l angolo facciale , dilatare la capacità del ci'anio 
» e mettervi dentro qualche grammo di sovrapeso di quella pasta fosfo- 
» rica che si chiama cervello? Non è serbata al naturalista qualche 
» cosa al disopra del vano amore di Pigmalione ? i» No , non basta 
nemmeno una lonelluta di fosforo j)er dare rìntelligenza, come non basta 
una corrente d’elettricità per dare la vita ^ ed i miti di Prometeo e di 
Pigmalione sono più scientiGci di certe zoologiche teorìe  si Puno che 
Taltro mitico personaggio ricorse al Ciclo per animare il sasso o Par- 
gilla, laddove il lodato naturalista , cui è avviso potei'si prr nvvcntuni 
chiarire la sua teoria più ortodossa che la contraria y od almeno 


e che qualore ve ee foetera altri bob ai poaaa avere eoa eaao loro ticMoo' attalenta ! Slraao dav« 
vero che non ai possa islrecclare bbj catena, u tessere une ghirlanda » che non sia ili anelU 
coDgeBeri , o di 6ori gii aot dagli altri sburciali , ab rhe possa essere degno rappreseslaole e 
capo di BBS Dttione, se non chi ascilo dairtnfinia plel»e percorse grado a grado tatti i vari stali 
ed ordini sociali! Oh qnanin meglio sentiva e più tcifntifeamente parlava delTamana digailà e 
del posto assegnalo all' nomo nella creazione an gran Padre e PonlrOce, S. Gregorio Magno: 
OwtRir crroturac «uwiine iignaiur htmó. Sunt nuM^r lajniti^ ird ncc nVint/, nec rr»randgt;tmf. Sunt Arr6«« 
ti arlnuta; nVtMt fiudcm , *tJ non tmliimt. Bruta vero animalia run/, rtVani, ttatiunt, seti irosi 
jrermmt. Angeli ettnim sunt, virunt , senliunl et diicernimr. Omnis aniem crraturae aligmiJ hnbet 
homo. Habet namgue eommune etst cwn /d/itdiSu# , tvVero cam arboribut , senfirt cnm animatibus, 
inielligere rum angelù. Si ergo remminc habet alitfuié cnm emii rrrehira homo , jujta aliguiA oismù 
rrcarera est homo, llotn. XIIZ in Eeangetia , n. S- 
(1) Op. eit-, pag, 45. 

(9) Op. ciL, pag. 49 coll. 69 « f..a teoria di llanvin non ha nolla di alUrmanlc. Vi fu ehi Irovù 

■ eterodima questa teoria, orlo'InsM la contraria; ebbene sì potrebbero forse invertire le parlile. 

E cbi ne dabita? « Vi sono perfino talani che di tallo, anche dcll’alcisBio , sanno faro una re- 

■ ligiooo: CciFÌ4ie Leutt wùsrn allei sur Relìgion tu mathen, stlht den Atheismus (Arnold Ruge 

• ap. Flnegel , op. cit. , S. 68); a e si pensano che si possa essere ateo ditvtamente e cmi usta 
fcrtn vnsione ; guand un altemand reut tire athée , il Pest dévotement et arte une torte d'enttion 
(Renan, P.tudes i'hUtoire rtUgieuse, pag. 416); e che l'ateismo sia oompossibile colla più para 
moralità, di cai il solo materialismo scalzi le basi, tt’oi roa Materialitltn gesagt itt, jiU keimsteegt 
imm Atheiiten. [hit reUgìHsen t'berseugungen entnnrkrln tiek im natàrlirhen Fortsehntt aus und auf 
titilichen VhtTxeugungen. D«r Menseh gUuiht an Gott, u^lergutisl, nieht umgekehrt. Der Atheismus 
kann daher alt fine btoi uufertige Qtttaltung mit iirhter 5i((/>rAAei'/ bestthen. thrr Matrrialisnmt dagtgtu 
widerspricht grraéexu der Grvndiage jeder «SiufirAArit (Schleìdra, Veber den xValrWa/i/nvBS , Leipzig, 
1863, S. 66 , * ). « Kob si peò applicare agli atei ciò che fu detto dei malerialitli (cioè che te 
u costoro dottrine sono profondamente immotali, • die tieft ren'U/ìcAArir der materialùHirhen lehrtn, 
a ibtd., S. 54). Le religioso crcdenie si fondano sulle conviniiooi morali , e ne sono un natarale 
a progressivo svolgimento. L’Domo, non gih pereliè credei a Dìo à buono, ma , perché tale, ei 
a crede. I/ateìsoio q«in<ii, arresando soltanto alran che dì mtnchcTole, d’ineompiolo neRa dispo- 

• tìzione, nell'abilo dell’animo, à compatibile colla sana morale; laddove il materialismo «'oppone 
a direitamcDlc si fontlamcolo di latta moralità, a Ma , se Tuoino , perchè buono, erede a Dio; 
come se Noe ci erede, avrassi a dir buono'* Giacché, qualora lo fosse, ci crederebbe, e Talbero 

.6 


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LA miTiCA SCIENTIflLA EP IL SOVaANNATl’RÀLE 


1 id 

sostenere senza urto tU coscienza , non j>oircl)be ricon-crc a tale sj^c- 
(liciilc senza rinunciare alla scienza ed al jjcnsiero j imperocché « ncita 


potHvfcr dai fiuUi. Ancora? se U credenza in Dio non già canta e roodizione , ma effeilo di 
ninraliià, la qoalc vociai iodipendente da (ale credenza e che peata tUre tenia di eita ? qual 
prò di tale credenia , e che ci manca tuttavia a €ompirn la retta tUtpotUion* tTanitno dell'ateo 
t/AAnto? Jtoo potrebbe quoali rìtpooderc a colui, il quale gli notate* quelle prelete incomptu/etto, 
che, te egli è uomo butnio tenia credere a Dio, sam un buon uomo te ei credette? Che te i 
materiabsti, negando la libertà, tolgoao ogni rundanienlo alla morale, come poò qnetle conttilere 
tenia oo legitlalore ebe ne aia ad un tempo fonie, norma * unzione? Hi non tono aoliaulo gli 
atei che negano un tale legitlalore, chi lengoo loto bordone certi làridi (per dirla col De Filippi) 
■piriliialittì , ì quali, dei due ateiomi dei Dalerialitiì ; • non vi ha nà tpirito che tie dotato di 
» propria tutlauiale tuMitlenza? nè Dio ebe tia uoa tpirituele Mframnndanu pertooalilài • ti gitbl 
keiutH Grtft aU «tttwWijr Subtlant unti kttHtu Co/l al* gtùnfe autieru*//Juivale ad uno svolgimento senza principio e senza 
termine, molto meno concepibile della creazione diretta ed immediaU, 
sicché fra questa e quello non v’è proprio che l'alternativa del pensare 
e del non pensare. Vero è che questo svolgimento si vuole inizialo da 
uno stipite unico per tutti, e da un’origine comune agli animali cd alle 
piante ma questo primitivo organismo non polendo essere stato creato 
di getto (giacché tale creazione si pretende che sia un nonsenso, alcun 
che d’inconcepibile e d’assurdo); o si sarà svolto da un precedente, e 
siamo da capo ; o sarà stato imo spontaneo trapasso dalla materia anor* 
gamica all’organica , sostituendo cos'i alla forma simbolica della polvere 
della terra la forma scientifica della polvere granitica , c non nc cave- 
remo miglior costrutto. Perocché , non potendo nemmeno questa essere 
stala creata di getto (l’inconcepibilità dcU’aUo creativo rimanendo la 
stessa , cpiahimpie sia il termine della immediata c diretta creazione), 
dovrà dirsi increata cd eterna, ed allora quel trapasso diventa impossi- 
bile, perché rincrcato e feterno né si cangia, né si trasmuta. Insomina, 
consentendo pienamente col De-Filippi che, // peggiore sistema è quello 
dei sistemi misti; che bisogna o non fare il primo passo ^ o fui'c anche 
tutti gli altri noi non veggiaroo altra alternativa che, od ammciiere 
uno svolgimento senza principio , il che è un pretto nonsenso ; od una 
materia increata cd eterna che dopo un eternità f od essa duj'anley comincia 
ad organizzarsi; cioè piDfessate schiettamente quell’ altra assurdità che 


(I) Op. ctl. , ptg. 43-44. 
(S) Iti , P«g. 7. 

(3; Ili, pandgt;g. 43, 31. 


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^ K.. 


PER GIUSEPPE GHiniNOHELLO 


131 


SÌ chiama ateismo-materialismo, ovvero ricorrere air//icoNCC^i^/Ye )osla dal De Filippi, se basti creare t uomo anatomico per far t uomo 
intelligente , qnistione da lui più troncata che sciolta , perchè nel suo 
sistema non le si può dare una soddisfacente risposta. Di vero , non 
ponendo egli fra la buona e la migliore zoologia , cioè fra rorganismo 
e la virtualità deU'individuo, una necessaria correlazione, e non sapcnilo 
nè concepire, nè ammettere m» creazione di getto , diretta ed immediata , 
ma una sola creazione di svolgimento, sicché una creazione a parte non 
può essere che uno svolgimento a parte ') ; egli non può provare nè 
che si richiegga la condizione di uomo anatomico , nè che questa scia 
non basti perchè V anatomico sia pure intelligente. Quindi non vi sono 
che due ipotesi possibili giusta questo sistema ; o l’esercizio dell’intelli- 
genza non ha vcrun rapporto nè diretto , nè indiretto coU organisiiio, 
ed allora può esser comune ad un sasso , non che alle piante ed agli 
animali; e, siccome non mancano esempi nella storia surra c profana di 
chi si finse fatuo od impazzito per maggiore sua sicurezza e tranquillità, 
può nascer dubbio che, se non tutti i bruti, almeno i nostri collaterali, 
que' che il De-Filippì chiama ramo cadetto , siano tanto saputi, quanto 
il ginevrino filosofo , c , preferendo le beatitudini del natio stato ferino 
ai fastidii ieW innaturale nostra civiltà, mascherino ai nostri occhi la loro 
ragione per godersi in pace e quiete la loro felicità. Ovvero , ricono- 
.scendo che, fia tutti gli animali, aH'uomo solo compete il privilegio della 
ragione ; per chiarire il fenomeno del correre parallelamente l’esercizio 
di questa colle condizioni fisiologiche normali del cervello umano , si 
ammette fra quello c questa , se non una correlazione , una necessaria 
coesistenza , sicché non s’ avveri mai il caso di un animale ragionevole 


(I) V. sopra y pag. lil , doU. 

(3) V. sopra, pag. o pag. 191 , noia. Cbi poi ìolesse «listioguero fra la crrasiooo «fi getlo., 
dirrUa cd ioiisediila di un orgioisino, e quella di uno spirito inlclligaoie e libero, e giudicasse 
anmessibUe la secumla, e la prima iaconoopibilo' ed ossanla, dimoatrorrbbe col fatto che gli manca 
il coaccllo di maloria e di apirito, di soalanta « dì forra, a eba non coooaca la rara atliaeaxa dal 
botto colflofinito , dall'Uoiverao cuo Dio. 



ia4 ■'* CRITICA SCIEHTIPICA KD II. .SOVBANS.ITIJ RACE 

che non sia nomo .Tnatomico^ nè clic questo .sìa in condizione fisiologica 
normale e non abbia .spedilo e libero l' esercizio di sua ragione ; ed 
allora questa ragione , la quale non potendo derivare nè daU'organismo 
da cui è anzi indipendente , nè da una creazione di getto , diretta ed 
immediata , che si pretende inconcepibile ed assurda ; non vi potri 
altrimenti coesistere , fuorché come uno svolgimento ancor essa di una 
potenzialilù preesistente in <^ 4.*, Loadoo, 

CloatifieMim of Mammal», Af^nUs B cf. Edinhwryk Rofiem, toI. 1BS3, p«g. S41'509; 

il Greiiolet oelle Iq« ConfercoM «Ma Sorbou , « Mémtoiro zar let Plit Cérébrems do F H ommt *t 
dee Prinuàdt^ 4.*, Parii» 1654. Coti pura il citato ProfMaorc BiaDOoni Baila aoa raoBioria : Lo 
teoria ielCuomo actawa, uemimoUi tatto U rojeforto AtW oryamiuttnone , Bologna , 1864, Tip. Caa* 
ktrtai a Parmaggiaot. V. amsdio U Venlaroli, U gnale (Op. ciL, pag. 114) fa oaaervara coata 
n gh alaaai organi dealiitali al coapiaaeBto della faniioBÌ vagatotÌTa hanao la loro iniaenu anlla 
» paaaioBì amana a amila opamziooi nMsUli , altaraDdo io qoalcba goiaa ì faotaasii ed i gimdixi 
» cha l’aoiDO pQÒ farai dalla ooaa. • V. aocba la dtata Prolutiom dal Tooati. 

't) Alla (aatiaMBiaoio di maloraliaU ed ataologi ioaigBi già rUiarila aggioDgaoii quatta altra tolta 
da uno eoritto dì Loka Brmke, iatilolato: Tk* Piace of Mao io ika axùmai Sade • Il poeto daU’uOBO 
aoUa tcala BDtiDala , ad iaaenlo nell* fiAoe/agico/ Joarmai, 71.* 1, July 1865, London, Trdbnar. 
Ivi, pag. 87, laggaai questa ciluione: ■ Pouebet, PttiraJM det raeet kumoàut. - Vn iatorealU 

• yrofmd, smt liaiton, laat pattage, tdpar» Pupèce kamam* de fovicz Ut anlraz cip^caz. Amemme 
» omtre eepie* m'ett ooitiat de Petpiet Aosmìim, oueim gemre asAne, aneiou fomiUe. m Plonrant, 
Eloge de Blumenkack , Mdmoirte de rynztìlnt , tom. ix. Ed a pag. 30 il Burba , parlando in tua 
MBtaMa, dice: / emtirety coineide mtk M. Serret, Iddore Ceoffroy^ end M. De Quatrefaget im ee- 
peraùmg inaii from tke animai ky tke Une of a kingdom , end tee» regard tkit Urne at far broader 
then lAal etktek tepamUt tke animai from tke plaat. • Io al tutto conaanto eoi aignori Sarraa, 
> Isidoro Gaoffroy a Da Quatrafagaa , nel frapporre fra l’uono a TaninMle la diatansa di un ragao, 

• e conaidaro aoeora questa diatanan cono piu aaapia di quella eba separa l'aniniala dalla pianta. • 
(3) Coai, risalita para alla pretesa caUala prioordiala, voi avrata por sanipra diansasi agli occhi 

un tessuto, sa noo iacoprirata il teasitora, nb varrale sai a diatìngaara il rare iaàiia dal primo. 


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PEK CraSEPPE CEIEtEGaELI.0 


«*9 

il definirla ofiire un’ insuperabile difficoltà , di cui il buon senso e la 
miglior zoologia non si curano , perchè non fa loro bisogno di scio- 
glierla , siccome qpelli che , soliti a giudicare del ralore dì una potenza 
e del suo istrumento dagli atti cui vedono quella compiere e questo 
cooperare, pronunziano con tutta sicurezza che atti essenzialmente diverti 
presuppongono una proporzionale organica diversità , senza che sia perciò 
mestieri il chiarire in che questa precisamente ed essenzialmente consista. 
Laonde , tornando alla dimanda del De-Filippì , se basti , a far l’uomo, 
prendere una scimia, allungarvi le gambe, ottundervi l'angolo facciale, 
dilatare la capacità del cromo e mettervi dentro qualche grammo di 
sovrapeso di quella patta fosforica che si chiama cervello , rispondiamo 
francamente che un tale esperimento , oltrecchè di difficile esecuzione, 
non sarebbe concludente , nemmeno per 1' uomo anatomico ; non solo 
perchè quelle condizioni sono troppo generiche , e d’ogni cosa vorrebbe 
essere determinato matematicamente il peso c la misura ; ma perchè 
fare che in una scimia sia reso più elevato il fronte, meno acuto t angolo 
facciale , più capace il cranio , più sviU^spato il cervello , si allunghino 
le estremità posteriori, si allunghi ancora in queste il pollice dei piedi, 
non ci è avviso che equivalga al creare Viusmo asustomico, ossia l’orga- 
nismo umano (chè l'uomo è il composto di questo c della spirituale ed 
intellettiva sostanza); nel quale sì avverano bensì tutte quelle condizioni, 
ma non è a dire che bastino esse sole, e molto meno così indeterminate, 
a creare l’organismo umano. Onde noi siamo di credere che , se ad un 
buon zoologo, Pigmalìone novello, saltasse il ticchio, non già di creare 
o di plasmare, ma solo di ideare e prescrìvere le condizioni scientifiche 
necessarie e sufficienti a produrre un organismo suscettivo d’essere in- 
formato dall’intelligenza umana; questo non riuscirebbe nemmeno capace 
di una qualunque vitalità, a meno che l’Onnipotente, prima di arrendersi 
ai voti del Pigmalìone zoologo , come Sapientissimo , ne emendasse e 
compisse lo scientifico disegno. E ciò è sì vero che , mentre tutti con- 


p«r«liè aoD MpanbiI* , oè dìMiafpiibtl* dal aaaoado } foladi k taUora , a haaarrà , ai paaao, 
laagaaNDla iftdaebo aa «faallo debba eoUooant Dalla aaabnna , o malta ▼eaciebaUa, nat fUHCtmm 
>ostii 
la possibilità degli sbalzi , non è più némmen presumibile ; non lo sono 
meglio questi sbalzi anomali ed intermittenti. I quali , se possibili , non 
essendolo più in una che in altra età , poterono essere contemporanei, 
ossia simultanei alla prima orìgine ; ed anziché iniziarvi questa con un 
passo dì formica , susseguito dappoi da passi di giganti ; ben potè la 
viki fìsica ed ìntellettoale esordiie ad ini tratto con una compiuta 


iti padrv io Iglio , iiis ulUiritmenle dkH'avo iid •lavu nel nipote o pronipote. In queeto eenso 
Krive il LtoII ; /fl otrr oipk time thè ocetuionat appearaitct of neh estraonttnary tnental femrt may 
he aitrilntted U> alavùm f hui there must bave been a begiming to thè teritt of /iirA rare tmJ ano^ 
mahut evtmU. n l.'treotailili di aaa coatimilc stnordinana inielligcnsa può ora aliribaini ad 
u aèd*ùm« ; na ti deve pere aaaepaare ne pnnòpio alla aeria di coti rari rd anomali avveni- 
>. mMti (Ivi). 

(1) V. la noia 1 della pagina aepaoale 

(t) Jf, M comformity wùk thè thoory of ^oyroisxm ^ ipc Aelim MwAtiid to ho»* ruett tloo^y fram 
n rade and hmmhU tUtrting foint , MtcA Utipt moy Aom iuerrJMrr^ introitmd noi mty higher and 
kighor fonai and gradai af imteUact , hnt at a tmch rtmokr jtertod mtay han «itartd ai omo bound 
tkt tfhtce tm h ì e k teparata thè highéti otage of thè tmprogrutire mulligoata of tha iaferiar amimaU from 
thè fint and Itmtti fona of ia^roraUa raaaom maaifttnd by Man. « Ke , filala la teorìa dal progre- 
» dùnaelo, noi rìaeie di credere ebe il feoece imaao, prcodeedo le awaae da «a rotto ed unilr 
I* Btate, limai lealaLmeate tWealoì eeo tal aorta di aalti dob mole ai aaraoao aeoeeaaivaiDeBte iaUu- 
> delle ferme a gradi via piò alli d'iataedimaato ; ma in un periodo mollo più rìmolo ai larà 
■ poteli» valicart d'uo eailo lo apesio che divida il piò alln grado d' intelligeaia imperfeUibilc 
• dagli aaitDaH iofarìorì dal primo ed iaimo grado dalla perfettibile ragione clie ai maDiteala 
a BeU'uoBio (Ivi, pag S04>S06). » 

l8 


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r34 *.ritic;a soientikica ed il sovrannaturale 

maturìlà. Onde il voler mantenere tuttavia l'ipotesi clic rumanilà ahbn^ 
dovuto prendere le mosse da un rozzo cd umile stato , per isptccarc 
dappoi salti sterminati ^ simili n <picllo coir cui il bruto pii'i intelligente 
in im atlirao sarebbe diventato ragionevole j è un aggiungere all insussi- 
sienza dcU’ipolesi lu contraddizione. 

Il vero si è che la Natura, come non può di per se sussistere, così 
non potò in nessun mcMlo di per se esordire  e come non fu còlta mai 
sul fallo di quel continuo indefinito svolgimento e progresso, così non 
fu vista mai andar a balzi e sallelloDt j oltre a che nè l'una , nè l’alti'a 
ipotesi valgono a dar ragione nò di un continuo che non esiste, nò di 
iin disci'eto cpii sminuito , là esageralo. Non del contìnuo assoluto ; il 
>erarc ^ ignorando noi le condizioni 
ricliioste perchè Tinnaia virtù d’un germe, od una qualsiasi potenzialità, 
Hsscguu il massimo suo esplicarnento. Quindi c clic di tali fenomeni 
l'ataTÌsmo ci chiarisce ap])unto la causa y non già VordinCy parendo 
allatto naturale che le doli deiralaandgt;o si trasmettano al pronipote, non 
rosi che ne vengano come diseredali Tavolo ed Ì1 padre del fortunato 
erede. Ma svanisce di tratto ogni ombra di stranezza e di mistero , chi 
punga mente ehc ad ottenere un continuo cfretlo non basta la perennilà 
della causa, se non sono perenni ed identiche le condizioni; e cosi può 


più dìAparsle. !.« rmcìU di no iegegoo ttraordiDirio oon rompe il corto dHlu natura più dt 
ijuello die arreoga alla naacìla di oo imbecilla, di no pigmeo, o di an gigaote,aDti meno ancora, 
perche quelli ai allontanano dal tipo ideale • priaitìTO a cat quello ai aeeotla. Simiiraenle, i fenomeni 
pfodigioai hanno potuto aeeompagnara o precorrere la naacìla di un nero norlale predestioato 
a qualche compito proviidentiale ; e per altra parte, tranne il concetto ed il parto verginale, 
avrebbero potuto mancare alla oaacila dellT'oroo*Dio. ed airialanle della sua morte, nou easendn 
«•«olulamente prodromi ueceiaari della proJigioaa aua vita e riaurreiiooe , e lollavia oon Bolo 
eonvanieoliMimi , ma cobi carti da non temere neaiuea ìodagine della rrtlieu ijfen'ca. Il mandare 
poi alla medeaima atregoa le favole milologicbe e le bibliche namxioni, i legialalorì, promnlgalon 
# profeti di tutte religioni, quaai fosaero tutti dì una medeaima buccia gli uni, odi nn medeaiom 
pregio, antorevoletxa e credibilità tutte le altre; h nn affaalellamenln liadogno di uo critico, »e 
fallo acunaideratamente , e ae à una atudiata conTuaione cd ambiguità , è indegna dì un filosofo. 
Perocché a chi è tale veramente, il mitlero crialiano dellTemo-Dio, malgrado il velo che necema- 
riamente l’ inombra, e non verrà mai da neasuna filoeofia aquarciato, e da aceauna crìtica, quasi 
mitica nebbia, dìapenu e diaaipato, riuacirà mollo più credibile e raiionale, che non il mùlcro 
naluralialicD di una acimia divenuta di lancio (o gradatameule, che toma a quel mesleaimo) raandgt; 
gionalrice j.inùirre che i aopraccìò della scienza attnalmenle più applauditi alimano più raro, ma 
non meno certo, né più sorprendente della nascita di un ingegno tofrrtminrmtt ^ come dice inde* 
lermiaalameiiie il l.yeli, ovvero di nn Platone, di uu Galileo, di un Lesting, di uu Kaol, di un 
•Geribe, per citare gli riempi dallo Scbieiden allegati (Op- cil. , S. 61). 


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l36 LA CRITICA SaENTiriCA ED IL SOVRARRATirRALr 

avvenire che un’aEionc identica e continua non ottenga che interpolata- 
mente un identico o consimile effetto. Di che consegue che l’atavismo, 
rannodando due efiètti apparentemente discreti ad una medesima con- 
tinua causa, dimostra ad un tempo che la natura non va a salti, e che 
la causa persevera identica e non si trasforma , sebbene Teffetto possa 
essere più o meno vario secondo la varieU delle condizioni; rimanendo 
però sempre essenzialmente identico alla primitiva sua origine , a cui 
l’atavismo necessariamente e logicamente ci riconduce. Origine che , se 
potè essere il principio, non già un effetto, dell’atavismo, non fu nem- 
meno un salto; perchè questo suppone due termini positivi e simultanei, 
ed il creato non saltò fuori dal nulla, che non è un termine, nè dalla 
sostanza dell'Infinito , che è incomunicabile , ma cominciò ad esistere 
per di Lui virtù. Per la qual cosa , la Natura , nata anch’ essa , cioè 
creata, nulla può di per sè originariamente produrre, nè migliorare, 
ma solo trasmettere la ricevuta virtù ; la quale viva ed efficacissima nei 
primordiali prodotti , intrinsecamente col propagarsi non infiacchi , co- 
mecché nei successivi individui riesca accidentalmente per le varie locali 
e temporarie condizioni, più o meno bene contemperata ; laonde avvien 
pure che si mostri, sebben rade volte, nel suo bel verde ed in tutto 
l'originario suo vigore; ed allora non nasce no, ma risorge per li rami (■), 
com’ acqua che risale all’altezza ond' è discesa. Che se l’uomo può svol- 
gere ed accrescere i naturali suoi pregi, compiendoli e coronandoli cogli 
acquisiti , ciò si è appunto perchè natnralmente , c solo fra gli animali , 
è dotato di perfettibilità, e questa indefinita, perchè infinito si è l'ideale 
a cui aspira. Qualità questa che gli è innata, perchè costitutiva del suo 
essere, nè altrimenti acquistabile da chi non la possiede originariamente; 
e per la stessa ragione non amissibile , ma che rimarrebbe , come pur 
troppo rimane frustrata, qualora l'uomo non la trovi in se stesso, o 
non la veda in altri più o meno da una rebtiva perfezione attuata; 
cioè riflessa più o meno chiaramente e perfettamente quella imagine 
divina su cui fii esemplato , ed a cui egli debbesi , il meglio possibile, 
liberamente epperò meritoriamente assimilare. E poiché colla primitiva 
originale innocenza si appannò la spera che rifletteva purissima la divina 
imagine ; crebbe vieppiù la necessiti di un estrinseco esemplare che 


(t) Dbo1«, Pìirgatcriù. vn, t3l. 


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FES GIUSEPPE CHIUNGHELLO 

■ttìtì l'inlerna imagine per originale e propria colpa sbiadita ed oscu- 
rata ; quindi la necessiti del buon esempio , di un magistero perenne 
ed inandamp;llibile , di un esemplare assolutamente perfetto , l’incamazione 
deirUomo-Dio. Ondechè religione e civiltà si possono guastare e cor- 
rompere ed anco smarrire , ma non erompono spontanee , nè si possono 
inventare ; e la storia antica e contemporanea ci porgono esempi vuoi di 
genti 0 tribù rimaste per secoli e millesimi nello stesso stato d’imbar- 
barimento o di stazionaria civiltà (qual è tuttor la cinese); vuoi di na- 
zioni dalla più fiorente civiltà cadute a poco a poco o ad un tratto nella 
barbane, ma non quello di una sola che di per sè siasi dirozzata o 
incivilita. Non mai pertanto l’umanità sarebbe divenuta religiosa e civile, 
se non fosse stata creata religiosa e sociale, e dal primo istante del viver 
suo costituita in religiosa e domestica società; come sarebbe muto tuttavia 
l’uomo , e nemmeno servo della gleba natia , se invece di essere stato 
creato fante e cultore della terra da Ini passeggiata quale padrone, avesse 
dovuto strisciarvisi qual bruto insidioso od impaurito, come il muto e 
sozzo gregge oraziano , il quale dopo lunga pensata, chi sa di quanti 
secoli o millesimi , riuscì finalmente a fabbricarsi le armi prima ancor 
che il linguaggio (I)! Eppure codesto sogno dell’epicureo poeta, il quale, 


(1) CsM fftreftertmt primi» attimalia (emandgt;, 

Mutum €t Utrpe atque eubitia prtrpitr, 

Vng»òi%» tt pufm» ^ (fun ita porro 

Paynahaat «ratù, pati fahitrtmrut itftu; 

Ùonet ìtvrka, vc*t MMiwfno «rpMrriN, 

Nvmtaa inmnrrt. 

Uont., Satyr., i, 3, 99*104. 

<• Il Mtanle deti'ABotralio • riootoao di Andaman ti poiMco eonaiderara coma gli eiaeri fuw 
• digradati, di coi li abbia corta eaoUta. Qrwati aairaggi banoo «o tiitgwiggrr articolalo, codo- 
» Kooo l’nao dal fuoco, ad adopanoo iatromanti coaaceU aavplici a roni. - Non ai ba aaiuu 
■ autoDlica oottaia di oaaarti aeoparia uaa ^aalcba goata o Iribó oba rob adoparasao lioguaggto, 
> iatrtiaoRli o fuoco. » Mr. E. Buraet Tjior , sol prìaui Baaar» dall' sdacArapa/aptaoI Amna, 
pag. 91. V. Yonog, op. oiL , pag. 179. Ma quealo argoaiaato, coaaaBabb oaaoiudaatiMiflMi , doIU 
prooa eoRlro oarli tprtfwJieati , pai ^uali lo alato paiiaordiaio (arioo daH’ROBO h ou aaiinmi cba 
non ahbnogua (aUrnnooti alarabbero fraoehì di diauiatfatioRO. Arsì ea la ritoreoao ia quaiU 
forma . aa la più renio tribù cioora fooperla areraiào già ooaipiula riapfoaa di larinani un par- 
frtto liaguaggio ) daaqaa molto più iaparfaHi a radi baaao dovuto oraan ì loro paadacaaaori 
eba lo fnnaarooo, aoii affatto affatto ailvaatri, caoà aatmaJi aociali, bm aiuli, tfortaaliai eoo alouai 
taotti aiiieelati dtaapvitaara i loro biaogoi o daaidariii dal ebo ai paà argoaMoUfO q«ala inmtoao 
inUrvallo di lampo aia dovuto tratoorrtra fra quei primi balbaiiaati alla più raaaa tribù luMa 
pavlaau aa parfatto liogaaggio. E«cà jrparafa irià* formti il» orna iangmofe, tmd <Arra cawfd àa iw 
dimàr lAdi in «m-A e««e tht frmmrr» wtrt arrant twmgu , ipAkA imi protri àp lAa /oct, tka» lAr 



i38 


LA CRITICA SCIERTIt'ICA EU IL SUVILAKandgt; AI LEALE 


Lome ci si vorrebbe far credere , avrebbe con esso espressa Jedelmeitle 
f opinione comune degli scrittori classici di Grecia e di Roma , non 
ecxelluali perciò neiomeno Platone, nè Cicerone i'), non ostante le ses’cre 
e sprezMnti censwe di che prodigalmente fu fatto segno dai commen- 
tatori cristiani, ora i fautori del Darwinismo si studiano di rinfrescare; 
perchè singolarmente conforme al pensare moderno, cioè a quel corso 
d'idee di cui oggidì è andazzo, siccome quello che, posto in voga dalla 
moderna dottrina dello svolgimento progressivo (*) , verrebbe dalle sco- 
perte paleontologiche e da etnologiche osservazioni confermato ^'! 


rud*tt tribtt mr dÌscoandlt;*Tt4 kcd ^rtady 'compUltd tht tath of formine « ptrfttt languagt. Tkt 
ruAimtnti of languagt miu( havt contiàUd of a ftìB arìicutalt toundt , itt tke etUmpU madt hy tht 
»pttchl€S$ itti iotiat sa'ayti (« maie lAtir imhì/ a/td mthet iitmeit io eath otAer f and from lAnt 
fini effortf, io tht time ih wfitcA languaye Aad atlaitud tht rompltUntt» irArrA tkey found it ta hont 
rtatAed among thè rudeet triòtt «vfr Anoipn io tii^ coiottUu ogtt mu$t bt prttumed f» kan tlepted. . . . 
The canclxuion ìmij intviUibtt, that ikt hirth of man mvt of m*f aatiyuily. Coti M. Cr««ford, Prf 
ùdtnt of tAt gtographieai and ethnchgicat Stetion of thè Àuociation at ite àfftting at Manehrtter 
IH fdtf, ap. Brodie, op. cil., pag. IOS'108 LocebA vnol dire che a sciogliere qoslaoque diihcollà, 
e fare che rimpossibile diventi possibile, basta supporre uu tempo infnitoi il nulla diventa causa 
di lotto, la selce diventa pianta . questa animale, questo uomo e (ter giunta filosor» naluralisia. 

(I) V. sopra , pag. Ì97. 

(t) The opmiom entertaìned generaUy by thè claftital torittrt of Grttet and Aomc, (kut Man in 
tAt firit stage of hit existence utas but just rrmoetd from tht Arutri, it faitkfutly exprttted by Horoet 
m kit etUbraled liner, irAirA Ae^rn 

Quum /irore/i^miitt primi* antmaiia Irrrit. - Sol., Iib. I, 3, 99 
Jhe pktttre of tratumulation giteti in fhete tandgt;eries , A««aer«r icvrre and lùMempimotu Ih* tUUtare* 
Ì4tviihly beftowed un it by Chrittian commenlatorf, otcordi tingularly witk lAe trmn of thought whirA 
sht modem docirint of progrettirt dorelopmrnl hot meouraged. LyclI , op. cib, pap. TJ9-Ì80. 

(3) They nrhó in later timrt kart embraced a limiier Meery, hare betn led io it by no deference lo 
tAe vpmiont of their pagaa frtdecttton. - .9e far at they are guided by pw/<wonfa/t^y, thry arrnt at 
tkii retuh by tin indeptndctU cotirte of reatoming bai thry are tonducted partly to thè tome goal a* 
thè ancitnti , by ethitologiial ronnVirafiOAJ common to bath , or by reflceting in irAof darineit thè 
inftmeg of evrry mation it rnreloped , and ihal trur Airlery and chrono/ogy are thè creaiion , at i4 
mere, of yetterday. • Coloro che in questi ultimi tempi abbracciarono una simile teoria, ooo vi 
> furono traili da deferenta all’opinione dei loro pagani predecessori. • lo quanto guidati dalla 
a paleontologia, sono condotti ad no tale risultalo da un raziocinio al tutto intlipendcnle ; ma in 
b paria rieaeeno a qnel medesimo termine che gli antichi , in forra di cousideraxiuni etnologiche 
m comuni agli uni ed agli allri, o deirosaervaro che emi fecero in quale oscurità sia avvolta l’in* 
a fanzia di ogni nazione, e ebe la vera iatoria e cronologia sono, come a dire, una creazione di 
a ieri l'aUro (Op. cil., pag. 360). a nerlrrebbc a sapere come si possa creare la cronologia e 
l'istoria, cioè iuventamo i dati, o passarsene assolatamente. Ma basta il considerare che fra tutte 
le antiebe oasioni non bavvene alcuna che per antichità, coalianiià e credibilità storica e dom- 
nalica de' suoi annali possa paragonarsi airebraica ier persuaderM 
che sema il vero concetto e cullo della divinità non è possibile avere nè vera filosoba . nè vera 


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PKR GIUSEPPE CHiniXCHEIXO 1^9 

Dovccdic la paleontologia non iscuoprc che lacune e simultaneità di 
tipi diversi ; successiva diflosione , non mai uno svolgimento successi- 
vamente progressivo ed assolutamente continuo j e Tetnologia e la stona 
ri mostrano bensì nazioni civili tosto o tardi cadute nella barbarie, 
non mai barbari aborigeni di per se civilizzati ; vale a dire la civiltà 
svolta e comunicala , spenta o progredita , non mai spontaneamente 
esordiente od esordita; insomma uomini abbrutiti ma riducibili, e talora 
ridotti alla prìstina ed anche più avanzata coltura, non mai biniti per 
propria od altrui viitudc umanati. 

E la ragione così di qucirimbarbarìrc e, per poco non dissi, imbe* 
sliare , come di quella civiltà che qui sale in alto e là tramonta , o 
tramutata altrove attecchisce, ma non appena Qorila avvizza e si spegne, 
dalla radice stessa rampolla detrumana perfettibilità ; la quale non sai'ebbe 
umana se non fosse libera , ed essendolo , ammette la possibilità della 
degenerazione, contrapposto inevitabile, quando il perfettibile non si per- 
feziona, il progressivo s’arresta e la mobil onda ristagna; com’è ineluttabile 
il politico sfacelo, quando chi dovrebbe imperare anneghittisce o sgoverna. 
Epperù, 0 l’istinto animale vien governato e come spiritualizzato dalla 
ragione, e rumanità signora di se lo divien pur anco della natura; 
ovvero la ragione si lascia tiranneggiare dal senso , ed allora Tuomo 
ò da meno del bruto, perche questo non è di sè nè signore nè servo; 
laddove l’uomo trova se da sè diviso, a se stesso ribelle, e serve colla 
coscienza di dover comandare. E quando pure questa coscienza resti 
assopita, la si può sempre destare, perchè inseparabile dal concetto e 
dal sentimento deirindcfuiito, dell'universale, cioè del rapporto del finito 
e del relativo coll’infinito e colfassoluto ; quindi dall'umana 

parola, la quale non è già un mero grido od un suono, o l’espressione 
di una sensazione, ma rincarnazione di un concetto, dì un’idea cui niun 
oggetto sensibile può concretando e particolaregginndo esaurìre 


i»tom (chb l'Allerare ob concetto e lo iTiure no fatto sono equipollenti ed hanno la •Ictu ori* 
frioe); e che la vera crìtica, la %era istoria a la vera filosofia sono inseparabili dalla vera rdif^ione. 
e quando seonoecenli ed invale divenlano anticrislisae, «ÌTOno lalUTìa, qnali parassite, del vilal 
siiccbio di queetessa pianta. .Novella riprova che le condizioni , le qoili sole resero possibile l'iniiia- 
mento della cìtÌIIó, sodo por quelle clic sole ne possono e ne deggiono governare e compiere il corso. 

(I) Il Professore C. E. Baer in no suo Discorso, intitolalo / Ptntitri della Creauontf letto alla 
inaugurazione della Società eolonologica di Pielroborgo. tradotto dal Professore F. De* Filippi ed 
ioserito nella Carzella dì Torino di quesfanno >oco eceuauleU». 
H col netio della farella, del loBgo ordiD« de’cooi coeeaDgiiÌDei, de’auoi eoteoali. Or'è l'aoimalc 

• ebe p«ò acquietare erediU epiritsali? Ogni eaa attìtodiae b uoa dote ddia natara. L'ooido ebbe 

• io appeaoaggio la facoltà della farella, e eoo ei«a le poeaibiliti a rìcevere il retaggio epirituale 
» de’ eooi predeceeeorì ; e coei arriccbilo progrediice nella eoa eeiiicnxa eociale (Iri. col. 9). <• 
Ora noi aiamo di credere obe la Citella poeea conooieare il «iprrr, dod già il ptntart ed il co«o* 
«cere, perehà roggiaBo reataroe prìri i pappagalli, coneeohà ripetano fedeleiente la parola udita; 
locchà dìBoelra che qoeita rool eaicre capita per riuacire qoelcoea più ebo no suono articolato; 
epporò ebe il ptmar* ed il epmstctrt non b Teffetlo della parola, ma la condiaione perebè ei poeai 
cbiamare oeal il enono ariioolato preferito od inteeo; ned à no reitigtfio accwmmlmio «a jmco a 

tua la capacità eleasa di ereditare, l’atto iBaaneole dì una facoltà lemUd , fonie prÌBordiale e 
perenne d’ogiii aacceesÌTo tapere. Il quale nemmeno ei poò dire propriaBente nn ntaggi«i perche 
non è il pensiero od il sapere eltmi ebe dWien nostro; bensì il nostro ebe si eaemple sa quello, 
o pìnUoelo ee lo assÌBÌle , notandolo colla propria improata. Ha non ci reca elupore ebe aiast 
confuso lo slnamento e la resle dei pensiero coll’ etto eteseo del peosere e del coooeccre , come 
dira, lo stromenlo notarile colla capacità di ereditare; eeeaodoei poc'enti (Ivi, col. 8) cbiaBite 
la oiaxrn'o t la farta yphần trămrt astmneei dWta neutra »rnl«, e tatlaria eterne e reali. Rtalii perebr 
U rtaUà non ei dà maUria «eneo propneld (forte), come non ei cimoece fona atemna, la juaU non 
agtua sulla maUriai loccbà rieice a dira che, rìnnendo dne pure aslrauom, queste difenleno 
reali ; ortero ebe il diatinguere ìnporte il separare. Eterne : perchè la materia per tè è eterna 
tome la fona ; a ImlUeia questa ha amlo un'origine, gìeecbè la graeità agisce conte An agito dal- 
l'oriffinti e la materia, sebbene eUma , è pare ntulaAifr, ansi lo sotto entranhi’, e luttiTia tata 
ioltanto diitruUiàiU U singole forme aseunu dalia materia tutta e dalla fona. Sicché dìitratle Le 
singolo forme, le meterie e le forte rÌBeogono non già pare aslrasioni , ma un’ indestrutlibile 
realtà; sempre matabiie, eppure eterna, necessaria e oostaate; giacché solo in easa a per raaa 
poaiono a re re fondaBento le leggi maturali che tono la neceteitk cotUatU, dietro le guati guetle mu~ 
tatitmi ti effiuuana! La concloeiene a trame ai è, ebe certi netoralieti dorrebbero eriUrt stadio* 
seiaentc di diseorrere di psicologia o di metafisica , orrero epplicarriei più di propoeilo prima 
d’imprendeme a ngifmare. 

(1) • L’uomo, miaurando ogni cosa, finisce col misurare se stoeso. • (Questo motto, rbe è una 
riptoduione del dello di Protagora: Ttayrcor fthpo ■ Taomo è miiura 

« d'ogoi cosa, s ricordato dal MdeecboU (Dei limiti della Natura umana, 9.* Piolneionc, Torino, 
1864, pag. 1 e 34), viene da costei accetUto sotto duplice condizioae, di coneiderire cioè quella 
mìsora come poraasnle relelire ed nBene; e di euicararne il ralnre , negando le libertà. « l.e 
» misura dunque ebo l'aomo si proeeccie, sarà uua misure umane; esse sari eesolule, io quanto 

• che ogni vera relaiione fra due oggetti, sebbene l'uno degli oggetti sin l’oomo, rappreeente 
» una qualità aMolote deiroDÌrmo ; ma aarà relalifa , in quanto che queste reiezione miste fra 
■ due fattori, dei quali Pano può eeoore soetituJlo da un altro, giacché, a modo d'eeempio , an 

• insello potrebbe fare le veci deiraomo. Le relaiione fra l'oomo e l'oggetto de lui oeeerralo 

• sarà una mlssra ai deiraomo, ebe deiroggetto. ftc rien dì censogaenie che l'uomo, misurando 
» ogni cosa, finisco col miaorare se alesto (Op. cil. , pag. 5). » « Affinché Toomo posse cbiaandgt; 

• morsi la misura d’ogni cosa, fa d'uopo ebe.... i giuditi, I pensieri, la rnscienza, le voluienì, 
» e perfino le steiee sue passioni . siano legale dalle medesime leggi della neceastlé nalurale, le 


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PI» GIUSEPPE GHlUirCHEIXO 


i4i 

quella <ii sè dal inondo^ e la pià o meno esplicitamente avvertita dtpeuandgt; 
denta di entrambi da Dìo, loro comune autore e sovrano. £d ecco il 
perchè rintervallo che separa l’uomo da) binilo è come iniìnilo , perchè 
di tanto s’innalta il concetto ideale sulla peix:ezione del senso ; laddove 


• quali goTernano TorbiU dei piaoeti, la formaiioDe dalle montagoe, il Buiae ddl' acqua, il ere* 

• «cere dello piaole e riatìoto degli animali (Ivi, pag. V). • Ora noi non tappiamo eompruDdcre 
fonie una miaora applicabile ed applicala a due dialiuli eggeUi non ne miauri realmeoie cbe un 
aolo, e venga da questo aolo deoomiBaU ; epperù la rflazmu fra fuomo e Vo^qttxa Ja lui otMrrato 
ita miiitra al dtlCuomo cha dcirog^etta^ ma lullavia non misuri cbe od termine aolo, • aia una 
■ti'avra meramente umana i il cbe terna a dire cbe si può avere una refatiene con un «•/« lemiae, 
cbe l'uomu b miattru a se staaio, otiiurolare, misura e mùurutoi cbe colla propria miaura viene 
od a limitarsi, od a scoprirà i propri limiti, sensa aapero oè da cbe, nè da cbi sia egli limitalu; 
cbe con qaeatcasa nUnra, cbe è doppiamente relativa in quanto Toggetto miaurato non è che una 
relaxiooa del miauratore , e non ha altro valore oggallivo che rattribnilogli dal mianratore , ciò 
non di meno ai rieace a aeoprìre che la relaaione fra qnesti due Ultori rapfmstnta una fuaiita 
atsaluia che rimane la ateaaa , quand’anche al fatture umano ai aoalUuiaae il belluìno, a ma’ <Tr* 
sfmffio, un iRicde^ il qnale probabilmente colla propria miaora egualmente relativa ed individuale 
farebbe la ateaaa acoperta della relaxiomt in ab astoiuta] Qneala la aono pretta contraddiiioni , le 
quali dimostrano l'impoaeibililà, io coi si trovano i Materialisti così di paaaarst deiriiaolnlo, come 
pure di dare una ragione di quealo concetto obo non «a attarda e contraddittoria al loro aialema. 
Perocché raaaolnto materiale ò un nonaenso, non potendo il molteplice e fenomenico, epperù 
nuUbile, suecceiivo e Snìlo, esaere ad un tempo una, imanlabUe, infinito ed eterno; chb tale 
ai b l'Aeeoluto. E non eaaendolo, non può generare nel re/utiro, non dirò U eomcHtc (che aarebbe 
ea altro oonaeuao nel aialema dei Materialisti' , ma la stntauims drìreric/ui», acnxa di cui viao puro 
meno il concetta osala la sensasiont del rtlativa e del limiuxta cbe ne nono la eorrelaxiooe ; quindi 
devrebbe eaiandio inaoeara quella, che il Moleacbotl cbiama giuatamente saia grandr, una mhUme 
eaniolastone cÀt ita in faccia alla toteienxa dei Umili della matura umana ^ U deeidtria di iaprrs la 
rayiam delle cote e la eaejion di ette (Ivi, pag. 98); coacicnia e deaiderìo che rampollano dalla 
atesaa radice , e tono respreasione del repporto fra rinfililo ed il finito , H neoettario ed U conandgt; 
tiageote, U relativo e l’aaaoluto. Di vero, ae fa /tarla detta macassità che gavensa Puam», Fattare 
spinto costui sempre tmai dal desiderio di • sapere la ragion della cosa o la eagion di atta (l*i); • 
silTiUo desiderio, come presuppone cbe aia più e meno tgooralo ciò che ai ricerca, così pure ne 
presuppone l’esistenxa (giacebb: i^noli nvlta cupido) e la ricoooscibililb, cioè noa preoosioae, un 
adombramento; certezza e tètzera che, precorrendo e guidando alla ricerca della ragion e eagion 
delle cose , non ne poò derivare ; e et offre così una prnova evidentiaaima che, ae le ragioni efficaci 
tu (Hlandlt;« le cose emergono solamemu dai falli (Ivi), ai è perchè aeoo essa cbe li generano, e no tono 
la causa , non già l'effctlo. Per la qual cote , qualora rìntelUtio vmasie fotte un prodotto della 
datura e da questa derìvaaao furie il sapere deU'uotno (Ivi, pag. b), questi non potrebbe nasi 
nulla aapero; poiché la Natura, la quale non è nè la ragion, oè la eagion di ae ateaaa, a non è 
nè iotcUigenle, oè inlellolUva, non può altrui comunicare ciò di cbe olla ateaaa difetta; e •« tut- 
tavia riesce intelligibile, lo è autamcnle nirìoteilelU», il quale, ricevondo lo ab l'aiione e la luce 
dell'aiaoltita inIeUigibililà , vede con esaa e per essa la reUtìta intelligibilità di tulle cote create. 
Qualora poi Tuomo più specialmente ai avesse a dire mi fiarc^ un fhttio della terra e del sole (Ivi), 
egli Don si ravviserebbe mai come tale; non potendo l'effetto pareggiare, non cbe vincere, la causa; 
ora la pianta e l’albero, la terra od Ì1 aule uoo sono cootei della loro paternità, tranne che oc 
facciano ai soli Materialiati la coofidenu. Da ultimo, quanto al non potersi cbiamare l'uomo 
aiisura d'ogni com, ove non aia governalo in ogni aua rclaziooe dalla ateaaa ineluttabile necetailb, 

■9 


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1.^2 L.V CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRAXNATt’RALE 

la diOcrcoza intellettuale fra Platone cd un negro deirAuslraiia y od un 
isolano deir arcipelago di Andaninn , o di Magellano, in confronto del* 
l'intuito ideale che nella loro lueivtc del pari (qualunque sia la diversità 
della riflessione) direttamente s’impi-onUi, vira meno e sparisce; ned è 
maggiore , bensì analoga a quella clic corre fra I* intelligenza di un 
adulto e quella di un infame ; tianne che io stato mentale connaturale 
al secondo, riesce innaturale nel primo, nè può avvenire se non per 
vizio organico od ereditaria depravazione. 

Dalla rjuale bassi a ripetere quello stato seniifero di alcune abbrutite 
cd eilerute onlc o tribù, nelle quali altri si piace di ravvisare lo stato 
primordiale deirumanitù con tanta avvedutezza, quanta ne mostrerebbe 
dii scambiasse ì ruderi di un ediOzio crollato comprimi fondamenti di un 
novello clic sorge E veramente, dii osserva quegli essen degradali non 
iscorge un terreno vergine, ma isterilito, che vuol essere dissodato c 
sgombro dalle male erbe prima clic il buon seme vi si appigli ; piante 
insclvalidiilc, le quali, senza uno straniero innesto, non meneranno 
mai frutti gentili e saporosi quand’anche si perpetuassero <li gene- 
razione in geaeru/ione per un perìodo di tempo tanto sterminato, 
quanto già ne parve trascorso al più ardito geologo caicolulorc. Laonde, 
come lo sviluppo regolare dellorganismo iic presuppone la sanità, cd 
il progresso sociale non può iniziarsi nell’ anarchia ; così il progresso 
intellettuale e morale presuppone il dominio di se e delle passioni, in- 
concepibile senza il pieno esercizio della ragione e dcirarbitrio a norma 
di una legge ; eppcrò uno stato primordiale assolutamente umano, cioè 
religioso e sociale, da cui si può spontaneamente più o meuo decadere, 
non già spontaneaineulc principiare; nè vi si ritorna c risorge, se non 


cai •og{{iaecioDo totli gli €fts«ri ìrrazioDili; gU k quello oo doppio errore: li perchè l'uono oon è 
già 11 miiurct, ma il DÌsaratore, e non polrrbhe arerò nè il concetlo di ani misDra, nè soipeUare, 
QOD ebe icoprire, il nlore reUliro d'uni misuri Cuili, se non asesse il coucetto dell'aMolalo^ 
si ancora perchè il valore coslaoie della misura sappone brusi la eosiaoia delle leggi e delie rela- 
iiooi, la loro certezza, non già la oecessilà} ora il libero ed il certo sono comptMsibsU, e quanlo 
airarmooia onismale il certo equivale al necessario. V. rApprudtee E. 

(I) Nob si vuol già diro ebo siano spenti io essi i semi dì onestà naturale, e ebe tulle e singole 
Ir loro azioni o siano immorali, o deirctomo, rea non umane; e nrmmrDd che eia ad essi inpos* 
SiUiie l'immegliare e progredire; si solo che rassolulamenlo possibile resterà nua mera posaibililà, 
e che riodìvidoo, e medio meno la schiatta (fui ti* Inthrìi el m umbrm monta $tdrirt, Lec-, l, 79), 
uoa mai di per sé desterannosi appieno da quel torpore che annebbia la loro meole cd i|;grara 
i'anieio loro cesi, da reodere prepotente, e per p«»co non irresistibile, l'istinto deirantinalità. 


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PER GIUSEPPE CniRINCHEMX) j43 

roiresempio ed aiuto di chi non c caduto si basso ed ha conservato 
provvidenzialmente I o più o meno ricuperato il primitivo indirizzo; 
impossibile ad essere perfettamente assrguito e mantenuto , se non per 
l'opera efllcace c costante della Redenzione che rialzò in Adamo la caandgt; 
duta umanità^ l'associò alla divìnitii nella persona del Verbo ^ e colla 
perenniti della sovrannalural sua luce rese vìncibìle ogni maniera di 
errorì ; come col perenne esempio di sovrumana santità rese possìbile 
tutte virtù; possibile una civiltà perfelta , impossibile una civiltà unU 
versalmente peritura. Iin|>eroccbè , se una incompiuta , quindi difettosa 
e non vera civiltà può^ dispettando o trasandando alcuna parte di vero 
e di bene , sotto questo o quell' aspetto prosperare per un tempo e 
fiorire; non può tuttavia durare, perche, rotta l’armonìa dei vero e del 
bene, e posto il disecpiilibrio nelle umane tendenze e facoltà, Tatrolja 
di alcune membra e ri|>ertroria delle altre tosto o tardi discioglie il 
corpo sociale. £ se ciò sloricameule è sempre accaduto , c qua e là, 
sotto questo o quell’aspetto, tuttora interviene, non può dovecchessia e 
del tulio avvenire, perchè perenna ìinmauchevolc ed infallibile, univi'r- 
sale ed incorruttibile il magistero della verità suprema e della vera 
virtù. Per la qual cosa , il più volgare buon senso , non meno che i 
dettami di una sana filosofìa , il testimonio della coscienza c la voce 
dell’ istoria , ci ammaestrano del pari che un progresso spontaneo e 
continuatamente progressivo c tanto i|Kandgt;tetIco ed indimostrabile etnolo- 
gicamente, quanto lo è paleontologicamente; che l’esordire della civiltà 
dalla barbarie equivale alla generazione spontanea ed al successivo 
trapasso dalla materia anorganica all organismo , dal vegetare al sentire, 
da questo al ragionare ; che le lacune nel progresso della civiltà non 
sono meno certe che nella pretesa continua , graduata e successiva serie 
dei tipi organici. Che se il pieno e perfetto sviluppo di ciascun orga- 
nismo c conseguibile perchè specificamente limitalo , nè defettibile per 
libertà; il progresso umano, perchè libero ed indefinito, non è mai 
assoluto, e non è pur troppo continuo, anzi sovente interrotto e sus- 
seguito da sosta o regresso (0 , vuoi totale , vuoi particolare ; nè mai 


(I) L'odo • l'ollra Tengooo ammeasi dallo atcìao Lyell, op. cit. , pag, 378. Tkt txtcnt lo tekick 
*«tm a con$iJerakly ùJ^netH ttaU of civilhation ma^ Iterarne fxtd and itertotyiptd for i$ tht 

wonétT of Faropeans whe tra^t ìm ih* Eatt. Om of my fritnd* dtclartd lo me , that uhtntw lAe 
matiiet tsprtittd to him a unek « Outt he might liet a ihousand yean, • lA« tit*i itrucà him tu ky no 



I.|4 IJt CRITICA SClINTirlCA LD IL SOVRARRATURÀLE 

universalmente uniforme e simultaneo, nè sempre presumibile di questo 
vario suo corso rirregolarìtà e l'incostanza ; comecché Telemeato libero 
eandlt;l il fortuito , cioè il da noi impreveduto e non prevedibile accozza* 


meaiu txiraeagaHl, ttxing ihat if ht mtrt doomtd lo tojovm for trtr among (Aem, Ae iovtd only k«p« 
fo oxehomgc rn Um unturùt ai «a»y idtat^ and lo witaeu ai muck frogrtn, at ht tould do al homo 
in hatf a eentitry. - Il ha* tomttimtt kaffontd that ont matiom ha» Arra conjuertd hy anolhtr te*» 
riviUtod tkough more warfìk* , or that , during téciat and foUtieal repolution», pto/de have rrlrogrttded 
in knondedge. « Gii Earopeì ch« TÌiggitoo io Oricol« tì ntravigUtDo Teggoodo «ìdo a qual punto 

• una cìtìIU aa»ai progredita poaaa rimaacra ilaiioDaria e coma alereutipala. Un mio amico mi 
m dichiarò cha, qnaalo fiata i aatìTi gli aogaravano ■ eha poleua aivara millo aoai , » l'attgvrio 

• non gli parava ponto rtravagaole, giaccliò, qualora avena doralo dimorare fra loro caolìnua- 
a menta, non poteva aperara di oMcrvara in aà od in altri tanto progresso io dieci secoli, qoanlo 
a Se avrebbe fallo o vedalo In patria duranti soli cioqnant’ anni. - Accadde sovente ehe ami 
a msiooe sla alala asggiogala da on’altra meno civile, eomacebò piò ballicoaa; ovvaro che io lampi 
a di rivolgimenti poUliei e aociari la naiiooe rolrogradò. » Ora una tosta od un regresso avvenuto 
in ono alilo d'ionoUrala cWillii prova manirctlamenle che il progresso non è necassario e falale, 
ma provvidaasiala a Ttberoi che il regresso o la aofta, Sempra possibili, hanno potata aver loogo 
sin dai primordii, come lo ebbero di poi) cha quindi la degenarasione è an fallo islorico ad ac- 
certato, laddove il naturale e spontaneo dironamaolo da una primitiva barbatie è an'atopiaj che 
«■«vendo OD Ut fatto nò singolare, ni raro, vnoi negfi indivìdai, vuoi nelle nstiooi, Tìdea d‘ona 
degeneracione od imbastardimento na origina spontaaeamaDla , n non è oecasaarto par ìapiegarta 
supporre che « in Uli essi la tradisìoni dei tempi primitivi, o di alcuna più elevaU ed educala 
a casta, la quale sìa alata dìslrotta, poaasno aver dato origìue al concetto di una drgeneraiiona 
a da uno stato primordiale di sovreminenle intelligenia , e di acienra aorranDatoralmeote coma* 
» aicaln. a In neh eeava, Me fradilKW# »f eariiar ayet , or of aama higher and more edueated catte, 
wAicA Aai been dttlroytd, may givo rito to th» nolton of dtgtnerocy from a frimevat itale of Jiq»iriar 
iHref/ipraca, er e/'Meivn) rv/>emaiuraffy comminiicoted (Ivi). Imperocché, lasciaodn stare che. quando 
la civiltà ò ristretta ad naa casta, questa distrnlta, quella apariace, e non vi ba degeaerationa. 
parebb il volgo della nasione resta qual ara } il eoncelto relativo d’imbaatardimento o di doge* 
nertsione presuppone , ma non inventa , l'altro termine di peragone ) e le primitive tradizioni 
pereniiauli il fallo di una primordiale tnnoeenta e perfezione oe sono una ricordanza, perché bob 
ne potrebbero osaere nn’iavansiooa. Cbb M tacila rìesdara dei già cadali ooaferma la prima cadala, 
ma non U spiega) ansi, para eba la renda via meno cradibilt: i visiati c por naiora incbinevoli 
il male non riaseando a ben comprendere come rinoooeote ad immortala, tQlrndeotiuimo a 
tpaaaiooato, potesaa farai aolpavole e parilaro j ac il fallo tradìiiooale a rivelalo non re oe mo» 
atrissa la pouibililà, e qoasta non foasa panaasibila agli occhi ateasi dalla ragiona, la qonla non 
iacurga ripugnanza in ciò eba possa scadere chi pnò salirò, divenir imporfetlo il vie più perfatandgt; 
libila. Gli b dunque doppiamente illogico l'inferire che a qualora il ceppo del genere umano foaaa 
■ stalo dotalo di sovremineate ingegno a di scienr-a inspirata, e della stesoa perfellibililà che i 

• taoi paeteri, qoasU avrebbero dovuto essere immensimenle più progrediti cha iltualmenta noi 

• sono. • llad th» anyiJiaf stacA of mankved hem really rndowrd vtrA «ucA tnperior inte6 LA CRITICA SCIRNTiriCA ED IL SOVRAKNATT RALE 

o sat'ebbc barbara tuttavia^ o tutta, più o meno, e da lunghissimo tempo 
incivilita. Dove rincontrarsi oggidì multe scliiallc , genti o tribù , non 
pure straniere dalla civiltà, ma ad essa avverse o restìe; e le più in* 
rhinevoii incapaci d'iniziarvisi di per sè , senza reseinpio e la scorta di 
una gente civile , comecché attissime sotto tali auspizi a progredire in 
essa rapidamente ; dovrebbe persuaderci , che dalla barbarie non può 
germinare la civiltà , bensì questa può in quella degenerare senza s^ie- 
ranza di rigermogliarne di poi spontaneamente c rinverdire ; che , non 
potendo essere primitivo lo stalo di barbarie, ha dovuto essere connata 
coll’ uomo la civiltà ; che iniziata così primordialmente , potè questa 
svolgersi dappoi c progredire, qua con lento e graduale, là con acce- 
lerato proccdiuicnlo , con subiti e maravigUosi incrementi , secondo la 
varia indole dei popoli, la varietà delle regioni e dei climi, l'azione e 
rimpulso di qualche uomo straordinario per ingegno e sapere, forza 
o virtù , inventore sagace , o scopritore fortunato dei tesori riposti nel 
seno della terra , o del modo di utilizzarli , avvanlaggiutulosi delie forze 
stesse della natura. Del clic tulio la storia scritta e luonuincnulc e gli 
stessi ruderi ed avanzi dell antica civiltà ci somministrano luminosi 
saggi , taluni sì misteriosi ed inarrivabili , da darsene per vinta la 
nostra sì progredita cultura e civiltà ; sebbene ella stessa abbia fatto 
segnatamente in questi tempi, e vada tuttavia facendo, mercè sorpren- 
denti e prodigiosi trovati, tali e sì giganteschi c rapidi avanzamenti da 
non potersi ratinale suo corso con veruno degli antecedenti paragonare. 
Non è quindi a stupire se già sin dai tempi di Abramo si mostri la 
civiltà sì mirabilmente progrcdìla, siccome quella che, sopravvissuta al 
diluvio coi Noachidi , contava già più di due nnllesimi ; e non essendo 
esordita da un’impossibile ed assurda primordiale barbarie, mn da uno 
stipite, quant’ altri mai (a parlar dei soli doni naturali e dopo la caduta 
sostanzialmente rimasti) perfettissimo; nè seguendo mai nel suo corso 
una proporzione costante ed equabile , non avrebbe nemmeno av-uto 
bisogno di tanto intervallo di tempo per ottenere ampi, magnìGci, stre- 
pitosi rìsultamenti; e col non esser mai del lutto venuta meno, rese 
possibile alia, non già primigenia, ma qua o là sopravvenuta barbarie 
il ridursi quando che sia , con più o meno pronto risuilamento , a 
questo 0 quel grado di civiltà. 

Chiara pertanto e manifesta cosa è non potere nè l una, nè Tallrn, 
servire di fondamento e di base per indi computare i vari perìodi delle 


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PW.K GIUSEPPE CmiUNCHEtXO 


M" 

liascorse cià ; come si •rrabaUano di fare taluni biblìofobi esageratori 
dcirantichità della razza o della cultura umana , i quali a tal fine prò- 
londono con tanta larghezza e disinvoltura le migliaia e le miriadi di 
secoli con quanta noncuranza , spensieratezza e prodigalità spendono 
c spandono i milioni sonanti certi economico-politici amministratori. 
Ma quale cli^ esser possa lo scopo od il risultato ccouomico-polilico del 
cotestoro dispendio, certa cosa e che quei primi sprecano vcrainciUe 


^1 li Prufeitore Pbìlli|>pf ori ton ihttorto alta Sotittà Gteh^ita^ i7 febbraio IHCO, parla rii 
f|oei gtrolo^i calcolalori , i qoali , soppoocado nn‘ DDÌfonnilà nei fenomfoi della oaiura cui ouila 
dimuatra e (ntlo «ixicntiace , dall’ eiperieiua di (|uanto b avreouto nel periodo di tOO o 900 anni 
ci credono iicenstaU a prccimcre ebo cffrilt iinn poacibiti a produrci cecondo t'alluale procedi* 
menlo» fitorcfaè in 100 o 9O0,0lK}^ anzi nel perìodo di 306,009,400 anni (qnanti ebbe la leinentà 
di calcolarne landgt;ar«ia segneniio un aimile principio: M.r Darwin iuu had thè temtriiy le rstimiUe an 
iìmt/ar /trimtiplei a period 3l)d^69,4tf0 ytaftf), atanci elTeUivaiiirnte compiali ia Ule ioicrtailo 
« con late proporzione; conclusione cosi logica, come quella di chi dall'essere un nomo, allo 
qnasi sei piedi, cresciuto d’uo sol dito durante l’anno scorso, inferissa ch’egli sia sempre crrsciuln 
di Unto annualmenlo, ed abbia quindi ora renquaraol’anDt ! Accoocìamcnte pertanto aoggiunge 
il lodalo Professore Phillippt: « ?tandlt;iD parlano talvolla i geologi con temeraria franrbetza delle età 

• trascorse? Cspresaioni come qnesla « che il lem|>o non costa nulla alla Nalnra • mi sembra 

• equÌTaleole a qaella ebo attribuisce alla ?talora ■ l’orrore del tqoIo. a Possiamo noi atlribnire 

a qualche valore aiPaffermatione che miliout e miiioni di secoli trascorsero dali'epuca della vita 
a quale si rivela in alcuni dei primiiivi tirali ? Questo abuso di aritmetica non ci deve condurre 
a a non dar valore alcuno alle prove recate a sostegno dì tali sconsiderate e pazze conciusionì, e 
a stimar poco il senno e nulla la critica «li chi cosi prontamente le accoglie ed approva? a PAillipp’t 
^dJrttf (e lAe Gtolofietii Society, Pebr. 16C0, pag. 4lt: nel yco/oyizCs eometimft tpandlt;ak with 

uttdlcià ftetdom of ihe agn tkat bave gont ? Stuh ttprtuUandlt;nt a$ ikat m lime resU Maturi nolkiag » 
mpftar to me ne bitter than thè phrate whieh a$eribes lo Aoture • tAe hener ef a rnruunt, a jért 
«M to rtgard ai ìn/ermatioa of talut thè aitertion tkat aii7/iofts on millìetu of agt$ Aandlt;t«-« paeted sintt 
ike tpock »f lift in $eme of thè eerlier ztratcì ? li nat tAir abuse of orìtAnrtir likrlg to Itai tn a tote 
iitimale nf tht teidewt in tupport of neh randlt;in«fom ronr/uzionz , and of thè uncritieot judgment whieb 
to readily ateeptt thtm? (V. Edinburgh Rtvitw, 11163. lora. Ctvlit, pag. 999-903, 303). Del reato, a 
parlare aultanlo deirautichiU della razza omana, il nostro Professore Cav. Faà di Bruno, eoo altri 
dati, ma con metodo analogo a quello adoperato dal Denison (V. sopra, pag. 6i, noia 1, dove a 
linea 13 i a leggerti un rniliardo t trecento milioni d’individui), e preoctendo pare per base l’atlaale 
popolaiioDo del globo da lui ridotta in vece di un miliardo e trecento milioni ad un miliardo e 
duecenlonovanlalre mUioni d'individui, riuscì a dimostrare che ia prima origine nuu rìsale oltre 
l’età fissala dalla eronolAgia biblica ; iaperocebè, calcolando l'auiuenio annuale, giusta le «tatislit-be 
più rìpnlate, sarebbero bastali 4,100 anni a prodorre raltuale generazione; il ebe ci rirondure 
prossimamente aU'età del diluvio. Olrolando invece l'aameDlo annuale ai sarebbe olleenlo 
il numero di no miliardo e trecento milioui in 5663 anni, che sarebbe cosi il limile massìoio. 
Che se da questo numero di anni ti sottraggano i 1556 decorsi aH’epoca delPoscita di Noè cui 
suoi tre figli e rispettive mogli dall'arca, computando l’auneulo annuale di quale si è a un 
dipruaao l'alloalo in Francia, nei restanti 4307 ai sarebbe roosegoito appunto lo stesso numero di 
popoltiione, cioè 1,300,000.000. Vedi Cifiltà Cattoliea, u.* 373, 7 ottobre 1665, pag 06-97. 



• 48 LA CAITICA SaEBTinCA ED IL AOTmADKATDEALE 

il tempo, quando razzolando nel pattume e nella mondiglia degli auUcbi 
rimasugli o rifiuti di cucina ( Kjókkenmòdding , mondezzaio di cucina ] , 
accumulati lunghesso le spiaggie , i golfi , le isole Danesi , da quei rettic- 
ciuoli di nicchi , di lische , di ossa , reliquie di molluschi , di pesci , di 
animali terrestri, preda e cibo di quei primi Scandinari; da alcune rozze 
stoviglie, ascie, coltelli, frecce di selce; non che da consimili utensili 
o strumenti rinvenuti così nei sepolcri di loro, come negli avanzi delle 
palafitte e delle gii sovresse costrutte abitazioni lacustri , non ha guari 
scoperte nella Svizzera , Inghilterra , Irlanda , Francia ed Italia (*.' ; si 
argomentano di dedurre da quello stato di rozzezza in opera d’ arte 
e di coltura , che suppongono primitivo , non solo una riinota , ma 
preistorica e rìmotissima , anzi di risalire da questa ad una non calco- 
labile amichiti. Perocché , divìdendo in due periodi questa prima eti 
detta, per antonomasia, della pietra, come le due consecutive soglìonsi 
chiamare del bronzo e del ferro , c pretendendo che siansi succedute 
le ime alle altre a lunghissimi intervalli ; assegnano al primo di quei 
due periodi un'origine antichissima ed una durala indefinibile (*); attesa 


(1) V. Trojfoo I Habitatimns lacuttrt» 4*» tem$ amtitmt *t P. 3 in 8, tVM pltneWt, 

Lawaant, I860i « Keller, XrnMrfMj «tir Uìifrt ÌHtiuil4: <ac«ilrc« ctr., p*r Mr. Fréilérie 

Troyoo, Arrtte ArthM»g{^^ jaorier 1884, pag. 88«70 ì Edinburgh Rt^iew, 1889, tom. crvt, pag. 
183andgt;177{ D’Arcbiac, op. eit., pag. 49S*448{ quanto agli •critlorì e acoprìlon italiaBi da qaeate 
eilali, coma Pellegrine Strob«l a Pigorìni, Scarabelli, Capellini ed il noalro collega accadeiavco 
ProfMeore Gaataldi, redi aegoatanenta i cottni A'nori ermi «vgii tggttti di alu rnmiickità ireeaai 
lulU lerbitrt a nella numiara dair/talU, ìd-4 * Cod tarole, Torino, 1869, testfc tradotti io iagleoc 
Zaba //aétic/ioiia and A’a^Aùion'c Jtamm'Ma io Turbdriaa and Jfarl-Beda of narthtm and eaniral 
/lo/y by Bartolomeo Gaataldi, Profaesor af Mineralagy io lAr CWir^e of Bnyiuatriny ot TVrio, trmt- 
laiad fram iha itaiitm and aditad by Cbarlea Uarceart Cbamberi , London, 1865. 

(9) Tht itala of iht aria io (Aere tarly timu rtmait*^ sialìonary far aìmùtl indtfinita fariada. • fb' a 
eamai ateartaiM at praiant tha lìmiti , wkatMar tandgt;f tka begìnming or (A« end, of tha /Crei «loiie prried, 
wAeo Man ceeeiried toiiA tha tJlinct waammalin^ but that il mas of graat duralicm wa cornei danbi. 
During lAeee agaa (Arre mou/d Aere been lima far progriu nf tpAicA we roo ecorrciy form e eoneaptiam, 
« Lo alalo delle erti in qnei primi tempi rimate ataiionario dorante nn periodo indefioilo. > Koi 

• non poaaiamo ore accertare i limiti nè del principio, nè della fine dal primo perioda dalla piatra, 

• qoando l’IIomo coeaistera cogli ealioU mammireri , ma non poaaiamo dubitare ebe non eia alato 

• dì Innga durata, lo quella lunga ferie di aecoU ri aarebbe alato tempo a baataiua per na prò- 

• g raeao di cui non poaaiajDO nemmeno fermerò un’idea (Op- eit , peg. 377, 378). * Or be*« -, quanto 
al progrruo, abbiam dimoetro ebu i auoi iacremoatì poaaono case re iacredibili daranlo n» breandgt; 
Tiaaimo, e monomi o nulli durante un longliiaeiao inlcrralio di tempo} quante poi alla lunga 
duraiioae del pnsoe dei doe periodi della pietra, U non aapeme definirò nè il principio, nè il ter* 
mino, è una forte preaonrione per negare di quel ;srinio coti la Innga dorata, come rcoiatcoza; 
taoto piA ebo dcil'uDa, comecché ae ne moatri penuaaiiaimo, non addacu il LyeR prora di aorU: 
o l'altra non è da lui confortata di neMuo Ttlerole argomento. 


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PEB GIUSEPPE GHIIUXCBELLO l49 

segnatamente la grande diflerenza che si osserva fra gli strumenti di 
selce, come punte di freccia, di lancia, capi di accetta, di score, lame 
a uso coltello, adoperati nell’età immediatamente precedente a quella 
del bì-onzo, e rinvenuti nei citati depositi marini e lacustri , e quegli altri 
pretesi strumenti supposti pià antichi, trovati in grandissima quantità 
in letti di ghiaia di trasporto diluviale (_gravelòeds of drift), segnatamente 
nella valle della Somma in Picardia a Menchecourt, e Moulin Quignon 
presso Abbeville, e St-Acheul presso Amiens, commisti con ossa di ani- 
mali di specie estinte, ma fazionati così goffamente e rozzamente, che la 
lamina o lastra silicea non si trova mai ridotta a forma cd uso di stru- 
mento 0 di arma per martellata, stropicciatura , o strofinio, ma per 
semplice scheggiamento ; sicché a riconoscervi traccia di fattura umana 
si richiede, a detta dei più caldi partigiani di tale ipotesi, un occhio 
esercitatissimo , ed il rinvenirli in tale quantità e tali circostanze da 
supplire con questi accessorii al difetto principale della forma , e far 
credere che sin opera d’arte ciò che a primo aspetto sembra mero 
effetto di natura (•'. 


(I) Tkcy are *o irrtgìiUtr in form <u <o caute lAc umpraciùtd ey* to dsmht wlUtiur ikty affird iuiandgt; 
tHutakMe eviieitcc of dtnyn. • fielwem tké tfoar~head and orai tha^t^ there are aariout iHUrmedtaie 
graiat'ìomt, and tAere are aito a vati varktt/ of very rude implemenit, mamy of «fAicA may havt bten 
rrjtcled at failuretf and olkert ttrutk off ai chtpt in fA« Cfwrie of mauufatturiHy Ùte more perfeet 
onta. Some of ikttt ckipt ran onty b* rtcoynittd ky am experirtteed rye ai btaring marii of human 
workmantktp. « Sodo di foriDD coti irrogolire che a chi noa ha rocchio Marcitalo ricaco dobbioau 
a lo acoprirri certa prova di diM^no. - Fra la formo laaccolato e lo ovali tramena una ^aduata 

• varieU di altra, ed una graDdiaoima di alromeati roxtiMÌmi, molli dei «loalì pooaopo aMoro aUli 
> oggetti di acaria , peuame od avaoiaUccio dai maoufatti. Alcoai di qocali echeggi poeaoao 
a appena da un occhio eiperimaolato venir rìcoBoecÌMli corno prodotti di fattara amano (Cuai 

■ l.jell, op. eil. , pag. 371andgt;, 1l8). • Ami, in qoeit' gltimo luogo con solo ammette che molti 
poisono oacre dì dnlbia origine o tpurii, me rigetJa in mona tuffi i foggiati a eoUeUoi m rejecting 
m aU thè inirtJi amd all that might he tuipecied of beimg ipttriout or forgtd. » Ed U eig. Evans dice 
COR gran caodore : at they (thè fiaktt) are produeed moti frtguemtly by a liagU biotti , U il at all 
timei di/ficult , among a mau of flinti , to ^ùfin^usA fAoM fluktt , firmed acridentaily by naturai 
routtt, from thote tohieh kart hern mode by fAr hand of nuitt; an esperienced eye tmU indoed atriir 
ai an approxitnaUly correet judgmenlf but..,.,. mere ftakei of fimi, however analogout to what tee 
kmow to kart hrtn made by human art, cam oewn be acrepted at cemciuiivt n-idenee of thè ipori of 
man, unleii foamd in luffittmt guantiUei, or toidrr lueh circunutaneei, at Ut prone deiign in their 
formaùon by their numher or petiiion. « Siccome qaeale (lealre) eooo prodotte il più frequcalemealc 

• da un eoi colpo, riesco difficile il ditlioguere aempro fra uoa mollilodioe di queste lastre silicee 
e quelle prodotto accideotalmente da causo naturali, da quello dovute alla mano deU'aomui un 

« occhio esercitalo potrà bauti portarne un sicero giudirioi tua semplici lastre di selce, 

w coraacebè analoghe a quelle che sodo un prodotto dell'erto umana, non potranno mai fumirei 

■ un argomeato cuncludcuta per coosidersrlc come fallora deirnomo, Iraonc che si riovaoganu 


l5o LA CRITICA SCIENTIFICA F.D IL SOVRAKSATURAI.E 

Ma il giudizio che ne recherebbe a prima vista un inesperto , si è 
pur (|uello portatone dagli esercitati, cioè dai più dotti geologi ed anti- 
quari d'Inghilterra e di Francia, i quali quasi tutti ricusarono in sulle 
prime di convenire nella sentenza di Mr. Boucher de Perthes, a cui 
parve vedere nelle lastre e negli scheggi di selce da sè raccolti stru- 
menti antichissimi di umana fattura 0!. E se dappoi questi ultimi anni 
non pochi di coloro che vanno per la maggiore cantarono la palinodia, 
e riuscirono a scorgere ciò che dapprima non seppero vedere, di questa 
nuova loro persuasione, non costante però in tutti, nè illimitata (*', ac- 


• in Ul« qusnlith, od in UH circoiUnie, di provira co) loro annero o giicimealo non etiere li 
» loro formitiono operi de) t*»o, ni di un diiegno ((àre/e^irt, voi. rv» peg. 360). » 

V. adfliiftiiff’j et /4HiMliéiandgt;ieHHe4, per Mr. Boocher do Perlbei, Pirii, voi. i, 1847, 

voi. Il, 18andamp;7. L'inlore^ p«reneiÌHÌno cito Uli pexii dì selce nino siiti livoriti dill'aomo, li tro^i 
tnlUvii imbinzxilo id iccerUme l'neo, polendo, t ino ivviso, iter serrilo cosi per orainento 
e billoccn, od islrumroto, cono di un ttgm materialietanle un pentitrOt noi tèneri, on segno 
religioso o commenonlivo, no idolo, ani moneti, no cimiero (V. Ceolegùt^ voi. iii, pig- 374^. 
L'imbirsxso è nelli scelti; mi siccome gutnl nimis probat, mìAì/ probat, cosi ciò che M vuol idopemio 

I molli usi, probibilmenle non servi id ilcuno. Lo stesso Cerio Vogt {b'^rUsungen Uber dtn 

ÌHentthen- Giesseo, 18G3, Bd. ti, S. 51) pirli del Boueber de Perlbes cone di nn eolesiisii e 
finUiiico aoliquirio {ùltrspannttn und phantaethehrm Atierihumforecher) che cede tn esigemioni 
{l'tbandlt;rtrtibvngeii) e scopre in meri ciottoli virj osi e veri disegni ed ogni altro ignoti, e gli dà li 
bill per enersi recato di porta in porta limosiasodo un riconoieineotu, Inogineole coslestilogli, 
del suo trovato • e si ride dei non pochi bi^ei che si lasciarono abbindolare degli operai, i 
quali, vìsio rarviamenlo, ai fecero di tali anticaglie non più acavatori, ma conlraffaltori e falsari. 
E fra i molti esempi doppiamente opportuno ci toma quello di che si valse teste l'iUastra licer 
al congresio di Samaden . onde temperare le arditeuo dello stesso Vogt , il più fiero esmpionp 
delloomo fossile; gUccbè la lunga ed ostinaU contesa intorno all'anlenlicità della pretesa nmana 
mascella fossile, trovale a Moulin Quignon presso AbbevUle, sareli)»e stata, non ba guan, decisa 
dall'operaio scopritore, il quale avrebbe confettato tU averta egli tutto celata per far buon mercato 
di guella merarigUota scoperta, V. 0ti precipui faiU delta paltonlologia , di Antonio Sloppani, 

Politecnico, voi. li, pag. 109, nota. 

(9) Giacebé, quanto ai più perfetti slrumeoti trovati presso Abbeville, non fiochi di coloro ebe 

II riconobbero talentici nella Conferensa teouU a Parigi, o ad Abbeville, nell’aprile del 1863, ri- 
IralUrono di poi l’opinione ivi manifestata , e cosi pure più d'ono dei Commissari inglssi nelle 
«uiscgueoli adunante della Società geologica di Londra. E mentre Evans, che non fa presente a 
tali conferente, nega rantcnticilà di qnegli alramenti, la cni antiebità non aia provata daU'avere 
il Uglio amnssato. od essere rivestiti di una patina biancastra o giallognola, o di dendrili, cioè 
arlHirescenze cristallino (V. Ljiell, op. cit , pag. 116*117); il dottor Falconer, il qnale, in una 
sua lettera al Times del 93 aprile 1863, aveva dello ebe le ascìe silicee Irovale neU'arenaìo di 
Moulin Quignon erano stale dichiarate spurie dai giudici i più competenti ed esperti; ebe la pns 
tesa uDiana mascella fossile ivi scoperta non prescnUva verun cantiere che la differeniiasse da 
un'altra qualunque tolU da un cimitero di Londra (V. la nota precedente , e che il dente molare 
•li pure rinveoulo non era già fossile, rea reccnU; in uo'altra letlrra alio stesso Timtt, 3 maggio 
dello «lesso anno, riconobbe, rilratlandusi in parte, l’autenticità della mascella; msnteone Inltavia 
che i csralleri di quesU, considcnli in relazione colle circostante io ctii fu riovcottla, non facevano 


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PEK GIUSEPPE CBiniNGHELLO 


5 


rennaroiio bensì talora di voler cbiarirci la ragione, ma se ne passarono!*'; 
e noi siamo di credere che si debba cercare, non gii nella natura stessa 
deirargomenlo, ma nell’esser eglino altrimenti persuasi della verili della 
conclusione, a cui vogliono con esso pervenire. Posta cioè la possibilità 
di derivare l'uomo dalla scimia , i primi saggi della di lui manifattuia 
non dovettero richiedere ixn’ intelligenza guari maggiore a quella del 
gorilla ; ora que' pretesi strumenti non superano di molto la costui 
rapacità , al dire di Mr. Castelnau (*) , sono dunque antichissimi c pri- 
mordiali; ed ecco fatto il becco all’oca. Conseguenza degna veramente 
della premessa da cui discende , la quale è un mero pregiudizio cd 
un’assurdità. Che se tale si è l'umanazione della scinda, non lo è meno 
la brutalità primordiale dell’ uomo , la cui intelligenza si vuole che 
sia stala originariamente, e durante un periodo incalcolabile ed ìndefì- 
nilo , in tale stato di rozzezza e, diciam pure, di bestialità, da fabbri- 
carsi in migliaia e migliaia di secoli milioni e milioni di coltelli , di 
frecce, di lancie col solo dirompere e scheggiare un pezzo di selce 3i, 
senza che mai gli balenasse il pensiero di aguzzare (come già il Celta 
ed or l’Australiano) la punta ed il taglio collo stropicciarne, fregarne e 
pulirne le asperità ; mentre perù non gli si nega l'abilità di stropicciar 
due legna per accendere il fuoco ! E questi milioni di strumenti che 
nella sola vallea della Somma, cioè nello spazio di venti miglia quadrale, 


prova di una (grande anticliità (V. Eiutbaryh Acvinr, Juljr 1863, voi. civili, pag. 979-ÌT3; 
Wlitllcy, op. ciL, pag. 54-55). Ad (^oi modo quello ricaotaiiooi cd alicmativa Don troppo diaandgt; 
IcUiche diaioilraoa ebo i falli in diaoorao sooo io parte loppoili, ia parla più o meno dubbi, c 
pertanto non le aa può ricavare veran aolido argomento. Cf. VVhitmorc, op. cit, pag. 999- ti5. 

(I) Cofi il Lyell: as much tioubt Adi bt«n catt on thè whttker ikt la ttxUtd flint kateket* 

havt really betn tkapfé by tkt hwtdt «f man , il un// éttimbU lo begin by tatùfyìng ikt rradrr't 
miud oa tkal point; • caMndo alala molto agitala la qoistione aa le eoaì dette aaeic di aelce sieno 
» fiale verameuta lavorate dairoomo, pare che ai debba cominciare dal aoddiafare alla mente del 
> lettore a tale riguardo (Op. cit.. pag. 119). • Ma queato punto rimana indìKoaso per tulio il 
volume. 

(I) ?(ella Séaner ile Ut SoetM Ànlhrnprtlogiqut de Parie, i7 tKvrmbre 18S9. V. Young , op. ctl., 
pag. 908. 

(3) La differenia fra queati alnimenli a gli analoghi adoperali già dai Celli ed ora dai nativi 
deli’AaalnIia ò dal Lyall collocala naU’ettere il taglio di qneali prodotto da atropicciameotoi 
laddove negli antichi atnimenli della Valle della Somma farebbe alato conaegoilo colla aemplice 
rottura della aelce, o con qualche colpo ben agginalalo'; wi'iA tkis diffèrence, tkat tke tdge in tke 
Auitralian tteapone ( ae in tke case of ikoee calied CelU ìm Europe) Hat betn produced by frieMn, 
wkertat thè rufling edgt in ike old tooU of tkt E^tUley of tke 5tM«)AW «mu alwayt gained by tkr nmpU 
fraehtrt af tkt flint, ani by thè repetition of many étileroue 5/otri. Op. cit , pag. 113. 


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IJ3 I-A CRITICA SCIESTTFlCA ED II. SOVRANKATrRALE 

noti ascenderebbero a meno di dodici milioni ed oltocento mila , sareb- 
bero l'eredità lasciata da una razza di cacciatori , in tali condizioni 
perciò di suolo c di vita da rendere molto scarsa la popolazione delia 
contrada, sicché calcolando che ci vogliono, giusta lo stesso Lyell, otto- 
cento ingerì di terreno proprio alla cacciagione per fornire la quantità 
di cibo equivalente a quella che sì ricava da un mezzo iugero di terreno 
arativo'.'), sì avrà la proporzione di sei milioni di ascie per individuo i’d 
E ciò ancora in tuli supposte condizioni di tempo, di luogo c di clima, 
che quei pretesi strumenti sarebbero riusciti di scarso o nessun uso 
E mentre sì trovano abbondevolissìmi dappertutto , ed in tali luoghi 
dove non istanzìò mai una selvaggia tribù ed appena uno potrebbe reggersi 
in piedi , si vuole che fossero oggetti di manifattura e di traffico (.*'i ! 
Euriosi manifattori c traflicaiiti di oggetti, di cui non saprei se pote8s’es.serc 
più rara c ricercata la materia, o la mano d’opera W, se non fosse il 
sommo dell'aiTe l’aver imitato perfettamente la natura I Imperocché non 
solo tali oggetti si trovano in copia straordinaria ammassati in istrati di 
trasporto , ma vi sono commisti alla rinfusa gli iutieri , gli spezzati ed 
i frammenti, gli scarti ed i meglio perfetti;, e ciò con insensibile gra- 
dazione di mole e di forma , a comiuciare da quelli che per l'uno o 
l’altro rispetto non potevano servire di alcun uso , e non manifestano 
nemmeno l’ombra di un disegno, lino a quelli che, presi separatamente, 
lo parrebbero indicare; così che ben si può definire dove abbia comin- 
ciato , non mai dove abbia cessato l’opera della natura l*" ; alla quale 
perciò , siccome alla sola che possa essere la causa di tutti , sì debbono 


(I) LyclI, PrincipUs o( Cco/ngiy, pig. 634. 

(iji V. The ■ Flint InpUmenls « from Drifì, noi autJirntir. fUxng a Rrply Uandgt; thè geoUtgUal etiJeMct* 
of thè Anù^uity of Man. By ^uholtu /FkilUy, one nf thè htmorary SterttaTitt nf ifu Royal ItuU- 
fuUon of CormeaU. LoDdoD, 1865, 39«40. 

(3) Ifi, p«g. <43-44. 

(4) Iri, pig. 17, 41-49. 

(5) Ivi, psg. 8.13 , 34 , 40-49 

(G) Iti, pag. 15-16 , 35-36. Ciò « cipr««!iaroMilr ammesso 3a Ly«ll ed Evans. Vedi pag. 417, 
noia I. Ed il primo (Op. CÌU, pag. 151) aggiunge: M. //. T. Gotte, of Gemeva, founà, in Aprii 
in thè luhurbt of Paris, al La Motte Pìyuet on thè Ufì bamk of thè Stime, o«e or fieo meli 
formtd fiint implemenU of thè Amttnt typt, aitompankd by a grtai tt«iN5cr of j-vAtr tooU, or 
ouempu al loots, • M. U. T, Oosse di Giisevra IroTÒ neH'aprile del 1860 aelle TÌcinaBie di 
" Parigi a La Molte Piqnel, anlla sponda aioiitra della Seoiia, uso o due slrumeoli silicei con- 
■ formi al tipo di quelli d'AmicDa, (rancno ad uà gran fiumero di stnimeDli più rotai, od a 
» mala p«oa ibotxaU. » 


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Pr.K GIUSEPPE CHIRISCHELLO 


l53 

iinivcrsaimcDle i singoli aggiudicai'C. E ciò tanto più in quanto che i 
più perfetti sono tuttavia rozzissimi e cosi scarsi, e con insensibile gra- 
duato trapasso cosi connessi coU iminenso marame, con cui si trovano ( non 
si saprebbe altrimenti dire nè il perchè, nè il come) permisii e confusi, 
che una sola ha potuto essere la causa di questa confusione e di questo 
più o meno informe scheggiamento. Il quale rivelasi inoltre al tutto 
naturale , vuoi perchè ojierato nello stesso senso in cui suole avvenire 
il primo naturale dirompersi di cotali lastre silicee, cioè nella direzione 
del loro piu lungo asse, per cui queste riescono taglienti ai due lati (•'; 
vuoi perchè tali pretesi strumenti sono tutti composti di una medesima 
ed unica sostanza cioè di selce, e modellati più o meno perfettamente 


(1) Ivi, pag:. nandgt;Ì8. 48*50. Cobip opera di natura (matta-iie liutis)^ e non di arie, li oooaìdera 
pure il Pnifeiture tlenalow in due lettere iaaerite fktW'Athtuatum^ 90 ottobre e 8 DOTenliro 1860 
(V. Pratt, op. cik, PtUcript.^ pa^'. IS). li coei pure ioclÌDa a credere io Scbalz, op. eit.» S.400. 
l’n eooiifoUe «Htempìo ee lo foraiacono le apoo^ìe globulari lyoraie pure negli arenali di Sl-Acl»eal 
od in altri luoghi preaio Amieni ; qoeati foaiili della ercU orbitoitma gl^utarit, come li dichiarò 
Rupert Jonra, ai troTtno nella creta od intieri, o con uno o più fon dalla aoporficie al eeolro, 
od anche traforali dianelralmenle da una loia più o locao larga caviU tabulare; la «|aalc, oon 
aniiraente piHandlt; tutrt naturalt , come di alcune fra lo trorale a St'Acbeul generosamente concede 
il Ljiell >ert Jooei, Cechgitt^ rol. v, pag. S35. Aori in quelle 
elesse trorate a St-Acheol, fra lettanladoc di esse, il Wbitley (Op. cil., pag. 64) notò che una 
rentina averano il foro centrale leggermente obliquo: lucehé non é legno di artificiale perfora- 
mento. Tattaria , perchè quanto ad alcune altre, se ciò non coosla, non ai può nemmeno dire 
aMolulamenta impoMlbila, il Lyell Ha queata mera poMibìlità che altrt di guesU sìmo stale arti-' 
ficiosamenle per/orau (olAers niandlt;ry Aure beta urriyiaandlt;i//y bored tkrvugA, 1. ciL ) ai credè Ucentiato a 
convertire io on fatto certo ed iocoolestabile ciò che oon è aisolaUmeote ìmpotsibile, ed intitolò 
due pagine del suo libro con questo enfatiche perule : Clobular spongts ortt/icidffy p«r/hrar«d, 
m Spugne globatose perforate ad arte (Op. mt., pag. 119-190); » concluaione cosi dialettica 
come quella con cui * giudica solido l'argomento allogalo dal Rigollot (iVrmoire sur des ìnstrumtnU 

• en siltXt etc. » pag. 16, Amicai, 1854) per dimostrare essare state tali spugne adoperale come 

• monili 0 smaniglia, • e ciò immediatamente dopo aver egli sletso dichiarato « essere impossibile 
» il decìdere ee sieno stale, si o no, osata come personale ornamento. » /l u impcssibU to decide 
u*AerA«r (Ary kart or mot served as personal omamtrUs. - D.r Rigellot't argument in farouT of thetr 
haring been used as ntcklaets or bractUts, appeart to m* a sou/td one ( Ivi ) ! Smaccata contraddizione, 
e per soprsasello ioeooclndcnle; pcrrbè l'essere stale colali spugne usale per oroameolo non 
batta per qualificarle oggetti d'arte, come non lo sono gran parte dai ciondoli, con che sogliono 
andare in gala ì selvaggi. 

(9 Mentre gli ttma»enti appartenenti a quella che il l.jelt chiama ncandamp;nda.età della pietra, tonn 


LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVHANNATIRALE 


i54 

ad una siessa forma quasiccbè ili una sola maleria e foggia abbiano 
potuto essere (e rimanerci in ismisurata quantilii) gli strumenti adoperati 
durante un perìodo supposto immenso, e per ogni uso e bisogno; vuoi 


ora di »clc« , ora Hi schialo, ora di qoano, CHra di aiaoita, ora di porfido, on di giada, ora di 
gabbro o d'altra roccia, il cai iofranginaato, eaaaDdo BalaraliaaDta vario a divarao, aod avretbr 
potato rioacire altrimaati che par aria a prodorra quella madaaimeua di forma a cui ai trovano 
fatioDiti ; quei dalla auppoata prima aU iuvaea aon lutti di aelce, e dove uon ti trova ghiaia 
calcarea o aiUcaa, mancano affatto tali lUnmeuti; • tutti quelli Suora acoperti, dice Evani. nei 
• terraui diluviali dì quatta coulrada a dal nord dalla Francia tono tutti di aalca derivata dalla 
> calce; > iht maleriaU from whieh ali Uie impUmenti hiiherto Jùtorered in thf dnfì of ihit country 
amd cf thè iVurfA of France Aere Aera formed, ù thè fiinl Jerieed from (AerAA/A {Arrhaeoloyui, voL 
it9, pag. 61). Adii non ai trovano che nelle regioni oasia nei dislretti calcarei, coma ad atempio 
Amimi nella Picardia, Pimber nel Yorkihire, Pitbartoa a Saliiborjr; a la caverna di Sicilia, del 
maztodi dalla Francia, dal pari die la regioni della Siria e dalPArabia Patrea in cui ai trovano 
colali lamine ailicee, aooo tolte atretlamanla conneate eoa formaiioni cretacee (Wbillejr, op. cil., 
)tag. 33*35 ). Cbe più? Tali lamina eonaarvano talora intatto Pìuvolocro che «nule avere la idee 
Hi cretacea formaiioDe (Vogt, op. cit, S. 53). Gli è dunque a dire che ido tali regioni d’Inghil- 
terra e di Frauda, di Siria e d’Arabia foiaero in allora abiute, ovvero che fottaro la aedi fiorenti 
Hi tale iudualria a aoaDÌfatturt! CurìoM maoifaltura di struroeotì, di cui ogni acamo poteva etsera 
artefice; ma più cnrìoao commercio a trafiioo di oggetti, di coi non ai trova altrove alcun ve- 
•tigio , tranne cbe nella praaunta olEcina dove giacciono a mirìadi accalaitati ; pniova evidente 
o di fallita apeculazione per parte di quei preiitorici traIBcantì, ovvero di strana allucinaxiona Ha 
parte dai nostrr aagncÌMimi antiquari. Torna qui opportuno un brano del JVeitiieur (19 avril 1865. 
col. 4), iu cui ai accenna ad una relaziona Iella all’Accademia della Scienza di Parigi ntU'adu* 
uaoia dal 10 aprile dal signor Robert intorno ad un consimile ritrovamento; .d eitd de* dicoueertn 
«rurAciXigiiu étarmet taiUdu en rticjr, d*iii/rrvmeNandgt;« fainfuét aree éet tu, viennent ft ranytr d’autrtt 
objetj, commt det hatÀee , dee dardi, det lamtt de eouUau, ptatèi au momkit dtt pirrrtt travailldct, 
tandu quxU n'tn ont que rapparenf*. TelU ejt Pc^iaioa enuVe par M. Eughie Rohert, ò propot du 
gtiement dei pierrti taUt^i de Pr*stiqny-U-Grand. Oh te rappeUe le iionnAn eeoiiderahU de harhet 
sigmalett dami rette healìté et recouvrant le tot tur phuievre kiiomètret félendue. Eh bien, il paraUrait 
•ptr ree irouvadlu n’ojil oveune lu/awr archéoloyiqut. « Wmu étiime ettevre toue le coup de rimpreuton 
profonde qui nout acak fail 4prou»tr l'aimoitet de la diamvtrU d’yn partii gùement, dit M. Robert, 
tanqu’un de noe amie, yui occi^ A ceMa Aeure U place la plut eminente de FAcaiimie dee Sciences, 
tou/tit bien noui éelairer à et tujeti il atait étd tur le» fieux et en était receint aree la eonvielitm 
que tei préiemHu» hachoi de Prettiqny-le-Crand, aiuti que Ut lame» de eouUau, nVlitiriir que da dechtti 
de mojtej eiftcìVuiee gvi attraiemt torvi è fairt det pierret à futil 

(I) Tutti gli itrummU (trovali sella valle della Somma} tono di una cloiie.aiei», dice Wbitle;; 
The implementi are all ef orn ciiur.ajrei. Quindi caclama: « erano dtuqna quegli aalicbiMimi talli 
» una mera razza di falegnami? L'umuo b nn animai cueimante (a roeAtJt^'amiMo/}i * dova ai tro- 
» vano diecimila aacie, ei dovrobbo pur trovare una paotola od una ciotola, un raatìceiuolu d'ia* 
» dimenìi o d'una capanna (Op. ciL, pag. 35). » Ebbene, mentre nel coti detto tecettio periodo 
•i rinvengono, oltre ad ogni ragione di aUnmenti, i vari oggetti per cui vauìvano adoperali ad 
ogni altro indizio dei vivere umano, come ne fan feda gli avanii delle abilazìooi lacustri (Vedi 
oltre gli tutori citati a pag. 416, nota l,J.Slaub, Die Pfaklbauten in der Sehweiur-Sren^ Flnntern 
bey Ziiiicb , l8Gt), in quel primo non ai ba traccia nè di un essere umano, nè di altra sua 
appartenenza, tranne no miliardo di pretesa ascio, di cui non sì ò potuto Moprira sioora un sol 
manico aè di pietra, nè di oho , nè di corno nè di legno, e neanco una scheggia; ned è a 




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Fr.» CIUSEFPE CnlMNCnEI.LO 


i55 


|>ercbè nemmeno acconci per lo piìk all'uso immaginato (0 ; vuoi infine 
perche anche i meno informi arieggiano più a quelli che sono inconte- 
slahilmente opera della sola natura , che non a quelli più o meno arti- 
sticamente elaborati durante quel periodo dell’ etìt della pietra , cui 
piacque al Lyell di chiamare secondo^*)-, epperù, anziché il principio 
dell’arte, ci mostrano l'estremo limite della natura. Quindi il distinguere 
in quella immensa miscea di oggetti unigeneri ed uniformi , cioè più o 
meno informi , dai numerosissimi pretesi scarti o pezzami alcuni rari 
capi più o meno felicemente sbozzati o -riusciti , ma tuttavia rozzissimi , 
ed il considerare gli uni come sccitnme e gli altri come scelta di arte e 
manifattura, è privilegio di chi, allucinato da un pregiudizio scientifico, 
ha le traveggole, ed abusa inconsciamente dei termini, lavorando di 
fantasia. 

Nè a stabilire la vagheggiata rìmotissìma antirhitù di cotali presunti 
islrumenti, meglio che la rozza fonna , giovano gli altri criteri tolti o 
dalle materiali loro condizioni, o da quelle del luogo o delle adiacenze, 
o ilalle circostanze in che furono rinvenuti. Non i criteri tolti dalle 
prime, come sarebbe a dire da quella patina di carbonato di calce, 
varia di colore come quello della matrice in che si trovano incastrati; 
o dalle dendriti, cioè da cristalline arborescenze , ovvero da un cotale 
luslrore vitreo a mo’ di vernice i*), onde quelle o queste si mostrano 
incrostate, ricoperte o rivestite; tutti criteri che ben possono escludere 
una recente, non giù importare una rimolissima età W. Nemmeno quelli 


»lopir*cBe, perchè io quella aappoiU età e cooditiooe di cliaa sarebbero mancati e ^li alberi 
da atterrare ed il le^^no per fame un manico. « Il clima della vaUe della Somma, darante il pe* 
> nodo glaciale, dovrebb’ Msere stalo così freddo come qnel dell’ Islanda, dorè gli alberi sono 
« grossi- come arbusti ed alti pochi piedi. Il nomerò poi delle ascio sarebbe tattaTÌa sproporrio* 
• nato lU’nso, per cai si vorrebbero adoperate (Ivi). • 

X Ivi , pag. 17. 

fi' Ivi, pag. 16 eoli. Staob, op. cil. , S. 40, Taf. tl. 

(3) The tuffate of mauìf of ihe toclt ù ettenuUd mth a fUm of carbonate af lime , while othert 
are adomed by tkos* ramifyiag cryttaUiiatiimt called dendritet. - The mott gemerai frrt, Aoveorr, of 
thè grnuinemttt of thè implemenlt oblained b; purcltase tV tkeir tuperficial parmith-like or vitrtout 
p/c/i, et conlrxuted with thè dell atpect of ihe fmhlj frecturtd fliett. Lyell, op cit. , png. llC*tl7. 

(4) Lo ammette implìcilamente il Lyell, quando li preaenla come criteri per distingnere gli itni- 
menli gensini dsì rtctnitmentt tcheggiati , o nalaralmcnle , o per opera di chi fa assegnamento 
sulla scientifica credulità, vendendo lucciole per lanterne, frammenti di lastre per preisloriri 
isIrtiiDeati. Di vero, quanto alle dendriti segnatamente, Uennano von Meyer, giudico autorevole, 
afferma che la loro preaenia od assenta non può furnire un argomento di antica o di recente etii 
giacché le stesse dendriti, ebe si rinvengono sullo osm fossili, furono da Ini osservale so«re un 



i56 


LA CRITICA SCIF.TITIFICA ED IL SOVRANNATURALE 


loUi dall' altezza delle spitiggic solU^'aU {rcased bcachcs), o delia 
torba {peat)y in cui giacciono sepolti cd itiipìgUaii, quasi il sollevai'si 
di quelle c V incremento di questa fosse dovuto ad un’ azione lenta, 
t:osiantc, uiiifortnc e misurabile da potersene inferire o pi'esuinere la 
prima origine e la relativa antichità; dovecchè nulla di ]>iù vario, irrego- 
lare, così di quel subito o lento avvallamento o sollevamento di suolo 

p«< 2 u di carU, la cui lolìchità era ap{waa piò cb« anooate. Ud aotlogo esempio ce lo por^e lo 
flesso Mevcr DeU’altro crilerio pare adofteralo dal Ljrelt cene caralletislico dell' anitebilà delle 
oMa fossili, e proprio segnatameote di quelle del pcriedo da loi dello pandlt;wr/rfiocrftOi il qoal crileno 
coosisle oeireuere Uli cesa adenti alla limyua; ora U tao Meyer ossertò lo sleaso colore e la 
«tessa proprietà di aderire forlemeote alla liogua nel cranio di no cane della colonia romana 
presso Heddcrsbciai, CajtntPt HaJrianumi cosicebà i due criteri usati dal Ljell per comprovare 
U remota età del cranio dì Neandcrtlial , sì mostrano l'uno c l'altro insufCcienli all'uopo. E quanto 
alle dendriti lo confessa candidamente al aolilo lo stesso Lvell : ■ thett markiagt , at l). Hemumn 
t«n Meytr «bttrvt» , affari no aure eriteriea of aatifuUy, far ihey han bten oherrrd oh Homan àonej ; » 
questi indisi non forniscono na sicaro criterio d’antichità, perché t'incoolraao pure sopra ossa 
dell'epoca romana; » ansi sotrgiunge che * non esseadosi trovata con quel cranio ncssu'altra reliquia 
di animali non si può provare che non sia più recente dei fossili trovati dallo Scbmcrliog nelle 
caverne di Uegi; * e IntUvla coli'naata dialettica conchiude ■ sembrargli ad ogni modo proAnAa/e che 
quel foasiio cranio si debba aase^oarc a un dipresso alla medeeima età: oh tht nkHt, ì think 
> ir ptobahle ihal thit fouil may he of oàoat lAe soaic ayo <u More foumd by Sahmtrtiny rn M« 

• lÀtye taverns; àa/, ai mandgt; oMcr amnai rrmaini «tv/v founi with il. Mire ii ho proof Mal il may 
» noi àe Htvrr m. (Op. cit. pag. n-lS)l E qualo il fondamento di tale probabilità? Il semplice 
desiderio; ciò basta. al caposcnola per creare il probabile, e questo per gli adepti diventa un 
articolo di fede. E coti gli acieoziati che ai studiano di accomodarsi airopinione corrente 'V. sopra 
pag. 138} Dille provvedono al progresso scientifico ed alla propria rìputaiienc; poiché- vpmioHum 
lummenla ieUt diti, naiurae judiria coafirmat. Cf. Whitmore, op. ciL pag. ÌÌ8-9S-I. 

(1) Non solo il dimostra col fatto, ma lo confessa espreasameute il L)olL Egli, per assegnare l'età 
di 34,000 anni ad alenai tratti della costa Norvegese, di li, 000 ad uno strato marino oe' dintorni 
di Cagliari , ed il periodo di ti4,000 al compimeolo della sommersione ed emersione delle provincia 
di Galles (op. cit. pag. &7, 58, 177, 17H, i85 e Ì88), rt^ipoNe che l’alletsa attuale sia stala rag- 
giunta colla media proporxìonale di un innalzamento (e neiraltimo caso di no precedente awal- 
lamcolo) di due piedi e meuo inglesi, ogni cent'anni. Or bene, qoal é il fondamento di tale 
snpposlzione, e qmli i dati da cui riaulti qneirasannU media proporzionale? Ncaauno, imperocché 
la é al tulio arbitraria i coHytlluraU , ed anziché di universale applicazione, non é nemmeno 
applicabile alla contrada per coi primeriamenle fu da Ini invenUla, ammettendo egli atcHo che l'ele- 
vazione varia prnponionalmenUi da nn'estremità aU’altra della Scandinavia, cioè da zero al airzzodt 
di Stoccolma, sino a cinqne piedi per ogni ccnio anni al capo Nord, anzi più ancora durante 
questi ultimi 400 anni a Spitibergen, secondo il sig. limoni (ivi pag. Ì85, d'Archiac. op. cit. 
pag. 4ti-4Ì3), mentre per lo contrario all’estremità meridionale della Svezia ai sarebbe osiervato 
un continuo abbassamento almeno per BOO anni (Edinburgh Review, 1863. voi. inviti, pag. 397); 
sicché l’elevazione non é orizzontale, ma declive. Gli é ben vero che nel proporsi nna tale ob- • 
bienone, ehe dimostrerebbe essere meramente arbitraria e oongcMaralc colale media proporzionale 
( / <tffi oiearr Ma( if br objecttd tkat tht avtraye rat* Aere prhpoitd ù a partly arbitrary and 
raH}ectHrat o«e). op eit. pag. 385, ai studia di schermirsene considerando questi dati come non del 
tutto accertati, ovvero eccezionali; neiraggiun^re però che Darwin giudica tale proporzione tanto 


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PEE Cll’SEPPE CHiniKCRELLO >57 

come del riuscire, secondo le varie condizioni almosferiche , lelluriclie 


«laanlo ai potrebbe «opporre per la coeU occidenUlo dcirAmorice ncridìooele, dove ocandgt; 
corrono più «ovente ebo altrove limili cangiaineoU di livello, e Intlavia non oaa proporre una 
'(ualuoi^ae miaara di centenaria elovatiooe, aù per quella , nù per virao’allra contrada (ivi pag. 386), 
<li abbaatania a divedere ebe Darwin è troppo aaaennato per adopemre aimili mìanre, e cb’egli 
non io b troppe nel proporne una ch'egli ileiao giodiea eaageraU; giaocbb poco prima, parlando 
delle «piagge fcotxeii nello atretto di Forth (Firik of Forih)^ la realringe ad un piede e aioxxo, 
(Ivi, pag. 41andgt;5S) a l'avrebbe riitretu anche di più ove gl’indixi dell'epoca romana ivi «coperti 
gliel aveeaero eonaentìto; e tuttavia il prurìto di eaagerare T antichità l’ha fatto «baglUre uel 
calcolo e aapporla maggiore di quello che risalti dalle miiureda Ini adoperalo (V. Drodie, op. cit, 
pag. 13). Egli dunque oacilla arbitrurìamante fra un majrtiniun ed un ainviauijii proponionale, «co 
«Undoii da qucalo, quando reoonnena del qnoxiante vuol essere al poaaibile aUeauata per renderla 
meno incredibile. Ma colla propria inootrensa dimostra ohe sono l'uno e l’altro gratuiti del 
pari eandlt;l insoasiatanli ; come si chiariscono inetti ed insuIBcienti all'uopo per coi sono adoperali , 
perchè preauppongooo ciò che aarebbe indimoatrabile per mancanza di oaarrvatorì e di dati, qoa* 
lora non foste chiarito falao da quelli dairoaaervasione e doli' esperienza. DiflaUi, quand’anche si 
amroelletse, ciò che è contraddetto dairistorìa e dall'analogia , che dorante un cento, duecento, e 
se volete mille anni, il auoio si « universalmente ed nnifonneraente inualtalo io una data e co- 
stante proporzione, con qnal logica possono inferire che ciò sia pure avvenuto nell' immaginano 
landgt;erìodo di duecento, ed anche Ireceato mila anni, quanti ne vanno sognando Lyeil a Darvnn? 
Come supporre UDiforme e costante ciò ohe sappiamo esser# arvenulo, interrotto, ripreso, cessato 
in proporzioni di tempo e di allena disuguali e diverse? Ora, ben lungi cha l’innalzamento del 
suolo aia un fenomeno universale a cotlanle, qaesto non fu mai consideralo da neasano di quanti 
da un secalo e mezzo io tolsero a aoggoUo di loro oaservasione, come la condizione normale, 
nemmeno di no solo cootinenle; e mentre nella stessa Scandinavia è simultaneo coll‘abbas«amenlandlt;> 
'l'ona parla della medeaioia, questo solo ha ora ioogo sulla spiaggia italiana deirAdristic», a Disco 
nella Groenlandia, ed in alcune isole corallino del Pacifico. Dicasi lo stosao della proporziona fri 
l'altezza e la durata del sollevamento, la quale, se varia simultaneunento nello ateeso luogo come 
attualmente nelle Scandinavia, molto più ha pololo variare io vtrii tempi nelle varie contrade. 
Auurdo quindi il voler ridurre alla stessa stregua la Scandinavia e risola dì Surdogoa posta fra 
Ire vulcaei^ Vesuvio, Etna e Stromboli, non per eneo spenti, od in una regione dove frequeoti 
sono pur anche ì terremoti. Che ae net 1833 l'iutiera costa del Chili, in un coll’ enorme esienfl 
delle Aodes che le corre parallela, fu sollevata d'un tratto da duo a setto piedi inglesi al di sopra 
del primo suo livello (Lyell , Pniieìpes de CMtfie, ni P., eh. vi, pag. 381-389^ Whìlmore, op. 
cit. pag. 339), e nel 1538 quella di Pozzuoli vicino a Napoli fu sollevata di venti piedi in una 
•oU notte con questa proporzioue; la spiaggia cagliarìlana geologicamente illnslrata dal noeir» 
('.oste Alberto Della Marmora di sempre caro rieordauza en Sardaijfve, P. Géotog. tom. I, 

pag. 383 , 38*), ben potè raggiangero l’altetta di trecento piedi inglesi in quindici giorni, anziché 
in dodici mila anni (V. Brodi#, op, cit. , pag. 14), Ma come questi sollevamenti non furono continui , 
perchè ebbero nn principio ed un termine; nemmeno si può provare cha durassero uniformi, e 
non seguissero od una proporzione crescente , od una scemante, o Tona c l'altra succossivaroenUt; 
cosicché inaiato per ce. il eollevameuto della spiaggia cagliarìlana alla ragione di due piedi e 
mezzo ogni cent'anni, non foaae quindi ridotto ad un solo, e poi ad un mezzo piede. Nel qual caso 
un osservaton? contemporaneo che avesse eegu'ilo il canone e la logicu di Ljrell, avrebbe pretunlo 
con egoal prolmbìlilà e sicoreua che quel aullevamenlo dorasse non giù da dodici, ma da trenta 
o sesssnla mila , od anche da un numero indefinito di anni (V. Young, op. eiU , pag. 180). losomma 
fona e icnpo s'accompagnano nello produzione de'feeomeni geologici, ma io rogiooe inveiva, 



I 


l58 LA CRITICA SCIEXTIPICA EP IL SOVRANNATURALE 

e locali , abbondevole , od insensibile e nullo V accrescimento della 


<|uan(n l'iiOB c pitt ioUDM , UDlo CDÌDor« Ì U daraU dcll'alUo, e quella dod co«la più di qucalo 
alla iVatura (v. aopra, pag. 41S, Dola 1), cb« a« paò dUporre eoa eguale panimonia o prodigalità j 
oode per aenirci d'oca frate del Wbewell « il ricorrere al (eotpo per iacberoiirsi dalla fona poò 
easere uoa pretuoiione tanto anperatinota quanto la contraria » tù tali im lAe one (lime) lo pnandgt;- 
Uri ìu from tke t^ther (forte), ù e^ually pretumpUiùtu , to wkitJu*«r af lA« Ioki »er $vf*r$ùlion itant 
of Ittàuctivt Sririteea, Book eh. vni). E ciò tanto più, quantuchè non aolo et furono 

tali giganlcache rirolnttooi geologiche, aolleTamenli, awallanenti di conliocoli, e dì mari, aloga* 
menti . frallure , coetoraionì di rocce, inveraioni dì tirati oode aono compoale ie più enormi 
catene di monti del ootiro globo, locebè accenna ad un' intenailà di fone , di avi la alorìa 
non CI ricorda caempi. menire le alleali non Latterebbero a peata a produrre aimili effeUi, quan- 
d’anche duraaaero alluott iadefinitaniento ; ma qoeatcaee dovettero da principio riuKÌre beo più 
fHictei che non preteolcnenle. E qneato ce io concede apertamente Lyell, il quale (a guita di 
certi medici omeopatici che in certe emergenao, perduta la fiducia ne' loro (riiioneaimi di un grano, 
ricorrono prccipiloaameole al rimedi più energici e aicuri dell' allopatia), per iapiegare fenomeni 
piu o meno analoghi, è cotlrrllo di riconoteere ben altrimenti efficaci aver dovolo eatrre anlicamenlr 
le forte apiegate dalla natura, i cui ritnllati le forte attuali non varrebbero a produrre, dato 
pure un lempn indefiuito} giacché, nemmeno io milioni di anni, fiumi come il Tamigi avrebbero 
potuto Bcnvare le valli por eoi diacorrooof il may bt oàjerinf that accardìng lo iht frtitnt rait tandgt;f 
rAeu^e , no lap$e of aget tt«uld svfftct lo tring about stith rrtandgt;efu/i'oNi in pkytieitl gtography tu ire ore 
Arre ron/emp/olÌN^. Tku may bt tru*. /l w more lAirn prtAabU tkai |A« rete of changt tea» mtt far 
more «ti/iVe lAan il it mnr (Op. cit., pag. 74). flii'tr» tuek a» tkt Thames could never, Mi rem in 
mtiliomt of ytar», hant txravaUi tkr tviifey lArou^A tt‘AirA lAey /foie. (/Vincila o/GeiW»yy 4 ed. 1834, 
voi. I; pag. 500 ap. Edinb. Aevietr L cit. pag. 999). Ora quella atetta aiione tlraordioariameole 
energica a cui non ai perita il Lyell dì ricorrere, onda cbiarìro le geologiche condìsiooi ed i fitici 
cangiamenti dalla valle della Mota e del dìatretto di Liegi, ai é pur quella a eni altri e Murebiaon 
Begoateooote e Drodic tono peranati doversi attribnire l'eacavaiione della vaile della Somma nelle 
adiaeeoie di Amiena ed Abbeville, c la formaxione de' rìapeUivi alrati di ghiaia e dì talee, di traaportn 
diluviale [gravtlbtdt, /f inl-dri/l ) , forraaiione che ba il suo riaconlro io quella geograficamente e 
geologicamente analoga del audetl dciringhillerm , cioè nelle valli dì Keot , di Suttea, Surrey, 
ed liampabire (V. Roderick Morchiaon, Drift of tkt totàtktaH of Eagland^ Joarmal of Gtoìogttai 
SoctWy, I6ói, tom. vii, pag. 549-398; EMab. Rtv. l. cit., pag. 9*9, '999-300; Brodie op. ciL pag. 98-99), 
onde roanclierebbero di base tutti ì calcoli, con che il Lyell ai studia di preiuraere dì qneala o 
quella geologici fnrmaxione la reraolìaaima ed iodcfinihile aniichit». Imperocché, oltre aU' aiione 
Hi caute airaordinarie, la sola maggior efficacia che da principio, com’egli ateaso lo nconotee, 
dovettero avere le atloali, aegnalamente per quanto riguarda ai vulcani, alia deoudatione, al 
dtiriiu», aliufium e aimiU, rende illutorio ogni cronometro ebe ai volte detivare daiaucccaaivi in- 
rremcoli degli alrati o depositi vnoi diluviali, vuoi aliuviali, coai Buvialiii o Iteuatri, come marini 
^V. aopra |»ag. 101, nntt.Cf. Burmeitler, Getchùkte drr Sfkiiipfuttg . I.,eipiig, 1856, 6. Aulì. S. 19, 
e «egnalamenle il Vogt, op. cil. S. 149), il quale (a propoaito dei calcolo con cui il tuo collega 
Morlot dal triplice strato di Annui trovalo a varie profondità nell'alveo del torrcolo La Tinière 
presso Villeneuve, vorrebbe inferirne la riapcttiva triplice antichità da mille aeicrnta a mìlir 
nttorenl’anni pel primo, da tre a quattro mila per rinferiore. e da cinque a sette mila per l'in- 
fimo ) oiserva accnociamente le alluvioni di un torrente non poter mai essere regolari, potendo io 
lina sola straordinaria inondaaione dovuta allo scoppiare di un nei»l>o menare in un sol giorno 
• depor tanto limo, quanto non farebbe altrimenti continuameote e regolarmente io più aecoli ; 
ed appunto il l'allison ai vale di un eonaimile fenomeno da lui oaaervato, per conchiudere che. 


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PER GIUSEPPE CmiUKCIlELLO 


159 

lorba . Non trOTonsi tali strcnnenli confusi e permlsti, o prussiini u 
scholclri umani, cd aTarizl di specie esiinle di auimali nelle caverne e 


dove qoeBli fossero freqopDli e lopr» uD'area proporzìoMU, potrebbero in pochi secoli caogisre 
il livello e l'aspetto di an distretto cosi ampio come i dintorni di Abbeville (V. Tht AtHi^vity of 
Man- An Examination af Sir Charlr$ LytU rtcmt ff'ork. By S. R. Pattiioo, F. G. S- 9 ed. London, 
Lovell Reeve and Co; iVan'i agt in iha wmU ocnirdiÌN^ te koÌy Seriftnr* and $citnc*, ib. tHÓS, pag. 99, 
94, 911. Che piò? L’incertetu, anzi l’ insoaaistenza del criterio adoperalo dal Lycll, è talvolta 
rspressamenle da lai medeaimo confeMaU; cosi a proposito dello citale spiagge scozzesi egli dice: 
• hti all tuth taimatu muit ht cmttdtred, in thè prtttta ttair of idtnct , at /cnteiive end con/ccrarit/. 
«Mce tht rate af mot>ement nwy not hare heen unifimn, and iu dirtetian not altrayi upwrdt; and 
tkere may ka*'e been tany stationary prriods, one of tehich, of more than usuai duration , teems mdf 
cated by thè forty-fóot raised btach, which kas bttn trattd fot miS dislance atimy tke u/estern coast 
of Srotìand} » ma colali tatto estimazioni deggiono aversi nello stalo attuale della scienza come 
aiggi « congetture, giacché il movimento avrà potuto non aegnir sempre la siesta proporzione u 
direzione, e possono essere intervenuti lunghi periodi stazionari, uno de’ quali, d’insolita durata, 
sembra indicato da una spiaggia alla 40 piedi che corro per longhissimo tratto la coaliera occi* 
dentale della Scozia ( Op. cil., pag. SS>5G, coll. 47*SI e Prisseipes de iìdologie 1 P. , eh. vi , pag 45ò). 
(Questo indicio però c l’ inferenza trattane da Lyell h giudicala fallace da Brodie, il quale 
(Op. cit, pag. b«lS) dimostra che il aoUevamento di quelle tpiagyt non fu né lento e graduale, 
nè interrotto !loo lento e pradua/s; psrchè ove non fossero siale sollevale di un trillo, non pre> 
senterebbero una superfieic orizsoutale, ma decliva; né i materiali onde sono composte, avrebbero 
potuto, attesa la loro incoerenta, resìstere alla continoa azione delle onde. Non ietrrrflt/o ; perchè 
spiagge alte da venti a veolicinqae piedi, cd altro che le sopravaoiano di altrettanto, p<usono 
essere contemporanee di origine e lollavamenlo. Imperocché il movimento di alla e bassa marea 
origina col flnaao c hOoMo doe strati, o banchi, l'ono di materiali spìnti dalle onde verso la 
spiaggia ed oltre l'estremo limite lambito dalle onde; l'altro Iraacinatn nel letto del mare ed ac- 
cumulato variamente al dieoUo del limite ondoso; ed è perciò che furono sovente conservati inlieri 
ed inIaUi oggetti atrondili, i quali, rimasti sul lido, sarebbero itati in poco tempo dalle vicende almo- 
sferiche dislroUi. Io questo modo strati alti da cinque a qaindici piedi hanno potato formarsi 
conlemporiDcamcnta sopra l'estremo limite deil’alla, ed ioferiormeote a quello della bassa marea; 
diamone ancora altri qaindici per tiiUo lo spazio occupato dal flosso e riflusso; ed ecco che l'uno 
dei due strati contemporanei può eccedere da venticinque a quaranta o cinquanta piedi l'aUeita 
dell'altro; e se quesl'uUioo venga d’on tratto sollevalo al disopra dell'alta marea, questo potrà 
presentare nella sua piaos superficie depositi marini, schifi, utensili e sìmili oggetti che cerlamenir 
depusti o sollevati non si sarebbero potuti cosi perfeltsmenle conservare. E per simil maniera 
dichiara egli l'alto « basso livello degli strali di ghiaia {upper and Itmer tereì yravrl) lunghesso la 
valle della Somma fra Amiens ed Abbeville (Ivi, pag. 30>39). 

(I) E non ne vogliamo altra lestimoniania che quella del Lyrll, il quale c’iosegna la produzione 
della torba essere proporzionata a quella delle piante di coi é una trasformazione, e quindi ristretta 
alle regioni umide ed ove una temperatura poco elevala permeile a quelle pianto decomporsi 
senza corrompersi. Varia pertanto, non solo giusta la varietà de' luoghi e de'cfimi; quindi tanto 
più frequeola, ed abbondota e combustibile, quanto più rimola dall'equatore é la latitudine » 
aeltentrionale {Principts de Gèohgir. li P, , eh. X, psg. 357«365); ma varia altresì in uno stesso 
luogo, secondo le vicende almosfericbe o del suolo; di che il poter essere cresciuta oontempora- 
neamente a diversa altezza io due diverse contrade, nella Francia per es. e nella Danimarca 
(..dnitfiiiiye/^.VciNefc., pag. IH), ovvero decrescere successivamente o cessare anche del tutto io un 
medeaimo lungo, col venir meno, per taglio di foreste, disseccamento di suolo, od altra csgioue 



l6o LA CMTIC.4 SCIEKTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 

brercte ossifere scoperte vuoi nel Belgio, vuoi nella Francia o neiriogliil- 


«jatlsiasi, le condiziooi richicele per produrla od accrescerla Oodccbè *e gli scaTatori di torba 
della valle della Sonata, affamando a) aig. Bouober de Pertbes di aon aver mai in vita loro veduto 
ricrescere, nemmea pocbìsnno, la torba oe’ fondi onde fu ralratla, ne inferirono che la non 
ricreacc affatlo; ove questa iiifervnra venga ristretta a que’dati luoghi dove cesaaronn al tatto le 
cause 0 condiziooi di tale prodotiono, non deve già dirsi un errore (d nubile), né che 1* incre- 
mento non osservabile dorante un'inliera generazione dai profani alla scienza (Me increet* in nne 
gtmnraUOM i$ mI rtry offttfxnMt ày Me ùuttetit^c^ Ivi), sia valnlabile digrinizialii bensì che 
questi sanno oonverltre in dati seientifici i postulali di cui abbisognano. E ne à chiara prora 
l'argomentare ebe fa il Boucher de Pertbes (non si sa sn qnal foodanenlo), t' incremento della 
torba dorerei ragguagliare a Ire oeatimetri ogni ceoranoi; locchà, per l'alleua di trenta piedi 
raggiunta in alcuni luoghi di quella vallala, hchiedevebbe tante miriadi di anni, che lo steiao 
L^ell si moetra eeitanln ad adollarà celale crenemelre (Mù rote »f increose wovtd demamd *o many 
Ien4 of thùutnndi «f ysare fnr Me formatiom 0 / làe tntirt thitkmtt tf thirty feet^ ihat ire miut kesilau 
htfort adoptiny if ai a thranamorit ttalt. Ivi). E ben con ragione; imperocché (olire aU'eaeere 
quell’altena il masófram non reperibile che in alcune profondità, e preanntivanieote non già mero 
prodotto dì lento deposito, ma di flaviale trasporto ed aUorìone), egli stesso ci ricorda come, 
una gran parte degli stagni e de' terreni palustri di Europa, non sia anteriore ai tempi di Giulio 
Cesare; ohe romane sono tulle le monete, aicie ed anni trorate nelle paludi brìtauiie e franceai; 
che delle antiche foreste descritte da quel capitano, lougheeso la grande via romana nella Gran 
brelagna, non ai trovano altre vesligia che i tronchi d'alberi sepolti in quella loiba, alla cui 
formazione contribuirono come occasione e come parie; che né padoli di Ilat&eld nel Yorkihire. 
di Kincardine nella Scozia ed in altri parecchi furono scoperte, non ha mollo (un cioquaala o set- 
sant’aoni fa), slrsde romane sotto otto piedi di torba (/yiiu-i/iej da Gàtiagii I. ciL pag. 36S-3G6); 
e rosi supponendole costruito nel 960 deirera volgare, quando i Romani spinsero più lungi che 
mai le loro conquiste nella Gran Brettagna , la uisnra d’on dito e mezzo, nasunla dal Boucher de 
Pertbes per l’accrescimento centenario della torba, verrebbe allargala a sei dila, anzi invece di 
tre cenlimelri, avrebbe raggiunto sci piedi io uu pedule presso Uoclibmom nel Boss>Sbire; dove 
a mezzo il secolo ivti, una foresta abbattuta da una procella, diede orìgine al pedule donde io 
meno di un cinquant'anni gli •hltanli ai diedero ad estrarne la torba (Ivi, pag. 363), la quale 
non eurndo scarsa in quel contado, importa che fosse almeno alla un dieioUo dita (V. Brodie, 
op. cil pag. 44«&0). Ora come mai U Lyell, il quale non ignora, ansi riferisce questi dati che ci 
forniscono ai enormi differenze, può persuadere sé od altrui che lo alrampalalo e gratuito cruno- 
metrn do) aig. Douclicr de Perthea, aebbena esageralo, possa luUavia con qualche aggtuola da una 
parie e diffalco dall’altra aomminiatraroi al fine una media proporzionale? a Col mollìpUeare. egli 
dice, naservazioni di questa falla, riscontrarle e contemperarle, noi potremo finalmenle riuscire 
ad avere uu criterio per giudicare l'età d’un deposito di torba (ày mi/fip/yiap oàzcrvoiip*/ <•/ Mu 
kind , and bringmy tmt to btar ufom and ehui anotktr, lav may itmitutllif juecred in uitleimny daia 
/«I M< etUmaling lite age of M« ptaly depoiit. jinttguìty of Man, pag. tU)f a II fondamenta di 
questa lusinga sta nell'emeru facilmente credibile o persuadibile ciò che é cMirorme ad un pregiu- 
dizio o desiderio, assumeodoaì a criterio del vero, e piegandosi a)l'opÌQionc cofreuta, n {lercbé 
l’rvsere in voga aia leoulo bastare per renderla autorevole , o patché il premleria a favorire e 
•Ideaderìa torni più spedicnle c profittevole ebe non il farvi oppoaizioDe e contrasto ; eppcrò riesce 
a^ivente beo diflicile il definire se il campiooc o favareggialore deH'opiuione corrente ne sia egli 
stesso roDvinto c persuaso. E quaolo al l.yell in particolare, certa cosa é che, sebbene metta 
ogni studio nell'accredilaro lo leone oggidì piu careggiate , raccogliendo e lomeggiandn il meglio 
jwiMibilt quanto possa render verouimile ciò che da molli ai vorrebbe fosse pur euro ; tuttavia ossia 


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PER GIUSEPPE CHIRIRGHELLO 


l6l 

terra IO. ImperGccLè, se è prematuro c temerario il voler argomentare 
da un tal fatto, cpiando i pivi dotti e prudenti confessano essere enimmalica 
ed inesplicabile Forigine e formazione di tali cavemeCO, non men che il mol- 
tiplice loro riempimeuto; trovandosi talora insieme riuniti gli avanzi delle 
specie estinte (^) con quelli delle superstiti, e con essi ossa umane, la» 
mine silicee, pettini, spille, armille; anelli di bronzo e di fetTO con 


per probità icienlifica, o geloii con del proprio e ben meritalo Bomc, noo lolameate bob alteri 
mai QB dato, sé travila on tatto, per reodarlo piò tarorevole alle vagbej^iate teorie} ma bob tace 
DenmeDO ciò che le poò coatraitare. E coli, meolre dà a credere che aotichiiaima eia rorigiae 
di (Qlte coM e «iell'uoBio ìb particolare, poiaibila ed iDche probabile la di lei provcBÌeota da 
uo’aotropoide. Boxi la <JerÌTUÌoae d’ogoì orgiBÌtmo da ao aolo primitivo a lutti comuae; bob oia 
però DÒ itabilire, bò proporre, oemmeoo per via d'approuìaiaxiooe. Bulla di preciao, di pocittvo, 
di delcrmiaalo, se quaalo a quella preteia remotiiainm aaticbilà, aò qeanlo a codnU prnuata 
deriTuioBej a li perita di profemaro aperlameote e achieltaneale l'ipeleai OarwÌDÌaoa, di cui ai 
moatra oaldeggiatore} come colui ebe Ò bea»! vago di aggradairai i ceatemporaoei , ma bob vuol 
pregiBdicarai preaae i poaleti, i quali , come Mole avvcDire ia ogai geacre di moda, avraaao tnrae a 
aebifo ciò ebe faceva gola ai loro maggiori, e ai borleraoBO di codeate gii aoticate opiaioni. Locebò 
BOB toglie ebe BOB pocMBO di bel buovo rioaacere e riofroniire, peroecbò il muUm rtnatettityr fuer iam 
r«ctVrr« di Oraiìo, bob vboI eeiere riitrelto ai aoli vocaboli; ma a'avvieoe eoa pari proprieiò a 
BOB poche icieotiflcbe teorie, e la DareìBiasa enne De ò già, coll do airi tuttavìa ub chiarii* 
•imo riempio. Ma , per toraare a bomba , beo luDgi dall’ eiMre inaeaaibile il riprodorai della 
torba, fii queata vitti talora ia padulì, ood'era alata eairatia, ricreacere di aei piedi aelle ipaiio 
di trent'anDÌ, e raggtuDgere la primiera allena, sebbene bob piò colle sieiae forme c compoaitioni 
(V. Barmeialtr, op. eìU, $. 9S0). 

(1^ Ljeli, /dNiifwty pf Mam, eh. iv , %i, %, pag. 69*?4, 93*1(15, IIO-IDS- Cf. Vogt op. eit. 

ptaitin. 

(S) Beo eoo ragioDC lo ctuaraa il Whitley ■ db enimma geologico di diflkile acioglimento; « e 
g*9to^cai riddi* difJituU to $ok>* » Op. cil. pag- 55); » imperocché tali cavtroe ai aprono il più 
aoveate aoTra precipiti al tallo o quaai iaaeceaaibilt , da rendere Knpoaaibilc che gii animali vi ai 
pf4e«a«ru di per lò introdurre od enervi trascioah da ordiuàrie iaondatioDÌ od allovioai, le quali 
avrebbero dovolo toccare l'ilteru di aeaMnta piedi, che aiò quella delle caverne di Brinm, e pei 
depoailt premo Folkealoae, da ottanta, a centodieci e aiuo a doecenlo venlidue sopra il livello dH 
mare, e eoai pure a un dipreaao per quelli della valle della Mula. E quella difficoltà di spiegare 
tali effeUj con alcuna delle eanae attuali, ò pur aeDtila e eonfeiMta dal Lvell (Op. cit., pag. 
malgrado la tua preveniioae pel cono coatantemenie eguale ed uoiformc de’ feBomeni della natura 
( V. Edtnhtirgh I. ci( , pig.SVO, coll. 3tX)'30l }• Quindi U lodalo WhitleycoDclriode: «noi 

dobbiamo aipeltare che queste caverne parlìDo un liogoisgio iBlelligihile (ter nnirt thtrtfor* watt 
(« Arar Me tridenee from More Bonei'anrut until Ihrt/ mUtr a lanqvag* nhitk vrt foa under*tand) 
prima di raccogiienie la lealimonianta (Op. et I. cit.'. ■ 

3) Il Wagner, che bob ha mai volalo ncoauacere come oggetti d'arte ì coltelli e le aacie ailicee 
di Picardia (V, SiUungsberìchtr dtr Munrbrntr Àritdtmi* 18CI, fi, 1, S. 34 ff), si appoggia ap- 
ponte al trovarsi apeaao commiste cogli avanti di animali aBlidilaviiai oameroae conchiglie di 
acqui dolce ideoticbe con quelle che vivono m qBe' diotorni, per coochiedere che atrati di di vene 
età Uaonu potuto confoDderai insieme , e qoindt , dato pure rirtillcio di qne* pretesi ttromenli , non 
•« oe potrebbe iafehre la remotisaxna aoiicliìlà V. Scbult, op- Cit., $ tOI 



i(32 Ui CRITICA ^CIENTIHCA ED IL SOVRANI! ATURALE 

inoucte degritnperalori romani da Nerone a CosLaniino (0; gli è pure 
evidente che questo strano miscuglio esclude bensì la contemporaneità 
di alcuni suoi componenti e, se l ammeUe per altri, non perù la ncbiede, 
potendo essere stati commisti per natura o per arte i recenti cogli an* 
tichi(^), ninno de^ quali tutUivia presuppone o rivela un'antichissima età. 
La quale, se è anzi talora smentita e non mai presunta dalle condizioni 
geologiche delta contrada, come ad esempio le adiacenze** delle caverne 
tli Àurignac, il di cui fisico aspetto accusa manifestamente quella che suol 
chiamarsi presenta età mondiale non può essere dimostrata dalle 
reliquie di animali di specie estinte^ sia perchè l'estinguersi di una data 


(1^ V. GeologisI , voi. 4, pag. 539, 99$ ap. Wbiilcy , vp. eti. cil. , CT. Vogl, op. cit, S. 99. 

(9) Qaindi eoo latta verità dice il citato Cvaoi ((^elogiai, voi. 4, pag. 368) eeaere aeraprt ilalo 
giudicalo argomento di dubbia prova quello dedotto dai depoaiti di tali caverne, alleM la poui> 
bilità ebe per l'axioae dell'acqua o de’ primi occopaoli ai fremmitebiuaero in ease avaoti di due 
i> più periodi afbllo diatioli, locchh celava a pigliarle par baae di un solido ragioDameoto. 
Whitlej, op. cit., 1. cit. Lo aleaao Ljell fu pure dello iteaao parere coti nella prima come nella 
ultima edixione de' suoi /Viwcrpej af Gtoloyy, Itt edilioo, voi. u, cb. aiv, 1839^ 9lb edit, pag. *38. 
l8$3, éd. rraof., ti 1'., eh. Il , pag 418-419. coll. 401, 407 teg. Or $m irn-grainl nem^t de ettea vtrnft 
ficuvant avoir itrri iuexeuivematt de UmpUi et d'Aa$italicn«,de Ueux de u^puUmre, de refugtou de ddfnue, 
om rmroti aitement que Ut ouemenU humaiitt, et criijr iTimimaus , irouvèe dm$ dee brèchet oettìute 
baaucaup pitu amienitee, aieul pu itre emtreUiéj eiuemble jtar dee inamdatiomSf puù enfouif 
Ce n'rxl dotte pmnt d'apré» le témnigmage offerì par de teU mèlattgte que l’ott doit $« hdter d'admetirr, 
Moit Ut Irèe-graitde <»CtV«ui(l4f de la rece hutmaime, toU la date rreemte de l'e'poqm à taquetU dispai 
rurent eertaùtes espèeej de qttadrepèdee. » Aozì lo maoteooe neirultima opera sua, The yimliquity of 
pag. 69: • lAiif tuch inlermixtttret bave realli/ iakeit place in tome covenw , and that geoioyiett 
bave r>eeatioHally b^m deceirrd^ and bave euìgned ta oae and thè tome period fottUi wkich had rieily 
bten intraduced et tueeeseire timet, witi readily be conceded, » Cbe tali rioieecolameoti alano raelmeota 
avvenuti io alcune caverne, e cbe certi geulogi tratti perciò in inganno abbiano aategnato ed un 
•ulo e medeiimo periodo fonili cbe non vi furono introdotti cbe ioccettivamente, ai può facilmente 
concedere- • Soggiunge poi clic il manimuth e parecchie altre specie etiiote di mammiferi comuni 
a queste caverne furono teste scoperti, commisti ad oggetti d'arte ed In tali comlitìoni geologiche 
da non lasciar dubbio cbe coesistettero cotroomo a. Il che riesce a dire che la loro estinsione è re- 
cente, e la tupposla antichissima elà deiruno e degli altri, una favola (V, infra, pag. 1G6, noia I . 
Vedi altre prezioso confessioni dello sicsao LyclI intorno alfargomenlo poco sicuro o mollo dubbio 
per raotichità delia rana umana, derivalo dalle reliquie umane nello caverne ossifere, a propoailo 
di una Memoria del aig. Anderson, intesa a dimostrare cbe dagli avanzi umani cbe ai trovano alia 
superfìcie dei trasporti diluviali non ai può attribuire alla razza umana ua’anlicbità supcriore a 
quella comuoemrnte ainora assegnatale. V. Albenaeam, N* 1GG6, octub. i, 1659. 

^3} ■ Kvery faci conaetted leitA iu ^iilioa and dtscoftry teettu to tkeim that il btlongt lo wbat uv 
«mry ftomely t-agitely , ira doubt ) cali thè prescnt age of thè «orld, » Ogni fallo cbe si attiene alla 
postura e scopetla della caverna di Àurignac, accenna che essa appartiene a quella Hie (un po' 
vsganienle senza dubbici) poMÌanio cbiaoiare la pretente età del mondo. Edinb. Rev. , op. ciL, 
pag. 985. hiSsIti, non solo il nessun accenno di qualche importante cangiamento sorienuto orila 
fìsica configurazione del distretto di Aurignsc dopo che la vicina grolla servì di sepoltura: « (he 


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PER GIUSEPPE GHiRINCElEU.0 


l63 


specie è un fatto che può essere comune ad ogni età 0)^ ned c proprio 
di nessuna, e non può essere invocato ncoameno du coloro, i quali, as- 


oA«rnce of diiy mttrked chanQU tu ihe physie^l cemfiyuroticm of iht ditiritt tinee iht uint grotte wai 
a plttct of sepuUw* ( L^oll , op.cìL.| psg. 191) « è un argooirnlo il di coi ralore bob vieti 

diitruUo dal Lycll con dire che ao dato luogo può euera teilro di grandi cangiameolì , mentre 
altri attigui o proaaini rimaugoDo par loogbiaaino tempo iuallerali; giaecbò rcaU a definire la 
Datura de' caogiameoli e la durala deli'tmmutabililà. E quello ■otlerfugio equivale a quello del 
suo compagoo M. Lartet, il quale doo può oegare eòe gU alrumeiili trovali deutro e fuori di 
quella caveroa sodo meno rotai che quelli di Abbeville e di Amteoa, anzi rauomigliooo a quelli 
trovali oe'depoaili delti rtttnti dtlCeià della pietra (Edinò. Rev.^ loe. ciL, |>ag. 9S4); tali aegoata- 
meote quelli io osao o corno di renaa, o di capriolo, fra altri uo puoleroolo coai aguzzo, ben 
fatto e conditioualo che potrebbe tuttavia aervire a traforare le dure pelli degli animali («MONy 
thè bone inetrummU tetre arrovt KÌlhout barlt, and othrr tooU mode of thè ttm-defr hamy end a 
bodkin foriHed out of thè more romici Aom of thè rot-deer. Tkit ittrumtat wat wH tkaped, and eharpty 
pointtd, and in «o yood a state of pre/rrvofion that it might stili bt vsed for pierring thè lowyA zAmiji 
of anitnaU. Lyeit, op. cit , pag. 1S5); (ale quello atruocnto circolare di dura roecU appiattito ai 
due lati, incavato nel mezzo, ad uao probabile di acanlonare, oaaia afBlare i coltelli di aelce (Ivi , 
pag. 164-185). eenza indicarci però con qual altro alrumento aiaai oltenulo quealeaao; tale la aleaaa 
lapida arenaria otturante la aepoltura e con tal preciatone, a giudicarne dalt’iDlaglio fornitocene 
dal byell (Ivi, pag. 189)» ebe meglio non avrebbe fatto un muratore dì Londra (Whiinmre , op. 
eit. , pag. 997); il Lartet non vuol lottavia che ae ne poaaa trarre argomento di più recente età 
eoroparatìTamente a quelli di Amieoi e dì Abbeville ■ non avendo noi alcuna ragione dì preaoraere 
che i fabbricatori degli alromcnti della valle della Somma non poaaedcasero atrumenti ed ornamenti 
oaaei aimiii a quelli acoperti ad Aurignacj inoltre perchè queati aono oltremodo rozzi in coofreolo 
di altri apparlenenli pure al perìodo della pietra in Francia, I quali eoo argomenti paleontologici, 
ai poseoDo provare, almeno negelivamenle, eaaere di più recente età (Ljell, op.cil., pag. 190}!» 
Ha le il non trovarli io un dato paeea alromenli più od egnalracnle perfelti che in nn altro, non 
è no valevole argomeoto per inferire che non vi fuiaero; lo aeri invece per pmumere che vi 
•iano atali ? Cd in tal caao, come argomentare dalla natura degli atromrnti diaaollerrati alta più 
o meno remota aulichità de' loro poaaeaaori? Non h qoeato un dialrorre con una mano ciò che ai 
lenta di edificare coH'aHra, ed abbattere cod un aoSio un edifizìo di carta? Non à un confeaaarc 
apertamente che atromeoli più o meno rozzi possono eaaere contemporanei non solo in diveiai 
paesi, ma in nna aleaaa contrada; e che perciò tale disaomiglianza o medeaimezza non è un sicuro 
« aulScienlc criterio per rKludernc od inferirne la contemporaneità ? Nir questa è meglio dimo- 
strata dalla miachiania o proiaimilà , nnlla ostando a che gli avanzi trovati in quella caverna non 
aieno più recenti die gli esterni, o qualli vi aleno alati introdotti dopo «aaero alata in tulio od 
in parte sgombrata dagli anteriormente (seppero ve n’erano) racebiuai o depositali; senta che fra 
gli uni e gli altri corra alcun rapporto di funebri riti, come piacque al Lyell di fanlaalicsre (Op 
cil-, pag. 188-189, 199't9.'t , con quella romantica vena con che il Cooper inventa e culora le 
sue Storie degl" Indiani delC America settentrionale. Del reato, data pur anco la comune loro con- 
lem{M>raneilà, niuno di essi ci porge aienro indizio di remotÌMima antichità. Non gli stromenli , 
Irovandoiene de'siroili in ogni età, ed anche fra i aelva^i contemporanei, quali ad eaempm 
gl'indiani veduti lo icorao secolo e descritti dal Carver Be' suoi Viaggi , che porsero materia a Schiller 
per la sua nenia {Nadavftttisth* Toditnklage) tradotta da Bulwer, ed inaerla da Lyelt nel suo 
libro j^pag. 169) non so ac più ad iatruiione o diletto de' suoi lettori Non gli animali, giatchè 
l'estinfiune di questa o quella specie non prova la ras antichità (V. le note 6, *7 e seguenti'. 

(1) Tate ad esempio il ironie (didui), specia gallinacea che nel secolo undecimo viveva ancora 



lG4 «•* CRITICA SCIERTiriCA ED IL SOVRASNATCRALE 

segnando una remotissima ed indefinibile antichità alla creazione organica, 
non ammettono che sia stata mai totalmente ed a più riprese distrutta 
e con successive e novelle creazioni instaurata ; giacché nessuna specie 
si estingue per vetustà, ma ]>er violenti, e per subite mutazioni di suolo 
e di clima, od invasione di nemici; nè mai per si lente cagioni da ri- 
chiedere il periodo di una geologica età (*). E se il trovarsi assieme riuniti 
avanzi della specie umana, e quelli di specie estinte di animali non è 
argomento apodittico per inferirne la contemporaneità, e molto meno la 
comune stanza (potendo essere contemporanee specie cui riuscirebbe 
impossibile o fatale la dimora, non dirò nello stesso luogo, ma sottu lo 
stesso cielo), non è però a dire che specie viventi od estinte, le quali 
non s'incontrano vive in questa o quella contrada, non vi possano essere 


nelle itole Borbooe • Maarisio, ed ora vi è affatto celiala. V'ba però chi pretende che topravviva 
toUavla neiritola di Madagascar. 

(1) Quanto al tempo riebierto perché aleone apocie di aniasali ai vadano diradando « poi spe- 
gnendo, osterva acconciaioeaU il Brodi# (Op. dt., pag. 90-ill) cb«, sebbene il tempo uccida gli 
tndivìdni, non uccide però la tpeeie. Se la condiziona fftica del paese rosee rimaita inalterata, 
relefanto foasile, l'orso della caverna (uriiu iprioeus) e loro antìclti compagni, sarebbero tottora 
vivi. La causa di loro estinzione ai deve cercare in qualche cangiameala ra^nardanto alla regione 
in che visaero, in qualche fiora epidemia, o nel aoprsvveoire di alcun nuovo e formidabile as- 
talilora. Tale ai è l’noDio aegnatamenle, il quale ealinae il drente in Africa (V. la nota precedente), 
fece sparire il Inpo dalla Gran Brettagna, e non andrà smUo che spegnerà In Europa la razza 
dello stambecco, come già, vooi per caccia, vuoi per abballate foreste, rilegò nel settentrione 
d'Europa l'alce « l'uro (ÒMarur, buon europnnu) che prima la percorrevano più la^mente , • 
con maggiore frequenza. Quanto poi al eangiaatento dì clima, basterebbe, ei dice, che l’isola di 
Terrannova e TaUiguo banco che la fianebeggia si sprofoodaasero di un oantìnaio di braccia , 
perchè la corrente, della comunemenla Gulf Sironm, la quale col battervi coutro n' è riperoosaa 
e piegando a levante verso i nostri lidi, ei apporta un grado dì calore ohe ci farebbe altrì- 
menti seonoecinto, non più aviata da quell* oatacolo prendesse diriUamento per lo stretto di 
Devia al mar polare j e per le contrario la corrente fredda che oea dal polo passa per lo 
stretto, coslCCTcrebbe l'Europa, e co' maNì di ghiaccio galleggianti, di tanto aUliSiserebbe la 
nostra Icmperalura, di quanto (presa la media proporzionale) è aapcriore a quella di altre 
regioni poste ad na medeaiaho grado di latilndina. Questa, a suo avviso, sarebbe stala la cagione 
dei freddo aolTerlo in Europa dorante U cosi àetìo periodo giarinie , qaando la Scozia era sonasarsa 
due mila piedi nel maro, e depresse erano pare altre parti d'Enropa, e la preceduta elcfazione 
della spiaggia orientale dì Asacrioa avvenuta a due riprese avrebbe eontraaaegaato prima il così 
detto periodo poslpliocano, poi il triodo reeenu. E questa non improbabile congetlora gli par 
soSìcieBte a chiarire come un simile cangiamento di clima, eba auppono avvenuto in una sola 
stagione , abbia potuto cagionare l'catinzione di parecchie specie di animali carnivuri ed erbivori 
nalnrati ad un antico clima, quelt i rinvenali nelle auddeUe caverne, i quali snervati e sfiniti 
dali'innsate calore sarebbero divenuti facile preda di eoraggiosi ed intelligepli cacciatori, e com il 
mammulb {eUpftat prìmifemut) ed il rinoceronte velloso di Siberia (rAtMOtcror ritAsrAinur) ben 
poterono, al più un Ire mila anni fa, cadere sotto i colpi dsgii aborìgeni brilanai Pertanto nè 


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PEX CIL'SIPPE CHIUNCBELLO |G5 

vissute ed anche in una con non poche di quelle che ora vi sopravvivonoiO; 
i limili geografici della fauna settentrionale c tropicale, non essendo ben 
definiti e costanti nemmeno per la nostra età Ad ogni modo, mentrr 
non siamo in grado di definire esattamente e compiutamente quale si 
fosse la Eiuna delle isole Britanniche all' apoca dell’invasione fattavi da 
Giulio Cesare, e molto meno quella delle britanne o galliche foreste 
mille anni prima dell'era volgare, solo cinquecento anni prima di Cristo 
comincia la pià antica ed autentica storia profana; ondechè di quante e 
quali specie di animali sieno stale popolate le varie regioni del globo, 
durante gli anteriori tremila e cinquecent’anni, è impossibile il presumere 
comechessia, non che saperne il netto; non si sa capire su qual fon- 
damento si possa francamente asserire che il cervo gigantesco (^megaceroi 
hibemicus), l' elefante ed il rinoceronte fossili della Siberia (elephas 
primigenius, rhinoceros tichorhinus), il leone e l’orso delle caverne 


l’esiere ftt4(o l'oomo contemponDeo tJi etlialo apMie di tDÌmaliy nè CAO^iamenli aorvenuli ndU 
geografia fiaica o tonperatnra d'Europa , dappoiché egli tì potè aUaxa , non proTtoo ebe I* di 
lui origine debba riaalire alle miriadi di anni da Ljiell fognate ma non dafinile (Op cil., pag. 91-94'. 
Però il MurcbiioD a pag. 306 della cilaLa aoe Memoria» parlando degli tirali diluviali {drifi-btdt) 
aegaatamente di quelli di Kenl, formauìoue anuloga ed equivalente a quella delle valle della Sooina, 
« dal troTarai qnMta otM roaaìli utile viciname di Folkeatouo uirulteiu da 80 u 100, ed «oche a 
999 piedi aopra il livello del mare , giacenti is rifu aulla nuda roccia, aenaa ebe vi aia frappoalo alvuu 
depoeilo fra queale e lo alralo diluviale io cui ai trovane involti, inferieoe eaaere tmposaibilc 
«piegare tale loro coUocameato allrimeuli, fuorché col anpporre che quegli animali veoiaiero dUtrulti 
da violenti oecilleaioni di aoolo, Iraacioali via dai loro paaooli da cunenli che U pr«>roiHÌaroaandlt;> 
dove ora ai giacciono ricoperli di aoitanie argillacee ebe ne favorirono la conicrvatione. » 
V.Edinh, Eev-, 1. oti. , pag. 300 • 301, nota. Ila, ai acelga qual piu ai voglia delle dueipoleai, e 
ti riuaracauo inaieme, caria cosa è die quella del Brodie é attiaaima altreii a chiarire com« io 
UD intervallo di lampo né atarminato, uè iodefinilo (come accenea e iaacia intendere il Ljell 
op. cit., pag. 16-17, coll. 10), abbia polulo nelle iaole Dannai aU'abeU aoccedero la quereui, a 
quatta il faggio. V. Drodie, vp. cit, S. Ò8-C0. genaralionr ttf trtt. Se noti che il biro 

«ucoederti negli alrali della torba apiegMi facilmenle daocbò l'abete invcceb laudo piò pretto adv 
cadendo, fu il primo ad iogombraro il letto del rivo diacoireute per la forcata, il quale tmpaiu- 
dandu ed altaigandoii vi traete e v’impigUò pure la quercia, e da ultimo la betulla o l'ontaiiu . 
creecinli io molo piu uaoiuUo e diaooato. Che ae, mentre Ceanre oaga che ai tuoi tempi creeccaee 
uella Brettagna l'abete ed il (aggio (iandgt;r kflUandgt; paUiu). I. v, e- 19), noi tappiamo tuttavia che quello 
vi fu dai Romani adoperato^ e perché non avranno potuto eraacere in allora Tuno e l’alito cou- 
lemporaneeneaie nella Danimarca, aebbene dò non oontU iatorioameole V Patliaon , op. cìL, 
pag. 6*7. 

(1) V. la nota precedente. 

(9' Il Uoae iadiano, a mo' d’eacmpio, fu trovato vivo nel cootineote aaialico al hi*’ grado di la- 
titudine boreale, cioè più a aelleotrione che Londra, ed in un clima invernale lanaa paragone 
più rigido (fcViné. Hr*. , 1, cil , pag. 967 ). 



lC6 LA critica SUEIlTiriCA EU IL SO VRAlflNATURALC 

, 

(9) • The dilunuoi ùf fA# geologùu Mas betn AtiAcrfe upom at onctcnl, breautt ha 

rrntamr o/* bui ùmlt/ ef ku^ land-mammaU had been dùeorertd bui nmir that traetA 

nf rnatt are found, it ù moli illogically imferreel, tkat man muil Aandlt;rtw exiMed f»r agre btfore thè 
hitioriml btcaiut hù rtmaint are fomid iM bedt «fAicA bave been prcnounred le be prt- 

Adamitic aeeordimg io thè reeeirtd ehivneìogy ». « li diluvio do* gtologi Tu sinora coaiidorBlo •nlico 
pel eolo molivo di ooa cseerrui ecoperti ctw btidxì di smisuruU mimmtferi terrestri, e neuuoa 
trecci» «meiu ; me deppoicliè te ae sono rinveDute, gli i elIeUo illogico l’ioferire che Tooioo 
abbi» doTOlo precorrere di molti secoli l'epoca istorie», argomentandolo dagli avanii ebe di Ini si 
trovano in istrali dichiarati preadamitici aecondo la cronologU biblica, aoicamenle per non essersi 
sin allora scoperta in essi verone rerK]aia emana (Pralt, op. eil., Ptuiuript, pag. 13). • 

(3) E perciò appunto vi fu chi, prevedendo la conferma ebe pel racconto e diluvio mosaico si 
sarebbe potuto derivare da colali recenti scoperte, fu tratto a combatterle e conlealarle (V. Scbols. 
op. citi, S. 4l3). Come se il contraddire alla Bibbia fosae Ìl criterio del vero; loccbè non aoi«> 
è un pregiadixio niente scienlifico, ma un pnerile paralogismo, anche per coloro che non prestano 
fede alla narraiiooe moeatca e la tacciano di falsità, polendo due opposte senUnre essere del pari 
erronee, e chi ai diparte da nn errore cader nell’opposto e non raggiungere la verità. Laddove 
chi reputa, e merìlamente, infallibile la divina parola, non può a meno di ripndiare a rigor di 
logica quanto le si oppone e contraddice, purché però non confonda, come può avvenire, il det* 
tato divino colla propria individuale interprelaiione. Ma anche in questo caso chi, per uie so* 
vercAto e non stronco Ut sricnsa (Rom. X, 3}, si dimostra o troppo corrivo, od inopporlunamonte 
tenace neU'awersare una scientifica inferenia o teoria, ae non si può dir scevro nemmeno egli 
da pregindiaio; questo però è mollo scusabile, vuoi pel principio che ne è l'occiaione, vnoi per 
refimcra durata di tante nieniifieht ronfiaste, la cui aolidilà suol euere in ragione inversa dri 


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PEH GIUSEPPE GHIMNGHELLO 167 

distinguere il diluvio geologico dal biblico, e questo a quel primo pos- 
porre, od anche assolutamente negare ('). 

Ma se cotali pretesi istrumenti , nè per la rozza forma , nè per le 


minore che fanoo; onda una aerta, aon dirò oalintzioBa nel ripadiarìc, ma perilaaia nell'acco- 
glierlo mi parrebbe lodevole noo che gtualifleaU. Al eontrario, l’aadar fragolaedo e braccbeggiaodo 
con dilello ed amor* quanto mai si riveli non conforme ed opposto alle seminVAc rrtdtHtr , è un 
veno ^ùi^fica, di coi mal si saprebbe addurre una scieDlifiea o plausibile ragione; ma quale 
questa eaacr si voglia, io metlo pegno che sa Mosb ci arrsee propinate le claseicho dottrine di 
Orazio e di Lncrezio intorno alle prime origini, o le romanlicbe cosmogonie indiane o cinesi, 
avrebbe risparmialo a non pochi de’ noslri archeologi naturalisti e geologi l’erculea, ma vana fatics 
di riufroatirle ed elevarle a scienliftca digniU. Contro quanto mal vezzo prolestava, or sono due 
iuslri, il nostre DO'Filippi, qosndo non solo proecm nnu cmtrarirrù tkeùa eJ iasvptrabiU a far 
tUrivart Cuomo da una enmia , come pretesero Lttmartà a Geoffny de Sl-Hilair« ^ non certo per nc- 
Miiarne Voriyine stimava neeeiaarìo amenetlere la crtauom* origtMaria di un ^roN raamero di tipi 
tlivtrsi f affermava che colui il quale diceste che i pesci, j rettili f gii uccelli, i mamMiferi 
cotiifaittono altrettanti tipi di (reatiane, avrete per si il contentimento di guati lutti i naturalitti ; 
eki <or(ura/se l’ingegHO onde mottrare come per modi/icasioni tueetttie* un petce tiati Iratformato in 
un rettile , e guttio tu un mammifero, potrebbe esser crrfo di reitar «aU ben pairabbera diaaeatnra grataita a cbiiMrico U diluvia 
gaologieo aciauliScamaata caugatluruto; aoa già elìninafa il biblica ialoricamaate cario a dall’a* 
oivaraala tradirioae coofernato (V. Lùtea, op. ciL, S. 170andgt;941), i cui gedaijici riaulUoienU eoo 
aarebba a atupiru che foaaera alaki ia luUa od ia parta alterali e coaruai dalle varie a lualUplic^ 
viaaada, onda quwU terre atro corteccia fa a più ripraae di poi, io qaeata o quella età, ragioaa 
o coutnda, eoa maggior o miaora violenia, tlarula, iatanailà, aorvarlita, aceovolla, acaaipigliala 
(V. aoprm pag. tOO-lOI ; cf. Ovid. Meiamvrfk , , iv, 969*306^. Par ia qual coaa, dato pure eba del 
Boaaioo diluvia bob rimaaaaaa o aaa ai poteaae accertare veraaa iatea traccia ; prima di negarla, 
oaaverrabba provare eba la et dovaaa’caaaiu o aeccaaariaaaaotc acoprirc. Sia para, che il trovarai 
oaaa del auatodoala aalla CordigUera ad ao’alteixa di 8000 piadi, a lavine Involgenti oaaifare 
braceie dalla Devoaa cima dell' loulaja aita un 16000 piedi , a dia io gancTule il riavadirai cao* 
aimiii animali aalla cime da’ pia alti manti dairAaia, dall’ Amarìca a d’ Earapa non provi 
apoditticamaata ebe teli altana aiaoa atale da ua geoarala cataeliamo aupcrate , nè alena 
feumeno fiaico o geologico, al dira di Vogt (Op. ciU, S. 109), lo ncbiegga asaolatamente e lo 
eoafarai^ bob perciò gli ti dovrebba dire coatrario. Laaciamo Marc ebe, coma par raaiveraalità «lei 
diluvio non è aeceaMiio ebe la nada, ghiacciata ed ioaeceaaibili aoa che diaabitata cima di tutti 
anche i più alti laoali foaaare dalla aovarvbianti onda aommarti; coai nou lo è oammeno per la 
ladcHà dal racconto , baatando che Noè tetUnonio ocolara dal fallo a primo anello della Iradi- 
lionaia cateoa, noo aveaaa veduto pvr una loro cima emergere airorisionta in qaall’ìmmeaaa diataaa 
di acqaa ; e Taroa, la qvala paacava forca no qaàadiei cubiti, cioè la melh di tua allena . non 
pigliar fondo che ad aaUimo meae aar ubo dei gioghi di Ararat, parebè ne poteaae infanre 
i:ha di tanto pura aoprustava a quaoli altri ai eìevaiaero aolto quella gran cappa di cielo (Cf 
Oan. VI , 15 rum vii , 19 , viti , 4andgt;5). Quanto poi all’lmpognarc che fa il Lyell il fatto del diluvio 
univeraala, argomaalando dai coni di alcuni volcuoi, dall’EIna ad carmpio, a d'altri nelle valli 
di Alvernia, i quali sorti, com’egli auppona, in un’epoca aterminataraente anteriore, non tono 
che un aranaaao inaoaraota di scoria, di pomici, di sabbie che non avrebbero polulo durare 
nemmeno nn giorno aU’arto de’ maroai, ma ne sarebbero alate d’en tratto apauala via e sommerse 
tOp.ail., pag. 199-193, coll. £/«mfni«ry pvalo^y, pag. 197-198, /Vinriglsi cb. 45, trnd. fraa^ . ^ pandgt;iil, 
eh. f, pag. 901-905); ciò dimoatrerehbe che lali aemmiU dovettero rimanere al disopra, od al 
'iiaotto del limile ondoao (V. aopra pag. 159, nota), da eni poterono poi emergere così intatti , 
come lo orme e le veatigia di rettili e di «ceallì impraeae sul lido, le quali sarebbero state dì lotto 
dal flnaao dal mare , o dalle vicenda atooaferiebe canc^late , laddove coirawallarui dal suola 
profondamente e atenderviai aoprm un leggurisaimo alrute di melma, e aovreaao un depeaito di 
rabbia , r uno e P altro col tempo , impietriti ; rìaollevati dì poi , e slaceatoai per difetto di 
'‘oeaiona lo strato arenario dal limaccioae, apparvero in quMto inaltavala e freKhiHtma quelle 
imprunta ne’ tranquilli reeeaai dal mare per secoli galoaamcote cooierrate (V. Brodie , eil., 
pag- 37-43). 


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TEI GIUSEPPE GHDUNOEELLO  libro a cut alludono le ciUxiouì, aopra 
pag. 131, noia 1 e 3) fu abbaatania temerario per affermare, che l’esame degli avaoxi Iroratt 
ne’ laghi della Svinerà oì forni uD'iotiera aioria di qoe* prtmiliei lacuatri abitatori, la quale risale 
olire i diecimila anni, stabiliendona la data leara un cnofortn di prova} ehi non ti coDtmln di 
asaerire, ma volle provare l’aniìcbilà di quelle palafitte, argomentando dalla dialanza che ora in 
parecchi luosbi ai oaacrva Ira quegli avaozi eandlt;l il lago che ai trova da etti più o meno allontanatn, 
ed assegnò pertanto, come fece il Gilliéron, a quelli posti fra il lago di Bienne e di Neocbàtel 
presso Pont'de'Thielle, e creduli dell’eU di bronxo, la precisa antichità di 6750 anni, venne con- 
traddetto e dal Troyaa che seguendo Io stesso cronometro ne ettribui solUoln 3300 elle pelefiUe 
di Chamblon presso Yverdun appartencoli allo tleaso periodo (>’. la nota precedente), non che dal 
citalo Morlot , il quale non fa risalire l'età del bronco ai di là di tre o quattro mila, e quella della 
pietra oltre i cinque o selle mila anni (V. sopra, pag. 158, noia, Slaab, op. cit., S. 90), r«- 
strìngendosi ad un dipresso ne’ limili della biblica cronologia (V. EdÌHbtrgk Bevine, voi. cavi. 
}'M»g. 171). Ma un siffallo cronometro già pregiudicalo dal diverso risollamento a cui conduce u 
rieeee, non solo è ricooosciulo incerto ed iasufficienle dallo steseo Troyon, ma dichiaralo privo 
di sodo fondameolo dal Vogt, il quale (Op. cit. , S. 159) nega ebe U lonUoanxa orìiionlale poaaa 
servire per misura del tempo, ed io ciò ha ragione} ma vorrebbe sosliloirvi la distanza rerticair . 
cioè raumcnlo della torba ne* luoghi, dove le palafitte furono in tale aedinsento pianiate} ed in 
ciò ha torlo, perchè l’ao crooomeUo non approda meglio che l’altro (V. sopra pag. 159, nota I). 
i’er la qual cosa il Alaurer '^Anàlend^ n* 40, S. 049) è di parere che le abilazioui lacoslri del* 
rAllemagoa e della Svizzera, come pure delle isole artificiali (cratt»m;^n) dell'Irlaoda non oltre» 
passino otto secoli, e forse quanto alla Svizzera, nemmeno i sei o cinque prima dell'era volgare, 
contemporanee perciò a no dipresso a quelle dei Peooii sol lago di Praaia (V. infra nota 3, pag. 173)} 
nel che consentirebbe con R. Wagner, il quale nella tua Memoria iella Ìl 5 marzo 1864 intorno all'elà 
dei craoii trofati nelle abilatìoal lacustri, non la fa maggiore di due o tre mila anni (V. Scimli, 
op. ciL, S. 419*413). Cerio, a giudicare da noa medaglia di Traìaao trovala nello stesso strato 
di torba, in cui si rinvennero molti oggetti di bronzo nelle palafitte del Ugo dì Garda altriboite 
all'età del bronzo, questa coinciderebbe coi primo secolo dell'era volgare. V. von Sackeo, Dtr 
Pfahlbuu m Cardo'Sety SiUungtberichte d. h. Academ. d. If’itttntth.pkilotoph.kiftor. Cùuzr, f/'teu 
1864, Refi I, nnd ii, S. 399. 

(9) Gli abitatori ad esempio della Tierra del Foego aireilremilà dell’America meridionale osano 
tuttavia la pietra per ogni sorta di strumenti ed steiuili} segnalameote un gran numero di col- 
telli di selce fa soveole rìavcoulo no* luoghi acconci ad nn accanpameolo , ed ivi ricoperti o di 
sabbia, o di melma dal vento o dal mare accumulala (Wliilmore, op.cil., pag. 991'. E lo SUub 
volendo darci un'idea degli usi e costami dei primi abitatori lacnstri della Svizzera durante l'età 
deila pietra, non credette potercela ritrarre più fedelmente, fuorché col presentarci l’imagioe di 
quella degli abitatori della Nuova Zelanda, quali furono trovati e descrìtti net secolo scorso dal 
Capitano Cooà. V. Slaub, op. cit., S- 13*15. 



1^2 LA CRITICA SCIEMVICA ED IL SOTRAHKATURALE 

universale, e qualora lo fosse stato, lo sarebbe tuttavia; giaccbè dovunque 
cessò, o ad un tratto o successivamente, ciò avvenne sempre per inva- 
sione od immigrazione di meno barbari, o per traffico e commercio con 
esso loro; quindi è varia non meno per Torìgine e principio che pel 
termine della sua più o meno lunga durala; nè mai primitiva, ma 
sorvenuta per uccidente a questa o quella gente o tribù scaduta per 
colpa 0 sventura, per questa e c|uella fra le moltissime cagioni, dalla 
primigenia iniziatrice, e già più o meno svolta o stazionaria coltura e 
civiltà Mollo meno possono essere argomento di grande antichità 
quelle abitazioni lactutri che sarebbero perdurale per tutte e tre le suc- 
cessive età (*), sin quasi alla nostra, anzi vi perdurano tuttavia: come 
ne &n fede o le casipole pescherecce erette su palafitte in mezzo della 
Limmat, delle quali è pur viva la ricordanza ne’ Zurichesi W, e se ne 
ha un vivo esempio tuttavia nel Bosforo C^), e le tuttora abitate nelle 
lagune (Umani) del Volga, e le simili abitazioni de’ Malesi e Chinesi 
stabiliti a Bangkok o sulle coste di Borneo W, o de’ Papuassi della Nuova 
Guinea, o dei Negri del lago di Tchadda W, o degli Arabi Afàij nelle 
paludi deU’Eufratc f'), che ricordano non pur quelle degl' Indiani Ame- 
ricani delle lagune di Maracaybo, che diedero occasione agli Spagniioli 
discopritori di chiamar quella provincia p'enezueta, cioè piccola Venezia ; 


(I) V. loprt pag. 149andgt;14tf. 

(9) Vi SODO tbiUsMni Itcutri tu pcUfUe ebe diirelà d«Ha pMira Mr«bb«ro perdartle nan ■ 
qadla del brooxo; UH qQcIte Irovste ■ Codette, SUBi, Uageneek ed io aleune altre •taiiem sui 
laghi di BiaoDa e Navcbilal, un sioo all’età del farro, cone il famote Sletobei^ sul pvimo di 
qua’ du laghi, a gindieane dagli ofgalli di bronao o di ferro ìa «aia trovali; na siccome dal 
DOfl esaerai troiaio aiaora altro ebe farro io quelle a la Tboa preaao Mario sul lago di ^eocbàlel; 
ed in nolle altre così di quaato lago, come di quello di Ginevra e preseo Sempaeh, uient’altro che 
brouxo; aule si argomenterebbe che fe«e aeiretà del ferro affatto seouoRiuto od iausilaio il brooso, 
ed in quella del brooto dianesai ed ignorati grialruataoU di oaao, di corno o di aelea; cosi dal 
Irorani solamente utensili od anni di pietra nelle abitationi laeoalri di Moosteedorf, Wanvryi, 
Meilan, nobeobauaeu, Waagen ed in altre molte ani lago di CoaUma noe ai può cooekuadere logiandgt; 
eenente che non fosse io qaeH'eU conosciuto od adoperato verno metallo, e che basii un tal nega* 
tivo criterio ad auegnare a tre epoche dialiole o suooeaaive le altriflandgt;eDli identiche coatruiiooi 
(V. Vogt, op- cit. Il, 8. 133); le quali pareiò cooaidente da sè sole non sono argomento sicuro 
di aoa bea definita, piè o meno rimota anlìebilà. 

(3) Staob, wp. cit., S. 9. 

(4) ffdiuòvrgA ffmri», I. oit., pag. 167. 

(9) Reclas, L*$ tittt /ocurtres de lo 5ifWfr, ffrrar dt$ itus monits, 15 fevr. I8C1, pag. 687 

(ff) V. Dr Baikie, ap. Kdinh. ffev. , t. cit. 

(7) V. Lsyard, Nmtth «nd Babytom, ck.xaiv, pag. e Momumutt 9f fitmnfth, 9 series 

pag. 96 , 97. 96, Luudoo 1863, John Murray. 


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GIUSEPPE GBIJUKCHELLO 1^3 

in» le antiche tribù di simile costumanza ricordate fra le soggiogale 
nazioni nelle sculture di Ninive (0^ non che le capanne dì giunco alzale, 
al dir d'Ippocrate, nel mezzo del Fasi dai pescatori di quel fiume 
per tacere de* villaggi costrutti dai Peonii cun palafitte nel lago di Prasia 
nella Tracia^ descrittici da Erodoto (^); ondeche da una costumanza che 
fu ed è praticata da popoli varii per indole e per grado di coltura, non 
si può trarre argomento onde giudicare nè della più o meno rìiiiotu 
anticlntò, nè della più o meno avanzata civiltà di nessun di loro; ed 
abbisogna ella stessa di un altro criterio onde argomentarne lo scopo, 
e da questo la di lei convenienza ed opportunità, tale da corrispondere 
ugualmente a vari c successivi o contemporanei gradi di più o meno 
progredita coltura. E questo criterio cc lo porge la circostanza di trovarsi 
talora vestigia di colonie e stazioni terrestri contetiipoi'anee alle lacustri 
vuoi delTeta del ferro, vuol di quella del bronzo (^), Iucche esclude la 
supposta anteriorità delle lacustri alle litorali; e ce lo conferma la quantità 
talora considerevolissima di utensili o di provvisioni di una data specie, 
distinte accuratamente e riposte dentro stoviglie numerose e nuovissime, 
e così pure gli oggetti di bronzo come nuovi, le une e gli altri in de- 
terminati luoghi aminussuti ed accumulati, là segnatamente dove i pulì 
carbonizzati testimoniano Tavvenuto incendio, e dove perciò più abbon- 
doso suoi riuscire il ritrovamento. Dai quali lutti indizi c lecito inferire 
che quelle costruzioni, congiunte per un più o meno lungo ponte al li- 
torale, servivano (come i crannoges d'irlanda) a luogo di rifugio, o di 
fondaco dì provvigioni o di merci (come costumano tuttora di fai*e 


J) V. pag. ns, noU 7. 

(t) Traili iUi «ir$, dti eaux ti dtt iitui , OEu'rti cvmfliitt d' NippccraU , Liiiré, 

loa. Il, pag. 61, Parìa, IS40. 

(3) Uarod. t, 16, Rawlintoo, itulory «/ /ItrodotìUy Londoa, I66i, voi. iii, pag. 184-186, mI 
il Kirhy ,BridgewaUr Trtaiitt, utw «dìUom Sy Thonuu Rymer Jont», l.«fidoa , 1853, voi. I, pag. I3S, 
dova fc doacriUo U bichIu cod cho t Talori, au cerio piallorornio oraUc aopra palaCtie, ai dasMo a 
peacaro il groaao alorìooe (arci^ttr hu»o) nel Volga ia modo porrellaueiile aimìle a qncllo de. 
al dire di KroUoto, aaavano ì Peonii i come ìl toro nodo dì rila è pur aiaaita a quello dei Pepo- 
ami della IVbovb Goioea (V. V/iutoirt di Dtimont d'Unrille, lom. iv, pag. 607), e qoealo fa preaunlo 
coti analogo a quello da' primi lacoilri abilalori della Svinerà, ebe Keller noa ai peritò dì prender* 
a modello le loro abilationi per rappreaentarci quelle aalicbiaiiBe de* auoi maggiori, e Ljell poae 
ia froale al ano libro un miai disegno! 

(4) Slaab, op. cil., $. 38, 39; V'ogt, op. eìt., S. 135; Keller, Revu» Jnkéoioy. I.cil., pig.7i,- 
D« nei jourt ancore , toir UicalUi habitét cvrrr/^Nmd prttfua toujcun^ tur U rirt, ò ime emtifnmt ilo- 
fioM facusire. 


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1^4 W CRITICA SCIEKTIFICA ID IL SOVBAN.VATI RAI.E 

gli Scamlina»i a scaricare in magazzeni costrutti su palafitte ne’ Ioni 
Fjorden, stretti, le merci Tenute per mare), anziché a stabile abitazione^*). 
Il che verrebbe pure confermato dal non trovarsi che rarissimamente 
<|ualche avanzo umano per lo più di ragazzi cadutivi foree per disgrazia (•); 
e cosi in caso di minacciata invasione nemica, poste già in sicuro le loro 
mei'ci e provvigioni, lasciate alla discrezione del nemico le casipole o meglio 
capanne costrutte sulla spiaggia con fascine o graticci e limo (Packe- 
werke, fascinages), non avevano che a ricoverarsi sulle palaGttc erompere 
il ponte, per essere al sicuro ed al ripatti essi e le cose loro dalfinai- 
zionc straniera. Che se dal non ritrovarsi in queste o quelle stazioni 
veruna o qualche più o meno raro vestigio di questo o quel metallo, non si 
può logicamente inferire che fosse ivi, e meno ancora altrove, ignoto o scar- 
samente e pur allora adoperato; che altrimenti chi rovistasse fia le ma- 
cerie di qualche alpestre villaggio sepolto in questo o nel precedente 
secolo sotto una frana, motta o lavina, potrebbe con pari ragione con- 
chiuilere che nell’età in cui vissero quegli alpigiani erano tuttavia ignoti , 
non che l’oro e l’argento ed i biglietti di banca, ma forse ancora il 
bronzo ed il rame, oppure allora allora scoperti od introdotti; al con- 
trario dal trovarsi ammassati qua sole stoviglie e strumenti di pietra, 
là soli oggetti di bronzo, o di ferro, ed in tale condizione ed abbondanza 


V. ptUafìtlet, KonjarutUirns iatuUrti éu lac dt Sewhàui, par E, Drandgt;randlt;r, Hans» 
pag. 133-13-i; Vogt, op. «t I. àL Vod SaelaQ, op. cit., S. 3M , 327 , 333. 

(I) V. Slaub, op. CÌL, S. 71. L'kypathrse $Cuh« latte entre ftt tmahiuturt iuppottt et lt$ imiigtnt», 
luU€ fKi aurait amtni la àtttrucUoH de («ux-ci, tti cemtrtdiU par te fait ^tu non ttuUmtnl Ut 
ètaMntemenU de Fdge de la pierre, mais eneore toulrs Ut tUitiom loautrts tnstmbte n'onl fonrni 
jut^uà prtseni ifuune demi doutaìnt de nfUtUttes Aumnini Le phénom'ene toat tntitr des habUationt 
Ineutlrti, depuit ton origine jusju’à la tndigue de la mamère la pltu endemie un dècrloppement 
gradui et peisihle. t.et iraett d'inctmdit et la prèttmee de mombrtus okjtU auprit dtt ptlotis nt etm- 
iredittmi paini rtUt astertian , tar où irouetr un nliage etnteeri de chaume gui, ayanl stAtUti pendoni 
det siètUsy n'ait pai ili tontumi unt oh plutiturt foit par suite des chances de guerre ou d'atcidemls 
fertittis ? Ut kabitanls <T»n riUaga de Vdge de la pierre gtàttenl Uur étahltsstmtmi , tandis gue 
d'auires, à peti de ditianee , ronfinumi à piert tur leur ichofaudagt , c’cfl un fait gui u'est pat^lus 
ilotmanl gue la dispariuon de tant de lotalites habiie'es pendant le moym dge^ et doni mmj connaissoas 
tueare Us noms et Ut emplaremrnts. La prittnet des produils de findutlrie dans U voitinage det pìUtit 
n'a rten de svrprenmt non plus , ti Con tongr gut Ut cabantt itaient eoueertet em chaume , gue /<tu( 
dans cet tiUaget, mime U plamktr , itaxt comhutuble , ti gue cet groupet i'abitationt ont d6 itre 
frappis par det timttret friguenit ( Keller, I. ciL , pag. 71, 73-74-7S-76 ). QneBU freqoeDia però aun 
«noi etaero eMgerala : * ITapr'es dei obtervaliont faitet par Mr. le Colonel Schtpah, et gui mdriUnl fault 
tomliantt , sn guari seulemeni des itablittemtnu larustret des lati de Bienne et de yeuehdUl ont pri- 
teiité dei traets d*ÌHrendie { il ne peut dome itre gaestion iT unr rwinr subite et ginèraU (ivi, pag. 73), * 


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PER GIUSEPPE CHIRINGHELLO 1*5 

die mal si confanuo coU’uso indiviLtualc e privalo (0^ cd accennano piut- 
tosto u commercio e manifattura ; ben si può ragionevolmente presumere 
che la diversa natura degli oggetti dipende da quella delTopiGcio e del 
IrallicO; anziché dclTeU. CcKa cosa è, che una assoluta distinzione di 
tempo o di spazio non è applicabile a cotali costruzioni , trovandosi 
sovente commiste e contemporanee le costruzioni e masserizie attribuite 
li varie c successive età (>); cd il supporre che, nella Svizzera, il pas- 
saggio dall’una all' altra età caratterizzala dalla pietra o dal bronzo 
0 dal ferro, non sia già stato subito ed improvviso per opera di stra- 
nieri nmiiiinistratori , come si vuole sia avvenuto nel settentrione di Eu- 
ropa C'*), ma lento e graduale per opera del commercio die vi avrebbe 
introdotto e dilFuso a mano a mano questo c poi quel metallo, come 


coue «•rvbiandgt;e avveoalo ìd cim di guerra; al cUe oata pare il dod IroTarvlsi quaii mai uo reato di 
oadaTere, cireoatania die non rarorìtee meglio l'ipoleai che quelle coatraiinni Toaiero deflinaie 
a domicilio, aiutcbè a magazzino. Quindi ben lungi dal cooaenlire col Keller, il quale è d'arTÌao 
che quegl’inceodi fotiero occaiione ebe ì coloni, aioggiando dalle abitazioni lacustri, ne costruis- 
sero altre sulla rira , (rasporlandorì parie de' loro arredi ; • hrtqu'vn inreuttie U$ co/mì à 

te re'/u^ier tur la Urrt ferme. Ut èlevaient urie ncuvelU Ajandamp;itcìliofi ..... /rz dèHUaagrmtntt ont dà firt 
frè^luenU /tendoni Ut jtdriodes de la pierre et du Sronze, et ih toat imiiquét par la circonttanee fur 
de no* jovn encore , une locmlilè kabitèe torrttpmd prrt^ue toupwt^ sur la rie*, à une oNcienne 
tialiat lacustre (ivi, pag. 79); •noi da quesleiu circostanza, congiuota airatsenxa dì sUtìme di 
quegl inceDdi, argomentiamo che le coelrazioni litorali erano le abitazioni contemporanee ai ma- 
gazzini, asili o pescaie lacualzì. 

(I) V. sopra pag. 179, nota 9. 

(9) Brlaùttmeni à la ditirìkulióie det titAluscmettit lacuttm, il temhU, d'aprts l'awrage gue nuur 
examiuoat , fuc let fraatirrtt actutllex enfre la Suisu romandt et la Satts* tdltmande micnt Ut mtmrt 
fwi téparaient Ut viUaget de Cdge de la pierrt de crus de tége du hraaie. Celle tddr Cif nmtrtdiie 
pur la potiùoa de t ÙablUumtHl lacustre de Peschiera ^ gui appartieni eueMUtUement à VAlgt du Itronu, 
et gui se trouee hiea à r«ricnl det ttalitmt lacutlre» de Vége de la pietre rn Suùsei elle ett autti 
icnlredite por la iimolion det piltHit de Moatitedorf gui appariiennent tntUremeal à Fdgt de la pierrt, 
guoi^udt soiVni cnfoirrdi dee ttalhai oit Pan a Irouri' da bromu. il ut tout ttutti impatiibU de Iracer 
UHt temblabl» ligtte de dtmareatiaH eatre Ut dtablùtemenli oh Ton a Irourd du fer et ceux mt re metal 
n'o pat iti rencOHtri, car om a dicauvert det objeti ea fer d lakurgl , ainti tfue dant Ut loft de Sempach 
et de Mautn , fiti n'appartieanent pat à la 5«mic oceideataUf Keller, op. cit , pag. 70-71. 

(3) " Et Vanemark , en Suède, dant U lUetkUnbwrg , la séparatitm de Pdge de pierrt arre i'dg* de 
brtnie ut melUmeat aceusie. I.tt thjett de mital rcjsrtùenlcnl faulret types que lu ubjet* de tUex , 
et let erdati qui Uur carrtipondrnl tont allangit et plus groJtdx. Mail m Suiitt Ut plut andennet 
hacket de brante toni exaciement mcdel^ tur la forme drs AocAez de jnerrc de l’àge pricidmf. Je 
contlut de ce fait et etautres, fui «eraif trop long «T enumcrer, qu' au Nord Ut objete de brante indi- 
quent ParTieie d'une rare diitincfe qui a vainca la rate brathyeiphale , altardie dant zoJi diveloppement , 
tandit qu'tn 5wi«ie la iraiwilion l'ut fandlt;ùu froduW^rnl ». De Pancienneti de t'kommtf àpropotdte 
dècauvtrUt paliontologiguu faitet dant cu dtrniert tempi , «f noldmmcNl de eelUt du reUes humaitu 
a Engit et à Ckaueaux tn Belgiqueì extrait iT un ditcouri ^rpMoncd dant la liamce jNtAliyiie ewiiseiie 



CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVIUNXATCRALE 
suole importar qua e là ora questa , or quella merce (0; la è pur essa 
un'ipotesi ebe non ha altro fondamento, tranne il nessuno o scarso o 
più o meno abbondoso nlrovamento di questo o quel metallo nelle su- 
perstiti reliquie delle varie lacustri costruzioni. Argomento meramente 
negativo cd inconcludente; sì perchè, come suole avvenire (ed in questo 
raso è già più d’una fiata avvenuto), ciò che non si è per anco rìnve* 
nulo, può rinvenirsi posteriormente; c non essendone mai esclusa lu 
possibilità, dal non ritrovarsi non si può inferire il non esservi; mollo 
meno dal non esservi ]uù , il non esservi stato mai; c meno ancora dal 
non esservi stato mai in questo o quel luogo, il non esservi stato con- 
temponineamenle, se non prima ancora, in alcun altro, £ ce lo com- 
provano col fatto loit) i fautori dell'una e delTaltra sentenza, cioè del 
subito o graduale trapasso duU'una all'altra di quelle tre età della pietra, 
del bronzo c del ferro, attribuendolo si gli uni che gli altri airintcrvcnto 
straniero, vuoi d'invasori, vuoi di traflicanti; il ebe suppone evidente- 
mente che per gli uni correva già l'età del ferro quando per altri correva 
tuttavia quella del bronzo, e fors'anco della pietra senza Topera di 


Ut elasit étt tcitnttt ét V Acaièmit r»yete 4e Delgi^ut, k 16 dèe. 1864, i»ar Mr.Sphog. • Instilut, 
journat unìvertel dandlt;$ icicnets , SO ondi f86S. Cf. Le prtmitr dge de ftr en Danrmark , analgte d'ttm 
Mèmotn de 3ir. Engelhardt , par Mr. Praoer D«y, Rtv.Artk. 1864 ^ pag. 4i4-4t7. 

(t) n Tesare praunr gae Cesamen dee reiiet dee halnlalietu laeuttree (Vagee mtt rapports ; tl, 
pig. 144 ; 111 , pag. 8 cl 9- , dant U prtmitr rapport, pag, 93, kt populittìone de Vdge de Ut pitrrt 

rmt iti eantiéiriee tommt dì/féreniet de ctUet de Vige da bronze^ e'eti parte gu'on ne eonnainait ^ 
fomme priitnUtnt k» earacttre* dt Vdg* de la pierrt, gu tute tenie tieliany et enture ne la entmaittaii-am 
gue (Ttiibr mamèrt imparfaitt ) ne permrt pat de cvntlure gu'it y ait eu changrment hrutgvt lori tht 
pattage itun dg$ à tautre^ ntait au eontraire, gti'il autorite à admettre gue lei métaus te toni ri~ 
pandui graduellemenl tome teuU atiire marckandite • KHVr, I. cU. pag. 70. 

(9^ • ,Vaii hdtant-noui de fatte rtmttrgtur gue leut em iiant lueeessift, rei Aget ne peavent étre 
r«ifi;»arandlt;'« à det piriadet géolttgigaet , u«n eeufement à caute de leur faible rfirrée, maxt turtout parte 
gu'tlt toni relatift à tei oh Ut pat/t , et yur dan.t det payt diffirenit tU ne te correspcméent pvtnt 
guani au tempt. Vn peuple peufatt itre tnm-t à Vàge de pierrt pendant fa'iui outre arati alteint 
Cdge de hrante, et un trmttime Tdge de fer. Ced aintt gu'aujaard'hut gue nout peurriont, pour luirte 
la mime txprtttion fgurte , appeltr neirt rpogue l'dge du platina et de ra(landgt;tu*tnium, il tf a tntnre det 
papalahont tauraget gai en toni h Cige de pierre. Cet dùitiùtii, »n le eanf«it, temt turtout relatirei 
4iu pagi gu* Con eaniidfrr et n*imt peint parlaut da limiUty ni drt earatfèrtt ahudut evmipemdanlt. 
Cet phaitt ani età plat rapidtt ou plut lentet dant un pags gue dant un avtrej aìnti naat verrimt 
ga^en .Saitte lei animaax damrttiguet itaient (otunu dh l'dge de pietre y gae dant la Seandinaeie le 
hronze a iti plat rare, et te fcr dexoaetrt plat tòt ga'em Vantmark , ete. ( D' Archìte, op. rìL , pag. 496, 
130) ». Ma le qaeata tuGceatione di alà a dWiBione di periodi tono fenonroi particolari e locali 
naramcDla ralatiri c che nno hanno Dalla di aiaoloto, come mai poaaooo lerrire di criterio e di 
canone unirersaUi, par inferìre eào qncUa triplica tacccMìone ba dorato arrerani par ogni dorè, 


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PER GIUSEPPE GniRtKGHFI.LO |^- 

pià colli ^ durative chi sa quanto e forse indeiìniUrocnte ! Data dunque la 
successione di queste ti'e età in questa o quelfallra regione o contrada, 
non se ne potrà mai presumere la risjandgt;eUÌva loro durata, assegnandole 
un valore assoluto cd universale, dipendendo essa da un fatto al tutto 
vario cd accidentale, quale si è rintcnrnllo frapposto fra luna e Taltra 
delle varie successive migrazioni, od il più o mcii pronto allargarsi ed 
estendersi dello scambio commerciale ; ed il desumerla dalle circostanze 
e condizioni locali del suolo, o degli avauzi c dei ruderi, non riesce 
che ad lui crìterio il quale, incerto e manchevole (e lo provò finora 
l'espenenza) jandgt;er appurare esattamente il principio ed il termine, e quindi 
la relativa durata di ciascheduna età, è nullo alfatto quanto a detenni- 
nare, non già Tantichità di questa o quella gente, nazione, Lnbù, ma di 
tutta quanta la razza umana. Incappano quindi gli archeologi ed anti- 


« looghiMÌna ba dorato «Mere riofaniia det gootre ornano, a non BaMKoabandgt;le l'otigioe dalla 
prima alà? « Aoiu fouvms donc, camme léiultat de ce coup d'ail retpide iur m ^rrmiVri étabht- 
ttmenU dant «pwlqnca partir* de ta terre, entrmir cemiien a été taaqw Crnfanee de rhomanitc, 
enfanee fue tamt de peuplet n’oai pat eneare depoitre et ne depa/termi mni dout* ^wtoti , puù^u'tat si 
grand momh'e di' autre* phì diyà ditparv de la Utre tan* atroir atlemt Vàge adtdtt. Camhiau de tiieU* 
eat dù s'ecauUr nrant gite le» reee» piddettinn* A g arrieer ntent parveaue* à c* giti nou» *tmble 
aujotird'hui si 4nn;»/e, A tiaatmettre leitri idéei par de» tigne» (fri» pag.àttS)? a Iton à agli aisnrdo 
e eoalraddillori» l’ammaltrra dalla rana pmlcalinale ad un rapido a più o nano ataoialo inci* 
TiUmenlo, mrntrc allro fono dannata ad aoa lun;^htr»ifnB ad anelo atema ioraniia, a Inltavia 
praanpporra che lungfautinia abbia dovuto auare l’inbaiia del genera smaao? E poieh» ai tqoI 
raalringerc la parfaUibtiilà o fame il privilegio aaclnaivo di alcooa rana {la perfetlìbibtè , set 
apanage eacluit/ dt eerlaitte» raer», ivi pag. tu f[iial fondameulo ac m aUbiliranno i Umili 

a la data, e si Tona oegara la poasibìlità die l'amana rana aia alala privilegiala da bai principio 
eil initiaU aiinollaneamente ne’ vari rami di coltura, di cui ai trovano dovaoqac gl’ iDcremenli 
od i rader! ol in neiaun luogo i primi iniii? Non à ami oaprcnaammle dichiaralo il niun valore 
da aUribuirai alle reranit acopeile intorno alU prrsunla antichità del genere ornano , cd al triplica 
aueeaaaivn pariodo di auo ineivinmeolo, quando nnn auto ai ammclle la poaaibililà che le antiche 
civiltà ariane foasero conteroporanrc ali’ età delia pietra oair Europa aeltenlrÌAnaÌa a centrala , 
conte ora iiuella dei aeivaggi dait'Amrhca ocntraia, dalla l’ulioaeta e deirAuatraha è contempo- 
ranca dalle soalra moderna eivillà; ma ai riconoace Beti'Aaia la calia del genera amano, il f&co 
onda irradiarooo la prime cmigraitoRi . ed i aucceiaivi ineivilitorì? ■ /Vetta detva* fair» rrmargttti 
gae le» rigitm» doni NoeiJ nom aoatmra aeeupé* ne mnt prdeitimemt pa» ctl/é» gai paueaitnt étre rtgardéti, 
arse le pht» d* prsbabiliti ^ eemme agant ^té le berceau de Chumamié. P<mT jioiu ^t>iirrà eri 
il faudrait pseidder, tur le» diverse» parlìei de VAsie gai enl dlé le tbddtre de» piu» oneiemme» sMH- 
taùtms, de» dctminenf» aHulagae» A eeiix doni noau vencn» de por/ar , r<tr rea ctViltatKwfia paurraient 
firrt bien itre conUmperutsr» d* Cdge de pietre da nord et du rentre de {'Europe . camme Us papulaliom» 
tnut'sge* de rAnidrigue centrale , de la Polgnésit tt de C Australie le aanl de maire nvilisaliam madame. 
La timuftandile de* eirilitatiems n'ejcùtant poa, noua poveona teulemeni pattar gu'H g tt tonte preba- 
bilifd paur gue /’Adà/rafeMieMr dea premier» hammt» ait etmmentd tn Atit, aù aa maairml euait le» 
rette» de» cvetiiaolMHia le» pine tmeittme». Il e»t drideni fwr l'homms rat origiuaire da pag» piu» cAmttds 
fur le Osmenark, et gu’ìl m'a pu tupporter le ehmtU dm >Verd gu’epris aroir aUeimt vn cartthii dsgré 



1^8 I_k CRITICA SCIESTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 

<(uuri io quelli! stesso paralogismo in cui abbiamo veduto iiicon'ere i 
naturalisti e geologi, di confondere cioè la primordiale origine colla 


rfc rtlatùt ùu moùu et qu'il ait tìpfrit à tt procurtr ri à u ttrtir éu feu » à t* 

vttir <t à t'altriUr. /«ri race$ de Fàge Ji fiierre durtnl fin soumiut «f en parlìt remplatétt perdei 
HetioHf plut tivilùécf rentiet de fOn'mi (Iti, pag- 469>4(Vi, 4!!^, 430). Ori m U civiltà potè pii 
mere otilori in Orieale qoiodo non oe erano peraoco in Occidente lorli i primi albori e «jaeato, 
tutUvia deserto ed ioabiUlo, doveva di là riceverne non che i primi ioiti, gli alteriori incrementi j 
uonso t]ual più aia gralnito od ouurdo Ìl aupporre che quella civUli, in quel anolo o prci$o quelle 
genti predealinale . dovesse tuttavia percorrere lo tlHeo od almeno analogo /unjrAtarimo e triplice 
stadio, percorso dappoi in aaeno felici rimlrade da altre genti straniatesi da quelle prime, con cui 
avrebbero però avuto comune il ceppo ed una più o meno lunga società! Atinrdo e gratuito del 
pari il pretendere ebe, mentre di una civiltà aponlaneamentc eaordita e maturala non v’ha nè 
esempio nè veatigio, ed ogni tredisioiie, memoria o rudere deirantichilà preiuppnno una coltura 
più o luflpo avanzala, c la eiviltà anteriore alla barbarie, nella quale quanti sono caduti vi giac- 
ciono ìndelìuilameote e di per sè non ae oe sveatono mal; qoesla tuttavia deggia easere alala la 
rondiaione primiltva di tutte le raxte, colla sola differenza che nate tutte ferine, tutte, anche le 
diseredeU della perfeUibilità ^ giunsero a quel primo grado di civiltà che permise loro di poterai 
ktanziare colà, dove altrimenti aarebbero morte appena nate, qualora cioè non avessero avuto Tnio 
del fuoco, delle veati e di un ricetto (uso a cui le o^tre scìmte, sebbene per nalnra imitatrici, 
sinora uon pervennero)} ma ginuU le razze non perfettibili a qoel primo grado di civiltà appena 
superiore aU'islinto di certi animali, vi rimasero fisse e come stereotipalo; laddove le perfettibili 
landgt;«r un fenomeno pticelegieo mollo curioso, e le cui fati furono siuora dai filosofi poco aneriìtr td 
otttTvate^ ottennero durante un corso lento rd inrommensurabile qoella supremazia di cui da 
prirteipìo non appariva nessun inditio, segno o pronostico. Lei trùcetmattritUttdeVindMttrttnaif- 
àonte de Vhamme , la mareht ti Unte et prer^sc ittcommtMurablt de tee progr'tt a Iroecrz toni de 
^ndradent fwi se toni tTabcrd sncc^rr, le iittUandgt;ppeutent à prine tetuihle de ton inttUigenre appU^vre 
itux choiet Ut ptm uitirVfes de la vie , rf yui ne ddpattait pat de beaueoup F insfirref de cerlaias animanf, 
lamdit fwe rcute idèe èlevée jearMcif/ot/ pro/ónafrmrn(, yue tonte oppb'ration ife cette idèe à un but im‘ 
maléritl eemblait ftre incoimue , toni $ani doute, dam Fordre intelleetuel , un phenomène bten curnus. 
Que penraiewt /ìrfVe prèrajer ett premùret UMNi/estotionr dr la jrre'ience de TAoMme, olon jue tee produitt 
de rei faeuUtt, yni più» tard deeaient lenir du mererilUHS , rtniwrt /m’n d " atteindre Falwole d'urne abtiUe, 
l’élèyatil tieeu èF nn oratAHÌdc et Fhabitation iF n« crulor. Comment la perfeclibUite, rei apana^e exeiuttf 
de rrrttfùsrz wes, et doni tant d'autrrf devaient itre à jamait diihéritUf, pomvait elle tire eoupionnèt.* 
Autei dant l'ordre pA^rifve de la natuie , rep/writion de TAonirtie «e fut marquèe par aucune eimnftomet 
portieiiiière. Su prtmiiret gèniralicnt durcnt tiert entouriet de» animaus tjue nout t-oyont meort aujawr- 
d'Ani, ristfJM perter pormi eus d'autre» (kangtmrtil» yue eeux ^u'exigeait la nerersitd de vivre, de se 
itmirnV, de se tdtir, et de iahriier. ftien ne dèuotail eneort che» bit atte suprimatie fu*if a tuaemament 
at^uiit par un phénam'ent ptyehologifut iaut partitnlier , et doni Ut dn-ertu phattt ne stmblent pat omr 
hiouioup fjè Fattenlivn dei pAifojopArs fui cui toujourt ronstddrè rAowene commt e'il avait ite crei 
itmtemporain de Périclès ou iTAugutie (Ivi, pag. 46C-467). Ma fra i feoomeni curioai, enriosÌMimo 
mi par quello di dutredare le raazc non perfettibili di un’eredità che ì loro progenitori imperfet- 
tibili pur essi non avrebbero potuto loro tramandare. Curiosissimo del pari quel friiomono psicu- 
logico per cui In razze non pcrfeiUbili van'arono d’nn salto l'abiuo ebo corre fra la pretta barbarie 
ed il primo grado di civiltà, ebe è quanto dire dallo stalo ferino passarono all'nmano, e conqui- 
stalo per propria virtù nn regno, divennero ad un tratto incapaci d' ingrandirlo d’ nn palmo, 
queato è un fenomeno psicologico che certi natoralisti e filosofi ( i quali quanto meno s'iolendoDo 
di natura e di filosofia, tanto intorno ad rue sentenziano più lecisamente) soppoogono aempre , 
ma. non che chiarirlo, non le provano mai; dove il ricadere o rimanersi in quei preteso primo 


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PER GIUSEPPE GIIIRI7(r.nEU,0 f - 4 ) 

successiva difTusione ; e come questi scambiano la prima comparila dì 
un organismo colla sua ortgtnazione, avvisando che dove sMncontrano le 
prime tracce di lui, quivi stesso e non altrove e non in altra anteriore 
età, abbia potuto avere originamento; così <|uelli reputano autoctone 
od aborigene quelle schiatte di cui non sanno delinire Timmctliata origine 
e provenienza, e pnmitiva e congenita quella barbarie di cui niuna 
stirpe si svestì mai al tutto spontaneamente! Prova questa evidentissima 
che spontaneo e libero può essere io svolgimento, non già l"mtzìo della 
cultura; e poiché libero, può riuscir vario, progressivo, stazionario, 
retrivo, retrogrado, nullo, quindi originar la barbarie, non mai esserne 
originatoci La quale inferenza logicale, apodittica, incontestabile risul* 


^rado di cÌTillà per coi gli amaoi ai dtiliogoono dai bratì , dimoatra che «jurllo aon fu mai ren- 
i^iiiatabiie, come noD è amiuiliile mai, perché inaeparabile «tal carattere « parte rateoiiale delle 
natore dell'uonio, a eoi Unto rieace imposeibile il divenire no bruto, qoaolo e qoeslo il fanì 
omaso. Cd ona chiara riprova dì codeiU impouibitila , 000 meno che di quella aappofila primitiva 
barbane, e lento, greduale, tocceaaivo diroriameoto , cì offrono pur ora ì eekaggi ebe vìvoeo nelle 
foreale aellenlrionali dcll'iaola di Boroeo, i quali, legati da neaiooo o oon durevole vincolo di 
famiglia e società, erranti aenu tetto, bod cibandoai che dì frulla, dì aerpi e di scimie 'preda 
rome queste de’ Dayaki, che ne tanno a caccia collo acbioppo), mentre di quel preteao primo 
grado di eiviità non avrebbero altro eba Tato del fooco, fono tuttavia coai periti neU*ealrarrr 
ferro eecellentc e ridurlo ed ollimc lame di spade ebe l'impadrooirei di qneale ai è appunto il 
motivo per cui ì tadetti DayaLi danno loro la caccia (Cobi il Dalton ap. (^barlea Pickering, TTit 
r«cts af man and thtir gragre^icat diitribìilitm y rbiladelphia , Shernaao, iS-tff, pag. che fa 

nella collezione iotilotala: L'niud Slatti tjphrinj txptdilitm dmìng thè gtart lS3dandgt;l8-i3 under iht com- 
mond 0 / Charles Witkei, U. S. N. voi. 11 ]. E coat que’ eelveggi, inferiori in ogni altra cosa ai barbari 
dell’età della pietra, avrebbero d’un trailo raggiunto l'età del ferro «d io opera di fabbro sarebbero 
nostri rivali! Or va, e eoo questo crononretro misura l’età della rana umana! K chi non vede ìb 
qoeirarlifizio fabbrile rollioia reliquie dì una smarrita, aniicbé l’initìo d’ un' esordiente civillà ? 
La quale . se non fu c non potè essero quella del secolo di Pericle o di Aognslo, so ne dilTereDziandlt;> 
Bwao per gndo che per natura, giacchà roriginarìa e primitiva fo, come iaiiiale, perfetta e aon 
era rome la greca e la latina guasta dal tarlo della corruiiuoe, né inchiudeva il germe del suo 
decadimento. Coochiudiamo dunque col nostro d’Arcbtae: Tonte ronfiftritr, ttUe jne noxu la ron- 
aaiuatij . avtc et fu'etle neut a tranmis de niente, d’ari, de litle'ratnre , de philotopkie , de peli' 
ti^ne et de dogmet rtUgieux, ett dam rtlativenunt rrèandlt;>iNodmic, et c*ett re doni il fant bitn far $e 
pertuadeni let pfiilotvguee lei più* eruditi et Iti arrhàilogmti Ut plui rendi dant la cennaiftaate de ett 
dnertet ciW/iasfionr (Ivi, pag. -t66andgt;467]; ma ci permetta di soggiungere che in un co* più dotti 
arrhtolegi e ^Mogi, anche corti nataralisti deggiono ben persuadersi ebo raotichilà dei tempi preialo- 
riei à da essi supfwsta ed esagerala; e ebe non v'ha nulla di men provalo e più moderno che quel 
preteso prinilivo slato ferino o semiferinu durante una sterminata serie di secoli, riuscenlc per 
un fenomeno psietdogico, curiato e tinora iuotiervalo, ad una meravigliosa sopreraatia inlellelliva e 
morale; la ran'ojn'tà di questo feoomeoo coDsialeodo appunto nell' esecro meramente p«ini/oj^e, 
cioè di non avere on valore cstriaseco ed oggettivo, ma di essere un mero scberio di fantasia 
iedividnale 

(I) fWiasi a questo proposito il gindixio di nn filosofo, a cui nessuno apporrà la taccia di pre- 



|8u LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 

lanle dai dati di uoa continua ed universale esperienza, e dagli starici 
tradizionali di tutti i popoli, i quali fanno risalire l'origine delle arti e 
dell'industria ai primissimi tempi, e ne (anno autori la divinità, gli uomini 
da essa ammaestrati , o meritevoli per tale loro trovato dei divini (t) 

|tiodic«to: m inUr itr Mtngt fahthtr und idctnlottr f'muehe dtr ItUUn Zett ftehtH di* togmamiUn 
(iwhkhten der ìtfenschheit obtm an^ wtlche ibre yorttellungtn t'oM dfm ersten Zutland UHurtt Ct- 
tch>csc'a e degli spontanei prodotti del 
suolo, ma di cereali e di biade, di piante domestiche e de* frulli dei 
gregge e dcll’arineitto; nè lor mancava !a scortai '6 la comodità del cavallo 
e del cane. K quanto alle arti ed all’ iiidnslrìa, quelle segnatamente del 
tessitore, dcll’artnajuoio , del vasellaio, rtirlifizio rivelasi maravigiloso, 
avuto riguanio alla vilezza della materia cd alla semplicità de* mezzi di 
cui poteano disporre; altaiche introdotti di poi, ed adoperali materiali piti 
pregevoli, non fu d’uopo di cangiar forma e disegno, o perfezionare il 
lavorio. Prova questa di continuità di dimora e medesimezza di stirpe, 
c di progredita coltura che si vantaggiava del trafiìco per procurarsi gli 


priva di <. Ma il Lyell (ib. p. 90) ricoooeca ebo qnel cranio IroroHi accompa* 
goalo da avanti non solo di «porlo estinte, ma aliretì di soprawissnlc e Inllovit vivenli, onde noìlt 
si poò inferire qoantOBllasaa relativa, e molto menoqaanlo all’assolata aaiaDlicbilà. V. sopra pag. 4S7 
e segnenii. 

^9) Op.cU., pag. 95. Stàjtpcting for omomenr, what mao( ^rorm, that thr Ntandtrihat thtU Manghi 
le o rcc4 eìiitd Ut thè Jtomby pti^U and ipa« «« madem a$ they. 

(3) Op. cil., peg. 76. Oh tha tahaU, I ihinkitprobabtelhat thU fami maylt «5ou( lA« «eeie 

«1 lAoi« fotmd by Sekattrling im th* Liégt coeeriM; ini, at no other animai rmaiAJ terre foandwitk 
t(, lArre it ne proaf that il may nat ba netaer. Ita paaitian Ituia no roantrnonre aekaUver lo tka tuppati- 
tion of Ut beittymart anrkmt. Al poslnlto qneelo fossile poò appartenere ad nn dipresso alla stessa 
eU ebe qoelli trovati da Scbmerlìng a Liegi; ma neo ersendovisi trovalo con e«so altro avanzo ani' 
male, nulla prova che non sia piò recente. Nè dallo sua posi loro si pnù argomentare che sia piòaiilico- 

(4) The $buH IMI ahattn, hawtrar, hy all ila mtatttremrnts ^ to ba fuìty at weil dtvrhped as that af 
an a<rtrayt Etimptan (Op. et loc. cìt Cf. Wbltmore, op. cit., pag. 917) ». Ed altrove: a It a fair 
average human ihtf/, tahiek tnigkt kart belengtd to a philasapher , or migkl bave eenlainad th< thaughUett 
brailli of a lavoge (Huxley, Evidenca at lo Man't placa in Sature, pag. ISG). 

(5) Thìt tkull it thè mott brutal af all knawn human tkuUt, rtttmblÌHg thote of thè aptt. Op. cit., pag. S4. 

(G) Idiatcy it eompatibla vhiih rery ran'oiu forma and eapacUUi of thè eranium , but / Anco af none 

mhieh pretenl thè least rezemè/nncc io thè ^rondertAe/ «Au//; aed, fu, ■ihermort , l thall procerd io «Aoa- 
iAof iA« iatler maaifattt bui an titreme deg^ee of a ttage af degradatitm txhibited, at a naturai conditìon, 
by thè cranio of ccrUtin ractt of mankind ( Ib. pag. 85) . 



i86 


1>A CRITICA SriEKTiriCA ED IL SOVRAKWATt’RALE 


tini dagli altn notevolmente diversi, ne trovò alcuni, ed uno segnaUroente, 
molto rassomigliami a quello di Neanderlhal (0, e cosi pure fi'a vari cranii 
australiani dell’età presente, potè rinvenirne uno avvicinantesi moltis* 
siroo a quello di Engis, ed un altro accostantesi poro meno a quello di 
ISVanderlbal Onde gli lu forza conchiudere la simile o diversa misura 
e capacità di cranio non essere di per sè un sicui'o criterio d'idciiitlà o 
distinzione di razza P, e quindi, a nostro avviso, nemmeno di antica o 
di recente eu'i; la somiglianza o diversità nella confurmazioDe del cranio 
essendo indi|>endenle dalfidentilà o diversità di capillizio, di colore, di 
linguaggio con che si sogliono distinguere od assomigliare le razzcj e tanta 
la discrepanza fra cranii di una medesima razza , c tanta raflinilà degli 
antichi coi moderni, che toma impossibile Targomentame con sicurezza 
la luedcsimezza o diversità di razza P), c per conseguenza non se ne può 
nemmeno inferire uu^antica o più recente età. Così difatti conehiude logi* 


(l) J/r. Bm*k ^rtw my aiUntion ... lo thè rtétmtlaMt itlwctn iom< of tkt tktdlt lakm from tamuh of 
thè ttoMt periùd at Bùrrtby in DtmHork^ of wAicA Mr. Bu$k pot$e$t«s Humtrotu acturalt fgurtt, and 
tht Nutndtrihal tranium. Ont of thè Borrthy tkulU rà p«nicidar . tkert t«, toitltoml doukt^ mmh 
reitmklantt in tharacUt Bttmetn ihe two /kulU (li*,). 

7*0 tht fotiibilily of rtasoniny m a rjCTOtu eirtle, howtt'rr . f ihought tl wouid b* wril lo 

tnJtaoonr lo autrlain tokal amounl of crtmùU variation ù lo bo found in a pure rato at tbe prtont 
day; and a$ thè naiivto of Southern and ft'utrm Auttralia are probahly ao pure and homfigentoui l’n 
tuttomt ani languagt ^ a$ any rate of tatayts in ogioUtKt^ / tumtd lo them, thè moro rtaddy 
•w thè UìtHitrtan muieum tontain» a very fne eoUetiion of tucJt tkulU. / toon found il ;>«i4i6/e lo ttUct 
from among thrir erania Itoo ( connetled by all eorts of ìnUrmodiate grada liout ) , Ihe ont of whieh tkouU 
t-rry ntttrly rtttmhlt lAe Enyi$ tkuH, rnhiU thè other tkould tomevehat leu iloeeìy approximate thè AV<n*< 
dtrthal cranium in form, Jisi ojicT ^ro^wrltoni. And al thè some lime olAcr« of these ikaili pretonled 
no leu remarkablt ornili» viM thè lo» lype of Borrtby *kuU (Ib., pag. 6S-66)- 

(3) « Cramal meaturtmenls alone affari no oaft indieation of rate •. Coai egli concbiode dopo aver 
paragoQato il craoio di Eogia con duo lastntiani o quello di ^'eBOlle^lbal con un cranio inglear 
qualificato Como di tipo eaucaseo nel caUloge di ilunter, per decidere la qnitlioDe molto agitata 
ae il cranio dì Engia areaar nppartenulo ad una raxia auperiore od iareriore, ad il riaulUlo otta-' 
Dolo ai fu clic poteva attribuirai eguatiDente all'nna che airalira (Ih., pag. 8C). 

(4) / neilher detire to affinn tkat thè Engit and yeaadtrthal àkuUt belong lo thè Auitralian rate, 

nor to auerl riva thal thè oacirnl tkuUt belong to one and thè tome rate , so far as rate ù mtatared 
by tangu/ige, eotoar of skm or iharaettr of Kair. Againtt thè contlusion that they are of thr some rate 
as thè Australiani mrious minor aanlcuniVal diffèrrnees of thè ancirnt skulU, suth as tkt grtat dtn- 
lopmtnt of tht froutal ttnusts^ nij^Al be urgtd; vAt/e egainst thè suppotìtion of nlAcr thè- idmuty, or 
tkt dieersity of rare of thè imo orùes thè kaotm iNdejicMdrNrc of thè variation of tramvm en tht omt 
hand , and of katr^ colcur^ and languagt oh thè olhtr. But tht nmounl of rariatiom of tht Borrtby 
skuUs , and thè fati that tht skalli of one of thè partii and most homogrneoai of exitltag ractt of mrn 
<aa be proved le from ont amother in thè samt chaTocttrt lAoui^A perhnps nel gutU lo thè lamt 

tsUnt, as thè Engit and AVoncIrrlAal skulis, seem to me to ^roAiAil any rautitm/ rratoner from affir- 
mtng thè lattrr lo kart beta netessarily of Aslintl ratti (Ib., pag. 88-S9). 


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PKR GIUSEPPE GHIHINGHELLO 1 8 ' 

cameiue il Lyell, confessando candidamente che gli avanzi umani trovati 
nelle caverne del Belgio misti ad ossami di mammolh c dì altri mammi’ 
feri di specie csiiiUc non accennano nè nella confomiazionc del cranio, 
nè in quella delle altre membra ad un tipo umano divei'so da quello di 
alcune razze viveuti (0; restrizione che nou ha fondamento, dappoiché 
egli stesso ncoiiosce colflluxley W essere il cranio di Engis vicinissimo 
al tipo caucasco K quanto a quello di Neandcrthal, di cui ammette 
la non ìspregcvole capacità W c la troppo incerta età per argomentare 
da alcuni suol cai'allen anomali ed arieggiami al tipo scimiatico la proba- 
bilità che vieppiù a questo s*accosti il tipo umano, quanto più si risale 
nclfantichità (^); qualora avesse considerato che tale capacità non solo è 
siipeiiore di gran lunga al maximum di quella del gorilla, ina altiesì alla 
media proporzionale dei due estremi del cranio umano ; e che rirre- 


(1) Tht Auflion skfUtemi af tht fitigian rarersi, nf iimtt enevot tvith iht manntoth and olhtr txùmt 
mammalìa , fio m«| tfttrat/ ontj of a marked drparturf in fheir strtu turt^ u^ther t>f $kvU or Itnb 

ftom l^e ma/kni tltmiard of eeriatH liting raeet of thr human famihj (Op. eìl. , pn^. 3?S). 

(t) V. «opra pjg. 195 ooU 4, pag. 186 noto 9, 3 » 4. 

(3} op. eit., pag. 80. 

(4) Tht Neandtrthat tkult, aUftough i« seoerat rtfpect» it ù more efe^ltke^ thaa ang humtm ikuU 
j»rfri»u*ly dùrùrereJ, U, in rtgard la volotna, bj no mpaoi eoiilcaipUble ;Op. cil., p*g. 01). 

(5) A$ to th* rtPtarkahle Ntandtrthal iMetou t( i» at present Ime itolakd tmd exctptional^ and tU 

agt tee inetrtain, le warrant us in reli/img oh iti aòunrmal and a^c-/iite rharaelerij <u learing en tht 
guutioH whttktr iht farther batk ti<c Iraet Uan in lo 1 A 0 pait, ih* mere w>c ihall fiad him appyeath 
in bodiiy eonfermalitm te lAwe iptriti ef tha anthrepnid >juadntmaHa wAiVA art jnoii aib'n fa kim in 
ilrurtura (Op cil , p*g. 3*5)- ' 

(6' Gialla il calcolo del ProfeMore Scbaainiaasen, ripro4Ìotlo dall’llaxley, il miiriarum della rapa- 
cità di qoel eraoio Tool nerre raggnaglialo a quello di 1S dita cubiche ingicai di acqua; ora iie> 
con* la maggior capacità lioora oasenrali io aa cranio normale europeo ai c di 114, la mcuocea 
circa di 55, e aeconde lo Scbaaffbauaen, in alcuni ennii indiani, circa di 46; mentre la mainma 
capacità ainora miaurala del cranio dì no gorilla non contiene che 3t. 5 dila cubiche, gli è chiaro 
che la capacità del cranio di Tfeanderlbal non lolo raggiunge |iruiaìmamenle la media proponionale 
fra i dae ealrcmi del cranio nmano, come ralaamente conchiedo l'IIuiley : u The Ntanderikat errmiun 
staniti thtrtfert^ in eapatily^ vtry nearly en a iteti ttith iht mtan of tht Ileo human tTiremti, » 
ma la aorpaiia quasi d'un terzo, come pure non solo à mollo maggiore, ma più che doppia di 
quella del majimum anlropoideo fttry far abeve ihe pitharaid maximum). Op. cib, pag. 84. Il 
De-Filìppi, a dimostrare l'affiailà deiruoao eolia scimmia, ora coufroola l'angolo facciale del 
gìorane onte^-AuiaN^, ora il cranio del chimpami della prima età col rispettiTo detradullo Aualraliano 
fL'uome t U ttimie, pag. 90-98); paragone che ntlla mipfiore eeoìoyia De Filipplana non protcrebbe 
nulla, 0 nella Auona niente affatto; pcrchà se qoalla ammette la poTaibìlilà di due virtuaiità affallu 
distinte in duo organismi affatto aimili (V. sopra, pag. Iti, 114, 115); questa, ad eaaer buona, deve 
raffrontare, ordinare, e raggruppare i tipi animali Dello stalo loro adulto, compiuto e normale e non 
aeconJo il fetale o giotaoile loro STolgìmrnlo. Ma se da questo gtoranile riscoolro ai polesae cavar 
qualche coslrutlo, aarebbe la condanna della teoria Darurìolana, giacché se le antropoidi tanto più 
ai aeoalano dal tipo amano, quanto più creacooo e ai perfezionano nel proprio, laddove l'uomo tante 



LA CRITICA SCIENTIFICA EP IL SOVRANNATURALE 


i83 

golnrc conformazione pmle ogni valore caraUcrìstico <ii s|>ccie o eli razza, 
attesa la perfetta proporzione umana delle altre parti di <|ul-1Io scheletro, 


pii loro >i «vvìcini , qganlo ptà iligrada o Irnligna; ove foue puMìbilt una •p^cifira tresfariiiBxioiM, 
ooD aarehlH! qaetla di ccimia in uomo, ma di uomo io acimi*, unico progrraso poaaibtle nei aìatema 
De-FiUppiano. E lutlavia il cervello ufuaoo noe meno di*rurme da quello «Iella trimia itdio alalo 
adelto, di quello ebe lo aia duranlo lo avolgimenlo fetale. I.M«an>o il Graliolel: «t Oil uirr/otM«« 
exerptioa, <n maturel.'e, fue U itatlltihU è« dcWfap/te iTnae iHamiire itmUahle; Cordre tfu Jèpt- 

hffptmrHi $érial dn rst conforme à l'ordre du dtrtlopffmfni rnvArymiMVrr dans une méne famtite 

natorelle. Toutt eiftplton à (ette règie ccusiitve une Momalìr tane esemple , un rdritoile prodigo. Or 
et prodige ett rrali$é par Cfionmt. /> certeam de rAiwmi* adulte, aront^inmt éit, rtt sttnblebte à etim 
du tinge, et reprndaot il te détehippe à eertaim dgardt d'atte manière teule differente. Aìnsi. par eattnplr. 
lee più dant le eerreau det tinget apparaittent d’akord tur Ut ItAt* infrriturt, et en dtmitr lieu, tur 
Ut lolet frottfaus. Dant TAoitirfc riatfra a lieu: Ut più frontaux apparaiitenl Ut prrmirrjt. Ut più 
tnflrieurt toni Ut dtrniert. Il rn ttsultedri dìffirmeet ptrpètuelUt pendant (a vie fataU, et rAonmr. 
A ftt dgard, tt prétenU cornate une irr('«otHAfe exception. Aiuti, «j aarunc épogue, te eervtau humatn 
temblable IgpiguemeHt au ttrreau du tinge, n'ett un eervtau de tinge. Il e'chappe k /«i ronijMUttc 
Om ne peul fairt, ik l'hùmme male'riel, mi um règne, mi un embranchtmenl , mi tute ilatte, mi un ordre, 
flt HAC famtlle itun erdrc. Il eti à part dtt itrej gui lui toni le plut ttuibleAIrt. U apparAl, pattet mot 
le mot, aux if/ux da maluralùte, gui U rumgerait pormi Ut tinget , rtmme urne anomalìe o (lUrhamme 
«( de M />/«tcr i/itNi la erdation. Conferente de .V. GratioUl. - Scirett ttirmlifiguet de taSorbimme. - Amie 
germanigae tt franeaìte, lom. xxia, 1S6I, pag. 30). Del rcalo, «[uand'aoclie durante lo alalo fclele 
e {povaoile, il cranio nmaao non ai diffcrrDiiaaae di mollo da quello di on anlro|*o»de, lak di(Te- 
reoza, apparentemente minima, ai dovrebbe aupporro ìniplicilauieBle massima, arpomenUado da 
quella del aucceaaWo spiegamento ebe è per molli rispalli grandiaaima , aegnalamente riguardo al 
peao del cervello ed alla craniale capacità. Lo ateaso Quxley eontcMa che meatre il gorilla adalle 
pesa quasi il doppio, dica Boajeswao, di questa o quella donna europra, il maggior ptao del eer* 
vello dei più groaao gorilla non eccedcllo mai le venti oncie, laddove nina cervello di nomo m»o 
ed adulto riinllb mai minore delle 31 o 33; come altreai la capacità cubica del cranw di un nome 
adulto BOQ fu aìuora, per quanto egli aappie, trovala minore di 03 diU enbiche, il più piccolo dei 
misurati in ogni rma da Murlon, eaacnd'ine capace di 63, laddove il più capace di db gorilla 
noB oe eoDlìeee che 31,5; ma poniamo puro che il luiNiatnm di capacilà nel crasiu enrupeo are 
diaceao sino a 55, ed io qualche cranio iudiauo, giuala io ScbaaJfbauaen, aino a 46, questa aarebbe 
tuttavia maggiore d'un lena della acimialica (Vedine i brani riprodoUi dal Wlutmore, op. ciL, 
p«g. 304j Ljfell, op. cìt. pag. 8-t,. Ma l'imporlania di questo raffrooto ai raddoppia, qualora ai 
uMervi la dilTerenia fra la capacità crasiale iafanUlo e quella dell’ailullo, masiima nell'aomo, 
menoma nelle antropoidi; e c«mi, ginata il Duvernaj , ae oeiruomo di rtiza caucaaca la diOcrcuaa 
à da 115 Dciriofanle a 1*0 centililri nell'tilnllo, nel gorilla ai b da 54) a 40, nel ebimpaniè da 
37 a 33 o 30, ncll'orang-oalang da 46 o 47 a 34 o 33. (^uiudt egli coDcbiBder • Cei camparaìtotu 
de Ut eapaeite' eranieune, tuieant l'dge... détnonfrent gite chti r/tomme tette cdpoctft m grandemeut 
«m augmemtant, de Vtnfanet (//J) à Cdge adulte uale però 
TÌen chiarita apparente e non reale dal non eaaere gli ani del pari che gli altri anaceUivi di no 
medMÌrao finale riaoltaineoioi compiendoli nel proceiio Gaiologico dnninle il tempo od renonirao 
analogo airotlico a travorto dello spazio, per coi paò avvenire che dae torri ad ona certa diitania 
rasiomigliaDtisi , vediite più dappresio si diaaomiglino, e Pana aia quadrala, rotonda ratini. Ora, 
come la proasiroaoza acnopre l'illuatone che non lasciava disiiagucre la ritondeiaa apparente della 
torre, cosi la diversità di dae fratti oialari importa e chiarisce por qoclla piò o meno implicila 
dello svolgimento o del gerroo; rinisiile, Pcvolalivo, ed il terminativo essendo tre momenti di ona 
sola e identica virtnalità, che si suppongono a vicenda, perchè l'ano dall'altro condizionato o nani- 
tante come lo tono il principio, il mezro cd il fine; o non vi ha donqoe svolgimento poMìbile. 
o questo debb'eesere correlativo e proporzionale aU’ioisto ed al termine Chi poi nei vari tipi orga- 
nici non ricoDoace che il grednale sviluppo di no tipo nnico preesistente nel germe primordiale 
svolgentesi in una serie indefinita di organismi sempre pìn perfetti, qoegli dovrebbe dar ragione 
della contìnna parallela persìslcnia dei meno perfetti, costanti a perpetaarai senza mai trascendere 
il proprio, non sappiamo se necessario o libero, limile, arrestandosi di tratto sul ponto di varcarlo, 
piò solleciti di abortire che di raggiungere on grado oUeriore di maturità, per tema forse che ciò 
sta per nuocere airannonis aniveraale, alla quale, meglio che non i parti piò perfetti e maturi, pnmano 
per avventura conferire, w non anche essere necessari, totli quegli aboKi o aconciatnre; che tali 
hanno a dirai lutti quei tipi compnralivameole, nati ezHuso Tomano, il quale non sarebbe nemmeno 
esso aupremo, ma una sconciatora meno distante daU'infaaorio soo autico progenitore, che non da 
un tardìasimo, cheole che ti voglia essere, tuo nipote, del cui rimolitsimo antenato già sin d'ora 
rnmanilà, giusta ripolett I-amarcVo-Danrintana, ai trovereblm, sebbene incnusciamenle, in gesta- 
rione; cioè, d'wn tott'uffwalt di htiCaspttUjiione ^ per adoperare lo stile di Edmondo Abonl. rbe 
qualificò l’uomo piimiltvo: un sottt-offtcier i'avtnir dant la grande armée dtt linget (Le Progrèt , 
Paris, 9* édìL, Hsclielte, 186-Ì, pag. 91) I E come conciliare questo prcgreaio Darwiniano col 
placito Ilegeiiano del callo razionalittico ora dominante? 

(1) /fi no eenee tfita eam tAe A'tenderthai btmet he regarded as thè remaint of a being intermediate 
beturen men and apts (IlaKley, Man't place in Sature^ pag. 157). //cure, rrcn in thè abtenre ef thè 
bontt of thè arm and thigh, tohith aceerding to Profettor Schaaffhauten, hai thè prteite ;»ropi>rffiM« 
foumd in hfan, althovgh they wrrt much etarber than ordinary human bonet, there muld he no reaeom 


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PFR GIUSEPPE GHtRtNGHF.f.f.O 


* 9 ' 

al lutto relativa, parziale, individuale, c coni)alibile accidentalmente, 
come fu puro testò dimostralo (0^ con qualsivoglia razza umana; non si 
sarebbe dovuto conlentai'e d'infenrc, come ha fatto (*), che dallo scheletro 
di Neandortlial non si può argomentare in favore della primitiva nrigi- 
iiaria identità del tipo umano e scimiatico; ma dando a questo argomento 
non già dubbio cd incerto, ma negativo, tutto il valore che gli rompete 
dai non essersi sinora, ed egli stesso ce lo allerma, trovato nessuna prova 
geologica che le razze inferiori della specie umana abbiano sempre pre- 


for atmbtitg thi$ rroariiiini to «Hytking but a man, tehtte iJte ttrtngtk «h 4 dfviiofnntnt of tkt mutculer 
ridati t>f tht timb benf$ mre <haratt<r» in jf>trf«ct cttnr^tÈwt with tk^it txhtbUed, m a mimir étgrtt, 
bjf thè bmes of fluii hardy taea^ts , tsf 0 *td te a riyarùui climate, a» thè Pala^omiant (UoKipjr, ap. 
Ljail^op. oit, pa^. SS. V. sopra pag. ISS, noia 6 ). - Brafnter Sehaafputuirn hai pointed «ui that . . th* 
fitanderthal iktUten dvti noi dìfftf' from tht. erdinery itandard , io tAd le coi coaclaaioDi aono le eeguenti: ■ Non altro essere (il cranio 
di Ncandrrihal) fuorché un eacmplare acnpIicciBenlo iooormale, ed essere la sua fornia particolare 
doTBla alla aÌDo«tosi delle ossa craniali, avvenuta prima ebo il cranio avesse raggiunto il sno com- 
piuto sviluppo. — Tale sinoslosi aver impedito lo sviluppo e l'iacremofito deU'osao frontale, dando 
cosi origine alla straordinaria depressione ed appialtimcnlo di quest' osao. Incootrarai anche 
oggigiorno fra le rane ornane moileroe cranii siuostolici della stessa cunforasxiune. — Incontrarsi 
spesso no consimile svìlappo innormale patologico in maggiore o miuor^rado anche in ellre razxe 
che non sono le barbare, variando considerevolmente sia nel grado, sia nella modificaiione, a feconda 
delle varie e particolari cambìnaiioni delle suture che sonosi precucamente ossificate. » Del resto, 
questo cranio non iscoslarsi dal tipo medio del cranio umano e non potersi coofoodore con quello 
della fcimii (t. Lyeil, L'ancitmnttè de Vhùnme, pag. 0), e nulla siaort indicarci la discendenza del- 
l'uomo dalla KÌmia. (Pruncr Bey, Bulltùn de la 5eciVri^ ÀnihropaUtyìyue^ lom. 4, 1863, pag. 399). 
Dopo ciò il lettore può apprexiare il valore della scolcnza proauncisU conlerapurancammle a questo 
proposito da un altro Uultoro oeU'Approiiice delta (taxzelta di Torino, 30 geonaiu 18G&, n* 30, 
avente per titolo: SeetMde Uuura pvbbUta di madamigtUa Aoyrr Le «ngi'm' dtltuomo — Eccone 
il tenore: • / rroiui pei di Berrtby in Danimarca e yeanderthal in Gtrmaaia mntlranp un graduala 
atricinemente al tipo htcliale pronanòatùiimo m gueUe di iVram/rrlAM/, e rengmiv ceti im appoggio deffrpe* 
leu di ua'arigine comune alCuomo eJ alla «ci'niu • . Più reciso ancora o solenne sì è il pronuncislo del 
Professore De Filippi : * Non deve però pattare tetto tilentìe la maraviglkua teeptrta fatta nel tS5d 
in una piceeia grotta a Neanderthal pretto Dutteldorf di alami avanii di uno Hhiletre umane aitai 
probabilmente eonUmporaneo delCelefanU vellute (B. prìmigeniui) ^ e th* tartbbero nytprrtentanu d% 
UN tipo uiNune affane piUrifoTtne, i«rajiirflfe betlùile  if cranio è tegualato della furia tporgeuui del- 
rorle tuptriore delVoriita, dalla grande depretiwue del fronte obbltguo elVindietre, datC eenpifr abbliguo 
al det'<ia/i, dalla groitttut delle pareti, ^nche alcune otta telo residue del Ireneo di ifuello te/ie- 

tetro che andò in gran parte ditperfo, ti dijfin^HONO per la gretteua delle pareti, e per le iiabroiità 
mollo prenuneiaU degli dUaccAi tmuco/uri. Batti ora la muda etpesitione dei fatti. A guali ren<fMiHrni 
atti troiCimne la menta ritrosa s ynazi inutile tha iedicaa{Oy. cib, pag. 40 41). Quanto alla ritrosw, 
T. sopra pag. liti e 117 io nota. 

(9) V. sopra pag. 187 nota 5. 


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iga LA CRITICA SCIEWTIFICA RD IL SOVRAKNATUnALE 

ceduto le altre cronologicamente; da questa mancanza assoluta di prova 
avrebbe dovuto conchiudere essere dunque ul tutto chimerica e priva di 
fondamento la presunzione che il tipo del cranio umano tanto debba essere 
più inferiore quanto è più antico. Laddove con evidente paralogismo c circolo 
vizioso egli la giudica tanto solida e fondata, quanto la teoria dello svolgi* 
mento progressivo su cui si appoggia mentre questo abbisogna pur esso 
di prova e di dimosti'azione. Anzi egli ed il suo collega con invidiabile 
sicurezza, e con un l'aziocinio lupigno sono cosi siculi del fatto loro, 
che trovano nel cranio di Neandcrtlial, qualunque ne sia rantica o la re- 
cente età, un argomento del pari concludente in favore della teoria Darwi- 
niana e dell'ipotesi Lamarckiana; giacché, se il cranio é antico, In stia 
conformazione si è aj)punlo quella che gli compete giusta una tale ipo- 
tesi e teoria; che se lo si attribuisce ad una razza comporativamente 
moderna, c si considera tale confonnazionc come un tralìgnamento, si 
avrà un esempio di do che t botanici chiamano atavismo, cioè la ten- 
denza delle varietà a rinverlire ad un tipo anterioi'e e la teoria ne 
verrà così confermala, anziclié contraddetto. 


( I ) 7ì4r expeclatioit cf trfirffy* meeting mth a Imtr tgpe of human thiU, thè oLter ihe farmmtion in whith 
it oetnrs, it haieti «« thè theonj of progrruis* tteeeinpment , ami it may preet te he ioandi neeerlkeleu 
«*e muti rememher that thè apprtrranrr pf tehal are ralied ihe infcrior rwee of mankind hai aluayt 
preeeded in chronoiogieal arder that of thè hightr ractt (Op. cU., p«p. 90). 

>ossano roiulensare in si breve periodo e da 
persone di singolare dottrina ed ingegno tante contraddizioni c tanti spro* 
positi; prova lampante di ()Otulo meglio dal gorilla t3) originare? E mentre queste sono tra di loro 
aflàtto sterili curiosi di sapere per (jual legge fisiologica abbiano 

potuto comunicare alle rispettive prosapie una proprietà ad esso loro negata, 
cioè la promiscua ed indcGuita fecondità; [)roprictà, hi (juale, essendo la 
cBiaUeristica, od almeno, per dirla col De Filippi, il priìwipal requisito 
della specie ci poi*ge il più sicuro criterio per attribuire a coloro che 


(I) « A» U> (Ar K»g>eciricamente diverso, e questo non già 
belluino, bensì umano. 

Ma la possibilità di un solo umano stipite, fonte primaria di tutte le 
umane raEze, non potrebbe esser meglio chiarita fuorché dal modo stesso con 
che viene dai vari awei'sarii impugnata, lasciandosi gli uni e gli altri in 
una quistionc llsiologica governare scientemente o nescientemente da un 
mero pregiudizio antireligioso, quello cioè di contraddire al dato storico 
tradizionale rivelato di una primitiva coppia da Dio creata, sostituendo 
alla creazione di getto la generazione spontanea e successiva trasformazione; 
all'unità dello stipite la sua moltiplicilà; alla natura umana la belluina; 
concentrando in quesu presupposti, nè dimostrati nè dimostrabili, tutto 
il momento scientifìco; poco o nulla curandosi, od inutilmente, di defìnire 
od i limiti di quella pretesa molliplieità di stipite umano o belluino, e 
nemmeno il tipo particolare di quella bestia spiritosa o fortunata che per 
elezione naturale u sciente o per caso si sarebbe umanizzata. K la ragione 
di tale più impotenza che trascumnza si è, che fra i tipi belluini non è nè 
naturale nc ragionevole la scelta, essendo tutti troppo disformi daU’umano, 
e quelli che lo sembrano meno, troppo fra loro rivali e parimente 
troppo incerti e mobili, perchè arbitrari, i limiti con che si tentò definire 


(1) « AnmesM 1t derivatioRO priraìliva daU'aomo dalla acioaia, quale tara il Doalro più proatimo 
pareolc fra le aUitali acimìe anlropoidi? Io bo cercalo di moalrarvi ebo oeaaaiia di etae ba liloli 
aseoluU di preaiueoxa eulle allre due; che ae l’usa aembra prevalere per un caraUere, decada poi 
per l’allroi ebe ae per ì caralleri del cervello» per la dialribatiooe del pelo, rorasg-outang vince 
le acinie rivali, per la forma del capo, per le proporxioni delle eaUoBità, per il ntnore aviluppe 
delie aaceoccie laringee, il cbiapanié vince alla aua «olla l’orang'ontang ; che w il gorilla è l’sltima 
«ielle acimie anlropoidi pei caratteri del cervello e del cranio» e per la cooplicatcm dei aaccbi 
lartogei, è poi aiiperiore a lolle pei caratteri oeteologici del tronco e dolio calremiià. Mi pare ebe 
da lotto eiò derivi cbiararaeote la eonaeguenxa che noi oon dobbiamo cercare in alcnna di qoeate 
acimie antropoidi il noelro alipita primitivo» bces'i in ona forma perduta nelle epoche prenmanei in 
altre parole: che te acimie attuali lono il ramo cadetto, e noi il rame principale dal coanne tronco 
genealogico (Oe Filippi, L'L'aa» $ U Scimie, pag. 41-.4&) • . A noi pare cb? le le acimie altoali eotro- 
poidi o no, aooo il rime c«de/4e, e nei il ramo ^nri^aie Jél ireece amumt gcMe/apico, queato dovrebbe 
denorainarai dal rmo principili, e non dal auUtu, e dirai emano, non già rdmiaticù; quindi con- 


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FEa GIUSEPPE GHIEINCnELLO 


aoS 

e circoscrìvere delle umane razee la supposta primitiva ed originaria 
diversità. Ondechè, se i Darwiniani, i più logici singolarmente, i quali, 
non che far derivare tutte te seimie da uno stipile comune, assegnano 
a lutti gli animali uno stipite solo, anzi da una sola cellula primor- 
diale originano tutta quanta la creazione (cioè trasformazione orga- 
nica J l‘), mentirebbero troppo manifestamente a se stessi ed alla loro 
teorìa, qnalora esitassero a preferire (quasicchè sia luogo a preferenza, 
dove, giusta la loro teorìa, vi è ineluttabile necessità!) la derivazione 
delle razze umane da uno stipite unico alta derivazione distinta da più 


lrarìaa«ote a qaasto prvtUbìli il D« Filippi, U «ftmw, risesdo lY ram» coétu»^ ntlla t%icrtuiont crtwo* 
logica Jcgli «s$tri vtrtnii, ioraca di troTarti Jcpo tanti anni airùtesso punto cAe il Lamarrà^ qDello 
cioè di nippcrre ttim dmnuWM itlVuomo iaìla t*.imia (ivi, p«g. 41), ci troveremmo al punto oppoito 
Hi lopporre la acimia derivata (lall'iaoiiio. Illazione non meno attarda che l'altra, ic t'iDleodl dì 
una vera derivaiiooe e Irapaato dall'ana airallra natara; non coti però aa ti rctlriaCgno ranimo o lu mente 
preoccu giacché ae la natura fa aalti, è tulio ualurab die lì faccia badiali. Che ae è 
e gratuito accagionarla di aalU, non lo é meno attribuirle immediati trapaasi, tolti apparlenenli a 
formo perdute; onde l'impoasibililà di rapprraenlarcrie e tlabìlirae il numero, per determinar quindi 
uet auperalitì organiami il più o meno proeiimo grado di lor parentela; quindi aUenrodoai al 
tronco dell'albero genealogico belluino, Unto fa ebe uno a'appigli a questo come a quel ramo; gli è 
peggio ebe giuucare a moaca cieca, perché Irallandoai di forma perdala ai può abagliar Mmpre, ma 
eoo ai può indovinar mai. Epperb dod aaprei chi dir più fortunato a questo giuoco, fra il De Filippi 
ebe va io traccia del proprio alipite primitivo, ed il Vogt ebe preaorae d'ercr trovato quello dd- 
l'uomo dell'emìafero occidentale. Perocché, vedi disdetti! ae nell' Australia, dove rnmanilà si mo- 
strerebbe nel primonliale suo siate, cioè a mala pena diùciiKiató, manca alTallo la linea dei presunti 
suoi asrendeali, cioè l'intiera famiglia delle scimie; aH’opposlo dove queste sì aarebbero al possibile 
umaniziate tanto da esser delle antropoidi, o maocDUo del pari tutti gli ascendenti e colletrrali, 
come nella patria deirorseg^oulang, cioè ncirArcipelago asiatico dove non si scoperse sinora alcuna 
scimia fossile e manca almeno del pari, come nelPAfrìca, b metropoli del ckìmpansumt, non sola- 
mente il tipo qaadroraaao della traecorse età, ma proprio quella forma perduta nelle epoche preandgt; 
umane, che sarebbe stata rimmcdìalo passaggio dal scimialico al tipo umano} cosicché i due estremi 
limitrofi, cioè il ^tenultimo od antipenullaio scimialico, ed il primo o secondo umano, scambio di essere 
se non contigui, pmssimani, si troverebbero quasi sgli antipodi Tono dell'altro, e aeirisapossibilité 
che ae ne provi legalmente la stretta allinenza o loro ronsaoguineilé. a Tke ditiribulion of tJu fouil 
formt of monkry$^fram tehich man may be tvppottd to cbitm a genette , tniirtlg hafPes our ut* 

templi ta euoeiaìt txiiting rate* •( man mth any of thè tpeeiti beneath him. In thè Atintie Arthipe • 
logOf thè land of thè orang^ no evidente ufhatever of any fotsil menir^ Kos yet beta obtined; in Afnea 
ih* metropolii of ehitapanieedom ^ agatn thè guadrumanout fype of pa*t age/ ù abitai. Al thè antipodf* 
whtre thè human rate hot reachtd tU lowttt fspef, whtthtr by tlevution or degradation^ and where thè 
beiotted Auiiralìan taeage grovels on utttenteiout cf mottof thoie menlalprùtettetetkithhaetUenthougkt 
la he dìstinetìte of httmaaiiy^ and whtre man's phytieal ttrveture apprcaekrinearetl to ìhat of thè inft- 
rior mammali^ no monkeyi exiety eilher in a recent or foitU ttaie. (Ediob. Rev., 1963, voi. cxvil, 
pag. !>4|-bi5) •. Mancando dunque assolutamente la forma d'immediato trapasso dal tipo acimiatico 
iir umano, come pare quella del trapasso immediato delle singole varieté specifiche scimiatìebe o 
dì qualsivoglia altra serie hriluina, non essendovene alcona la di coi continoité sssolola, tnaichè 
presunta, sia dimostrata 'vedi infrs, pag. 179, nota 3); lauto vaie il inpporre fra l'uomo e la scimia 
una forma mediana, quanto rìnserirvene parecchie, o passarsi di tulle. E come non costa più alla 
fantasìa il far cavalcare un abisso con un ponte imagioario, o varcarlo d'un stilo; cosi non riesce 
più difiicile alla scieosa l'umanare una bestia di lancio o per insensibile trapasso; due modi egual- 
mente ipotetici, e per difetto di prove, iDdiDioiIrsbili, Ma rioccrlena del modo nulla toglie alla 
certesu teieatifiea del fallo di quella bestiaio umanasione, essendo questa una di quelle verità che 
da certi sciensiati ti seolono e s'intuiscono, ma noo si dimoatraDO. 



3u8 


LA CRITICÀ SClBNTiriCA ED IL SOVRAtlNATUIlALE 


e la rendevano colorita e vivace quanto mai. Ecco ora quell'idea trasandgt; 
ferita nella grande arena della scienza , con tutta la naturale sua gravità. 
Vogt è ceitamente lontano dal pretendere che essa passi indiscussa, e 
che altri non trovi tntta intiera la difficoltà di connettere Tuomo amerì- 
<ano ad un tipo locale di scimie. Le belle ricerche di Gratiolet, cos'i 
giustamente apprezzate da Vogt, mettono in piena evidenza la grande inandgt; 
feriorità del tipo delle scimie americane, e le considerazioni degli altri 
ordini di carattere confennano pienamente questa conclusione. È tale 
questa inferiorità, che il vero posto sistematico delle scimie del nuovo 
continente è nel grande intervallo che separa le scimie del continente 
antico dalle marine. — Chi e seguace della dottrina di Darwin non deve 
pi'ovare alcuna contrarietà a convertire questi rapporti sislemalici in veri 
rapporti genealogici, ed allora si va lontano dall'idea di far terminare 
la serie delle scimie americane anche soltanto ad una forma antropoide. 
K la portata di questa considerazione va sino ad intervenire nella qui- 
stionc pià generale deU'origine delle razze umane, ed a far preferire la 
loro derivazione da uno stipite unico alla derivazione distinta da più stU 
pili ». Ho riferito al disteso questo lunghissimo brano, siccome chiaro 
esempio del come si sogliono, cd, a parer mio, si debbano trattare simili 
quislioni, cioè porle ad un tratto in una brigata d'amici e troncarle con 
un punto interrogativo. Metodo spicciatàvo e cavalleresco, quindi franco 
c sicuro^ ma come simposico, sì può anche dir filosofico, anzi .stretto- 
mente dialettico; giacché sia esoterico od essoterico rinscgnainento, gene- 
ralmente rudilorio ne è già più persuaso che lo stesso maestro, e non 
si tratta che di dedurre una conseguenza da premesse già accettate, ovvero 
ridurre a forma di sillogismo una sentenza vagheggiata e consentila; quindi 
affaUo inutile, se non anche, perchè illusoria, pericolosa la discussione 
proposta dal De Filippi. Di vero, a che prò Jar terminare la serie delie 
scimie americane anche soltanto ad una forma aniropoulef se poi fra 
questa e l’uomo non c’è connessione, e noi non dobbiamo cercare in 
alciuui di queste scimie antropoidi il nostro stipite pr'imitivoy bensì in 
una forma perduta ? Con questa discussione nulla ci guadagna la 
logica e tutto ci perde la fantasia; niuno dilfatti non giungerà mai, non 
dirò a figurarsi, ma nemmeno a riputare possibile, non che imagincvole, 


(1) Op. ciL, p«g. S9-60 

(I) V. sopri, pis-Klàs noti I. 


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pr.li ciu.sKPPE GiiiiuRCnEr.LO 3oandlt;) 

o reale, uua forma la quale, easendo scimiatica, ma non antropoide, sia perù 
antropomorfa, ma non umana; non derivi da una delle tre antropoidi, 
anzi non s'ingradi con nessuno dei gruppi scimiatici, e sia scimiatica 
non pertanto incontestabilmente; e somigliantissima più che ogni altra 
mai al tipo umano, se nc scosti tuttavia e si debba riputare />erandlt;fuSa nelle 
epoche preumane (0, cioè anteinormenle uU’origine del tipo ornano cho 
ne sarebbe una postuma derivazione ! Invece di condurci sin quasi al 
limitare della porta e poi cliiuderci per cilecca l’uscio in fàccia ; meno 
scortese c più assennato mostrasi il Vogt, il quale pone ad un tratto la 
questione del possibile originamemo delle diverse specie di uomini ame- 
ricani dalle scimie americane, e la tronca con un laconico e yjercAè no ? 
senza entrare in altri particolarì; lasciando alla fantasia libero il campo 
a supporre una più o meno lunga, ma indeterminata serie di trapassi e 
trasformazioni, da rendere apparentemente meno ripugnante ed assurda 
tale derivazione; a quel modo che certi filosofi riescono a persuadere 
sè od altrui che un remotissimo passato od avvenire, se indeCnito, equi- 
valga aU'eterno , ed un numero indcGiiito sia realmente infinito. Laddove 
lo scegliete fra le forme scimiatiche le più arieggianti all'umana, e pian- 
tandole dinanzi alla fantasia intimarle che le squadri per benino e poi 
dirle secco secco « lasciate, monna mia, ogni speranza di trovare fra 
queste il tipo del mio stipite primitivo, cercatelo piuttosto in una forma 
perduta nelle epoche preumane-, e poiché vi riuscirà forse difficile il 
trovarlo, immaginatevelo di per voi stessa tanto dissimile da quello delle 
antropoidi, quanto è necessario che sia per riuscire somigliantissimo, non 
però identico all'umano, altrimenti sarebbe giù bell'e trovato»; non è 
egli evidente che madonna Fantasia, punta sul vivo nel veder eccitala ad 
un tempo e delusa la femminile sua ciiriosilù, risponderà stizzita: a messer 
lo naturalista, se fra le antropoidi e l’uomo non vi ha, come voi ben dite, 
continuità, tocca a voi il cercarne il valico, e provare, non già supporre, 
quella continuità preuinana ». Ma se a questo gioco ci perde la fantasia, 
non ci trova neanco il conto suo la logica ; perocché se fra due termini 
corre un abisso non valicabile, chi vi si trova sull'orlo non è più prossimo 
a toccar l'opposta sponda di chi ne sia le mille miglia lontano; epperò 
noi siam di credere che la derivazione immediata degli uomini americani 


(I) V. top» pig. )OI, vota 1. 


^7 


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3tO CaiTirA .SCtlEKTIflCA ED IL SOVIUfC^ATURALE 

dalle sc'iinie americane non sìa nc più anormale, nè più diOficile, nè meno 
provata verisimile c credibile che quella delfuomo dell' emisfero orientale 
dallo stesso stipite che le scimie del conlmcnte antico; essendo stato ne- 
cessario, per fni*nclo derivare, supporre una forma primitiva pcnluta, 11 che 
riesce a dire che In trasformazione del tipo scimiatico ncirumano non ha 
potuto avvenire in nessuna delle forme scimiaticlic a noi conosciute; im- 
possibile quindi il supporla avvenuta in questo o qucircmisfcixi, a meno di 
ricorrere a forme ignote e perdute -, ed allora tanto è logico il jMissarsi di 
tutte, ed ammettere trasformazioni per sulUim, quanto inventar a fusone 
forme ibride e tramezzanti, a norma del caprircii] del naturalista o del 
bisogno di sua caldeggiata teoria. 

E questo bisogno non ha limili, o jandgt;cr meglio dire, tanto si estende 
([uantc sono, giu.sta la frase darwiniana, le varieli divenute specie, dì 
niuna di quciste essendo osservabile o reperibile vivo o fossile lo stipite 
od il tipo primitivo; giacche il ternjio invido e maligno quasi volesse 
mettere alla prova la darwiniana credulità, mentre non ci concede tanto 
spazio di vita da essere spettnlori di una consimile trasformazione; quanto 
alle a'arte/ù da quindi «addietro specificate, nc «lislnissc inesorabilmente 
c ci furò tulle le forme immediate c primitive ( « Natura il fece c poi ruppe 
la stampa ») dandoci tu cambio degli esemplari, mere copie di copie, cosicché 
in tutta la serie zoologica non abbiamo che varietà-specie di supposti col- 
laterali o nipoti, senza mai incontrare nessun padre, e talvolta nemmeno 
lavo. Loccliè, se non nuoce alla Icgitlimilà quando c altrimenti certa la 
genealogia; non così, quando la si suppone, o la si vuol dimostrare dando 
arbitrariamente un valore genealogico al canone aibilrarìo solilo adoperarsi 
nella tassonomia. Imperocché, noi siamo pienamente d’accordo col De Filippi 
nel riconoscere che i caratteri fsici, sui quali si appoggia la distinzione delle 
S]>ecic, propriamente parlando non sono che caratteri empirici 0), i quali 
possono comprovarla, ma non istabilirla, se manca il principal requisito 
della specie, che è quello della produzione di una prole iilimitatamentc 
feconda dallo accop|)Ìameulo spontaneo degrindividut dei due sessi ; 
che perciò, nel caso pratico, quando non si può ricorrere a quel su- 


(1} I eirtlUri filici lai qoili li appoggii U diilipiioae di quelle rpecic (cioè d«l cammello * del 
drorardarioi, dell'uioo • del cavallo) propriameole parlando DooaoDo che caraUeri empirici e devono 
venire io leeooda linee (// Sandgt;Huvia Aoriiro, pag. 34). 

(S) Ivi, pag S3. V. eopra, pag. S03, nota 6. CI. pag. lOfi, 109. 


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PUR Clt'S(:PPE GHiniT«GHELI.D 


a t r 


premo criterio, si è soandgt;ente nell' impossibilità di dislinguet'c con precisione 
ciò che è razza da ciò che è specie, fra di4C specie , primitivamente molto 
bene distinte, scoprendosi molto so'entc, troppo sovente per la comodità 
delle determinazioni sistematiche variazioni intermedie CO, Ammettiamo 
parimente che «quegli assembramenti sistematici sempre più complessi che 
i naturalisti chiamano . . . generi, famiglie, ordini, classi, sono creazioni 
della nostra mente a ; che a i*estcnsione di ciascuno di questi assembra* 
menti è arbitraria, e regolata dalle vedute particolari di tỉ mỉ compone, 
da ragioni che ognuno valuta a suo modo », che « di ciò hanno sempre 
convenuto i naturalisti », ma neghiamo che quanto è detto di questi 
assembramenti sistematici sia egualmente c senza alcuna restrizione appli* 
cabile alle specie c varietà, e che solo per riposare su di un assioma siano 
i naturalisti convenuti in questo: che le specie esistono in naturai atiii 
abbiano fatto di più : abbiano reso più complicato e solenne Vassioma, 
traducendolo con questa frase divenuta tradizionale e come sacra nelle 
scuole: tante sono le specie, quante in oi igine furono create l*). E la ragione 
di quel nostro negare sta appunto nel vedere consenzienti e costanti, 
nel distinguere le varietà dalle specie, coloro stessi che dilfcriscono nella 
classiBcazionc dei vari generi, famiglie, ordini e classi; e ciò perchè si 
governano in (|ucsta col solo criterìo, spesso insudiciente e fallace, de'carat* 
Ieri fisici; laddove, per distinguere le varietà dalle specie, hanno sovente 
in pronto il più sicuro ed infallibile àeW illimitata promiscua fecondità, a 
cui  caratteri Osici, cioè empirici, sono cosi subordinali, che ove, difettando 
essa, basterebbero per caratterizzare un genere, non che una specie, 
posto il di lei intervento, non servono che a distìnguere le varietà 
Se dunque semplici razze e varietà si distinguono talora fra di lot'o per 


(I) L'L'omo é U SaMiV, pag. 13. 

[i) Ivi, p«g. 12-13. 

(3) Coti tcriveva o«l 1855 il De Filippi nel Dilwic AorijVo, pag. 31-32: « Cot'% cha dìtnotlra 
la differeoTa ipecifira dei geeilori? Preodiano il tato cootideralo dal aig. Vogt del camnello • dal 
drvoedarìo, e ti amioelU per un itlaole che dal coaoabio del maschio dell’uno colla feanataa del- 
l'altro nasca una prole feconda. Da una parie tulio le dilTereate bea note fra quelli animali che 
ai chtaaaaao l'uao cammello, TiUto dromedario, deporrebbero perla loro differeasa apecificat daU 
l’allra il tele fatto della fecondità della /noU riiullaalo dal loro iDcrocianealo depooo per l'aaith 
di epeete dei geailori; da qual lato propenderà la biiaDcìa? Vi ba forte an caralitrt mor/ologUu 
od tmatomìeo di mt valere re<l oMofuto che valga per te solo a proooociare defitùlivameale la di/p- 
rmta tpecifUa fri il eammollo e il dromedario, e ohe noo permeila di coaslderarli come due ratta 
di un’aaìca ipecie? Cerlamenle ao. Qoetlì due aaimali Boa diiTerUcoao Ira loro più di qoaalo ti 


a I 3 


LA rilTlCA SriENTirifA ED IL SOVRASNATIEAI.E 


caratteri di importanza almeno uguale, sovente maggiore di quelli iu 
cui sono foìidate le distinzioni dei generi non che delle specie; non perciò 
sarà libero al De Filippi il conchiudere che una determinazione fisiologica 
delle specie è impossibile, nè che ormai non possiamo più parlare che di 
specie sistematiche , di specie di convenzione (*); imperocché al difello di 
una precisa determinazione ftsiologLa supplisce nelle specie la serie gc> 


poMA «lire del Due eoiDBae iu coofrooto del Zebù, che por tono di tulli i toologi cuaiidenti cobm 
•enplici tarìeUi di oa* *oU rpecie. E poiché ni renne a parlar del Bne , intisleremo io questo etcìBpio 
per nuMlrare appoato quanto poiMoo raharvqnei caratteri etcìsi dei quali i loolopi ranno il aaggior 
calcolo nella Jistioiioae delle specie. Sema dubbio fra i più iopcirlaoli di questi csralteri sono quelli 
che si desnmoiDo dalia consideraxìone dello scheletro, e, per esempio dal numero delle coste che 
nei caso concreto del Bue cornane (B»t tanrua) h di 13 per lalo. Ora accade talrolta che nascano 
in questa specie degl’individui con ona 14* costa radimenUle . ed anche iadividai con non 14* coeta 
conpicla, Colla corrispondeoto rerlebra dorsale sopranoumeraria. T^on é a dubUarsi che con oaa 
coppia dì tali individui si poua fondare ona rissa permanente di buoi da 14 paia coste .. . Cih 
riferiBiino piò eopra eome D'Axara sia stato testimonio della nascila d'ooa rana di bnot sema corna 
nell'America meridionale. Supponiamo ora che om ratta simile aitsi rormala in una remota iaola 
del Pacifico, e poscia la rana cornata originaria vi sìa siila diitrnlla. La prima spedisione ecientifiea 
che fosse approdata in quell’isola non avrebbe esitato un istante a far di quei booi ben pia che 
uaa nuova sj^ie, oa nuovo genere di runininli, on genere Àctrtn, per supposto, e più tardi si 
sarebbe trovato con gran BeravigUa che ì bailaidi del genere Àcrmt e dei genere Bus sono fecondi! 
Ed un esempio di queste prepostele meraviglie ee lo fornirebbe lo stesso Darwin (vedi sopra, pag I IO, 
noia 1). rtè ponto diversamente si esprimeva la sera delì'll gennaio lO&t, e stampava nel 1865 il 
De Filippi ialorno al ditiinguer$i efeune nata fra di fere jser taraXUri di imperiane almtm r^ueft, 
loipcate noj^^'ere di futili sui fiuxL seno fondate U dittùuieni dtllt »pe€i« (v sopra, pag. 108, nota). 
Se non che, ricordata di nuovo la raua, tnllora vivente in Araerica, di hmh tccrnuli derivala da 
KM fere nate aceidentalmtmie »«mxa cocm, aoggiooge: ■ Hoi diciamo che questa è una ratta e non 
una ipecie, perché aiamo stali noi aleui teslimonii della sua origine. Sema questa circoslanu, quale 
nalnnlista, incontrando de' buoi sema corna in qualche remolo angolo della terra, esiterebbe a 
farne nna specie affatto particolare, od anche più ebe nna apecie, un genere? (op. eli. ivi cit)». 
?toi riipondiamo che per non redcie in •iffatlo errore non è oeceesano essere stati leelimeni del- 
l'origine di quella raiu, basta lapere che rincrociamento di essa con quella del bue cornane, riesce 
promiscuamente ed illimilatamenle fecondoi questo è U criterio più ovvio e sienro, laddove chi foaae 
stalo testimone delta nascita e non deiraccoppiamenlo, mal saprebbe se il parto non foose per av> 
vvntnra ibrida prole di due genitori specificamente distinti. E cib é si vero, che U De Filippi stesso, 
il quale vorrebbe ora sostituire queit’allro criterio quasi unico e deerelorio a quello giù da luì pre- 
dicato nel 1636 come solo decisivo, e’atliene tutlivia praticamente e tacitamente a qoel prìmn; • 
ea ne dà la prova, oontinmndosi eolt’eeeinpio delle varie rane di colombi, la cui Mrmùifi'iè t»ct* 
l'cruMsesst* ii nurarif lituo, mom tutmdori più wm carwlfers cAe Itmga formo fra fur/fi cA« tono di uiaffmr 
roioro corno dillo opecio ormOalopicho ; tppmrt, egli conebiode, mm pestiamo a mtm di rito- 

noteoro la dorimoiomo di tulle garslr rosse da um'umita aperte, cA« i il tolomio tortaiuolo. E perché? 
Le ha forse tutte vedute nascere? Oibò. La ragione ce la fomìaee Darvrio, e questa ai é la promiecua 
loro fecondità non osaervabile in individui di diversa specie (v. sopra pag. 109, IH); ragione che 
centraddvee alla ceelui teoria , ed à perciò dal De Filippi diaeimolata; nel che se questi si chiarisce 
pia logico, quegli dimastra maggiore ingenaiU. 

^t) L'Vomo s k Sciaste, pag. 13. 


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PER GIUSEPPE CRfRinCHELLO 


3(3 

nealogicE, cioè alla fisiologia del naturalista quella della natura, airappareoza 
la realtà; non cssendoTi dubbio che siano fisiologicamente aflìni i coosan< 
guinei, laddove sovente male si argomenterebbe dei gradi di parentela 
dalla morfologica rassomiglianza ed afiinità; potendo benissimo accadere 
che due* gemelli non si rassomiglino, e due Menecmi non siano nè parenti 
nè connazionali ; appunto come individui di una medesima specie pos- 
sano riuscire morfologicamente più diversi tra loro, che non da quelli 
di una specie distinta, se non anche di altro genere (^). Siccome però 
le più strane diversità morfulogiclie non sono sempre negli individui si- 
curo indizio di spe<nfica o generica diversità, e perdono ogni valore di 
specifica o generica disliuzione quando la medesimezza di genere o di 
specie c comprovata dalla promiscua, limifala o continua fecondità ; così 
fra individui non accoppiabili o non generatori di prole promiscuamente 
e continuamente fc^'onda, la maggiore morfologica russomiglianza non potrà 
mai essere valevole argomento di generica o specifica identità e deriva' 
ztone comune da no medesimo stipite. Si dovrà dunque dire col De Fi- 
lippi, che una determinazione Jisìologica delle specie è impossibile? Non 
già, bensì diremo col medesimo che i caratteri morfologici od empirici 
debbono venire in seconda linea^ ed essere subordinati al naturale ossia 
fisiologico per eccellenza, quale si è appunto il generativo (^); carattere 
essenzialmente spcciGco, giacché nel generante non è cosi l'individualilà 


(I) V. «opra, p«s. 107-109. 

(I) V. lopra ptg iOS, Dola. « La comparaisam it U rtueinHa»t$ inài^Utu^ dii Buffon^ atti 
fu’ime Hit afttttmrt tl tonerai imUftnianU i* la prtmitr* [ta fwr*uiim comlatitt dt$ indindui far 
giniraticn) tar f dnt rtntmhlt a» theral plut fv# /« karhtl au Uvritr , et ceptudant U har^t et U 
f^rritr tu font ju'ant mime ttpiae, ftiitfu'iU produittal tmemiU da tadipidut fai pcwemt eux^mimu 
rn preduire Cantra ^ au tieu U chetai et tdiu toni certaitttatfnt de dirtrttt tspieet fuU^'iU me prò- 
duimit emiemAle fue da imdindus vieiée et inficeadt. • de Cdae. FÌoor«D». £x«Bieii àu liere 

de Mr. Darwin sur ferigìme dee etpices, p»g. 3S). Ma boo colo ì caraUari eclBolosìcì poccoso ceserà 
o parerò idootici ia anmcli dì dìverca apo<t«,cone ocU‘cc«npie (celi prodotto, a coaì: « Cafter 
N*« jiaacaù pu troucer tra caraetire aeUaia^ifite qui dùrùi^tidi Tdac du cherat (Flooraac, Ontolofie 
M«fwr«//r, Pana, IBCl, pag. 13) ■; sa eib por ai oaaarra talora io aoimali dì geaero divano ; ad 
») Floureoa rota ad eaempio la volpo ed il cane: • Il if a dee eejptee tr)a-voùÌnr« ^i a'oiil mime 
pae eelte fteendilè bamde (qai aecoao lo «àoio gaoro). Je ette patir esemple le càie» et te remard. 
Dame U equeletu de tee deux animatesi tl o'y « ouomm diffèrtmeei te rrdoa ri partieuliìreaieat tu dente 
ttnt tee mima (Ibid. , pag 30} » . G totlivia : « Bufftn ovati dèjà eemeiald fue le renard ne e’aecemple ptiM 
aree la ehiemne. Ma expériemeu ami emftrmé telìee de Buffon, domata le remurd m'a rcuht e'aceoupler 
aree la cAtraac, w te eàien aree la reaarde. Je ernie mime eameaùtcu que leur aceoupleateeti ^ e’it ojemaù 
iiM, eera ione tffri. (Flooraaa, £xanir«, ale.» pag. 106). ■ E coti il caso volpino ai dovrà diro cod- 
laaguiooo eoll’alcDo a namoteno affiDC colla volpa. 

(3) Linnie dxeait a>mc une eagaciU prtfmJe: ^Btor■ opaa ariDpar rat apceira et ganna^ cultor* aspisa 


ai LA CRITlftA SClEKTinCA ED IL SOVRAKNATUIULE 

che genera, come la specie individuala j ond^è che a) generalo sono tal 
volta trasmesse non le fattezze del padre, ma quelle dellatavo o del- 
l'avo, couuaturatesi colla specie c con essa perennanti. 

TJna pertanto ed identica in tutte possibili varietà è la virtù specifica (0; 


rarì«U>i natarc claiait et or<Jo. Em fffit, Ceipèce ei h geart soni ioujourt de lei 

Mditirf» la Ttriclé tei touvtitt térture de la eullurei et la claace et fordre toni i la faU Vvuert de 
Vari et de la nature : de la nature fui danne aux espècei te» Tejutmblancet et le» diffìrenrtt , et de Vari 
fui Ut jage et les apprécie. Au milien de iaut le» autre» troupe* de la melhode^ Feeptea et le gnor* 
»e dìftingueMl en re fu'il» r« tt fondent pat «ru/riNcnl »ur la camparaiton de» rtutmblantet^ miti» tur 
drt rapparls direct» et effeetif» de gduiratitm et de fécomditd. ~ Oa ekerchait le caractère du genre; ('ù 
le (ritui'er? // eti dani le» detti fetondilé» ditu'mete». La fdcondité coDlinoe donne Ceipècti la fécondtté 
borore dorme le genre, fluffan aeait dune bttn raitan guand il ditail: • t'anion de» ammattì d'etpeee 
differente ett le »eut mogen de reoonaaltrt leur parentd. (Floureoi, op. CÌL, pug- 111, 114-llS). • 
Ila *« «questo è il carallera più ticaro cd infaltibìle, non esclude però l’csisleoza ed imporUoia 
del morfologico, anrt la presuppone, essendone an effetto^ e serve appunto a farla più faiilneete 
riconoscere ed accertare^ laddove senza qaeslo criterio potrebbe rimanere , se non ignota , trsscarata. 
£ cosi lo stesso Floureoa, dopo aver collocalo naila feconditi contimna o limitala U carattere distintivo 
del ppnrrr e della specie, e concbiaao che il canee la volpe non appartengono allo stesso genere, 
perché nemmeno capaci di limitata fecondili, sebbene oaleologicameate simili ^V. la nota precedente ; 
cerca tuttavia qoale sia il carattere morfologico che li disliogae, non solo specificamcnlr, ma generi* 
carne ole: ■ gnel est dome te earattère gai U» dittingue et le» séparé, non pat teuUment spécifiquement, mai» 
gènrriqaetnent, rf m/mr piu» pro^onf/i'iRrnl eneore, puitgu'iU le» empfch» de produire enttmbU? Ce 
earaetire te Irouoe dai» la forme de la pupille, le eAien a nne ^u^7/r cirenfuire, landi» gue dant le 
renard la pu^lc rsl co fenlt vertleaU; et et earattère tout tdger gu'it parati, ett trìt-imparUmt , ear 
il Uruehe d Cinttintl. Le renard ett un ajiiaeal norrurnr et le chien nn animai diurne cil., pag. .10-31 . 
Ed altrove r De» animoui gui diffirent par guelgue earadire marguè, toÌl don» le» dent», »oÌl don» le» 
ergane» de* ten», ne toni plta du mfm» genre. Le chien a la pupille en forme de disgue, le renard a 
la pupille allangéej le chien ett diurne, le renard poit mìeii.r la nuii gite te jaur. Arte une ulU difft' 
rencr, et rchtire h ttn tei ergane, il ne prut y aevir unite de genre. Le cAren, le loup, le ehaenl ont 
latrZr leur sincture »tml>lablt; la forme de leur pupiile est la nt^mr. .^usst le Uup et te chien, te chien 
et le chaatl produuent-il» enttmble ( Eiamem , etc., pag i07 .. • Oitimamenle; ma questa possibile od 
impossibile fecondili si fu appunto quella che foce conoscere l'imporlanza di quella diversiti morfo- 
logica per una distinzione di genere, non gii un'inferenza dedotta da quella prestabilita morfolo- 
gica diversità, osleologicameote non indicata. Come dalla sola osteologia non i ntmmcno presami- 
bile, o solo imperfetlamenU', l'eslerior forma di parecchi animali, e molto meno le varie loro atti- 
tudini e costomanie. E cosi la rotondili delle vertebre caudali della foca non accenna per nnlla 
airappiatliturnlo della saa coda; ni dalle depresse ossa facciali della balena viene indicato il con- 
torno rilevate del di lei capo, come dalla ravsomigtiania dello scheletro deU'ermeUiao, della pozsola 
• della lontra non si presnmerebbe mai la dtversili di loro abitudini, e niaoo dal mero aspetto 
osteolugico 0 formologtco giudicherebbe il mergo o l'ippopolamo eccellenti naoUlori. ^Cf. C B., 
Ceolagy in it» relalian to reetaUd religùm, pag. t79  

'1^ Vttpèc» eri d une fécoadilé ronlinne , et louiei le» i>ariétd» seni entre eliti J'une fécoadité coa- 
linae, cs fui prouve gu'tUet ne toni pa» serltw de Vetpèce, gu'elle» mient espèeu, guelle* ne soni far 
Feepèct fui »*e»t dirertement nuanede. Au eontraire, te» ttpèce» toni dùlwKlci entre ellei, par laraitam 
ddeitive gu'il n'y a entre elle» gu'unt fecondità homàe. d'ai ddjà dii cela, mai» je ne tanni» trop le 
redirt. Id op. cit ,pag. 3S-M) 


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TER GIUSEPPE GRUUNGHELLO 


a 


ma perchè nei sìngoli individui variamente altegginU, c perciò appunto da 
niuno adeguatamente e comprensivamente espressa e specìfìcala; queste 
varietà morfologiche, quanto più riescono acconcie a contraddistinguere 
le razze o le individualità, tanto meno ci porgono un sicuro criterio per 
argomentarne Tìdentità della specie e sua stabilità, la quale si potrà forse 
congclluralmenle indi presumere, non già dimostrare Al contrario, la 
virtù generativa comprendendo e contemperando colla sua fecondità il 
duplice elemento specifico dell'identico e del vario, correlativi c limite 
l*uno dcirallro; .ci cifre il vero criterio distintivo della .sjiccie c delle 
varietà, le quali hanno a dirsi spcciGcamenle identiche se promiscuamente 
e perennemente feconde; diverse di genere, se non accoppiabili; di 
specie, se sterile è raccoppiamento, o solo limitata la fecondità. Fecondità 
e sterilità che sono come i due poli positivo c negativo della S|)ccie: 
j>er l'uno esplica questa, accidenUilmenle varia, rimplicita sua virtù; ;>er 
l'altro, impedita dal tralignare, essenzialmente identica e stabile perdura, 
c può bensì perire, ma non sì trasforma v^ Di che, se ì naturalisti erano 
comenuti in questo: che le specie esistono in nattu'Oj e che tante sono 
le specie f quante in origine furono creale; non fu già solo per riposare 
su di un assioma, rendendolo ancora più complicato e solenne', bensì 
rassiomatìca sua verità fu la causa di tal convenzione, ed è tuttavia così 
evidente ed edìcace da essere seguila praticamente da chi Tìmpugna teori- 
camente, cd è così ardito da pronuuziure che il famoso assioma è andato 
a far compagnia ad altri spezzati ceppi del libero pensiero*, laddove i 
ceppi sono proprio fabbricati dai naiui'alisli inventori delle specie darwi- 
niane od incipienti, i quali s'arrabullano iiiulilincnte a ridurre le specie a 
mere varietà, col convertire queste in ispecie, qualora le siano ben definite 
e so^frattutto sanzionate da un origine lontana Criterio sobslico, fallace 
ed inconcludente: sofistico, perchè non dcteivnina nè quanto debb'essere 
rimota Vorigine perchè si debba dire lontana, nè quanto distinta la varietà, 
perchè si possa dir ben definita; fallace, perchè se gli stessi darwiniani, 
e nominatamente il De Filippi, riconoscono che molte di quelle che siamo 
abituati a chiamar razze o varietà, cd essi chiamano specie incipienti, 
si distinguono fra di loro per caratteri di importanza almeno uguale, 
soventi maggiore di quelli sui quali sono fondate le distinzioni delle 


'I) V. topra pag. 90S boU 3. 

'9) V. «opra, pig. 106-109. 

;3) De Filippi, VL'omo r la Scimùi, pag 19-13. 



2(0 LA CRITICA SCIBllTiFICA BD IL 80VflAI«5ATlJllALB 

specie 0 ); Tessere una varietà ben distinta j cioè ben definita ^ non sarà 
mai un titolo sufiìciente per essere qualificato siccome specie. £ se non 
è tale da bel principio, noi diverrà mai, perchè la lontananza dalla sua 
origine nulla aggiunge alla primordiale ed originaria spiccatura di quella 
varietà ben distinta, la quale non cominciò già e continuò a variare, ma 
perseverò in quella sua subitanea, accidentale e tuttavia spiccatissima 
singolarità; come veggiamo in quella razza o varietà ben distinta o definita 
di buoi scomuti che, perdute ad un tratto le coma, non le riacqubtò 
più mai, ma non perdette altro, oh^io mi sappia, e quale sì è ora, tale, 
perdurando le stesse condizioni, può rimanere sino alla Gne dei secoli; per 
il che una consimile razza o varietà, potrà bensì chiamarsi varietà costante, 
non già specie incipiente. Fallace quindi ed inconcludente debbo dirsi 
quel criterio o, se vuoisi, conciudeutissimo per inferire, non già il va- 
riare 0 trasformarsi delle specie, ma la possibile |)crduranza di alcune 
varietà; e che la costanza del carattere speciGco può talvolta competere 
anche aU'ìndividuale, ma alla condizione altresì di essere circosrrillo dal 
proprio limite, nè poterlo trapassare. Oudechè, come il carattere di una 
specie non si può ad un’altra comunicare, od il tentativo rimane fru- 
straneo e tosto 0 tardi colpito di sterilità; così una varietà ben distinta 
ne potrà altm progenerare, purché la sua progenie non s'innesti con altra 
da lei ben distinta varietà, che allora perdurando il carattere speciGco, 
cesserà il proprio particolare; e così non si avrebbe che ad accoppiare 
successivamente individui di una razza bovina cornuta cogli scomuti ame- 
ricani per vedere riapparire ad un tratto a poco a poco le corna avite 
Una varietà può quindi mostrarsi spiccatissima ed in date condizioni 
perdurare costante, e per ciò appunto rimarrà sempre ciò che fu da bel 
principio una mera varietà, c non diventcìà mai, anzi non comincerà 
mai a divenire specie; perchè le specie furono create e perdurano, pos- 
sono cessare, e molte sono le estinte, ma come non nacquero spontanea- 
mente, cosi non rinascono nè si trasformano. Per la qual cosa, se una 


(1) V. Mpr», ptg. S04 , Dota. 

(S) lTÌ. 

(3) Dicali lo itosio di qoella razza pecorile della lontra od amevn (dii greco nTratura) 

riprodoceoto Della earralura delle gambe i carallcri ebe diilinguooo il cao basiollo la qoaie, 

nata accidentalmenle l’inno r?9l nel UaiMcboMet, ai dilTaie largamente in talli i poderi degli Siali 
Cnili, aicceme quella di cui rieace piò Tacila la euilodia, ooo puteodo d'na aallo valicare lo atcccato. 
(V. De Qualrafagea, op. cìL, pag 19S). 


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PER t.JUSEPPB oniRINGHEU.O 3!^ 

varietà ben (ìisCt/Ua non può dirsi una S|>ecie compiuta , non potrà nem- 
meno dirsi una specie incipiente o cominciata; e se il distinguersi origi- 
nariamente dalle altre varietà con caratteri (riluttate e soi^ente maggior 
importanza di quelli che distinguono le specie^ non basta per dichiararla 
sin d'allora una specie; perdurando costante, non guadognerà nulla col 
tempo, ed ha tulio a perdere ricori'crido alla continua successiva tras- 
formazione sognala dai Darwiniani; giacche con questa potrebbe sminuire, 
non accrescere quella primitiva sua morfologica distinzione ottenuta di 
ianctn e senza vcrun incomodo, e così spic<*ata da eguagliare e vincere 
qualunque altra specifica distinzione. Perchè dunque non chiamarla una 
varietà ben definita, essendo tale di fatto, e specie n dirillura senza rag- 
giunta àeW incipiente , non avendo piò nulla da proseguire o da compiere? 
La ragione dataci dal De Filippi si c che una simile varietà si c veduta 
nascere (0. Otlimameiile ; ciò prova che le specie non nascono. Ma se 
possono nascere, c lo veggiaino varietà così ben distinte fra di loro 
quanto lo possano essere le ben definite che si chiamano specie; ciò prova 
pure non essere necessario (come non è provalo) che queste diventino 
o si trasjòrmino. La ragione però allegata dal nostro zoologo non è con- 
santanea alla teoria darwiniana; giacche se, accettandola, com'egli fa, 
in tutto Usuo sviluppo, tutti gli animali deggiono essere ci'eduti discesi da 
un unico stipite (cd egli ne ò cosi persuaso come se li avesso veduti 
nascct‘6); la circostanza dell’essere siati noi stessi teslttnoni dcirorigine di 
una razza o varietà tanto distinta dalle altre quanto lo può essere specie 
da specie, non è una l'ngione perche quella non sia qualificata con questo 
nome; cd il voler mantenuta tuttavia una distinzione fra le vanctà x^edute 
nascere, c le credute nate da un medesimo stipite, chiaman lo queste 
varUuà ben definite, sanzionata, o specie senz’altro, e c[uelie i*azze o va- 
rietà specie, incipienti, si è un dar erba trastulla, studiarsi di illudere 
od illudersi, è un appigliarsi, almeno apparentemente, al 
quello de sistemi misti, di quegli ibridi filosofi che si mascherano (toppo 


;1) ^(oi «lìcitoo che qoe»la b ona nsza e ooo aoa ipecie, perdi* eìemo »U(t ooi sUmI leeUoieai 
di toa erìgÌDC. Op. cit., pag. IO). 

(I) rtoi vediamo eoi ■oalrì cechi accidentali deviation! dai tipo ortgiotrie, direi quasi moilruosilà 
di prioio grado, fissarti a IrascDallersi per eredità, e coti averti una progenie perpelaanleti, la qnala 
à di qualche grado, a talvolla anche nnleToliiaimo, diverta dai geoilorì. Ivi, pag. 9-10. 

(3) Op. cit, pag. 43, 



ai A UA critica SCIERTIFICA EB IL SOVKANNATCRAI.B 

sovente sotto la speciosa parola di ecletlismo Al contrario j |>crsaasi 
noi pure che le yariclà nate da un medesimo stìpite, per quantunque 
dissomìglianti fra loro e dagli stessi genitori^ non possano considerarsi che 
quali semplici varietà; siamo convinti altresì che le specie non si possono 
da un medesimo ed unico stipite derivare, nè le une e le altre sempre e 
sicuramente distinguere ; fuorché per questa loro comune o diversa deri- 
vazione. La quale dehb'esscre altiimcnti nota o dimostrata, che dalla sola 
analogia o divei'sità dei caratteri morfologici; perchè, sebbene questi ne 
siano una conscgucuza, non ne sono sempre da sé soli un sicuro ed evi- 
dente argomento, c non acquistano lutto il loro valore che dalla certezza 
di quella deiiiazione. 

L raglia il vero; se i Darwiniani dal veder derivate da un medesimo 
Stipite divci'sità morfologiche, tanto importanti quanto quelle con che 
sogliomi distinguere le specie y concbiudono che tutte le specie hanno 
potuto da un solo cd uniixi stipite derivare; altri potrebbe con pari dia- 
lettica concliiudcrc che tutte le varietà possono derivare ciascuna da un 
diverso stipite, trovandosi taUolla maggior apparente aflinità fra varietà 
diverse, che non fra quelle di una medesima specie derivate immediata- 
mente da un medesimo stipite. Cbe se la rassomiglianza nei caratteri 
morfologici, per non essere sempre sicuro indizio di identica derivazione, 
non sarebbe però un buon argomento per non ammetterla mai; parimente, 
perchè non sempre la medesimezza di origine viene esclusa dalla disso- 
miglianza dì forme, non se ne può logicamente inferire che questa non 
sia mai nè elìetto nè prova di una diversa derivazione. L'unica legittima 
illazione si è che i caratteri morfologici non esprimono sempre e bastan- 
temente la medesimezza o diversità di origine e dì specie, perchè espres- 
sione apparente ed ioadeguata di una virtù varia accidentalmente ed iden- 
lica essenzialmente nei singoli, contenuta qual è potenzialmente nella 
promuiscua loro fecondità, fòco deiridcntico, principio e limile del vario 
che in quello s'incentra e lo svolge, ma noi trasforma. Vero carallerìsmo 
specibco, adoperato dal De Filippi per considerare come semplici varietà 
(qualunque sia la moidòlogica loro distinzione) quelle che veggiamo pro- 
generale da un medesimo stipile; ma ugualmente adoperabile e conclu- 
dente per dichiarare vere specie quelle ben o mal definite varietà, che 
non possono essere derivate da una medesima origine, cioè essere frutti 


(I) Op. «I I. eil. 


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PEK GIUSEPPE CUIR1KGHEI.L0 


^'0 

d’una meilesiraa fecondità, non avendola fì'a <li lom promiscuamente e 
perennemente comune. Locchè suppone una diversità organica ben più 
profonda cd importante che non l'apparente possibile ad incontrarsi 
nelle varietà derivate da un medesimo stipite, le quali, se distinte fra 
loro per caratteri di importanza almeno uguale, sovente maggiore di 
quelli sui quali sono fondate le distinzioni delle specie, non per ciò 
smarriscono il privilegio ed il distintivo' loro proprio della perenne pro- 
miscua fecondità; laddove ciò che contraddistingue sovranamente le specie 
ti è la promiscua e costante sterilità loro; questa prova apoditticamente 
la diversa loro origine, non ostante qualunque morfologica rassomiglianza; 
quella comprova la medesimezza ed unità di stipite, togliendo ogni impor- 
tanza a qualsivoglia morfologica diversità. Quindi lo stesso Huxley fu tratto 
a confessare che la teoria darwiniana rimarrà sempre una mera ipotesi 
indimoslrata ed indimostrabile Gnchè animali e piante, di cui è altrimenti 
nota e certa la provenienza da un medesimo ceppo, sì mostrano fra di 
loro promiscuamente e costantemente fecondi ('); perchè sarà sempre 
questo un argomento per negare anziché attribuire una consimile deriva- 
zione a chi non possiede una consimile fecondità , com’è il caso appunto 
delle S|iecie, non già sistematiche, ma naturali alle quali non compete 
tale promiscua e costante fecondità. Nè vi è altra ragione perchè pos- 
sano nascere di tratto varietà distinte fra loro con caratteri morfologici 
dì eguale o maggior importanza di quelli con che si sogliono distinguere 
le specie, e non pertanto rimaner sempre fra di loro e con ogni altra 
promiscuamente feconde (locchè alle specie è negato costantemente), se 
non quest'una concludentissima, che la promiscua fecondità è certo indizio 
perchè elTetto di comune provenienza e di specifica identità; quindi il 
carattere principale e sicuro che contraddistingue le varietà d'una mede- 


(I) « (hir atttfttne» «/ liu Jarwiiùm hyp^tktnt wmji kt profùimal, se lomg a$ omt timi im tk* 
ékmÌM cf eriVntM ù «raalài^,* amd to lemg at alt thè ammalt amd pianti eeriainly prodmeed iy teUetipe 
irttdimy frvm a common siofi are fertUe, and their proyeny are fertile with one amothaTf that bai 
miti ie vmmtimy. Far sa loay, ieleclin ireediny will noi ie proptd ta he campetent to do aU tKat it rt- 
yvrtJ of il to prodmee natmrat tpeeiee (Ap- WbilBoiw, op. cìLv p«g. 903) ». L’ipolMÌ d>rwÌDÌio« Don 
può CMtre neectUla obe provrUoriamoute, finebb dijbcu no anello a compiere la catena d^Ie 
■onianu (ciob il aero edeeretorie mryomento delta dimottramome) e qooelo maneberb lompre, fiocbk 
tatti gii animali e le piante frotte di varietà o ratte elettive di eai è certa la provenienta da on 
ceppo cooooe, mantengono enee e la progenie loro una coetanle e promiacna fecondità, perebò 
cinillom rimane iodimoatralo che l’eleiioiM nitomle aie da Unto da rìnecire a prodorra ipecie 
naturali (c4r ti eemtraddìitimyucno appunto fra loro pel difrUo di ymuUi eoiumla promùctia fecondità,^ 



3 30 


U* CRITICA SCIERTiriCA ED IL SOTRASMATCRAI.F. 


sima specie da cjuellc d'ogni allra; quandocliè il morfologico, sovente incerlo, 
gli debb’csscre sul>oitlÌDalo; il primo non è atnìssiliile ed è certo e 
coslaBle <■!, epperù ima varietà non potrà mai divenire specie; il secondo 
è apparentemente vario ed incostante, quindi una varietà può sembrare 
nna specie, c questa una varietà. 

Dal sin qui dello risulta ebe fra l'uomo e la scimia policbbe apparire 
minore la dissomiglianza di forme, e non essere minore o valicabile l’in- 
tervallo, anzi l’abisso die li separa ; giacebe se le antro|>oidi non si 
diversificano meno fra dì loro clic dall’uomo ili cui ronlrullàiino I asfietto 
ed usurpano il nome, c si chiariscono siicciricameiile diverse, nè da iin 
medesimo stipite iirogcncralc, percliè fra di loro sterili ed infeconde; 
almeno intorno ad esse s’aggriippaiio, divise in tre serie, tutte le altre 
si'im'ie W; laddove l’tiomo , specie die non appartiene a vermi genere l’I, 
primeggia fra gl inferìuri, regna sui sudditi, ma non conosce ;iè prossimi, 
nè uguali; egli è solo, e quando fu creato gli si trassero dinanzi gli ani- 
mali non perchè riconoscesse il suo rasato, ma perchè imponesse loro 
un nome die ne esprimesse e specificasse la tintura d' ; ■ lassificatore egli 
stesso pel primo, non giù parte di quel museo vìvente in cui sarebbe 


(r GS laul pticre ÌBte»o cun tm« corti UlUa-tiM «1 ìa scncrcle temi ctcln'lere n* il più ne 
il mrno. nè alcuna initivùlualc, locale o (emporarìa eccezione; qncaU anii conferrna la regola, e 
qncMe TarieU sì compensaun ed equilibrano a vìceDila. Co<ì atl esenipio rioemclamenlo delie raue, 
qualunqoe ne sia la dÌTersità, « senpre e dovflaqae facile e fecondi], e ao lalvoKa lo riesce meno, 

0 di meno buoni frnUt prudoUore, tal altra la fecondità, non ette aggaagtiarc, snpera quella di dne 
indirldoi d’ona medesima razza; locebè dimostra che il fecondo può crescere col vario, però sempre 
nel eerebio d'una medesima specie, e quindi conferma il calore del crllerio. l’arimeoie se a Giara 

1 meticci nati da Olandesi e Malesi ann si riproducoao olire la tena geoerazioaa, rincrociamcnlo 
di qoeste due rane io altre colonie olandesi riesce fecondo ioddiniiamente; nò del resto ciò pro- 
verebbe di più- che la tlerililà dì un accoppiamento conlioealo iDallrrabilmente fra saccetsìphần trămi indi* 
vidai di una meilesima linea V. sopra pag 10^, c De Quatrefages, op. cit pag. 9t'J, 3}t, 33o. 

ySy V. fopra, pap. )04 , nota t. 

(3) Ttults tu autrts ammatt* m ohi ée voitùiu eu dt cùm$at*^ÌHU. Lt tkitn cl k thmnl, 

It cbka et U hup^ landlt; ekeualet Cdnt ioni du eipèrci vci$in*»; aonl tnfmt ceiMawpuùws è u« rtrfin 
dtgriy at/ani eturt tUet (a fécanditd òoruór. /.'domine uul n'a tmtle upìcé %nùne: U n'a pò/ d'tepère 
coaMn^tune. Sa/* ce dernier paini ^ rm mu^trait d'exfaimer stuitmeul un donici rdomiNc ttl iT urne maUtrt 
prepre^ de toal$ autre. . . Le privUdjfe de r«lclasivUé m’apparliml fN’ò Vttpèce àumoinr; eiU 

«jreiui Ut mtiret ctjvieee, cl elle in ttl trelite. . . Je dit Fetpkc* humeunt *ljandlt; fait rtmar^tur cnpentoHl 
pur, doni U langagc vulgain, oh dii ÌMdi/prrmmettl espcce Lumaine ah geore humain — > La loemùou 
geom bnmaine.. oh doti la bannif du longige Xamt ecienH* da dtre pAurpuoi t'hemmam» 

(«il poi grnre, cl ■'/ cil U taul dt lout Ut Ùrrt eonmat fui ne fatta pot genre. ;Fluurens, OHie/ey e 
naturelU, pag. 69-70.. 

.4 Geo u, tO'SO. 


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P£ft GIUSEPPE GHIAIKGREU.O 


3J1 

Stato più tardi egli pure classificato da un zoologo suo pronipote, il quale 
si sarebbe recalo a vanto di spogliarlo deU’onorc della creazione diretta, 
per farlo derivare in un colla scimia da un qualche igoolo rimotissimo 
universale progenitore. No, Tuomo non trovò fra gli animali nè parenti, 
nè consanguinei, nè afiini, e nemmeno un aiutatore compagno, c per 
averlo fu d'uopo che gli fosse estratto dal proprio di lui fianco it). No, 
Tuomo non è od altre specie congenere, nè può divcuirlo; egli, perchè 
libero neU’esercmo di sue fàcoltà, può lasciarle inopen)se od abusarle, 
e quindi iiiibesliulire ma non può assolutamente nè disumanai si nè 
imbesiiare, perchè non può cangiar natura; e se può subliiuaodoln trasandgt; 
umanursi, non è giù in virtù di una fecmidilà trasformalrice, bensì col* 
l’assomigliarsi, cessata la distinzione di sesso, agli angeli, e ciò |>er so- 
vrumana c divina virtù cbè neirordine della natura e della grazia 
rinfertoi'c non ingrada e non s'innalza, se il superiore a se noi traggo 
c non se ravvicina t**;. Fosse quindi pur vero che i precisi confuti fra 


't' Gm. Il, 18-SI. 

(9) « Tht po»$ihU hìimtìN itttriormtiom ù an intrittiiU aUribuU «f thf m9rfit^fret‘agtnt «um; 

rapaUt of tht mbh$t etpiratìont, and cf m^ndratit inttUtriua! d.vtlttpmeni^ Sul alto ttitk a capadty 
(or mrrat dtQradation sìith a* belongs to him alene ef ali created beiiigt- The ene thararlerùlie ai «tll 
al thè ùther, teparatu man by tm impaiiihle barrirr fram alt ikett otker livimg crtatnrtt fAandlt;il might appear 
MI «oinr rttpttU gifted vfìth tudowniimti akin (o hit own •. Lft poi*ibìUlà di prggiorarf u1landgt;«lreRiu b 
un'apparlcDfnza deiU taxtooalc, e Ubera natura umana} rapace delle più nobili aspiraziooi, 

e dì on mararigUoM aviluppo iotelleUÌTo, ma alircst di late (soraUallo' morale degradacìone ebe 
non ha eaempio fra le altre vi?eaii creature; la b qorsta uaa doppia rnraller«atica che ne lo con- 
IraddtilÌDgue, • pone un liiniln insuperabile fra lui e quanti altri esiteri TÌveoli poaaono apparto- 
lemenle UMlrare con eaiolni alcuna raasomigliaoza. ^Wxluta,' Pre-hùIvrU Mun, pag. 189; Young, 
op. Gli. pflg. 111}. 

(3) Matlli. axif, 9%-30. 

(4) tob- VI, 44. Neirnomn non ai oi^rTa aolammle una roparirà oaaia tufcettibHiti^ ma una prt~ 
elmtà, un’inclioaziooe, una tendenta al deterioramento ed al peggiorare, non ralTrenata ae non io 
parte dai debole rattenlo della citillà, ed in tulio etScacivaimamente dal aupernalurale lume cd 
ainto della rivelazione e della grazia, ibbiiognaodo l'uomo e del zìto esempio della virtù per non 
iamarrirne od alterarne il roncetlo, e di un gagliardo ecoaUnIe impulso per praticarla Quindi il Youog 
laopn, noia 9 citato è di credere che quelle degeneri efferate cd ahbmiile razze dei |l»achìioaoì, 
dei aelraggì Aualraiiani e degli iaolaoi deirarctpelago Andaaaan deririno originariamenle da qaalebe 
«ano di acHiavi fuggitivi o di baodiii t quali, affdando l'ira degli atemcnli per sottrarsi a quella degli 
cumini, carcialisi in mare e abalealrati dal vento m varie deserte e remolbaine plaghe, tcìollì da ogni 
freDo a sprovveduti d’ogoi mezzo di agiato e colto vivere, tiensi di geceroziooe in generazione via 
più imbarbariti, sino a tucear resiremo limile dell’umano abbrulimettlo. ■ Sotnnly ù lArre rn iwtu 
m capacilj far maral degrodatienf bvt mthùut thè rtilrainti of ttnlitation^ and thè itili hightr reitrainti 
ef RefelalioHf there it im mandlt;m a icndencj In maral degradation. In thè tarlìer agri, an oteaiional band 
af fugiùet itaeei, or af tteapei criminali , furnithed by external aid mitk preWrseiw ami a beat, thaping 


333 


lU CRITICA SOEimnCA ed il S0VKA33ATUandamp;1LE 


fuomo e la scimia fossero ancora oggi la tortura degli anatomici; e 
sempre le differenze cìie si presentano da prima nette e precise, sxfanis- 
sero sotto Canalisi; non per questo il fantasma di unodiosa parentela 
stuzzicato sorgerebbe piti severo ed umiliante giacché la rassomiglianza 
(li forme non é sicuro argomento e criterio di parentela. Fosse pur vero 
che stando ai puri caratteri <matomici del cervello, tuomo non distasse 
apparentemente dalle scimie più di quanto le famiglie sistematiche di queste 
distino fra di loro, più di quanto, per esempio, dalle scimie comuni distino 
gli esistiti v^); fosse pur vero che Tuomo per la sua compage, per la sua 
conBgurazione apparisse appena separato dalle scimie per quella distanza 
che separa un genere dalTaltro in un ordine zoologico; e che nella sue- 
cessione cronologica degli esseri viventi, le scimie m^essero preceduto 
tuomo, t ultima conseguenza che si presenterebbe da se stessa senza cer- 
carla, non sarebbe ancora la derivazione delTuomo dalla scimia; propo- 
sizione che nessuno avrebbe mai creduto potesse da senno essere soste- 
nuta un istante; bensì tale mostruosa proposizione, non rabbrividite, 
sarebbe quanto ci è rimasto della grande lotta che il gorilla ha susci- 
tata in Inghilterra , cioè una proposizione chiarita non già vera, ma mo- 
struosa £ la ragione si è che le scimie avrebbero potuto avere sul- 
Tuomo una precedenza cronologica, senz^aver perciò con essolui nessuna 
genealogica attenenza; non essendo per nulla razionale il far derivare 
tutti I primati da un unico stipite, unicamente |>erché fanno parte di un 
medesimo ordine zoologico, quando non si è per anco provalo che questo 
sta fondato sulTaflìnilà; anzi dopo aver dichiarato sistematiche e conven- 
zionali tutte zoologiche classincazioni, e riconosciuto poter avvenii'e che 
individui morfologicamente piò diverai che non t distinti per ispecie, se 
non anche per genere, sieoo tuttavia piò prossimamente affini che non 
individui coDsiderati come semplici varietà ^ . Quindi il ronchiuderc trion- 


tktir eeKTM tkty kmem mot whxlhefy omd érwf» mermtt tk» oeem» Sy Umfotlitom» wmdt, «My kmvt ito- 
laUd thamàiliti im variout mld amd diàtamt placet; amd frttd (rum «U tÀt rtitrainU jmt mmUimmed, 
tatA tuccetfiee gtneraiimm temuid timà lover amd letmrr in (A« mtorai amd imietitctMoI teaU^ amd tmek 
defradad tptcùmemt af kumamity at ihtut wkiek là* Bo^emant, tk* Amdawum ttlamàert, and tke Auttrmhmm 
taeayu prttemt, mùghJ tttU be fkt mltimatt rumlt. Op. et I. ciL, 171-I7S. V. ÌDandamp;« peg. tS7, AoU S •. 
(t) De Filippi, op. clL, pag. 17. 

Jd. ib. pag. 37. 

(3) Id. ib. pag. 41. 

(4} V. eopra, pag. 903-904, 907-iOe. 


 


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PEE GIUSEPPE CHIRINCEF.LLO 


^a3 

falmente che « l'uomo è una derÌTazione delle scimie, e queste sono una 
GgUazione del ramo dei lemuri, il quale alla sua volta sMmpianta sul ramo 
delle falangiste, che si collega ad altro stipite, e cosi via via si discende 
per l'albero genealogico degli animali fino al tronco, fino ad nno stipite 
unico per tulli C^) n  gli è un convertire una fisima in una realtà, la è una 
mera petizion di principio, supponendo come dimostrato ciò che è tuttora 
e più che mai in questione. E lo riconosce candidamente l'Huiley, 
non meno dotto ma più coerente e nspctiivo, il quale, non ravvisando 
nella struttura dell'organismo umano tanta differenza da quello delle antro* 
poidi da dover collocare l'uno e le altre in un ordine diverso, sebbene 
la trovi sufficiente |>er far dcU’uomo una famiglia a parte primeggiarne 
sulle scimie nello stesso ordine dei primali ne concbiude che non 
rebbe verun ragionc*ole motivo di dubitare che Tuorao si possa consi- 
derare quale una graduale trasformazione di un'antropoide, ovvero quali- 
ficarsi l'uno e l'altra come una derivazione da un medesimo stipile, ifualora 
si potesse dimostrare che l'una famiglia scimialica originò da una graduato 
trasformazione dciraltra, o derivarono tutte da un medesimo ceppo; ma 
siccome quel processo causativo per cui sarebbero stati originati succes- 
sivamente i vari generi e le varie famiglie degli animali gli uni dagli altri 
o diramatisi da un medesimo ceppo, e che sarebbe pià che sufficiente 
per chiarire l'origine delt uomo f quel fisico processo è tuttavia da scoprire 
e quella trasformazione e ramificazione da dimostrare, com'egli stesso con- 
fessa e noi sarà mai per suo avviso, fintantoché i certamente derivati da 


'1) D« Filippi, op. eil. pag. 43. 

(S) rA« ttrwtural difftrents» hetwfen flun amd th» mmi-tik* apts etTtatnly our rt^ardtng ktm 

a$ roHiUtuting a («mittf « part frm* tìum, tkoygk^ in tu nm A a« Ae dtffir$ Uu fr^m <A«m tha» thnj 
do from other familitt of lAe tonto arder , ihert ran be ho justifiration for plaeing Aim in a iittinct 
arder. And thut iko lagacitmi foretight of thè gretti iùtrgiter eandgt;f tgitewtatie eootogy, lÀnnaevs ,htcomet 
juttified, and a eeniury of «latoifti'ra/ retearek Arfn^j ut karh to kit ctmclution , tkat man il n nanuAer 
of thè lam* arder (far arkick thè Limnatan term^ Fritnilea, ought to he relainedj et tke t^t amd 
Umuri. Tkit arder ù nota divitikle into ttetn famtUitt of atout eguai tyttematie valve; tke fini, tke 
Aolbropiai , tontaimi imam alome; tke teeand, tke Catarrkimi, emtracei tke old-tearld apet; tke tkird, tke 
Platyrhiai all ntw’uwld apet, eseept tke tmamateU; tke frandgt;urtk, tke Arclopilh«oini, tonlmitj (A« 
narmojttt ; tke fiflk , thè L«miirÌQÌ , lA« teumri , from wkich cAeirnjnyf ihould proht^ly te exelitdtd lo 
form a tixtk dìitim.1 family,tke Ch«ìroinjiai j wAi7« tktitrtmth, tke GtlcopilhteìDi, cwiteina <A« 
flymg lemur, lAc Galeopilhecoi a ttramgeform aehickalmotl Umektt «n tketaU,at tke ChriroiByt pule 
9n a rodent c^tAin^, and thè lemuri timulaie imteetirora. - If mam Ae M^araled ty ma grtater itruc- 
turai tarrier from thè trutte tkat tkey are from erte auatker, then i( memi to foUtm tkat if amy proeett 
of pkytical tautaiiom can te diacovered ty wkich genera amd familtee of ordinary animati kart teiu 
productd, tkat prcctu of eauiatiom ia anplj aolEcitfit te accoaat for tbe origio of min im otker 


I*A CRITICA SCJERTirUUk ED IL SOVRANNATURALE 


224 

un medesimo stipile si mostreranno, come si mosti areno sempre e si mo- 
slrano, promiscuamente fra loro fecondi, e sterili allatto o tosto o tardi 
i presunti discendenti o trasformati (*), com’è il caso per l’appunto delle 
stesse antropoidi rispcttivaincnle j noi abbiamo ogni ragione di credere 
che quello scoprimento e quella diiuoslrazione avvenire non jmsseiio essere 
attesi prossimamente nemmeno dalTHuxley, c che il chiamar ch*egli fa la 
teoria darwiniana un'ipotesi prowisoria, subordinandone la dimostraiionc 
ali'accertamciito di un fatto siiiora inosservato, c per chi non abbia il 
cei-vel fuor di calende, non fallibile clic alle colende grrclic, gli e un 
eufemismo che equivale al proclamarla iiidimostrata cd indimostrabile. 

^^a se, quand’anche le antropoidi fossero meno fra di loro distinte per 
caratteri uioi fologici, non per questo tlovrebbci*o ripulat'si originate da 
un medesimo stipite, ove non potessero tuttavia le ime e le altre imme- 
desimarsi in quella fecondatrice virtù clic dovi'cbbc essere toro comune, 
quulnt'a fosse derivata da una stessa sorgente, giusta il nolo adagio: quee 
sant eadem uni tcrtio stuU eadem inter se a più forte ragione non pos- 
siamo accomunare Tuomo c le antropoidi in una medesima origine, 
distinguendosi anche pei soli caratteri morfologici il primo dalle seconde 
tanto e più ancora che non queste fra di loro. K ne rechiamo a prova 
la leslimoniunia deiriluxley, il quale riconosce che k ogni osso del gorillo 
porta impressi t caratteri che lo distìnguono dal corrispondente umano n, 
che non vi c ncii’ordÌDO presente di citazione nessun anello che congiunga 
Viiomo ed il Troglodjtes ^ nessun ponte che cavalchi l’abisso che fra 
l'uno c rallro si fi'ajiponc; u che se come non vi è aleuti anello fra l'uomo 
ed il gorilla, non ci è nemmeno alcuna forma trainczzatricc , transitiva, 
trapassante fi^a il gorilla c Turang ovvero roraiig cit il gibbone, nc una 
meno netta e piccìsn separazione; rintervallo però fra questi ò un po' 
più stretto »). Che se ciò non ostante egli cia^dcsi bL'us'i licenzialo a 


if il ennid b« fbowD tkal tht marmoftU (or tsamplt bare arisen Ay (Radati niodificalioB 
«f thè ordimary P/d^rrAiw', or thst hotk .VarmoeeU and /VafyrrAi«t are modifini ramifieclieoa of a 
fTtmiiìvt etotk — llierB wonld b« no ralional groood for doutling Mal man miqht hnet nri^attd 
in Me one enee, Ay thè gradanl modificalioo of a mao-lìlie apo; or, tn Me o/Arr ca/e, at a nati* 
fleklinn of lite urne primilite aiock m thoae «pei. f/uxlry, Mnn' s Place infiatnre^ pag. 105. cf. 
Wbilaort» op. cit. pag. 9QI-903. 

(1) V. aopra ptg. 9||, aoU 1 . 

(9) V. Toniti op. et I. cit. Cf. aopra pig SfM.iieti t. 

(2) Let me tsà* thù oppnriunity of dùlwn/y e^^rrh'iey Mal lAe etracturnl di^^htneee heteeeen num 
•md ma thè kighett opre . . . ara yrraf «ird eiyiri/ìeeni - mry Ao«r e‘fa forillm Arare morie Ay mhitk 


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PER GIUSEPPE GHIRIHGHELLO 


335 


far (leiruomo uoa famiglia a parte, non perù a collocarlo in un altr’onlìne 
da quello delle antropoidi, distinguendosi questo dalle scimie inferiori 
più cho non Taomo dal gorilla o dal chimpanze (On; il suo procedere 
è fallace ed illogico, dovendosi confrontare non giù gli estremi, ad esempio 
le antt'opoidi e gli ovisliti, ma ciascun termine colfimmcdiatamente suc- 
cessivo nella serici potendo gli estremi essere spiccatissimi e non per- 
tanto congiungersi c compenetrarsi così sfumatamente come i colori del- 
firide. Ondcché, sia pure che Q'a Tuomo ed il gorilla rinter%'aÌlo morfo- 
logico sembri minore che non fra questo cd il lemure; siccome perù i 
termini intermedii fra questi due estremi, chiamateli specie, generi o fa- 
miglie, sono fra di loro distinti con un intervallo mollo minore di quel 
primo poniamo che il lemure avesse potuto, spiccando alcuni salti, 


i4 miqht be diitinguithei from ihe corrttpondiHg bone ef a man • and th«l in thè prttenl eTeeUtm,at 
«ity rote, no intrrmediaU link hndgtxavtr tht gap bttwttn Homo and tt moutd bt no Utt 
wnmg tham ahturd fo deny ihe txùtence of Utit chasm. - Rrmrmbrr , if i/ou tnU» that ihert ù no 
txuiiag Uttk btìtettn maA and tht gorilla vag. 51 a 105. 

(I) Tht ttruriurnl differtneee wkith separate man from thè gerilla and thè ehìmpamee are noi te 
great ae thote vhirh separate gorilla from thè lotptr apet. ■ Ib. Votli aopra ptg SS.l, noU t. Cf. Whil- 
iBore, pag. SOO-iOt. 

(9) Dichiariamolo con un fsrmpto loUo dalla citala Rlviiia di Edimburgo, rooiamo che il pro- 
gmaaiTo srilappo del ccrrello nell'ordiiie dei quadrumani pnMa c«»cre rapprcscnlilo iiriodigrowo 
dalla aerin arilmelica I, S, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 15, e che il cervello del lemore po»<a eisere in- 
dicato col numero 1, quello del gorilla col IO, e quello deiruomo col 15^ gli h chiaro che Ìl gorilla 
Bnmerìcamrnle dista meno dall'uomo che non dai lemnre; ma gli « evtdenle del pari che questo 
maggior inlerratlo h suddisiso, e se non cooncsso, no e agevolalo il varco da tanti pìccoli passi 
quaute SODO le succeasise uniUi, laddove l’iatersallo fra l'uomo ed il gorilla rimaDe quintuplo senza 
alcun termiue inlermedio. Questo (vi si conchiude) i il vero aspelln della quistìone, e finche la 
loelogia o la geologia non ci avranno dimostrata l'esistenza di termini intermedii , noi abbiamo 
ragione di continuare a collocare l'ooino in nna distinta collo-classe. Si tratta dì sapere se le dif- 
larenze anatomiche fra l’nomo ed il gorilla ciano maggiori o minori che non quello fra questo ed 
ogni altro successivo lereniao nella serie dei quadrumani. — Il rrofrssoro Huxley salta dal gorilla 
al lemure, e ci dà la differenti fra il cervello ed i piedi di questi due termini estremi della serie 
come nna proposizione equivalente in valere alla differeoza fra il cervello ed i piedi del gorilla • 
del negro. « Thtt, ve apprehend , ù thè trae atpect of thè quettion  and unnf toelagy or geologg 
thall ha** demonttraUd le ut thè ejrtiZrncs of ìntereening liitkt, iw are justified m plaeing man , at 
he I# at ^rsjrat, in a separate tub-clast. The quettiiat ij, whether thè analomieat differencee btiwten 
MIO* and thè highett ape ( gorilla ) are greater or Use than brttreen thè teeond attd third links (gorilla 
and thimpanset) in thè detrending seolt^ or betwem any two sueeetsirt links in thè quadmmanout 
teriet. Professor Huxley plttngts from thè gonlla dotrn to thè lemur, and putì forward thè iiffertnet 
Aetiveen thè braint nnd feti of thete extremes of thè stries at a proposition equù'ulent ùi raltu to thè 
difftrenet betwein thè braint and fandlt;et of thè gorilla and negro (L- oìl. pag- 549)*. 



aaó I.A CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVAASNATURALE 

raggiungere il confine scimialico, là pervcnulo, tì si sarebbe dovuto ar- 
restare; perchè, se per diventar gorilla gli sarebbe bastalo trinciar tre o 
quattro caprìole, per valicar riiUervulIo frapposto fra queste e Tuomo, 
non Tavrebbe potuto senza un salto mollale, cioè avrebbe cessato di essere 
gorilla senza poter uomo diventare. Ho detto salti, perche Tlluxlcy stesso 
parla di passi, di gradi, più o mano larghi, ma tutti staccali, non già 
di anelli di una catena, negando esplicitamente di ravvisarne alcuno, 
nè fra l'uomo cd il gorilla, nè fra questa ed altra delle antropoidi, nè 
fra alcuna di esse ed altra forma scimiatica inferiore ora tutti questi 
salti, qualunque ne sia la relativa differenza, sono tutti assolutamente 
impossibili, perchè la natura non va balzelloni (^) , c ripudiati del pari 
dai Darwiniani che sognano continue graduali ed insensibili trasforma* 
zioni non osservabili, nè dimostrate, nè, giusta la condizione apposta 
dall Iltuicy, dimostrabili Laonde, non solamente siamo da questo au- 
torizzali a collocare l'uouio in una famiglia a parte, ma, qualora quegli 
oglia esser coerente a se stesso, deve pure riconoscere non potersi di- 
mostrare che veruna delle famiglie, in che egli divide Tordinc dei pri- 
mati , abbia avuto comune colfaltra un medesimo stipile, non poteudosi 
dimostrare nè che rintervalio, onde sono distinte e divise, sia stato superato 
d'un sollo, nè che siano esistite e sparile senza alcuna traccia tutte le 


I) V. M»pra pag 9)1, onta 3. Quindi non dimostnai troppo caalln c cocreole qnaodo, cooti- 
ntinndoii nel primo brano sovracilalo (psg- 993, n»U 9), toggiunge: Perhaps no arder af mam- 

mais prestnts tu with so extroordinary a serìu of gradations as this, leading us inscDiibl}; fram thè 
rrawn and «HiNfliù of tht animai ertaiion down lo crtalurts from whith there U bui a sttp, ai il leems, 
la thè lowestj smallestf and Uast ÌHUlligenl of thè placenlal mammalia. Il is as if nature htrtelf had 
foTtsetn thè erioganrt af man, and tailh roman saeeriiy had jandgt;ro»'ide«I (Ani iùi inUiitet, by its i-rry 
tnumpks, shoutd rati iato ^romtncNre thè sla*ts , admonishing thè cengueror tbat ke is bui dust ». « Nino 
ordine forse fra i mammiferi cì ulfre ona «erie coti straordinaria dì gradaiìani eone questo (dei 
pn'jMs/i), scorgendoci instntibilmenit daU'apiM della creasioac animale sino a Uli creature che ei 
paiono separale solo dì un grado dagl’iohmi, più piccoli e meno iDlelligenlì fra t nammiferi pia- 
renliferi. Come se la natura stessa, prereduU l'umana arrogaoia, avesse pure con romana sererità 
provveduto che l'uomo stesso dovesse nel trionfo di sua intelligenza trarre airaperlo e collocar in 
bella mostra gli schiavi che ammonissero Ini conquistatore non esser altro che polvere ». No, questa 
ommonizionc ù fuor di proposito, e l'uomo per rammentarsi che è polvere non debbe badare ad 
altri che a se stesso, tale essendo la desliaaaionc della scaduta umanità, come ne fu, per virtù 
divina, la primordiale cd immediata origine, senza Vintromessa di una scimiatica Irasformatiooe, 
impossibile io ogni ordine di animali, anche primaii, perché diatinli t disgiunti da intervalli, non 
già eongiunli e cunnessi con continue • sfumalr traneixioni. 

(9) V. sopra pag. 133-130. 

(3) V. sopra pag. 919, nota I. 


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PER GIUSEPPE CHIRINCHRU^ 2 2^ 

Tome intermedie > nè che da un medesimo stipile siano dci*ÌTal)ili fonne 
così profondamente distinte da riuscire fra loro del lutto ed a breve 
andare sterili ed infeconde. 

E qui ci si presenta comoda l’opportunità di rispondere al De Filippi | 
il quale dopo aver alFcrmato in principio del suo libro che u i precisi 
confini fra l’uomo e la scimia sono ancora oggi la tortura degli anaandgt; 
tornici, e sempre le difTcrcnze che si presentano di^pprima nelle e precise, 
svaniscono sotto Tanalisi (0»; ci concede in sul finire che « tutto 
quanto dice il Professore Bianconi della difTcrenv-a fra Puomo e la scimia, 
c perfettamente vero; di piu è noto, ammesso, riconosciuto da tutti 
indistintamente: col compasso e colla bilancia, non c’c a ridti'e nj che 
« esistono dìslinr.ioni organiche gravi e sicure fra Tuomo e le scimie 
antropomorfe»; che ululi distinzioni c dilferenzc più emergono salienti 
ed accertate, quanto più fanalisi è profonda » ; che u sussistono io tutta 
la loro integrità le antiche divisioni di bimani c quadrumani n ; ma non 
pertanto nega che u fiiomo sin una creazione a parte, c da sè, indi* 
pendente aifalto da quella degli altri animuli ». O perchè? Eccolo: 
u esistono distinzioni organiche gravi c sicure fra le scimie antropomorfe 
e le cappucinc; tali distinzioni e difreronze più emergono salienti ed 
accertate, quanto più l’analisi è profonda; sussistono in tutta la loro 
integrità le antiche divisioni di scimie catarrinc c platimnc; c mdianieuo 
le scimie antro]>mnorfe non sono una creazione a parte c indipendente 
aifatto da quella degli altri animali ». £ la ragione di questo non ? 
Di certo la debb’esserc curiosa ed ignorala persino daH IIuxley, il fpialc 
ci disse pur egli che, qualora tutte le altre famiglie delfordine He primati 
sì potessero dimostrare trasformale speciGcamcnlc le uoe dalle altre o 
derivate da uno stipile comune, ci non vedrebbe ragione perche non si 
dovesse attribuire eziandio agli cioè alla faii^lia umana, min 

consimile metamorfosi o derivazione ; ben lungi però dal riputarla cosa 
dimostrala, ci lasciò capire che non gli sembrava nè si tosto, nè forse 
mai dimostrabile Di che sorta di dimostrazione dunque si è la favo- 
ritaci dui De Filippi? K È di una semplicità che innamora, ma di una 
semplicità che inganna ». Egli si pensa di essere riuscito a dimostrare che 


(t) Op. cit. , 17. V. topra ptg. 9H , oola 1. 

(9) Op. ciL, pag. 63*GI- 

(3} V. aopra pag. 9i3, Dola 9, eoit. 919. doU 1. 
(4) Op cil. pag. 7. 


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aid LA CRITICA SCIRNTIFICA EO IL SOVRANKATCRALC 

€ i caratteri organici pei quali Tuomo si distingue dalle scimie, sono di 
tal natura da potersi derivare da modificazioni sporadiche divenute per* 
manenti ove possa a fiir vedere che differenze, dal punto di vista 
zoologico, assai più gravi si sono viste nascere per cause indeterminabili, 
poscia trasmettersi per eredilii 0) ». Ma oltrecliè non sappiamo intendere 
come possa riconoscere una gravità relativa chi non ne ammette il 
fondamento nell'assoluta, e proclamò le varietà ^ specie y generi ^ famiglie, 
ordini e dossi, lutti indistintamente assembramenti sistematici e creazioni 
della nostra mente C^); saremmo curiosi di conoscere quale sia il criterio 
da lui adoperato per distinguere dal suo punto di vista zoologico la 
maggiore o minore morfologica gravità se il compasso cioè o la bi- 
lancia (3), o Tuno e l'altro assieme ; dando Sempra il maggior valore alla 
maggior grandezza, o maggior peso, e cosi la presenza o la mancanza 
di un paio di corna, ovvero la parziale o totale della clavicola, possa essere 
un carattere, non dirò solo di eguale, ma di maggior importanza zoo- 
logica, che non la forma orbicolare o bislunga della pupilla^ e perciò 
più diverso zoologicamente un toro scomuto dal suo cornato genitore 
che non il cane dalla volpe eandlt;.l una razza umana mancante della metà 
acromialc della clavicola riuscire zoologicamente più distinta da ogni 
altra razza umana, di quello che per altri distintivi organici lo sta dalle 
antropoidi f®). Checchessia di questo criterio, per cui sì grave dovrebbe 
talora stimarsi la morfologica dilFcrenza di un nato, da non potersi zoo- 
logicamente collocare in una stessa famiglia o sotto ordine col genitore, 


(1) lUid., pig. G5-6R. 

19) Ibid- pag. 19. V. sopra pag. 910. argg 
f3) Op. cil. pag. 61, C3. 

(4) V sopra pag 9l(, Dnit 3. 

(.5) V. Sopra pag. 313, Dota 3. 

(6) ■ Dalla prraeoia o dalla raaocaoM dslla claTtcola, e dalls claaicole perfetU od imperfrlle, 
si dstuiDe io tooingia uo caralUtre di imporlanaa assai più ebr speciics, perfioo più eh» di geoerti 
UD raraUere dì famigl'S o di soirordìae. Ora in qualche raro caso si k TehScalo la nancaota totale 
o parxiale di quest'osso nella specie upians Un caso di mancanxa della metà acromiale della cia- 
Ttcola fa narrato lo acorso anno dal rrafessore Gegenbaar dì Ima (JeiiàUche Zriitckhft fitr Àte~ 
dizin unJ JVnIurieiiteairhafl. fSS4, Ltipxig. EngtlmaHHj e ciò che è più inporlaete ai è che tale 
difetto, origioario in uaa donna, ò stalo da questa trasmesso alla sua prole di dot letti, scota che 
rimanesse raenomamenle lesa la piena libertà dei mo^ioirnli delle braccia. Di iodoskine io indatiooe 
fondaodoai sempre sulla legge flsiologìoa deireredilà, polremino fecilmeole arrivare ■ supporre 
pandlt;iesibil« la fttrmasiooe di una stirpe priva della parte acromiale od anche di tutta la clavicola •. 
Op cil . pag 6C-6V 


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PER GIUSEPPE GHIRIIfGltELLO 2 2 ^ 

mentre tutUTÌR chi adopera colai criterio tuo! mantenuta la distinzione 
di regno fra organismi affatto simili ; noi che da questo punto di vista 
zoologico non ci vediamo pià niente alTatto, subordiniamo il criterio 
dell'apparente morfologica diversità o somiglianza a quello della possibile 
o non possibile promiscua perpetuazione ^ non già deiravventizio , che 
sorto accidentalmente può per accidente sparire o scemare c non perenna 
che condizionatamente, cioè fra ì soli discendenti immediati di una me- 
desima razza o rarietè bensì deiressenzialmenlc specifico, inseparabile 
dalla promiscua e perenne fecondità, comune a quante razze o varietà 
derivano da un medesimo ceppo ; promiscuità la quale, ancorché non 
facesse sparire del tutto od in parte quelle avventizie accidentali dilFe- 
renze, ove però continuasse perennemente feconda, toglierebbe ad esse 
ogni valore di s|>ccifica distinzione; chiarendosi col solo fallo di questa 
promiscua c perenne fecondila, mere accidentali varietà, quante morfo- 
logiche dilTerenze, e siano pure apparentemente grandissime (^i, sono con 


(l) T. lopr» pag. 119, Bota 1. 

(9) V aopra pag. 9ff, noia 3, pag. 9tandlt;l , nota 3. Tale ai b il caao di quelia rana acoroola di 
buoi, o di 0H»«r, la cui pereonìtà a dovuta al dtreUod'ÌDcrociaoieQla cub altre rane impedito atudio- 
aameolp, e tale pure aarebbe, <]ua1ora ciò fofae a^veoato per oatarale arqueatromcDlo; tolto il quale, 
ed avvenuto il promiscuo ÌBcrociameoto delle varie raizc, aparìrebbe a breve ondare quella accidentale 
e precaria varietà. Diciaì lo aicMO di alcuoe nmaae rao$lreo«ilà piò o meno lungamente continuabili, 
BOB perù promiscuamente e perennemente trascnisaibili; (ale il lestb riferito difetto delta metà acro* 
aliale della clavicola traaraesio dalla madre alla sua prole di due lettifV. pag 9iS, Bota 6) ; e quelli 
non meno siogolarì della famiglia Lambert oc’ coi discendenti per circa no lecolo, la pelle del corpo, 
traoBele rslrerailà, spessa, callosa, screpolata, arieggiava sui Sanchi le spina del riccio ; della famiglia 
Colborn . . Bella quale per tre generaxioni alcuni dei figli , nipoti e proaipoti ereditarono la poti- 

dattilia dell’avolo, mostruosità ebe in una famìglia tpagnuola sì accrebbe ancora dall'essere ne’ poli- 
dattili , due o tre diti legati l'uno all'altro con una membrana come ne’ |talmipcdi, tutte moatruoaità 
che sorte accidenlalmeote, (osto e tardi aparìrono, ma si sarebl^ro potuto dai dìfetloai, maritaodosì 
escluaivamento fra di loro, più a tango perpetuare. Tale pure si h l'origine c la condiiionata perpe- 
tuazione detta razza negra, il coi colore ove aia incrociata colla bianca, ora alterna nella prole col 
coloro dì questa, rimanendo talora oppostamente colorati due gemelli, o bicolore e dimeizalo uno 
stesso individno, o solamente pezzato e chiazzato dì quella ntgredine, ora, prevalendo questa, nolao- 
temente nelle prime geumnìoni, va poi digradando e sfumando succcssiramcotr. V. De Qualrefngcs, 
op ci(. pag. 309-31 i, 996*987. Quanto airerrditaria trismissiono di simili accideolarìe particolarità 
o difformità, V. Prosper Lucat, Traiti de Vhéridìlé naturcile don» fra iUtU de tanld et de maladie du 
tr/itime nereeux. Parie /847-fÌSO, S re/. E quanto al Irro valore in riguardo alla teoria 

dalla trasformazione della specie, V. sopra pag. t05, nota 3. 

(3) Ma che il valore dì queste morfologiche diversità sta più apparente che reale, si roanifcsta 
dalla scarsa o netauna loro fisiologica importauiaj e così ad esempio, nel caso leste recato dal 
Da Filippi di maacania detta melò aeromiate ett^ijiaria tn una dcuna, ciò eh'cgli Ì scorge di piU im- 
portumte si à ebe tale difetto à stato da questa trasmeaso alla sua prole di due letti, senza che ri- 
aaBesae menomamente lesa la piena libertà dei movimenti delle braccia*; vale a dire, rini|ur- 



LA CRITICA SClEIfTIFlCA CD IL SOVRAirifATtrRALP. 


33o 

essa compossibili; e per lo contrario, vere spccinche dUTcrcnze quelle 
apparentemente minori diversità che si mostrano con essa incompotibili. 

E per ciò appunto che giusta ii De Filippi, maggiori talvolta, od almeno 
apparentemente tali, si osservano le inoiTologirhc diirerenze fin razze o 
varietà che non fra specie o generi, od anche nessuna; talora, fra in- 
dividui di due distinti regni CtN gU è bensì a conchiudere che il feno- 
meno morfologico non essendo mai rcsprcssionc adeguata deirintiinu 
e particolare natura deirorganisrao così modificato, c delta virtualità di 
di cui questo è strumeiilo, c quindi non presentando di per se solo un 
carattere di un valore coslaiUc, proporzionale cd assoluto, non lo può 
conferire a tutte zoologiche distinzioni di cui sia unica norma e criterio; 
ma tal vuloixi non può essere negato alla distinzione specifica, siccome 
quella che, nella promiscua e perenne fecondità degli individui, ha un 
caratlcrc costante c sicuro per contraddistinguere gli specificamente ossia 
essenzialmente simili, dagli specificamente cioè essenzialmente divei'si ; 
e con esso un criterio per apprezzare le morfologiche diilcrenze, e som- 
ministrare così il fondamento e raddcnullato a tutte le altre zoologiche 
distinzioni, senza però comunicar loro quel valore assoluto che a lei 
sola coinpclc, c non può nemmeno essere dulie spcciOrlie morfologiche 
diircreiizc condivìso per modo , da potersi sempre esattamente defìnii'e 
quale sia il carattere morfologico così |>ropi'io di una data specie che 


laaza di un tal difello ron*i»l«r« in ciò che le runviooi organiebe non oc accQMvano la dircUoaità, 
la i]ua!e ai ebbe <|Dtadi <}uetrimporUDza ebe aaa 14' rudimcDiale o completa vertebra colla corrì- 
spoDdcale dorsale sopranoumeraria, qualo a'incoDtra talvolta io alcuni indiviJot del bue comune (bm 
ianruijf anzi in una razza nel l*iaccnlino; ovvero la oiaucania delle coma in una razza bovina 
dell'America metiiiìonale (V. aopra pag. SI 1 , nota 3 cd il Cimcolo ivi citato, pag. 3S anzi que- 
at’aUimo diretto è Gaiologicameote più importante ebe gli altri due; giacché ao le corna non sono 
necessario allo funzioni della vita, lo possano euero per la sui conservazione o difesa. Per la qual 
cosa quella zoologia , coi basta la sola prettnia di vna (Otta topraHavmtutria per cosliluire una nuova 
specie f la mancanza di corna per contraddistinguere no nuovo gtntre c dalla sola presenza o dalla 
sola maocatiia della elavicola, o scmpiicementc dalle clavicolo perfclle od impcrfclte desume un 
carattere di importanza assai più che specifica, perfino più t-Ue di genere; nn carattere di faiaigiia 
e di lotl'ordìoe; quella per noi non b la SnoNa, nè, peggio ancora, la mig'.iore zoologia; la qnaie se, 
dieci anni or sono, negando a questo o quel taraUert mor/Wo^/m, considerato di per t« tota, un valort 
amputo , poneva i7 principal rtgìiiuto dtUa tpttk ntlla produtiunt di una proU iilimitatanuMte fettmda 
dallo accoppiitmeuto tponlaneo degli iWiVidvi dei due tetti ^V. sopra pag. 91 1, nota 3); dovrebbe pure, 
]>er essere cocreolc a se stessa, o menar buone le allora allegale ragioni, o mostrarne l’insussiitcoia, 
e ,se non altro, rimuovere il suspetlo ebe infeominìla di fatto c non sol di nome, segua pur essa 
l'andazzo della moda, o s'atteggi a norma del novissimo figurino. 

'^1) V. sopra pzg, lOd, 119, noie. 


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PKR GIUSEPPE CHlRINCnEIXO 


33 


sia sempre egualmente comune a ogni suo individuo, c non possa mai 
oltre un certo determinato limite variare. Quindi la possìbilitù di non 
avvertire o di esagerare rimportunza di questo o quel carattere morfo- 
logico, ed il non raro esempio di non accordarsi nel determinare tutte 
e singole le proprietà morfologiche caratteristiche di due specie coloro 
stessi che consentono nel distinguerle specificamente. Locchè non deve 
recar ruei'avigUu a chi vuol mantenuta la distinzione di regno fra due 
scmplicis.simi organismi alFatlo simili (*l; ma siccome basta la diversa 
funzione, siccome quella che presuppone una diversità di organismo, 
per collocar ciascuno di essi in un distinto regno, cioè Tuno fra gli 
animali c Taltro fra le piante 'T; per simil maniera, il non potersi due 
più 0 meno moiToiogicamente distinti organismi comniunicar perenne- 
mente e promiscuamente essi ed i toro discendenti la propria fecon- 
datrice virtù, è sunicientc e valido argomento per conchiudere che il 
difetto di assoluta continuità rivela un assoluto discreto. Non già dunque 
Tapparente maggiore o minore morfologica diversità può di per se for- 
nire un sicuro criterio di zoologica distinzione, non essendo scienlifìro 
un criterio fondalo sulla mera apparenza, c potendo chiarirsi, alla 
prova, accidentale una massima, cd essenziale una menoma diversità, 
tanto più profonda quanto meno apparente; quindi riuscire diversissimi 
i generati prossimamente od anche immediatamente da un medesimo 
stipite, similissimi i derivati da un lontano ed anche diverso. Nè la pe- 
renne trasmissione di un’nccidenlaria varietà ai propagginati da essa varr.ì 
mai a costituire una Specie novella, non allargando nè restringendo il 
campo dcireredilaria specifica fecondità; bensì il non poter nè essa, nè 
le derivate dal iiicdc.simo stipite con altre che loro sembrano morfologi- 
camente allini con perenne reciproca fecondità accoppiare, prova la 
diversa loro origine, e specifica distinzione. Accertata la quale, quei 
caratteri morfologici ebe si possono dimostrare inseparabili da tale di- 
stinta fecondità ed a lutti i suoi frutti promiscuamente e perennemente 
comuni, assumeranno valore di specifica morfologica distinzione, senza 
che però, ove questa per la natura delPoi^anìsmo riesce poco o nulla 
spiccala, se non anche inosservabile, o meno esatta, sicura ed accertata 


(I) V. lopra t. 1111, pig. 119, noU. 

(9j ib. p«g. iii-ne. 


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LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 
per difetto di accurata osservazione, o ponderato esame, ne resti perciò 
distrutta od inforsnta la predefiniia specifica diversili. Quindi è che Tiin- 
portanza della morfologica diversità vuol essere desunta dalla virtuale , 
polendo questa essere massima , e quella apparentemenle menoma, e per lo 
contrario apparire grandissima in organismi prodotti da una stessa fecon- 
datrice virtù; quali sono appunto tulle quelle differenze viste nascere 
per cause indeterminabili , e poscia trasmesse per eredità , modificazioni 
sporadiche divenute permanenti ^ le quali sembrano al De Filippi, dal 
punto di vista zoologico y assai più gravi che non i caratteri organici 
pei quali l'uomo si distingue dalle scimie laddove la niuna zoologica, 
od almeno specifica, importanza di quelle differenze che ora veggiamo 
coi nostri propri occhi prodursi e perpetuarsi deriva appimto dui 
non alterar essa per nulla la promiscua c perenne fecondità di colali 
novelle varietà con altre qualsivoglia derivate per lo addietro o derivabili 
per lo innanzi dal medesimo primitivo stipite. Promiscua e perenne 
fecondità clic non essendosi visUi mai venir meno, nù perennemente 
desiderarsi in nessuna razza o varietà certamente derivala da un medesimo 
ceppo, qualunque ne fosse la loro morfologica diircrcuza, c sufficiente, 
anzi deci-elorio argomento per negar loro cd a quante altre si veggono 
nascere il valore di specifica distinzione, e per attribuirlo al contrario 
a quei caratteri orgtmici dichiarati dal De Filippi meno gravi , pei 
quali Viiomo si distingue dalle scimie y siccome quelli che essendo bastanti 
per escludere quella perenne reciproca fecondità, dìiuoslruno che non 
possono derivare da un medesimo stipite; giacche quanti certamente ne 
derivano, lo possono sempre, ed essi soli, promiscuamente e sotto qual- 
sivoglìa moiTologica diversità continuare. £ per giovarci, argomentando 
ad hominemy della stessa coDclusloue del De Filippi, diremo alla nostra 
volta : a la questione non staggirà punto sulla diircrcuza fra il gorilla 
e l*uomo, ma veramente sulla derivazione di queste diOTerenze. Certo 
il gorilla non genera che gorilla, e gli stessi più entusiasti darv^i- 
nisti non pensano altrimenti». Benissimo; ma dovrebbero pure sog- 
giungere che il gorilla non genera che col gorilla, e quindi generatori e 
generati non furono c non saranno mai altro che gorilla. Pertanto la 


(I) Op eil. pag. 65 
(S) Op. eil. pandamp;g. 69 





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PER GIUSEPPE GHIRIRCRELLO a33 

vera questione è assai più generale, e può esprimersi cosi: se quelle 
che noi diciamo ora cliflerenr^ specifiche non abbiano avuta , nella lunga 
successione dei periodi geologici, la stessa origine di quelle altre dìflè- 
renze che ora veggiamo coi nostri propri occhi prodursi e perpetuarsi 
e che per ciò voto consideriamo come di varietà o di razze E noi 
rispondiamo ricisamente che no; imperocché, e queste, perciò solo che 
le x*eggiamo coi nostri propri occhi pt'odursi e perpetuarsij non possono 
essere altrimenti da noi considerate fuorché come semplici razze o va- 
rietà , quali sono necessariamente tutte quelle derivate da un medesimo 
stipite ; siccome però tutte quelle di cui ci è conta ed esploi'nta tale 
comune provenienza, qualunque sìa l’apparente loro morfologica diversità, 
tulle sono fra di loro promiscuamente e jierennemente feconde, siamo 
pure per ciò solo autorizzali a considerare come non provenienti da un 
medesimo stipite, c quindi specificamente distinte luUe quelle clic, non 
ostante una qualunque morfologica rassomiglianza, non si possono pe- 
rennemente c promiscuamente le une colle alli*e fecondare. E solo ollora 
verrebbe infermato il valore di questa speciGca distinzione, quando la 
si potesse dimostrare applicabile ad alcuna di quelle razze o varieté che 
veggiamo tuttodì prodursi e perjieluarsi per naturale accidentalità, od 
artifiziale elezione; siccome pei'ò tale applicabilità é lullavia un desiderato 
non dirò della scienza, ma de* Darwiniani, THuxley non si peritò di 
confessare non potersi per anco accettare definitivamente la per lui sim- 
patica darwiniana teoria (*). 

Gli è dunque ad attenersi alla zoologia denominala dal De Filippi la 
migliore y quella cioè che nel conft'onto dei vari organismi fa entrare 
anche la virtualità y come la soia che decida sul posto di un essere 
vivente nella nalut'a y finche la virtualità o potenzialità propria tU ciascun 
organismo non sia tradotta in azione y non potendosi capir nulla della 
rispettiva toro natura y od almeno non apprezzare compiutamente rim- 
portanza della morfologica loro diversità; perché questa o non si rivela 
al nostro sguardo, anche aiutato dal microscopio, come nel caso di due 
semplicissimi organismi apparentemente affatto simili , c non pertanto 
attesa la diversa loro funzione ap|>arlenenti a due distinti regni (^) ; o 


(t) Op. cil. p»g. 09-70 

(9) V. «opra pA|j. 919, noU 1. 

(3) Op. ciL p«g. -19-Sl. 

5o 


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LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 
non è mai rcsprcssiune adequala e perfetta della diversità virtuale di 
cui ror^auistno è ad un tempo lo strumento e la veste, ned allrimeoti 
clic nella funzione manifesta questo la sua proporzionalità, quindi la 
specifica sua natura e gradualo valore. Al che se il De Filippi avesse 
posto mente, non avrebbe distinta la buona dalla migliore zoologia, a$> 
segnando a quella la parte materiale soltanto, a questa la sola virtuaìith^ 
uè avi^bbe negala ogni distinzione materiale fra due organismi , mante- 
nendo fra loro quella di due distinti regni, coiTispondcnle a quella delle 
loro funzioni; quasi che sì possa concepire un organismo che non serva 
a nessuna, ossia egualmente acconcio alle jùCi diverse ed opposte fun- 
zioni; con che si distrugge il concetto stesso di organismo, e vien meno 
ogni ragione di morfologica diversità; e pur continuando a riconoscere 
in questo una maggiore o minore zoologica importanza e gravìU, non 
l'avrebbe misurala a occhio e croce, guardando alla mera apparenza. 
ICpperù, se fra i distintivi organici delVttomo in confronto colle scimie 
ci fosse anche la mancanza della parte acromiale ed anche di tutta 
la clavicola y purché Timportanza di tale difetto consistesse nel non ri- 
manere menomamente lesa la piena libertà dei movimenti delle braccia (*), 
ben lungi dai non esitare un istante a metterlo in prima linea, ciò chVgli 
ailribuisre senza ragione al Prof. Bianconi, fors'anco e senza forse 
avrebbe creduto necessario, non già di scendere, ma di salire con esso 
lui fmo ai caratteri molto più importanti , non già subordinati, delie 
zanne, dell'arcata zigomatica, del legamento plantare; c nel supposto 
caso avrebbe avuto molto maggior ragione che non nel caso concreto. 
Imperocché, se nessun ordine zoologico è fondato su caratteri organici 
equivalenti a quelli sui quali il Prof Bianconi stabilisce l'ordine dei 
bimani la ragione si c che nessun altro ordine si distingue con 
uguale importanza e diversità di funzioni, c da queste si deve desumere 
cd estimare resistenza e l'importanza delle organiche diversità. Laonde 
se la distinzione, non che di ordine, di regno, vuol essere mantenuta 
fra due organismi alfatto simili, qualora la non osservabile, ma profonda 
loro organica diversità si riveli implicitamente nella diversissima loro 
virtualità; conciossiachè torni impossibile ed assurdo il supporre che 


(1) V. »opra p»g. noU 6^ pag S90, cola f « 3. 
(t) Op. ciL pag. 66-67 


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PER GIUSEPPE CniRINGBELLO 


a35 

siano aOatto sìmili due organismi , le cui funzioni sono così diverse da 
dover essere l’uno collocato fra gli animali, Taliro fra le piante (0; gli 
c cliiait) altresì non potersi rettamente apprezzare e gi*aduare le appa- 
renti morfologiche divci'StU, se non se rispettivamente alla Ioiy) attinenza 
colie funzioni organiche ed alla costoro relativa od assoluta importanza. 

E per andarne capace, basta considerare che l’organismo essendo iin 
mero strumento della virtualità, come ciascun organo della relativa fun- 
zione, dipendendo Tuno dalla virtualità ebe nc è il principio organiz- 
zatore ed avvivatole, l'altro, prodotto pur esso dalla phismatricc virtù, 
ricevendo daH’attuale cd abituale funzione lo sua condizione, svolgimento 
e perfezione istrumcntale l'organico loro valore sta tutto in r|iiest'intimo 


(t) V. lopra , pag. tlI-lIV. 

(i) Torna qui opporlana l’oMfrratione «Jol candgt;l«to Daveraoj, il qaale rirpilogaodo IcJf/fhfNtetitfn- 
vali che dìftingaooo daU'uooio le aotropoidi, da lui chiamalo giu«tani«nte ptrtu/famrcpcMorfe, 
pone per terza io eear*o avolgimeoto daireth prima airaduita della capaeiiè croniale altrove indirala 
( V. «opta pag. 167, nota 6, • fur fon jettt un toup d’mil *ur tt tableau fue auu» publit ét 

la rapaeiti erandlt;uiir««r cAra lu tìnge» tupérìeurt ^ oji y terra éèatontrè gue, relaUvrment au rette du earpt, 
rette eandlt;rpdri(<^ tvi diminuant eantidèrablement. re«r/ure , rinnn gat tt» difftrtnctt toni en rappurt 

ieident a*te Caisenee de vie inUlleetuelle ekes ce» animaux? Aoiu aeoa» rv dan» re mime tableau gue la 
capaeild cranienne rtun enfant de guaire ant, n'ayanl eneare gue »ft denl» de lait, e»t de H5 tentiUtrtf , 
tondi» gue etUe eapceité t'ilht à 170 cmdVirrrj rAes T hotnmt adulte de race eaucatigue} prtue» èeìdenU 
de la vie inUlleetuelle de nttre eipice ^ gui entrelient unr actieitè perptanentr , A toute» le» éfiogue» de 
rr^ùfeMce dan» Corgane de C intelligence, y produii use aetivili de nufrifioM fui tend A (e développtr 
autii longttmpt gue le prrmettent Vonifiealiet» et le» tutures de. la balte eranienne yin te protese 
(Op. eit. pag. S3I-932). Panni pertanto aaiienDaliuiraa l’iflduttflno del GarbiglieUi, il quale 
da queita vgritA ineoneutia, che yli argani del carpa umano tanta pik ti sviluppano ed arguìttana 
maggior forza e rigare e maggiore accrucimenta , guanto pia toMandlt;a etti tenuti in tureitio’^ r nuì it 
cervello, guanto pii» vien metto in etercixio, tanfo maggiarmcnte ti tri/uppa, e eretee coti in volume 
ed in matta, come in fona, fa condotto ad argoencntire che in guetto fatta appunto deMa etrtnrsi 
Ut tpàegnzione della maggior freguenza della jiinozte#i craniale di ninne antìrhe rane tMAurAortle (Op. 
cil. pag. 64-85). Ora col minor esercizio delle facoltà intellettaali creacc qecllo delle islìntlTe, a 
predomioando le tendenze animalesche ed irrazionali, non h a atopire che ne reali alleralo il tipo 
nnaoo, e l'ahbrulimenlo eateriore raaaifetli l'iatema abbieztone per coi, «cavalcala di aoggio Tenne 
a«8andlt;q;ge(liu (per usare una frase di Zatcrio de Maitlre tdme A la bète, la raRÌone all'intinto. Qoindi 
quel molteplice fisico e morale dcgradamenlo che ai osaersa anche oggidì presso varie tribù, non 
già rimaste nel primitivo alalo, ma acadule, giacché TcMinpio inconlesiabile dì già civili p«H im* 
barbaritc è prova che le barbare non ai sarebbero di per sé eivilitzate roti. (V. sopra pag. Sit, 
Bota S « 4 ). Nè deve recarci tneraviglia ailTstto abbrnlimcnlo, veggendo che nelle slcsae 
belva, come ad esempio nelle antropoidi, coirafTorzarsì riaiinte brutale rimane come soprafTalla. 
smorzala «d islnpidila quella vivezza di percezione seosiliva msDifeatala nella loro età giovanile. 
11 iailodato nuvernoy ci metta appunto aott’ocebio « la brutalilé de eet animaux A fJge adulte, 
romparde d la Jaueeur et A tintelligence gu'ilt montrenl daai le jeune dge. - Dans Vanimal te piu» 
rapproehé de r.AeiniNC torang, le ehimpatnd, faute tCexereiee, fante de vie intellecluille, de parale , de 



a3G LA CRITICA SCIEWTIFICA BD IL SOVRANNATURALE 

loro ne$i8o col principio iiiforoiADte cii aUuosoandgt; il quale ìmpenetrAbile 
al noslro sguardo doii si invela che negli alti suoi e proporzionalinente 
in quelle organiche tnodiQcazioni che si chiariscono ad essi inservienli , 
aUincnli o comechcssia coordinate j quindi è che moifologiche diversità 
apparentemente notevolissime possono essere scompagnate da virtuale 
diversità, e questa per lo contrario rivelarsi grandissima, senza essere 
indicato da nessuna , od almeno da un apparenlcmenle proporzionate 
diversità. Il perchè, quelle distinzioni ot'ganiche gravi e sicurcy cui 
il De Filippi riconosce esistere fra l'uomo e le scimie anUopomorfey non 
vogliono essere considerate singolarmente e separatamente ciascuna in 
se stessa, senza verun riguardo alla funzione organica ed al conserto 
di questa con ogni altra cooperante o concorrente all uutlà hsiologica 
dello stesso organismo ; ma aHìnchè quelle dìirercnzc emergano tanto piU 
salienti ed accertalCy quanto TanaUsi è più profonda (0, questa non deve 
avere per solo criterio del ragguaglio il compasso c la biUmeia, ma si 
e più eliconi il valor proporzionale del peso e della misura delle singole 
parti in ordine alla loro congegnulura , cd aU'itnportanza delfazione o 
funzione, di cui l'organo particolare o rinlicro uigauismo è lo stnimento. 
La quale congegnatura potendo bensì essere accidentalmente guasta od 
impedita, non già originala; perche se basta un caso a rompere un 
disegno, questo non è conce|)ihile senza intenzione, e cessa di essere 
fortuito ciò che è intenzionale; ne consegue che modificazioni spora- 
diche divenute permanenti non sostituendo mai un nuovo al primitivo 


réfifcMH, unsihiti ou iji/iJim ét etile tit iHlellttlutlie ^ fcrfaae de rinuHi§tntt perd mtt 

Cdtje toa déiftioffjemcHl froporùouael i ti Ut bntlaliU m tarde pai A rtmplacer reUt lurur pauagère de 
faeuUdi imlellteiutlUi ^ue monlre, enire aulrett le Jeuiu erang ■ (Op. ciL pag. 17S). S« non ebe U 
<)ifTerandlt;Q«a fra le due olà oon deriva dal maggiore o minore «TÌIappo deirorgano, od eaereim 
della fuozioor cerebrale, benit da quello dcH'itliato fortoo, per cai on grazioao micino cd una 
micia inoixolita, tto leone ealollo od alTamolo ci paiono im Intt’alUo animaley non già lo ilMao 
io una diverta coadiiione od clà; e coti pure il divario fra ['uomo rd an'nnlropoide non è già 
(Mf Hifelto di eviluppo organico o di caercìtio intelletluale, giacché l’organo di qoeaU avendo ricevuto 
tulio il pouibile ano avolgimenlo, il maggiore o minore eiereizio della funzione, non oc cangìerebbn 
la natura che è appuotu alTatlo organica, cioè percezione meramente aeniiliva^ laddove quenla nel- 
l'uomo è tublimala perchè cooaociala coU'inlelleUoale, mediante il concetto deli'uoÌTenale, del* 
l’iD&aito eh# ne irraggia la tua mente, nr atirao la volontà, lume di ana ragione, radice di tue 
libertà- 

11) V. op. ciL pag. 64 e aopra pag. S97 , noia S. 

Ibid. pag 6S>60 e aopra peg 9SS, aoU I 


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PER GIUSEPPE GBIIUKCHELLO 


aS7 

disegno (sì perchè ii disegno non può nascere accidentaimente, sì perchè 
essendo costituito duirunità, questa non si trasmuta), tali modificazioni 
saranno sempre accidentali, semplici iraiietà, non mai specincbe dislin< 
zioni; o questcsse, chi le confronti meramente sotto Taspetto quanlitatÌTo 
col compasso e colla bilancia trascurando iJ qualitativo, Tordinalivo, 
rartifizioso ed istrumentale, cioè Tcramcntc organico, potrà trovarle 
mattgiorì talvolta fra specie di uno stesso genere che non fra quelle di 
un ordine diverso, c per lo contrario considerare come dilfcrenze di 
minor conto quelle che per la diversità delle funzioni a cui accennano 
e sono coordinate, bastano alla distinzione non che di un genere o di 
una famiglia, di un ordine, di una classe, anzi di un l'egno. 

E questo si è appunto Terrore dclTHuxley, il quale chiama rispetti 
secondari quelli per cui la dentatura dell'uomo si distingue da quella 
del gorilla, c maggiore la dilVerenza che sotto questo aspetto passa fra 
il gorilla e il l>abhuìno (cinocefalo); e così pure giudica più dinercnti 
le estremità del gorilla da quelle dclToraiig'Outang che non dalla roano 
e dal piede umano (U. Tale si è altresì la pecca del De Filippi, il quale 
mette a paro le distinzioni organiche fra Vuomo e le scinde antropo- 
morfe con quelle che esistono fra queste e le capucinc (cappuccine), e 
reputa così balordo il Prof. Bianconi da mettere in prima linea fra ì 
distintivi organici delTuotno in confronto colle scimìe (qualora per ipo- 
tesi fosse un costante e particolare suo difetto) la mancanza della parte 
acromialc della clavicola (se notevole per peso c misura f non però ne- 
cessaria alla piena libertà dei movimenti Ar^crm), posponendogli, se 
non anche trascurando alTalto gli altri ben più importanti caratteri 
delle zanne, delC arcata zigomatica e del legamento plantare chiamati 
dal De Filippi molto subordinati (^); laddove il sapiente Professor Bo- 
lognese è flutto nel dimostrarne Torganica e teleologica importanza , 
siccome parti integranti dì un sistema, onde Tapparecchio umano si 
contraddistingue dal ferino. Ondechè , apostrofando contro T Huxley 
c pretende forse (dice egli) che abbiano lo stesso valore le dilTerenze 
che passano fra la dentatura dclTiiomo c della gorilla, e quelle che 
passano fra la gorilla ed il cjnocephaltts ed il cebus ? a Non si è 


il) Op. ciL p«g. 99. Cf. Lj«ll, op. (il. pag. 476-479. Bumeoai, np. cU. pag. 19-91 
Op. cit pag. 64» 67. 


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a38 LA CRITICA SCIEWTIPICA ED IL SOVRARNATURALB 

accorto lo scrittore inglese cbe li canini delle scimic antropomorfe adulte 
stabiliscono una natura ferina, diametralmente in opposizione a quella 
deH'uomo, mite cd inerme 7 E non ba considerato che per quanta im- 
portanza si dia ai caratteri della dentatura del rjnoccphalus c del cehiiSy 
non si ba che una stessa natura colla gorilla, natura semplicemente 
variata, mentre ris|>eLto alluomo si lia una natura diversa? L>a zanna 
della gorilla, delforang-outang ha richiesto il grande sviluppo delle forze 
muscolari e quindi le speciali modalitii ossee della parte posteriore delia 
testa, ha richiesto del pari un particolare sviluppo delle forze che uniscono 
la testa al tronco. E perciò conformala tutta la testa in un dato senso, 
nei senso stesso cioè del carattere, od istiulo dcU'animalc. L’uomo, non 
ha quest’arma, le zanne, non ha sviluppo delle forze motrici per far agir 
le medesime, non ha la testa confonnala in questo senso ecc. La natura 
di questi due esseri Tuoino e la gorilla è pure diversa in ogni conse- 
guente. La gorilla ha lutto ciò che le compete per la propria conserva- 
zione, e per la difesa. La conservazione è circoscritta entro certi confini; 
suo cibo sono i prodotti vegetabili ch'essa debbe raccogliere rampìcando 
perpetuamente in quelle regioni nelle qmili i vegetabili sempre producono. 
Ecco il perchè tutte le scimie abitano sotto la zona calda. I^a difesa poi 
c col mezzo delle zanne o canini; con essi combatte contro i rivali, o 
contro i nemici che minacciano In vita .sua o quella della sua prole. 
Ecco tutta la vita di questi animali. L’uomo viaggia sulla terra, si pro- 
caccia cibo d’ogni sorta, in qualunque zona, in qualunque stagione. 
ISIauca dVgni sorta d’armi, e sì fa con tutto ciò piò forte di lutti, l'-gli 
agisce sempre per proprio ed intimo vigoi%, egli domina. La gorilla 
usa servilmente delle poche e limitate risorse assegnatele dalla natura, 
le quali però bastano al suo benessere stazionario cd invariabile. Panni 
adunque che siano queste due nature ben diverse c lontane, ancorché 
esaminate in ciò solo che si attiene alla dentizione c alle r^^nseguenti 
modalità della testa CO a. Le quali perù assumono ben nitro carattere 


(t) Op. cit. pa<;. I9-S5. Ma gli a rintcro capo I D«lla Testa, pag. B-9S, dove il Diati- 

cosi esamina diviaaUmeiita e pone in (alla luce le reciproebe aUioeate, la mutua dipendmia e 
la comune roapiraaìone delle aingole parli componenti il capo umano o rerino-ieinialico, e la loro 
rirpettira dìtenili di collocamenlo o di forma coofurinevole e propertìonata alla diversa e prera- 
leale fanzione a coi sono neiruno o ncirallro coordinata. E oofi'i « il foro occipilate die neli'uocno 
tocca il mezzo del dianelro aolcro-posteriore della base del erauìo, nelle antropoidi è respinlo al- 


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PER GIUSEPPE CniRINCnELLO ^39 

cd importunEa , considerate in relazione coir organismo vocale e le 
fattezze del volto, in ordine cÌoù alTcsprcssione del pensiero c dciraf- 


l'altimo terzo della luoghìstiina liane craDÌale; per (ale ecceotrìcilà I« lc»U poo più «oatenaU In 
bilico aotl'allaole come nell'uomo, gravila Deceinafiimealo airioDapzi, e qaiodi richiede per 
luo •oeiegQo robuiti altaeehi di cui Tuomo non abbiiogaa, cioè quello cordo logamonloto o 
naMolari della cenrìce, io quali ai abbarbicano sulle scabroaiU occipitali, o priocipalmcnle sulla 
creala lambdoìilea; attacchi la eoi robostesia vuol essere propurxiooala al prolungamento sì granilo 
delle mascelle, airampitameoto generalo della massa faccialo, alla grossezza dei pezzi ossei stessi. 
Ora chi consideri di questi la grande mole e solidilè, radezza, grossezza e convessità delle arcate 
zigomatiche, lo sviluppo e la forza dei muscoli mascellari, dei museali o legamenti cervicali ed il 
largo attacco elio loro offrono le creste sagittale e lambdoidea, iosomtna i'eaonne sviluppo dell'ap* 
psreccbiu osteoraiologìco, motore delle mascelle delle aolrupoidi io ordine alla sola masticazione, ve 

10 scorgerà al tutto sproporzionato , non impiegaodovisi che due decimi di quella gran forza motrice , 
preso il raggosglìu da quella a tate oggetto dalt'uomo adoperata. Ma chi badi alla parte integrante 
e principale di queU'appareccbìo che sono i canini, lunghi, sporgenti, conici, robustissini, incassali 
prurondamciite ne' loro alveoli, e come in ogni altro feroce mainniireru più avanzati ed interni gU 
inferiori, più forti e ad un tempo più esleroi e più indietro t superiori, e per ciò c per essere 
impiantali nelle ossa della lesta capaci di maggiore sforzo e contrailo allo stiramento di dietro innanii 
cagionalo dalla preda atzsnoala, immotsala e riinllanle; quindi non già denti, ma zanne e morse, non 
istrunienli da tritare il cibo, ma armi da offesa e difesa , troverà la toro qualità, forza e robntlezta 
analoga e corrispondente a quella deirapparcccbio motore, e questa proporzionale al luogo braccio 
di leva, quanto più lungo tanto più polente, ileodenlesi dal punto di presa, che sono i canini. 
all'alUcco della lesta col tronco, quindi, Iraaloctla quivi ^oi resistenza, si fa chiara per legge 
di dinamica la necessità della robustezza di tale attacco, dello corde Icgamentose e muscolari, e 
COSI pure le scatrezze cìrcunwccipilalì e l’ampiezza della eresia lambdoidea al cbiariscono richieste 
per dare ronsooanza al giuoco delle forze, ossia per dare la debita resistenza al punto di attacco 
della ttìsla ccdle vertebre cervicali. Brevemente, i canini e la maggior parte del grande tsilnppo 
dei muscoli e delie creile ossee ecc. farmano un tolto da sé, il quale non è per la mastica* 
ziono, ma sibbeoe per la presa. Se nello scimie aolropomorfe l'apparecchio motore fosas solo per 
la masticazione, esso sarebbe quattro volte minore, e non sarebbervi nà creste cefaliche, nè fòsse 
cd archi zigomatici sì grandi •, sarebbe in una parola simile a quello dell'uomo. Ora lutto il di più 
di qoesla forza resta a servizio dei canini, cd è per uso di combaUimeoto e da fiera, ed aseume 

11 carattere di un apparecchio da z« e /èriMO, che manca aH'aomo, o questi che ne manca è inermù 
secondo la definizione giustissima del Blumeobach ■>. Quindi l'Owen dopo avere stabililo che i ca- 
ratteri osleologici premascellari per cut il gorilta troglodite ai dlstiugue non solo dall'aomo, ma 
dalle altre antropoidi, sono caratteri specifici non derivabili da nissuna causa prodolliva di varietà ; 
dalla costanza di quelli che carotleriziano l’uomo in confronto colte antropoidi, no infensce ruoilà 
della specie umana, anzi l'esser questa la sola nel suo genere, l’unica rappreseotaole del suo ordina 
e sottoclasse, e rimpousibililà di derivarla da una qualouque aniropoidea: « A’o ìhowh cause of chamfo 
produclire of thè tarielics of mammahan ‘specie* nuli operate iji atlering thè site, ike thape^ or Ute 
«<HiH«r(ÙMiz of thè premoxillary bone* which to rcoiisràaò/jt diitinguith thè trcgtodyU* gorilta^ noi {rem 
mam eufy, 6 hI from all other anthrapoid ape*. - The tmùy of thè hmnam ipciies ù demomlrated hy 
thè eonstaacy of ikote ojtco/o^iraf attd dentai eharatUrt to wAtrA (Ae attenUon it more partU-ularly 
^Irrclcd in thè imestigalion of thè c-orrtsponding ekaracter* of thè hightr guadrumoM. Ma» ir lAv jofs 
ipeciet of kit genu*, thè sole repnsentalive of his order and suhclass. Thus, / irtul, Aas betn foamithed 
thè con/uldtj'otf of thè nolion of a Iransformation of thè ape into man (Ovreo, Classifuaiion of mom- 
mais, Appendix ff) ». V. pag. seg. nota 9 . 



3. 

o giocoodato (0. £d al capo incrnie sì, ma sovrano, non già armadura 
deiristinto, ma sede e tempio della ragione ben s'uvvcngono e corri^ 


^1) Mon Mrà diicaro ìi Ì«ggere <]ut rìprodoUo un elofiurotr iquarcio lollo «Ji »oa delle CtMfi- 
rtitté del Gntìoiet - IJe TAomme et y/e m fandgt;Ìofe dans la crtation » ■ PattOH» maitiltKant au 
li$me de la fart^ bifu jtlu$ signi ficatif etuare. • Daus la léu dn la face Pempùrie à tri 

point sur le etJne ^ gue ce dtmier , €«thé pcntr fùnsi dite drrrikrt tilt, ut pristule pìus*** front. Dan* 
etile fate les mdehrirts predemineni j la boucAe n'est fu*uM riWiw, laissan^ apparattre ehes le mite 
adulte des dente enormes et du eanìnes tnirteroisdet , eomme dans les amimaux earnassìers. CelUfiire. 
oà la forte brutale et la fureur insatiabk stmblrnt dòoir étahli trur empire, est eTun aspeet AiVeiijr; 
toretUe est sans tobnle^ le nei m'a ai saillie, «tt rrritahiet narines ; ri Us ouverturu ùlfatlieei s'ouerent 
aa-des.*tts des livres dans urie fosse manstraeuse. Le soarire est impoisible à rette bouekt  la Vevre et 
le mentan se fa une sorte de valee erroWie s'oppetani à la livre supe'rieure ^ et guand la 

bourbe est ftrmèe, lenrs bords^ imtimememt ajtsstds , soni droits, piate, et n« laissent irpparaltre autun 
e'paHauiisemtnl de la magueuse. On le seni toni de suite; ets lèoree ne parternat jasoitis (vife applta- 
dÌMeairnli). La fare, ridde par raetiiui grimarante des muscles , m'a jamaìs la dit-ine erpression eie 
la jeuaesse, et les yeux gu'aucun front ut surmonte, stmblenl ne voir gue peur le torps et nnn pvur 
rintelligenee. - Que raandlt;-ffnandlt;e au eonUaìre la lite hamaitte ? Le dértlappetnenì énorme du front fui la 
domine fait interrenir dans Ptjprtssion gèttéraU de /«i face le stgne de PiMtel'igenee. L'orgatit de la 
farce brutale , les mJs hoirts s'ameÌHdrissenl , et des livree mobiles , sur les barde desguelles s’rpanoutsseml 
Us mugueuses , les dissirnsslent eneort par les osctilaliosu ineessatiles de leurs ceurburrs; ees fremisse- 
menti traduiseni ainsi Ite plus seerilrs ««roteili de la rie. I.'tril, gai, tbrs les siages anthropomorphes . 
rtait refouU dans le trdnt, se loge ici dnni la face elle-mi/ne pour raNi'nirr, et perd cute expreision lubrigue 
fut U earaelèrisait ; la saiUie du nts sembte prolenger Le front si accuse de plus en plus dans tette 
harmonte la pndaminamce du cmxau (wgestte de rinteiligraee. Les narìiws , dtkenues indeprndantes et 
nsobiUs, frimisseut Ugerement et eentributnl à Vexpressiou des livres, sur Itsguels apfwaSt pour la pre- 
mure fois le iown're , re sgmbale bdai de la jote douce et htenveillaate. Enfn on roit se dèvetopper eer- 
taisu sigttts de Pordre de ceux gue BlaineilU appilait les paTÌIIoDi et les signes de Pitre. Tels soni 
Us lobults de Porrtlle auxguels il faut ^'«dlre cei MoriJiei et et hard dpanoui des lirres gue ttous venont 
ddjà d'imdigucr. On dira peut-étre gue nous partans exctusitemeul de la race bianche, et gue tette rate 
n'est pas la tenie. Il g a, tn effet, des hemmes à musrau saillant pormi Us nigres et dttns certaines 
raers dégradées i cts raeet formeraient-cUes dome an passage emtre Phomme et Ut im^ri.* Aon, mille 
fmt ROM. Z,eur diffbrmiti mime proUsU eonire une parcìlU SMiNit/oriM. Ixi-n de t'amaindrir, taus Ut 
^<tri//«Mi kumaìnt s'agranditirnt, s'exagèrent eneort dui elles. Ce tabule de P orriWe , tu narines, cet Itvres, 
gui »ont lu taraetères exclusift de Phomme, se dereloppent jusgu'à la di/formite'. Et, • admirti Pinstitset 
iètarr» des sauragrt !, • iU ont pour ces pttvillont une pcssion poussie jutgu'à la folit; ils y atUii-ktmi des 
anneaux, des pirrrei, dri denti, des plumts brillante!; ils chercheut, par tnut Us otoyrNi imaginahles , 
è diriger Patteniian sur eux. Dans toutts Ut rcirei, Phomme n'ett-il pas fier de som front, et ny n-t-on 
pai attaché de toul tempi lo sigme de la puistance souceralae? Tout proteste donc dans la fate dégradée 
du nigrt eoatre celle assmilation Us tigart de rAumitniVr toni en lui: la main libre, et U 

front, ùtdicr da eerveau, raandlt;noiiiandgt;(/<rMl oux organet inférieurt de la fate (ttevue gtrmanigut et fran- 
gtùte, tom. XXIX, Paris, !S€4, pag. 3S-40) • A quello proposito gioia aTTfrliri) die, nel oogro 
e nell’Bailreliano, le maggior groM«sandlt;a dei denti molari comparaliiemeuie ai premolari iociaivi e 
canini, notata datrOwen come una delle caratlerìsliclie dcnlali per cui l‘uono ai diiliogne dalle 
antropoidi, sopera di molto quella che at raviiaa nella raara IdaDca (V.F4liub Rcv. I, cil.)} ond'é 
che quella raua che et vorrebbe inlcrraedie fra qorst'allima e la specie seimialica , se ne diluR' 
gherebbe vieoiaggiurmcnlc per più d'uu riguardo. 

^9' V. la noia precedente, e sopra pag. 93S, nota t. 



LA CRlTirA SriENTIPirA ED IL SOVEANNATirRALE 


:ì2 

spondono in perfetta eurilmia c medesimezza di scopo luUc le altre 
membi'a , il tronco e le estremità ebe costituiscono Tuomo il solo bimano 
e bipede (0, diiFercnziandolo grandemente, non pur da ogni altro animale, 
ma dagli stessi quadrumani , le cui estremità non sono propriamente 
nè mani nè piedi, ma piedi fazionati a foggia di mani, mani condizio- 
nate a funzione di piedi. Quindi, quanto a furira, più mano che piede 
il scimialico comparativamente alfumano ; e vicevei^a, quanto a funzione, 
più piede che mano la scimialìca rispettivamente airuiuana ; cppei'ù, se 
sotto quesl'nspelto potrebbero le sentine esser chiamale quadrupedi, sotto 
quell'allro quadrumani, non compete loro perfettamente nè funa nè 
faltia denominazione, e quella di bitnani c bipedi vuol essere loro negata 
assolutamente Imperocché, ne* quadrumani dtd pari che ne’ quadrupedi, 
conferendo al sostegno del corpo cd alla sua traslocazionc gli arti an- 
tenori non meno, anzi più ancora che i posteriori, perchè più di qucsii 


(I) Coù Gaietto: « Maniu homo omnium «Mimatium toiuj futkuity orfana animali safitntt coarta 
$tientia: hipts vtro i^tt tr.ltu intrr ptdtttria fattus tt ettcltu quia iRaniij habuit. Quum euim 
jarium ad ft/dm corpui, tt hit partibut, qtur tm thoratt tunt ft ventrfy contUty ttfeatque membrit, 
idnl, rrtinAtu ad grettum: in rerrit quidem, eanibuj , equit, et atiit tiimiU/ui anttrìora erura petU- 
rioribut timUia faeta funi, idqu$ iptii ronfert ad relocitatem : hamini *<ero ( ntgut enim propria iodi- 
qeiat refaeitaJey ul qui equum sua sapientia et moaibus erat domiiurus . fuilque muUo meiitu prò w/O' 
citale, organa habere ad omnet arte/ tueettaria J dN/more« arliu manut facUr tunt- • Op. cit. lib. Ili, 
eap. I, coll. iib. I, cap. 9. Vedi iofra pa^. 94C, noia t- 
(9) DlameDbaeli, op. cil. pag. tr»: « Rt iietit fiuit alia homimt proprirtat manut nempe dua quat 
toh tiumann <^eaandlt;rt tribuo, rum itmiu « contrario auf quatuor y aul mtlUr, piane com^efanl, yiionin 
hallux rtmotus a reliquie pedum digiiit iitdtm iptit ìttìbut inicrvfl f uoj menduin pollic-et prastant. a Ed il 
Gnliolet : a La main da tinge , et m lai uanl ce trom , nout aaoMi pretque peur de ^eroaMteer tm 
blasphimey la main du tinge anthropoìde n'ett qu'uu eroe Ari prdhtnitur. Dant Li main d'atte guenon 
OH tTun mneaque le pouer n'd aucuae itbertd, ton lendan émanani du tendon qui fidehit tei autres doigU, 
Ift fiexiant de toutet ees esirdmitit lont timuttattèft ; moity à défaat ttindependance , il a btaucoup de 
forte. Vette liberic qui lui manque ehez its peliti eiN^ej , U pouee l‘atquierl-H dant Ut antropaidetf 
Le tendon fui le mriU, aboutiuanl à un mutele ^ùtiiKt, va-l-il teur permettre dt'tt mouvoir plut libre- 
meni? Loin de là ee UnJandlt;ut t'anéanlil. et la forte du poufe ditparafl: il ne te perfeetiimne pat , il te 
degrado; à peine ett longt doigu croehus peumihilty m te rteourbant, tracAer un A un à l't.Ttrémité 
ungueale da pouee. L'ongU fui Ut Xcrmiiw ejl court, difforme, in^jn'Me ; r'rel dègù ane griffe. H ttvait diffi- 
eile iNcr un oliane plut mal adaplé A Ffsereice du toucher. àfaii celie main , ti tmparfaiu pour ee 

bui , qui n'ett pas te tien , romme elle etl admirabiement adaptdc aux beteiat ;?artieu/ier/ d" un tinge 
arlorieote ! aree quelle exactilude elle t'appUque , en te rteourbant dant toulet ut ^hirtiee , eur dtt ra- 
McmLC ri/li'jiiiWf UC4 / Quelle force dant ee crocAel tutpenteur! D’ailleurt, celle main, j'diiocùinl 
aus mou^mentt du membre jnufcyiear, n*ut, oprit tcut, que r»rf«me AdAilu*/ ^une /oromelian qua- 
drupido; Ut tingtt tont tonfourt mn/ à Itur mite tur la terre; leur tot rdritablt e'eti le tol migat 
qut Uur offrtHt Ut bronchtt dtt arbrtt. Kn réalitiy Li main n'ett dune libre qat dant le repoi de 
i'ammal, et eneore etile liberlé te r^ail-e//c à dtt motivemcnu de prdhtntion brutale, a Op. <1 toc. 
fili pa^. 3*1. 


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PER GIUSEPPE CII1R1NCHEI.1.0 


343 

poilerosl e svilupputi (0^ la medesimezza di scopo imporla sìmigtianza 
ne’ mezzi per raggiungerlo; quindi analogia di forma negli organi della 
locomozione, i quali vogliono essere sLrumenli di presa cd iiupugnutori 
per chi stanzia sugli alberi, ne discorre i rami, o vi si sospende; di che 
ad un hjlobatej quale si c la scimia, può Lornar più utile ancora una 
coda |)Cnsile che non un piede umano, vantaggiandosi meglio del proprio 
più o meno alla rnano assimilato, anzi più inano esso talora e questa 
piede Altaiche, se la conformazione dei quadrumani si mostra lu più 
acconcia per un quadrupede che a ino’ dì cremnohatc ossia funambolo, 
cammina sui rami; se invece In si confronta colTuinana c collo scopo <iclla 
medesima, anziché uccostarvisi , se ne dilunga e ci ha più l oria di una 


(I) Oiltsi (ii naOTO il Bluoipnbscli : « Viitai qui$ illa humaMÌ sctUti UlSsiima, ia annuita iuhia 
Mi/crioi éesiHtaUa, pcltim Sr««vnt, supra valdaptre dtlalatam, infra ita arctaUm ut fluì ^mdtm tjLìttu 
paUitl , uteri «tu/em prolaptui provìile prtupicialur etr.f rniuparti ea rum iMonija recta et fNandlt;ui ryliu- 
driea ^uadruptJui/t pelei, eum lata tiat coxendìee , iafiiù divaricuiù eie.; coHiideret demum glutaeerum 
entritque mutculortun nesum et fabrieam in hummt et brutie etc. , et tane dicat ijuatem eundi modutn 
itti cunetnire l'rrsiiJNi/c videatur. - Et non paUtt fieri yui'w brutum bipet et heminent ^uandgt;tdrupedem pre 
at^txt prodigiatU hahtat. • Up. cil. p«g. 11. Lo «tetso ripete Ìl lodeto Bell : • !» rieu'uig thè Anvurn 
figure, er thè human ekeleten, in (onnrxien irilA owr prtiait tubject (Tlie comparatile atuilon)i of 
ìIk) Uaad), we eannot fati io remarà thè itrength and telidtty irAicA beìong to thè extremitiet in 
ronlrA4( milk thtue of thè tuperiar. Sut oaly are thè luwtr limhs proportianahly longer and larger in 
«an rAtfR !• any other animai, bui thè haunth-hamei ;^pcKie) are imWrr. The ditlanres nf thè laryt 
proeenei oa thè apper endt af thè thiyh-bones {thè Irocaoterf ), from thè lótketà of thè hipe, are aho 
yrtaier Utan ia any of thè verteirata. jdUoyether, thè ftrengtk of thè bone af thè lowrr cxIrrmifiVr , 
thè $iu and prominmee of their prtteesKt , thè grrat moti of thè mtueUs of thè loine and hipe, lA'rftM- 
guieh man from tetry othtr animali they eteure lo Aim thè upright poetare, and gire bìm thè perfeel 
frtfdom of thè arme, far purpotee af ingeauity and art. a E tosto dopo aver coli cLiarilo ebe la 
maggior forza, ampietea e tolidità JelU retrrmità inferiori nell’uomo ò ordinata alla diritta di lui 
jldfura ed olia perfetta libertà delle Artircid in opere d’arte e d'ingegno} dalla conlrapposU eflìgie del 
chinpaoic coochiudo ebe, ae a questo le estremità ìofciìori o la pelvi o le ancbd non consentono, o 
solo per poco, lo sUr ritto, niuno pai» negare che per uno slancio od una vigorosa strappata , essandlt;» 
non abbia od puderoso strumento ntlle sue lunghe o nerborate braccia : ■ dlt thè head of tkà chopier 
ù <1 ikitch of thè ctumpanzee , an ape wAtcA elandt high in thè arder of guaJrumana. ì’et we cannot 
miitake hù rapaeittes} ihai thè lower extremiliei and pelvit , or hips , urere neier inunded lo gire 
him thè ereei potfure , or oaly for a mommt ; bui far tm’inging , or fot a vìgonus pttU, eehe cau dmy 
thè power rii thtst long and iinrwy arme (t^>. cil. pag. 31andgt;3S coll. 106) ’ • Loccliè è pur messo io 
cbiarissima luca dal sallodalo Biancoot: • A ehi esamioi qualuoandlt;|ue dello scimmie antropomorre 
ovvero i loro scheletri, pretto apparisco ebe oltre la laoghczza grande delle braccia, le quali per 
lo meno gioogono sullo al ginocchio, vi è ancora una maggioranza di queste sulle rslrrniilà poandgt; 
tieriori, quanto al volutna e qnanlo alla robusleiza. Già la metà posteriore del corpo di una di 
tali scimmie para alrufissata a confronto delia metà superiore, e se guardinst separatamente l’una 
metà e l'altra , pare die la parie addominale non debba anirsi alla toracica ^ tanto la prima • 
raesebÌDa , e tanto la seconda è ampia, polputa e rohosta. Le braccia superano gli arti posteriori 


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3^4 CRITICA SriENTtFICA F,D II- SOVHAHWATURALK 

caricatura CO e H’una degradazione che uon di un progressivo perfezio* 


0 T« di uo HCSiOf «te di un t|«arlo per la iuDj^bezia, e ti ha una prupuriioaale eccrdeota aacke 
nella groMena degli arti anlrriorl. L'Invertn è nrll'nAmo. Le braecia «odo aempre iDisort della 
eslrerailà paaterinri, non loto per la lunghezza, ma anche per tolomr e per fona. Le braccia 
umana figurano mesebine e delmli (|oaDilo aì ronfronlioo colia coacia e colla ganha. • Mun lomgt- 
ludo «o/uiH, notò già Ulumenhacb , ttd et roAtrr imiìipie rnirvm ti cum tfradtìoribiu hrarhth eempara' 
•eri» T. aimilt diaparilà li legge aitai cbìara itello icbelelro quando aiaoo comparali iniieue l'omero 
ed atanbraccio col femore e la tibia. Queste ultime otsa snperauo le altre di circa nn terzo in 
lunghezza, e sono altrettanto più grolle o più rubuite delie altre. - Forte in nessun altro animale 
le etlremilà poateriori raggiungono tanta robuttezza e itiluppo quonlo neiruoeno, «e lì iitiioìtca 
paragone fra qaesle e la tnasta reilanle del corpo. A nn primo ignardo ai vede ebe troppo me- 
ichine ed inferiori rieicono le eitremilà poaleriori del cavallo e del leuno, le li confronlano Col 
grande volume del loro corpo, Mal reggerebbero a loitriierc a lungo il peto di esso, se sovra di 
loro dovesse onicafneote esser portalo, aocorclià avessero organiizaiione appropriala. Ma diviso 
questo carico colle estremila anteriori, proporzionatissime riescono, peKbè le anteriori aasumono 
sopra di sè buona parte delt'azione di trailocare il corpo ortssonlalo di questi aniuMiU. Iteiruumo 
le estremità posteriori liaono l’incarico di sorreggere U corpo, e inoltre di traslocarlo, e di muo' 
verio in ogni monicra. Che esse bastino n >|uest‘uRisio ognun lo vede. E meglio anzi si comprende 
quando ai consideri che l'uomo cresce volontariamente o neceeasriamente il carica alle sue estremità 
poaSeziori, quando va ad «mcrarsi di pesi talora incredihili, snperanti Ul fiala la quattro volle U 
peso del proprio corpo. In lutto questo le estremità anteriori non prendono parte veruna: laonde se 
il volume e la possanza delle poslrriori nono si notevoli, noo lo seno per accidenUlils, ma per 
rispondere ai bisogni dell'essere, anzi di quell'essere cui la condiiione di naturale esistenza, l*inandgt; 
dustria impone già bisogni lauto più rilevanti. Ora nelle eciraaie antropomorfe io cose sono rove- 
sciate. Piè deboli , come ai è notalo , • piè corti sono gli arti posteriori. La povertà dei loro mnieeli 
e le loro ossa tnen Innglie e meno grosse mostrano eh* non potrebbero portare da sole il peso del 
corpo. Sono adunqne coadinvale dalle estremità anteriori piè forti e più lunghe, nnai a queate 
debh'essere affidata maggior parte del peso da portar*. ^ facile comprendere Infatti come neU'ar- 
rampioare che qaegli animali fanno »n per gli alberi, o sa per le scabrosità delle rocce, debbono 
In estremità anteriori avere la priacipsis azione sia nello alirare in allo il corpo quando asoendone, 
ria nel soslenerlo quando discendono, restando «ma parte aiionre alle oslromità posteriovi. Gli arti 
anteriori essendo * primi chiamati a questi nffiti io grazia delle regole di slitiea, e soddisfacendovi 
essi interamente, come la ordinaria ispezione dimntlra, sarebbe stala nna scipita sovrabbondtnea 
il dare all* posteriori maggiore sviluppo e maggior fwm di quella ebe hanno e di quella qnindi 
di cui abbisognano. L'inversione dunque delia forza che nelle scimmie aniropomorfe è portata 
sulle estremità anteriori, b ragionala ed è eonfarme alle leggi di meccanica. L'uomo doveva avere 
le estremità posteriori di tanto più forti delle anteriori: le scimmie antropomorfe dovevano avero 
piè forti e più lunghe le anteriori (Op. cit. pag 35-30) a. 

(1) Ascoltisi Galeno; -Vuhi igiiar, o gmeratimmi tophUtae , et acuti naturae t'fprehentPrt»,rtéiUi$ 
uft^uam im eiim'a Jigiton Awnr (pollìcem^ , fucm guidem ftitnp$e Aoinìncj diTt^srpA, Aoc ejt premanum , 
I/i^tvratrf erro fiéysì', Aoc ett rrng/nim, mrmiftat.* Aa ram negut roa$jiìeatÌ, negue coHtrmitUn* amdtiu 
affirmate undeguagae gimitem kommi este.* Al ti hunc ridùtit, brtei* errit tl gratiiii et omnino ri- 
dicnluv nobit ejifaruil, guemadmuJum et animai Mum timia Pulera ferie ttm/ter afandgt;ud pwmM 

ttl timia, ut Olì rttrrum guidam , ner ndmmetit lodicmm ette ridiculem paerarum hoc om'wMd illu- 
dmtium. Omnet enim hamanos mutue tinilari dum tatagtt et fntttralur in *j*tit, et ridienlum te exbihrt 
(Op. cit, Itb. t, c. A'on emm ztcal mctniu eivr fotum magmtm éigitum habtnt eurtum, imilatio 
ridirula mouttrabatur Aumonar matmt , ttn et pet m c«R«lntrè‘onc imtHZ parlieulae euiutdam vitìatmt 


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PER Cfl'SRPPE GmRIKGBRU^ 


345 


namento, abbassandosi la mano ad ufliiio di piede^ c cedendogli ancorii 


éiffkrt, fd in flmrum$ dirtrsu» ftt (Op. cil. t. Ili, C. 8 ), - Ettmim tt jibium, hJ Mica ^luw est, 
ridìemio aitiMoc ammali, «I imperito imitalorì, carjiai ttc halscnti iVaneum eireumposutt. Omitem mim 
aetmm rrurnm sgmtasim eÌM»nmti rum Aaieal, fuae rami reeie s/asx non permiUai, mafime ridiouloe 
retrorean miueu/at etuutrvetiem ai/persanles eartùa «il. ue ij^ilnr iit pncrAnu» Indierò taliU e/aied» 
suAnf/taas , mcfue cjroric, Krfiw IhIo stare rette paiest- Sed ut Aomm drn'deae et sutsaniuius a/uem AomsArm 
Wmtdiun itili et amiulut et currit t/mudicaiu : ita et simia afilnr cruribtu (Op. cil. I- IH , C. IO) - hè 
61 ii dica die qucsls piUura qsadra alla acimia comoBe imuus acaudatut), ood pia allaanlro* 

poidi scoBoteinte a Galeno ; piaccliè ae il ridicolo e la caricatura ala ori contrasto , quoalo riesce laolo 
piò spiccato, quasto maggiore ai è la raaaomipliania di forma e minore o non piaporiionata quella 
dell'intelligrnta, di coi la acimia comune, ntandlt;i^do, e tutta la rcalaolc famiglia dei moctuAi, per 
bealta, è fofoilÌHÌma e docibiliasima per lopraggiunta ; doeechè il gorilla , te per i caraUeri oaUo- 
logici delle ealroiiiilà e del tronco all'angio piò a’areiciua, se ne allonlaoa però di pia non solo 
per raepetlo auporlaliramentc brutale, ma per l'encefalo, che non il chimpsnié o lo alerto orang- 
outang inferiore agli altri duo (icr ogni rignardo, tranne quello del cerrcllo c dcU'inlelligenaa. 
reeUndo a tutti auperiore il gorilla per fona brutale e etnpldità. « La famitle drt macaquea, domi 
t* magut fait portie , est tustepùbU «T urne étvanasstf- éiluealiom , et mantre que Vargame de Vinielli^etu* 
cAe 2 era sisipes, remfersoe, à mm degrè rrmarfuaAte, les farult/s f me celle educaliem déreloppe ^Daxenof, 
op eil. pag. 93l)*. - Lei rèsultaU jue neus amaas ohiemu sant asset imporlm/tle f ile apprcNnenl fue 
paur fener^/iale, forang-oulaog est supéruur au cbimpanié, londi'i fue paur le s^ueleiie ... U /m 
est ittférieur. Je iandlt;eur aroua ^we j« me M'ottcJidiuV paj, a priori, è twir fue le cervenn da chimpaaxe 
est mmna parfait f»e telai de /‘orang-outang. Mais U tvffll de comparer les fitfum pour s'oimrer fiic 
cela n’est pat moìmì vrail Aussi m’e$t-il perù fw« CimUUi^ence du ckimpanié fui <1 tVeu fur^fusa nsow 
m, èlak mtfimdrt fua etite de* oramg-oulam^s fue nnta ovoms cu foc/fiK meù auparavamt (Lettre de 
U. fVo/itA d A/. Zluecrnoy, op. ciL pag. 433) • Lear mmrt (dea gorillee) «I aewiandlt;cAt nced- 

lérte par la aotliae qui caraclérise la pìupart de lenra acliosa. P’oyamt des Aonimn portar de lourds 
fardeatix i trw'crc la fsrit, ih arrathtNt let plus prosset branthee des arbrt* et em accumuhml un 
poieU dtsproporùonmé aree teur forte aupt'rirurc (et juelqucfcis de denta d’ricphaiHj, ih t'empreàscHt à 
t’emri de let parter d'atte perfic de la forét doni l'auire , . . jatefu'lt ce fue la faligue , le hteaim de 
«wurrifurc, la ndeettHd de reprtmlrt hateiae et de nuuiycr Ut ipmeenL Panai let owtrca habiladet est 
eolie de camttrHtr* una Autte , iuiitetion grossière de eelU dee naturala, «t da dormir debora <ni aur la 
voAla. ili poi tea! leur enfant mori ftroitrMritt terré comtrt cvf,yiufu’à re ftt’if tomAc <a putrd/WtKiM 
(Boiedith, Missioa from tape Caast eattle la Athantee rtc. ap. i?u«eriioy, op. cil. pag. 418) ». Sa- 
remmo curioti di vedere epplicata dal Renan a colali abitudini la roagialrale tua formola. targane 
fati le besmim, mais il rat oiuai le rétuUat du betoin (Aetnir det ttitnett naturelUs, Revue dee deus 
Mamdet, li oettAre 1Ì6S)i perocché non riuKÌamo a capire nè da qual organo posta naKere il 
bieogno di dannarsi di per sé al supplitio inventalo da Massenzio, nè dì coalmirai una eapaoM 
per dormirvi aopra o di fuori, nè di faticar tenia coatralto, et mourir à la peine^ ovvero quale 
aia l'organo cha poma venir crealo o avoli» da colale bisogno ^ mentre la sciraia provando qnello di 
analdarai a'accotU al fuoco te lo lroandgt;a acccto, incapace però di mantenerlo viso, non che d'acceo- 
dorto. Bla cbi derìsa organo e bisogno timulUDramenle l'uno dsll'allro e tolti due dal Dalla, troverà 
troppo ingenita (itaieej la dimanda c toperfloa la risposta. Ad ogni modo questo suicidio hesliale 
per soverchio zelo d'umana imitazione, mentre conferma l'utinlo mimico-caricsloriiliro della scimia, 
è una solenne riprova che questa paò benii tfunarai d'imitare ruomo, ma lo farà boatialmesle 
aeoia capirlo, beo lungi dal poterlo mai divcnlaro. Quoata tratformatione rimarrà tempre nn bel 
trovalo dei eapranió della scienia, i quali sfonandoai di darne oiut aeienliCca dìmoatraiione, imi- 
Itransio il gorilla e meurroRt A la peisse. 


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^46 Ui CRITICA SCIEimnCA CD IL SOTRANRATURALC 

in opera di flessibiJlU 0). Di che si fa vieppiik manifesto dovei'si desuandgt; 


(I) Onil« »Ì può dire eòe confose • e»mml«te le due reatitNii, le aeoo fe l'uiBtio del piede, 
e queeto le veci della mano. Cosi Uateno : a tandgt;rre $angHmm ptdfttnhns , quot mejriiat 

Aeaiùiiòtw atsimiiinttcr ^ yuo/uor tunt ftdt* ^ ematòiw ^uijem vtlocitatii et srcvrilatU grttiaf /rreciòiu 
turo ex oòuMddHli manemm funttitmes ali^mttdc ipti ptitx iimul oòrent (Op. cit. lib. IH, e. 9) •. 
Il ùnile vrooe dello al Blomfobacli (V. aopra paj(. Sii, Dola 9). Ed ai Dell è avviso che laolu ai 
possa cliiainare piede landgt;atrcmilà aolerìofe della scimia, quanta mano la posteriore, gìoTODdoteae 
l’aoiraale rgoalmenlc per caraminare, arrampicarsi e slanciarti di ramo io ramo o aotpendcrvisi , 
■I qoal oQìxio non ò meno presta ed acconcia in alcune specie la coda. Cosi con eau speniolati, se 
colpita a morie, la Carata, oasia la ocra orlatrice di Cumooa, e slanciasi con più vigore ancora ebe 
non colle altre cslremilà di ramo in ramo la Coaita, o acimia-ragoo, cosi della dalla slraordioana 
lungbena degli arti , e dalie sue moveoie ^ anxi vviolsi che per la pesca le Aldi serraosi della coda . 
paragonabile, per la sorpreodeule saa DessibiliUi,, alla proboscide deirelefanle. Ui cerio io alcone 
speri» io eatreicilà posleriori rassomigliano alla mano più ancora che le anieriori, com'é a vedere 
appanto Delta Coaita ne’ cui arti aotcrion il |>olUce ò indistinguìbile e celato nella pelle, laddove c 
ditlinlÌMÌmo nei posteriori. Iandgt;i che piusUmento concbiudo, tale roafonDBaioDC ^uadrumana esnere 
un mero adattamento del piede alla natura del anolo, campo della locomoxiooo e stanza scimialica, 
non già an'avvicinarsi di quegli arti alla vera condixiooe e |torfexìooe della mano, come slrumento 
d’arie, d'induslria e d’ingegno. « The anicrior extremittt of tkt mankty i$ at mucA e fiict cj thè po- 
Irrier exlremitg u a hand: holh are raltulaud fiandgt;r fheir m»de of progrtuton^ cUminng, and ìraptag 
from tkt Lramthet of trttti jutt os thr tail m ionie tpetic» i$ ctM»tried lo thè tome purpose, ettd u 
tu tiseful am inslrumeut **f xiti/irNiiON as amg of thè fandlt;ur txtrtmiHtt. The foUou'img it a xtrteh of thè 
Coatta, or Spider-i/ottketf , te calleJ frem thè exiraot iinary leaglh of itt extremilìet and frotn itt mta- 
Itomt. Tht tail onttoert ali thè purpturt of a haad , and thè auimai threwt ittrlf abtnit from hraneh 
ta brameh, sontlimet xidN^in^ by thè f^ot, tometìmee by thè foro ejfrrNiify, but ofuner and with a 
yx*ater rtaeh by tht tali. * The Ceraya, or Black HtK’limy Monkty of Ctimana, tiihtm *hot , it faund 
smtpaidrd by ilt lati round a òrrtncA. A'tiluralìtU Aure bern so stnick uùih thè property ef thè tail of 
thè Atelet, ihat thry htve ompared il lo thè proboxi/ of thè cUphaxt. Thty haee atturtd mj tkat thry 
fùh whit ikeìr tail. - la many of lAem thè AiWrr extremity hot a more ptrftet rcxenUaMce to a hand 
tha» thè «Nfcrior,- in Me Coalta, tee tee thè great toc attttming thè charatter of a tkumb, whilit in 
thè fùre~pavandgt; thè MiimA i* not ditùngtiithablt , bat it hid in thè tkia. In short, these patos art noi 
approximalionj to thè hand, correspon-tìng mith a Aii^Arr ìagenuity, but are edaptatiimi of thè feti to 
thè braaihrs on irhirh tht aniutait rlimb and ur.tlk i,Op. cil- pag. 1)-I3, 30) «• Al qual proposito 
accoBciameDle a) solito ras*rnaalisatmo Dìancooi : « Munite le sciffimie antropomorfe di organi prensili 
ad ogni arto, ò aflìdstn a ciascuno il sostrurrs e traslocare il corpo, llampicaodo, esse si attengono 
colie ducesircmità posteriori, ed iosi.'me colle anlcTÌotL Aduna sciinmia cui fo^vcr legale le braccia 
tornerebbe impossibile Tafgirarsi fra it labirinto dei rami. I.à non esiste un piano su cui cammi- 
nare con due sole e.«trrinità posteriori, mx occorre il salto, il trapasso da un ramo all’altro, l’a- 
scendere, il discendere^ io questi casi l'equilibrio non regge seaxa l'aiuto delle mani anieriori. 
Egli è dunque nt'cessario per rambalnsione ordinaria di questi animali rimpiego conlemporineo 
di tuile od almeno di tre delle csiremilà. Lo che vuol dire cUs TulBxio delle estremità posteriori 
non è dandgt;A*rent« da quello delle anteriori nel loro ordinaiio servixio. Diensili tulle, sono le une suc- 
cursali alle altre nel portare il corpo, it quale indilTerenlemenle si allida a ciascuno, anUrinri o 
posteriori che siano. Le mani aoleriori dividono dunque colle posteriori qucsl'incerico; donde emerge 
questa coosegueuza, che lo mani anteriori sono discese aU'uflixìo abbietto dello estremità pnatcrìori, 
rume ai ha nel cane, net cavallo, ecc. e la scìmmia per questo iato non differisce pressocbò ponto 
dai quadrupedi. Tanto iafatli vale camcninire con quattro gambe sai terreno, quanto con quattro 


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PER GIUSEPPE cmnifinnF.u.o 34^ 

mere dalla funzione il criterio onde qualificar forgano che è di essa 
strumento, e nel confronto con altri analoghi valutarne, giusta una tal 
norma le morfologiche cliifererize (potendo queste sembrar talora anato- 
micamente meriome, c chiarirsi tiUlavia Gsiologicamcntc importantissime), 
considerandole altresì in attenenza di quelle onde altri organi, per la 
necessaria correlazione delle varie parli c funzioni di un medesimo orandgt; 
ganismo, si trovino pur essi corrispondentemente alletti e roodifìcati. 

L'avere trasandato (non potendosi supporre ignoralo) questo canone 
«fogni buona (lasciamo sUu* la migliore) zoologìa, o più propriamente 
zootomin, fu causa che flluviey non seppe vedere fra la mano dclfuomo e 
quella del gorilla nessuna dìilerenza , o non maggiore di quella che si 
incontra nelle umane varietà; e cosi pure maggiore la rassomiglianza 
del piede del gorilla colf umano che non la diversità , essendo questa 
di mere proporzioni, di maggiore o minore mobilità, di dìsposiùoni 
che hanno per suo avviso, un valore scconilario, non già fondamentale, 
c sebbene abbastanza importanti, siccome in perfetta correlazione con 
ogni altra parie del rispettivo organismo, a considerarle tuttavia ana- 
tomicamente, gli sembrano molto più spiccate c rilevanti le rnssomi- 
gUanze che non le diversità (*. Ora 0 noi andiamo grandemente errali, 
o fanatomia professata dalflluxlcy va ragguagliata alla logica adoperata 
in questo suo ragionamento, parendoci che funa c f altra abbiano lo 
stesso valore. Imperocché, se le estremità delfuomn e del gorilla si ras- 
somigliano silfattamente , che la rispettiva diversità non è maggiore dì 


ganb* preotiU cammisarc lugli alberi. la anbi i cui le quadro ealremiU looo odia «leiM coo- 
ditiooe. Ma oeiroono il eorreggere e trasferire il corpo è afCdato alle sole eslremilà posteriori} 
BtoQ bisogno perciò egli ha dell'aiuto degli arti aoUiiorì per l'ordioario e quotidiano csereitio. 
Qoiodi è che le mani dell’uomo sodo sempre ed ialerameoto libere. Svìocolate dall'ufDcio serrile 
di portare il corpo, possooo coosacrarsi tolalmeole a terriaio dell'inlelligeoaa |Op. cit pag 3S, 37) ». 

(I) The terminal dintian tandgt;f thè fort~Umh (of thè Gorilla) prntni» no iiffttulty - bene far òonc, and 
mtutU far mascle, are fouad Uandgt; by arranyed frtcÌMly ai in Man^ or mith guch minuU éiffirencei 
ai art fouad at varkties in Mm. - jii fini tight, thè termiaalion of th* himd-ltmb of thè GoriUa 
lookt very hand-liàt, and il ti itili more to in thè towrr ayet. • Il ù a prthemile fool,ifyeuwiU, 
but it is im no temse a hand: ù ii a foot whieh differt fron that s /' in no fuadamental ehuracter 
Atti (R mere properlioni - degree of mobility • and ucoadary arrangtmemtt of iU parti. Il muti net 
b* tuppoied howeerr , Mal beraute l tptak of thti* difftrmtet ai noi fundamratal , that I mith to 
mmdrrrate Metr voiue. Tkey art importaat enough in their vay , thè ttructure of thè foot being in 
lirici corrrlation whit that of thè rcil of thè organiim; Sul after all, rtgarded onatomifally, thè rttem- 
blanen betweea thè foot of Man and thè foot of thè Corilta are far more ttriiing and importami Man 
|A« dìffireneet. » (Unxley, op. cit. ; cf. LjcU, op. oiU psg. 477*478). 



a48 t.k caiTiCA scientifica ed il sovuannatueale 

quella che si può im*oiUraix in uoa delle umane razze od individualilà; 
e se tali dilFerenzc, alTaUo secondarie, sono in pcrfetla corrispondenza 
con lulte le altre parti delPorganismo; la logico conseguenza di tali 
premesse, non e già di considerare l'uomo^ come fece THuiley, quale 
una delle famiglie debordine dei pritnati (0, bensì di accomunarlo col 
gorilla, non solo ad una medesima famiglia, o ad uno stesso genere, ma 
ad una stessa specie, di cui quest'ullimo sarebbe, al pari di qualumpie 
altra umano razzo, una semplice varietà. Nel qual caso, se la derivazione 
delTuomo dalla scimia si mostrerebbe possibile, la dcgenci ozionc di 
quello in questa si potrebbe riguardai'O come più probabile; giacché la 
degenerazione fìsica e morale, non già dì un qualche individuo, ma di 
un'intiera gente o tribù, razza o nazione, è un fatto in vari tempi ed 
in vari luoghi più fiale rinnovato, e di cui non mancano viventi esempi v*); 
ladilove roriginario stato bestiale, selvaggio e feriuo c tuttora e rimarrà 
sempre un mito materialistico Ma se il voler deGnire quale dei due, 


(1) • For thett rtattmn, Prpftu^r Huxhy rtjteU tkt trrm • Quadramam • ai Uadìa^ ttnaut 
mitcaattpiiont and rtgardi tìfan a* om of tìèe familit» tandgt;f tht Primate» (Ljell, ib. p 4*8) >. 

(11 Cium» iti un exempU frappimi rapporté par It ^teur HaH dam »«h Inlroduction A i'cuvra^t 
it Picktring. • A ta tuiit de» guerre» de tSH et i6S9 mire V Anglettrre et l'IrlanJe, de grande» 
nullituie» d'/rtandai» furent ehancr* de» eomid» tTArmagh et de Doarn dam une rigion montagneutr 
fui i'ètend à Fett de la baronie de Fkwt jtugn'à la mer. Sur un aalre poìnt du rogaame, la mime 
rate fut rtpoustie dans le» cemté» de Leitrim , SUgo c ì^ayo, Depuì» etite épngue , ee» pnpulaU'ou» oni 
tu à fubir prrtgae eonstamment U» tffrU ditanreux de la faim et de Fignoranre , ee» deus grand» 
agentt de dégraJation. Le» deeeendanU de ce» exilé» *e dUtìnguent aifdment de leur frinì da tornii de 
Meath et de» aatrei dittriet» oà il» m'onl pa» étd piarii dam det emditiam pkytiifae» de digradatiam, 
Leur boaehe ett entr'ouverte ff prnjetie en avant; Ui denti toni proimineiUet , lei getteivei laillaritti, 
le» machoire» aeaneie»t le nez déprimé. Twii Iran traiti portent l’empreinte de la barbarie. Dam le 
Sligo et la partie nord da Maga , lei eaiuégueaeei de deax lihlti de degradation et de miitrt tt mantrent 
dam laute Furganiiation phytifue de cei pcpuldlionif et nnl aititi non seuleaunt lei traile du ruagt, 
rmtii la charpente mime du corpi. La UiHU i*eit fidaite i emy piedi deux paarei {memrt auglaiie; e'e»4 
envirau 1"*, 54 ) ; le rentrr l'ett balloani ; le» jambr» toni det'enae» eagmruiet; lei tratti temi eeux d'um 
aeortaa. ■ - Tout tecUur gutlgue pta au enuranl de» earaeltrei gtti diitingaenl lei ratei kamainte, aura re- 
roana dam cette deirription, A la cauleur prlit lei traiti attribuii aux papulattom mgrti tei piai inft- 
rtturet^ anx tribù» aeutraltennet te» piai dcgraJéei. L’auteur que lumi tenon» de citer ajoaU: • Teut le 
monde laìt jut f dam d'auirei partiti de Flle^ lA eù la n'ajamaii »abi Finftuence de eti emue» 

de digradation , la m^ne race foamit dei exemplei parfaiu de beauli et de rigueur pkyiiyae ri morale •. 
Do Qaalrerandgt;gei , op. cit. pa^;. 9i7-929. L'opera a coi accenoa il De Quatrefa^ea ai The race» 
of Man^ and their gtegraphical di»tribation ^ by CAai let Pukering eie. , nrw r^IiXiCN to ttkitk i» prefixtd 
an analytieal lynaptii of iht nalaral kiilery of Hfan, by John Charte* Hall. Loodon. 1864, pag. UH, 
dove ai trova Corij^ìnale raeoaalo Inllo dal N* XLVIII del Vnipenity .Magazine pag 668, 676 

On ike populatwn «le. , e riprodotto por« dal Iticbard. 

'3) V «<»pra pag. 121 , oota 1*4, pag. 166, aota 1, a pag 1*6«1andamp;4. 


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PFH GIUSEPPE CHIRIllGHeLLO 3.(9 

Tuomo od il gorilla ^ sìa rascendente od il disccodenle) deve parer cosa 
al tutto prematura allo stesso Huxley, schietto abbastanza per confessare 
clic la derivazione dciruno dall’altro è una mera ipotesi non dimostrabile; 
non essendolo in sua sentenza la teorìa danviniana, per difetto di dati 
non possibili a produrre, e nemmeno a supporre, perchè contraddetti 
costantemente dulia continua exl universale esjierìenza (0; ondccliò egli 
amò meglio fallire alla logica, che imparentarsi colle bestie e menarne 
vanto, come altri fece, con coraggio per certo non umano; a noi pare che 
tale peritanza c riserbo ispiratogli dal suo buon senso c dalla coscienza 
deU’umana dignità, Tavrebbe dovuto avvertire che le considerazioni anaandgt; 
tomichc, o non hanno veruna importanza in questa questione, o deggiono 
averla proporzionata; e Timporlanza della rassomiglianza degli organi 
voler essere ragguagliata e subordinata a quella delle funzioni, dovendo 
<|ueslc servir di criterio per giudicare della natura degli organi c del 
comparativo loro valore. Il fare altrimenti, e comparando due organismi 
piò o meno simili o dissimili , considerarne le singole parti, ciascuna in 
se stessa, scnz’alcun riguardo a tutte le altre a cui c attenente e coor- 
dinata neliarmonica unilè d’uno stesso organismo; cioè esaminare una 
parte organica, falla astrazione da tale sua qualità, ed un ottano, 
astraendo dall’esser esso strumento d’una funzione; può essere cpiesla 
l’opera di chi trincia per mestiere questo o cpiell’ animale e ne va- 
luta i pezzi a peso ed a misura, o come altri disse, col compasso c 
colla bilancia; ina questa non sarà mai la nonna estimativa d’un buon 
zoolomo, che fa professione di anatomia comparata. Questi sa che con 
parti peifettamenlc omologhe sono compossibili tali modificazioni da 
renderle stromento di funzioni diverse e disliniissime, risultanti non 
così da un diverso numero di elementi oslcologici o miologici, quanto 
da varietà di forma, proporzione, disposizione, assestamento e, se 


(i) V. sopra pag. noia 1. 

(9) Odasi lo sl«MO De Filippi : • La nano cd il piede sono parli fra di loro perfelUmoDle omo- 
loghe, come lo sono Ulte le singole parli delle estremiti aoleriort colle eornapondenti delle po* 
slerìorì j là circolo scapulare, qei circolo pelrieo; li omero, poi radio ed ulna, qai femore poi 
tibia • fibaia j là carpo, metacarpo e fslaogi, qui tarso, metatarso e falangi |Op. cU. pag. 91-99)>. 
l/aaaìogia fra le ossa del metacarpo e del melalarso è si eridento che viene espressa coll'adigio 
per alitra mandlt;mu$. Ha nella sfera di qaesla omologia, soggiange giostamenle il De Filippi, « à pos- 
sibile una tale modificazione, per cui la parte terminale di un'estremità si dica mano, quella del' 
l'altra ti dica piede (Ivi) ». - Il piede regge benissimo al paragone della maao, purché si fsccia 
astrazione da quelle dilTereoze, il eei diverso uso dei doe organi rende Decessane (Ujrll , lisndbach 

3 < 



□ ,*;o 1andgt;A CRITICA SCIENTIFICA KD IL SOVRANNATURALE 

non ama di equivocai c ed illudere, non assegnerà mai un valore secon- 
dario a modificuzionì analomiclie che curaltcnzzano una diveisa funzione, 
pareggiandole, se non anche posponendole, a quelle che non importano 
una tale divei*sità. Ben a ragione pertanto il Bianconi a proposito del 
metodo di comparazione usalo <lalC Uurlej- scriveva: « a questo patto 
>1 io potrei coiìchiudcrc che fossero uguali due chiavi, quando confmn- 
M laudo tutto non curassi i tagli o le dimensioni ... La comparazione 
» fatta dal Prof. Huxley prova bensì che quanto a iiumcix) di elementi 
ossei c miologìcì sono simili fra loro il piede del gorilla c dcH iiomo; 
» ma le conseguenze non jmiino essere .spinte più innanzi senza ledere 
>» le regole d’nn sano ragionamento. Imperocché la natura di ognuna 
» di queste estremità consiste nel mimero di pezzi ossei, nelle loro 
« forme, nelle loro proporzioni, nel loro assestamento, enei loro fun- 
» zionarc La comparazione d’cnlrambe le estremità per dedurne 


«ler topogmpbischcn Atialomìc, Wìen. V. la Ireduiìono iUUaiva, Maotulo d'aotlomla topografica, 
Mtlaoo 18S8, pag. 365)». V. BiaoccDÌ, op. ciL pag. 59, noia 1. V. Dufcrnay, op. ciL pag. 158'T7. 

^'1) ■ licita iDeiplicabile dico io noia il Diaoconì. pag. SS) corno il Prof. Uuxleir non abbia fallo 
mcntioue, fra i carallori litilioti^l del pÌMie dalla mano, del legamento iraaveno, ebo, come li 
è detto, abbraccia e tega io ano tatle lo cini|ae ciircmilà dei melatarsi, mentre «joaltro meta- 
carpi aollanlo oe lega Delta mano, UiciandoDo il pollico alfatlo libero. E ritoportaora di questo 
•'araltandlt;ire % maiilma nella prcaente qnealìone di comparaxionc della ciircniilà poalcriorc di qua- 
drumani eoo qoolla delPuotrio. » Di fatto il duUissimo xooiogo, rìepilogaodo le sue cousidorasiooi 
intorno alla looria ncccaoica del piede amano oe are^a dedotto • ebe te forme di un piede per 
la ilazìone ed ambolaiìonc bipede, non poiiono easere che quelle le quali aoddiifanno alle eoo- 
diaiooi volute dalla alalira, e che trovami applicale nel piede umano .... il roì pollice ioiicroc 
colle tue ossa del metatarso e del tarso coatUoisce la linea primaria di robostezia e di forza del 
piede, talché per caso pHncìpalmcole il piede è fatto base acconcia per la stazionr eretta del corpo 
« airamandamp;u/dsieAe con alternare del paiso; • ebe tutte le parli sono calcolale aecoodo le leggi di 
meccanica per guisa, die senza tale aMestamcDlo non sarebbe piede atto nè alla <Zo»oirr, nè al- 
Pdinliti/ozioire; - che il pollice col suo metatarso c il primo fra le dila per importaon dì ufficio 
nel piede, come è massimo per robustezza ed irremovibde per ubicazione ^Op. eit., pag. 44, 45). a 
Ora questa immutabllìta di direzione, dalla quale l'offorc limono non potrebbe deviare $tma parti 
in cantraidiziont roltafftcio al <jualt itve ttrvirt il piede {ih. pag. 4.Ì), è appunto condizionala e 
determinala dal Ugammlo trattoria il gaalt rende impintihiU la HirarUaMne a VallontafutmfHta di etia 
fuori dtiia tua dirtzioite antero-lalerale (ib.) Ed in Dota aoggiange: « A viemmeglio valutare l’im- 
poriaoza detrasse polUcare può riffettersi che io alcune occasioni l’altoce quasi solo agisco e a'tslieue 
Iraositoriamenlc il corpo) e ciò che pia nenia conaideratione ti è che la sua ullima parte ante- 
riore, cioè la punta del melalarso colle falangi, c quella che tulio regge. Ciò accado quando ai 
mula il pauo, ed il piede alzalo ata per posare a terra. Io qticirislante il corpo a*ÌBcliaa at)'inDaaaì 
e si sbilaocia verso rinlerno. Supposto eho il piede alzato sia il siniatro, dapprima il corpo iosiite 
su tulio il piede destro, ma il suo calcagoo è obbligato ad alzarai quando il ainistro già portalo 
inoanzi è proaaimo a posare a terra. Allora unica parte che tocca il terreno ^heoebè Iraosiloria- 
uienle) è la parte anteriore del metatarso, più te falangi. Ogni sforzo dunque è affidalo ad està 


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PER CIUKEPPR GHlRtIVCHF.U.0 


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n oguaglianzn dì natura, deve non restringersi ad un solo di questi 
» capi, ma deve abbracciarli tutti, echi fondandosi sur un solo voglia 
w argoincnLare da questo alla parità dcirinsicme, prende un equivoco, 
»> e tnic in erron? quelli cui volesse istruire. Il debito di chi insegna 
n è di aprire altrui la verità, non d*Ìnor|)elIare Terrore colle risors4* 
»> delTingcgno. In un confronto di questa fallii, affine di poter condii- 
» dcrc sulTeguagìianza o tdentilà dei due oggetti, i! piede umano e 
» Testrcmilà posteriore delle seininiic, occorre, quanto alla osteologia, 
» oltre Teguaglianza ded ninnerò dei pezzi ossei, anche* la soiniglianza 
» di forma dei pezzi medesimi , la uniformità delle loro proporzioni 
« relative, c del loro rispettivo collocamento, cd infine anche le con- 
»> seguenze necessarie del loro assembramento, vale a dire, TelTctlo che 
n iiievilabilmcnle discende dalla loro riunione. Una volta che siano 
» giusti questi rillessi c questi principii, crolla la tesi de) Prof. Iluxlcv. 
n Che monta infatti I nguai numero dei pezzi ossei, se alcuni di questi 
» son SI diversi per proporzione c per forma , che nel gorilla eco. 
» eosliluiscono un pollice breve c sottile, là dove sarcblandgt;c richiesto 
» maggiore per lunghezza, c massimo per grossezza, affine ili servire 
» come nelTuomo alle leggi della statica polla stazione verticale? Che 
1 ) monU il numero, se la forma dei pezzi è sì ditFcrcnlc che il pollice 
» resta divaricato, sciolto c mobilissimo nel gorilla, mentre è rigido, 
» steso accanto alle altre dila, e con queste fermato, mercè del Icga- 
w mento trasverso nelTiioiiio ? Che monta se il ravvicinamento, e Tar- 
» inonica riunione degli elementi ossei è tale che in un deVasi ne 
« esce un eccollontc organo prensile, e nelTallro una base appropriata 
M a sorreggere il corpo (0? » Laonde a ehi non Stippiii cpianta parte 


pi?te la quale perlanlo dev’eMcre ov’è, e qaal è, cioè antero-intcroa e roba»Ìa assai. Quella fua- 
tiene non potrebbe patere tosleoula da Tpnin’alira parte; nè ila un poHice ialrorerso ni) dairaltrc 
dila minori, a Quindi altrove coorbiode: a se pertanto le osserrazioni recate sol piede umano 
■ono ginsle, ne angue che esso non b base acconcia se non quando sìa ciò che deve essere, cioè 
romito di -tatti quegli elementi che abbiamo esaminalo; e più precisamente quando abbia il rofausli» 
metatarso del pollice a suo poeto. Se qnest'oMo Tosse breve od esile o discosto dagli altri, il piede 
non è più la Imsc adalla al corpo deiroomo. Tal baie adnnque dev'rtaere o lotta e rompleta, o 
a nulla vale. Se Toue meno di ciò che dev'esocrc, riodividuo che sopra vi posa è storpio, ha il 
piede imperfeUo, non può camminare. ■ Op. cit. pag. 47, ed in generalo dalla pag. 3ò alla S5. 
V. OondroQ, De Cttp^ce, T. Il, p. 119. 

(I) « Il piede, dice il Caddi, analomicaraente studialo neÌI‘iiomo, si palesa per una base di soaicn- 
Uzione. Consta di Tcnlisei ossa più grosse e robuste di quelle detta mano. Esse cosUtniscono od 
liipode; qiiiodi sono disposi iu guisa clic tutto il peso del corpo per la via di Ire punti aS«ai 



202 LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 

abbia il pregiudizio n la volonUi nelle premesse e deduzioni di cerli 
scienziati, dovrà parere strano assai ed incsplical)ile come l'Iluxlcy abbia 
|H)tuto dichiarare essenzialmente identica, o per lo meno più simile che 
diversa, la struttura del piede umano e quella deirestremilà posteriore 
del gorilla, mentre più diversa che simile ne è la risjandgt;cltiva funzione, 
essendo la stazione verticale e l' ambulazione funzioni caratteristiche 
del piede umano, come lo c pegli arti posteriori delle antropoidi il 
prendimento; altalcliè I Huxley stesso fu costretto a denominare 
<piello ciregH perfidia a voler chiamare piede, c non mano nel gorilla d', 
(pinlificando come secondarie o pretermettendo allatto quelle distin- 
zioni anatomiche clte sono appunto il fondamento dì tale caratteristica 
organica c fisiologica diversità, c segnatamente quella maggiore o minore 
mobilità del |>ollicc, la quale, per suo avviso, può variare indefinita- 


«porgeoli io Ixifto» «t Iratmelle al ■oUoslacila piano, ed è dì lai maniera cLe la aUiione ai rende 
fersu su due piedi, o anche sopra la piaoia di un piede selo. • bitooilraziooc anatomica iolorno 
alla maggior porfratono della mano deiruomo confrontala con quella delle setmie. R. Accademia 
di Sciente, LeUere ed Arti io Modena, T. VII. 

l[l) V. sopra, pag. 9i?, noia I. 

[%) Tate ai h ad esempio quella rigaardanle il muicolo pcrenro, il quale, nelle icimie passa sopra 
il calcagno, ma non su quello deirnooio ove sarebbe assai mal collocalo, percbl* verrebbe di con- 
linao compresso in causa della ilaaione verlicalc. Laonde ne coocbiude il Gondron che il piede 
delle scimie non ha organizzazione acconcia per la stazione verticale, perocché in qoeslo soppoilo 
il detto moscolo peronco sarebbe conlinuamealo compresso fra il calcagno ed il lefreoo. m Bianeont, 
op. eiU pag. S3. Tale ai h pure eomparativamente alle altre dila del piede ornano in ordine alla 
raratlerislica sua fonzionc Pamhulaùotu ^ la maggiore importanza del mtlaiarto e delie falamyi del 
e l'assolula necessilà della speciale collocazione, direzione cd immobilità del meiaUnto 
fiellìeare ». Olire la linea principale del piede , i metatarsi e le falaogi delle altre dila cnncor> 
rono senza dubbio ad integrare il piede, ed a formare noa più lar^ e più acconcia base; mal’ira- 
porlanza loro nella coslUnztone del piede sembra alquanto minore, per modo die seoza il znclatarso 
e le falangi del pollice on piede non può servire airambnlatione, mentre forse potrebbero toUavia 
compiersi le suo funzioni, minorala bensì di perfeziono, anche sena taluno delle quattro dita. 
Tolto il mclalarso del pollice, è tolto il punto d’appoggio anteriore ed inlerno del piede. Scusa 
esso mancano la forra e l'equilibrio. La aerìe diagonale comprendeole Ìl pollice è l'asse del piede 
o lolla osaa, o anche spezzata, il piede umano è impossibile. Nò l'alluce umano potrebbe mutare 
direzione senza porsi in eoelradditione al quale devo servire il piede . . . . L'n nuovo argo- 
mento anzi per provare quanto aia necessario il metatarso deiralluce al luogo e punto precìso 
nel Quale si trova, ai trae da ciò, che la testa anlcriore del detto metatarso è legata Cermameoto 
alle quattro minori dila dal legamento trasverso. Immobile è dunque il metatarso pollicare: e la 
forte sua estremità anteriore si trova fissata al punto in coi, come abbiamo veduto, è licbieala per 
la fona e per l'equilibrio del piede. Ma nella roano il legomontn trasverso lega bensì fra loro te 
quattro dita, ma non il metacarpo pollicare, il quale perciò è affatto sciollo e liltero. Ognone 
comprende sin d'ora di quanta iuporlanta sla questa osservasione nciresame ebe siamo per isti- 
tuire delle eslremilà delle scitamie » . Diancooi, op. ciL, pag. 43-44. 


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PER GIUSEPPE CniRISCBEI.I.O 


253 


■nenie scnzachc la slniUiira del piede ne rimanga perciò suslanzialinenle 
alterata (*l; laddove, a dctUi de migliori Zoologi che ragguagliano l ini- 
portanza dcllorganica diversità a quella della relativa funzione, in questa 
stessa maggiore o minore, perfetta od imperfetta moliilità c divarica- 
zione del relativo pollice, e possibile od impossibile, assoluto o limitato 
suo conlrapponimento alle altre dila, vuol essere collocato il coslilulivo 
e distintivo della vera mano c del vero piede i*'; per cui rnomo si 
chiarisce il solo himano-bipede, c si dilferenzia organicamente c fisio- 
logicamente da qual più si voglia animale bijiede, o (piadruiiede , o 
qiiadruniano, sia pure il gorilla od altra qualunque dello antropoidi 


(I) « /^ Mv icsirt te tufertain vhttktr lA» trriHinat dtpwen ef a Umb in eiker itnimaU is lo bt 
caUtii a feet or a fumé, it li. ..noi by thè mero proporiions, and grealcr er Irssrr mobilila of Uio 
greti loe, vhich inty vtrjr indefiniteljf «illioat «ny faodarociilal alIrratioD ìa lite ttruclore of iKr 
foot. ■ tlaxley, op. cìt., pag. 90; Lyell, op. ciL, ptg. 

'S) Sia Ua’snoi lenpì Galcao «liceva «leirallaco umano: « ^nociVro, primum ifuidrm, nen modo 
tanto major aliit ma<^nv« ptdit diyìtatf fwonto $U* yui eil i» monu, fuity ttd etiam malto amptius w 
( op. cil. , Ub. Ili, e. 8); 0 del pollice della maoo: « keto kemiitu dum comidorartHi óvri'^éipx, 
fua«« ^romonum dicof, wecatte mihi vìiritlur Aanc diyitumy lamjuam ipiit prò Ma mona euet atyae 
noMf«« acliontt moirui iì^' ipsil prrdita» vidtnt, ti«« ip*i ^toliior abicindaHiur, atre Air sola» (op. ciL, 
lib. I , e. 99‘. K AibÌBua lo chiaioaTa nuinua parta majori edìmtrix; «d il Dell, cb« oc rìferiace il 
dello, come pare la eealenia dì L'Apertigay: • Vanimal tupéritur $jt Ama /a iK<iin , /’Aornme dant 
le poaety • □« rileva rìmporlunza accoDoala dalla aleHa climologta (pef/es da peilec) riaullanle 
dalla laa fort.v , Innglicxza e mobilità coDlem(>«rala colla «(|niaila Dorbidetra del polpaatvello, « 
tale da rcodere corno impotente cbi ne fosao privo, recandone ad eaempio i lellanla re TÌdotli 
per tal modo da Adoni'beicc (iod. 1, 5>7) a conditiono dì cani : n /l ìa t/pon thè levgth , urenyhi, 
frte lateral moliom, and p*rftei ìnebilUtf of lAe ihumb, tkat (he taperiority ef (he AumoH kand drpendt. 
Tke tkumb ìa ealled pollex, becatu* ef ita atrrngth ; end (kat strtng(ky being egunl to tkat of all tkt 
jCn^ra, ta nteeaaary to ihe perfettion of (he kand. fd 'akout tke flrahy bell of tk* tkumb, tke power of tke 
^jv^rra vaottld evail ho(Ain^; and neeordingUj tke iarge ball formtd by ik« nuarlea of tke tktimb it tke 
dìa/ìo^viaAts^ ckararter of thè human kand, and eapteially of tkat of an export tHtrkman. The Iota of 
thè tkumb omouHfa almoat to tke loti ef thè Atind; and tetre it to Aappen'in bvlh hanàt, it trotiìd rtduet 
a man to a miterable deptndenrt: or aa Adoui-beuk taid of (he Irfetcort ond tea Aìit^a, fAr (AunrAa 
ef tokote Aonda and of trAeaa feti he kod cui off ■ thty gaiktr lAcir tnrol under nty table. • Bell , 
The Uand, pag. 74. E ([nanlo airailore, acrive l'Ovren: ■ Tke greti toe ìa more peculiarly tAaror- 
ferìalìc ef thè genus Homo tkat tMU iu komotype, tke thumbf for thè kfonkey A«a a èind of pellea en 
tke kamdf bai ne brute mammal ^ear-itfa tkat de>feloppement of thè kallux ( great leej^ en U’hiek tke 
ereet poaìvre and gait of man mainly depend. m Owen , on Limbe, pag. 37 . E Ncvtion dicea del 
pollice della nano: ■ Vexùtenee du poute aeut tuffU à démeatrer celle de Dieu. * Bullelio de la 
Sociélc Aalbropologiqae, 1863 , Tom. Ili, pag. 471. 

(.1) Noi Don tappiamo capacilarci come il Do Quatrefages abbia potalo conlctlare all' nomo il 
privilegio deil'erelto suo perlamenlo, ticebè quetli lo debba in tulio ed in parte condivulero colle 
aalropoidi, colle alche o coi gerraaoi: « Queigttet nalttraliitea, et pormi tux dea Aommaa dminenia, 
eni adopté et ehrrehè d juttifier par dea eontiddraùeua arìan(i/fura ro^ìnìen ai poètiguement txprimte 
par Qvide. La afalìen verticale tur deux piada et U of inbliiM on( iti rtgardta comma Ita o/friA«iii 



LA CRITICA SCJENTIFJCA ED IL SOVRA^:♦ATURALE 


Pcrorcliè l'impedita divaricazione dell'alluce, mentre si è la condi- j 

zinne necessaria alla caralterisUca funzione del piede untano^ organo 


fjitcnttirs /tu rrgn* tiumai». Il al efjxnJaiit diffkiU ie parlanti' etite maniire de veir. D4jà M. I$ìdnr 
Crt>ffr«y^ f/iisanl pmtT la prrmicre fai* itisr «hjertiott par «Bf einyulitre inadvertenre arait eekappé 
it lous sts prfdìers’tun, a fvt ahstrvfr ffut pìutitun oistaux tt titnatal naturciUment tout drait$. Lt$ 
pim^tMÌRt et mime ime eimple race de n»t tanardt dometlijuei préfeateiil cette part cularìli. Là eepen- 
dtml ti'est pat rt>tjettio» la pUti ffrai't à rùptmoM dent U $'agit, Sou$ te rapport du mode de tUtliea 
il n'y a de l'ammal à thomme ^u'une diffirtnee du plus au 54 la slatUi» de laphtpart dt$ mam- 

mifrrtt e$t hariiontnle, celle des tinytt entrtipamnrphtt e*t nalurellemtttl oA/ifue. Cu eingee prenufRl 
utits taurent et teut ù fati tpanlan/ment uur att'-tade fui rapptlle etile de Vhomme. .4 ce point de vut 
Ut tm en rdalitè des vù'Uaàlet intrrmidMiret. U n'tf a dotte tei cltes Chemme ^uun pat de pitti fait 
dttns urte dtjh Hetlemcnt indt^tiief il ny a f u'ux proyrktf mais ritm aT ctseHlitUtmfnl nottvtau. 

(Do Qtulrofsgcs, l‘nité de retpree humaitt', pag. 1^-19)». E <]aaolo al primo genere -di emoli o 
rÌTalt, odati II piò toUc lodalo nianconi: ■ CoaTmA rbe non io comprendere la leggerexta o le 
sunerfictiltlà colla rjoale ai toccane ccrie ijaettìonì. Uoibìbì di merito inconlMlabilc hanno ainneisa 
ficr ferma la tegnente aatcrxiooe - la tUiìone eretta non b caratterinlica deiruomo, perchè ne 
gode ancora il pinguine. - Lo che equivale a dire cho il portamento eretto deiruomu è uguale 
a quello del ^/wputMo, o che non v'ha io ciò differenza fra etti. Ora è a aopere che il piagutH dei 
fraueeti è queirucccito ptlmipcJs detto dai naliualiiti e volgarmente alea. F.miocQtefneala acqua- 
tico , lo piccole sue zampe t-oo retpiate all'ultima parte posteriore del corpo ^ donde segue che 
allorquando è obbligato di venire a tcrrSi lo che accade aMai di rado, è cotlrello di erigerai diritto 
qnanio mai può, oQino di far cadere il peso del ano petto, del colio c della testa, che sono tanto 
eccentrici, sopra l'impropria base di sostegno oPerta dsgli arti posteriori. Qui è chiaro che la 
nrgaaisiaiiono di questo nccello, tanto bene accomodata pel nuoto, i mai conformata per camminare 
sopra il tnolo. L a stento che l'accello quivi lì può muovere, ed c soltanto con isfuno che vi ti 
può SAsteoere eretto. È uo animale fuori del tuo elemento, come dice il landgt;noa sento comiiaoi e 
questa proposizioqe include una raptenza assai naggiorc di quello che per avventerà apparisca a 
prima giueia. Un organo dato ha un uffìzio da eseguire, ufOiio preciso, principale, suo ^'e^rie.* 
poi quelForgano stesso può servire ad nsi oteusari. Il primo si compie con lotta la perfeiione 
delie opere della natura; il secondo si compie di qualche guisa, tua assai imperrellameale. 
^ion esempio migliore di quello appunto di un uccello acquatico; sia ad esempio TaDitra comune: 
Se voi obbligale un'anitra a correre celeremeule sul terreno, essa vi siramaaza sul petto; nell’acqua 
essa vi nuota perfetlamento. I4i orgauìtzazione del piede h acquatica e serve egregiamente al suo 
scopo; airambulaiione sul suolo l’organizzazione non è, non poteva risero ugualmente accomodala, 
e Tusn ne ò imperfetto. L’arto potlrriore dell'anìtro ha dunque due ulGci, uno priueipale e proprio, 
il nuoto, nn secondo orrrsierM, r.vmbu!azione. Ora che la ilaziono eretta non sia caratlerislira del- 
l’aniDn perchè è coaiune ancora all’alea o pingnino, ognuno può vedere quanto sia giusta quest' asser- 
tione dal poco qui detto, anche senza il moUiisimo più che ne sarebbe a dire, aisomcndo in esame 
l'arto posteriore dell'uomo e quello del pingnino. Ma in questo esame si giaogerebbe ben presto ai 
ridicolo (Op. eìL pag. 49-50'. x B basterebbe osservare ebe quanto a vertìealilA, ruumo trova fra le 
piante rivali ben piò forieidabiii che non fra le alche e le antropoidi, come pure, sotto altro aspetto, 
certo OKeae caricature, od esempio, ro/Acro impudico o priapo^ certe orcAiVi ed orchidee^ segna- 
lamenlc alcuni funghi falloidì^ che a giudicarli soltanto dalla forma e talora anche dal pozzo, pre- 
senterebbero i caratteri deU'auimaiiU (V. Meozrl, Die JVatttrktiade, II, 93, 3M3dl). Del resto, non 
« vero cho le antropoidi asKtimano aovente e spoolanearoeote od pùrlamcnlo che arieggia romano, 
o che a questo accenni e •'avvicini l’obliqoa loro poiìlora, di tanto accoslaodovisi di quanto si 
allonUioa dalt'orizznniale dei quadrupedi; il vero ai è che il reggersi e camminare su due piedi 


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PER CIDSEPPr. GniRINCHEUX) 


355 


jlcU'crello portiimenlo e della deambulazione, è nel tempo stesso uii 
impedimento ed un ostacolo insuperabile al perfetto Ib esci'cizio della 


Inraa alle aolropoìclì TnalagrToliMimn, le ooo lapois'ibìlc, e die la pnsiiìone «retta è laolo (uro 
ieoalerale, quanto conuturale ai è Tobliqua, condiiiooala o«ceaaariatncD(c da toltole altre parti 
deirorgauìamo, die ai è quello tl'uQ cremnol»ate ed erbìtoro, quali aono tulli i quadrunani, e 
quiodi aoche per quel aolo rispetto mollo più tìcìoì ai quadrupedi ebe non al bipede ed al bimaDo 
che agli uni ed agli altri, ooo tolo Ma genere, ma refe regM aoerasta, motiraodo nello ateaio ano 
incesso e nel portamento del cape e della persona , ebe ti è quello del comando (VottJtatiedu eom- 
wiiia4/rni(/(t, come lo chiama il Buffon) rcspreaaiuDe cd il limbolo dì sua aerranilà. Oiasi il Gra* 
tioiet: ■cor om rous frosi^ en reu« disant fite cerfatnr tinget marehenl tur deux ù peiue 

pettreut-iU dmteretr guelgue lempt etile atiilude dant le rrpet; tnais dis gu'ilt tru/rnf se mvttreir. Ut 
rrciVfiRCfsi à Ifìtri haitludea guadrwpidet {^Comférenee à la Serbonne, 1. cit. pag. 3B), • E il Duvernoy: 
« Autii, tnalgret tes Aùtoires eeatraires det vandgt;tgageurt, rtt grandi iinges, entatielUment ortericotr/, 
nforcAraf à guairt pallet tur U tal. lUaii la langurur de leurt exlrdmiléj anlèrirurc* fati gue leur emps 
tonteree une pùtiiion relevés en urani fui leur donne une grande faciliti pour te piacer tHowenlmèmeNl 
•ur deux piedi *. E dopo riferito il seguente brano di una lettera del aig. D'Aubry Lecomtc» in 
data di Gabon ]S gennaio l8.Vt; » Le gorilit martbe temme let anìmaux. La cbimpanié adulte 
marche drait, re n'rsi fv'd la rencciilrc de rkomme , diient la a^gret gu'il te met à guatre pallet f m 
soggiungo « e'est tTapret let reeiit dei nr^rea plut ou moina tncrriaini oo tarjidrli, fuc M. Aubry 
le rappandamp;rle •. Se non che da quest'essa rolaaioue dei Negri si raccoglie ebo qucsli o ooo videro 
mai il cbimpaorc caintatinara allrimonti che carpone, ovvero che la è questa jier emo la poairioor 
piu comoda e vantaggiosa. Ognuno dubbio perù b rimosso a (ale riguardo dal Iandgt;ovemov, il quale 
parlando come tealimone oculare del cbimpanzó da lui veduto sovente à la Ménagerie dm Jardin 
dei Pianta di Parigi afferma: « damati ee stage ne marche eemme on Va eru, commr on Va répe'ié 
twenl, tur irt deux piedi de dririère teulrir.rntj mais il t'eppuie tur la parXt« dortale da daigli de 
la main «mleWeurr, rn farmanl le poing, landit gue let nuiint potlérituret t»nt un peu iaetinAs tur 
le bord péronitn ou esltrnt. Celle marche guadrupldt, touie ^rijcufuTC dattt ee eeu, gui ttparc deVhommt 
let tinget gui e» toni le plus rapprcrhti par teur orgamtalicn, eti imdiguée par Vare unigue, outerl 
e» arant, gue fermenl rjue»^fe laute» Ut rertèirtt mobiUi, e'ett’^à-Aire eellet det trait r^ionr etrrieaU, 
dortale et Limbaire} ainsi gue fai pu Vobtert'tr et U sfc'moMlrrr dant rtolit if«r/rl/r if« gcrtlle doni Ut 
ligamentt inter-pertébraux ^ et par eux Iti rapporti nelnreff de loutes let verlthrit, ont èie tontervét 
(Op. cit , pag. m, 930. 135, tS0 • 

(I) Abbiam detto perfcUo uerciiia; imperocché romologia che corra fra la mano ed il piede 
(V. sopra pag. 349, nota 9) importando ua'aualogia nelle rispeltire funiioni, se queste non possono 
eatere perfettamente eseguita se non dall' organo principalmento cd appositamento a ciù condisio- 
nato, possono tuttavia esserlo sccesscriameolo e sussidiariaiDcnte daH'omologa parte, sebbene sempre 

10 modo più o meno imperfetto^ e cost all* occorrensa la maoo far le veci del piede, e qneslu 
eraolar l'opera della mono, sopplcndo al difetto dell'organo la destrezza o rabiliià dì chi lo adopera ; 
rome veggiamo tuttodì un perito artefice operar talora cose moratigliose col più rozzo rd inetto 
istrumcnlo. Quindi il Disneooi concede al Bor; S*-Viaccnl rìie « il cacire, il tessere, lo scrivere. 

11 dipìngere panno essere prova sufOcieoto di quante altre opere sia capace il piede umano allora 
quando è dehilameule addestralo ed esercitato. • Ma soggiunge: • Uannovi fùozioui priaci|>ali o 
proprie di no organo, e vi hanno funzioni secondarie ed aecetiorie. Pare che ognuno convenga che 
in accordo eol'a cooformaziooe organica del piede umano la runiione primaria e propria di esao 
sia il sorreggere il corpo. Qual meraviglia poi se questo alesao organo possa essere addestralo ad 
eseguire in via suppletoria qualche altra faDiione mercè dell’alquanto dì liberlà clm è rimasta 
alla falangi della dita det piede? Qual meraviglia se oo luogo rscrcìiio ha reso possibile a questo 



CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 


aSG 

presa 0 della digitazione, futi EÌonc carallerislica della mano; alla quale 
tuiuione , pc'r lo contrario, l’arto posteriore del gorilla trovandosi 


parli di orguire quegli uffizi che imitino quello della mano? Chi però prenda a eoMtdcrare i duo 
accconati uffizi del piede, la alaziooo c la digitazione, prealo ai accorgerò ebo la prima ai eaeguiKo 
perreUamrnlOv la tccoada aaaai impcrfrltomcole. Laonde nello aleaao modo che la mano pnò pure 
in qaalcbe calo acrrlre al traalocamenlo del corpo, coti il corpo può aerandgt;ire ad alcuna fonzioDi 
dì digitazione. Ma impropria è la prima colla ana organizzadone, ed imperfello rofficio che eaaa 
producci ed improprio il secondo colla ina organizzazione, come iinperfetla la funzione che no 
•egne. Quali aono infatti la preensione e la digitazione del piede a confronto di quello della naso? 
Mano e piede non sono donque uno steun organo; e I' nomo non pnò eiaere detto quadrnmano 
( ep. eil., pag. 50-SS ). « Ijoccbè viene puro alleraaliraincnlo confermalo e conlraddello dal 
De Filippi: « I caralleri comunemente aaiegoati alla mano looo la mobilità delle diU, di tolte e 
dì ciascuno, e sovraluUo la mobilità del pollice divergente dalle altre dita, ed a queste opponibile. 
Veramente questi caratteri spiccano nella estremità posteriori delle teimie; ma , come Bory de 
S'-Vinceol ba fatto osservare, il piede può acquistare la facoltà di aberrare, quindi il carattere 
della mano, per la forza deireeercizio, anche oeU'aomo^ e Geoffroj di S^-'Iliiaire ò andato più in 
là, è andato fino a aoslenero ebe crìginariamenle Taomo stesso era on qoadramaoo. ^‘elle statue 
anticlie, il pollice dei piedi è rapprrarntalo dirergonte dalle altre dita, indìzio della primitiva 
indipendenza de'anot unvimenli. Con un resto di questa indipendenza si è conservato presso 
alcone popolazioni, fra le quali non ti à propagalo l'iuo della calzatura. 1 Oiarruas, tribù indiana ' 
dell'America meridionale, forti cavalcatori, usano in luogo di tlaffa un srnf]>lice anello, nel quale 
impegnano il solo pollice dei piedi, lencndovisi slrcltamcate ; gli Indiani dcU'Oreooco, quelli del 
Jucalan, i neri deH'Auslralia, possono colle diU dei piedi rnceogUer monete dal terreno, afferrare 
sassi e lanciarli: t Dcngalesi sanno servirsi anche dei piedi per menare il remo: infine, quante 
cose non si fanno eo'piedii » (Pur troppo! ma non jono sempre te tHÌ^!i6ri)l « Ma tatto questo 
non basta ancora a costituire una mano. Nella famosa lolla fra 0«en e Iloxlcv, quest’ultimo ba 
Jimosirate atVniJettus che la cosi detta mano posteriore dei quadramani è tin ivro ;nandgt;ife . . . . . , c 
riatabilisco l'antico ordino do’ primati, comprendeotc l'uomo e le scimie , non come aveva fatto 
Geeffro)' di S'*lIiUirc, riconducendo noi uomini al tipo quadrnmano, ma inveeo rendendo bimani 
anche le scimie (op. cìt., pag. 9i*93). » Il qual diKorao riesce a dire ebe, sebbene nella cosi Jeita 
mano pcs/rrìcre de' quadrumani ipitchiao veramente i caratteri tomuntmente asfr^msti alla vera mo»o, 
quella ti ha lutlavia a dire vere piede; e per lo contrario l'umano, sebbene sia pur csao, non 
ostante la sua dtverailà dal scimiatico, incontestabilmente un vero piede, ciò nondimeno fa erigi* 
nanamente una mona, t ntteecrchic ne può asramere U carattere. Insomma ragguaglialo l’uomo alta 
scimie, o questa a qnelloi diteli bimani l'uno e l’altra, o quadrumani cutranibi; e voi vi apporrete 
sempre ed egualmente al vero; l'errore sta unicamenlc nel non riconoscerli originati da no solo e 
medesimo stipile, di specie ignota e perduta, che non ai sa se fosse bimana o bipede, o non anzi 
e forse meglio quadrupede. — Tuttavia il Canestrini, che è di quest' ultimo parere (op. eit, pag. 100), 
tuo! riservata all'uomo la qualificazione di bipede, cd altribnita alle scimie quella di quadrumani, 
e riferiti i falli da noi riprodotti, non che le ragioni del Uoziev che pel De Filippi equivslgeno 
ad un'tvidente dimoslrazieme ^ cosi conchiode: « Come ai vedo da quanto fa detto, alcuni fanne 
quadruniano l'iiomo, mostrando la mobilità dì eoi h capace il piede; mentre altri fanno bimane 
o bipede la scimia, fondandosi sulla atrollura anatomica delle estremità. Non ostante le idee 
sopra esposto del Geoffroy di S'*Uilaire e doll'lluxley, l'uomo non cessa di essere bipede, nc le 
veimie lisnao cessato di essere quadrumani. Le idee addotte dal primo autore provano solo che 
coll'esercizio il piede posM arrivare a compiere qualche funzione delle mani; qnelle messe avanti 
dal aecoodo dimostrano l'analogia cfae elìsie tra le mani posteriori della scimia ed i piedi dell'iiomn 


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PFR ClUfiEPPE GniRIKCnKLLO 


257 


meglio comlizionnlo eandlt;l acconcio che l’anteriore, epperò piìi di questo 


np. cil., pa(T. -10-48). M Ma il carioao ti • rito l'IIuaUy vnlontio decidere ta rjuetUoDo coll'oitio* 
logia, nrll'ielituire il coofronlo, omelie ciò appaolo ebe co*ltluì«ce la caraUeri$lìca difTerrnia dei 
piede dalla maBo umana, cioè il mnaenU* ebe rende poMibile al |>oilic« di quesla l'opponi perfeU 
lamenle a InUo le altre dita , del qual muacoto rpecialo ^ muteulut itffiMeHt pcllicù ) » colmine al 
pollice della mano oinana ed all'allaco del gorilla, in qaello dvll'ooino non trovasi nceiun ealigio 
od ìadìaio, nc anco fra quelli die, qualora ne areasero arato un rodìmeoto, l’avrehtieru di certo 
col lungo Blu ed etercitio potuto avolgere ed afforzare. Olile con tutta ragiono l'ilyrii, rirerilo 
ebe gli Otientotti avrebbero, aeeondo Borv de S*-Vincent , on dito grosso opponibile alle altre 
dita, ed anclie 1 raccoglitori di resina nella Francia meridionale avrebbero un grosso dito del 
piede opponibile, acquisito per l'arrampicarsi fagli atti e snelli tronchi della ptNV# mariima, sog- 
giunge: m ciò a me pare mollo inverosimile, e sembrami poter essere ridutio alla mera poiaibitilà 
di anmenlar la fona addulirico del dito grosso, e di far cnnravo il piede, ciò ebe è certo possibile 
pel poderoso sviloppo de) maschio irtmsrcniu plaalae (op. rii. della irailnz. ital., voi. Il, pag.383 381 
sp. Canestrini, op. eit. , ptg. 4d). iandgt; Kd il Proner-Dey ba sciolto la queilicoe negando recisamente 
che quella esngerala mobilila, anche in quello rane in coi rallnen nn po' rnecorcialo 0 ilivaricalw 
si discosta meno dal scimiatico, trovisi coordinala con qualche nnscolu o tendine aponentoltco . 
c molto meno col muscolo appoiKui poilicity che comune ai pollìco umano ed all'alluce del gorilla 
manca del lutto in ogni aliare umano, per quanto reso da nainra o dall’ arte più o meno mobile 
e divaricato. Non aarà discaro al dotto lettore leggere a questo prcpoailo il seguente brano del- 
l'Edinbnrgh Ftevievr (voi. CXVII, 1863, pag. 530-551) ; • Pìoftuor Nuxìry $ays thai tht àailittd 
grrat rAer, tanfiard and eramped fram chitdhoùd v/wardr, it tten io a grtat ditadraatage ^ and tkal 
in nntiriiiztd and harrfoitttd paaple it ttiaiat a grtal amauat af mtandgt;hilitg, and tftn some seri nf appo- 
MÒi/rfy. The thiunt iaandgt;atm*H ore $aid ta b* ablt ta pulì om oor; ike artisam »f Beagal ta uvofr; and 
ihe Cdro^as re tUal fUhhcats ùg itt htlp; ihough^ after all, it muti ht rteelletted tkul thè tiratiurt 
af its jaiaU, and landamp;e arraagtmtnti afits hamt, nrerssoriVy render iU prtheasile ortto» far leu perfeei 
ihan thai af {he Thumb. » — This patsage gire a tatally (rraneaus aotioa af ike amaunl af apftoeaMily 
u'hiek re pouible in Ihe ihumb af a fea af thè laa/er raeee af abiKèìnd. ff'hairvtr Imik tktre may bt 
in tuek mtrrativt et thete, ar in ikotr wkieh altege thai tht AbyttiniaH horttmen tuppart thè ttìrrup 
btlwttn thè grret tot and tke terond toe; ar that teme af thè indiane af Central Àmerira eanetal tamil 
pieres af gold under their tati, nmd them tlily nptifdng thtlr ftrt, hida thè pradaet in their eìaihing, 
tktre it am ìmpartaat abjeetian fe be mode, urhich vos origiaally tuggetfed by M. Pruaer-Ury. He 
has tald ut that a thartening af thè grtat toe , nften eambined nrifh iti tUght dirarkation fram (he 
aihtr taet, hat beta nated in thè neyro, in tome Malay rafts md amengst thè UoUenMst at a eamtaai 
ftature oifimifoliag fórse nofienr io tht ape. The Frentk anatamitt, Aesrrerr, piate tht guetUan befare 
ut in lAis maaner: m !t tktre arty mvsc/e, ar eern any apcnturtlìc fendon, seAi'rA reerdinoles ikt* 

allegtd ^«nrrion .* ■ — Tht owfirrr it erpliciL Tke human head diffirt from thè human foat imumueh 
at Ihert it a tpteial mutrie (opponrns poUteis) fAe funetion af whieh it ta appatt thè thumb ta thè 
ather fiagcri. Thìt mutrie arìginaiet fram thè trapczium , or innrrmosf carpai bone af ihe fAumA. If 
tee rni*n to thè human foot , and eramine thè answtrable lana , ire jee neandlt;/A«r «n thè under turfaer 
af thr baae tpA/cA tre term entocuneirorme , ner oh ihe ntrfoforso/ bane af thè grtat taf, auy tuch 
iurfaee far ike oUoehment af umsclt, Thìt it thè fette diffèrenre Artireen fAe human foot and iht Auwon 
hand — a difftrtnee fitAtcA Prafeetar Huslty entirrly patiti eter. The ralue af thè diffìrence tifery 
render tn/i tee; thè hand hfU a elrurture by tehieh ile inferno/ digit ar thumb con Ae tppastd fa thè 
ather digiti: thè food hai ho iuch pomer af appatahiUly in iti grtat tee. Cranted thai thè Aùttfrr 
ejlremily af thè garilla it formtd by bonei hamolegaus nith thate af thè human faat — graaled that 
thè tarlai bamei a 'in ali imparUtnt eitetuatianert af numbtr, diipaiilian, and farm reimble ihete af 
oron’ a neivTfAe/ese , fAe faci af thè hind f AtunA, ar hatlux, beiag functiimiiUg oppotable in thè yeri//<i 1 / 

3 3 


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[,A tHITlCA SCIENTIFICA F.D IL SOVRANNATUnALE 


a5d 

accoslantlosi per lai liguardo alla mano umana >0, mano bassi a dire 
c non. piede, cd il chiamarlo laiilo lo cjualifica e lo distingue, 


/ 

tn jw Jeti$i»e of (A# ftffjftiM fìut neilker im tht /óol ikc CJtinete kt>alintn, nor ìm tkal of iht /ni- 
fthH^ Caraja, con ikt anatomhl ptrcein an^lkiu^ wAirA af/irtMc/tes /• a tfetelepemcnl of amy opptmtHt 
mustlt, wkìtk tht ^rtol tot ran kt tanvirUà fanvitonalì^ ih/» tke ttmklaMe of a ikumb. a 

'1, R A rÌKonlru del piede umano esamioiamo ora il prrleao piede de' quadrumani antropomorfi. 
Kuo è una oalreaila prensile, e la precnsiane si efTellua colla oppositione del pollice. Se io indago 
in questa calrcmilà i principii clic abljiamo precedenlemeule veduti conforini alle leggi di statìra 
nei piede umano, nrssaou io trovo ebe tispoD'Ja. Prescindo dal considerare ciò ebe rìgnarda la 
enloima vertebrale curvata ad un sol arco, la pelvi, c la iniertione del femore; prescìndo dal far 
caso della ohiiqnilà d'inserxiono della gamba sol piede, e limilo le osscrvasioni alla sola estremili, 
al cosi detto piede. Qui i rapporti delle parli di maggior forza sono invertiti: le Ire dila di meizn 
iianoo lo maggiori dimensioni, ed il pollice è ìl più piccolo di lulti: ne cont«.-guc che, dato anebe 
rbe la pianta deirorong-onlang, o del gorilla poiesse slrndersi sol lerreoo, lo che è impossibile, 
quale linea rigida o di forza si avrebbe nel Islo interno, ove è la massima esigenza di base per 
causa della eccedenza del poso sovrapposlu? A queslo lato )>, come si • dello, un pollica corlissimo 
e debole; incapace dunque di presentare per queslo capo Passe principale del piede. Poi il pollice 
stesso giammai può ueltersi nella direzione necessaria. Organizzalo per opporsi alle quattro dila, 
e per abbracciare con esse i rami degli alberi, e separato profondamrnle dalla pianta pel etKere 
tndiclro fino alla regione del larso, il pollice si getta in fuori, e lonlaao dalle altre dita. Per tale 
rosUuzìone il mazìnttim di forza, ebe è rappresentato dallo quattro dita, ai bi od luogo ove minore 
è il bisogno; e mentre nel piede di nuo di tali quadrumani sono parti rubosla ove esse non 
nccoTTon», per l’altra mancano ove esse occorrerebbero per coslttuire un piede di animale bipede 
vhe alterna il passo. L'afelio clic sorge da questa organizzazione è ebe l'orang-oulang e consorti 
giammai ponno stendere piano il piede sul suolo, c ebe essi qualora siano forzali a stare eretti, 
lussano il margine esterno del piede col dito mignolo sol lerreoo, c leogooo raccolte le dila 
mediane, cd ìl pollice sotto la pianta in modo clic posano in parto Bulle nocebe delle dita. Qnosla 
oslreniilè pertanto non è piede per la slaiìonc bìpede con alternanza di pania; non lo c, prrebé 
non è nè punto nò poco conformata secondo le leggi indeclinabili della meccanica; non lo è eoa* 
«eguenlemente quanto aU’uso , perchè la sua coBrurmatìiiee sì rifiuta a perrocltcre che essa posi 
piana sul suolo, e ebe sorregga il corpo. Ilon è dunque comparabile col piede amano, e se per 
piede di nn bipede si dcbhe intendere qnrU' organo che serve a mutare il passo, quello de' qua- 
drnmaoi anlroporoorC non c più piede, ma è una mano prensile. * Cosi il Itìanconi (op. cil. , 
pag. 15*46  cut consento il Canestrini (op. cil., pag. 53*li3): • Mentre la porzione Icrmìoalc 
delle estremità posteriori dell’uomo è un piede, quella della scimia è uoa msoo. K vero ebe chi 
eMmina l'una e l'allra anatomicamente Irova una certa omologìa; ma non perlanlo l'eslremiià 
posteriore della scìmìa ba OMuirii futrtmmi* cirri’ozi di’ topert il tomt cd il fuuudej’ tali caratteri 
da dover essere risgosr.laia siccome finita da una mano. Il pollice dì questa è corto e piccolo c 
molto discosto dalle altre dila, per cbÌ beo con ragione dice Caddi lop. rii., pag. 14], che per 
quello che risguarda rallonlanaraento maggiore possibilr deiralloce dagli altri diti del piede, più 
s'avvicisio alia mano deiruomo il piede della scìmìa, che la slessa di lei mano, • Locebè trovasi 
ampiamente confermato tisi Daverno}, il quale istilnito un accurato esame e confronto osteologico 
e miologico deirorganìsmo umano con quello del gruppo scìmialico comprendente i quattro generi 
treg/oditr f ifkrgo t rhimpanz/), ijorìlla , eramg t gihkont da lui chiamale acconriamrnle scimi# 
pseadoantropomorfe, così dìKorro delle loro estremità poslctiori: • fttààvrttìtr olUgat et Caddutteur 
Uamnrte du gm ertril ( réuais par one attaché mobile). .... doieent forter nere unt gronde forte 
h groe ot teil rfam T odduction et duns la firgìon. Ut cOHtrihwnt è dontier ù la mm'n de dernrre Ut 


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PEn GIUSEPPE GIIiniNCHELLO 35^ 

quanto ìi chiamare ambulatovia la srimialica mano, comune essendo agli 
arti anteriori e posteriori deila scimia la iiinzioiic ed il modo della loco- 
mozione, cioè ritnpugnnro colle dila i rami degli alberi, unica stanaui 
o la meglio accomodata a qiic* cremnobati cd hjlobatiy non già il reg- 
gersi c camminare su due piedi stampando colla pianta su! suolo di 
tutta quanta la terra TimpronUi di chi ne è rahilatorc universale ed il 
dumiimtorc sovrano Ih. Per la qual cosa, se gli organi vogliono essere 


fiicuUé i* taiàir let tt Jt lej empmgntr avec àier 0 i$ (op. eit , pag. IH'. Le jKmet ^ ou te 

gres trteil e’tf iroutre articuU par /oh métatankn afte le ptemier cuneifarme JoMt tuie abdutlìen prr- 
maiteitle. Il y ut mime plue oppoiabU avx autrrt Joigts, pltu long gne ^ant la main «Hltrieurt (il» . 
|4g. ItS), — Il tu ijnpoiiiandamp;/« de we pat rttotmaltre dant tautu set liaieciu, doni toutet ree cembf 
naucHi croùm, la néeruilè patir font eti fidi Ahieurt longt et caurli , perfurants et ptrforée^ d'atte 
artìott timulianée et érptaiLuiU. Le$ addiictcur* olilt«|ae ri Iraasrcrte du gro$ orteil cket le gorillc, 
AHI VHc firce ou um eoiuidérabUs , propertionnè» aux levirrt gu'ilt doìvrat moueoir arre 

energie, povr taitir et em^i^nrr les ebjett. Tom tu lAfrr-A/irwx i^iavx joni abdueteurt relalii'tineal 
m mèJiiu. Tpiu te» j»4ittr«irri toni adduvlturt pour et mime deìgt. C'ett une diff’ò-entf trèt^rrmar’ 
^ua6/< gui tipare la mam po/tr'rincre du gorillt du pied de rAomoio, ok let iHlrr-Oiirur toni, tee uas 
abdueteurt ^ et tee autree adducUuri rtléUirtmeMt ìt r»iufÙ4tlrur yui ut te pine long dee arted* rhtz 
l'homme, et celle du mddiue, gai rei le pine long ehes te gorilie (ib. , pag. ISS-lJ*}). — Toue let et 
da pied eu de la mam potltrìeure ont une mabiliiè rrnMifUAé/t tu unì tur let autree , gui ecmieat 
«IH grimper, ntait gai ttrail peu famrabU à la itation tur ne extre'miie'e. Celti mobilile' tieni à r««* 
plitude du captulet artieulairet gui euftloppemt eet ariiVH^ioflì. Elle tìrnt encere parlicuiùrrment 
pour let orteile, oux grande* ^imriuioNì dee lilu ariicubùrei dtt ot aulalartient, et de* pkalangee, et 
ù là nroiWi'e étendue dej fateitet crtieudairet de la bate de chague phalange , gui ^«»rne i ctlUt~ci 
uue grande èteadue dant Itar* moueemeutt de ftexion et irrxlffljtiow let une* tur tee autre» et tur Ire 
OS (ib., p«g. 137). Celle main poiirrieurt e*l éi-idemment organiite pour rmpot^nrr am- 

energie Ut branefiu iTarbru, et pour louttnir au betoin tout te corpt de r«ntnia/ gui peni étre tutpendu 
à eet AroHcAeì ;»<ir une *rule de tei eslrc’mitèi imtUrieurts (ib. , pag. 19S). — La iraaiformatiom du 
pied en une ve'ritable main, par le mode iTarlirutalion du mrla/drìieu ^upourr, fui Vdearte det autree 
doigtj, tt par le mode iCdrlicH/alirM de eette main arre la jambt, eit un rardrlrrc gue re groupe taptrifur 
de tinget parlage arte let aatret guadrumaaei ( ìbìd., pag. 5!), eoli. lOi-10.1; lOS; lli-113^ IH i 
II6-II8; 197-130; 991 •339; 931). • E (|ortte diITcrrozr gii le aveta arverltle Gilroo: ■ non taim 
ticat manut fiat (ftmiae), lolam magnum digitum habrns rnrtum , ridicala monttrabatur 

fatmanae manut, ita et pu ta conetnatione uniat parlieutae cuiutdam vitiaiat differì ab humane; teJ 
in plmrimit dutnut ut. Ditlant enim plurimum iWcrm digiti et multo tuni iptiue manut digiti* 
mdt»re#; gaem autem oporubat maximum ette ^ alierum miaimut ett. Non tubiaetnt vero prarpotitu 
ipti partibut, guae firmant plantam , «refue rHim lul«i siwAÙfA ett batit eerum u( guoe mrrdi'd magi*, 
ut manuum fatta tit. — b'eloeittìme autem preutant ( timia ) obeia manibut ateendit tirut et mari* 
rerta et Uria, eo guod eaneavum ««rlild ut pedenret dìgìtot plurimum fitfot. I/ujutmodi enim cofulnir/io 
eireamplicari carvit omnibut eorporibat probe eum pattit et undigue tuta ipta camprrhendert , idonea 
e*t kit guae alte perreptart nata tunt (op. cil. , lib. Ili, c. 0). • V. sopra pag- 949-94-f, noie. 

(I) A ciò alludeva il ledè cilaio Galeno: ■ ex guìbut omnibiu indHi/ritam eef, oi//?>'in4m ri tulom 
«IdlrotteiM ampio* et ablongot pedtt ette appoiitat. Ob idgue tatti ;ba(ihì AnmiViiAiu rew ambulalionem 
firmam et lutam batim acguirenlibut, guam guadrvpedibu* futrunt. Hoc igilur ul biptdibu* iptit intit 
ì«/uat, AOA fdJMrN ^'iiOT eiiam ul tapkntibai; ut talibut enim varietà* firmitalit ett propria, ambulare 
indigenlibu* iti omnibut tocrrum diffleuUalibut j fvrd non attidittet, uiti rande fm'tient in pedibut 



afio LA f RlTlCA SUEMiriCA kd ii. soviusnatlrai.e 

([ualificali dalle rispettive funzioni, c se la presa c digitazione, funzione 

caratteristica della mano 1", è del pari comune ed a|ipropriuta agli arti 


éearùemtaliimci. Aum , u( ìm MdMi'é>u/ aitb-a , ur parùtute art.culertim f ih 

rii. et cavitale iHfcrjia fìteltu fui$te aciommuétu, iif tirca omutt corfKrum figurai circumplitartmlur^ 
ita et guanium masime ticuU, mattut imiVari et liearUculatitnitbus t/uìtlcm tvrii^iid' ; eavi (ihfrm 

itiis parlibtu, gutbut tccvi» aliguetK gìùbatum eeltaturi tratti^ in amai he» rteU firwutri ^oxìunI. fit>r 
ipfum i^i'fnr est Ultitl exìmium eoaxtruetioms humumorum triiraw, guoJ amtea iaetnirt 
rum elieehamtu, n^m ut gremii «o/am, irei etiam ut raùotuiti animali eanrenìrnies iptt a natura Jalei 
fuittt pedei. /'mo outtm rerb» ae iummatim utasinte guis iJ eompUsus diserit muUijflierm illam fii‘ 
«ur«m timul chiù ijtia ih cat'>totr ■. Op. et I. ciL, c. 5. 

(1) Il Uianconi, prrtnrtio che Terrore di coloro i qaali, eccamoDele Tuome colle KÌnie ne fecero 
un grupp» ia/o, e gli uni lo cliienerono dei fuadrumani, gli altri dei iimaiti e bipedi, dericù dal a«n 
réàtrti imteti rulla natura e «a//r differeme della mano e del pèrde-, e riferila da priiaa la defiuiziant 
xa«/apf'id che della tnano diede il CanVr, r fu per molto tempo seguila, eiuc « di eairenilà il cui 
pollice opponibile allo altre dita può aenire a preodero le minime co«e. i> defioiiioBe, che propna 
emioentemcale della roano umana ò pur applicabile a quella di molte «cimie, te guati Aunmo uh 
polUet più o meno grand» ed oppenilnU: non perù a quello altre che Thanoo bre^iasino o ne fono 
al lutto iforpile; molilo per cui il GcolFroj S'-lliUìre propoeo di nominar roano n qucITeelreroilà 
che è fumila di dita allungate, profondamente ditiM, auai mobili, OchiliMìne, e per conseguenta 
«ufccllibiii di prendere; » noia pure che quelli dcGniiìone per eaaere più ronprcnaixa della prima, 
riofce menoj>ropria, perchè torba « l'idea antica e naturale della roano, la quale ai riferiace pri* 
mamcnle a quella delTuono, o poi ad ogni altra clic a quella somigli, cd ha ti difeUo di togliere 
alla roano la piu pregevole delle sue qualità, quella di possedere un pollice opitonibile. • Quindi 
continua dj questo tenore: > se io neo m’inganno, la discrepaoaa sta nell'avere confuae due 
faniioui molto diverse, prestale dalla mano; Tona comune a tulle, TaMra propria solo di poche. 
Prendendo a corrsìderarc la mano delTuomo, io veggo che casa ai prrala ad un ufficio nel quale 
tutta la mano agisce io complesso. Se io abbracciu con essa un tronco, le mie quattro dita lo 
fMciaoo da un lato; alTopposlo vi è Ìl pollice, ed intermedia la palma. la presa in questo modo 
è completa, forte e sicara. Ma posso ancora tenere il tronco collo sole quvltro dita premendo 
rootro la palma, e senza alcuna cuopcrarione del pollice. Le qoaltro dita agiscono •imullancamcnle 
contro la palma; c dunque un’azione rompicasiva: • ad esM quadra, come è chiaro, la definuione 
di GeoiTroj $*-llilaire; giacché quesTallo può venire eseguito anche dal'e scimie, che hanno mano 
mancante di pollice. Ma se io prendo un granello di sabbia, o un piccolo fiore, non adopro la 
mano nef modo ora accennalo, ma valgotui del pollice, opponendolo sIT indice o ad altro dito, 
t^ni opera qni ai fa dalle sole dila, ed anche da non tutte ad uu tempo. QucsTuflicio della roano 
é più libero dclTalIro, e aopraUnIlo è variato può dirsi alTinfinilo, cd é quello che fa della manu 
deU’uamo quelTorgano ammirabile, del quale Cicerone disse; « gimm ter» optar, fuoisrytje mul- 
Inrum orfiunt ministra» maiius natura Aemiei dediti • E dunque questo uo allo parziale di alcune 
;iarti soltauto della roano, c nel quale il pollice tiene primaria impoiianta. Ed a questa azione 
quadra la defintiione di Cnvier. la quali doe asioni della mano, una di complesso, Taltra panitle, 
rispondono a due uffici veramente diversi e che meriterebbero nomi dilTercnti. Ignoro se vi abbiaiM 
appropriati; ma al fine di servire alla rbiareiia dirò la prima pmR«iVi?e, o digiiaiiont la seconda- 
Cosi dialiota la cosa , ai vede che ad ogni mano , abbia o ao >1 pollice , conviene la premsione , 
mentre la digitazione è possibile solo a quelle mani che hanno pollice, e pollice in certe dcter> 
minale eondiziout colle altre dila. Ora applicando queste oonaiderasioni generali alle anlicbe ditpsie 
intorno ai quadrumaui ed alTuomo, si vede che le scimie sono tutte quadrumani nel primo scaso 
;hanno cioè mani per la precNsioHc) ; ras non lo sarebbero nel fecondo senso, perchè alcune roau' 
caon del pollice, e forse tono assai poche quelle che godono di uo pollice approprialo per gli alla 


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nn ciDSEPpr GRinixo.nEi.LO 


a6t 


anteriori e posteriori delle antropoidi, anzi più perfettamente eseguila 
dai secondi ehe non dai primi, non solamente ncn le possiamo eon 
proprieti chiamar bipedi, essendo più manesco il lor piede che non 
la mano l'i, ma contrariamente all Huxley dobbiamo dire che fra il 
piede umano e quello del gorilla, maggiore, peichù più importante, si 
^ la diversità che la rassomiglianza. Fcrocchè non di grado soltanto , 
ina spiccatissima essendo neiruoino la diversitù di funzione del piede 
e della mano, spiccatissima si deve pur dire la diversitù del piede umano 
dall'arto jiosteriore del gorilla; la cui speciale conformazione quanto lo 
rende più acconcio ad emulare in parte l'azione della mano umana, 
altrettanto Io rende disadatto ed inetto al portamento ed all'incesso 
umano ; eppcrò tanto più dissimile dall umano piede quanto più 
prossimo all'uinana, e superiore alla scimiatica mano. 


driia digilaxioQt. L’aCTicio i^cpcnle e prÌDcip«le pcrlsato delU riido dello flcimte o quello dello 
preeDiiooe, • ciò ancora in quelle, nelle quali è nn poUico opponibile. È tin mezxo per prendere 
ed aUeneril ai rami; e per n£Gcio tccondario hanno dì cogliere un frullo è recarlo alla bocca, o 
dì forbirò i loro piccoli, ecc. L'nomo io conio casi asa anciresso la tuano per la precnsiono, ma 
l'officio piò proprio e camllcrìslico h la digilatione (Diaoconi, op. cil., pag. S0>3i). E quanto a 
qnosta redi la noia 9 della pagiaa segoeolc. 

(I) Vedi sopra pag. 9óS, nota I. 

( 9 ; Il Caocslrìoi va sioo a chiamare gli arti posteriori delle scìmio aolropomorfe noni ptrfrtie , 
o, quanto a perrcsìooe relativa, cioè scimiatica, ooo abbiamo ebe ridire. « Il carattere essenziale 
dell’iiomo è il potiesao di due piedi negji arti posleriori; per tale riguardo Panino si allontaoB 
più dalle icìmio lolropomorfo , che dalle meno elevile, poicliè in quelle gli arti posteriori sono 
terminati da mani perrello (ep. ciL, pag. 100;»; ma quanto a perfezione assl^^ula lo neghiamo 
recisamente, non essendo nò veri piedi, né vere mani, ma, come le cbiima il Bell, zampe ■ foggia 
di mani, cosi ricliicdeodo il suolo del pensile loro domicilio. « l.tt fiMtrr mam# fortement or^oni- 
pour $ainr «t tmpoiqmtr ovte iturgit U» branche» de» arlre» »ar /ezftufz ce» ammour panemt la 
più» grande partìe de Uvr eie, et» gualre matti», di»-je , memirent dan» tour le» deUnl» de» ot au dt-t 
Itvirr» fui enlrent Jan» Itur* epmpotìtian et de» mu»cU» ou de» puinanrc» gui egiitcnt tur ee» Itpirrt, 
gae tonte» e»» puiuancu »ùnt liée» povr eetu acitnn ttmultan^e de fltxioat et iTtxltattont alternatìee*. 
Le rrldehemeiU de» articuiatioH» de» ot da carpe et du tart* gui donne à ee» (iniataux piu» de farilttd 
pour empoi^ner te» branche» iTarbru afte, fune ou Pauirt de leur» guatre mai'irr, rn t'adaptant piu» 
eoMplètement à leur» forme urronJie. ... 6te h ee» partìe» la tolidilé ndeettaìre pour une tlation tur te 
tot bien ferme et bica osivrdr. On troupe ehez le» singe», et notu TrircM di^tl che» le gorilie, un mutile 
dnguJier doni raetiom a Ad ntuf appr^eidt, i notre ari». Ce 'musele a ttm tenJou tupèrieur fisi tur le 
tendon du grand dormi, tout prt» de »on intertion à Vkuméru». Il dtKtttti te long de la face interne et 
pottdrieure du tra» n ini i'altarher d'autre pari aucondgle interne de Phum/ru»; c*e»t un dortO'dptfrocAldm. 
Pbur en romprendre r«x<i^e if faut te rappelrr gue le» tinge» etendent leur» bra» pour griuiptr le long 
de» fronri d'arbre», cu t'éleefr tPune branehe infèriettre A nne òretirAe tupériture , «I gue, don» tetta 
poiìtion il» font effort pour fidehir le bra» tur Paraut’bra», et toulevtr aìntì leur trone tuspendu eux «s 
et «tue mutclet de Pdpaulr. L'aetion du dorso-dpitroehldrn roCnridr «ree U* efjort» limultani» de» mìucles 
grani dortal, grand peetoral et deltoide, etc. fin Itndent, don» celle potilion fréguente che» le» tinge», 
à rapprocker U trone du bra» (Dnveraoy, op. cit. , pag. 931 , t99. 19B). Vedi sopra, pag. 91C, nota I. 



363 


I,A rjlITlCi SCIEKTIFICA F.D IL SOVRA.VSATDHAI.E 


Il qiialo contrapposto quadra appunto al sciiniatico organismo, vuoi 
considerato in riscontro airuinano, di cui si è, non so qual più, contraf- 
laciincnto o caricatura ; vuoi considerato relativamente alle proprie fun- 
zioni j perocché fatto stroinento di locomozione, quindi ;oc(/ei/rc, quanto 
airufficio, la mano d), e per lo contrario, quanto al mudo di compierlo, 
manesco il piede; non potendo questo altrimenti c meglio eseguire il 
proprio ufficio che colla digitazione, non è a stupire che divenuta 
(picsla appropriatissima per la locomozione, sia al paragone più jverfetta 
nel piede che nella inano . Ondeché, confusa in una la duplice distinta 


^1) Vedi sopra pag. 919-947. 

{ì', L’iaferìorili delia mano scimialiea o li Miperiorili e perfeaioDO dell' iimiai fu riconoicioU 
io ogni tempo. Il Doreroo) nel suo confronto osteologico e mìulogico degli arti inferiori delle 
«cimie psendoanlmpomorfe colle Ditti dell' nomo, ne disila le liogole aoclie nenotne dÌTeriUà , 
facendone notare la relativa importanra. Così ad esempio, parlando del pollice scìmiatico : • tom 
<rrfiVtifdften aetc te irapès* eil importanfe «i tludier , pour tomprmtire la ^aai/ÌA« habilntllt da pouf* 
daHs Cabductiotit et fra rtuncfemmu de et doigt. Ì.a fattiu artieulaire de eet <u fùrmt attr p«uUe ^ro- 
fonde, eontatt du tólé du mdtatanitn, eom-eie dm còlè du Irapite, qui permei Ite mourementJ lalérans 
r<K d*ahdurtìf>a et tTadduclion , mai* qui gfar et rtnd dtffìeiU* tre mouietmeHU de rolatiom ou de cir« 
lumdttCtioH, Oh rotY dèjà dant etite forme artieulaire que la maim du tinge e*t fatte pour empoigutr 
et nvUtmtnl pour pinccr (op. cìl., pag. 70). • Così pore a proposito della fusione del noscolo 
flessore proprio dell’indico e del pollice: « re//e tiaiton, oa plalAl rette ftuion du flèthiueur profvad 
de V indieMettr atte U long fliekistrìir du pouee, e*t, h Moire ani, tene preuvt de la dégradatitm de la 
rnain du tinge relatirement à celle de Fhommt. Let contractiom fimuUantit de l'tndirattur et du pamrt 
qui en rttuhent, d^ontrent quellts toni faites arte te* cmtrarlian* de* trai* autres doigté, pour em- 
poigner le* ebjet* aeee force, et non pour Ut piacer ( op. ciL, pag. lOG), E parimente, quanto al 
legamento del muscolo al»doltore del Dìgnolo col corto suo flessore: « L'aWeclcur dn petit doigt. . . 
m’o para eonfoadu arte le prìeidrnt (le court Bcchisseor da petit doigt'. ~ Oh *ait que dani Chommt 

Pabducteur rette let, et ctmterrr unt attaehe mo4i7e bitn dittinele de celle du fiUhitttur, tette 

liaitOH de Fabdutteur et du tauri fièthitteur, qui *uppo*e dirne le prenirr un ehangemeni d'ocltcn 

nron/rr que la j/lextoH est recfiaM la plut ne’etttairt à cet enimaus pour empei^ner Ut braacbet de* 
arbrts-tur letqurU ilt rtVrnl (op. cit. , pag. 107-108). — Celle liaiten par let panie* ehamuet et par 
Ut tendon*, qui déttrmine Facliem titmillanU de* mmtclet de* doigts ehtt Ut tinge*, et qui n’eritti pò* 
rhet Fhomme , e*t eaeore augmentèe par Fejctentioa et tei production* det aponèarottt palmaire ov 
planlaire. Attui nous aron* remarqut , iurtout dam* Forang , de* bride* ligamenituitt tres-fortet, 
exUntioa de Fapondurote palmaire, qui ront è la face corretpoadante det milacarpitmi , et e'ricndrnf 
mime au wWau det ^emi’èrrs pkalangrt, en allunt trant*'tr*aUmeut de Furte à Fautre , n-idernmettl 
pour emplcber leur drarfement. Cet bride* ctiulribueHi , en temml le* phaLmget ra^rcc4c«e , d former 
et à maintenir la roile de la main. I! y a tFaatre pari, det ligameuit dortaux trrt'fon* qui l'étendeal 
à la base de* premierei pkalangrt , et emphhent d* mime leur écartement ( op. cil. , pag. l3G }. Le* 
doigt* de* sincri ont moia* i’inde'fteKdame dant Itun moueementt que ceux de Fhomme (np. cit., 
pag. 99S). 1» Questa saperinrilìi della mano umana venne pure rliiarila nella già citata dimostra- 
rione dei Caddi, della quale il Canestrini riporla no saggio nel seguente tirano : ■ die la mano 
detrunoio sia ancor più perfetta che qneUa della icimia, è quasi inniile il dirlo, e fu receotemenle 
dimostrato dal Caddi, il quale crede con ragione che la perfeiiooe della nano umana stia nella 


Digitized 



PER GIUSEPPE GHIRJNCnEI.I.O 


aGS 

furìEiune della mano c del piede, e cpiesto a quella assimilato, rimane 
esclusivamente propria dciruonio la qualificazione di biinaiiu>bipcde , 
esprimcnle la perfettamente distinta conformazione e funzione delle sii- 
|>eriori ed inferiori estremità deUorganisiuo umano, c rincontcstahilc 
ed inarrivabile sua perfezione , siccome quella che nella scala aniinalc 


«ua brcTÌIà, Belli lui larglictzi, nella luogliexza de) pollice c nel grande allonlanamenlo che 
queato può avere dalle altre diU. L'allonlaoaincnto gli è cuoccaso arepìameale dalla coafiioiraziooe 
dell'arlico’azioae nietacarpo-ralangea, e dalla lataezta dei sani legamenLi, daireoergia dei saui Ire 
muscoli catcDsori lungo e breve, e lungo abdutlorr, datigli diH'iBtibraccio, e deli’abJBitore corto 
rorniiogli dairemioenza leoaro. Noo gli è impedito dal muscolo adduttore, il quale, quando il 
pollice ai alloulana dalle altra dila, ii lascia opportunamente distendere, per ricondurlo poscia al 
ano posto. Nella scioia invece, il pollice non può allontanarsi che ben poco dall'asse della mano. 
Egli noo ba ebe uu solo e debole muscolo estensore lungo, mancando del corto estenaore e del 
grande abdoltore, e per soprappiù ha il muscolo adduttore corto e robusto, pel che si lascia ben 
poco diateadere nei movimenti di allonlanamenlo. A ciò aggiungasi la brevità del pollice nella 
scimia che lo tiene coU'apicc auo tanto lontano daU'apice degli altri diti, circoslania questa che 
rende alla scìmla diQlctle e stentalo il novimcnlo stesso di opposizione a segno, ebe fu da tanti 
negalo. Nell'uomo al contrario il molo di opposizione dot pollice c tanto esteso, che il pollice stesso 
corre, a volere deiruomo. «olla faccia dorsale e palmare delie dita, non che sulle loro facce UlC' 
rali (Caddi, op cil., pag. 14). Mentre dont^oe le sciaaie hanno latvolla una mano incompleta, priva 
di pollice ed alla solamenlc alla preensione, altre volle l'Iianno completa, munita dì pollice ed 
anche atta alla digitazione. L'uomo f'faa sempre completa e più perfetta che la scimia. Tale per- 
fezione è fondala principalmente sul dito pollice, a petto del quale quello dello scimic antropo- 
morfe ò detto da Eualacbio a BulTiin jtùUtx riStuius (Canestrini, op. cU., pag- 49>60^. • li simile 
avna pur detto Galeno (vedi sopra pag. 914, nota 1, e pag. 953, nota 9) j e così pare quanto 
alla digitazione, ai libero a facile ed indipendente movimento delle dila, al perfetlo loro contrap- 
porai, ed aU'ariifizioaa ed appropriala loro conformazione ; • Non tamtn prr u tati* e*t tam (mantim) 
r**t dmuan. Quid «nai^e ti nir//iw digiti! ^uatuor, ni mw*c AuòcI, ojtpaatretvr, sed (onttguemter omnts 
guingtàt in una rttta Unta tttmt farU? .Vonne jurtpìcuum ut torttm tunt- iRu/ti/udinroi fare i«rHucslc diversità siano più o meno apparenti , risultino da maggiore o 
minor numero di elementi^ o soltanto dalla più o meno varia lur forma, 
disposizione, proporzione, assestamento; non dovendo già questi con- 
siderarsi disgregatauienle ciascuno di per sé, ma collettivamente ed ar- 
monicamente in ordine airintegrità deirorgano di cui sono parte, ed 
alla modalità che dallorgano cosi fazionato riceve la funzione di cut 
esso c slromcnto ; c così pure ciascun organo e funzione particolare, 
considerarsi nel iimtuo loro conserto in ordine alla lìsiologica unilii 


tk€ j9tnt4, far v$tfolding ami turitifig tbt finger» in every pettibU Jtgree and diretiim, n-hknut abrnpiMi» 
tir augularilg, ami in a manner inimitabU bg ang ariific* af tpring», puUrg»^ and leren, — But il 
ù »ht motien ef thè finger» tkat w rtpeciaìlg nectttarg in ikt ttmt af toneb. Thtte hend, cr exlend, 
•r txpmd^ or more lA teerg direetion ^ like wuk.tht odrantage of embraring th« object^ feeling 

H IN alt Ili tide», ettimatìng (•» lolidifg, or il» rrtiitaue* irhen graiped, mering round il, and ghding 
iHtr it» turfaer», to o» lo feel everg atperitg., and be teneible of everg tUgki fibraUnn (The Iland , 
pag. ICO, 10i«ia5, 156). « Cooclitudiamo C4>n'elo4]Ufol« cnolrappuito che fa il Gratinai dell'seiaBa 
nlla aciaiialicB oaoo: • Quelle difftrence dan» la taain de thomme! Le pouce i'oj^reWil; iiocfutVrl 
fiac fare* prodigicutt, tme tiiertè prej^ae tan» limiUt ; ea polpe taclt'le t'apptue, ance one ind/pendanie 
lompUle , »intuUaH€aienl ou tour à tour , aux pu/pe» de toni Ut autres duigtt. Ceus-ei , racearrri/ A 
leur cjrln'mil^ eTongle» élettifue», rdalUent foute» U» roNifi/ioju d'un organ proprt «t mcturer /'inlrNiiandlt;« 
dt» prrstiens, Ixt paume de la main du finge nt pauvait t'appligtur guà un cglìndre; edle de la main 
humaine peut encore »e ereuter en goutliirt ou se fu^tmer en etiupe^ de manière à »'ap^ 

pUfuer avx swrfaee» tphirigutt. Elle ètait timplemtnt ergane prdhentturi elle devient metur»  elle était 
rrochel, elle i^irnl campa», tttUant fadmirabie expressian de Slaianlla, et te coinpa» *uppo»e déjà U 
géomètre. Elle teiifiuait jutgue là le tot ea talimenlf dètortnai», pattes^moi U mot, elle potirra iiu«iandgt; 
•muli det idée» (ApplaudUtrment). • Op. cl I. cil,, |vag. 3~*38. 

^1) /« animai Icnoert in thè teak, tlightlg remoitd from vegetable», thè initrumenlt ^urgan» of /«ce* 
MAlien, of pnhentioa, of maitUalian } are to futed, bg mutuandlt;tl iatachange of offuts, in io one another, 
that it it difficuU lo rcce^NÙf th* identitg of eech : iho prehettrilt orgtm will be fvund acùng in thè 
art of ih» /«ciimli'rc , and thè manducatary, il mag be, in reMÌind(i»a wùA beUt- Dut ai animale prò- 
greiiivety rii* in thè teale, a gradtutl dtparlure f»om that communiig of offtu it obterved: each organ 
bocomet dìàembaratitd of ihe dulie» of thè others, and perfarvu it» oirn partieular funcliou alone. Ai 
length, when ike animai organitation ha» reacktd ite higkeet point of drrtlopmtnt in man, ite finti Im- 
fomotion eeteuted exclaeivtlg bg ite appropriate iHttrutnenti-jaeee and teetk. And Arre il mag bt ob- 
tereed, tkat, wken thè lotatr extremitiet, bg their perfett construetion ae impUmtuU of locomoUon, havo 
emantipaud thè upper fx/rrJHÌli/j from tkaring in progrettxon , to that thè hand and urta art inde- 
pendini, and umilabie for all aett of prtkentiaa , thè jawt and teeth etatt to be tmploged far teiiing 
and holding. The mouih is exempi from performing ang olher dulg bui that of mailication. Cvntegumtlg 
thè boati of th» face, Jaiei and teeth admit of being rtduced in dìmeniioai: and thè cavitg of thè 
mouIA adaptrd in tiu and form, to be an important pari of thè organ of fe*r« and tpttth. in relation 
te «iaJi'4 Ai^Aerl endowmenl-hii JUind «. Orli, The Hand, pag. XXlll-^XIV. 


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PER GIUSEPPE CBIRINGBELLO 


a65 


dcll intero organismo. Posto il quale complessivo riscontro^ anatomiche 
diversità che considerate di per sé o ragguagliatamenle a questa o 
<)iiest’allra di uno stesso oppur diverso organismo, parrebbero a prima 
vista di poco o nessun momento, possono rivelarne un grandissimo e 
tale da essere quella organica particolarità, o condizione essenziale dei- 
l'intiero organismo, od almeno cosi ad esso connaturale da non potersi 
senza nocumento o con profitto alterare. 

Qual prò dilìatto ritrarreblje il gorilla dalfaver fermo c stabile fin- 
cesso, cretto il porlamciito, stia egli in piede o seduto, perfetta la 
mano, equilibrato il capo, vocale la bocca, sublime la fronte e lo 
sguardo , se uiun conto gli mette lo spingerlo al dissopra od ai di là 
della natia sua foresta, sola stanza a lui accomodata, in cui esso si 
crogiola e bea, di nulla bisognevole che non gli sia ammannito dalla 
natura? Se per difetto d’intelligenza, della qnulc non abbisogna, non 
avendo nulla da apprendere, nulla da significare, superflua gli riuscì 
l'ebbe la loquela ; ed incapace di ricavare vcrun profitto o diletto da 
un qualunque lavorìo, a nulla gli gioverebbe il potersi stare n lungo 
o comudamcntc assiso 0); a nulla la perfezione delia mano acconcia 
ad ogni piu squisito arlìfìzio ; a nulla l'indipendenza degli arti anteriori 
dai posteriori, vantaggiandosi più assai della robustezza e lunghezza 
dei primi onde ghermire da lungi e stringere, soffocare e stritolare la 
preda C*l, c delfassociarli ai secondi onde agevolare ed avacciarc il corso 


.1) « S«lu$ it’Uur omnium enimn^iwM Acato recfuj iicut etùon teJtre ommiian toUa JemtHsirutMs 
ut. HUnim omMti maitttum in opifìtiù aetitniej duabui tu e^mi figuri». Hate ttàm truii, hatc ttitnUt 
pttmiiiu c«nfidmu»{ lum» auian ani pnnuty imt svpimu molitur juicguam. Mrritogut muUum oUorum 
fmimmliuM fuoJ t recium ilaro vtl »edert poutt fahriceta ut natura; guipptguod nihil nana tlabora- 
ivnuR trat. — Et rrurtun $iiam natura non tti ormino rtcla ad tpiuam, ut koaÌMÌbuf, negu* ip»‘u* 
genufitxìo timilii ett humanae: ptritrunt auttm omnino iptit ti guat ad ùcAia «ani canwj, rttcntum 
guidtm eooptriente» tl occuttanU» meofun, tscrtUonìbu» lupcrfimlatum dtttinatum ; ftdtntihu» auttm 
tuper eoi rommoi/iuiniam futurae munimtnlum adeernu rubiecta corpora. Quart non modo teJtrebrlle, 
a«fiM «lare, ud n» eurrrrt guidem poteit iimia •. Galeno*, op. eil. , lib. IH, capp. HI et Vili, 
coll. XVI tub fintm. V. sopra, pag. 945, ooU. 

a La piaWonce mutatìair* (du gorillt) ni prodigitute, tt éga^e en forco U /ìMi,... ptui^irt 
il ta thau4 lui-mime de set forti». — On a afflrmi^ à tori, fae le gorillt fmit usago t'un béton 
camme arme effimire; il ne te acri, etmire Canaut tTun enrtrmt, fve de »t» brat, de te» piede et de 
te» denit, et e'ejt bien aura. D'un trul coup de ton duorme pied , armi tTongln court» et reeourbit^ 
il éeentre un homme , /ut brite la poitrine , oa /«i éerat* la lite. Hien n'e»t piu» dangertnu gue dt 
manguer et feroce animai; auui In rA«««rar« expirimenti» r/irrren/HVi jìaafu'aa Rentier nroauMl /rwr 
coup do futil. La d^onation de Forme irrite nUe terrible bète; ti te coup ne Fa pa* ollainl, te gorith 
»t pr^ctpife arre atte inerogabU tfioUnee tur »en agrt»teur, gui n‘a pat le tempi de reekarger lou 

33 



a66 


LA rJUTICA SCIEKTIFICA ED IL SOVandamp;ANNATUAALB 


arrainpicandosi o discorrendo su per gli alberi di ramo in ramo e spen- 
zolarvisi e dondolare come gli riesce a tutela delle parti piu nobili 
e piu vitali la curvezza del dorso, c Tandar chino c carpone (*)? L^uomo 
ni contrario non abbisogna di congenite armi, perchè nel capo di lui 
alberga, come in sua rocca, di tutto punto annata la simbolica Palladc 
n Minerva, Dea della sapienza & della guerra, delle scienze c delle 
arti, celeste scintilla che appresasi in Adamo per irradiamento divino, 
ed avvivala nel colloandlt;|uio col suo Creatore, dovea destarsi nella sua 
prole al materno sorriso, affoi^zarsi c svolgersi nel consoi'zio umano. 
Alluoino, figlio di Dio, non fu dunque nc madre, nè noverca o ma- 
trigna la natura, all uomo innocente spontanea c facile, allo scaduU» 
ritrosa c difficile, ma pur costretta ad essere provvcdilrice ai di lui 
bisogni, e ministra de* suoi voleri; a fornirgli ogni varietà di cibo e 
<li sUinza, armi c slruiiienti a sicurezza c difesa, a comodità di letto, 
ad istruzione c coltura; a rendergli possibile lo scoprili c sfruttare i più 
liposti di lei tesori, a carpirle i più gelosi secreti, a valersi di quelle 
Icrrihilissiiuc forze di lei non credute por lo innanzi potersi mai dall'uomo 
correggere e governare. Nasce questi ignudo, dclwlc ed inenne 


arme ou it fair* un pai tn arriir* ; lei tuormei brai du lingt furirui* britent è la fìiii It fuiil tt 
li cbaisevr p. f'oyagf» ei areatuiei daat Fj^frìgue éqmtoriah par P. dt CUaìlla 1803; E«tr«Uo 
d»’,dané« icieniifiqut par Fi^aicr. Cf. UÌBaconi, op. cit.« pag. Ì9-)3. 

{t) • La rif de tout rei eaimaux ( gtnilUi , Iroglvdyiti , erangi , gibboni ) tt pauanl è grimper 
lur Ui arbret, à j’y pereber, d i*y baiaactr de braneAe en bram-he, il eit éndent gag rrux fvi 
lei plui hnguei extrèmitei ohi plui de faeiltté pour atteiadre au loin, a^ec feuri exlrémitéi antérìetrrft, 
lei braacbei itir IttgueUet ih aculent tt porier s. Duveroov, op. eìl. , pag. 97. 

(9. Come a propoiito delle scimie ed >a generale de' «joadrapedi nterrò già CalaBo: « Qvod 
autrm taittu erat iptit guatuor ambulare ervribuif gvam itare reetii luper ducimi^ ita demum imtei^ 
hxrrit, li coHiiderorerii guanto magtt ventri! or pertorii partievlae noxu omnilmi rxpotìtae $imt^ fusai 
eae . guae inai ai tpiaam. Ai haec, guai tic guìdem ambuUntibui ul auar aa^ulaat , guae guidem lunt 
pfftmiii mogi! obnoxiat ^ eeeuUanlur et euitodivntur a tvperiaceniilvi ; expotifae autrm lunt et obirctae 
promineal gua* luat paiibilfi miaut. Erectii t«re nen teetae are opertae, tei incuitodilae al ttndae ua- 
digue lUHl vanirà particulae el laeiioaibin prortui expoiilae. AVfue raiM manibui et ratioae ulenlut, 
Aorao, oppoiitura erant walri sul pretori rxtermum alìguod propugtmculum, guai matu- 
ralrm membronàm , guae ibi lunt , imbecUUlaitm eorrigeret. la univerium enim , li guod animai maaibui 
retti uiurum tit , nuKum oporlit in huiui pectore ^rotniarre impediarealum , aon lelum ianatam , itd 
me aeguitilum fuiVsM. Leporem lamey InH'tm , ranem, leornem et alia limitia , ceu auUam traetaturoi 
arteaif til vanumfuiiiet babere maaui , ila et bipedei etie: guiJ enim etiti plui tii eommedi, li duobmt 
guidem pe-libui recti aisrral, maatu vero nom haberent? • Op. cil. » Itb- III, cap. 9. 

(3) e Omnium aHÌmamtium unieui homo iaermii plani tt audat ta hune orbrm potìtui raae vidcltrr, 
iM-r dentei ^ net eornua , nee ungulae , nee tegmina, nec pellii hirittUt ipti data luat ». Blomeaback, 
op. eìL, pag. 97. li Caooalrìoi inioroo a qeesta qaalificaxioBC di laarmj daU ali' nomo dal Bla* 
moobaeb • rirerìU dal Biancoai (op. cit. , pag. 18) fcrÌTe: ■ dereai aolare eba Pooao bob A il 


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H!» GIUSEPPE CmRISCHEI.1.0 


3G7 

pcrrliè a suo riparo, sostoiiLinicnto c difesa veglia e provvede, finché gli 
basti il preprio, il senno altrui I*); sprovvedutissimo degli animali, riesce 
per la loro spontanea o sforzata contribuzione c sudditanza il meglio 
fornito; da ossi ritrae cibo, vesti cd armi; per lui vegliano, combattono, 
lavorano; lui trasportano, lui vettureggiano; dimestici 0 dimesticati lui 
per ogni dove accompagnano, o viva vita nomade, o trasporti e fissi 
altrove per necessiti o diletto la sua stabile dimora; chè non confinato, 
come i vari generi della flora e della fauna, a questa o quella zona o 
regione, vive sotto ogni ciclo, ad ogni clima si natura, e trova 0 si 
provvede tetto, indumento e ristoro; c non solo non trova limiti od 
ostacoli al libero suo corso, ma tutto glielo agevola cd alfrctta, e 
ratto qual vento traversa le viscere de' monti, scorre sul dorso a'flutti 
e sale oltre le nubi, .iitore di questi prodigi l’ingegno, operatrice 
la mano dell’ uomo (•), strumento porfctti.ssimo che ogni altro scusa 


•ulo essere inerme Ira gli eBìmalii quali armi hanno p. e. le pecore priva di corna? Vedi io pro- 
peaifo Vogt, I. e., trad. fran^., peg. 1T3 esrg. (ep. cii., pag. 44 noia) ■. Ma gli è a notare antitotlo 
che le corna del montone »ono le nnlorale dirrsa delle pecore, e che persino tra le fiere la fommioi 
è difesa dal maschio. Quindi gli è da osservare che il BInmrnbach non diilingue i meni di oflesa 
da questi di difeu, e fra quegli annoterà perstoo la pelle irsuta. 

(I) ■ Homo nudu4 t imrrmi$ nwcilur, nullo muniltir ìnsImc/u , totìu a seCiWi vita, ab ei/ucandlt;i(i'Mr« 
ftndtm. Hate raltienii ftammutam ttutim meitat. Quat dtmum $ola torvm omnium dt/tetum ftìitUrr 
rowrpOHsat , ^uibus bruta komìni praestart vidtbantur. Homo inter feras tdueatut , hvmano esuvrorfte 
dntitutu», ferut eradit. Kunquam autem vico versa idem ferii continqjit imter homintt de^rntibui. Ntqut 
eattnns et phorae, saeialiter vieenlts, ntque domestica ammalia, nehiseum /inni/Min'rer versantes (sic), 
ratiene prendila evadent ». Dlumrnbacb, op. cit., pag. 31- 

(9' Ecco in proposito nno squarcio di Cicerone^ in cui ncn sai se più debba ammirare il filosofa 
o lo scfilioro: « Quat» vero aptas, quamque ruultarum artium minù/ras manus natura Àamini dedit J 
/hqtiorum enìr» eentractio facilis , faei/isftie porrtetio, propter meiiu eemmUsuras et artus , nullo i« 
mota lahorat. Itaque ad pimqendum , ad tculpendum , ad nrrrorum eUcitndes sohos ae ùbltinum , apta 
msutusest, admotione digitorum. Atque katc ohltctaiionis , ilta necessitatis; ruUus dica ayorum y tftru‘ 
tiioMsqut teetorum, lequmenla eorporam rei texta rei suta, rmnemqne fubricam aeris et ferri} ej quo 
inUUigitur, ecfinrrafii animo, percepta sensibus , adJiibtlis opìficun mantbus omnia nos comsecutos, ut 
Irrfi, el et sairi estt postemus; urbet , damiritia , delubra habertmtu, ìamtero operibus 

ieminum, idest , manibus (ibi etiam varìetas inrenilar et copia. Aam et agri multa ferunl manu quaesita, 
quae vii statim cùnsumanlur, rei mandenlur custodita vetuslatì. El praeterea rtseimur besliis et terrenis, 
et aquaiilibut , et tohtilibtts , pertim citpiendo, partim olendo, l'/ficùnus ittam dtunitu nostro qvadru» 
pedum reetiones : quorum celtriias atque vis nobis ipsis affert rim et eelentatom. Sot onera qtùhuidant 
bestiis, noi tuga impontmtu } nos eUpkaatorum acutisàiniis itnsibui , ffor «a^actlale tattum ad ufiiilafCNt 
nos tram abutimur ; nos e leri'ae canrim ferrum e/<cimur , rem ad coUndvt agros neeessariam f nos 
«erif , argenti, auri venas , penitus abditas, imtuimus , et ad usum aptas, et ad ornatum decorai: 
arbomm autem eonsectiosie , otantque materia, et culto et tylmlrì partim ad ealefuciendum corpus, 
igni adkibila, et ad mìtigandum cibum ufioiur; partim ad aedifieandum , ul, <ec/M septi, frigara, r«i' 
lortsque petlamus. Idagnos mtandgt; iwur affirt ad navigia facicnda, ^orum eursibut stspptdilantur omstts 
undique ad vitam re;NMe ; quasqut rts rioUntissmas naturo eamm moderationem nos sot* ka- 



a68 tji CRITICA saiRTiFicA EH il sotrarkaturale 

0 producei'); organo del tatto che neH'uomo è squisitissimo perchè, 
a così dire, il più oggettivo de' sensi, quello che ci desta più vivo il 
sentimento del non io, che più ci giova a distinguere da noi e fra loro 
gli oggetti ed a renderceli più noti, a conoscere le proprictA geome- 
triche de'corpi, aformarci le noEioni di distanza, di moto, di numero, 
di tempo e di misura <^), vivo compasso che presuppone il geometra, 
ma non lo costituisce W , nè solo , come pittorescamente disse il 


btMHt, marii atfue l'CHtonim , jtropter itavlicarum rmim plvrimii^ut marilimii rthu» fruitmut 

alque tifinw- Ttrrenontm ctmmodonim 9mtxis «it in hominr Jominatut. Jfos campi» , no» montibnt 
fruimur; nailri sani amnct, moitri tacus; mot fruiti ttrimvs, noi arborei; nei aquamm inJuctiomibu* 
lerrii fotcumJitalcm Jamui ; no4 fiumina arcfmui ^ diriyimvt, anrtimui ; nmirù Jcni^tie manibut in 
rtmm natura fudii allfram naturam tffittrt conemw •. I)e natura Deorum, II. 60. 

(1) « Homini milem ( tapirm rnim eil hoc animai, et lolum torum , quae tunt in terra Jìviaum ) 
prò «mifiiuj iinmi éifemioriU armu mantu itdit, instrumentum ad omne» fuiWm arte» neetssarium; 
jHui vero non mÌMaj ^uam bello iduttrum ». Coti Galeno, op. cit., lib. 1 , c. t , conti ouBodoai ad aou- 
morarna partUamcale , come pur ora abbiano lellì io Cicerone, i aiogoli ofixi e le conodilà 
Cr. infra nota 4- 

()) Aliti animali, dice il ctlalo Dell, ci vincono nciraculezxa della viala, o nella fiaexxa del* 
t’odorato, o deirodito, uiuno ci aupcra nella equiiiteua laUiva della mano: « f/'e find tvery argon 
of seme, mitk thè exerptioa of thnt of touck, more ptrftdy >n brutti (Aon in man. In thè eoglt, hasei , 
gaiellr, and ftUna tribe thè ptrfettiem of thè tye ù admiraèle ; in ike doy, wotf, hyaena, ai well et 
birdi of prty, (A« teme of tmell ii xntonttieably acute ; and if ik A«ìiIoì« to auigm a more txgnititf 
sente of tane to thè inftrior animali, ter con not doubt their inperiority in thaf of hearing. But iu 
Ue mue of touch, teaied in thè haad, man claimt thè tnperierity e. Op. cil. , cb. VII, pag. 990. 

(3) • TeucA il that pcculiar imtibilìly «*A«'rA gim thè eontciouineii of thè reiitlence of exiemal 
matler, and makes m a-guainled leìth thè hardmrii , smoothneis , roughaesi , siie and form of bodies. 
ff'kile it eneblei ut to distinguiih mhat it cxttrttal from sthat btlongt to c«, and informi ut of thè 
geossutrical gvalititi of bodiei, must rtfer to tkii lente alto our judgment of dùtamee , of morion , 
of number and of line». Ib., eh. Vili, pag. !3D. 

(4) L'ingegno doiruomo è coadiuTato dalla perfezione della eua maoo, atromeolo proponionale 
ed adeguato alla eoa auperìoriU , come oeaerva aeconcìameote il aullodalo Bell (op. cit., eh. X, 
pag. IGO’ : • TAe hand eorrnpoadi to thè luperior menlal capacitiet toith wAirA BMn ii endoeoed. The 
initrumtnl ii capable of rxeeuting whatertr hit iai^efiuiry luggeiti. NerertheUu , thè pottetnom of thè 
ready implemcnt it not thè cttuie of man't luperiority ; nor il iti apUuii far execution thè meaiure 
of thè atlainmenti. So uv ra/her tey, mlh Galea, that nieii hai a head, beeauii he ii thè wiieit ttf 
eriatarei, than attribe to hit paitriiioa of a kand , Aie luperiority in kntncledge o. Ed ecco il paeao 
di Gaieoo a cui allude: • Ita guidtm e«/intliejiwnM untinut/iujn rei Aomo; ita autem et mamui rmnt 
orjana lapienti imìmuìì comeenientia. A'oji eaim f uiit manus habuit , propferea eit lapienttiiimam , ut 
Anaxaijorai dicehat : itd gaia lapientìttimum etat, proptrr hoc manui habuit. tii rectiiiime ernntit 
Ariilotelei. jVeu mini mamie t^ea« AomiMem arici doeuerunt, ted ratio. Manut autem iptae enui ariium 
organa; litui lyra, ffiaeict; et fortepi, fabri. Sicut igitvr lyra mutieum non doeuii, ntc fortepi fabrum, 
ted eit utergue iptorum artifex, per eam, gua praiditui est, raliomrm: agert autem non poUit ex arie 
abigué orguaie, ila et unaguarlihet anima facuUatet guatdam a eaa ipiiui inbitantia obtintl: effietrt 
dulem au gaae nata eit r/ficere , lime ergaaie poteil neguaguam. Quod autem eorporii partieulai animam 
non impellunl aut timidum, avi itrrnuian, «vi eapicaZrai fieri, mam'/eite ridere L'elt, fi anima/ia reeetu 
genita cmieii/rrae , fuandlt;tr guidem priui agert eouanlnr , fiutm perfeetai habtomt partieulai. Ego enim 


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PER GIUSEPPE CaiRIRCHEU.O 


a6ii 

Oraliolel. (•', afferra le idee, ma qual pantomimo le esprime I*', nè le 
esprime soltanto momentaneamente, ma col magistero deH'artc le perenna. 
Inutile artifizio, ove manchi l'assoluta libertà della mano e l'indipendenza 
del bracrio incompossibile coll'uffizio di gamba e di piede, nè altrimenti 
euuseguibilc che coll'eretto portamento (^). Di qui la maggiore lunghezza 


rilulam contibus pandlt;tert eonamUm MtjHnumere tidì, anlt^uam ti naia esttnl cortwa (C/« LbctsI., 
V. 1033, iq.): tt pultum e^ai ealcilranirm moHibvt aJhuc ungulit : tt aprnm ^urmJiint ptrpufillnm 
^enit tt te tueri conantem , ma^ntt dentfs nenJum habtnlibut ; ri rafu/um rtttnltr ndlHiR , moritrt 
affttlantem, itnrrit adhttc dtnlibut. Onmt miai anima/ jira« iptius animar /artandgt;//ale«, ac in tpitn uivi 
;iarirj suqt poUtattl maxime , nullo J/tclirre praitentil, Aul tur ;wmii adkuc aptr wrei'i/rre dtnti^t 
exilibut mm pcttit, kit ^uiJem ipit ad ^n^nam firn uftivr, fvof aulrm nondum kabet, iit gliieit uti * 
Qua igiiur ration* dki poUtt animatia partium uttu a partibut doctri^ «um et antefuam illai habttmt^ 
hot ta ro^nwerr* vùleantur? — Quopropter carierà ^uìdem animan/ia miAi, natura mo^ir fNam ra« 
lione , artem ali^am rxtrctrt viJenlur : * homo auUm tieuH corpus armis nudum , ila et mmitnam 
arlibus t/cjliluram kabet. Preinde prò car^rtj nurfifalr moitiM : prò animae ùtcrljd impcrifiafue, ra~ 
lionem aecrpit : quorum lUM, corpus quidtm armai, et malis omniimt custodii: animam antem ommAut 
«mal artibus. Sieut enim ti innata tibi a/ifua AdArrrl arma, iUa ti sola temptr a^eercnl : ita «t tì 
4irtcm uli^uam natura tortilut etsct , rtli^uat rane non AoAcrrl. Quia varo ti melius trai , omniAMt 
arane, onmiAirefvr arfiAne uli, nralrtim rortim a natura ipti propXtrta dalum ttt. Puicre igitur Ari* 
itoteUs manum rtlul ar^aNwm guoddan ante aridità ette disit: puU re aulrm ri a/i^nte tmelmiR , Art- 
tleltUm imilatut, rattontm velut artrm fttamdam ante ortet ette Hixtrit, Situi enim manut, guamfuam 
nulluM tit eorum, guae particularia tuni organa, guia lamm omnia potest retiptre , organum est ante 
omnia organaj ita et ratio nulla guidem ex arhbut etl particularibut, awnre autem in te iptat rrcijerrr nata 
etl, oh id ars ante ariet futrit. Homo igitur animalium omnium tolue, guum artem antearltt in anima 
kabeat ralionem, optimo ittre organum ante organa tn eorpare manum pcttedit •. Op. cil.} 1. 1, C. 3 et 4. 

/(} V.eopra, psg. 904, oeta 1. 

(9) ■ A^anue t'rre, jinr ^lAue Irunca reeél actio oc debilit vis dici potetf, guot molut kabeant , 
futtsi poene i^eam 1 ‘i'r/wrum eopiam perteguamtur. Aam eaeterae pariet loguentem adiuiant, hae, frope 
rei Kl 4/('ca»i , t/uar /o^ttnlsr. Hitpoinmut, polticemur, voeamut, dimitlimut , mitutmur, sttf^lietmui , 
abominamur, timemut; gaudium, tristitiam, dubitalionem, confestionrm, poenìtentiam, modum, eopiam, 
Mumerum, temput oelrni/tmwe. Hon concilant? inhibent? tupplieanl? probantP admiramimr? rtreeundantmr-‘ 
iandlt;m in demonstrandis loeit aeprreonte a^iwAicrum atgue pronominumobtineat vieem? Vi in lanla^rr «mure 
gentet nationesgue iinguae dirtnitate kie mihi omnium kominum communit termo videatur. Et hi 
de guibui tum loeuiut, eum iptìi vocibut naturnlìter exeunt gettai; aliisunt, gui res imitatione tigni- 

ficant guod eit ^mwe fuam lengittime in aclione fugicndum. Abette enim plurimum a taHalort 

debet orator, ul etl gettut ad ttntum «a^ie, guam ad verba aieommodatut ; guod etìam kittriénibui 
pania i^ranoriAue factre morit fuit ». Quinliliaoits, InsUtut. Orator., Ub. XI, c. 3, an. 85-80. 

(3) V.aopra pag. 943 , doU I; pag. 965 Dola I, 966 Dola 9. • Por vero diro ta potìiiono rolla, e 
oiallaBonte torlicale ora rooieo moaxo di aUriboire ronza molcolia alla notlra «pccie an toIbbìdooo 
cerrotlo, o la tibertk dolio mani, slromoolt iodieporiMbili por eaogoire gli alti e le ìdvoszìobì 
doiriolollìgonza , od ecco la ragioao por cei roomo ^ il lolo biiBaoo e bìpede. • l4andgt; oeiaiio , boBcbè 
aoiai diiioTollo, non hanno giammai la facilità dei moTlmcnli che aono propri della Doatra mano. 
In noi poi il radio •’ articola coll’ omero in tal modo , che pouiaso eoo maggiora facilità dolio 
■cimie reoUra il braccio in proaoiioDO e aupinaiiooo; d’ahraodo colali animali arcndo biaogoo 
aompte delle mani per arrampicarai , o per camminare (• gli aleaai oringoleni, i pià proetimi alla 
apecie ornane, non paonoo andare eoaUnteBenle relli al pari di noi), da ctb accade che le lero 
mani non tono vai libere come le noalre, cià che a noi à di Tanlaggio aommo ». Viray, Compendio 





LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 


n robustezza degli arti inferiori destinati a reggere da soli c trasferire 
il corpo 0)j quindi più picno^ fenno e stabile il piede, meno sciolto e 
più poderoso Talluce , piu lungo il tallone, più svolti e raggnippati 
nel polpaccio i muscoli gemelli c solco pii'i ampia la pelvi, più largo 


di itoria fittca e morale dfiraomn, tradoiiooe d«l signor Bergsmsschi ^ Torino 1SS3, psg. 17, 
S7-t8. V. sopra pag. 95S{ nota 1 e ta noia 9 della pagina aagneitlo. 

(I) V. Sopra psg. 943*914, noia. • Koi Tediamo che l'nomo è atto airìncesto eretto; Perla 
alnillara del piede, come Tn sopra dimostrato. 9° Per la corteixa e debolcua degli arti aalcrìori. 
Onesti sono meschini « deboli, confrontali coi posteriori. So l'nomo volesse camminare con tulle 
0 qnaltro le esiremilà, egli baderebife eoi gìno^hio il terreno, e pei calibro delle arterie carotidi 
che portano il aaogue al capo sarebbe in pericolo di perire per spopleisia. 3* Per l’ossalora e la 
mnscoiatora della gamba. Forse ia nessun aoimaleandgt; gli arti posteriori sono sì robasli come oelPuomo, 
confrontati colla massa del restante corpo; e ciò, perche essi hanno rincarieo di portare da aoti 
il corpo umano. • Nelle scìroie la cosa è diverta; vivendo esse principalmente sugli alberi ed es- 
sendo perciò chiamali gli arti anteriori a compiere un ofCcIo piu grave dei posteriori, vediamo 
qnelli di ossatura e di motcolalura più robusta che qucslt s. Canestrini, op. cil., pag. S4andgt;5ò. 

( 9 ) V. sopra pag. 960-955, 958-S9, note. «Non è che l'uomo solo che ha vere nani, Panico de- 
stinalo a camminare retto; imperocché le scioiie, anche le più perfette, non stanno sui loro piedi, 
che oscillando, ed aiutansì colie loro lunghe brarcia, non essendo che l'uomo solo fra tutte le 
^mie, e gli altri quadrupedi, capace di sostenersi in equilìbrio sopra d'nn solo piede (Virej, 
op. cit., pag. 91); * ansi snli' estremità d'on solo dito, cioè dell’alluce solo, come si vede nel 
danzatore che sovretso a'aggira o turbina, quasi a* un palèo. 

'3) • Il piede dell’oomo ha un tallone più alluagato che quello delle scimie, che giammai po- 
sano sulla terra ; quindi la forza de' muscoli gemelli e solari che compongono il polpaccio delle 
gambe nell' uomo, annuncia evidentemente il toro ulHcio, quello cioè di sostenere la massa del 
corpo, e questo manca alle scimie. — 1 piedi delle scimie sono quasi mani poste obliqosmenle : 
bsDoo poi no calcagno assai corto, cd il tallono un poco rilevato ia maniera che volendo essa 
sostenersi piane sopra il suolo, cadrebbero in addietro, quiadi ti sosleoguno sopra il metatarso, 
ed anco sul bordo esterno del piede, e non dalla parte del pollice, che, essendo oliremodo corte 

0 rilevato, pnò opporsi allo Inngho dita del loro piede, come a quelle delle mani. Risulta adunque, 
rbe le scimie non camminano, e questi qoadromani sono destiuali a vivere pinllosto sopra gli 
alberi, e a nalricarsi delle loro frotta; dilTaUi esse arrampicano meglio deU'uomo, e la staziona 
deU'orangolano (sinia taiymt L(h. ), e del chìmpanzé (simtu ir«ylodytu /•*«.), e della scimie te 
più perfette senza coda dell'antico conlinenle, dee adunque essere obliqua, o trasversale: cosi 
questi animali, soprattutto ì gibboni 'eimin ter Lm. ), hanno a dilferenza deiruomo le braccia ia 
proporzione più lunghe che non le gambe, ciò che loro è dì sommo aiuto per abbrancare da lungi 

1 rami degli alberi, e lo stesso rilevasi ne'maii (femur); all'oppotto nella locomozione deU'noao 
voleansi e coscio e gambe più robuste, e meglio conformate rbe quelle delle scimie; l’uomo ha • 
malleoli de' muscoli gsstrocnemìi assai robusti, e più furti degli altri animali affine di tener rette 
le gambe, ed avendo le scimie questi muscoli gracilissimi e attaccali meno alti sul femore, sono 
obbligalo a tenere alquanto le ginocchia semipiegale, quindi non sono mai ben ferme sei suolo; 
ì'uomu d’altronde poggiando il tuo piede piano, il calcagno, o Ìl tallone rilirato io addielto, 
sostiene il peso del corpo, e per una tale dispesìzione di membra, mentre noi siamo meglio con* 
formali per camminare, non possiamo io vece cosi facilmente arrampicarci (Virej, op. cU., pag. 
90 , 98)». Quanto ai muscoli gaslrocnemii osserva pura il Canestrini ( op. et l.clL): « Con ragione 
dice A'ogt, l.e., pag. 179: On ptnt dire aree parfaiu raison que l'homme teul a vme mVsae, le simge 
n'a jiruN gigot. De mlau , U$ matett pnHicu/oirei de la jamht soni rauttnbUts ehet rAomnif ptmr 


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PER GIUSEPPE CRIRnvCHELLO 


il petlo, rarlicolazionc del femore colFosso degli ilii, mercè d'un con- 
dilo posto obliquamente, acconcia al maggior sostegno del tronco, o 
stia Tuomo in piedi o seduto cd a mantenere le estremità inferiori 
in retta linea colla colonna vertebrale (*^, curvabile alternativamente 


ftàrt U m9lUt, tanéif fue, chet lt4 ùiigft, et» mime» mvitUt toni fiat ré^lieremeitt réparti» rélati- 
vemrnt à Itur ro/um« ». E quanto al gorilla argoalameoto: » Le» ejtenjettrt Ju pi'eJ qui »e reuHÌttenf 
au teaJfnt il'jfcAil/é, f‘e»t-i-ilirt le» jameaux et /«tolaire, on(, rAr« fegortlle, /e* p/a» remarquah/et 
mo^i/SeaftM» compart'» à cetur de riomme. Ltur» faitceaux mutnlairts dttctndcnl jvtqu'à Cinttrtiam 
de cé ttndon au eaUandvm , et ne t’arrémi pat à la parti» supdrieure et moyeatie de la jatabe paur 
y ^rorfuire etite jat7/N qu'on appelle U moUtt dam thomme. Celte (ongutur doit Uur donntr unt itendae 
de MJitroctiaN Ataucoap plus grande que efits l'homme. La mime dtfpoiitiiHi »e v«it dans le» avtrri 
aiuges. Aoui f avens abservdt plut pariieuliirememt dam» les tinge» tupdrieurt et dam le magot, et elle 
expligue Faàtenre de mollet, tignalèe dtpuis hnglemp» ehttet» animaux grimprur», camme dèmomtrani 
gu*iU me »omt pa» fait tlatium et la pragrtuian tur deux piedi », Doverooy, op. el I. ctt., ) XVIII. 

1) a II pollo largo dell'uooao coDlrasla pure con quello de’ quadrupedi die è comprrxao sopra 
le coalole, « le ossa de’ dancbi • del bacino nella specie umana sono più Urglie e più appianale 
ebe quello degli altri animali» ciò che accresce la solidità delia retta poeizione, dando uu ponto 
d'appoggio più rermo ai rausculi ohe ti ai atlaccanoi così Tuomo ba le uatirbe più grosse» goeàe, 
e più robuste che I quadrupedi. Il nostro bacino, che Ù largo» prescula grande superficie al- 
l'attacco de* grossi mascoli; l'articotaiioDe del femore eoH’osso degli ilii si fa mercè d’un condilo, 
o di un capo posto obliquamente} ciò che estende tieppiù cotesla baso pel sostegno del tronco» 
e muscoli glutei solidi e tigorosì maolangooo cooiodamcnle rette le ossa delle coscio. Ha ciò 
risulta lo spiandgt;rgimento delle oatiohe, ebe non osservati nelle acimia; quinci, quonlonque eese sie- 
dano, pure ci stanno sempre con fatica. Adriano Spigel trota in questa sorta di eiiscinelti naturali 
per setWrsl , una cagione della facilità che noi abbiamo di alare langamcote fermi io riflessione: 
cià che non si osserra negli snimali. - L'orangolaoo. . . . non liensi mai ritto» ma le sue ginocchia 
tono sempre in semifleestooe, e il camminar suo è Tacillaale, e sotenle è costretto sostenersi con 
le sue lunghe braccia, che poggia io terra. Generalmente la scitnìa non passeggia rilla , ma s'a- 
taoza tenendo le mani alquanto diicosle io aranti da lei» e facendo camminare la parte posteriore 
del suo corpo tutto in un peno, alia maniera di nn uomo, che non arcndo oc coscia nè gambe 
fosso costretto farsi strascinare: quioci la sua positione à costantemente diagonale: troraii pure 
il bacino delPorangotano più angusto di quello dell' uomo, imperocché, non lenendosi ritto, non 
gli era necessaria nna così larga base di sostegno, come a noi ». Virey, op. cib, psg. Ì0, 99-30. 
«' Mentre nell'uomo il bicino asanme la forma indicala dal nome stesso, nella scimia è lungo e 
stretto, serve poco pel sosteolamento delle intesUna ed ha lo scopo principale di dare ioserxionc 
alle estremità poeteriorì». Canestrini» op. oit.» pag. àS. V. sopra pag. 944-94S, liola» e pag. 966, 
nota I. V. tufra la nota 1 della pagina segnente. 

(9) « Reetut autem ealm» aRLfRu^'tuR ommum homo e»t: soli enandlt;in ìpti tecunlum rectitudìaem cnirurn 
rjt tpina: quod ei ea e»t, profeeto et rc{jyNum emme eorpu» ad vitam meeessartum : nam guaedam veluti 
farina ett spina huiu» cerporis » et ad kane , rmru ip»a evihu» guidem mi et guadrvpedihm» amgulum 
rtrlmm e/J7aunt f »e/i» autem hom/mihu» , tara reeta linea exlendunfirr. Ta/em tritar figvram erura od 
epimam haheml in gaadrupeditu» et volalililfui animaliiu» dum amiulant, gua/em Aomimhue tcdenlihu» f 
ot eamgme tausam paute ante dietuM e»t, nullum eontm unfuam ttare nclnm. • Qat igitmr fil ut illa 
tedere ntgueant , licut homo, ipti» isckiie imnitenlia? Hoc emim adhmc videtur drtue srriNoni» guod 
oporteat crura iscAiù eopulata^ in femorit ad tiAiam dearticulaliont retrortom fletti. Spina guidem ipta 
mm femore, dum ledemmi , angulttm reetmm effìcitf ftmur vero ruriu» , niii ad libiam alium talem 
effleiai angulum , negnognam rette ad Urram tibia foreti ob idgue leturitai tettionit cemtmprrrrwr. 



a^a I.A CRITICA SaCNTIFICA EO IL SOVRAMMATUIULE 

nella triplice sua regione cervicale^ dorsale e lombare CO, sormontala 
non già da un acchiappatolo o ceiro ferino (0, ma dal capo cretto 
e sublime che sovr’essa, per la mediana posizione del gran foro 

Quocìtca rHJn una ^uidftn rtda tinta sit iftina rum crurihui , ad Irti dìffrrtnfias fi^rarum agi 
oMÌmal palett; mm si iptam guidem spinam humi reelinavtrit , tujnnuM chihìhù fiat: si vtntrem , 
pramtm : «t firmetar psdibut^ tane r-xatU stai rtclum: si txro aligìsem angubim entra ad tpinam ft- 
tertaf, canslat nuUam eantm figurarum rxacie esst rttiaa. Quare iurt optima dixùaus homiasm tolum 
itara rtetum •. Galeno, op. cìl. , lib. Ili, cap. 9 e 3. Onde il Graliolct odia aullodaU eoBrereexa 
(op. el l.oìL, pag- 38, coneiiiuae pur egli: • La ttatiem verticale reste doac U prinUge de T kemme , 
fto^k ttfmhale jìutemnt c^/rìandgt;r/ ^iir let poéus, et ttous paurriont rappeler tei Ut vers d’Ovide, t’ilt 
n'dtaieMt dant Umtes Irs tnérnoiresm. V. inlni noia 3. 

(I) a Je n’ai pat hesoin de rappeler tei Ite traù cottrhtirts prineìpales de la colonne t'erlèirrale dant 
mtre etpèee^ em oppositiom à la courbare indifuée dant Ut guadrvpidet ; cinti gue toulet Ut eireani^ 
tasteei orgamignes det membret et de ror/icu^altm de la Idte, gui Ut foreent à te moiR^enir dant la 
pre^rr«ji«n <ur dtvx pitdt la face en atant. - Cetie eclonne (rerlébrale) y forme (dani lee aiagea 
iupérieara) un ttul rettori en are gui te tend cu te detend^ t'eutre ew te ferme ^ camme ehtt teeu 
Ue guadntpidety peur la station, la marche, la eourse o« U sant, a (DuTerao)', Op. cit., pag. 93f). 
Vedi aopra pag. 95S, nota io fine. 

(I) Vedi aopra pag. S38, nota (1). 

^3} Fa eomane ed uoireraale ooU'aQtivbiU la perauaaiooe ebe l'ercUa atatione delCoomo acc«eandgt; 
naaae alla aaa origioa e dealìnaiione ccleale, e la troTÌ espreraa vaot da fiSoaofi, ^ooi da oratori 
e poeti, greci o talioi, cosi geolili, come giudei o criltiaoì. Ed eccooe io queeta ed io altre 
soecettire noie parecchi eaempi: 

a Saacfiiw kit animai, mentitgue eapaeiut altae 
^«raf adhue, et guod domÌMrandlt; in caetera pastet. 

Aatut homo est : tne htme tftVùio temine fteit 
Ille epifex rmiia , nrwadi metivrit erigo : 

Sire recciw Itllut, tedmetague nuper ah atto 
Aethera, cognati retinebat teatina codi, 

Quam taiut lapeto, mixlam fiucialibut undét 
f'inxit in effigicm tnoderatUium euncia Deomm. 

Promagne j auift tpeetcnt onimalia caetera terrapi , 

Ot homiai tubiime dedit, eo«/anfii« licrri 
Itutit et ereelot ad tidera tolUre evltut. 

Sic modo gtue fueret rudit et tint imayiJi* 

Indmtt ignota! Aominum concerta figurai. • 

Cod Ovidio, Metamorph., I, 76-88} e Silvio Italico, XV, 84: 

« Nonne riitt, Aomùium ut eeltas ai tidera vuUut 
SuttuUrit Dent, ac tubtimia finxerit ora? ■ 

E Beoiiry ebe allega Dalie eoe noie il cilalo brano di Ovidio, loggiange } « Inde homo Qratcit 
t*S^*nrs( dicitar. • E cod pare era parato a Lattaniio, il quale •itnilnenle, dopo allegali i tje 
sarriferili verei di Ovidio 84*86, prosegue: • ìiinc utifuc AvS/wxat Cratei appellaruni, guod turtum 
specUt (Die. /tur, II, 1)i ■ cioè, come leggeai nell'Etimologico, « «apà vi &«« iSfit* a tnrtum 
atpieiendo. * E vi consente Platone nel rtniro (V. infra nota 1 della pag. 974), aebbene nel 
Cratilo (330 C) ricorra ad altra elinoiogia: « /Uva* vb* ifA6i it^^unoe btifetnti 

4 /line merito tolnt ex omnibut ammantibnt homo etf nnncupaiui, 

guati (i. e. eonteoplana} gaa« (1. e. vìdil). • 


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PER r.lL'SEPPB GHlRtKGHEU.O 



occipitale (0, l)ilicato noiraltitudinc di chi specula (’) ed impera si 
rivela sede del pensiero di chi numera gli astri e li pesa , e risale alla 


(1) « poiitioos del capo sopra il eolio, • la colonna rerUbrale determina la alazìone del 
corpo di ciaKon animale. ?<eiruooio il foro occipitale rtaendo prewo a poco tra la Taccia e il 
di dietro del capo, manlieno qoeilo in eqatlibrio copra le vertebre del collo, ciò ebe era indi- 
•peaaabile al dire di Oauberton {Mtm. itfCJct, dtUt 17G4 , Tace. 5d3,i. » Virojr, Op. eit., 

pa^. 17. Ed U Caoeatrioi allega per qatolo carattere difl'erenaiale deU' uomo dalle ecimie, ■ le 
pocitione del grende Toro occipitale, collocalo (ntlCuomo) mollo in aranti ed in guiaa che nella 
alaiione eretta del corpo il capo ala io bilico culla colonna vertebrale. Al coatrario oaccrvìamo 
che nelle acimìo il foro occipitale b poeto mollo indietro, o poiché la leale non é in bilico cella 
colonaa vertebrale. Tediamo cTiInpparsi ampiamente le apoandamp;ai apinoce delle vertebre dorcali ed 
il legamento cervicale (Op. eiL, pig. SS). » Quanto e qaetlo del gorille, ne lìen luogo « CejKt- 
adtTMC occipito-cervicale. CtUt ajandgt;otKvros« tUnt iitu de ligament etreieal; tilt ett trèi-remarguaHe 
per cen ettnduCf pur $9m tpait$tur dans la tigne medieire tt per era ùUatket d tuute la criu taiUmU 
gui iurmcnte la face occipitale et par su rapporti sait aree le ptaatticT, doni Ut faitetaux vieanmt 
i'y perdre m ernere., toit oere lo trapiie^ toU otte le temparaL Cette apomé%-nandgt;M ligamenleute gai 
reeouvrt Umtn lu partiti de la rdgiott occipilo-eerncole, donne à celle panie du gnrille rrfle opparcncr 
lingulière de porur um capuckon. Elie augmenle en dpaiueur à meturt gut oh Pobitrve pltu piti de 
la lìgne oceipitale, où elle a répaiiteur eitraerdinaire de deu* centimitres, • l.a parUe Ut pftu 

profonde c’tecrrr par det fauteanx nombreux k la far* exitrne la plut taUìanlt de la rigùm oecipitaU, 
putì fTune iNenière ce*r/«ire à la partie supdn'ture et mogettae de la crdle occipitale. Lei plut fortn 
tmertioni soni dant la Ugne mediane. (Teit de là gue etile unto de ligament ecrvieat koriionUil et 
tuperficitl au Ueu dltre rerlical et profonda te porte en arrière et en deteendant veri Us grandrt 
apophgut rpinetues da rertibm cervicalei auxgntUes ertU aponfcrote /i‘^in«R/enie p:’o»ì ce fxer 
iTautre pari. - Dam le /enne gorille acAeiunr la dtnlition de /«ir, il n'y mviil eficorc gu'une eotuke 
rpaiVre de phuieìtrt millìmitret de i^reiMe /eHi-culeaeV, taut dèrelopprmtnt bitn apparent de ce liuu 
fikro-ligamenltvx. Aiuti n'y a-t-il pat de trite ornpTfaTe tensible. Im tiruelure de cette aponrente 
dam ett wigutment fbreme -, et mtlUment éloitigue, ainti gue le ddmentrent les tiraillement* 

gu'on exeree tur elle et lei obter*'alioni microteopiguet. On u’y reil pai de réteaux elaifiguei^ mai* 
irultment dei faitcravx de fibret paralièUi. ■ (Duvernov, op. cil. pag. 17t-173). r Le gorille en 
de toui lei linget eelui tlui leguel Ut crltei lagittale et orcipiVa/« ioni, d re'tnt adulte, lei plm 
iHormei. L'enorme drceloppement dei ceminer, la laillie coniidèrobU dei erflei cranitnnei, Vallangement 
du muitau d Fetat adulte, toni autant de caraetèret gue le gorille partage avee ce dtmitr geme 
^acirala). » tsidorc GcolTroy Saint-llilaire, Artkirei du Jduie'uni eie. Tom X, pag. fd, 50. Cf. Biancoiii. 
op. cit. pag. IS. 

Seneca, De olio Sapteniit, cap. St: • Are erexit tautHuimedo kt.'mjntm , std efiam ad contrta- 
plaliotitm facluiu , ut ab orla lidera m «catum labentìa periegui poiiet , et iandlt;ullum tuum cireumferre 
OHM («lo, lublìme fetit ilti cepui , et eolio flfsik:ti impomìl. n E Cicerone meglio ancora area 
ccrìlto : « Ad bone procidtntiam naturae Um diUgentem, tomgue toiertem, adiungi multa pouunt , 
e guibui intelligatur, guanlae rei AonintAiu a Dea, gvamgue r^imide tribufae tini; gui primum eoi 
kume exritatoà, ctlioi et ertctoi comtiiail, ut lAeorujn coiyjiil/oem , ccclutn ÌHiutnla capere poitandgt;nt. 
Hunt enim e terra kominef, noi* uandlt; ineolae algue kabitatorti, iid guati xpectatorei luperarum rtrum 
atgue eoe^jfiam, fMaraun tpeciaculunt ad teullum aliud gentu animantium pert'ueet. Senni auttm 
interpreUi et iiuNfii nrrtin , ta rapile tamguam in arce , mirifice od um neciuor'ioi et fatti et ce/- 
loeaii lunt. Aon oculi, tamguam iptcalatorei, aliiitimum forum còl’neml{ ex guo plurima canspt- 
rieafee, fungantur luo munere. » ( De .'atura Deorvm , //, 54). 

(3) « La tite eit poiee à peu prii en éguilibre , tur la prrmicrc t'erièbre, et maintenue prtigue 
ioni effort,la face ra aeant , dam Oattilude du eoaunondement , tuivanl l'keurtuit txpninon de 


374 ^ CRITICI SCIEHTIFICA ED IL SOTHRHRÀTVHÀLE 

fonte da cui deriva (0 ; aula della parola in cui il pensiero s'Inipronla 
e di forma sensibile si riveste j ora imperiosa quale s'addice al tcrrcsti'e 
sovrano; ora supplice quale si conviene al cittadino celeste, simbolo 


Biiffini. » (DttTeraoj, op. cil.» pag. • Qaealo allugaoiento (^i attua) abbaila raaÌBaia 

«ano terra, obbligato a canaioare a quattro ganbe, per cagione della conformaiioBe del ano 
rapo che non è in equilibrio lopra il collo come Dell'uomo, ma propende in baiao come per 
indicare la natura terrestre de’ suoi appetiti. L'uomo all'opposto, portando la lesta aliala ed 
altiera, contempla t cieli, misura oo’auoi sguardi il vasto dominio deirunivarso ; il suo atteggia- 
loeolo è diritto, ed è quello del comando a della superiorità ^ ranimalc ai cuna e passa Irenundo 
innanti a Ini, non osando alsare gli occhi sopra quella fronte macsiosa , ebe porla rimpronla 
d’nn* origine celeste. Esso è destinalo a camminare ritto, e non calcando la Urrà, ebe colle sue 
rsiremilà , sembra alloutanarsene per tendere coDlinuamenle al cielo, eredità eterna e patria 
comune del genere umano  mentre il bruto inclinato al suolo, porta 1 snoi sguardi co’ tuoi desiri 
«erto quella stessa terra da cui è sortito, e ebe dee un giorno lutto inghiottirlo, a ( Vtrey, Op. Ctt , 
Iandgt;*6- *’)• 

[1} Odnsi Platone : > ri nipì ta^ n^iMtàrau uzp* é/tf» ^vxHi tfeovr Luecftdui 
S*’p4im dtS( ix«tcr« rs'^s i 4<| f9fUf sùsT* ttU ix' Sufiv rfi itptt cita tv sòpcfù 

(r/7ivi4»r «Iti «fpiiv wf Ìrtm( furi» aC« <yyc(S« , àùìà S'jprlvtsit , Hftmt ’ initdi» yip 

é r^r '/<»tfi( (fv, ri &tl«y re> Kipùi» cnDroc.sucovv i^Srrl %iw ri f&mm. 

Quod autem od prineiftm ìm nobù animi ipefitm attinet , sic ttnlUndum rsl, tam gCMium « Dto 
cuijue dalum tste ii/mi, fuod residtHi in stinuno carpore nostro ad cotltstem eognalionrm a Urrà 
nas, utpote cor2rsti , non trrrmo stirpe sdtos, rjUilleré drcinms rectisstiiia ; nom trndr pnaia animi 
nata ast rr^, inde caput «I radiecm mi>itram suspoidcns numm cripti eorpui (otum. a (Timaco, 
90 1 A). Vedi anche Filone, D< t« fuod d€itrxu$ ^iori insìdiori so/eai, csp. 93 j Dt pUtUationr 
A’oe, capp. 4>5, ed. Mangey, I, 907, 3d9. Coi greci filosofi consentono i latini; ed il già ciUlo 
Cicerone , Dt Itgibut ,1,9. • Iptum czalrm homintm tadtnt natura non tolum celtritau tnetUit 

otnorii, led eliem sriutis, t.iafii<nn tatAliUt, ottriimit , nc muntiot figurampte corporu habiUm 

<jtfur optam iiq^ctu’o humatto dtdil. JVam f Hum roetcras eaimaiitt* ebiecitmt ad pattum , so/vm Aamwvrm 
erexii, ad corb'fua, ynaii eagaationU , domirtiiifM prittimi ^ conspeclum axciinni; tum tpteitm ita 
formavit arti, ut in rd ptnilu» rteendito* martt effìngtrti. Aom et ocufi' nimis arguti, guciRadmodum 
uNimo affidi tiatuj, /oyuwnfur : tl it fui oppeilatur ruUut, fai nuUo in oaianajite esse, pratter kominem, 
poUtt ^ indicai morti; cuius fim Gratti nerumi , uomen omuino non Adàmt. Omitto oppcrlumlatts, 
Adài/itatesfue refifai eorporis , moderoliontm voeit , arationis vim , f Udr eonciiiatrin est Aamnnar 
maxime toeietatii. a Ed il Cicerone cristiana, cioè il sullodato LnlUotio: « A'din rum catterot «ni- 
tnanUt pronis rarperiAus in Aumum tpecltat, futa ralionem ac iapientiam non accepertwl ; noAis 
autem status racttti, tublimit vullut ab artific* Dto datut tit: apparti , ietat re/iffianes i^romm non 
esse ralionij Aumanae ; fui rurroNt coeiesta anima/ ad veneranda ferrana. fyji ergo aiAi renuniianl , 
ttfue Aeminuj» nomine abdicant (V. sopra 979, nota 3 in fino), fui non eureum ojpitiunt, sed dcarstim, 
Misi /«‘te idipeum, fuod recti siunus, sine causo Aosnisii attnAutum putont. Spectare noe cotlum Dtu* 
vo/uit , utifus non fruitra : nam et aree . et tx mutie pene onmia coelum videnl ; itd noAis proprie 
dalum est, eoeìum rigidi*, ae ttantibut intueri; ut reliqiontm ibi fuacramut ; ut Z)eum , cutus sadrs 
tila est, furm ocuiis non possuntus, anima contrmpiemur , guod prefteto non facit, fui ars aut lapidan^ 
fuse sswt ferrala, vtneratur. Ett autrm prariuimum^ rum ratio rorpan's recto sii, fuod est tem- 
porale , ipjBm vero animum , fui sii netcrnus, Aumt/em feri; cum fipira et status aiAil oAud signi- 
fUent, Miti mtntem hominit eo tptelart oporUrt fuo vaiitum, et animum tam rteium ette debtrt fium 
lerjmt, ut id, cut dominati debet , imitefur. a (Op. et ì. cit). 


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PER GIUSEPPE GHIRINGBEIXO 


a*:5 


pur essa di quel nesso, di quel vincolo eminentemente religioso di cut 
l'uomo è h personificazione, vincolo che rilegando il sensibile coH’intcl- 
ligibile, questo col sovrintelligibile c col sovrannaturale, rilega la terra 
col cielo, la natura con Dio. 

Ed ecco di quali e quante differenze sia condizione cd accenno l e* 
retta statura ed andatura dclfuomo, bimano perchè bipede, e come 
tale condizionato aireserciziu dcirintelligcnza e della sovranità (0, lad- 
dove tutto nelle antropoidi è correlativo airandamcnto quadrupede f*) cd 


(U " Quant aux Jiff^renrts, notu ùvùiu lignaiétt dént et ni!me ftlatt de etmposititH^ rtlatìeement 
à Pamaltmie de Vhomme, eilet tUnutHl dndtmmtm et esteniitltemtmt à son mode de fro^reeeion tur 
dtas piede, et à l» poeùion t-eriicaU de ton eorpe dant ut mouvrmmtt de Iremelatim et dtm la elàtioa. 
Toutes Ut partite de tea e^elette eeat eeordoanree pour et mode de tiation tur deax piede et de prò- 
yrteeion. La t/le rei pos/e 4 peu prte tn t^uililre, evr la prrmihre- xertèòre , et maintenue pree^ue 
tette tffort, la face rn at’anl, dotte ratìittide du commandetneNt ^ iutmmi Pkeureute cxprtttiom de 
Bte/foa. Lee courbttrtt oltematit'te de la colonat l'ertèbrale » dette tee troie regione cerncele, iortete et 
iombaire , maimtienneni le eratre de graritd dant icN pian rertieal, gue limitent tee troie cotrrbvrtt em 
aeant et en arri/re. Le poidt du corpi tei attui traMemie au tacram , du saeruM aU‘hattim,de eehti-ei 
aux f/imire, aux ot dee jamhet et aux piedtt dout Ptlendue et técartement agrandieunt le pian tur 
leguel la vtrtìeaU du eentre de gratili vient tomber, et doni la forme «« utdlée peut eoutenir^ 
tane trop de fatigue, cl tane Idtion ^ le poidt de tout le corpe. Il y a dant la forme dee articulatione 
de toutu le* parliee mobilet du egueletle et dant tee ligamente gui tee mainlieetnent eti rapportf loutee 
tee ditpotilion* organiguet ndeeetairet pour etite progrfttion et cette tiation urrtiealre. Lee extrrmitre 
infériruree de tbomme forment de longt letiert pour la progreatien f tandie gue tee tuperieurtt, 
rétervtee au betoim pour le toeether le plue ddlicat , ou pour taisir let plue ptlite abjete, toni erga» 
niedee à la fate pour todreeee et la farce dame la mobilìté de Inulte leure parties et data leur longueur, 
gui eet moindre gue etlU dee exfrdmitde ìnférieuret. • (Unrernoy^ Op. cU., pag. 194). 

(9) E l’ebbe dimostro il p'ià fiale lodato Daveraoy ; « On verrà dam ce Uémoire combien C orga- 
nieation de eet /in^r4 t'tloìgne à eet égnrd (dea eslrvaitéa) camme à beaucoup <£autree, de etile de 
r homme , par de eitnplee mais ÌMperfaH(<’S modifieatione tPun m/me pian ; et aree guelle perfection 
rei nrodi/(ca(toiii organiguee toni appropriéte au genrt de vie auguel Ita tingea aent deetine'e, pctrr te 
teuir habituelleMcnt rur tee arbrrt, y rrcArrrAcr levr nourrilure , e'y moureir eti toua tene aree tUrtlè 
et agiiild, et aree une merrtilleute facilild, gue eomprettd teul eeluS gui a itudid cute admirable orga‘ 

miiotion. - Le tinge ( paeoilo-aBlhropoaerpbe ) gui tei organité pour vivre tur tee arbrtt ^ 

pomr e'y mouooir par e'ian tTunt branche à Vauire , en te balanfant eutpendu par fune ou Vautre 
extrémild} gui t'tlére en iaijìMaftl aree tee longt brat une branehe tuperieure , et peut aimai tut’ 
Mtmler tout le poidt de ton carpe ^ tl te toulertr par let effòrte iTuna ttule extrdmitii te tinge gui 
marche k guatre et non tur deux piede, /erif«r, par exeeption, ii dail te monroìr tur le tolf a tante 
iota or^eniio/ioN edmirablement arrangée pour rexereiee de eet dirert mouremenit gui le tdparent 
neliemtml de l'etpcee humoime dant etite partie eaeentìelle de sen organitation. Otte difference te ma» 
nifeale dant tee grandet proparltoni de tet exttdtuit/i antèrieoret ^ gui toni rc/afirtmciil trèt-donguet , 
paur ioùtr au iain Ite branchrt eTarbrei , dant le potica ett eourt et alleint à peine la bate de la 
prcMi^ phalange du teeond doigt. - Let cxfrnHifM pMtrn'rarei ea pelriennot ont ^ au reutrairt, un< 
bien moindre longueur relative. Tout y eit ditpoté pour tn faire de forte Itriert, à tutage de ^ria^rr 
tur Ite arbret plutbt gue de la progreation tur le tal. Le flmur et let oe de la jambe toni forte et 
courti. Le pouee, eu le groi orteil , e'y treure artieule' , por ton mdialartieu aoee le prmier eunii- 



3'6 Li CEITICi SCIENTiriCi ED IL SOVKiKXiTl BALI 

ulla condizione di frugivoro (0 , compclcndo ad esse sovranamcnlc il 
detto oraziano ; 


fhrmtt doni uiw ahdueticn p^rmoMenlt. Il ytit mint* /tlus opfo$ahtt «hx eutrts doigtt^ plut fori ^ €t 
furloxit btafuoup plus long gut dan$ la main anttrùurt. - La ccnnai*$an(t pltu compito gne fai pu 
acgutrir du gtnrt Tn>((lodyte, an moytn du iguelette adulte de la nourtlle tiphe (/« Tscbcgo) <1 
iTun Jeune tgueleUe bien ecmpltt de Cancien ( /« CbiiopAiizó ), m'a permit , par la eomparatson gue 
fe» ai faitt aree les tgueUtUe d<$ gtnre» gorilie, oraag «ì gibboa , fiuAlir Ite caraettree de te 
groupe eupèrìeur de singes parado-anlbropoinnrplies « reax de* gvatre grnres gui le compotent , et le* 
iappoi’U piu* OH inoìm èhigndt de tet mime* gcnrt* uree le *gutltUe kumatn, tant parler de la ca- 
pacùd craninmt, gui ett fitible dan* lou* it» timgttf camparé» à tette de thomme, et du grand dère- 
lo/giement de teur* macMoire*i tou* ere tinge* paendo-anlliropaiDorphM ont, daat leur tgutlelU, tm 
rarattère (ommua gui le* séparé beaucnup de Peepac* humaime, c'ett la grande propor lion de leurt 
lanine*, et la forme conigue de leur première moloire inférùitre, toujvur* piu* forte gue la tetemde. 
Leur colonne verièòrale^ dant le* troì* rigiontf ctreieaU, donale et lomèaire, ne forme gu'un teul 
are irh~oinferi du cdtd rentral , e'esi U un caractère èeideni de la marcAe guadntpide. Le* grande* 
proportions de* extrèmilét thoraeigue* romparaiieemtmt aux extrémiU* abdominaltt^ ditlingueni entore 
ettentiellemenl et* gualre genret et le* tèparent de rrtpece humaine. » E qaanlo al gorilla segaata- 
(orale: • Le gorille t'tloigue beaucovp de l'homme par tou* le* caraeièret gue ;tréfrN(n«i le* dètaiU 
de* vertibre» gui eompoieni *a colonne vendale. Il a treiie cdte* dant l'un tt tautr* test, gui toni 
remarguablrt par leur longueur abtolae et relaUett dant le mAte encore plus gue dam* Ut fernette } j* 
di* absolue, ù caute de la nute eavHè gu'etle* iii/rf rr/>/nt( atte le tUrnum ri le* verlèhrtt dortedit; 
et rtlMirtt parte gue etite taeité t'érate eonjide'rabltmtnt , de* premiere* aui dentiere* eóit»^ et gue 
rtlles-ci lont bitn piu* longue* , à ^o/or(i#« , eUe* rAovtme. Si Con ajoule gu'elle* ront t'atUteher 
aex eritr* de* ilèont et gue le* tombe* di»parai**ent don* cet arrangement, on g trouvera h« caraetèìv 
trrt-partìeulier. Miwr te co»f;>fVMtfrr il faut roir U forme et le de'ethpptment tjiraordìnairt de* iléont, 
dont la grande turface du c4lè de Fabdomen *embU arrangée, e emme che: te* ArrAiVorri, pour eervir 
de parai à une vaite eaciiè ub^tminale; aiuti gue le momlrent le* ^iaKimo«i de leur* eAte* et leur 
rapprofhemtni du bauin, pour prottgtr le* n*c'trea oAiloNu/iattx ». Op. cik. pag. 61, 134-195, 59, 
53 ef. iopra pag. 359, aula 1; pag. 365, noia 3; pag. 363, noia 3; pag. 370, noia 3, pag. 373. 
noia 1. — Quanto alla aiinora capacità craniale cd il difetto d’inlrlligenia , vedi aopra peg. 333, 
nota 3. Cooae la perft'xiooc e preslanta drll'emano organiamo, e la aua atlitadioc ad enere lo 
alroDCDlo dell’umana auperioriià dipenda o riaulli dairerrtia alatura, lo dìmoatrù pure Herder 
nel primo e fecondo paragrafo de) quarlo libro de'auoi PropytHen der Cetekichte tUr ^nurArji. 

(I) « Ce* tinge* pstudo^antbropomorphe* ont un earacière romiRun , gui le* *rpare déjà beaucoup 
de rhomme; e'e*t la grand* proportìon de leur* canine* dont rinférieure rieut te piacer, guand Ut 
ntdckoite* seni r«i;p>procA(Vi, dan* ha prlj'l ijircr«'A//r gui txute enire riMcwire externe tl la canine 
eupérieure. l’n tecond caractere de leur dentition le roit dan* la forme conigue d* la premiere avant- 
molatr* it^èrieurt, gui e*t (tailleur* Ioajeuri plus forte gttt la ttconde , et dont la canine svpèrieure 
Uit Ut fate anUrieurt m t'inelinant en arrière. — jL'viitrr de* molairet, et tou nt Toi'Air pat remarguè 
avanl moi , je lache, est loujeur* piu* grande tur leurcbtd interne à la mdefioire supèrieure et tur leur 
eAté extern* à rinférieure , comma ebex te* ruminanti. J'em tà conclu à une masUcadon laléralt, onalogue 
à celle de et* demier», guoigut moint étendue ou piu* limitèe. Tai ómwIc sur la forme du bastin dau* ce* 
tinge* Af^nVura, iitr Festrime dèreloppement de* iléom* dant legorilUi sur leur jonction m'ee tee dernière* 
• Aut, pour montrer gue cr*u forme ri rea rapporta élaient detlinè* à protègrr la grande capacile' abdominate, 
et le* mcrrra gu'elle rtnfmnt, camme chea le* herbivoret. Et celle eircoeutanee erganigue m'a paru coi^rmer 
aintt gue le grand développiment du ventre chea ce* tinge*, la demonstratioe* de leur re*$|ÌAie pbylophage 
oufrugirore ». Op. Bit. pag. 50 , 333-334, Vedi la nota prccedeolc. Qaaalo al goriUi argaalameolr, 


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71.lt CIL'SEPPE CUlIUNGUeLLU 


377 


« Nos numerus stimus et fruges consumere nati (')». 

Imperocché, l'unità c semplicità del principio orgnniEzalorc , impor- 
tando necessariamente il mutuo congegno e contemperamento di eiasciina 
parte e funzione, .siccome tutte dapprima potenzialmente in esso com- 
prese, e quindi per la vitale c plastica di lui virtù svolte e conservale, 
fa si che nel rallronto di due diversi organismi, oltre al considerare le 
.singole parti di ciaschcdim organo, nè già di per sè, ma relativamente 
alle rispettive di lui funzioni, si debbano altresì l'imo c l’altro risguar- 
darc in correlazione airintiero organismo, non competendo loro un 


nolaodone )e differcBxe dentali, coli cooiinaa il DnTcrnoy: • J la méchotrt tuymtLrt, la firtmth'e 
iu'aat’tmlaire ut plut [urte la jierondr, et ctnurrire UJie furte peìnle ixirrttt fui lui ifontK Cappa- 

Ttnet ftune tecauée emine ^ tl tme moinJre peiirte interne, lart^ue eellee de» arriire-Mntairet toni 
ilèji ut4tt en grande partit. Ix» fxànttt infcrne et esterne de la seetmde arant^molaire toni e'gaiemttit 
feriei. Lee arrihrt-meUiret u'omt ftu ^uatrt peintee, denl let inrmref senti plus reaildes fuc leurs 
lorrespondantee du eité esterne. A la mdeheire w/éWeurt, la premiere arant-molatre , itauetmp plus 
fatte jve la seeende , a la forme d'une p^amìde à juaire faees, e'est tette ttune tecande canine, Let 
tfrmrc-ne/airci taat à dtttf peintet, trais estcrnet et deus internet, tnec un petit Uthn en arrfere. 
CelleS’ii t'atenl plulét Ire mIentM. Ceti le cantraire à la mdckoire svpèrieure. Ce genre iTusure 
imalagui à et gui a lieu «àrz let kertieoref, annonrt une matlicaihn laterale. La feconde de* trois 
arrure-malairtt lupènturti ett la plut grande eies le gorille, et la première la moint grande det truit. 
A la mdrhoire infèrieure t'et! la dernikte gui ett la plut eompliguèe, puitgu'elle montre une jtiximr 
poinle interne ealre let deus principalet. tUU ett auui meint grande gue la teetmde. Let caninet ea- 
nigutt d’une grande farce aus deus mdchairtt, mais plut grandts à /d iu^idncui'C, dipattent de beau- 
roup lei molairet et lu tnctjtVe«,' ellet toni éridemment suiaeiéet à dtt motairet et h det ineinret 
d'herbix-ortt ou de frugiroret , pmtr la dtftnte de ^animai et non pour attaguer une proie. ^durat 
4MMI aceompli ma tdche en faumiuant à la zoologie let dtmnétt nètestaùet paur araurer, tinon pour 
rompléter l'hittairo de ee tinge txtraordmaire par det taraetiret d'organitation gui teoiblent se con- 
tredire : det arcadet iggomatiguet et dee eanìMet , mime unr première molaira infe'rieure de cor- 
nojiiVr, moit gui »out platit pour la dèfense gur pour ratlague det iaoÌaÌr<i, dtt roulrdirc, <TArr> 
bivore, gui t'utent autti, dant let deus mdehoiret, tur let cbtds oppotèt, et gui tndiguent par ee 
«■«roel^ ftu m'a frappe el gui n'apaii pat encore éti rematgué, gue j* tache, le mode de mastication 
latérale proprt aus kerbivoret , enfn tin &di«ij« , det eótet ijr^rtciirci et un abdomen déetloppdt, cOMInc 
ri^t le» kerbieortf let mieus earacterisèt ». (Op. cit. p«g. 50, 51, colL 930*)30. »di il pMi« 
•Qiicila(o). « //« te nourritteul de fmilt gu'ilt trouvent dant let boit, et de founàt. Il» mangenl 
prtiinpa/«a»eN/ le fruii de Vtmamu», arbr» atte» eommum tm ririère Cau dire de ài. if'ìitan, et dant 
il esule plutieur» uarie'td» au GabouJ. Il» tawcurtmt aree dtUee» le» fruii» aeidet et pulpeux de cet 
arbre. Cepemdamt ili maugemt indifreremment tom» Ut fruiU gui ont urne pulpe ou tme moelU acide 
oa doue*. Ut toni friandt de banane» et de canne à tuerti il» reckerckeni aree toin U fmit du pai- 
mier et du papager, eie. Qmand il» tambemt tur un ehtimp de canne» à sucre coupdet par te» Aoir», 
il» veuUnt tm faire dtt paguelt et lu euteeer dsau leur rtpaire, mai» il» ont la tùnplieìtè (1ÌM1 bili»») 
de lier ensambU et tarbr» et lu tìge» de canne» eoupiet , dt tort» gu'U» toni obUgè» de Ut abandomner, 
et le» Moire le» retrouremt le Undemain Met k l'arbre e. Arekiret du mutèum ete. loto. X , p. M-90. 
V. Il BoU 9 della pigiat legaenle. 
et) Ront. I, EpUl. II, r. 



3^8 LA CRITICA SCIERTinCA ED IL SOVRANKATCRALE 

momenlo c valore assoluto , bensì relativo, nè altrimenti estiniabile che 
dal loro rapporto c proporzione col tutto. Il quale pertanto è suscettivo 
di quelle sole varietà clic non alterano essenzialmente leuritmia delle 
parti, l'unità fisiologica, il tipo specifico, immutabile appunto perchè 
subslraUim ossia fondamento delle individuali accidentalità, misure che 
sono della potenzialità specifica e condizione di vitalità cosi specifica 
come individuale; importando l una c l'altra nello stesso suo concetto 
la {icnnanenza deHesseuziale identico durante una serie e .sequela di 
accidentalità; circoscritta individualmente dal limite assegnato al possibile 
sviluppo del rispettivo organismo c dal periodo ascensivo c discensivo 
di sua viUdit'i, e, quanto alla specie, dal campo in cui è possibile la 
continua e promiscua fecondità, perennando la specie nella successione 
degli individui per legge e condizione analoga a quella con cui nella 
.successione di momenti ed accidenti vitali perdura l'individualità. Laonde 
i limiti circoscriventi il campo cd il periodo della specifica ed individuale 
organica variabilità, ne segnano in pari tempo l'identico cd invariabile; 
può quindi perire una specie 0), non già trapassare in un’altra , come 
non si trapassa d'iina in un'altra individualità. Di clic, lo scostarsi d'un 
individuo dal relativo tipo specifico non è mai un progredire, un per- 
fezionarsi, ma un decre.sccrc c deteriorare; nè un sublimarsi, nobili- 
tarsi, ingentilire, ma tralignare, imbastardire, degenerare. E per con- 
seguenza, tornando a bomba, per quanto questo o queirindividuo delle 
antropoidi possa sotto questo o queiraspetto deviare dal jiroprio tipo, 
non gli riescirà perciò più agevole, prossimo o fattibile il trapasso ad 
un altro, e meno ancora all umano; bensì col degenerare vieppiù la sua 


(1) « Lti ttnimaus douik , tpiciaux ont un iiufruinrjiC fui Irur en permrt It 
pemrmt. Cti imlrument a*t-i7 precidi Fuiage aufuei U at destine ? S'tst-U perfecliwsni ou dèvtloppi 
par Vtxertice? Nous le pensons pas. L'imirumrnt et rusoge fue Canimal en a su (aire soni rMi< 
lemperains de sa erialion { ils rementeut au bereeau de tespèee. Suppose» qtu la trvmpe de tééphant 
aii ili trop eourle et de trep faihte diamitrei fue la langtte du fourmilifr n'aii pas iti dis rorifisu 
suflisamment uUnsihte et iti n'auraient pu se ptrptiutr. Leeaslor^ le camélèon^ les araignées filmues 
et une foute d'aulrtt asùsuaux ts’exislent fue sous la eonditiau d’étrt eujourd'hui ce gu'ils omt iti 
toujours. Ih ne pcueaienl alltndre Us appareiU fisi Uur servent ò remplir Ics actrs principaux de 
la vie ». (Fé«, /* Darwinismet pag. 85«66). Se doaqoe cedetti ■oimili lianoo dovuto «Mere da 
bel principio ciò che or tono, perchè non avrebbero potalo allrÌBeoli aaiiitlcre, icgae che non 
poaaoQo eateoiialmeate, cioè tpecificamente , traaformaraì testa perire, o, per dir meglio, che 
icoetandoii dal loro tipo farebbero prima ettioli che Iruformali, perchè divenuli diaadaUl airantico, 
tenta ettere perciò riateiti posto paolo o bulanlemcDle acconci ad un novello e tpecificameste 
diverto tener di vita. V. la noia aegaente. 


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PER GIUSEPPE GBIRIICGBELLO 3^9 

progenie, potrà questa riuscire più e più inetta alla propria vila sci- 
iniatica, senza acquistare perciò punto o fìore di attitudine, gusto e 
capaciti per la vita sociale ed umana (0. Insomma, un continuo ed 


(1) « La farmi da m /ui a pai été donata toni lalritti’on ; tilt «’AarmoniVe avtc ta maaitrt 

di t<iVr«, fui cU touU ifécialt: e'tit U nut mammifire de grande tailU guì teù arltcncole. Set ioagt 
broif Iti Itmgufi jambet, tu poueet appatailet^ ta touptene de sei articulathat , c» corpi li agile 
et Iti membrtt ti flexibltt, etmeiemient téul-à-faii a tei babitudes d'acrobate ; U roirrl tam peina tur 
let arbret: en croirait gue c’eit pour lui gu'auraìt été tHreulé U mot gaoibader. Forees ett animai à 
marcher, et te voilà gfnd camme le ekien larant gui dante tur fet paltet de derriirt. — Pour mire à 
rette detcendance de thomme par le linge^ it faut torlìr de toule traitemblanee } tvppoter gue la tìe 
arboricale lui aura dtphty gue tat de covrir tur tei arbret, U ait pu juger gue le lèjour de la piaine 
ralaù mieux, et gu'il fallati, guìttant dei habùudti juttifUet par rorganiiation, t'tiiayer à la marche, 
lui, tei pelili et teur lignde. Celle rdiotution , tuieìe tteffrt , aura renda let piedi maini malatlroili; 
lei pourei , doni le lyiUme muiculaire te ttra mcdìfié, n’nuroRf phu élé oppoiablei gu’aux maini; 
lei molleti et lei mutclei fettiert te sereni pronantis datanlage, afin de rendre la ilatien verticale plui 
facile. La face aura prie te earaelère et le calme de la pliytionemie humaine ; plui de net optati, plui 
de muieau prognathe, piai de grimaeet, plui de gambadeil Toni le reile t'en lera itavi, armei, abti 
cantre Ut ìntemp^riet de t'air, proritioni pour prevenir lei diiellet ; langage sani Icgurl ne laurait ètri 
forme le lien de la famiUe, mcfralite dei ectei, eonicience, intelligence taujouri tn progrìt; et te tinge, 
aÌHfi mélamorphoid, aprii aioir rhangé te fruii pour la thair, lera derenu Vun dei tvteélrei de Aeuion, 
de Leibaite ride Descartes. AV eroyont pat à de temblabies mtrreiUet', n'm n'a pu te patter ainii. » 
Fce, op. cit., pai;. S9-53. Al qoal proposito osscrra accoociamcnle il Crairfard che, mentre tulle 
le ratte umane sono fra Uro peTeoDemeate prolifiche, e si oalurano ad ogni cliois, e gli sicssi 
animali domestici le possono accompagnare aino al sessantesimo grado di lalilndine; le Tiric specie 
di acimie non t'incrociano fra loro, la loro slanta è rìtlrelU nelle foreste Iropicsli, nè p«n addo- 
meslicbevoli del lupo, dell'orso polare e del tigre, nè più indaslrioso del cinghiale orieggiano così 
poco rinlclligCDU deU’uosio, che le piò ilnpide fra le anlrupoidi sono quelle che più gli ras* 
somigliano analomicameote. • ff 'kile ihe timilitudet of ike monkryt lo man are itaied, it mighi ie 
meli to stale alto thè diiiimilitudei. In thè relation of thè triei tbe moniryi are ibeer brute beaiti- 
All thè different ratei of man intmnix lo thè production of fertile offtpring. ìio inUreourie at all 
lakft place bettoetn thè different tpeciet of monktyt. Man, of one varitty or another, esitU and 
pliet in teery elimate; far there it hardJy a country eapcAh of affbrding kim thè mtant of lubiùlence 
in wAicA Aa il not found. The monkeyi are ehiefly found viih tM thè tropici, and aboce o few 

dtqrtti btyond fA»«i. In adapiation to thè vieiiiitudei of elimate, thè monkey it noi only below man, 
Ani below thè dog, thè kog, thè ox and thè Aorie, far alt thoie thrit'e from thè eguator up to thè mx^ 
tiith degrte of latitude. The naturai abode of nuin w lAe lectl tarlh - lAnf of thè monktyt thè forett. 
If lAcrs «erre no foretti there woutd he no monkryt; their whate frame il taleulaled far thii mode oflifi. 
Man carne Ìmlo thè teorld naked and kouieleii, and had to proride himself wtth clothing and dafelling 
by thè exereite of luperior brain and kandi. The monkryi ore furniihtd by nature wilh a clothing 
iike thè reil of lAc lemer animali, and ikeir dwellingt are not tti;»crwr lo thote of thè vUd Aour, noi 
for a moment eomparable ta thote of thè Aeoi'er. All thè thè racet of iHun, hotrtvtr loca their tonAùon, 
kaoe boen ininicmorinf/y in a fiate of domesticalion; but thè noniryt of erery iptciti art at incapabU 
of dometùcation at thè mclf, thè potar bear, or thè tiger. Man hai thè faeulty of itoring knovtUdgo 
for Aii ewn tfts and Mai tf all future generationi; in theie reipeeti every generation of monkeyi 
reiemblei that mhich hai preeeded it, and te, moit prtbably hai it been from thè fini erection of thè 
fanùly. The iptcial /rreroyolire of man it language; and no race of man, hmotrer meanly endowed, 
hat evcT been fovnd iA«i had not thè eapaeiiy of ^ranu'ny otre. In thù matter |A« ntonAry ù hardiy 



28o I.A CRITICA SCIESTiriCA ED IL SOVRANNATURALE 

indermitn svolgimento è tanto possibile nella specie, quanto neirindivicluo, 
la cui accidcnUile variabilità è limitata per la stessa ragione, per cui è. 


MI a Itvtl u'Ilh thè parrot or thè magpie. Il it not trut that thè atithrepod apri eonu ntarttl (o man 
ìh imtelli^ttce. They anght ta do io, if tkey be nearett ta m<i>i in thè ^ro^rm by naturai itltttiim. 
Proftuor Huxley futi (uHy and faill^uUy ittcribtd four of thete authrapoidn and it appeart^ that 
KMion^ them, thote tcA/cA anatomkedly appretaeh thè nearrtt to man ore ike itupìdfJt. — j4t lo thè 
wide unbridyed yulpk wkieh dmdet man /Vomì thè gorilla, no one hat more fuHy admtUed it, and *e 
rlogutntly detcribed i/, ai Pmftttor Huxley, himielf an adrocate of thè Darwinian thtory. The monkeyi, 
thtn tiene an oulteerd and teen a structural rvMSi&/offre to man beyot%d all othrr ammali, aiul that 
it ali^ but wky nature hai òeslowtd upcn them ikù iimilarity is a myttery beyond our uudmtanding ». 
(yelet OH Sir Charles Lytli't Anti^uity of h/an, Antkropologieai fitekv. A'* 4, Hay, tS63, London, 
p«g. 175-176’. la qaeata •prcporiioDe che TÌeeee ad ana rancalitni, cd io coi il Crauftird tede 
im niatero, at>i cj acorgiaiso uo maoireilo argomento ed ioditìo del non doverù confondere lo 
itntioeDto col mosìco ^v. copra, pag. 966, nula 4}^ oè immedciimaro, come pur troppo ai fa, la 
materia e lo apirilo. Kè cangia punto la qniflione, o oc re»la agevolata la solnziooe, lupponando col 
Do Filippi e col Caneclrìni che l'uomo e la acimia, non possihili a derivarai Tubo daU’altro, tiano disceai 
da uno alipite eomusc, c quealo quadrupeeU, attesa l'amlichità uguale o fuosi uguale dei quadrumani c dei 
bipedi, e r impoaiibiUià che in tale spazio di tempo un qaadramano diteota&ae bipede, laddove 
facilmente polh diventar quaJrumano un quadrupede, la tratfurmaiiont del piede in mono potendo 
aver luogo facilmcnlc ed io assai breve tempoj ben diffìcile ai contrario e tale da etigert un lungo 
ipatio di tempo con numerose j/rnerdxi'oni degli esseri che la subiscono, la frur/firMostimc della mano 
in piede! (Cineatrinì, op. cit , pag. 80, 06, 100). Imperocché, lasciando alare la quistiune del mag- 
giore o minor tempo disponìbile, c della maggiore o minore Inoghezza e diflìcolià dell' una 
dell’allnt formaziona, la dilitcoUà massima ala in ciò, che di questa duplice traarurmazione non «* 
meno impoaaibile il principio ebe il termine. Difillo ee, come dice il Darwin o ripete il Canestrini 
(op. cit, pag. 9G', • l'elezione nalnrale agiace senipltccineale cooaerraodo le Tariatìoni in qnalcbe 
rignardo Tnntaggioic , « reala a spiegare come questo loro Tantiggio , mentre dcbb'essere di tal 
momento 6n dal primo loro inizio, da essere invocato e sopposlo come rtioko fondamento del 
continuo secceuivo loro svolgimento, e qnindi della apcciCca atabiUlà, non aia unndimroo osser- 
vabile nel giro di molti seeoli e nella mtìc di molte generazioni; giacché di questo subito o lento 
trapasso e lavorio i Darwiniani non possono mostrarci il principio, od il mezzo, od il fine nè con 
ealìnti, nè con viveali esempi. E mcnlro la ragiono della scelta natarale e della trasmiiiibiUlà di 
una fortnila variazione ai pone neir^scre qaesta, io chi ne è privilegialo, condizione di v’iltoria 
nella concorrenza vitale; si pretende che debba svolgersi ìosensibilfflcntc, mano mano, io ragione 
invena della lolla e dei concorrenti, e diventare perfetta quando sia cessala la concorrenza e la 
lolla! loollre ai vorrebbe sapere come, ori caso nostro, due gemelli e rampolli d’uno atesao atipite 
primate potessero omì e la riapetliva loro progenie perfezionarai scostandosi conlcmporancamenlv 
ed in sento inverso dal tipo primitivo; aicclié trovassero egualmente il conto loro, 1* ana coppia 
nel manlcnere immolala la forma di dae piedi, caogiaodo gli altri doe in mani; l'altra nel tras- 
formare le quatlro piolo in ellrcUaote mani; breve: come i duo primi noi diventar bimani « 
lùpedì, e gli allri doe nel divenir da quadrupedi quadrumani, si sarebbero del pari perfezionali. 
K siccome la Irasfonnazionc in ogni soo grado non è possìbile o trasmissìbile, se non a condiziono 
di essere vanUggiosa, ciò impurlerctbo ebe quando t 7 fuut en eontlure gue tei Atti'mdux forment rntre lei rt'^Vdux et Chomme une icSelU 

aieendanle , une lirii d'ilrti ie plui en piai parfaiti , à partir ie celai gui te rapproekt U plui iu 
nègital, juigu’à eelni gui ett plui voiiin de TAomnir. La marche meendante gut noui vrnoni ie luiere 
diMontre done gue loutei lei elatiei lant en lirie ilani hi typet, et mémt entre ellei «Tun type à 
Tauirr, Ette proure aulii par la manière dont ht organei divtri appitraiiient tani aueune trae* anii- 
eiJenie , pour te dhtlopper dani Itun partiet iTunc elane à rautre, nan por dtt nuance i inttiuibhi, 
man por Tocf « iìi7im iTunt cu de plutitvrt partiei fui manguaieni teut-à-fait dani tei elaiiei infé- 
riturti gu'il n'y a pai paiiage inient'tbh d'unt ciane à Fautre, maii gue et toni del degrii difmii, 


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PER Cll’SEPPE CHIEISGHELI.0 303 

p Iraiuitoric delle altre, provano anzi l’iinpossibilità di quel sognato 
continuo od interpolato specifico svolgimento etrapasso; il quale, ove 


mrrilrj ^ enlrù letfveU i7 r$t imptasibU <T m intertairr it Htiiti’ratix, tl ftti n'iMtf pu sortir Uà unj dtt 
attlni » UaDpieil, op cit.^ ton. I, p«g. 460-4G1, 479. E più a propoaito aocora il Fé«: «i UaUd dt 
typ* , i. ìm Maturi organi^uit malgri la prodigieuse variété dts forma aettutUt, difiarait^ ainsi /« 
vaudrait U Darwinumt, dt la mttamorphote itnle t! mtttttivt d’ali tgpt prut^étre unigut. Qutl pourratl 

itrt (9 prototypt? la rillutr? Ctrta, et itraii allrr him Ima. Quoigu'UaistedetorgaMiimti 

UMÌaltutairti pormi Ut algues ^ ri fttr btauroup éCinfutoiret stmhìcMt itrt dami et cet , on ptut dire 
fitf le caractirt dt la etUalt ai d'tn tréer i'autret, et de denmr à ett oggloméraltant da própriéirt 
f u’e//« ut ptfttrrail erair étaat itolée. Esamiméa toìg/HUttmt ut à la riir «iinp/c ou m7m« atte Ut 
initrumtnti amplifiaHU Ut ptut puiuantt, Us cr//a/rj da devi regatt paraiutat a&ji>/unri«l identiguet 
a eependint on n« prvt tuppoter fa'ti tu ioit aiuti, li iufftl, pour coiuUìter Itur iudùiduaìité, de aaroir 
fiM par ieur rèiation ella acfuièremt da propriités differenta. Si jtour ne ptm<.'OMt tcvjoart nota ton* 
rainen par Ut m»«, eu moine pourone-noui a<tt etrXUade nnut aidtr du roùoHuemmt pour en décider. 
Ltt eeltuta , par ìtur attoriaiìm, forment da membrana ^ et rkaetme a ta mamere de viere et tet 
proprutéi diititteteti tllet dcnnenl au muteU la roniritrli/if^ , à ta fibre la rétielsintr, att Htrf ta 
«nteilnVilt^; la plaate Irar doit l'élaitieilé^ ta iovpUnr, rrxeitabiUfi: CeMtbryan animai et Vembrtfan 
végéCalf attXfUtls la nature a cvmmti ie povrcMV de repraduire Cespìce , onX pour principe inilial la 
criiair. U nVn ett pat autrrmeul du pfllen , de ranlhire dans laguelfe il te evmtìtue , du ttigmalc 
tur Itfutl it agii. L'eeuf det plus grand» amimaux ^ de mime gue etlui det ptut pelile, To^'iiir liu 
rbine , avttt bien fue t'oruU de ta plus modeift gramìnée , onf la etilttle povr on'^rao primaire. — 
• .Von teultnenl ta eettule parati douce de propriités différentes ^ tvirant la nature det orgenrt fu'etU 

eoncaurt à former et euinritl le róie fu'ilt daireat remplir^ mnit , rn oulrr, chafue eipéee a Ut 
eirnfKj fui nt ioni pat idrntifwt aree celUt de Faprce la piai voitiue. Ceti là et gai rend coMptr 
de rimpoiit'&t7if7 de la IratufutioM du tang mire etj^ttt diffirentet. La comp^.«ilton ehimigue^ tariable 
au maint dant la ftfn/tl« det prvteipei cantlìtutnli , ferait teule obttaele , ti Ut globulet ^ gui ne toni 
nutre ehoie gue det tr//u/rj, oyoni une forme et un ealibre ^rirrmiaei, n'inUmneicnt pour ta rendre 
impritliru&ir; it a'rn ett pat autremeni de l'actiom det granulet dtt poUen tur U ttìgmale: et voilà 
ce gui rxpUgue eombien toni rare* Ut lybridei, et en raitnn efobstacle» tTune nutre nature^ la mreir 
non maini grande de» muUts, eùnti gue rimpoin'iiiile* «ù Ut te troavenl de irensmettre la faniltè 
reprodueUice. Ainti dotte ilpourrait y aeoir autant de etUufet diffi'rentet gu'ii y a eTorgaHitmet, tout 
itre virane conierrant ta tpéci^iti jutgue dant /’inlimiir de tei organet ilimenlairet. la noffiérc 
doni te» eellutes te tom^rnml donne la forme et la manière de rìrre; ellet contlUucnt par Uur amo» 
riatitm - d'où rriHiimi det propritfrt diffèrentet • tri nierreiY/eux appareiti gui donntni la vue, roK^itiMr, 
rolfactiOM, la poilalioR, la tentibilifé^ en trn mol, laut re gui permei à la piante et è ranimal itae- 
(omphr Uur dettinéet. Si Fon troulaìt, aeeeplant la ihiorie de il. Darwin dant laute ta rigueur, croir* 
gue (a nature, organigae tire ton erigine d'uri teul lype ^ il faudrait dttignrr It eelluU. Mait t'il est 
trai gue toutet ceiln gui forment la matte det ttrei viirantt toni reprétenties par autant d'espeett guil 
f y a d'organitatitmt ^iilinrlre, i7 ientuirraU gu'it ne faudrait pat une teule re//t.7e mòre, mais auitwt 

de ceiluUt gu'lt y aurait tiVepèrei de pfantrt et itanimaux. Or, il terait «auxi diffirile de tomprtndre 
tette immentité de etUuUt diffirentet commt origine de la nature t'imnle, gutl Ceti ou^'ounfAui de 
t'txpligutr Vapparition tur la terre dtt organimrt aititi nomhrtui gnt variit gui la pevpUnt, et guoH 
juppoie nroiV iti farmét de lonlei pìèces. Le miraeU ett exaclement le mime, et fon rentrt à pltintt 
toilei dant la Genite. *— De la rpéeifieiti bien itablie de la cellule , ne faudra-t-il pat diduire Vim~ 
pottibilìté de ta m/lomorpAoie d" une plance en une autre piante, (T un animai en un autre animai? ear 
non teuUinmt la forme tfMrniI iti ebangre^ mais ménte la nature intime dtt organet iUmentairet. Ce 
terait admettre ime virilabU mètamorpbnte. l'ne forme tertnl déiruite pour rn erier une autre, comme 


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a84 UL dUTICA SCIENTiriCA EO IL SOTKAHXATUnALE 

fusse possibile, non pulrebbe essere limitato a questa od a quella parto 
deU'organisnio, ma, attesa la loro correlazione, a tutte si dovrebbe 


I* fkÌMÌs fili rtnjÌ4MÌt tU Mi ctuJrct tàvjnurt pliu jmiu et ttujourt pitu ^eau. Il ne semhU pat fitt 
U nature procèlle aimri; elle est teumife «« HVAUvemeal, maù ee moueemeni cU ri^U éam som attiom; 
c’tet urne ioi. — - Pour fu’il n'y eél fti'uii eeul type , U fauàrait f«’i/ ii'y eàt ^u'unt teule etpèct de 
piante, et ftt'un icu/ aniinii/ pour t'en reputtre or cornate lei deità rignei lont tariéi à tia/im dami 
lei formei exterievrei et dani la coaitituiipn rièmtntaire dei erganet gai composent leur maiitf eomme 
iti t)ieemt doni dei milieux pour let^utU ih ont iti fa^nnii , et gue leuri kaòitudei , leuri iiulineti , 
lettr iutelligejice differente nom ne t'oyoni plut itulement vn tgpe, maxi un* foute de typei , <1 hoiiì 
tìiduiiom de leur manière dii'erie tTitre noe place diitincU doni la criaiton. Jfoui admeiloni gu'ih 
puifient diiparaUrt, noni ne eomprenoni pai aulii iitn gu'ili puiiient changer. — On reronnatt giné- 
ralement en soo/ofif, romme baie de claiiification, fuaire tmbranchemenli, et deux leulement en botam'fue. 
Seraii^ee th Ui troii eu guatre typei gue veut kiem admeltre le ty$teme? Mail cambitn n'» exiiti-il 
pai ifautrei} En et fvi concerne irulrment lei vertékrii f peut-on le refuier de reconnaltre na type 
diitinct doni efuuun dri erdrti, mammifirei, oùeaux, reptilei et poiiteni ? De te gue eertaini nummi- 
fkrei volent, et exceptioNnelleiuent de ee gue /'omiMorAiafar et CichidHi ont dei mdchoiiei fafimniei en 
bit lont-cf de moiìfs luffitanU pour croire fu ih indiguent une Iraniitìon dei mammifèrei aus oiieaux.* 
De et fue ctuX’Ci ont dei piedi itmllmtx . un r«M trii-limj , fut loueent ondale eomme le corpi /«a 
reptilt, en deduira-t-on fu'ili ont guelgue thoie en eux fui Iti rapprocht d*i icrpenti, et fue peuf-étre 
tli en dirivrnt? De ee fue Ui globiti et lei iUnniei ^eiit-raf fuitter Ceuu mcmmlaniment pour l'ilerrr 
*ur lei icoTcei mouiieuiei , lont-ili pour erta dei animaux terreitres et grimpeuri? L'anguiUe fui 
rampe plutei fu'etle ite ttage , eit-elle procht parente de la eouleuere , fuoifut Cune reipire arte dei 
bramcÀiei, et l'autre aree dei poumoni? Où irourcr Ui rapporti fui uniraient lei mollutguei aux rertibrii? 
Seruit-ce pane fue tei uhi , «tntuaf f u'i7« /oai terreitrei oh ofuatifuei , reipirent aree dei poumoni , 
ctmmt Ut mammifèrei, lei oùeavx et Ui reptiUi, et aree de kranckiei, eomme lei poiiioni? Quoi de 
plui diffèrent de touti lei aulrei embrancfitmenU , fue lei artieulii , et parmi eevx^ei fuoi de plut 
diitinet fue lei iniectei et lei arachuidei, fue lei ctuilaeit et lei oplèret , fuoifue toui aient le corpi 
et lei membrei articulii, et un lyitime nrn'eux f<mf/ioaiMÌre? Et lei rayrnm^j, lei etraux, lei ma- 
driporei, lei ipongei, a fuoi te ratiaeheulàli? Enfia ee moetJe inriiihle, lei infuioiret, i fuoi pour h 
piui pari ranemblent-tli? Chrrthoni leulrment Ut lypei doni lei mammifèrei, eombien n'en derra-t-cm 
pai rocoaanflrf / Lei ehtlroptèrti. Ut martupiaux, Vilèphani, le eheral, U beruf, la plupart dei idenlù 
à la lanyut extrniible , la baUintf le earkalel, ne lont-iti pai dei typei netUment caraefiriiéi? Sidu 
t igne animai »oui jetcmi un eoup d'ail lur le regne vigilai^ U ne nout sera pai difficile de eonclure 
doni le mime leai: furai et ckampignoni, moutie et lieJte*, Iti et palmitr^ bambou et chine, gvi et 
nènuphar! Tanl de formei heurtiei, tant de manière! de virre. Ioni ifaptitudei oh d’habitudei diffiret^t, 
pourraitnt-ellet appartenir à dei criationi lentement facannici et lortiei d'un mime moule , teulement 
modifii? D'eitleuri, «omoirnl ilabtir lei fiitatiout? Prtnom pour exetnple de tette extrime difflcuìti une 
rreaturt ambigui, le lamenlin. A 6iea roiV, fuoifu'H putite eirre doni Ceou, nager eomme hn peiiion, 
et fu'it loit pourcu de nageoiret, il a la piace pormi tei animaux terreitrei. Ceit lur te riroge de la 
mer fu'H te nourrit, l’il eit herbiroro, eeit là fu'il le rtpoie, fu'il doit laeeoupter, fa'ti allaile lei 
pHiti. Le fera-t-on dirirer d'un mammifere terreilre? Alori Ufuel ehoisir ? Si tout rkange pour te 
perfectionner, iToii eit-il torti? Son corpi piniforme detiendra-t-il propre à la vie terrtiU-e? Set jamhet 
et Iti trai $i prodigieaiemeni racfourvii, 4oa/*iJli deitimii à e'allenger, et tei nageoiret A le mitamor- 
en piedi proprei i la marche* Changera-l-il lei fueut pour Vherbe dei prairitt, eu lei poiirnmi 
pour la gatelle oh le tièrrv? AdmiUtmi fut te tempi produiit eti merreilUi, fu’aura t-ii gagmi.* 
Hten; il aura perdu. Le tempi ^oRfra le amdifier , É^miavrr, oh bien augmenter ta taìlle, thangtr la 
eouleur de lon pelage, lami pour cela en faire aulrt choie fv'iu amphibie. Etl-ii detlini i dertnir un 


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PEA GIUSEPPE GHIIURGOEU.O 


aSfii 


estendere, e compiersi in tulle simullnncamcnle Di che, scambio 
di trovarsi riunite in uno stesso organismo forme perfette di diverso 
tipo, non si dovrebbero incontrare che forme iinperfellc, difettive, 
manchevoli, o mancate; le quali scostandosi dall uno per accostarsi 
aU'altro tipo, giunte a mezza via e divenute neutrali, nonché trasiuis* 
sibili c perfezionabili, dovrebbero riescirc impossibili , perchè nemmeno 
vitali. E cosi rornitorinco, ad esempio, caso che inai fosse stalo per 
ruddictro un quissimile dell nnitra od aspirasse a ciò diventare, o non 
avrebbe, smarrita ogni altra cognata forma, senza pure nn vestigio delle 
avito penne, conservato incolume il solo liccco; od avrebbe sovresso 
modellatosi bellamente rereditano gnigno, senza perdere o cangiare un 
solo pelo durante, e, segnatamente, a mezzo quel lungo lavoro di 
trasformazione; quando cioè seinisvollo (poverino!) non avendo più o 
non ancora, nè un buon becco, nc im bel muso, si solo im restie- 
ciucio dclfuno ed uii rudimento deirallro, non avrebbe potuto a meno 
di riuscire spelaccluato del pari che spiumato, perduti per inedia c 
piuma c pelo. - Lo stesso è a dirsi degli anfibi, i quali, ove fos.sero 
in via di diventare per naturale o libera elezione gli uni animali csciu- 
sivatncnlc acquatici, gli altri terrestri, prima di riuscire acconci e con- 
dizionali ad una sola stanza, diverrebbero inetti ad nmcnduc. Che se 


tHéti* A'eir, MJw dottiti car tt $trùl id<koir,pui*^Vi il f€Tdrait urte forviti, ctlU dt 

dt U mrr Mémt diffkultd p9ur thippopotamt , It rhinoedr** y téldphant , U tapir tl ujm fomlt 

fmutns. • Op. cil., pag- 40*4} , 47>49. 

(f) Lo eoofesM Darwin lotto In rubiien : « Corrrlalion pf grpwtJi. — I mtan hy thu t^prtuitm 
tkmt thp whult orgenUption it m litd tcgti/itr dunng ilt grpwi/i and depehpment , lAal irAen slìghl m- 
rinliMi iji ojiy php prtrt pemr , and art aecumulatad through naturai ttlteltpn « oxArr paru 4<r4NNi 
modifird. — Tkt ttterat parti of iht body vrkick art homolpgput , and ipAiVA , at an rarly embriomic 
ptriod, art alike , tttm liabU (o vary in allied manner; in thè front and ktmd Ityt , and ettn in iht 
jawi and limbi, x^arylny logelktr, far Me lowtr yaw it btlitttd to bt homoloyont ttifh tht limbi (op. 
cit. , cb. V, pjg. 161) ■ Accracimtnto carrtlatito : con qaeiln csprcHÌoon voglio lignificnra ebo 
rinlnro orgioiimo cresco e si svolgo in modo cosi complessivo ebe non possono interveoire vn- 
rinzioni nnebo leggirm in una qnntnnqon psrto dell’ orgaoUmo , od accumolarTisi per naloraic 
«lesione, senza die ne sieno pur nodifirale le altre parli. E questa correlazione nel particolare 
eonfronto Boaiomico della mano « del braccio venne dimostrata dal Bell, di cui rapporliamo la 
ronelasiono: « Thnt fatti tounUnanrt tht contlution drawn from tht eomparatÌ»t anatotny of tht hand 
and arm-that muh tath ntw inUrumtnt , ntibU estrrnally. Mere art a thousand internai relations 
titablished. Tkt tH/redaebon of a mett mtchamieal contrà-anet in thè bona or joinU, inferi an alti- 
ratiou in every part of Me ikeleionf a ci'crer/Mindùi^ arronyrnient of all thè muieltt f an appropriati 
diitribution of tkt ntrvaut fiiamentt laid intermediate beloettn tht iiummenr and tht rentrt of lift and 
mption, and finaUy, in relation to thè ntw organ, mew tourett of actirity muti beertaltd, olktrmatt 
thè pari vili hany an tueltit oppendage ■. Op. cil., pag. tl3. 


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286 


Ijl CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 


Torganismo degli aiiiinalt anfibi o riunenti forme di diverso tipo è sif> 
fallamentc accomodato alla rispettiva loro stanza c condizione da 
essere evidente il danno, anziché il guadagno di una più o meno gra- 
duata successiva specifica trasformazione (*); resta per ciò solo dimostrata 


(1) E lo dimostra il Fce cosi brano allegato sul finir della oola penultima , corno nel ir- 
gueole cito n« è la coolinoatinne; « La «rVrr/MM, diut’vout , ptrftctionne. Il favJraìi rxplt^utr rr 
fu'ojt tKlttU par te mnl pei^ffclivnMtment. Tmts Us animaux aetuelUmeiU rieoNO m'onl-ìU pai la per- 
fettioH propri à rAa^ue tipkee et ne tont-iU pai mtrreilUatement appropriai d la nature det militux 
dani tei^els ili nVenI? la tinge ^ l'il deifieut niarektur, itrati’il améliorè? Le /lon , te tigre ^ le 
tkival, r<ir^/e, te rondar, te rygHt, lecaìma», Ucrocodite, la forftie, terequin, reiiur^on, tt*en(*i/« 
pai toute la prrftetitm pontile? Ciangn^et, et ili teronS déchtu. K'argenaute, Vereargot, lehnmard, 
la langcutte, VabeìUe, la monthe. In ardi^neu fileuttt , U itarpian, n'ont--ÌU pai en eux toul et qu'ìl 
fa'ti pour fiiTc et rr^rorfwfre Itur rate? Eh wl-i7 auirement dee planiti? Le champignon, la mouttt, 
le Ucken , les fougern , la lei bananieri , aot tautei , nai rkine» , noi hitm , ne tonl^ilt 

pai parfaili, tiacun darti lon c/j»èr« ? La rete, ie Ut, la n«/elfe au parfum li doux , le jaimim qui 
le lui diipult en tttaeilé , on(-i7i ieioin de qualtlit ntm> ellet? À Vhovtme dt medi^er, pour en lirrr 
Ir mtilitur porli, In plantei et In animaux qui peuvent l'y préter ; à la nature de réiiiter à lon 
industrie , et de maìntenìr Ut tgpes en Uur centtrvant lei carartiret qui Ut dùtin^iiear le» km dn 
autrti. //Aenme A»>jR/ine, pour pro^mirr, n'o fw'ò rnitr re qu'it etti ion rorpt gardepa sa forme, 
et lOH intelligence le earaelire qui lui est propre. Suppoier une cr/orure humaine plus pirrfaite, lortie 
de noui , ne leniHe pettibU , ni mime ndentaire, ?toui n'dponr pas rrfu noi prrvtYf'^rj par droil tie 
noifMitee, i7a ont une aourre plui élevée. Ile toni notre eonqufttf e'nt rauert du tempi et dn rfftU 
Aftireux ^ue netii lenioni cAofue yotnr dam la vote du progrii (op. cit., pag. 49-&0)». ProgreMo 
dovuto alta ragione ed alt'arbilrio, doli proprio dell'uorao, per lo quali non aolo egli à perfetti* 
bile, ma pcrfeiiouatore altresì, mediante l'arte e l'iaJutlria, delle prodaziont naturali e degli 
rsaeri irrationali, pur rimanendo ai questi, si quelle, e lo alcaso artefice sosiansialmenle que’ ne* 
desimìj ciò importando il concetto stesso di perrcrìonamenlo, il quale suppone l'identità del sog* 
getto perfeiioaato, oi^n perreriooaodoft ciò che cessa di esistere, ma ciò ebe peroianc c perdura, 
ed « quindi suscettiro di tutte e sole quelle perfezioni , die sono consentanee alla sua tulora. 
(Cangiala la quale, cìngerebbe pure il soggetto, giacefaò ne k ioseparabile ^ cioè cesserebbe di 
essere , sniicbè io altro trapassare , e ci sarebbe sostiluzìooo di un più perfetto ad uu meno perfetto 
organismo , oon già sostansialc e specifico trnpaiso d* uno nell' altro. Il quale trapasso , ove pur 
fosse posaibile, non si polrebbo diro Taotaggìoso, nè all’uno, nè all'altro organismo} non al no* 
sello, poiché questo col eomìociar ad esistere oè guadagna nè perde j non all’sDlico, il quale, 
cessando di essere, lutto perde, anziclsé acquistare perfezione. Ed è curioao vedere come il Darwin 
riconosca egli stesso esservi animali che non si avranUggerebbero di un più perfetto organismo, 
e nomina ad esempio gli iofasori ed i lombrichi: « il mag be atitd what adtanlage, m far at im 
tan tee, trould il be io an infuMnan ammaUute • lo eu ìjUmIìimì irorwi - or ertn to an earth-vorm , 
le be kighly organited? • e da questo non sentilo bisogno voglia derivalo il permaneole loro stalo 
il’ iaferiorilà sin dai primi a noi eeti albori della vita (op. cit. , psg. 135, coll. 314. V. pag. 76 , 
nota 1} 101, nota G}! Cnriosissima davvero in boera dei Darwin non meno la ricognizione 
del fatto che rioferenta dedottane} imperocché gli è ben vero che gl' infusori, Gachè si 
ronleulano delia loro roodiziune e non aspirano a più aito grado nella scala animale, non abbi- 
sognano di più perfetta orgaoizsazionO} ma ciò vaie altre» per qualunque altro animala di orga- 
aizaszione cclalivameote più perfetta, il quale per reserciaio delle sue funzioai uoo nc abbisogoa 
di uo altro d'ordine superiore, che gli riuscirebbe d’impaccio, aniicbè di giovamento (op. cit, 


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PKR ClUSKPrE CRIIUKCHEIXO 


387 

di questa l'insussistenza; sì perche Iclczionc naturale , condizione delia 
specifica trasformazione, non è applicabile che alle vantaggiose e pro- 
fittevoli varietà sì perche se le specie attuali, presunte trasformale, 
lo furono appunto perche non avrebbero potuto durare e vivere nella 
presupposta anterioi'e loro condizione^ resta a dimostrare come abbiano 
potuto per generazioni e genenizioni prosperai*c e svolgersi per tulli 
que' successivi gradi di inferiorità e superiorità rclaliva (*); e come non 


pjig che M DfU'ipoie»» Dfrwioisoa è possibile il caso di an raoocebio ebe agctgni ad esser 

bae, eoo esilo taelo piò ticaro qoanlu più rimoio e ineoQ tragico del faToleggialo da Esopo 2 è 
lullaTÌa da ebiarirsi la inodcslta degli infusori, i quali, essendo pur roroiti di un orgaoìfmo ve- 
raenenle bello e neravtglioao , • quindi giusta la loorìa non originario (V. op. cit. , pag. 135, e 
sopra pag. 79, noia 3), se lro«aruoo il conto loro ad eloTarsi da una semplice cctiola orga- 
nica fino al grado d’infusori, potrebbero puro aspirare a quatebo cosa d’altro^ 0 il non farlo 
prova che nella diala favola , e Dell'apologo di Meoeniii Agrippa vi ha più filosofia naturale che 
in certi acritli di staluralisii ; ebe l’annonicB varielà o permanenza di tipi i licbicila non meno 
per la perfcziooc e ronsrrvaiione del lotto, che per quella delle singole parli; che se tutti i vari 
tipi hanno potuto da un solo originarsi, dovrebbero pur lutti io un aolo confondersi finaloeute 
ed immedesimarsi, o sparire coDlinuameole i meno perfelli e non rimaarrti che una sempre viva 
e sempre nuova e più perfesìoaela fenice. 

(I) Darwin, op. cil., pag. 133, 137. V. sopra pag. 7d, nota 1. 

1,9) V. sopra, pag. 978, nota t. Il Darwin si muove egli slesio quesCobbiesione: come un car* 
Rivoro terreslre abbia polnlo trasformarsi in acquatico e vìvere durante il periodo di transizione? 
E risponde con dire ebe io uno stesso gruppo di carnivori avviene di osservare una gradatioae 
fra abitadioi scliirtlameole acquatiche ed esrlusivamente lerrealri; e siccome eiascono di eui non 
esiste che in virtù della concorrenza vitale, essere perciò manifesto che le sue abitudini corri- 
spoodono al posto che occopano nella nalara. E reca ad esempio la donnola visone detì'Aaerica 
teUcnlricoale , simile alla lontra quanto al pelo, alla forma della coda, ed alla cortezza delle 
gambe, ma palmipe-Je quanto alle dita, quindi d’estate vive dì pesci come lo smergo , e d'ioTcrno 
dà la esceia ai topi come la putzola. • It Aes ttem asitd hy (ht vpponenit of mthvicvt, atIMd, 
Aose, fòr tnjtoiice, a land eortt<t«roiu animai eatàld hav* b<en con^ud itilo one «eifA acfuatiehahiUf 
far how eould iht animai in Ut trantiliottal stale hapt nhiittrd? Il ttculJ be test/ lo lAow that tritAin 
thè tame ^rou^ ramù'orotM animals txist Aaria^ cerry intermedtate yrade betH'trn trvlt/ ac^natic and 
strietly lerrtsirial Aaèits; and at teth esitls by a strugylt far /i/è, il tit eleer that taeh it aJajtitd 
in ila AoAt'ls l« Ut ptac* in natart- Look at thè 3/irrtr/<i t'i/OJi ef A'orlA jdmtrxca, vkicA hat webbtd 
flit and toAicA reumblei an a/ter in its /ur, sAori leyt, and farm of tail; durimg tummrr thit animai 
diett far aud prtyt on fith , bui duriny thf teny winter it leartt thè frattn tntlert . and prtyt tik* 
ather poU‘eati on mite and land-animah ^op. CÌL, pag. 197*198^ ». Ma resempìo non calza, e U 
questione è elusa anziché ecioUa; imperocché nella eoesislenca dì abitudiui strettamente soquatiche 
c lerrevtri in nnn stesso individuo non iscorgìamo nessuna difficoltà, trovandosi egli egualmenlo 
conduionaUi all» noe ed alle altre, ma la difficoltà sta tutta nel lento sueeesaivo trapasso dall'itna 
all* altra condiiìone , nel divenire l'individuo sempse più inetto a questa, quanto più aceeocio 
air altra, aìno a riuscire iocompoasibili nello stello individuo, trasformalo in animale esclusiva- 
mente acquaUco o terrestre; locebé suppone on periodo lungo e lunghissimo, in cut, noo esKodo 
perfrllamenle né l’uuo né l’altio, e compiendo a mezzo ed iupcrreitamente lulte le sue funzioni, 
avrebbe tulUvia potuto vivere e Irasformani, che e quanto dire vincere nella concorrenza vitale i già 



l-A CRITICA SriENTinCA ED IL SOVRANnATL'RALE 
rAÌslcndo alcun limite alla pcrfcttibililii (0, Tabbiano finalmenlc incon» 
tralo nella rispetliva loro perfezione; e tale da cessare ad un Iratlo 
ogni ulteriore svolgimento e conservare immutabile ralluale loro tipo 
durante un p?riodo indefìnito ed immenso (•), come conservarono il 
proprio alcuni gruppi di specie fin dal primissimo a noi nolo allieggiaie 
della vita (^); e finalmente, come essendo certa ed incoiileslabile Tiin- 
mutabiliti di alcune specie, non che restiiizione lolalo della maggior 
parie delle altre C'*), certa del pari la durata incommensurabile (*) delle 
poche trasformate (®), si possa tuttavia, non dico provare o dimostrare, 
ma prosiippon'C un tal privilegio d'inutile trasformazione. Inutile alla 
natura, che non può avvantaggiarsi delle superstiti, se non prova danno 
per le estinte. Inutile agli individui privilegiati, essendo cosi lento cd 
insensibile il procedimento deiriniziata loro trasformazione, da non es- 
sere osservaliile nè osservala mai durante qual più vuoi lunga serie di 
secoli e di generazioni C^). Inutile alla specie, giacché la specie che si 


perfelljaieotv ed eBcldiirainefilo tdatati aqneUceor di viU. coi il novelUoo imprendeva eo>elU* 
inenle, etui ne svr«bl>e vcrupatc le vuole aedi. Gode il Floureaa, riportala la citala bolla e rUpotla 
del Darwin: « ComMcnf, par eitmple , un aaiaiaJ earmrore fnrejitre ptuUil arair 4t4 trantformi en 
trnimal aptaii^ue? Comrufml, aurail-ìl pu vivrt prmdant san t’tat (r<ta/iìeire - Il éfrail atte it 
iNMfrrr, répond N. Darwin ^ ftie , dan$ It mime group* ^ il txUte it» animaus tarnivort» fui ^rc'- 
HHienl tevi Ut dtgrit intérmediairtt tnlrt dethabitudttvéritahltnunta^vatiqatttldtthabiUtdettxrlu- 
ti<Kment Urrttlru. Comme cAdcen i'eux n'txtste fu'rN vtrlu d'ini (riomp/<« de Id concurreace vitale, 
il ut ridir fur cAdcim d’ru.r doif tlrt eanTtnablemml adapti à tet babiludet et à la tituatiom de la 
nature} • il Ploareos acalamenle aoggiange : c cVirtHdirr pie de deus animaus tn t'oìe de patter 
dii terrestre à raptati^ue , oa de Fagaatifue au terrestre , Cun n’esìste f ur lort^ut la coneurreNc* 
itaie « aj^lrnMtiti' Tdiifr* (Exa/ntn du Uvrt de J/. Darwisi , pag. 4I‘49) ». ?(ei quindi porliaoio 
opinione che reaiaUDan degli anfibi non provi per nulla la poeaibililà del Irapaaso da nn animale 
dwlniivamente acquatico ad eacluaivamente Icrrealre i nè aappianio vedere nella donnola viaooc 
dcU’Anerica un realicciuolo od nn rndimenlo di peice  netamorfoii a nostro credere nè più strane, 
ne più malagevole di quella di on quadrupede inseUivoro in pipistrello, atioaU dal Darwia Hrn 
più difficile cd inesplicabile, non però meno poaaibilo, dovendosi dar poco peso a aimiU difficoltà; 
« if a dìffirent rase kad been taàrn, and t( had bten asled how an insectivereui fuadrir/ird evuld pes- 
tibly bare beta cenverled inta a fljfing bai, thè ^uestion woutJ been fur more difficult, and l teuid 
kart gìern no onnriT. ì’et l ikink tuck difflcuUiet hare tiule wei^kl ^op. ciL, pag. 198)». E vera- 
mente, tratlandoai di mere ipotesi non constatale da verun fatto, hanno tulle pe' Daminiaoi la 
stessa verisìmiglisQza, e per ebi s'allicoe alla logica de' faUi la etcssa assurdità. 

<'l) V. sopra pag. 70, noia 3. 

( 9 ) Ivi, pag. IDI, noia 1, 9, coll. 3, c pag. 74, nota 1. 

3) Ivi, pag. 104, nota 6. 

(4) V. la nota precedente, e toc. cit. pag. 70, nota t; 73, nota I. 

(5) V. sopra nota 9. 

(6) V. loc. ciL pag. 69, nota 9j 70, nota I ^ 73, noia 1. 

(7) V. sopra, lo*, cit., pag. 76, nota I. 


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PEK GIUSEPPE <ÌHIRIM:HEU.0 


1 


trasforma perisce nella trasformazione, e non lascia di se traccia ve- 
nina, nemmeno fossile (^. Inutile finaliiienlc a dar ragione della gra- 
dazione de’ vari tipi nella «’-rie animale, e delle varie loro suddivisioni 
in classi, ordini, famiglio, generi e specie, formanti ruiiità del genero 
animale; imperocché, se la specifica somiglianza di due organismi può 
essei'C indipendente dalla derivazione comune di un medesimo stipite, 
ed essere stati fimo c lallru simultaneamente primordiali, e la possi- 
bilibi fisiologica di una comune filiazione non no involge la realtà (^), 
tanto menu raccordarsi del vario in un'armonica unità sarà argomento 
apodittico di comune derivazione; laddove può quesU riuscire non meno 
inetta a chiarire la molteplice tipica varicti che a spiegarne rarnumia. 
Di vero, se non hawi armonia possibile senza ordinata varieU'i, nè 
ordino senza distinzione, né distinzione senza limite, né ordinata di* 
sliiizione del finito c determinato senza subordinazione e gci*archia; e 
se quindi una stabile c permanente armonia suppone una non meno 
stabile e permanente ed essenzialmente costante cd invariabile ordinata 
e subordinata varietà; la stabile e permanente annonica unità de* tipi 
ne importa la non meno stabile c pomiaiienlc ed invariata distinzione, 
non che la primordiale c simultanea loro origine, attesa la loro mutua 
c necessaria correlazione , c nc esclude perciò la possibilità del succes- 
sivo loro svolgimento o parziale trasformazione Assurda più ancora 
che ipotetica, non polendo rarmonia universale risultare da una par- 
ziale, accidentale e precaria trasformazione, accidentaria e casuale nel- 
forigine, nel processo, e nella duraUi C*); limitatissima estensivamente, 
essendo sempre il privilegio di pochi ma intensivamente illimitata 
E ciò neccssariaiuentc non potendosi limitare f indeterminato, finde- 
fiiiito, una varietà assuluLi che non ritiene più nulla del primitivo, e 
non ha ancora nenitiieno un accenno del remoto suo avvenire; uni» 
svolgimento e perfezionamento di ciò che non è più; un iniziamento 
di ciò che non è ancora, e quando sia per essere, non avrii più nulla 


(I) Itì, pig. 77-78. 

(J) V. ifi, 80-8?, 

(3) V. in, ptR. «t-ai-ioa. 

(4) V. pA|{. 73-75. 

(5) Ivi, pag. 79, nou I; 73, ooU i. 

(6' hi, pag. 70, sola 9. 

3(i 


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LA rRlTKA SaP.NTIFICA ED IL SO VRATO'ATtl AALS 

di comune col suo principio (0; brevemente, un accidente senza so* 
stanza, una relazione fra due incognite, una mera apparenza ed as> 
sordità Tant’è che i piu assennati e non perciò i meno dotti fra 
coloro che, badando più alle generali analogie che alle particolari di- 
versità, riconoscono in ogni gran tipo, od in ciascuna delle principali 
sue suddivisioni un'unità d'organizzazione, ammettono pure, anzi pro- 
fessano espressamente la comune primordiale origine e stabile e costante 
pernastnenza delle singole specie lorchè riesce ad ammctlcre tanti 

i:*ii 

(I) Ivi, noU I. 

;s) i«i. p»g. *0. 

(3' Wdi in }>r<>po«ilo i briini (png tSI-9SI), di Sorìgncl, Hanpi^d e Fé« . di coi et 

pince agsiungrre qur«CnUro: n L*t taraeteru fui unnttnt /u flrt* tiwamUy ^uth ttmt-ìU? 5i Toii 
vculail dttcendrt justfu'aux fattiti r7^ji»rHr<nryj éts nryonri, i<r*i m-orr égard à ta mamrre doni ih fomc^ 
tHmnenl, et tant te itrioerti^rr de Ut forme, oh deiTait aUoitlir n^««atremrf>l à fa reUufe, et ddji motu 
em aeont fait Ut rrmary im; mait tans mier ftècite'tneHl fu'il r» imi eteit, oh te rontente de ehercher dii 
rafforli d'eatfmble, a/i» d'établir dami te riijM er^rtni^ue ente i^Wr conlinur tgalrment ntlisfaiiant* 
dritti feufei tei partiei. JVmui rosomi lìen fue tee rtrtAréi, foyr ne j»<tr/rr fue de rei emUraarhemient 
te frtmter de Invi, ont e» eommum mat eolomae vtrl^eafe, baie du i^aeletle, trn axe eeVtZro'ipiita/, 
dei eòttt et ftet^ut UHiWr<e//eoirtt( det afpe:ndieti detUnéet à ta loramoùoni fliriii ta de riere 

e»t li diffirtHie et ti biem apfrofriee avx mttirux d'babiiaiitiH^ tei id^jnrjrrj ex^drieuri ioni ei t>cm'di, 
fue lei ordret de citte dieiilon frimaire temblenl n'a/»/> 0 t^letttr yei’cr euX'tntmri: et Con te dtmanit 
alari, tant troa*xr me rèfonte latufaiianti . far fue/i rarattèret tei mammifbnt temi umU aux poii- 
j«ju Oli aux rrftiiii. Ut eiteaux ayx mammifèni. Ut pmi*o»t aux oiieavx, et Po» He petit te dii* 
fTHttr de eamttater foe Ut typei mammifere, oittau, reptiU et poitton «otti parfaitematl iio/d«. Ce ioni 
biem det verUbr/t, et ti e‘ett par ti fu'ilt i'attùiettl Ut umt aux nulree, p/utieurt rararl^ree, doni it eit 
iuattU de dimomtrer rimportamee, tei téparenf. Lei animotix à poili, à plumri, à èebUUi n'nmt fu'Hne 
parente de com'fHtion. ftten me rapprorhe intimement Ut mainmi/èrri det oittaux, ni Pormthtfrhiiuiue, ni 
téchidnii la ebauwe^taurìt fui ro/r, le pbo^ae fui nofr . TaulrurAe el te caioar ^ui coMrent,n'en toni 
pai moliti dei mammifiret et dei sitfdux. La diiiimUifude ne fait fue le pronemeer dae/mlayet ti noui 
^oiiOtti dei verUbrdi avx moflut^et et dei mollut^ei aux urricu/di. Ut uni ptivdt de t^ueUitff Ui 
autrei aree un itiueltUf rxIdnVur* doni loulri lei parliet tomt im>Ai7ei. Et fue dironj-noui dei rayniindi, 
aitimdux cam^iù, ef dei infiaoirti, ti rariéi de forme* Pue//e ptare Uur dottnrro.l-on dant la térie 
ammaU? Vitrnu~U, te mol régne, elnnl dr pure convention; peut fire direriememt interpre'td, et ton 
pourrait enUndrt dire, ìiimì firt en drmt de t'en dfmntr: U rrfnr dei rrrfeArdi, dei no^Uifuri, dei 
artievUt, et pour let plantet. Ut règnet dei fueut ^ dei rAitm^'f noni . dtt fau^iret^ det palmierty det 
eaniferet ; el cria m<ec riulriMl plut de ruiiM, f uè il rei Hrtt, ii dirertement organitét, ani en comnmn 
la rie, iU nVettl de remt matueret diffèrrmUt. Ne lonhitt pai lerretiret, ofuorifuei, pvlmtmét, bran^ 
ehient, trachétnt, eamamert, htrbivortt, ivcfuri, rUiparei, oriparei, oMeiVi^rei, gemmiparet? Le long 
n'etuil pai /roid, cAaad, rBwye, roie? Aei tati dei plantet n'oHhili pai nue c«ttilj'(u<«on cAimifue in/E- 
ttimeitl vitride? Cei diifrniMaBCei ite permetlrnt pai leu^ovri de touder entembU Ut mombrrux anneaui 
de la ekalne del tirriy et ce/tendant it faudrait gu'it fùt poisibU dVn romprtndre la eOAltruild, aulre- 
meiil le lyil^me dei typet t^duiti, ramate géniteun de loutet Ut ftrrmtt v^gètaltt et animaUt pdckermt 
par M baie. — (lue Ut ilrtt riranti aient entre rux dei anahqnt, fu'ifi formenl une /»nfite i<W« 
fui unii Ut orgimùmei timpies aux orgaHitmts eompoiU, periaime ue pourrait U nier. f’ut par un cer- 
lain edtd ih tomi dame ana'ugigiirt. Pnur itre un oiumu/ il faat poueair te ddplacer à Panie tforganei 


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PER GIUSEPPE GI1IRINGHEU.O 


Q91 

tipi primurdialì, disUnli e permanenti, quante sono le specie ed 1 ge> 
neri, i soli tipi reali perché fondati, non già sopra una più o meno 


/ffcamolritri, at'»ir en lt$ moyetu dt rtftartr In ptrtu ^uotiditmnet ^utntralnt la riti r*/- 

pìrtr, éprau^tr d*$ t* mrtire «a rapport dv«v drt inditidas de ton etpère pour rtproduìrt 

ta ract. Peur itre pinate, il faut ahtorher Iti Uifuidrs tt tettai, ft lei apprùprier en let dèrempotanti 
rtetmir VimfiatHtt de T atr et de la lumih^, tt laiuer praétrer par le taleri^ue, te repraduire à taide 
de germtt; maìt malori la dteertili det formet, aHÌmaux et planlet, devaat naUre, t'atcroUrt, te rt- 
produire et mourir^ ne tauraient itre remplèiement ttoltt, puitfut fotti omi liei dtstinéet rnmmuati et 
fue fotti paretmrent Iti photrt d'exuuace. Dire de dtax (irti or^anitét ^u'iU vir«nt,e'etl dome 

itii/tfifrr line parentd et canttalrr drt ropperU dt er^aìtatioa i de torte fttr par et eòti trotti powoat 
admtttre comme rigoureuttment trai Faxieme: >«(vn do» f«cit ullus, mai» tm le poraphrasant , tt 
tn i^wiitf f ur la tVtiftirr , ftti emploie lou^ovri Ut Bramii élèmeati pour dottntr la nV, me varie ^tte la 
forate, ti l>teu yue dtux étret etaml dannét, ^uet^ue tiparét <fu'ilt ioieitf cn af^renee par la ttrueture 
txUrirurt, ii eti permù de decider tfuUù te rettemlleat (iu«tèriell«nieall ettrore plus fu'iYi itr diffèrent. 
Matt tu amalo^iet foatlioaelltt m'etupirheHt pnt la ptrmantuce du l^pe ipdeif^ue (Op. eil. p«g. 50, 
51, S4, 55' ■. E tale ai h puro la »out«Qia del più voile lodalo llyicrony inloroo alla atabiliU 
delle «perle ed alla pntnordtale loro otÌKÌoe, non uilaote l'analogia di loro orgauiaxaxiooe. ■ Em 
deraier rétamé, et au sujrt det mutelet drt extrdaiite't, auxjutU nout koraoni notre rotumoniraliun 
d'auji'urd'hui, je puit répiltr et fvi j'ètrivaii tm l$09 à la fin dt mou df/tnotre tur let anuclet du 
mou'.tmetti du rhoi|ue commua. - Ttlt toni Ut moyemt dipariit «inx ;tAflfbr« pour te mouroir. /.tur 
rxotnrti tribtfnmtyiir fuurmt une nourtl/e preur* ^ue, <6^hiì Phommt yui temble fuìr le tal doni ta 
mart ke, jiuf u'ò ru ammaui qui y nmt commt enchataét par laute la longaeur de leur eorpt, ou frottee 
coNifoiWNrrnl un mime pian tTorganitation. Pourlant et poni Ut mémet leviert gui porienf (rèi-peii daut 
leur notaérc ef ^etira rapportt eaentieii, maU gui prètenfemt bettucoup de différenctt daut Uur /tinaie, 
Uur tongueur^ daut la manirre don! iU tont ^lafi oo ptint tTo^pui, dant It degrd de force, et daut Ut 
dirtelion de la puittamee fui lei meut. Sout ett dierri peintj de eoe, Ut P/uufuet nous ont offert det 
madt^^Vdfrotw ìm^rfnMlei , gui txpligutnt ^ il tue teuUiU , ttaue maniere satitfaiutnte, Uurt mourementt 
tinguliert ,, . , . Que foti tubtlitae, dant ett eoiir/DiiiMU gòièraltt, qut y<n'dii Irncdri lY y a yuardtUr- 
fudfrr Otti, d’tiN fraediY tMo^^Mf «r etlut^ei, le m»m de singes è rWiu de l’hoquct: gue Fon comtidire 
let ndcettiltt de la vie habituelle tur let arbru et det manrementt gu'elle exige. au heu de ramper tur 
U tote! de la NOtalion pour la vie aguatìgue; on aura ekterri, aree le mime pian tetterò/ d'organitalion, 
d'autrti modi/idttioHj admirabUment adapte'et à ce genre trrxiilmfv, diRiì gue fetpbre roeoir dmonfre 
dant ce <lfetu»iri et daut U prnddeat pour Ut ergauet patttft du mow/emeut ehei U Goritle et let 
dwfrei itti^ei de la méme famitle (op. cìE , pag, • Coni concliiude la aeconda «ut Me- 

moria, « Bullo acorcio della lena: « Celle circanHame l'esaioe di parecchi achelelri di anlrtipoidt 
nout donne rorcdiiim de dire guelguet mote tur la guettiim de Ferigine et dt la permanmer det etpicet. 

Pour moi, celle erigiue première Ielle gae noui Fobtemut, et couiigiummenl Uur permantnet^ toni 

deux pnaripei de tuet doetrinet et de mti eowetcftoni /m«fi'/$ftiri, ftir je drmandt la /Nrrniùijaa (Trxp/iftter 
«et. Jfuii Oli ptul trrer dant Uur d/t/i/iVtifioa oit don» la prattguei on p*ut ditlinguer guelguefoie mal 
à propKi, commi etpicet diffìèrentet -, de timplet vdnVfi'i, ow eoufnudte camme det VdfiA^i det efpècéi 
di'iftNrfci. Cet errrurt de jugemeni ou cet iaiunet de la irienre wr peuoent detruire le ^incijt» boti 
tur Ut toii fondamrniaUi de réroMomic animale. Kllet proriennemt de ce gu'on ne peut pat luirre 
toutet let etpicet daut Ut dietrtet èpogutt de Uur vie, et reconnaitre celUt gui ne te mfUnt pai, et 
ne peuiienf propagrr entembU. Lei imttinett, Ut dpoguet du rut, let moyent de /?coju/d/Ì4ìti det pemiri 
y metteut un o5irdr/c ineraci5/« ddiM l'éiat de nature pour Ut etpicet t/iinm5/d5/r«; if Ut hybridet 

na «c produiitut gue par un artifice dù à la puittance de Fhomme, et pour une durée tru-bamée 

(op. eit., pag. Ì%S). • 



agj !•* CRITlCi SClEKTincA F.D II. SOVRAHXATUKALE 

vaga' ed incerta analogia , ina sopra il reale fondamento d’una promiscua 
illimitata o limitata fecondità; vero criterio c sempre sicuro, quindi 
preferibile a quello sovente fallace di una maggiore u minore analogia 
u rassomiglianza di fonile (*l. 


(1) V dopra ton. XXII, pig. lOS'llO, lon. XXIV, pag. ttO-990. 




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CRITICA SCIENTIFICA 

ED II, 

SOVRANNATURALE 

GIUSEPPE GHIBINGHELLO 


Continuazione e fine. 

>V«1. Serie II, Toro. XXli, pag. J9M62, o Tom. XXIV, pag. 161 26U . 


PulibHfationr postuma approvato ntll'adumvsa del 4 gennaio 1880. 


L’intiera Memoria del Socio G. GiimixQHEu.o , come giiislamenle 
s’era arguito e testò fu palese dagli autografi rinvenuti presso gli 
Eredi , si compone di un testo e cinque Appendici. Il testo è pub- 
blicato nel tomo XXII, e le tre prime Appendici ABC uscirono 
parte nel tomo XXII, e parte nel XXIV. 

A piò della tci7a (tom. XXIV, pag. 960) l’Autore appose: Continua. 
Si credette, che dovesse continuare l’Appendice, sotto cui sta una 
tale avvertenza. Ma essa ò compiuta, e l’avvertenza si riferisce alle 
ultimo due D ed E, intorno alle quali l’.Autore stava allora lavorando. 
Già erano citate nel corso della Memoria (n. xii, xiv), e ne aveva 
letti alla Classe alcuni brani , .senza dire a qual grado di perfezione 
le avesse condotte. 

Fu cagiono troppo a noi dolorosa quella, che impedì l’Autore di 
adempiere la sua promessa di continuazione, e si temette, che nei 
Volumi Accademici la principale Opera di lui fosse per rimanere, 
com’ ei lasciolla morendo, priva di que' due ultimi pezzi. 


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Ogi LA CRITICA SCIKKTlrlCA KD IL SOVBAPIXATDRALE 

Ora il Reverendo Signor Duroni , dottissimo autore degli Studi su 
Parmenide, Platone e Rosmini che son pubblicati in questi Volumi, 
con nobile intendimento avverti la Classe, che le due ultime Appen- 
dici non solo trovaronsi compiute neiraulografo e in una copia, che 
ne trasse il compianto Socio Teologo Testa, ma già erano dall’Autore 
stesso iniziate alla stampa in bozze da lui corrette. L'egregio amico 
del Ghirixqheu.o trasmise quelle bozze aU’Accademia, con un’Aggiunta 
manoscritta al testo, che l'Autore avea intitolato: Seconda Parte. 

La Classe accolse con gratitudine e la notizia e la comunicazione. 
Quanto all’Aggiunta, oltrecchè non ebbe dall’Autore l’ultima mano, 
giudicò la Classe, che per la sua brevità non corrisponda come se- 
conda parte a quanto precede, che non sia assolutamente richiesta 
dall'aigomento, e che turberebbe l'economia della Memoria, quale fu 
dall’Autore prestabilita nei Volumi, Deliberò invece unanimemente la 
stampa, che qui s’intraprende, delle due Appendici D ed E- 

Per tal modo si compie la pubblicazione dell'Opera, ed è giustizia 
verso la memoria d’un Socio desideratissimo, il cui pensiero in un 
soggetto, nel quale si toccano molti ardui problemi deU’odierna filosofia 
e si combattono celebri teorie, dee manifestarsi nella sua pienezza ai 
dotti , perchò sia giustamente estimato. La pubblicazione è altresì a 
decoro dei Volumi, nei quali l’imperfezione della Memoria era vieppiù 
a lamentarsi, inquanto che in essa particolarmente l’Autore diede i 
risultati de’ lunghi e profondi suoi studi, e versò gran copia di quella 
erudizione, che tutti ammirammo in lui. 


Per incarico della ClaJtee 
il Socio B. PiTnOiV. 


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PER GIUSEPPE GRTRINGRELLO 


395 


APPENDICE 1>. 


Dell» divina prescienza e provridenza. 

Coloro che negano la previdenza e provvidenza divina, come se fossero 
inconciliabili, Tuna colf umano arbitrio, Tallra coi muli, onde è fatta 
bersaglio la misera umanità (0, e non pertanto hanno una fede cieca, 
incrollabile , illimitata in una u leggo di progresso e di perfezionamento 
0 superiore ad ogni volontà e ad ogni potenza degli individui a sicché, 
qualunque possano essere « le iiTegolarità da parte deirarbitrìo e del 
» senno umano , malgrado le liitic fra il bene ed il male , fra la verità 
i> e Terrore, per cui passa rumanilà, il risultato però, a cui essa giunge 
» nel corso di unV’ra, non sia e non possa essere che un miglioramento », 
cioè a un progresso generale in tutte le funzioni interne ed esterne, 
» morali ed economiche, individuali e sociali della vita », e cosi la 
civiltà universale dalle bitte , dalle vicende or gloriose , or infauste, 
risorga poi sempre pili ricca, pili potente, più libera, piu felice di 
piìmaC^); questi tali, ripeto, non confessano per tal modo inscientemente 
c sotto diverso aspetto la verità di quei donimi , che altrove si fanno 
ad irnpugnat'e ? Di vero, se, malgrado una certa ed indefettibile legge 
di progresso, può sussistere, anzi svolgasi e s’ingagliardisce l’umana 
libertà , la legge progressiva dcU incivilimento consistendo appunto , a 
detta loro, nel correggere via via, infrenare, mansuefare, ingentilire 
n le ])assioDÌ, subordinandole sempre più all’impero della cosciem^a e 
» della ragione » non è egli manifesto che la certezza del risullamento 
è compatibile colla libertà nel raggiungerlo? ^on gli c anzi, in loro 
sentenza , condizionato il continuo perfezionamento delTarbitrio reso 
vieppiù correttore e donno delle umane passioni ? A meno di dire che 
le azioni individualmente libere diventano necessarie collettivamente, 


( 1 ) Razionalùmù dti pcftùlo, pag. 41, 97 »(|. 

(f) Siu4i t rtUgioii^ lotrod. , pig. ili. 

(3) Rfiiiintalismo ^ pag. l47*i4S. 

(4) Iti , pag. 146. 


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igG l-A CRlTirA SaENTlFICA rii il SOVRAKXATt’RAl.E 

e che lìberi saranno forse gli indìfidui, ma serra e schiara dere dirsi 
ruinanità, o viceversa! E parimente, se i mali, ond’ è aiììitta e trara* 
gliata rumanitù, non ostano al continuo pi'ogrcsstvo di lei miglioramento 
ed al liliale trionfa del bene, non c ciò mi dichiarare apertamente non 
esservi quaggiù male invincibile, irreparabile, assoluto, ninno che non 
sia o non possa essei'C cagione od occasione di bene, anzi del maggiore 
|Kandgt;ssibile, quale si è appunto la vittoria riportata sul male! E non sarà 
provvidcntissìino lordine che dà luogo a tale sconfitta ed a tale vittoria? 
Or come mai ciò che ha valore di assioma presso questi critici , che 
aiFcrriiano c non dimostrano, diverrà assurdo e contraddittorio in bocca 
dì coloro , che , sebbene accusati di dommatismo , dommatizzano meno 
e ragionano di soprappiù ? K per verità, se un progresso continuo, 
perpi*tuo ed universale in ogni mino di scienza e di azione , cosi ncU 
Tordine fisico , come neirintclieltuale e morale , non è ne una veritii 
assiomatica ed indimostrabile , nè un fatto confermato dal testimonio 
irrefragabile deiresperienza ; se fra ninlli mali fidci attenuabili pur ve 
nc sono che sfidano e sltderanno mai sempre i! senno ed il potere 
umano; se quella radice degni maniera di mali, vuoi fisici, vuoi 
morali , che è rumana malvagità , può bensì correggersi nei vari indi- 
vidui , o rendersi altrui meno noccvolc , ma non sarà mai svelta del 
tutto, nè soiiòcata , [lerchè disposizione congenita di viziata natura, 
cui l'abito afforza, ma presuppone, polendosene impedire gli atti, 
non distruggere la potenza , onde personale c non trasmissibile si è la 
virtù; non perciò il trionfo del bene avrà a dirsi meno certo c sicuro, 
purché si distingua il trionfo morale dal materiale , che gli è e debbe 
essere subordinato, ed il campo, dove si esercita, dal soggiorno, dove 
si ricompensa la virtù. Conciossiachè l’ordine, che fornisce le condizioni 
della jMova e del merito, mal s’alUigli ad apprestar pur quelle d’un 
condegno guiderdone ; crescendo il pregio della virtù in ingiouc degli 
ostacoli su|>erati c delle sostenute lolle ; e se fra queste vieppiù si 
adina, non si compensa con essa Teroica virtù. Nè ì continui succes- 
sivi miglioramenti, ebe segnano il corso dell’umanità, per quantunque 
meravigliosi vogliansi supporre (oltrecchè potranno appena sopperire 
ai sempre crescenti nuovi bisogni), siccome bnitì pur sempre e difet- 
tivi di loro natura, non varranno mai ad appagare le immortali spe- 
ranze, e, dictam pure, gli iroperscrittibili diritti della virtù. Diritti che, 
sacri egualmente in ogni tempo ed in ogni condizione di vita mortale , 


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PEK GIUSEPPE GHIAINGUELLO 


397 

richieggono un^eguale mercede ed un eguale trionfo, non di un'astratto 
ed ideale umanità o degli ultimi suoi futuri rappi^esentanti , ma di 
quanti nella lunga sene dei secoli , non sedotti da vane lusinghe , nè 
inebbriali da piaceri fugaci, nè atterriti da duri, ma passeggeri cimenti, 
amatori costanti e sinceri del vero, del retto, del giusto, del santo, 
meritarono di fruirlo eiernamcnie dove ha ferma e stabile sede , cioè 
nella luce del Sommo Vei*o e nell amplesso del Sommo Bene. Al contrario 
i crilici razionalisti in discorso , esagerando o falsando il concetto del 
progresso e del trionfo del bene , rendono rimo e l'altro assurdo e 
cotilraddiUorio , cd impossibile la vera ricompensa della virtù ; impe- 
rocché , uinmctlendo uno scopo , ma senza ordinatore , nè riconoscendo 
altro ordine possibile , fuorché fattuale , in cui svolgesi il progresso 
indefinito, tolgono cosi la possibilità di un compiuto c finale trionfo; 
sia perchè non mai pitMiamcnte , solo approssimativamente conseguibile , 
sia perchè, non mai fruito da chi più lo meriterebbe, cioè da quanti 
superarono maggiori ostacoli per riportarlo, diverrebbe tardo ed esclu- 
sivo privilegio degli ultiriii sopraggiunli , quando, sbandilo, giusta la 
vagheggiala ipotesi, ogni male dal mondo, mancherebbe cosi Icsetxizio 
alle nuove, come il premio alle antiche virtù, seppure potrebbero dir- 
sene premio condegno beni fragili, caduchi, fugaci, i quali, attravei- 
sandosi spesso al retto cammino della virtù , furono tenuti a vile da 
coloro stessi , la cui virtù si vorrebbe con quelli rimeritare. 

£ parimente, richiesti codesti sentenzialori come si possa comporre 
la libertà da essi patrocinata colla certezza ed infallibilità dello scopo, 
cui la vogliono diretta, diranno superflua cd inutile qualsivoglia risposta, 
non essendovi peggior doiiimalìzzatore che un negatore di dommi; ma 
a chi gli interroghi il |H.Tcliè sia impossibile la previdenza e la predizioni^ 
di un futuro libero avvenimento, risponderanno senz' ombra di dubbia 
e di esitanza che , non polendosi prevedere e predire con certezzA 
iTanne il certo, il determinato, rincvitubile , c ciò che è antecedente- 
mente determinato, non potendo esser libero, o la libertà esclude la 
previdenza, o la previdenza la libertà. P^è avvertono i valentuomini chi* 
con questo dilemma essi stessi dovrebbero sacrificare la loro libertà 
alla certezza infallibile dei loro continuo universale progresso ; ovvero 
collocarlo fra le incognite c gli imprevedibili, onde salvare la non meno 
cara libertà. Ma ì derisi scolastici verranno loro in aiuto col distinguere 
il certo ed il determinalo daU’incvitabile e necessario; imperocché la 

■^7 


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398 LA CRITICA SCIENTIFICA EI) IL SOVRANNATURALK 

certREza àltro non essendo che la coscienza del vero , non ne altera 
e non può alterarne la natura ^ come alla sua volta non può essa stessa 
venirne diversamente attemperata. Quindi e che, sebbene Tavvenimento 
libero cd il nccessarìo s'avverino sotto diverse ed opposte condizioni, 
l*uno escludendo solo la realtà, l'altro la possibilità ancora del contrario; 
tuttavia questa diversità di loi*o natura nulla toglie od aggiunge alla 
possibile comune loro certezza, sicché Tulio accadrà certamente sebbene 
potesse non accadere, uè Taltro accadrà con maggiore certezza, perché 
non potesse nemmeno non accadere; questo sarà certo ed meditabile ^ 
perchè necessario; Taltro non sarà però meno certo ^ sebbene evitabile ^ 
|>erchè Tessere certamente possibUe importa il poter essere certamente 
non e^'itato. Locchè riesce a dire che la certezza d’un alto futuro equi' 
vale ad un atto presente giusta la varia di lui natura ; e così a quel 
modo che si ha eguale certezza d' un'attuale libera o necessaria deter- 
minazione colla sola ditlcienza che la prima involge Tipotelica possibilità 
del contrano, che viene esclusa dalla seconda, ed è appunto in questa 
coscienza di poter od aver potuto far altrimenti che si ha il sentimento 
della propria lil>erLà; in simil guisa c colla stessa dilfereiiza sì può avere 
la certezza d*un alto futuro libero 0 necessario. Dìrassi che il necessario 
si può prevedere , perchè certamente e necessariamente predelenninato 
nella sua causa ; laddove se Tatto liliero fosse predelenninato cesserebbe 
di essere libero , e , non essendo predelenninato , manca il fondamento 
per essere preveduto. Il sofisma è volgare , e Tillusione puerile ; impe- 
rocché la predeterminazione non essendo che una previa determinazione, 
tale sarà, quale sarebbe Tattuale , cioè libera del pari o necessaria; 
quindi od è impossibile un'attuale libera determinazione, o sarà libera 
egualmente se preventiva. In altri termini : un ulto jmò essere libera- 
mente predetermitiato y posto che un atto determinato jiossa esser libcJ'o; 
ora ben lungi che un atto debba essere indeterminato, perchè sia libero, 
non vi è atto possibile senza determinazione, ed il concetto d'nn atto 
libero è quello appunto di una libera determinazione. Difattì la necessità 
non è proprietà intrinseca d ogni determinazione , ina è condizionata 
alla forza determinante ; se <jucsta è necessaria , lo sarà pure Tazione 
c TelTetlo, che ne risulta, come avviene nelle forze e nei fenomeni fìsici, 
e nelTapfietizione della felicità, per la quale Tuoino non si determina, 
ma è istintivamente ed oggetlivarncnte determinalo ; ma se la forza è 
libera, libera sarà del pari la determinazione; onde un allo sarà unito 


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PEH CIIIKEPPE GHIRINGIIEU.O 

pili libero , quanto più la potenza , da cui dimana , tarù stata intrinse- 
camente e non estrinsecamente determinata, e la ragione dell’atto stari 
nell'attiviti, anziché nella passività dell’agente che lo compie. La libertà 
non è dunque una negazione di determinazione, ma un’airermazione, 
una forza, anzi un’attuosi.ssima foiza, escludente l'estranea (*) , non la 
propria , l’e.strinseca e non l' intrinseca determinazione , nè involgente 
rnssoliita soggettiva, ma l' oggettiva indilferenza , cioè l’ insufficienza 
dcU'oggetto a trarre necessariamente la determinazione dell'agente ) posta 
la quale insufficienza , questi non può non esser libero relativamente 
aU’oggetto, e deve trovar in sè la ragione sulliciente della sua determi- 
nazione, la quale, rampollando da una libera radice, non può non esser 
libera, traente cioè la sua sufficienza dall'attuosità della forza causante, 
e dall’insufficienza dcterminatrice dell’oggetto la condizione di libertà; 
motiva per cui d una libera determinazione si ha una ragion sufficiente, 
ma non necessaria , escludente bens'i la realtà , non già l’assoluta pos- 
sibilità del contrario. Della quale duplice e simultanea condizione di 
sufficienza c di libertà avendosi la coscienza in ogni attuale libera de- 
terminazione, come mai ciò, che attualmente si sente, non potrà essere 
presentito! Se l atto libero è , al pari d egni altro, attuazione di una 
potenza , cifetto di una causa , ripugna che non sia nell’una e nell'altra 
potenzialmente e virtualmente contenuto, e quindi predeterminato; solo 
questa predeterminazione avrà lo stesso carattere di libertà che avrebbe 
l’attuale sua dclerininazione ; la quale se esclude la realtà del contrario, 
involgendone però la possibilità , e non è libera che a tale condizione ; 
la predeterminazione escluderà pure la futura realtà del contrario , in- 
volgendone solo la possibilità , e rimanendo libera alla stessa condizione 
porgerà colla realtà dell'atto futuro fondamento alla di lui certezza, 
mantenendolo scevro d’ogni necessità colla possibilità del contrario. 

Il quale componimento della predeterminazione colla libertà discende 
apoditticamente dalla natura stessa dì quest’ultima, la quale non sarebbe 
nè potenza , nè causa , qualora non contenesse potenzialmente i suoi 
atti e causativamente i suoi cITetti ; vale a dire , se si potesse separare 
dalla sua attività la ragione intrìnseca del suo esercìzio, ragione che può 
essere ignorata , ma non cessa perciò di essere reale , e qualora e per 

(1) Dìmì titratua^ perche l’eiiooe delle cavre prima ooa peò direi eitreoca ^ eueado la redtce 
delle i9e9nda. 


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3on t. CAITirA sriKKllKlCA F.D IL BOVRAICNATURALB 

quanto sia conosciuta, somministra un fondamento reale alla probabiiilà 
od alla certezza; come lo prova il fatto dell’umana previdenza, della 
filosofìa della storia, e delle presunte future condizioni deirumanità. 
E per fermo, se le future libere azioni degli uomini fossero inconciliabili 
coilanteriore toro certezza, lo sarebbero pure coiranlerìore loro proba- 
bilità, abbisognando cosi Tuna, come l’altra di un fondamento; il quale 
non può esser altro fuorché il tenore, secondo cui si attua e si svolge, o 
collettivamente in genere, o singolarnienle negli individui, Tumana libertà; 
onde il divario, che corre fra la certezza e la probabilità, non sup- 
pone un divei'so fomiainento, ma una compiuta od imperfetta cognizione 
del medesimo , crescendo o scemando la pntbahilità delle future libere 
nziont , quanto è più o meno nota T indole dell’agenle e la molla delle 
sue deliberazioni: cioè, poco o nulla presumibili, ove ({uesti sia ludibrio 
di casuali estrinseche contingenze poco o nulla prevedibili; ma qualora 
egli sia notoriamente dominato da qualche afìèlto prepotente, tanto più 
saranno pi'evedibili le sue azioni, quanto sai'anno meno libere e per |K>co 
non dissi necessarie. Per lo contrario, tanto saranno al(re.s più probabili 

0 moralmente, certe, quanto saranno meno dipendenti da un cieco subito 
alletto, o da fortuite estrinseche circostanze, e frutto spuiilanco di libero 
e spassionato volere. Per la qual cosa tanto è più sicuro il giudizio, che 
si può recare delle future azioni d'un uomo , quanto ne è più nobile 

1 animo, schietto e generoso, più aperto il cuore, più franca la parola; 
<|iiindi è che si può essere liberissimi nel non seguire il vizio, che si 
detesta, del pari che ncll’ainore accesissimo della virtù, senza che questa 
diventi perciò necessaria, o quello impossibile; e clic la previdenza può 
correre parallela non pur colte iiecessanc, ma altresì colle libere dclcr- 
minaziuni. Clic se di queste non si può mai avere da noi assoluta certezza, 
ciò nasce dall'impossibilila, in che siamo di avere una compiuta ed ade- 
(|uata cognizione, non che deiralirui, nè anco della nostia propria 
potenzialità in rapporto colle future estrinseche contingenze; una tate 
cognizione compiutissima non potendo competere che a quel solo, il 
quale, come causa prima, conosce 1 intima ragione delle cause seconde, 
Cosi libere, come nec!cssavie, per lui solo attuos< Ma ad ogni modo la 
probabilità o morale certezza della previdenza umana è tanto conciliabile 
coU’umana libet là , quanto questa colla prescienza divina ; epperò l’atto 
libcix) o non può essere probabiliiiciitc presmito daUuoinOjO può cssei'e 
assolutamente ed infaUibilinente preveduto da Dio. 


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PER GIUSEPPE CHIRINCBELLO 


3oi 


APPENDICE E. 


Deir orìgine dei miti. 

Il mito non è che il simbolo franteso, la successiva prevalenza l'elativa 
od assoluta del segno sul significato , essendo ciò che lo costituisce pro< 
prìamente e lo contraddistingue dal simbolo e dairallegoria ; come, per 
lo contrario, la prepondei'anza dclfideale sul reale è il costitutivo delia 
leggenda; onde procedendo in senso inverso, inenli'e questa coII*andar 
tempo rende quasi indiscernibile fordilo pnmilivn della trama del dì lei 
lavoro , in quella vece si scolora vieppiù e svanisce nel mito il primitivo 
concetto simboleggiato. Quindi non è il mito una forma originaria e 
primordiale, come vorrebbe il Renan (0, ma derivala dairallegoria e 
dal simbolo di cui oscura la luce; anzi mito non è per anco, o cessa 
di esse! lo, qualora trapeli la finzione o si scopra, nel qual caso non 
avendosi del mito che la pura veste, questo si confonde colfallegoria, 
locebè interviene segnatamente nc^miti filosofici. Ora a quel modo che 
la parola non è madre, bensì figlia e sposa del pensiero, il quale conian- 
dola v’impi'onla la propria imagtne; |>er sirnil maniera il concetto non 
può germinare dal simbolo che solo Faccenna e Tadombra con un par- 
ziale riscontro d'analogia , ricevendo più lume dalla mente che non gliene 
ministri. Locchc, contraddicendosi ed esagerando al solito, confessa il 
Renan, quando non riconosce alcun valore oggettivo ul simbolo religioso 
nè altro significalo inerente, tranne quello che ad altri ]>iaccia atlri- 
buirglt C*), nè della scelta di questo o quel simbolo doversi chieder ra- 
gione al sentiinenlo religioso per cui ogni simbolo è indilTcrente il 


;1) ÉruJfj tfAtifotandgt;« retiffieute, pag. .SS. 

(S) Jiim ne itynifit jftir loi-mémef et PAérnme ne trouee dant Ut «ijtU de «on tutte fus et yu'il y 
nandlt;t. Set tymMet ae siyni/imi yue et yu'bn Itur ordonne de tignifrr. VAoiumt /kit ta tainMd de et 
yu'il crm't, rtunme la beante de re yti'i7 m'me. Ivi, lisi;. 493. 

(3) Uaprit paste i7 resi , e'i7 /tu platt d'atun ktr ndéat à età , è tela , fH'aves vout à lui 
dire ^ P*E’ Onde a destare an puro e santo alTelto (aato varrebbe di per sé od quadro 

del B. Angelico di Fiesole quanto le Frine di Prassilele od un cippo osceno! Let embUmtt yue 
nout toxonj d'obtctHilè ....... Randgt;4:a(<siffll cn eur (Ut anami) fue lUt tentiment dt tainteU et de 

rcjpeci retiyieux. Ivi, pag. G5. 



I.A CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATVRA1.E 


3o^ 

pià imperfetto ed oscuro potendo essere da quello santificato CO, quasicchè 
possa dirsi imperfetto od abbisogni di essere santificato un simbolo che 
di per se nulla significa; ovvero la ragione della scelta e delle successive 
trasformazioni dei simboli, Tuno dciraltro peggiore nella pagana antichità, 
non fosse, per confessione dello slesso Renan, la loro piti o meno acconcia 
corrispondenza al concetto ed al sentimento delfetà successiva (*). Nè vale 
il contraddirsi alfermando che questa dìslinzione di concetto e di simbolo, 
di segno e di signifirato, non poteva aver luogo nelfetà primitiva, in cui 
tutto era signillcativo, in quel primitivo periodo di età confusa, in cui 
l'uomo, non distinguendo ancora l’oggetto dal soggetto, nè se dalle sue 
sensazioni, nè queste dal loro oggetto, senza coscienza di sè, della na- 
tura e di Dio, tutto però animava e deiGcava, cd era al tempo stesso 
Dìo e sacerdote, adorando le proprie sensazioni , ossia l oggetlo vago di 
sue sensazioni che non era altro che lui stesso Che piò ? non avendo 
per anco il concetto delfuno e deiridenlico, avea però quello del vario 
e del molteplice, e senza avere il concetto della divinità era politeista (^)! 
Imperocché, lasciata pure in disparte Tassurdità e le smaccate contrada 
dizioni di tale ipotesi, niun costrutto ne potrebbe tuttavia cavare il 
nostro critico, il quale pur vuole che quanto di vivo, di animato, di 
divino i'uoin primitivo scorgeva nella natura, non fosse che un parto 
di sua fantasia creatrice, un eco, un'ìmagine, un riverberamento di sè 
stesso lo stesso fenomeno, cioè, riprodotto oggi giorno dairumanità, 

(1) La eotucìenre pr^uUnrt dans $a yruiulr <t hautr tjumUxacitr tanclifit tt gymMt le più* imparfait. 
C**it le privilige du erntimetit pur iTitrt i/truluéraile, et de tt Jeuer aree le ueniu tamt en iirt òluté 
{Étudet tChittoire reiigieute , pug. xvi, xviit). E può cucre imperfello e veoeQco ciò che per «i 
é iodifferenle e vuoto «li ligniGcaiione t 

(S) La l'éHUt pttdigw dtt prtmitrt dget aeait un c«irarl^c plus tacrd gut la ceurliiane deìfidt jui 
trina tw let auuU , guand PraXìtxU eul fait tomher awr Ut più de ta nòe eet air de relcitue 
rMUiit cacorc Ut détttt (ivi, pag. 3andlt;l). Vantiguité tt faligmttt vite de tu tymòaUt, nn rulte n“en 
aeaìt guire pour plut de ceni ant; la rrligion etunt un dtt ^ro^wtfj tiroHli de rhumantté doit vùrt, 
c*eet-à~drrt, ehanger aree tilt. Ivi, pag. 45. 

(3) Toni étent tigmfirahf pour l'dge primitif: ^tait uh dgt de confuse uhìU, oìi Phomme royait l'un 

doni Paulrt et rsprimoit Puh par Paulrt Ut deux mondes ouetrlt derant lai (Iti, pag. // adorait 

tet tentgtiont, ou, pour mirux dire, Pobjet rague tt inconmue de ta teittaiivnt ; car su erparant pat 
tneore robjel du tujet, le monde ^tait lui m^mr, et lui mime Itait U monde (Ivi, pag, 16). 

(4) La coneeption de la multipliciU dam Punietrt c'ett U polithèitme ehex let peuplrt enfant (S«ralème 

conpiiré dea laaguea léiailK^uea, pag. S'. A)n fare de la mer Ut tentimene de ngur , J'infini, de 
Urrtur et de òeautd , gui mantail dant ton dme, lui rtreiaieni tont un eyclt de dùux mélaneoligutt^ 
eaprieieuT, multiformet. Tout autrei dtaient Ut imprettiont et Ut dinnitlt dei menfagnet . . , . , , de la 
terre , du feu et dei vuleant , de Patmotpkire, etr. (Étadee, pag. 16). 

(5) L’'aurtoU dont U monde reiplendit è tei yeux, la vie ddi/ide, U eri pvltigue de ton dme 

*wi7à «pn cune edUtte rtnftrmaml un arte d'adoration toni retour (Iti, pag. 16). 


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PEK GIUSEPPE CRIAIKCHELLO 


3o3 

la qualC) giusta il Renan, nel Cristo evangelico non ravvisa che il ri- 
flesso della propria imagine, di cui novello Narciso ama inebbriarsì 
il che vuol dire che perduriamo tuttora, ovvero siam ritornati a quel 
periodo primitivo deirumanità fanciulla, bimbi o rimbambiti Or 
bene, se il mondo per Tuomo primitivo non era che una fantasmagoria, 
se non pur tutte cose, ma la stessa parvenza loro ricevea da lui corpo, 
vita, e queiraltributo incomunicabile da chi lo possiede, riconoscibile 
non già escogitabile da ehi n'c privo, f attributo vo’ dire della divinità, 
ne consegne che qucli*unilà confusa dell oggcUo e del soggetto, delTideale 
e del reale, del segno e del significato non era dall'uomo primitivo 
veduta, ma creata, essendone artefice anziché spettatore, ep|>erò nulla 
ei'avi allora di significativo, ma tulio ricevea da lui vita e significazione; 
quindi invece di vedere ed esprimere confusamente i due mondi aperti 
al suo sguardo, non vedeane realmente che un solo, e l’altro era da 
lui idealmente creato e col reale commisto. Strano connubio, il quale 
per una pai*te presuppone non pur la distinzione ma la preesistenza 
logica dell’ideale , e per altra parte manca del fondamento che pur doandgt; 
vrebbe avere nel reale, né dà ragione di quel concetto e di quel senti* 
mento (e fosse pur vago c confuso) con che quel preteso uom primitivo 
(seppur nella scala degli esseri lo si vuol dappiù di un insetto) avrebbe 
architettato il suo poetico lavorìo, né donde rampollasse quell’ idealità , 
quella vìU di che egli animava e coloriva tutto il creato ! La è poi una 
vera bambinaggine ed un'aperta contraddizione il ricorrer clic fa il Renan 
alle fanlasiinc iiifantilì, perocché avendo egli chiarita stravagante l'ipotesi 
che Tuom primitivo nascesse altrimenti die dotato di tutte le sue facoltà 
e peidcito quanto ai suoi elementi costitutivi e noi abbiamo pure 


(t) L'étmteUt beautè vivrà ^^011141*4 dans et itib/hne Ckrùt évang^lìyue) camme dam tomts 
ctuT Phnmanilt a ebaisi* fandgt;our te rappeler et ^u'tU* ut et t'dnivrtr de la /frvpre imdge, yaHà U 
Dieu voilà etimi gu'ii faut adarcr (Ivi, p*g. 

(S| Lhamme ptimUif Voyait la nature atre Iti geux de Feufant; or Fenfant prajeite tur ioutet eKotei 
It tnerveiUeux gu'H irtmrt en lui-mitHt. La ehetmutnlt jtetitt ivrettt de la ftt gai lui donne le vertige 
lui fati tvir It monde à iraveri arac vapeur doucemenl eelordt; il iourii à tool, et loul lui eount . . . 
it it fait un monde fanlattigue gui Femehanle et gai t'e//rage it affìrme iti rim. Trt éiait 

Fkommt primitìf. A peine separé de la nature, it enneeriait aver elle, il lui ri entendait ta 

voix (»enxa lutUvia (iUlingornro» , adareadovi asti col tralcio owiiplìca)«> Celie grande mère à 
taguelie it tenait encore par tei artèrei, /tu' paraiuait et.mmt tivanit et dmWr {oodo qort dialogo 
era no atonologo). A ta i«r drs phénùmìntt du monde phgtigtie il éproueait dei impreitiom divrritt, 
gui reetvant un teapt de «or imaginaliom devenaient tei dieux. Ivi, ptg. lS- 16 . 

(3) La rriencf démrniltt , giFà un certain jour, en vertu dei toù flni«rr//r4 ^ut Jaigue Ik avateni 
prétidé au dèvelappement del ehottt^ tant exreption m intrrvandlt;ntien exte'rieure , Fétri pentanl eit opponi 



3o4 CRITICA SclCHTiriCA £D IL SOVRAN^ATURALE 

dimostrato che l'immaginarlo adulto di forme ^ ma bambino di mente, 
prÌTO cioè al tutto di rlQessione e di coscienza, non sarebbe una stra- 
vaganza minore, dovendo io sviluppo fisico essere all'intelleUuale e morale 
contemperato, dopo una tale confessione il ricoirere appunto ai fe- 
nomeni governali dalle leggi attuali onde dar ragione di quelli ch'egli 
stesso riconosce essere avvenuti sotto altre leggi od altrimenti attuose, 
e per tal modo presumere i concetti ed i sentimenti delfuom primitivo 
nato adulto, cui si vuole da niuno educato fuorché dalla muta natura 
da lui stesso poetizzata, ritraendoli dalle prìtne fantasie dei nostri bimbi, 
che ricevono dalla madre non pur la vita fisica, ma rintellettualc eziandio, 
non che stranezza indegna di critica che pretenda a serietà non che a 
scienza, è manifesta e per soprappiù inutile contraddizione, mancando 
non pur ogni ragione d'analogia, ma il fondamento stesso dell'induzione. 
£ di vero, ben lungi che il neonato, staccatosi dall'alvo materno dove 
visse U vita della madre sua, e venuto alla luce del mondo, tutta vi 
riversi e vi difibnda la propria vita, colorandolo di quel maraviglioso 
che in se racchiude, egli per lo contrario non destasi al sentimento, ai 
palpiti ed alle gioie della vita, se non al balenar dello sguardo e del riso 
materno, il quale col rivelargli e quasi trasfondergli la vita della madre, 
iiTaggia ed accende quella di lui. Che se questi, da quel primo riscontro 
c direi quasi connubio della propria c dcirallrui vita come inebbriato, 
ivi pure la suppone e la scorge ove in ]>urte difclla, o punto non è, 
e spiccatosi dal seno della madre ora avvinghia le maiiiue ai collo del 
carezzevole cagnuolino , ed ora baciucchia le appariscenti , ma freilde 
e mute forme della hamboliua, .olti'ecchè varia di grado mostrasi la sua 
tenerezza, chiai'ciidoci cosi che se l’induzione sua è falsa, non è però 
priva al lutto di fondamento, ma analogicnmeute, selandgt;bene erroneamente 
graduala (nè di certo più bislacca o rrdevole di quella onde si |>iuccioiio 

éoìté ét toutts itj faculuè* et parfait ^uant à »** étémtni et /toìfTUàni v«uloir tspU^utr Pap- 

periHon i/t rkommt tur la terre par let hit rigittent tet ile mAlre glabe depait gut 

la nature a eutre de critr, et terait outrir la parte à de ti extraeagantet imaginalìonj ^ gve vut 
esprit tèritus ne vaudrait t‘y arriter nn Jvi, Lm scicau |iu«» lienaì «liiuoslrara 

che il primo padre non ha potuta Dascrre come narqoero di poi i figli da lui progeaerati, ma aò 
dtmoatra, nè può dimcalrare ch'agli eia aato adulto io virlù di leggi oalurali, giacché le alloali, 
t-be aono le aoÌe da noi conosciute, a ciò noo bastano ; e se il sapporne altre è uoa gratuita ipoteai. 
Tattribaire alla natura una virtù creatrice è una di (|uelle slravaganac, ebe «one incompatibili 
con un intcllella «ano; chè la oatora o è nna astrattezza, cioè il compiriao degli esseri riniti, 
delle forse per cui sono attratti * delle leggi onde son governati , od è no vfilo nome, o per dir 
ineglin una maacheta, tptàetgut etrebrum non habetì 


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PKn CIDSEPPE CHIftl.NClieu o 


3o 


non pochi &bbrìcatorì d'ipotesi e di sistemi); ci si fa pure con ciò 
manifesto che la successiva più o meno fondala, parziale. od intiera ap- 
plicazione del sentimento e del concetto della vita all'aspeUo de" fenomeni 
che realmente o simbolicamente la rappresentano , presuppone funo e 
Taltro già desto ed attualo da una primiera estrinseca manifestazione. 
Quindi la necessità e riiisulTicienza del reale pel discorso intelletiivo , 
non polendo V ideale applicarsi al reale senza fondamento , nè questo 
generare od integrare, ma unicamente adombrar il concetto per cui solo 
licsce intelligìbile e simbolico. Cosi il corpo è necessario aU umana perandgt; 
soiialità, ina riceve dall'anima la forma sostanziale c la vita, ed il .suono 
articolato aggiunge vivezza c precisione al pensiero che Tinforma conian- 
dolo alia propria imagine senza che perciò funo coU’altro si confonda , 
come non si confonde nella pittura Toggetlo ideale colla reale rappre- 
sentazione. Per la qual cosa, dato anche al Renan che rutnaiiitò primitiva 
non abbia creato i simboli a velamento dei domini, e che il connubio 
del concetto e del simbolo come del pensiero e della parola sia stato 
primitivamente ( giacche non v’ha dubbio che il patrimonio connaturale 
venne dì poi discorsivamente accresciuto) Islautaiieo <0; non ne segue 
che tale subitaneo connubio fosse opera di cieco istinto, e che il con- 
cetto e la veste nati ad un pai lo ed indivisi fossero iiidislìnti e confusi; 
s'i perchè non essendo l'cdutlibili Tuno alTaltro possono congiungersi 
come Paniina ed il corpo, ma non confondersi ed immedesimarsi, co- 
esistere indivisi, non però indistinti; sì perchè, ove tali fossero intuitiva- 
mente, la riflessione non varrebbe a distinguerli, siccome quella che non 
introduce di nello la distinzione nell'intuito, ma trae foutalmente da 
questa la sua origine, ripiegandosi istintivamente il pensiero sui punti 
piu luminosi e prominenti che gli s’airuccìano neiriutuilo ideale , e che 
la nflessione va di poi più e più lumeggiando. Laonde , come V idea 
presiede alla ci'ea/.ione della parola ricevendone più viva e riflessa quella 
luce con che Tìrraggia , e senza cui si avrebbe un suono, un canto, un 
grido, non mai una parola umana; cosi il concetto governa reiezione 
del simbolo riconoscendovi ['analogo, e traendone un parziale adombra- 
mento con cui riesce più viva e concreta la formola ideale da integrarsi 


(1) C*c#f Ulte très^grare errmr de mppoter Kaandlt; épe^ue recuUe rhmmomt* ait rrdd dee tywUìoltt 
afi» de ceuerir de* degme* et erte le tnie dùtimete du degme et da *gmbcU. Tcut cela ett né 
tenément, «Tua ménte icnd, en ma amnmaiI iadiniiile, evmme le jtetuée et la parale, l'idit et $em 
txprtuiom (ivi, ptg. SS). 

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3o6 LA CRITICA SCIENTIFICA ED IL SOVRANNATURALE 

astrattamente. Ben lungi pertanto che il concetto s'immedesimi col sim- 
bolo e vi si confonda, logicamente lo precede^ e quando più non se ne 
distingue, col dileguarsi il concetto vien pur meno il simbolo perchè 
cessa di signiGcare, e dà luogo al mito, che si è appunto il iramuta- 
mento dell' ideale nel reale, delia prosopopea nella personalità. Ondecbè 
il Renan s'appone al vero assumendo che il mito non contiene due 
elementi, il segno cioè, ed il signiGcato; erra però grandemente quando 
contraddicendosi soggiunge che il mito è indiviso, e che in esso il segno 
cd il signiGcato sono tutt'iino, immedesimati, indistinguibili ; come se 
il semplice si possa dire indiviso e non si debba piuttosto dire indivi* 
sibile; o si possano immedesimare due termini che non si possono con* 
cepire fuoi'chè distinti, giacché segno e significato sono concetti relativi, 
e non vi ha relazione senza distinzione di termini. Per la qual cosa il 
quesito se Tuom primitivo penetrasse si o no il senso de' miti che si 
andava creando non è già solo prepostero, come io chiama il Renan , 
ma assurdo, perchè il mito naturale, e non artefatto, non vien creato 
dall’uomo, ma nasce spontaneo ali’oscurarsi e dileguarsi del sìmbolo, 
e quando questo rivive o compare, svanisce egli pure. Quindi il mito 
non è tale per chi ci crede, ma una realtà, ed è un mero simbolo per 
chi ci travede un concetto, epperò la parola mito non esjirime un 
concetto assoluto, ma relativo, non è qualificativo di una credenza con- 
siderata in se stessa, ma nell’opinione di chi la discrede, sicché ciò che 
dagli uni fu tenuto in conto di pretta realtà, e da altri creduto un mero 
simbolo, non fu un mito per nessun di loro, ma vien chiamato così 
da chi raifronta le due credenze, riunendo così due termini nè simul- 
tanei, nè omogenei, ma incumpatibili e successivi ; sicché simbolo e mito, 
invece di unìzzarsi e confondersi, si escludono a vicenda ed alternano, 
sovrap|>onendo5Ì il secondo al primo da cui ti^ggc occasionala orìgine 
e denominazione, ed a cui porge a sua volta occasione quando, scaricata 
per vetustà la storica intonacatura, riappariscono le primitive sembianze 
di mera finzione. E così, quando le favole mitologiche cessarono di 
essere universalmente credule, si studiarono i mitologi di spiegarle sim* 
bolicamenie ristorando il simbolo primitivo, o soslitueiidovene un altro 


(1)L« mytht nr mffvme fai dtìtuc ilémtniy uxetnntofft et vn* ehott ut imtirii. — 

Dami U mytht 1'ÌHtention a'èlaii fai distinctt de la eheie mémt ( Ivi ), 

(1) Crtu furjlioit; - Vhammt primitif cumprrHait’il ou n» cemprmaìt'ìl pai le tene dei mythei fm'U 
crdmt m eit ddplmée (Ivi). 


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PKR GIUKkPPFl &UIBIKGIIEU.O 3u^ 

novello a posta loro, tutelando in pari tempo la popolare superstizione 
e la propria incredulità. Panmente alcuni filosoQ nascosero sovente le 
dottrine loro esoteriche sotto il velame di miti lìlosoGci o cosmogonici 
(miti per riguardo alla falsa credenza del volgo, ma meri simboli per 
griniziati), come altri ed i più antichi segnatamente erano soliti servjrsi 
nel loro insegnamento di enimmi, di simboli e di allegorie (P. £i si con- 
viene pertanto distinguere i miti nalnrnli dagli artefitti; gli originan 
dai derivali ritraenti dai prìmi per interpretazione od imitazione Tocca- 
sioue di loro origine, e per ragione d’analogia il fondameiilo di loro 
credibilità, come sono i dedotti da false eliinoloi;ie; e sovrattutto i miti 
propriamente detti dalla mitica, o per meglio dire, allegorica o simbolica 
forma con che poeti e filosofi e Io stesso volgo rivestirono in ogni tempo 
consapevolmente mere idee ed astrattezze, o fatti istorici, personilk-andoli 
allegoricamente (come sogliono esserlo tuttora da noi i vizi e le virtù, 
le città, le nazioni, gT imperi), onde originarono i miti del Caos, del- 
T Èrebo e della Notte, del Cielo e della Terra, delTAmore c della Di- 
scordia, della Felicità e della Fortuna, della Senità e della Giovinezza, 
della Bellezza e del Pudore, delle Gi*azle c delle Erinni, della Febbre, 
della Peste, della Morte; personificazioni che comuni alle prime origini 
ed alle ultime vicende del Paganesimo, con alterna vicenda di causa e 
di ellètto, mentre le mie degeneravano in veri miti, erano occasione che 
per analogia ne rampollassero novellamente. Ma questesso lento e per- 
petuo lavorio, con che Tuno idealmente sjandgt;ezzato veniva a mano a mano 
c partilauiente specificandosi e la specie ideale assumeva realtà di per- 
sona, fa pur segno che il mito non fu mai una subitanea ed istintiva 
incarnazione di unMdea o d'un fatto in una reale personalità, ma la suc- 
cessiva ed inconscia trasformazione d'un puro concetto; un involgimento, 
non uno svilup|X), un imprigionamento dell' ideale, non Tanimazione del 
reale, e poco men che non dissi la cristallizzazione dclT intelligibile, 
anziché la volatilizzaùofie del sensibile; insomma, non una creazione, ma 
una degenerazione da reputarsi a quelT innata propensione, da non fran- 
carsene che con isforzo , la quale aggrava mai sempre lo spirito verso 
il materiale e concreto, e lo fa più inchinevole ad alterare il vero, che 
non vólto ed acconcio a raggiungerlo od appurarlo. Perlochc io porto 
opinione che in questa nostra età, la quale sovra ogni altra ha voce e 


(I) Coof. PatiMO., Anad. viti, S; PloUrcb., viti, 7^ Clem. Aiet., Aironi., v, 49. 


3o8 PER C. CHIRIN^.HKU-0 “ IjI CRITICA RClE^TIFICA ED IL SOVRARNATURALE 
Tanto di positiva t siasi bensì trasformato, ma non cessato perciò il mi- 
tico magistero; imperocché, se gli antichi diedero ossa e polpa a meri a 
concetti, noi (a non parlare del mito nuovissimo del critico francese, 
giusta cui la gran Madre Natura nel fior di sua giovineaza , qiiand' era 
prifnipani, figliò animali con e senza ragione , come ora germina fiori e 
mena frutti) noi, dico, Irattiam t ombre come cosa saìdai.^ e rinchiusi per 
alcuni giorni in questa chiostra mortale, come gié quei cattivi nella ca- 
verna sognata da Platone (^) , pregiando il transitorio e caduco quasi 
stabile ed eterno, e la parvenza come realtà, da mille Protei c Vertunni 
illusi del continuo e ludificali, non |>erò disillusi e rinsaviti, spoetiamo 
il cuore e la natura , la quale, quanto è bellissima di luce dalPeterno 
sole riverberata, ed è scala al Fattor chi ben restima 1^1; per lo con- 
trario chi in essa sola s affisi e con indefinita ardenza d'amore la carezzi, 
strìngesi una nube in luogo di Giunone. Dissi spoetiamoy perocché se i poeti 
furono cagionati e non ingiustamente di essere stati i più fecondi e dan- 
nosi, epperu dannevoli fabbricatori di miti; in ciò non furono poeti, ma 
poetastri; che ufficio del poeta si è l‘ intendere il muto linguaggio della 
natura, e quelle sorde aspirazioni si landgt;en accennate da Paolo, onde ogni 
creata cosa geme e travaglia come donna in sul parto (^), in attesa cioè 
di sua sublimazione; c queste intime voci ci debbe fedelmente ripetere, 
e quel muto linguaggio interpretare. Tal si è la missione del poeta, anzi 
dell uomo costituito sacerdote e ministro della natura, perchè se ne valesse 
a salire insieme a Dio spiritualizzandola idealracnlc, e non già precipi- 
tasse con essa seco e la coartasse e la coslrignessc incorporandovi la 
divinità. Per la qual cosa, ben lungi che la vera poesia alteri il reale o 
se ne scompagni , è la sola che l'esplichi compiutamente ; poiché, tolta 
al creato Tidealitì, cessa ogni ragione d origine, di mezzo, di fine, vien 
meno ogni moto, ogni ordine, ogni vita, sola regna la morte suH’assi- 
dorala ed incadaverita natura. 


(1) Dante, Par^a/ene, ixi. all. 
(S) Rtpubl., ii, 514-515. 

(3) Pelrarca, Caiu. xLViii, 10. 

(4) Rod.. vili, tO-91. 





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3o9 


INDICE 

— »t m ». ■■ 


t. il discredere non 6 cooduione necesuria, nè rerrore la via più spedita e sicura, 

onde asaeguire il corto ed ii vero Pag. 3 

2. Natura del prodigio é sua poaiihile dimostrazione ...... 9 i 

3- Le forre e lo l*»gRi della natura non sono altrimenti enìegabili che coll* immanensa 

deH‘atione diina . , ^ , , ^ • 7 

4. Come la variet/i e moltiplicitè del creato non contraddice alla semplicità dell'atto 

creatiro : cosi il successivo e temporaneo non osta ali’eterniià detratto divino. 

Necessità detratto crestivo per t'origine della vita e della «peciSca varietà organica 
con che si manifesta 

5. Il fenomeno prodigioso si conserta eotCordìne fisico in modo analogo a quello con 

cui l'azione libera dell'uomo dispone delle forze cieche e fatali della natura • IO 

6 . U prodigio non altera, nè sospende le leggi della natura U 

7 . Connessione deU'ordine fisico coirordìno morale. — fumana pareopalità veto micro » 

cosmo e simbolo deli'annQnia universale la 

8. Il lìnguaegio umano simboleggia il connubio dell* intelligibile e del sensibile, dello 

spirituale e del corporeo. — .Necessità del simbolo per l'integrazione analogica del 
concetto divino > f4 

9. Le origini del creato non si po«sono chiarire colle leggi che ne governano lo svol- 

gimento — L'umano stipite ha dovuto essere creato adulto nel pieno sviluppo delle 
sue facoltà fisiologiche e colla compiuta .ìttuazione delle sue potenze intellettive, 
volitive, morati e religiose » 18 

1Q. Necessità d*un Interiore, e convenienza d'un esteriore divino insegnamento, la cut 

realtà è provata dal consenso univertale . . . • Ifi 

11. Non vi fu mai religione prettamente ed esclusivamente naturale ; quindi impossibilità 

di separare nettamente il dato rivelato dal prodotto deila ragione . . • 19 

CL La preghiera suppone l'azione sovrannaturale 

13» il soprannaturale è il fondamento della religiope 23 

LL La verità precedette nocessariamente l'errore ; il politeitato oscurò e guastò, ma non 

potè generare il monoteismo • 23 

13, La filosofia e la storia antica provano del pari che 11 monoteiimo non è un mero 

acquisto detrumaoa ragione 


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3io 

16. L» Ditura del culto prwuppone H fitto delia ritelarion» » . fac. 9$ 

17. Ned fc «Itrimenti tpiegibUe l'oripne del «acriftiio cruento coro» rito d*etpÌMÌOPe • 37 
1andgt;, Lo wtémo è a dirti della univemale agpettatione d'un comune Redentore, preioppoautt 

an*oriKintria caduto dairorigintle tuto d’ionocenzt e MntiA; non che deU*nni» 


Teraale credenza airiromortalità, ed al premi ed alle pene della vite futura . i 38 

19. Xe è pare una riprova il fraqoante divorato cìaHa coatopiatena a della réligiotitè 

daiU cWilU » dalla coltura . ^ . ^ . , . » 39 

AwniPtoa A — Delle attmenze del finito coirinfinito. é ddl*atto creati?o . . » 41 

■ B — • Della genemione 

» C — Della tratfonnaiione della apecig » 65 

Bglaziope ddr.^ccaderoia delle Sciente. 4 Cannato 1880 d»l Prof. B. PtTKow . . » 298 

Ar»»Hiwca D — Della Dmna pregcìfnaa a pfovvidapta ■ 29^ 

> E — DelPorigine dei Miti ; . » 30f 






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